fiamma_drakon: (Eve)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2013-11-30 06:25 pm

Tutta colpa dell'acido citrico

Titolo: Tutta colpa dell'acido citrico
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Dante, Kyrie, Lady, Nero, Trish
Wordcount: 5656 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 73. Lacrime acide @ [livejournal.com profile] 500themes_ita
Note: BDSM, Het, Lemon, Shonen-ai, Shoujo-ai
Mentre i due camminavano diretti verso casa, Nero continuava a sistemarsi sul naso gli occhiali, per niente abituato alla loro presenza.
«Ti... stanno bene» si complimentò Kyrie, arrossendo e deviando subito lo sguardo per non incrociare gli occhi ancora un po' arrossati dell'altro.
Quest'ultimo si voltò a guardarla inarcando sorpreso le sopracciglia.
«Davvero?» chiese.


«Kyrie...».
Nero, bendato e legato con spesse corde ruvide, sudava copiosamente e ansimava. I polsi gli facevano male e le braccia - sospese sopra la sua testa - cominciavano a non ricevere più sangue e ad intorpidirsi di conseguenza.
Ricevette un colpo di frustino sulla nuda pelle del torace che gli strappò un gemito di piacere acuto e struggente.
«Kyrie... ancora...!» supplicò, passandosi la lingua sulle labbra.
La donna eseguì, constatando con piacere che il pene eretto del suo ragazzo aveva pulsato tra le sue gambe.
Dopo mesi che non avevano combinato niente perché lei ancora non si sentiva pronta e via discorrendo, finalmente si era decisa a concedere la propria virtù a Nero, il quale pareva non aver atteso altro momento che quello dal loro fidanzamento ufficiale. Peccato che al ragazzo dopo poco cominciò a venir meno la voglia, al contrario di lei, la quale - dopo aver scoperto le gioie del sesso - continuava a volerlo fare con ardore sempre crescente.
Amava Nero moltissimo e voleva dimostrarglielo in tutti i modi possibili; così quando si pose il problema del suo decrescente desiderio sessuale, Kyrie cercò in ogni maniera di capire come fare per riaccenderlo. Per questo iniziò ad informarsi sui cosiddetti "fetish" e sulle varie inserzioni accessorie che potevano accompagnare un normale rapporto sessuale.
Fu una studentessa diligente sia nell'apprendere le tecniche sia nel metterle puntualmente in pratica, scoprendo di trovare il sesso ancor più divertente. Purtroppo, però, niente di tutto ciò che provò riuscì a stimolare il suo Nero più del normale. Si eccitava e arrivava all'orgasmo, spesso anche più di una volta, ma niente di più. Era palese che gli mancasse qualcosa.
Fu per un puro caso che approdò alla conclusione giusta: una volta lo graffiò inavvertitamente sulla schiena con le unghie e ciò provocò nel suo fidanzato un gemito decisamente più acuto degli altri, di palese piacere profondo.
Ritentò l'esperimento, stavolta in modo consapevole, ottenendo risultati più che positivi ed incoraggianti.
A Nero piaceva che gli venisse fatto del male mentre facevano l'amore. Lo eccitava molto più di qualsiasi provocazione puramente fisica; così Kyrie iniziò a praticare quel tipo di rapporto molto più di frequente, praticamente ogni volta.
Kyrie si inginocchiò davanti al fidanzato accarezzandogli il torace muscoloso con tocco leggero, risalendolo lentamente fino ai suoi capezzoli turgidi, attorno ai quali strinse le dita affondando le unghie - che teneva appositamente non proprio corte - nella sua tenera carne rosea.
Nero espirò rumorosamente, deglutendo a vuoto, cercando di mantenere un minimo di controllo: tutto il suo corpo gli urlava di cercare di saltare addosso a Kyrie anche alla cieca e fare sesso con lei brutalmente.
La sua ragazza gli risalì con la lingua la giugulare fino a raggiungere la sua bocca.
Nero cercò subito di baciarla non appena avvertì la punta del suo naso sfiorargli il mento, ma lei si tirò astutamente indietro per poi colpire coi denti, affondandoli senza pietà nel labbro inferiore del ragazzo.
Quest'ultimo gemette forte e la tensione muscolare parve abbandonarlo momentaneamente. Kyrie temette che stesse per franargli addosso, ma in realtà si appoggiò solo un poco a lei.
Fu in quel momento che si accorse del fatto che stava venendo: il suo sperma le macchiò il ventre piatto e nudo e le gocciolò sui pantaloncini di latex che indossava.
Tra le sue gambe Kyrie avvertiva i propri umori inumidirle le mutandine, ma non era ancora neppure lontanamente vicina all'orgasmo. A lei serviva un contatto più intimo per arrivarci.
Concesse al suo partner il bacio desiderato mentre una mano affondava tra i suoi capelli albini e premeva la sua testa contro la propria per poter raggiungere meglio con la lingua le parti più interne della sua bocca.
Nero soffiò dentro il suo cavo orale mentre iniziava a muoversi col corpo come se volesse penetrarla.
La ragazza apprezzò molto quel palesamento di soddisfazione e ricambiò sfilandogli la benda, permettendo ai suoi occhi azzurri di agganciarsi ai suoi.
«Kyrie...» esalò senza fiato, le guance rosse come pomodori e l'espressione così supplichevole da far andare su di giri ancor di più la fanciulla «Fammi fare qualcosa... non resisto più...».
Così dicendo abbassò per un fugace istante gli occhi sul suo pene, che dopo l'orgasmo non era tornato molle, o perlomeno non del tutto. Si vedeva bene che era parzialmente eretto.
Kyrie allora si alzò e si allontanò ancheggiando più che poteva sui vertiginosi tacchi degli stivali nero lucido che le rivestivano le gambe fino alla coscia. Quando tornò dal fidanzato al posto del frustino stringeva in mano mezzo limone.
«Apri gli occhi, Nero...» disse, facendo per spremere il frutto sopra i suoi occhi spalancati.
In quello stesso momento la porta della stanza venne aperta con un gran schianto, facendo sobbalzare Kyrie per la paura.
«È qui la festa?!» esclamò con entusiasmo Dante, entrando a lunghe falcate nella stanza.
Sembrava impaziente di unirsi a qualsiasi cosa si fosse trovato davanti, ma evidentemente non si aspettava di trovarsi al cospetto della coppietta nel pieno di una sessione di sesso sadomaso.
Si sorprese di vedere Kyrie mezza nuda con solo due croci di scotch nero a coprirle i capezzoli, pantaloncini inguinali di latex con tanto di zip che passava tra le gambe - per permetterle più facilmente di toglierli - e stivali neri coi tacchi a spillo che arrivavano fino alla sua coscia.
Quel tipo d'abbigliamento l'avrebbe visto benissimo addosso a Trish, ma era convinto che una come Kyrie non l'avrebbe mai messo.
Nero era tutto nudo inginocchiato ai suoi piedi e legato per i polsi, a giudicare da come teneva le braccia.
Dopo l'iniziale stupore, l'uomo riuscì a ritrovare la parola.
«Wow... vi divertite proprio, voi due» esclamò, facendo ritornare in sé Kyrie, che si affrettò a coprire con il braccio libero il seno, acquisendo una tonalità di rosso quasi preoccupante in viso.
Stava per iniziare a parlare per spiegare quando Nero iniziò ad ululare di puro e semplice dolore.
Abbassando lo sguardo, la ragazza si rese conto che stava ancora gocciolando succo di limone negli occhi del ragazzo e si affrettò a gettare via il frutto.
«Scusami, Nero!» disse allarmata, chinandosi di fianco a lui e prendendo tra le proprie mani il suo viso.
Dante seguiva da lontano la scena allibito da tanta cattiveria da parte di Kyrie: usare addirittura un limone per fargli male agli occhi. Aveva proprio frainteso totalmente il suo carattere, oppure lei era estremamente brava a nascondere il suo lato sadico.
«Nero! Nero!» chiamò Kyrie.
Il suo fidanzato spezzò le corde che l'avevano immobilizzato fino ad allora semplicemente tirando con forza, ricadendo carponi sul pavimento.
«Non ci vedo!» gridò, cercando di aprire gli occhi arrossati ma richiudendoli subito dopo per il forte dolore.
Kyrie, presa dal panico e dalla paura di aver combinato qualcosa di grave ed irreparabile, si rivolse a Dante sul punto di scoppiare in un pianto dirotto.
«Aiutami, ti prego! Devo portarlo in ospedale...!» supplicò.
Era una scena pietosa e Dante, per quanto potesse essere arrogante e sbruffone, era anche di cuore tenero in fondo e non sopportava l'idea di vedere una donna piangere; così si avvicinò alla coppia e spostò Kyrie da parte con una gentile pressione sulla spalla a lui più vicina.
«Ci penso io» disse, sollevando tra le braccia il corpo del ragazzo.
Dante sapeva che in lui scorreva sangue demoniaco e che si sarebbe per questo ripreso in fretta, ma più il tempo passava e più lui gridava, facendolo approdare alla conclusione che le sue ferite necessitassero di una mano per rimarginarsi in fretta come le sue.
Seguito dappresso da Kyrie ancora mezza nuda, uscì a passo rapido dalla stanza.

Dante e Kyrie riuscirono a portare Nero in ospedale in fretta. I medici e tutto il personale rimasero sconcertati nel veder entrare il gruppetto, più che altro per gli abiti di Kyrie e la nudità di Nero. Dell'uomo che trasportava il ferito non si curò praticamente nessuno.
Nero venne curato immediatamente, ma purtroppo l'acido citrico aveva avuto modo di agire almeno un po' e ciò aveva reso cieco il giovane, anche se per sua fortuna gli assicurarono che si trattava di una condizione solo temporanea. La cecità sarebbe sparita gradualmente nel giro di un paio di mesi.
Per tutto quel periodo Kyrie gli fu fedelmente accanto, aiutandolo come poteva. Nero si abituò a "vedere" coi sensi rimastigli, che già erano molto sviluppati in virtù del suo sangue ibrido. Non fu perciò una limitazione così grave alla sua vita quotidiana, anche se gli dispiaceva non poter ammirare la sua ragazza.
In quello stesso lasso di tempo Dante scomparve nel nulla, esattamente come era arrivato e nessuno si domandò dove potesse essere finito. Nero tutto sommato era pure felice, perché quell'uomo era sinonimo di guai.
Passati che furono i mesi stabiliti per la sua guarigione, Nero tornò dall'oculista per assicurarsi che non ci fossero conseguenze strane di quant'era accaduto. Kyrie insistette per accompagnarlo, ancora preoccupata che potesse avere qualche problema data la vista ancora non riacquisita totalmente.
Effettivamente, il medico gli disse che il peggio era passato, ma che per riabituare gli occhi e riacquisire in modo totale la vista avrebbe dovuto portare per un po' degli occhiali con lenti graduate, in modo da non sforzarsi eccessivamente e rischiare di diventare veramente miope.

«Ah, che rottura...» bofonchiò Nero uscendo dal negozio di ottica assieme alla sua fidanzata con indosso gli occhiali che aveva ordinato una settimana prima ed erano arrivati proprio quella mattina.
Erano un modello molto carino dalle lenti rettangolari di medie dimensioni e montatura sottile e nera che era costato loro quasi tutti i pochi risparmi che avevano messo da parte per le emergenze - Nero cacciando i demoni guadagnava qualcosa, ma non era poi molto. Kyrie era stata contenta di sacrificare quei soldi, se ciò serviva a rimediare almeno in parte al grave torto commesso nei confronti del suo partner: si sentiva ancora così in colpa per quanto era successo...!
Da quel giorno aveva promesso a se stessa che, semmai avrebbero rifatto una cosa del genere, lei lo avrebbe bendato ed avrebbe infierito su di lui ignorando totalmente i suoi occhi. Non li avrebbe più toccati nemmeno con una piuma.
Mentre i due camminavano diretti verso casa, Nero continuava a sistemarsi sul naso gli occhiali, per niente abituato alla loro presenza.
«Ti... stanno bene» si complimentò Kyrie, arrossendo e deviando subito lo sguardo per non incrociare gli occhi ancora un po' arrossati dell'altro.
Quest'ultimo si voltò a guardarla inarcando sorpreso le sopracciglia.
«Davvero?» chiese. Be', se a lei piacevano, poteva anche sopportare la loro presenza senza sembrare tanto stizzoso: gli dava fastidio avere qualcosa di così ingombrante sul viso. Oltretutto, rappresentavano un palese punto debole per qualsivoglia nemico dotato di un minimo d'intelletto.
«Sì, sei carino» ribadì Kyrie.
Con quegli affari addosso era "carino". Era da tanto che non sentiva la sua ragazza attribuirgli tale epiteto e ciò lo fece arrossire di piacere.
Allungò una mano a cercare quella della sua partner e la strinse, tenendola saldamente nella propria mentre camminavano.
Casa loro non era molto distante, perciò non impiegarono molto tempo a raggiungerla.
Nero decise di provare com'era la sua vista appena riacquisita aprendo la porta di casa e Kyrie lo lasciò fare, certa che ciò non comportasse alcun pericolo per lui.
Dopo tanto tempo passato "al buio", riuscì comunque ad identificare la chiave giusta e ad aprire l'uscio senza problemi.
Non appena spinse l'anta per entrare, lui e la sua compagna si trovarono davanti a nientemeno che Dante che, seduto sul divano coi piedi posati sul tavolinetto davanti, guardava la tv. Come fosse entrato era un mistero, dato che - come Nero aveva appena potuto sperimentare - la porta era chiusa a chiave.
L'uomo non si volse a guardarlo, ma semplicemente disse: «Finalmente sei tornato, ragazzo...!» s'interruppe muovendo la testa verso la porta e riprese «Muoi...».
Le parole gli si spensero in gola quando vide Nero e gli occhi si dilatarono acquisendo un'espressione stupefatta.
Il ragazzo entrò come una furia in casa, i denti digrignati ed il viso rosso di rabbia.
«Che ci fai tu qui?! Fuori!» sbraitò.
Kyrie gli fu subito accanto e gli posò le mani sulle spalle in un debole tentativo di sedare l'accesso d'ira.
Dante continuò a fissarlo a bocca aperta per qualche secondo, facendo aumentare a dismisura l'odio e la furia del più giovane nei suoi confronti.
«Sei diventato sordo oltre che sce...!» iniziò ad inveire a pieni polmoni Nero, spostando da parte la sua ragazza per potersi avventare in tutta libertà sull'ospite inatteso e sgradito, ma venne preceduto da una risata di Dante che lo bloccò dov'era.
L'uomo si portò una mano a coprire gli occhi mentre con l'altra si teneva la pancia mentre le risate crescevano. Sembrava divertirsi da matti. Nero non ne capiva il motivo, però la cosa lo irritava parecchio; Kyrie, invece, faceva scorrere uno sguardo interrogativo da un uomo all'altro, sperando in cuor suo che la situazione non degenerasse.
Quando Dante riuscì di nuovo a respirare e parlare contemporaneamente, la prima cosa che fece fu comporre una frase che spiegasse il motivo di quello strano ed improvviso attacco d'ilarità: «Quegli occhiali...! Ahah! Sei ridicolo!».
Stavolta fu il turno di Nero di guardarlo con gli occhi sgranati e la bocca aperta per diversi secondi.
Kyrie sapeva che spesso quando si arrabbiava aveva il cosiddetto momento di "quiete prima della tempesta"; tuttavia, ciò significava che la furia successiva sarebbe stata maggiore. Se ne accorse bene anche visivamente dal colorito quasi livido che s'impadronì del suo viso e dal tremore delle sue spalle.
«Ridicolo?!» ripeté con voce più stridula il minore, digrignando i denti e serrando a pugno le mani.
Con uno scatto repentino gli fu addosso, in ginocchio sopra le sue cosce ancora distese tra il divano ed il tavolino, che scricchiolò in modo sinistro e nient'affatto promettente, un pugno sollevato e pronto a colpire.
Dante, che non era riuscito a togliersi in tempo per evitare in toto l'assalto, era però riuscito a bloccare entrambi i polsi del ragazzo in modo da impedirgli qualsiasi movimento.
«Lasciami andare maledetto!» ringhiò Nero, cercando di svincolarsi dalla sua presa d'acciaio.
Muovendosi gli occhiali da vista gli erano scivolati sulla punta del naso e sembravano sul punto di cadere definitivamente da un momento all'altro. Vedendo il più giovane in quello stato fu uno sforzo troppo grande per Dante quello di non ridere di nuovo.
«Sembri un professore, sai?» esclamò, scoppiando di nuovo a ridere fragorosamente «Già... sembri quasi intelligente!».
Impossibilitato a reagire coi pugni all'insulto, Nero utilizzò l'unica cosa che poteva ancora muoversi liberamente. Fu così che affibbiò una testata in pieno naso a Dante con quanta più forza poteva.
Kyrie trasalì per la violenza dell'urto, che spedì l'uomo a sbattere la nuca contro il bordo rigido dello schienale.
«Nero!» esclamò.
«Come sei permaloso, ragazzo...» commentò il più grande, sollevando la testa senza minimamente badare al rivolo di sangue che gli scendeva dal naso.
«Tu ed io in cortile, adesso» disse Nero, mettendo particolare enfasi nell'ultima parola.
Non sarebbe stato zitto e buono a farsi deridere per gli occhiali da vista. Non era colpa sua se doveva indossarli.
Gli angoli delle labbra di Dante si incresparono in un sorrisetto beffardo: gli piaceva sfidare quel ragazzo a duello per fargli vedere chi era il più bravo dei due, come aveva fatto già in altre occasioni.
«Non vedo l'ora, ragazzo» assicurò, gli occhi scintillanti d'aspettativa «Però dovresti alzarti, altrimenti come faccio a combattere?».
Nero si affrettò a scendere dalle gambe dell'uomo e andò a prendere la spada e le pistole, che quando non utilizzava teneva in camera.
Kyrie in quel momento si avvicinò all'ospite.
«Per favore, non fargli del male... non vede ancora bene» supplicò aggrappandosi ad un braccio di Dante mentre quest'ultimo si alzava in piedi e si sgranchiva le gambe.
«È lui che me lo ha chiesto» replicò con sufficienza, facendo spallucce «E poi gli occhiali non li indossa proprio per poter vedere?» soggiunse, lasciando senza parole Kyrie.
Nero fece ritorno nel soggiorno con la Red Queen appoggiata di piatto sulle spalle e la Blue Rose nella mano libera.
Dal suo sguardo pareva impaziente di cominciare.
Dante si volse verso di lui allargando le braccia mentre uno dei suoi soliti sorrisetti impertinenti faceva bella mostra di sé sul suo viso.
«Non posso prenderti sul serio con quegli occhiali addosso...!» disse, al che Kyrie sperò che avesse deciso di darle ascolto e lasciar perdere; tuttavia, dovette ahimé ricredersi quando Nero sollevò la propria spada puntandola verso il viso del suo interlocutore.
«Prova a dirlo quando avrai questa infilata nella pancia» minacciò, avviandosi verso l'uscio. Dante passò davanti a Kyrie senza degnarla della minima attenzione e la ragazza, preoccupata per le sorti del fidanzato, si apprestò a seguirli.
La sua non era mancanza di fiducia nelle capacità di Nero quanto piuttosto il senso di colpa che permaneva ancora da quando l'aveva accecato involontariamente.
Il terzetto scese varie rampe di scale in silenzio fino ad arrivare piano terra dell'androne, dal quale si accedeva al cortile sul retro del palazzo. Era un punto cieco perfetto per scontrarsi senza attirare l'attenzione di nessuno, poiché su quel cortile si affacciavano solo le finestre degli appartamenti di quell'edificio, quasi tutti vuoti a quell'ora del pomeriggio.
Nero si fermò ad un certo punto, senza preavviso, la Red Queen abbassata per essere utilizzata.
Dante si bloccò a diversi metri da lui, sfoderando la Rebellion e puntandola all'indirizzo del suo sfidante.
Kyrie - rimasta in disparte per non essere coinvolta per errore nel conflitto - temette una mossa scorretta da parte dell'uomo pur sapendo che in realtà era una brava persona.
«Non ci andrò piano solo perché non vedi, ragazzo...» avvisò.
Nero sorrise sprezzante all'affermazione, roteando leggermente la testa per scacciare un ciuffo molesto che gli intralciava la visuale.
«Non preoccuparti, anche se non ti piacciono, questi...» si sistemò gli occhiali sul naso in un gesto che voleva essere in qualche modo d'effetto «Risolvono il problema».
Ciò detto partì alla carica a testa bassa e schiena curva, sollevando la spada.
Dante caricò a propria volta, la schiena ben dritta e la punta della Rebellion raso terra, il cappotto rosso che frusciava alle sue spalle.
Quando i due reputarono la distanza sufficiente, abbatterono contro l'altro la loro arma con tutta la forza in loro possesso. Le lame cozzarono filo contro filo con un assordante clangore. Quel primo impatto provocò un'onda d'urto che si propagò per l'intero cortile sollevando una consistente nuvola di polvere. Kyrie dovette coprirsi il viso per non esserne accecata, ma gli occhi le lacrimarono comunque un po'.
Il contatto continuò e lo sfregamento delle armi causò una pioggia di scintille. Solo dopo diversi secondi entrambi saltarono all'indietro per poi iniziare una serie di brevi attacchi che miravano ai punti scoperti dell'avversario.
Nero era rapido nelle manovre e riusciva spesso a violare la difesa dell'altro, ma quest'ultimo aveva dalla sua anni d'esperienza che gli permettevano di provare varie strategie d'azione sacrificando un po' della sua capacità di difendersi per crearsi delle finestre d'opportunità per il contrattacco.
Erano entrambi eccellenti spadaccini, Kyrie non poteva negarlo. Eleggere il migliore era praticamente impossibile.
A seguito di un impatto particolarmente forte i due arretrarono di parecchi metri. Fu a quel punto che Dante estrasse le sue pistole artigianali, Ebony e Ivory.
Incrociandone le canne orizzontalmente davanti a sé, cominciò a sparare a raffica in direzione del più giovane, che utilizzò la Red Queen di piatto per deviarne la maggior parte, facendosi avanti rapidamente ed aspettando il suo momento per contrattaccare.
Quando fu abbastanza vicino attivò il Devil Bringer e prontamente afferrò il più vecchio per la lama della Rebellion come già una volta aveva fatto in passato e, piantando bene i piedi a terra, si torse dandosi uno slancio tale da poterlo scaraventare contro la parete che si trovava alle sue spalle.
Mentre si trovava a mezz'aria Dante mollò la presa sull'elsa della sua arma lasciandosi cadere verso terra. Nero si accorse della manovra evasiva e gettò subito a terra la Red Queen per impugnare la Blue Rose. Sparò una raffica di proiettili contro il nemico approfittando della mancanza di qualcosa che gli offrisse l'opportunità di difendersi.
A Dante la Rebellion non servì per proteggerlo dallo stuolo di proiettili che gli vennero sparati contro: dimostrando capacità fisiche fuori del comune per una persona della sua età, riuscì a raggiungere Nero, che non aveva arretrato di un solo passo: era pronto ad affrontare il suo avversario in un corpo a corpo diretto, senza armi di nessun genere.
Arrivato praticamente addosso al ragazzo, Dante gli soffiò sul viso e poi rotolò scartando di lato, evitando la canna che Nero stava per piantargli in pieno stomaco.
Il ragazzo si girò per seguirlo nel movimento e così facendo gli si offrì su un piatto d'argento: l'uomo nel rotolare aveva raccolto la Red Queen da terra. Stava rialzandosi sollevando la spada quando Nero si volse a fronteggiarlo e così facendo Dante gli fece volar via gli occhiali rischiando di cavargli un occhio.
Kyrie urlò ed il suo fidanzato si bloccò dov'era, un rivolo di sangue che gli colava dall'estremità esterna del sopracciglio destro.
Il più grande sorrise.
«Ho vinto io» annunciò, abbandonando la posizione offensiva.
Gli occhiali, cadutigli proprio dietro, vennero calpestati senza possibilità di salvezza ed il gesto fu accompagnato dal rumore tipico della plastica che si spezzava.
Nero sgranò gli occhi e Dante sollevò un piede guardando a terra.
«Ops» fece.
Un'asta della montatura era stata spezzata di netto dal fendente e giaceva poco distante dal resto. L'altra, invece, era stata spezzata in due dal piede di Dante. Solo le lenti parevano essere miracolosamente integre.
Il proprietario dell'oggetto si inginocchiò per accertarsi dei danni, dato che dalla postura eretta non riusciva a vedere distintamente a terra.
Quando si chinò e riuscì a mettere a fuoco il disastro, l'unica parola che fu in grado di articolare fu: «Cazzo!».
Dante arretrò di un passo per permettergli di raccogliere le misere spoglie che giacevano a terra.
«I miei occhiali!» esclamò furioso alzando di scatto la testa per inchiodare uno sguardo di brace azzurra negli occhi cerulei del più grande. Quest'ultimo sollevò le spalle, stringendosi in esse con fare colpevole.
«Non era mia intenzione, ragazzo» si scusò sommariamente.
Kyrie decise che era l'ora di avvicinarsi di nuovo, dato che il combattimento pareva essere finito.
«Delle tue scuse non me ne faccio niente!» sbottò Nero irato mentre la sua ragazza gli arrivava alle spalle e gli posava una mano su un braccio «Sai quanto mi è costata questa montatura?!».
«Non dovevi sfidarmi...» buttò lì Dante.
«Cosa?!» replicò il minore infervorato «Sei tu che non...».
«Nero, calmati» Kyrie gli accarezzò teneramente una guancia «La montatura possiamo sempre ricomprarla... l'importante è che le lenti non si siano rotte».
Il giovane sbuffò stizzito e lasciò decadere l'accusa a carico del più vecchio. Se fosse stato per lui la discussione sarebbe anche potuta finire con un altro scontro, però senza occhiali a permettergli di vedere bene sarebbe stato difficile averla vinta.
Si volse all'improvviso dando le spalle a Dante e se ne andò, lasciando gli altri due totalmente spiazzati. Kyrie poi si affrettò a seguirlo.
«Dove vai?» domandò quest'ultima al partner.
«Dall'ottico» fu la secca risposta che fornì lui.

Purtroppo per Nero, la fortuna non fu dalla sua parte quella volta: nel negozio di ottica dove aveva fatto i suoi occhiali non c'erano più montature ad un prezzo ragionevole, bensì quelle cosiddette "griffate", che costavano il doppio solo perché portavano incisa da qualche parte una marca rinomata.
Le uniche montature disponibili - e sulle quali Kyrie fece vertere subito la sua attenzione - erano delle orribili strutture in plastica di colori fluorescenti.
A peggiorare le cose, quando Nero elesse come meno terribile quella verde, il commesso gli rivelò che nel magazzino ne avevano solamente rosa e che per gli altri colori avrebbe dovuto aspettare la fornitura del mese prossimo, poiché c'erano delle complicazioni con le spedizioni in quel periodo.
Nero non poteva aspettare tanto per una montatura passabile e neppure chiedere a Kyrie di gettar via altri soldi per una montatura di marca; per cui si rassegnò al proprio destino maledicendo Dante ed accettando di inserire le sue lenti in quella montatura orribile. Almeno la forma delle lenti era accettabile e non comportò che una minima modificazione della larghezza per entrare negli alloggiamenti dei nuovi occhiali.
Il cambio di lenti richiese poco meno di venti minuti e Nero riuscì a tornare a casa per l'ora di pranzo sfoggiando i suoi occhiali rosa fluorescente che attirarono su di lui gli sguardi di più di un passante. Si vergognava terribilmente di essere costretto ad una simile punizione a causa di quell'uomo.
«Io Dante l'ammazzo...!» promise a se stesso.

Dallo scontro con Dante - avvenuto circa due settimane prima - Kyrie era diventata la sua ombra. Nero era felice di averla intorno, ma essere seguito praticamente dovunque era spossante. Non c'era motivo per cui dovesse stargli così vicina, non era mica in pericolo di vita.
In realtà la ragazza lo seguiva per timore che potesse fare qualcosa d'impulsivo - com'era solito fare - se avesse incontrato Dante.
Quel pomeriggio, invece, il ragazzo era riuscito a convincerla a rimanere a casa adducendo come scusa il clima freddo che era sceso sulla città.
«Vado solo a fare due passi. Non ce la faccio a stare chiuso in casa tutto il giorno» si era giustificato con la fidanzata.
«Metti qualcosa di pesante, mi raccomando» si era premurata di ricordargli lei con un sorriso mite.
Così Nero si era messo dei vestiti pesanti, un piumino e la sciarpa ed era uscito assaporando la libertà assoluta di cui poteva godere in quel breve periodo di solitudine.
Fortuna era stretta nella feroce morsa del gelo, come si poteva bene intuire dagli abitanti avvolti in sciarpe, cappelli di lana e pesanti cappotti.
Nero rabbrividì per l'escursione termica tra l'androne del suo condominio e l'esterno, ma proseguì comunque attraverso la strada.
Complici sia il freddo sia la sua vergogna nei confronti degli occhiali che esibiva sul ponte del naso, il ragazzo camminava tenendo la testa china sul petto e la metà inferiore del viso affondata nella sciarpa grigia che aveva avvolto più volte attorno al collo. I ciuffi albini stavano schiacciati sulla sua fronte ombreggiandogli parzialmente gli occhi.
Le mani erano entrambe affondate nelle tasche del piumino, cosicché il suo Devil Bringer non risultasse visibile.
Le guance gli presero lentamente colore, diventando rosse per il gelo che le colpiva duramente senza pietà.
Ad un certo punto, dopo aver percorso svariate decine di metri di rettilineo, si bloccò in mezzo al marciapiede e alzò gli occhi al cielo.
«... e ora dove posso andare?» si domandò.
Adesso che era libero dall'opprimente controllo di Kyrie doveva decidere come passare quel poco tempo che aveva prima di dover rincasare.
Era fuori discussione trascorrerlo tutto passeggiando data la temperatura a dir poco artica, altrimenti appena tornato a casa avrebbe dovuto cercare la maniera di riattivare la circolazione sanguigna nelle gambe, che già stavano iniziando ad intirizzirsi.
Nei paraggi non c'erano locali poco frequentati e non era intenzionato ad andare in quelli situati in centro, dove i suoi occhiali rosa sarebbero diventati un'attrazione pubblica.
Riprese a camminare lentamente, riflettendo su quale meta scegliere.
Dopo diversi minuti decise di andare a far visita a Dante: gli mancava battibeccare con lui e per di più aveva ancora in sospeso il conto per gli occhiali. Doveva fargliela pagare in qualche modo, anche se doveva ancora pensare a quale fosse il più indicato.
Così si diresse verso l'edificio in cui alloggiava Dante. C'era già stato qualche volta e non era niente di eccezionale: la struttura era vecchia e le mura esterne erano logorate da decenni di intemperie.
All'interno era - se possibile - ancora più sporca e vecchia e Dante - così come il padrone del palazzo - non si impegnava certo per tenerla in ordine: Nero ricordava bene le pile di scatole vuote di pizza e lattine di birra schiacciate che aveva trovato là dentro. Dante non puliva né buttava la spazzatura, mai.
La destinazione del ragazzo non era molto distante da dove si trovava; difatti non impiegò molto a raggiungerla, complice anche la fretta di mettersi al riparo dal freddo.
Quando arrivò si fermò un momento davanti alla porta, indeciso se bussare o meno. Sollevò la mano umana - le dita gli stavano diventando livide per lo scarso apporto sanguigno dovuto al gelo - per picchiettare sul legno scuro e consunto, ma poi finì col posarla sulla superficie.
L'uscio si aprì leggermente, annunciando a Nero che il padrone si era dimenticato di chiudere a chiave.
«Ora che ci penso, anche l'altra volta non era chiuso...» rifletté, affrettandosi ad entrare.
Anche se era un minuscolo monolocale, all'interno c'era un piacevole tepore che fece sospirare di sollievo il giovane ospite, il quale si appoggiò contro l'uscio aspettando di abituarsi al microclima interno.
Aprendo gli occhi, lo sguardo gli cadde sulle due donne che, sedute l'una di fianco all'altra sul divano nell'angolo opposto della stanza, si stavano baciando con passione. Non sembravano essersi accorte dell'intruso che le osservava a bocca aperta.
Nero boccheggiò a vuoto per un po', stupefatto dalla scena, poi disse: «Oh-oooh...!».
Le due - che poi si rivelarono essere nientemeno che Trish e Lady - si girarono a guardarlo in contemporanea, riuscendo a metterlo a disagio in un batter d'occhio.
Era colpito dal fatto che due donne attraenti come loro non fossero diventate le amanti di Dante - che Nero aveva classificato da tempo come un donnaiolo cui piaceva da matti divertirsi con tutte - bensì una coppia. Era un'eventualità veramente strana.
«Nero...» esclamò Trish, sbattendo le palpebre.
«Perché indossi degli occhiali rosa...?!» fu la domanda di Lady, alla quale il ragazzo arrossì per poi cercare di coprirsi con la sciarpa.
«Chiedilo a D...» iniziò, ma venne interrotto da un sonoro colpo dell'anta della porta che venne aperta alle sue spalle di getto. Il battente lo centrò con forza in mezzo alla schiena e dietro la testa.
Trish e Lady sgranarono gli occhi e la prima si alzò in piedi temendo che il giovanotto si fosse fatto male.
Nero barcollò portandosi entrambe le mani dietro la testa a premere sul punto leso.
«Ahiaaaaa...!» gemette dolorante. Una parte di lui constatò con sollievo che la botta, benché forte, non aveva spedito a terra gli occhiali.
Dante spinse la porta con una spalla, entrando con delle scatole di pizza tra le braccia.
Anche lui che era mezzo demone aveva rinunciato agli abiti soliti per indossarne di più pesanti. Al posto del suo cappotto rosso portava un lungo cappotto beige corredato di una bella sciarpa lunga e spessa avvolta attorno al collo troppo poco in proporzione alla sua lunghezza; difatti gran parte delle estremità libere dell'indumento pendevano sul suo ampio torace.
«Ehi, ragazzo! Che ci fai qui?» esclamò non appena entrato, notando l'inconfondibile figura di Nero a pochi passi da lui, leggermente piegata in avanti con entrambe le mani strette sul retro del capo «E perché stai in quel modo?».
Il minore si volse irato a fronteggiarlo sbraitando: «Perché tu non chiudi a chiave la porta e la apri a spallate!».
Lì per lì non se ne rese conto per via della breve sfuriata, ma dopo qualche secondo realizzò che lo sguardo con cui Dante lo fissava era quello tipico di chi, sbalordito, cercava di trovare un senso a ciò che stava vedendo.
Si sentì mostruosamente in imbarazzo e tentò di nascondersi chinando il capo, ma fu inutile.
«Rosa?! Hai comprato degli occhiali rosa? Non posso crederci!» fu l'esclamazione dell'uomo, che fece avvampare di odio il soggetto del suo commento.
A guardarlo bene, nonostante il colore inequivocabilmente femminile, quel tipo di occhiali gli donava, anche se non era affatto intenzionato a dirglielo.
«È tutta colpa tua!» replicò inviperito Nero, annullando la distanza che lo separava dal suo interlocutore per pungolargli il petto con un indice accusatore «Se non mi avessi distrutto l'altra montatura non ne avrei avuto bisogno!».
«Mi hai sfidato tu, eh» fece presente con nonchalance, come se lui non avesse voluto farlo.
«Tu hai acconsentito!» rimbeccò il minore.
Trish e Lady seguivano la discussione da lontano, senza prendervi parte. Erano amareggiate per la brusca interruzione.
«Okay» si arrese Dante, scuotendo la testa ed avanzando all'interno per dirigersi verso il tavolino nei pressi del divano - era l'unica superficie che somigliasse ad un tavolo in tutta la stanza, dato che mancava la scrivania e qualsivoglia altro mobile che potesse somigliargli.
Vi posò sopra le scatole di pizza e sollevò le mani - ora libere - in segno resa.
«Ti offro la cena, d'accordo?» fece, accennando con la testa alle pizze «Per scusarmi».
Nero - e le due silenti spettatrici - rimasero stupefatte dall'affermazione dell'uomo: rinunciava ad una parte della cena per scusarsi. Scusarsi.
Non l'aveva mai fatto con nessun altro e ciò instillò un ragionevole sospetto in Trish, che - pur conoscendolo da meno anni rispetto a Lady - l'aveva frequentato abbastanza da sapere che non era il tipo che si scusava, né tantomeno che offriva le sue pizze a chicchessia.
Un sorriso trapelò sulle labbra della bionda.
«Sì, resta con noi a cena» intervenne finalmente, rilassandosi contro lo schienale del divano.
Lady la guardò interrogativa, aspettandosi una spiegazione che però non giunse. Non subito almeno.
Nero rimase immobile ed in silenzio per i pochi secondi che gli occorsero per decidere.
Emettendo un verso indecifrabile, si voltò a dare le spalle all'intera stanza e si diresse verso il bagno.
«Va bene...» acconsentì a voce alta, un momento prima di entrare nella stanza: se avrebbe mangiato la pizza, doveva lavarsi le mani. Per di più l'idea di prolungare il suo permesso speciale di uscita e di poter utilizzare l'acqua calda per farlo lo allettavano tantissimo.
Durante tutto il tragitto fino al bagno, gli occhi di Dante lo seguirono con avidità, la testa che seguiva il movimento platealmente.
Quando il ragazzo fu entrato, l'uomo si girò verso le due colleghe e con le labbra articolò una parola ben chiara: «Grazie».
Ciò detto si affrettò a seguire l'ospite, lasciando Trish e Lady da sole.
Fu solo allora che la mora comprese il perché del gesto della compagna.
Si accostò alla bionda e, a bassa voce, chiese: «Dante è i...?».
«Non lo so con certezza» ammise Trish, incrociando le braccia sotto il seno «Ma da quando ha sorpreso quel ragazzo e la sua fidanzata a fare sesso sadomaso è diventato strano».
«Strano?» ripeté Lady.
«Più strano del solito» precisò Trish «L'ho sorpreso diverse volte a bazzicare davanti un negozio di occhiali in centro e per diversi giorni di fila si è rifiutato di uscire».
«Oh...» fece la sua partner, perplessa «E cosa ti fa credere che gli piaccia Nero?».
«Si masturbava più spesso del solito» aggiunse Trish abbozzando un sorriso nel ricordare le volte in cui l'aveva trovato sdraiato completamente nudo sul divano con una mano ancora chiusa attorno al suo pene sporco di sperma.
«Be', non l'ho mai visto con delle donne da quando è qui... potrebbe soltanto sentirsi solo» obiettò Lady.
In quello stesso momento dal bagno arrivò un ululato di rabbia inequivocabilmente appartenente a Nero seguito da un egualmente ben udibile: «Togli quella mano dal mio culo, maniaco!».
«Dante è audace» ridacchiò Lady.
«Si prospetta una serata interessante...» constatò Trish, le labbra stirate in un sorriso compiaciuto.