fiamma_drakon (
fiamma_drakon) wrote2014-03-02 02:14 pm
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Tracce di una passione sfrenata
Titolo: Tracce di una passione sfrenata
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Personaggi: Karis (Regina delle Succubi), Ran (Conte degli Abissi), Victor
Wordcount: 994 (
fiumidiparole)
Prompt: 239. Un orgoglio oscuro @
500themes_ita + Segni di morsi sulle cosce di
mapi_littleowl per il Carnevale delle Lande #2 @
maridichallenge
Note: Het
«No, non ho bisogno di aiuto Victor» asserì seccamente il Conte degli Abissi, scoccandogli un'occhiata velenosa «Men che meno del tuo. Grosso come sei finiresti per fare solo altri danni» soggiunse senza un briciolo di pietà.
«Milord... siete sicuro di non volere una mano?».
Victor si trovava in difficoltà nel vedere il suo signore appoggiarsi contro il suo stesso trono rifiutandosi di sedervisi, rimanendo ostinatamente in piedi quando era palese che pure stando in quella posizione soffriva in maniera profonda.
«No, non ho bisogno di aiuto Victor» asserì seccamente il Conte degli Abissi, scoccandogli un'occhiata velenosa «Men che meno del tuo. Grosso come sei finiresti per fare solo altri danni» soggiunse senza un briciolo di pietà.
Victor tentennò leggermente, colpito dalle sue parole: era di grossa stazza, era vero, tuttavia riusciva ad essere anche delicato all'occorrenza; ciononostante, decise di non far valere la sua opinione, onde evitare che il suo volersi difendere fosse scambiato per un segno di palese insubordinazione.
Osservò le gambe del suo lord: la sua pelle grigio scuro riportava chiaramente i segni delle arcate dentali della sua amante, che a quanto sembrava era una vera feticista del dolore fisico, specialmente dei morsi.
Ran parve intuire cosa aveva attirato la sua attenzione, perché si affrettò a dire: «Victor vattene, voglio rimanere solo».
«Come desidera, milord» disse l'altro, prostrandosi in un lieve inchino prima di andarsene.
Solo una volta che Victor si fu allontanato ed ebbe richiuso la porta alle sue spalle il Conte degli Abissi si produsse in una smorfia di vivo dolore. Lentamente si sedette su un duro bracciolo del suo trono e si lasciò scivolare tra al suo solito posto. Mantenne le gambe appoggiate in maniera tale che i piedi pendessero nel vuoto, dato che quella era l'unica posizione in cui le gambe non gli facevano male. Sotto le cosce la sua nuova fiamma - la Regina delle Succubi Karis - non aveva ancora lasciato alcun segno della passione violenta che la travolgeva ogni volta che facevano l'amore. Era il suo modo di segnare cosa fosse di sua proprietà e lui non aveva la forza per opporsi a lei, specialmente nell'atto amoroso: era troppo preso da cose ben diverse che lo stare attento a dove la sua dolce metà posasse i suoi bei dentini aguzzi.
Avrebbe avuto bisogno di una qualche medicazione, ma il suo oscuro orgoglio gli impediva di abbassarsi a chiedere l'aiuto di qualche suo subordinato, per quanto ben intenzionato potesse essere, proprio come Victor. Avrebbe sofferto fintantoché i segni dei morsi non si fossero rimarginati da soli.
Era il Conte degli Abissi, il capo dei demoni, e non poteva farsi mettere in ginocchio da cose banali come qualche innocuo morso.
Forse se avesse dormito qualche ora il dolore si sarebbe smorzato un po'. Era speranzoso in questa cosa, anche perché non aveva altro cui appellarsi.
Udì l'eco della porta della sua sala che cigolava nell'atto di aprirsi e subito si portò seduto nella posizione consueta, reprimendo un verso di dolore che gli risalì la gola nell'atto stesso dello spostare le gambe.
Victor ricomparve sulla soglia, stavolta con un atteggiamento un po' ritroso.
«Che cosa c'è? Non ti ho chiamato» disse, sollevando il mento con fare altero e autoritario. Era contrariato dalla sua intrusione, poco ma sicuro.
Victor parve esitare leggermente; infine si decise ad annunciare: «Milord, c'è una visita per lei».
«Ran!».
Il Conte degli Abissi sgranò gli occhi nell'udire quella voce femminile ben conosciuta. Dalla sua espressione sembrava combattuto tra la sorpresa ed un principio di panico.
Da dietro l'enorme stazza di Victor si fece avanti una piccola figura femminile che si mise bene in mostra prima di spiccare un salto e volare dritta verso il trono di Ran.
«Karis...» esclamò lui, senza fare niente per impedirle di avvicinarsi: Era stato colto così alla sprovvista dal suo arrivo lì che non riusciva a formulare nessun pensiero coerente.
La Regina delle Succubi gli si lasciò cadere sulle gambe, provocando nel poveretto un fremito di puro dolore che tentò invano di sopprimere, al contrario delle lacrime, che riuscì a ricacciare indietro. Un demone vero non piangeva per il dolore. Sopportava in silenzio.
Aveva le pupille bianche e la carnagione chiara, segno che era nella sua forma di succube vera e propria e Ran non sapeva se fosse una cosa positiva o negativa. L'altra sua forma, quella puramente demoniaca, era molto più incline alla violenza e si comportava in modo decisamente più selvaggio.
«Mi sei mancato, sai? Stare da sola non è divertente...» si lamentò Karis, gettandogli le braccia al collo e stringendosi al suo corpo, il seno prorompente premuto forte contro il suo torace come un tacito invito a fare l'amore: in forma di succube però era più incline a dare ascolto ai suoi istinti sessuali, che parevano non avere mai un limite di soddisfazione.
«Sarei venuto a trovarti presto, lo sai...» tentò di difendersi Ran, preferendo tenere per sé il "non appena le mie gambe si fossero riprese" che gli era venuto spontaneo dire come prosecuzione del discorso. Sarebbe stato morso a morte se avesse fatto un commento del genere, ne era certo: Karis era parecchio suscettibile.
«Ti prego, facciamo l'amore Ran...» lo supplicò strusciandosi contro di lui, muovendosi sulle sue cosce, invogliandolo a rispondere con più prontezza del solito: «Va bene, Karis. Dammi solo un momento per...».
L'afferrò per i fianchi con l'intento di sistemarla seduta sul bordo del trono, in modo che le sue povere cosce martoriate non potessero subire ulteriori soprusi, ma Karis interpretò la sua presa come un invito a procedere e si avventò su di lui baciandolo con una foga tale da schiacciarlo contro l'alto schienale del suo scranno.
I suoi denti aguzzi premevano contro le sue labbra mentre lei spalancava le fauci per protendere la lingua nel cavo orale del suo partner, il quale - un po' per il dolore e un po' per la posizione assolutamente sfavorevole - si ritrovò impossibilitato a ribellarsi in qualsivoglia maniera; così si arrese a subire, soggiacendo al calore crescente che stava accendendosi in lui.
Il piacere avrebbe allontanato il dolore almeno per un po' e al Conte tanto bastava, finché non fosse guarito.
Assistendo ad una simile scena ed udendo chiari e forti i mugolii di entrambi, Victor si affrettò a dileguarsi e lasciare al suo signore l'intimità necessaria a consumare il rapporto con la sua compagna.
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Personaggi: Karis (Regina delle Succubi), Ran (Conte degli Abissi), Victor
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Note: Het
«No, non ho bisogno di aiuto Victor» asserì seccamente il Conte degli Abissi, scoccandogli un'occhiata velenosa «Men che meno del tuo. Grosso come sei finiresti per fare solo altri danni» soggiunse senza un briciolo di pietà.
«Milord... siete sicuro di non volere una mano?».
Victor si trovava in difficoltà nel vedere il suo signore appoggiarsi contro il suo stesso trono rifiutandosi di sedervisi, rimanendo ostinatamente in piedi quando era palese che pure stando in quella posizione soffriva in maniera profonda.
«No, non ho bisogno di aiuto Victor» asserì seccamente il Conte degli Abissi, scoccandogli un'occhiata velenosa «Men che meno del tuo. Grosso come sei finiresti per fare solo altri danni» soggiunse senza un briciolo di pietà.
Victor tentennò leggermente, colpito dalle sue parole: era di grossa stazza, era vero, tuttavia riusciva ad essere anche delicato all'occorrenza; ciononostante, decise di non far valere la sua opinione, onde evitare che il suo volersi difendere fosse scambiato per un segno di palese insubordinazione.
Osservò le gambe del suo lord: la sua pelle grigio scuro riportava chiaramente i segni delle arcate dentali della sua amante, che a quanto sembrava era una vera feticista del dolore fisico, specialmente dei morsi.
Ran parve intuire cosa aveva attirato la sua attenzione, perché si affrettò a dire: «Victor vattene, voglio rimanere solo».
«Come desidera, milord» disse l'altro, prostrandosi in un lieve inchino prima di andarsene.
Solo una volta che Victor si fu allontanato ed ebbe richiuso la porta alle sue spalle il Conte degli Abissi si produsse in una smorfia di vivo dolore. Lentamente si sedette su un duro bracciolo del suo trono e si lasciò scivolare tra al suo solito posto. Mantenne le gambe appoggiate in maniera tale che i piedi pendessero nel vuoto, dato che quella era l'unica posizione in cui le gambe non gli facevano male. Sotto le cosce la sua nuova fiamma - la Regina delle Succubi Karis - non aveva ancora lasciato alcun segno della passione violenta che la travolgeva ogni volta che facevano l'amore. Era il suo modo di segnare cosa fosse di sua proprietà e lui non aveva la forza per opporsi a lei, specialmente nell'atto amoroso: era troppo preso da cose ben diverse che lo stare attento a dove la sua dolce metà posasse i suoi bei dentini aguzzi.
Avrebbe avuto bisogno di una qualche medicazione, ma il suo oscuro orgoglio gli impediva di abbassarsi a chiedere l'aiuto di qualche suo subordinato, per quanto ben intenzionato potesse essere, proprio come Victor. Avrebbe sofferto fintantoché i segni dei morsi non si fossero rimarginati da soli.
Era il Conte degli Abissi, il capo dei demoni, e non poteva farsi mettere in ginocchio da cose banali come qualche innocuo morso.
Forse se avesse dormito qualche ora il dolore si sarebbe smorzato un po'. Era speranzoso in questa cosa, anche perché non aveva altro cui appellarsi.
Udì l'eco della porta della sua sala che cigolava nell'atto di aprirsi e subito si portò seduto nella posizione consueta, reprimendo un verso di dolore che gli risalì la gola nell'atto stesso dello spostare le gambe.
Victor ricomparve sulla soglia, stavolta con un atteggiamento un po' ritroso.
«Che cosa c'è? Non ti ho chiamato» disse, sollevando il mento con fare altero e autoritario. Era contrariato dalla sua intrusione, poco ma sicuro.
Victor parve esitare leggermente; infine si decise ad annunciare: «Milord, c'è una visita per lei».
«Ran!».
Il Conte degli Abissi sgranò gli occhi nell'udire quella voce femminile ben conosciuta. Dalla sua espressione sembrava combattuto tra la sorpresa ed un principio di panico.
Da dietro l'enorme stazza di Victor si fece avanti una piccola figura femminile che si mise bene in mostra prima di spiccare un salto e volare dritta verso il trono di Ran.
«Karis...» esclamò lui, senza fare niente per impedirle di avvicinarsi: Era stato colto così alla sprovvista dal suo arrivo lì che non riusciva a formulare nessun pensiero coerente.
La Regina delle Succubi gli si lasciò cadere sulle gambe, provocando nel poveretto un fremito di puro dolore che tentò invano di sopprimere, al contrario delle lacrime, che riuscì a ricacciare indietro. Un demone vero non piangeva per il dolore. Sopportava in silenzio.
Aveva le pupille bianche e la carnagione chiara, segno che era nella sua forma di succube vera e propria e Ran non sapeva se fosse una cosa positiva o negativa. L'altra sua forma, quella puramente demoniaca, era molto più incline alla violenza e si comportava in modo decisamente più selvaggio.
«Mi sei mancato, sai? Stare da sola non è divertente...» si lamentò Karis, gettandogli le braccia al collo e stringendosi al suo corpo, il seno prorompente premuto forte contro il suo torace come un tacito invito a fare l'amore: in forma di succube però era più incline a dare ascolto ai suoi istinti sessuali, che parevano non avere mai un limite di soddisfazione.
«Sarei venuto a trovarti presto, lo sai...» tentò di difendersi Ran, preferendo tenere per sé il "non appena le mie gambe si fossero riprese" che gli era venuto spontaneo dire come prosecuzione del discorso. Sarebbe stato morso a morte se avesse fatto un commento del genere, ne era certo: Karis era parecchio suscettibile.
«Ti prego, facciamo l'amore Ran...» lo supplicò strusciandosi contro di lui, muovendosi sulle sue cosce, invogliandolo a rispondere con più prontezza del solito: «Va bene, Karis. Dammi solo un momento per...».
L'afferrò per i fianchi con l'intento di sistemarla seduta sul bordo del trono, in modo che le sue povere cosce martoriate non potessero subire ulteriori soprusi, ma Karis interpretò la sua presa come un invito a procedere e si avventò su di lui baciandolo con una foga tale da schiacciarlo contro l'alto schienale del suo scranno.
I suoi denti aguzzi premevano contro le sue labbra mentre lei spalancava le fauci per protendere la lingua nel cavo orale del suo partner, il quale - un po' per il dolore e un po' per la posizione assolutamente sfavorevole - si ritrovò impossibilitato a ribellarsi in qualsivoglia maniera; così si arrese a subire, soggiacendo al calore crescente che stava accendendosi in lui.
Il piacere avrebbe allontanato il dolore almeno per un po' e al Conte tanto bastava, finché non fosse guarito.
Assistendo ad una simile scena ed udendo chiari e forti i mugolii di entrambi, Victor si affrettò a dileguarsi e lasciare al suo signore l'intimità necessaria a consumare il rapporto con la sua compagna.