fiamma_drakon: (Takano/Onodera)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Situazioni complicate
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Sparda, Vergil
Wordcount: 1146 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: "Dammi il tuo potere!" per il p0rn fest #7 @ [livejournal.com profile] fanfic_italia
Note: Age difference, Handjob, Incest, Lemon, What if, Yaoi
«Vergil» chiamò, chiudendo il libro e posandolo sul tavolinetto di fianco alla sua poltrona, in modo da poter dedicare tutta la propria attenzione al ragazzo.
Quest'ultimo avanzò nella stanza, impettito come sempre, ma con la testa china e gli occhi fissi al pavimento. Non era un atteggiamento tipico di Vergil: lui era spavaldo e orgoglioso e camminava a testa alta, senza aver timore di incrociare lo sguardo di nessuno, proprio come suo padre.
«C'è qualcosa che non va?».


Eva era finalmente riuscita a convincere Dante - il più esuberante dei suoi figli - ad accompagnarla a fare la spesa, complice una buona lavata di capo del padre Sparda, che riusciva ad incutere senz'altro più timore di lei.
Riuscire ad essere obbedita senza mezze misure da due figli maschi ormai quasi adulti era un'impresa, ma Eva sapeva riserbare qualche sorpresa per le occasioni veramente importanti.
Così Sparda e Vergil erano rimasti da soli in casa.
Il cavaliere demoniaco era seduto in poltrona in soggiorno, intento a leggere un grosso libro rilegato elegantemente. L'aveva acquistato in una piccola libreria nascosta in un angolo di un vicoletto in centro. Gli piaceva leggere qualcosa di rilassante nel tempo libero, quando non era fuori ad ammazzare demoni che erano arrivati nel mondo umano con l'intenzione di ucciderlo e derubarlo dei suoi poteri. Erano propositi patetici: affrontare quei demoni era solo una perdita di tempo. Erano così deboli che impiegava tempo ad ucciderli solo perché arrivavano in gruppi numerosi, illudendosi che il numero potesse sopperire al loro scarso potere individuale.
Vergil era da qualche parte in casa, talmente silenzioso che quasi Sparda si era dimenticato della sua presenza. Era strano, dato che sembrava sempre così interessato a lui e non perdeva occasione per conversare a proposito del mondo demoniaco.
Il lieve rumore di passi oltre le pareti della stanza giunse chiaro all'udito fine del cavaliere, il quale sollevò lo sguardo dalla sua lettura portandolo sull'arco dal quale si accedeva al soggiorno appena in tempo per vedervi comparire il figlio maggiore.
Aveva il solito cipiglio serio, anche se Sparda riuscì a capire che c'era qualcosa che lo turbava.
«Vergil» chiamò, chiudendo il libro e posandolo sul tavolinetto di fianco alla sua poltrona, in modo da poter dedicare tutta la propria attenzione al ragazzo.
Quest'ultimo avanzò nella stanza, impettito come sempre, ma con la testa china e gli occhi fissi al pavimento. Non era un atteggiamento tipico di Vergil: lui era spavaldo e orgoglioso e camminava a testa alta, senza aver timore di incrociare lo sguardo di nessuno, proprio come suo padre.
«C'è qualcosa che non va?» domandò il demone, alzandosi in piedi. Suo figlio era alto poco meno di lui ed era largo tanto quanto lo era lui.
Il più giovane alzò gli occhi cerulei ad incrociare quelli paterni, identici ai suoi, muovendo le braccia a cingere il torace del cavaliere e stringerlo a sé. Così facendo Sparda poté percepire distintamente qualcosa di duro che premeva all'altezza del suo inguine.
Si scostò dal figlio lanciandogli un'occhiata stranita, ma Vergil lo bloccò prima che si svincolasse dal suo abbraccio.
«Padre, dammi il tuo potere!» esclamò, spingendolo seduto sul divano con impeto e sedendosi a propria volta sopra di lui.
Cominciò a strusciarsi contro il corpo del demone senza togliere i vestiti, aggrappandosi alle spalle di Sparda.
Quest'ultimo ci mise un po' a riprendersi dalla sorpresa per quel nuovo atteggiamento di Vergil nei suoi confronti: suo figlio era eccitato e si stava strusciando contro di lui per eccitarsi ulteriormente o per cercare un po' di sollievo, non avrebbe saputo dire quale delle due opzioni fosse quella giusta.
Il suo stupore era tuttavia durato poco non perché ricambiasse il ragazzo, bensì perché era un demone e pertanto era avvezzo a vedere praticamente di tutto.
«Vergil scendi» gli disse, pacato.
Non si stava eccitando affatto, non nutrendo il minimo sentimento d'amore per Vergil nello stesso senso in cui lo provava lui. Il demone provava solo affetto paterno per lui.
«Padre... voglio essere come te» borbottò il figlio, affondando il viso nella spalla del più grande.
C'era qualcosa d'esasperato nella sua voce, qualcosa che fece tenerezza a Sparda e lo convinse a non allontanare il figlio in malo modo, come era invece sul punto di fare. Così lo afferrò per i fianchi e lo sollevò dalle proprie gambe mentre si spostava. In questo modo Vergil finì sdraiato sul divano e suo padre seduto vicino alle sue gambe.
Prima che il ragazzo avesse modo di fare qualsiasi altra cosa che potesse prendere alla sprovvista il demone, quest'ultimo gli afferrò i pantaloni e glieli abbassò fino a metà delle cosce, togliendogli anche le mutande.
La sua erezione venne allo scoperto accompagnata da un gemito quasi impercettibile da parte dell'altro.
«Padre...» borbottò, socchiudendo gli occhi.
Sparda, avvezzo a soddisfare le brame carnali di certi demoni di sua conoscenza ed essendo stato per più di una volta incaricato da Eva di cambiargli il pannolino quand'ancora era un neonato in fasce, non si fece il minimo problema a toccargli il pene, men che mai a stringerlo nella propria, salda presa e cominciare a masturbarlo.
Vergil si tese sotto il tocco del padre, desiderando che si prodigasse molto di più per accontentarlo: aveva sempre sentito qualcosa che lo attraeva irresistibilmente verso suo padre Sparda. Era in conflitto con sua madre, geloso delle attenzioni che il demone prestava a lei e non a lui; tuttavia si era risolto di non dirglielo, per evitare problemi in famiglia.
Se Dante lo avesse scoperto non avrebbe finito più di prenderlo in giro ed essere tormentato dal gemello era l'ultima cosa che voleva.
«Che cosa senti?» lo interrogò Sparda, mentre accelerava un po' il ritmo. Era curioso di sapere se gli piaceva quel che stava facendo. Lui era abituato a farlo con più aggressività, senza preoccuparsi molto per chi subiva, ma Vergil era suo figlio e non voleva fargli del male.
«Continua...» sospirò il giovane, la voce che era quasi impercettibile.
Gli piaceva da morire sentire la presa stoica di suo padre attorno alla sua erezione, per non parlare del modo in cui lo stava masturbando: era a dir poco meraviglioso. Avrebbe voluto fare l'amore con lui fino a che non fosse stramazzato esausto a terra, ma a quanto pareva Sparda non era incline ad ottemperare alla sua richiesta.
Sparda lo esaudì, certo che fosse una maniera piuttosto originale di comunicargli il suo piacere, osservandolo in silenzio mentre godeva. Le sue guance pallide si fecero via via più rosse, divenendo simili a pomodori maturi. Gli ansiti si fecero più forti e la sua pelle si ricoprì di un velo di sudore.
Era tenero in un certo senso.
«Più veloce...» lo supplicò Vergil, inarcando all'indietro la schiena e sollevando il bacino «Più veloce».
Il cavaliere obbedì e suo figlio nel giro di una manciata di secondi raggiunse l'orgasmo, schizzando il proprio sperma sulla sua mano e sui vestiti che indossava.
Sospirò rilassando le spalle e protese un braccio ad afferrare quello del padre, utilizzandolo come appiglio per mettersi seduto.
Fece per dire qualcosa, ma Sparda lo precedette: «Lavati e cambiati prima che tua madre e Dante tornino».
Ciò detto si alzò in piedi e si allontanò senza aggiungere nient'altro, lasciandolo lì da solo, facendo così intuire a Vergil che forse fargli vedere quanto ed in che senso era interessato a lui non era stata una brillante idea.
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