fiamma_drakon (
fiamma_drakon) wrote2011-04-24 02:30 pm
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Depence of Love
Titolo: Depence of Love
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 926 (
fiumidiparole)
Note: Lemon, OOC, Yaoi
«Io ti ho cresciuto fin dalle tue origini, America. Ti ho considerato parte della mia famiglia, ti ho sfamato col pane della mia tavola... e tu mi hai abbandonato comunque».
Alfred tentò di penetrare con gli occhi l'oscurità che lo circondava, cercando di vedere il padrone di quella voce, nonostante fosse bene a conoscenza di chi fosse.
«Io ti ho cresciuto fin dalle tue origini, America. Ti ho considerato parte della mia famiglia, ti ho sfamato col pane della mia tavola... e tu mi hai abbandonato comunque».
Alfred tentò di penetrare con gli occhi l'oscurità che lo circondava, cercando di vedere il padrone di quella voce, nonostante fosse bene a conoscenza di chi fosse.
«I-Inghilterra?» chiese, affilando lo sguardo.
Senza gli occhiali vedeva ben poco: il mondo intorno a lui era solo un confuso e indistinto ammasso d'ombre sfocate.
Sapeva solo che lui era lì, da qualche parte, e che - a giudicare dal tono - non aveva buone intenzioni - ed un po' era riuscito a capirlo anche dal fatto che lui giacesse incatenato su un letto privo della camicia.
«Che cosa vuoi fare?!» esclamò di nuovo, una nota di paura nella voce.
«Oh, è semplice...» rispose Inghilterra con un tono che lasciava presagire cose non molto belle.
Finalmente la luce fu accesa ed Alfred riuscì a scorgere il profilo sfocato di Arthur, in piedi vicino al fondo del letto.
«Voglio prendermi cosa è mio per diritto» aggiunse.
«C-cosa?!».
America sentì un peso aggiungersi al materasso su cui era sdraiato e trattenuto da un paio di manette fermate alla testata del letto.
Un brivido lo percorse quando sentì le mani dell'inglese accarezzargli le cosce foderate di jeans talmente aderenti da essere come una seconda pelle.
Quando arrivò nei pressi dell'inguine rallentò, carezzandolo intorno al membro per poi sfiorarlo con delicatezza e lentezza infinite, solleticandolo.
Alfred faceva di tutto per rimanere disteso, non piegarsi per cercare di sottrarsi al solletico e al piacevole stimolo che gli provocava quel contatto in un punto così intimo, per non cedere alla voglia che alimentava come un fuoco in lui.
«Ti dà fastidio, non è vero...?»
«Smettila per favore...»
«Vorresti che continuassi...»
«Basta, non ce la faccio più...»
«Vorresti che andassi fino in fondo...»
«Non toccarlo più...».
L'americano era totalmente succube dell'inglese e di quell’innocente tocco delicato all'inguine che lo stava eccitando senza dargli alcuna soddisfazione.
Un crudele promettergli senza mai esaudire.
Inghilterra stirò le labbra in un sorriso di vago trionfo: ormai lo vedeva, era sottomesso completamente al suo gioco.
Non sarebbe riuscito a tirarsi indietro, a quel punto.
«Se davvero vuoi che smetta, allora rinuncia alla tua indipendenza...».
America scosse più e più volte la testa, gli occhi chiusi ed una chiara espressione sofferente in viso.
«Basta, smettila! Se devi farlo allora fallo e basta!» esclamò, non riuscendo a rattenere un gemito quando la mano dell'inglese glielo strinse con appena un po' più di forza.
«Vuoi davvero che continui? Allora ammetti che senza di me non sei niente?» continuò Arthur in tono compiaciuto.
Alfred riuscì ad aprire finalmente gli occhi e lo fissò, senza tuttavia riuscire a metterne bene a fuoco i dettagli del volto.
«Non puoi lasciarmi adesso»
«Stai ammettendo la tua dipendenza?».
L'inglese allentò un poco la presa, allontanando la mano. L'americano abbozzò un sorriso pieno di disagio, spostando altrove lo sguardo.
«Forse, ma solo a letto».
A quel punto, Inghilterra gli sganciò il bottone dei jeans ed aprì la cerniera, poi glieli sfilò con una calma sensuale.
Ciò fatto, si occupò anche delle mutande, lasciando così l'americano completamente nudo e inerme innanzi a sé.
«Avanti, spogliati. Ti vergogni?» lo incitò America, tendendo le catene al massimo nel cercare di alzare il viso per avere una visuale migliore.
L'inglese, anche se con quale incertezza iniziale, si spogliò anch'esso dei propri abiti, che abbandonò sul pavimento come un cumulo di cenci.
«Girati, Alfred...!» esclamò Arthur, camminando carponi sul materasso, intrappolando sotto di sé le sue gambe.
L'altra nazione - a fatica, a causa delle manette - torse il corpo, mettendo allo scoperto le natiche pallide ed invitanti.
L’inglese gliele palpò, voglioso, dandogli ancora senza accontentarlo.
«Smettila con i preliminari. Fallo e basta, Inghilterra...!».
«Non prendo ordini da te, America» gli rimproverò l'altro, continuando a palpargli sensualmente il didietro.
Dopo appena pochi attimi, decise finalmente di esaudirlo, quindi si posizionò sui suoi fianchi.
Quest'ultimo sentì il suo corpo aprirsi ed accogliere il membro di Inghilterra.
Un'esplosione di piacere lo pervase, un brivido caldo gli risalì lungo la schiena, mentre Arthur lo penetrava.
Un indecoroso gemito gli tracimò dalla gola, riempiendo l'altrimenti assoluto silenzio della stanza.
Se fosse stato un inglese fatto e finito l'avrebbe trovato assolutamente indecente, ma fortunatamente era americano, per cui di cultura un po' meno rigorosa per certi versi.
Il giovane Kirkland affondò ancor di più, imprigionandogli i fianchi con le ginocchia, cominciando a muoversi a ritmi dapprima lenti e poderosi, poi sempre più rapidi e deboli, spingendo.
America, umido di sudore, a stento riusciva a tener chiusa la bocca, mordendosi quasi a sangue le labbra.
Le mani cercavano qualcosa cui aggrapparsi, ma tutto ciò che trovavano erano soltanto le catene.
Inghilterra venne all'improvviso in lui, poi si ritrasse bruscamente, lasciandolo nel momento stesso in cui anche lui stava per raggiungere l'orgasmo.
«Cosa stai facendo...?» esalò Alfred, inerme e sofferente, mentre l'altro lo afferrava e lo voltava di nuovo.
Arthur strusciò il proprio inguine contro il suo pene in erezione, facendolo soffrire ancor di più, strappandogli un sospiro esasperato e distrutto.
Poi, all'improvviso, l'inglese si ritirò verso il fondo del letto e si chinò a leccargli il membro, per poi succhiare.
Quella sensazione era così piacevole e così appagante che Alfred s'inarcò tutto, facendo leva sulle manette.
Rosso in viso ed accaldato dalle ondate di piacere che si ripercuotevano come brividi caldi sulla sua spina dorsale, finalmente anche lui venne, in bocca all'Inghilterra.
Lo sperma schizzò parzialmente in faccia all'inglese, che si rialzò e fissò l'americano dall'alto.
Quest'ultimo giacque esanime sul materasso, respirando faticosamente.
«Hai finito...» constatò, con una debole esalazione, sbattendo a vuoto le palpebre madide di sudore.
«Non dire che non ti sei divertito...» lo rimproverò Inghilterra «... nazione ancora non completamente indipendente».
E con quell'ultima battuta, America capì d'essere stato usato per risollevare il suo orgoglio di nazione dominatrice.
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 926 (
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Lemon, OOC, Yaoi
«Io ti ho cresciuto fin dalle tue origini, America. Ti ho considerato parte della mia famiglia, ti ho sfamato col pane della mia tavola... e tu mi hai abbandonato comunque».
Alfred tentò di penetrare con gli occhi l'oscurità che lo circondava, cercando di vedere il padrone di quella voce, nonostante fosse bene a conoscenza di chi fosse.
«Io ti ho cresciuto fin dalle tue origini, America. Ti ho considerato parte della mia famiglia, ti ho sfamato col pane della mia tavola... e tu mi hai abbandonato comunque».
Alfred tentò di penetrare con gli occhi l'oscurità che lo circondava, cercando di vedere il padrone di quella voce, nonostante fosse bene a conoscenza di chi fosse.
«I-Inghilterra?» chiese, affilando lo sguardo.
Senza gli occhiali vedeva ben poco: il mondo intorno a lui era solo un confuso e indistinto ammasso d'ombre sfocate.
Sapeva solo che lui era lì, da qualche parte, e che - a giudicare dal tono - non aveva buone intenzioni - ed un po' era riuscito a capirlo anche dal fatto che lui giacesse incatenato su un letto privo della camicia.
«Che cosa vuoi fare?!» esclamò di nuovo, una nota di paura nella voce.
«Oh, è semplice...» rispose Inghilterra con un tono che lasciava presagire cose non molto belle.
Finalmente la luce fu accesa ed Alfred riuscì a scorgere il profilo sfocato di Arthur, in piedi vicino al fondo del letto.
«Voglio prendermi cosa è mio per diritto» aggiunse.
«C-cosa?!».
America sentì un peso aggiungersi al materasso su cui era sdraiato e trattenuto da un paio di manette fermate alla testata del letto.
Un brivido lo percorse quando sentì le mani dell'inglese accarezzargli le cosce foderate di jeans talmente aderenti da essere come una seconda pelle.
Quando arrivò nei pressi dell'inguine rallentò, carezzandolo intorno al membro per poi sfiorarlo con delicatezza e lentezza infinite, solleticandolo.
Alfred faceva di tutto per rimanere disteso, non piegarsi per cercare di sottrarsi al solletico e al piacevole stimolo che gli provocava quel contatto in un punto così intimo, per non cedere alla voglia che alimentava come un fuoco in lui.
«Ti dà fastidio, non è vero...?»
«Smettila per favore...»
«Vorresti che continuassi...»
«Basta, non ce la faccio più...»
«Vorresti che andassi fino in fondo...»
«Non toccarlo più...».
L'americano era totalmente succube dell'inglese e di quell’innocente tocco delicato all'inguine che lo stava eccitando senza dargli alcuna soddisfazione.
Un crudele promettergli senza mai esaudire.
Inghilterra stirò le labbra in un sorriso di vago trionfo: ormai lo vedeva, era sottomesso completamente al suo gioco.
Non sarebbe riuscito a tirarsi indietro, a quel punto.
«Se davvero vuoi che smetta, allora rinuncia alla tua indipendenza...».
America scosse più e più volte la testa, gli occhi chiusi ed una chiara espressione sofferente in viso.
«Basta, smettila! Se devi farlo allora fallo e basta!» esclamò, non riuscendo a rattenere un gemito quando la mano dell'inglese glielo strinse con appena un po' più di forza.
«Vuoi davvero che continui? Allora ammetti che senza di me non sei niente?» continuò Arthur in tono compiaciuto.
Alfred riuscì ad aprire finalmente gli occhi e lo fissò, senza tuttavia riuscire a metterne bene a fuoco i dettagli del volto.
«Non puoi lasciarmi adesso»
«Stai ammettendo la tua dipendenza?».
L'inglese allentò un poco la presa, allontanando la mano. L'americano abbozzò un sorriso pieno di disagio, spostando altrove lo sguardo.
«Forse, ma solo a letto».
A quel punto, Inghilterra gli sganciò il bottone dei jeans ed aprì la cerniera, poi glieli sfilò con una calma sensuale.
Ciò fatto, si occupò anche delle mutande, lasciando così l'americano completamente nudo e inerme innanzi a sé.
«Avanti, spogliati. Ti vergogni?» lo incitò America, tendendo le catene al massimo nel cercare di alzare il viso per avere una visuale migliore.
L'inglese, anche se con quale incertezza iniziale, si spogliò anch'esso dei propri abiti, che abbandonò sul pavimento come un cumulo di cenci.
«Girati, Alfred...!» esclamò Arthur, camminando carponi sul materasso, intrappolando sotto di sé le sue gambe.
L'altra nazione - a fatica, a causa delle manette - torse il corpo, mettendo allo scoperto le natiche pallide ed invitanti.
L’inglese gliele palpò, voglioso, dandogli ancora senza accontentarlo.
«Smettila con i preliminari. Fallo e basta, Inghilterra...!».
«Non prendo ordini da te, America» gli rimproverò l'altro, continuando a palpargli sensualmente il didietro.
Dopo appena pochi attimi, decise finalmente di esaudirlo, quindi si posizionò sui suoi fianchi.
Quest'ultimo sentì il suo corpo aprirsi ed accogliere il membro di Inghilterra.
Un'esplosione di piacere lo pervase, un brivido caldo gli risalì lungo la schiena, mentre Arthur lo penetrava.
Un indecoroso gemito gli tracimò dalla gola, riempiendo l'altrimenti assoluto silenzio della stanza.
Se fosse stato un inglese fatto e finito l'avrebbe trovato assolutamente indecente, ma fortunatamente era americano, per cui di cultura un po' meno rigorosa per certi versi.
Il giovane Kirkland affondò ancor di più, imprigionandogli i fianchi con le ginocchia, cominciando a muoversi a ritmi dapprima lenti e poderosi, poi sempre più rapidi e deboli, spingendo.
America, umido di sudore, a stento riusciva a tener chiusa la bocca, mordendosi quasi a sangue le labbra.
Le mani cercavano qualcosa cui aggrapparsi, ma tutto ciò che trovavano erano soltanto le catene.
Inghilterra venne all'improvviso in lui, poi si ritrasse bruscamente, lasciandolo nel momento stesso in cui anche lui stava per raggiungere l'orgasmo.
«Cosa stai facendo...?» esalò Alfred, inerme e sofferente, mentre l'altro lo afferrava e lo voltava di nuovo.
Arthur strusciò il proprio inguine contro il suo pene in erezione, facendolo soffrire ancor di più, strappandogli un sospiro esasperato e distrutto.
Poi, all'improvviso, l'inglese si ritirò verso il fondo del letto e si chinò a leccargli il membro, per poi succhiare.
Quella sensazione era così piacevole e così appagante che Alfred s'inarcò tutto, facendo leva sulle manette.
Rosso in viso ed accaldato dalle ondate di piacere che si ripercuotevano come brividi caldi sulla sua spina dorsale, finalmente anche lui venne, in bocca all'Inghilterra.
Lo sperma schizzò parzialmente in faccia all'inglese, che si rialzò e fissò l'americano dall'alto.
Quest'ultimo giacque esanime sul materasso, respirando faticosamente.
«Hai finito...» constatò, con una debole esalazione, sbattendo a vuoto le palpebre madide di sudore.
«Non dire che non ti sei divertito...» lo rimproverò Inghilterra «... nazione ancora non completamente indipendente».
E con quell'ultima battuta, America capì d'essere stato usato per risollevare il suo orgoglio di nazione dominatrice.