fiamma_drakon: (p0rn...?)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2014-01-17 01:49 pm

In cerca di jeans nuovi

Titolo: In cerca di jeans nuovi
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Wordcount: 1814 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Colourful Blue / #03 - Denim @ [livejournal.com profile] diecielode + Sesso nei camerini di un negozio di abbigliamento per il p0rn fest #7 @ [livejournal.com profile] fanfic_italia
Note: Lemon, Yaoi
«Che cosa c'è?» domandò il padrone di casa mentre si asciugava i capelli.
Makoto lo osservò per qualche istante, assorto, poi rispose: «Ho bisogno di un paio di jeans nuovi. Mi accompagneresti a cercarli?».
Haruka lo fissò con il suo miglior sguardo impassibile; poi replicò: «La tuta del club non ti va bene?».


Makoto quella mattina aveva deciso di andare a fare compere: aveva bisogno di un paio di jeans nuovi. 
I suoi vecchi jeans erano usurati e per di più non gli andavano più. Era cresciuto ancora da quando li aveva comperati e si era irrobustito grazie agli intensi allenamenti. 
Non li metteva spesso, preferendo ad essi le tute da ginnastica, che erano a suo parere molto più comode; tuttavia, ogni tanto li metteva, per le cosiddette “occasioni speciali” e poiché tali occasioni da un po' di tempo a questa parte coinvolgevano sempre più spesso il suo amico d'infanzia Haruka Nanase - che attualmente non era più solo amico - aveva deciso di portarlo con sé per poter avere anche il suo parere. In questo modo l'avrebbe anche portato a fare un giro, cosa che Haruka di sua spontanea volontà non faceva mai. 
Andò a casa del suo amico ad un'ora non molto presta, quand'era certo che l'altro sarebbe stato sveglio. Come al solito bussò ed Haruka non gli aprì, così dovette fare il giro ed entrare dall'altra porta, che ormai per lui era divenuta quasi come l'ingresso principale. 
Trovò Nanase in bagno, immerso dentro la vasca, come quasi tutte le mattine. 
Lanciando un sospiro, Makoto si inginocchiò di fianco alla vasca e si sporse sopra la superficie dell'acqua. Il profilo indistinto di Haruka si materializzò davanti ai suoi occhi verdi ed un sorriso dolce gli comparve sul viso. 
«Haru, puoi uscire?» domandò a voce sommessa, come se stesse sussurrando direttamente all'orecchio dell'interessato. 
Nonostante fosse sdraiato sul fondo della vasca da bagno, Haruka parve udire il richiamo, perché subito si sollevò ed il suo viso affiorò dall'acqua a poca distanza da quello di Makoto. L'esile distanza venne definitivamente annullata dal moro, il quale unì le proprie labbra bagnate con quelle asciutte di Tachibana in un bacio dolce e di breve durata. Era il suo buongiorno: Makoto lo conosceva abbastanza da riuscire a capire il significato dei gesti di Nanase. 
Il castano lo aiutò ad alzarsi dalla vasca e gli porse un asciugamano. Ormai Makoto non si faceva più scrupoli nel vedere Haruka mentre usciva dalla vasca, conscio che indossava sempre il costume. Anche quella volta lo portava. 
«Che cosa c'è?» domandò il padrone di casa mentre si asciugava i capelli. 
Makoto lo osservò per qualche istante, assorto, poi rispose: «Ho bisogno di un paio di jeans nuovi. Mi accompagneresti a cercarli?». 
Haruka lo fissò con il suo miglior sguardo impassibile; poi replicò: «La tuta del club non ti va bene?». 
«Sì, ma non posso metterla quando usciamo insieme» cercò di farlo ragionare Makoto. 
«E perché no? È comoda» ribatté prontamente Haruka. 
Le guance del suo interlocutore si fecero di un bel rosso vivo mentre spiegava le sue ragioni: «Perché... quando usciamo voglio vestirmi meglio... e voglio che tu venga perché voglio sentire il tuo parere». 
Haruka emise un sospiro e distolse lo sguardo mentre posava vicino al lavandino l'asciugamano. 
«Ti accompagno» disse solamente e Makoto riuscì a vedere quello che aveva tutta l'aria di essere del rossore colorargli le guance «Però dopo andiamo in pescheria, ho finito lo sgombro» aggiunse, riacquisendo un'espressione sobria. 
«D'accordo» acconsentì Makoto. Soddisfatto del risultato che era riuscito ad ottenere, si avviò per primo nel corridoio, seguito subito dopo da Nanase.  
Haruka doveva ancora far colazione e vestirsi e non sembrava aver fretta di fare nessuna delle due cose. Makoto lo seguì in cucina e lo osservò mentre si cucinava la colazione - che come sempre consisteva in sgombro cotto alla griglia. Personalmente parlando, non riusciva a capire come faceva a non stancarsi mai di mangiare pesce alla griglia; comunque evitò i commenti ed attese con pazienza che terminasse la colazione. 
Una volta che ebbe mangiato si vestì e a quel punto Makoto si rifiutò di seguirlo in camera sua, preferendo lasciargli un po' di privacy. 
Quando il moro lo raggiunse vicino alla porta, Tachibana non poté trattenersi dal dire: «Anche tu non esci sempre con la tuta del club, allora». 
Haruka indossava una felpa azzurra con cappuccio che sembrava stargli un po' larga, un paio di stretti jeans di un azzurro che sembrava quasi grigio ed un paio di scarpe da ginnastica bianche. 
La lunghezza della felpa copriva il bordo dei jeans, ma Makoto era convinto che se avesse indossato qualcosa di più corto e si fosse piegato in avanti lui avrebbe visto uno sprazzo di uno dei suoi costumi da bagno fare una fugace apparizione tra i vestiti. 
«Non occorre metterla sempre. Posso togliere facilmente anche questi all'occasione» esclamò Haruka tranquillo, precedendo il compagno fuori di casa, mentre l'altro lo fissava. Sperava che non dovesse trattenerlo dallo spogliarsi e tuffarsi chissà dove. C'era sempre il pericolo che lo facesse, anche quando meno se lo aspettava. 
Uscì dietro di lui alla svelta, impaziente di andare. 
Presero il treno e si recarono in centro. Camminavano fianco a fianco, in silenzio, accontentandosi della reciproca compagnia. Non avevano bisogno di manifestare apertamente il sentimento che li legava quand'erano insieme. 
Makoto si guardava attorno, in cerca di qualche negozio che esponesse dei jeans di suo gusto in vetrina e che soprattutto che non costassero troppo: aveva abbastanza soldi per comperarsi un buon paio di jeans, ma non ne aveva così tanti da potersi permettere indumenti di marche famose o con dettagli particolari. 
Haruka invece camminava guardando il cielo, perso nei suoi pensieri. 
Ad un certo punto Makoto lo afferrò per il polso, trattenendolo dal procedere oltre. 
«Guarda» disse, attirando l'attenzione dell'altro su di una vetrina in cui erano esposte diverse paia di jeans in sconto ad un prezzo piuttosto abbordabile. 
«Vuoi dare un'occhiata?» propose Haruka. 
«Sì, entriamo» decise Makoto, varcando per primo la porta del negozio. 
Si aggirarono tra gli espositori in cerca della zona degli abiti maschili. 
Haruka si soffermava ad esaminare ogni tuta che gli capitava a tiro, mentre Makoto era intento a frugare tra i jeans che erano piegati ed ordinatamente impilati sui ripiani di un espositore in cerca di un paio della sua taglia. 
Ne prese di diversi tipi, scegliendo quelli che gli piacevano di più, poi si diresse senza indugio verso i camerini di prova. 
Mentre si slacciava e calava i pantaloni, udì il rumore della tenda che veniva scostata e girò il capo subito per dire a chiunque stesse cercando di entrare che il camerino era occupato. 
Si sorprese di vedere comparire Haruka. 
«Che ci fai qui?» chiese Makoto, cercando di tirare su di nuovo i pantaloni per coprire le mutande, ma la mano di Nanase lo bloccò prontamente. 
«Haru...?» chiese il castano, confuso dal suo atteggiamento. 
Il moro non rispose direttamente, preferendo piuttosto accostarsi al partner e sporgersi ad unire le proprie labbra con le sue. 
Makoto rimase perplesso dal gesto e non lo capì finché non percepì la mano dell'altro che cercava di strappargli di mano i pantaloni e poi lasciarli cadere fino alle sue caviglie. 
 gli aprì la felpa che indossava e la fece scivolare dalle sue robuste spalle, lasciandolo con addosso solo i suoi boxer ed una t-shirt. 
Makoto si volse interamente verso di lui, curioso di vedere che cosa aveva intenzione di fare adesso. 
Haruka lo colse di sorpresa: lo addossò contro la parete e gli fece scivolare lungo l'addome la mano, diretto al suo inguine. 
Makoto gli prese il polso e si staccò dalla sua bocca. 
«Hau non si può!» sussurrò a mezza voce, per paura che qualcuno all'esterno potesse udirlo ed interpretare esattamente per ciò che era. 
«Non ci vede nessuno» esclamò Nanase «E non riesco a guardarti mentre ti spogli senza fare niente». 
Makoto arrossì: non credeva di piacere ad Haruka tanto da stimolarlo in qualche modo soltanto spogliandosi.  
Il moro interpretò il silenzio del compagno come un consenso a procedere e allora, senza esitazioni, infilò la mano dentro i suoi boxer. 
L'altro deglutì a vuoto, senza fermarlo, posando la schiena contro la sottile parete che divideva il suo camerino da quello adiacente. 
Haruka mosse la mano lentamente e con vigore, la presa salda attorno al suo pene che non era neppure leggermente duro - al contrario di Nanase, che da quel che poteva vedere lui, almeno in parte era eccitato. 
Makoto si tese e si piegò in avanti, come se così riuscisse a sopportare meglio l'ondata di piacere che gli si stava diffondendo nel corpo con impeto. 
Si aggrappò con entrambe le mani alle spalle di Haruka come se fossero un'ancora di salvezza ed allungò il collo a baciarlo. 
Haruka continuò senza fermarsi, anzi, aumentando il ritmo, affascinato dalla maniera con cui il castano manifestava il suo piacere. 
Quest'ultimo abbassò la mano sui pantaloni dell'altro, cercando di forzare la zip che li chiudeva. Dovette usare entrambe le mani per avere accesso a cosa i suoi jeans nascondessero. Riuscì anche ad abbassarglieli un poco nonostante l'istinto di ritrarsi e semplicemente godere subendo e ad infilare nel costume la mano, trovandovi un pene che era già quasi eretto. 
Non era mai stato conscio di fare quell'effetto ad Haruka. 
Cominciò a masturbare anche lui, percependo una vacillazione nella stretta che lo stava portando lentamente all'estasi. 
Il bacio si fece più intenso ed appassionato e allora sopprimere i mugolii divenne quasi doloroso. 
Haruka lo costrinse improvvisamente a voltarsi lasciando perdere la sua erezione e schiacciarsi contro la parete mentre con una mano gli tirava giù i boxer. 
A Makoto quasi mancava l'aria tanto ansimava costringendosi a farlo producendo meno rumore possibile. 
«Haru...» sibilò con voce rauca Tachibana, chiudendo gli occhi. 
Nanase si mise in bocca un paio di falangi, ricoprendole di saliva, poi le fece strisciare all'interno del fondoschiena di Makoto, che si contrasse e si morse un labbro. 
«Haru... oh!» sussurrò con un fil di voce tremula. 
Continuò a muoversi, contraendo ritmicamente i muscoli in preda al piacere più sfrenato, cercando di trattenere ogni rumore che avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualche altro ignaro cliente. 
Haruka si stancò presto di utilizzare le sole dita; così decise di passare allo step successivo e si calò il costume quel tanto necessario a mettere a nudo la sua erezione, che già rientrava a fatica nell'indumento. 
Makoto lo sentì spingere per farsi strada nella sua apertura e dovette mordersi un dito per sopprimere le grida di estasi e i sospiri. 
Cercò di sincronizzare i movimenti del bacino con le spinte impartite da Nanase, ma stava godendo troppo perché riuscisse ad armonizzare i gesti del proprio corpo. 
Si coprì il pene quando raggiunse l'orgasmo e tentò di non schizzare sul pavimento né sulla parete divisoria, bensì nelle sue mutande. 
Esalò un sospiro di sollievo quasi impercettibile che si tramutò in un ansito tremulo un po' più forte quando anche Haruka venne, riempiendolo del suo seme. 
Quando estrasse il suo pene dal fondoschiena del suo partner, quest'ultimo gli scoccò un'occhiata compiaciuta, le guance ancora imporporate. 
«Non è stato male» disse Haruka. 
«Potevi aspettare che fossimo tornati a casa...!» l'ammonì a mezza voce Makoto. 
«Non ce la facevo» ammise il moro con una scrollata di spalle «Te li provi comunque quei jeans?». 
«Eh? Oh, questi...» fece Makoto, guardando l'indumento a terra «No, ma penso che prenderò questi altri...» aggiunse, prendendo un paio di denim chiari che aveva appeso all'attaccapanni «Mi piacciono di più». 
«Sì...» concordò Haruka mentre si risistemava i pantaloni «Forza, andiamo: dobbiamo ancora passare in pescheria» proseguì uscendo dal camerino. 
Makoto lanciò un gridolino e si rannicchiò per coprirsi l'inguine. 
«Haru, chiudi la porta!».

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