Giocattoli pericolosi
Mar. 16th, 2014 11:32 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Giocattoli pericolosi
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Alice Liddell!Nero, Regina di Cuori!Dante
Wordcount: 2094 (
fiumidiparole)
Prompt: Setting Fantasy / #10 - Spada @
diecielode + Obbedienza & Una storia nella quale l'ultima parola sia "chissà" per il Limitaprompt @
piscinadiprompt
Note: Age difference, Alice Madness Returns!AU, Crossdressing, Lemon, Weapon!kink, Yaoi
«Che ci fai con Lucifer?» scattò subito Dante, avanzando nella sua camera diretto verso il letto.
«Ah, è così che si chiama questo coso allora...» asserì tranquillo l'ospite, accarezzando un occhio color rubino dell'arma «Lucifer...» ripeté lentamente, assaporando il nome.
Nero sedeva sul copriletto nella stanza della Regina di Cuori, una mano posata in grembo sulla gonna nera e rossa del suo abitino e l'altra sollevata ad accarezzare l'arma che gli stava appollaiata sulla spalla, emanando un'aura nera che faceva intuire quanto quell'oggetto fosse pericoloso.
Nero era incuriosito da esso: non aveva mai visto niente del genere in tutto il Paese delle Meraviglie - e di cose strane e pericolose ne aveva viste veramente tante. Era una persona curiosa per natura e quando - entrando nella stanza in cerca del proprietario - aveva trovato quel giocattolo posato sul letto non aveva saputo resistere e l'aveva indossato.
«Oh, finalmente sei arrivato. Mi chiedevo dove fossi sparito» esclamò il ragazzo rivolto all'uomo in abito regale e femminile che era comparso sulla porta e che sembrava stupefatto di trovarlo lì dentro.
«Che ci fai con Lucifer?» scattò subito Dante, avanzando nella sua camera diretto verso il letto.
«Ah, è così che si chiama questo coso allora...» asserì tranquillo l'ospite, accarezzando un occhio color rubino dell'arma «Lucifer...» ripeté lentamente, assaporando il nome.
Da uno dei due bracci estrasse lentamente una lunga spada che emanava un'aura rossa.
«Mentre non c'eri ho preso confidenza con Lucifer, sai?» asserì, un sorrisetto provocatorio ad increspargli le labbra.
«Non lo sai che le cose altrui non si toccano?» lo interrogò Dante «Rimettilo dove l'hai preso».
«Oh, io ho un'idea migliore» controbatté l'altro, girando e rigirando la spada nella mano.
Si alzò in piedi ed aggirò il letto, andando a posizionarsi dirimpetto alla Regina di Cuori. Protese il collo e baciò Dante mentre la mano libera si posava dietro la sua nuca, attirandolo verso il basso.
«Perché non proviamo a vedere quanto resisti con un paio di queste nel culo...?» propose nello staccarsi dalle sue labbra, sfiorandogliele con le proprie mentre parlava, in una sfacciata provocazione.
A Sua Maestà piaceva da impazzire quando faceva la parte del seduttore, anche se in genere era lui il dominatore.
Ogni tanto però cambiare le posizioni era qualcosa che lo stuzzicava al punto da eccitarlo addirittura di più del sentire Nero agitarsi sotto il suo corpo mentre si faceva largo nel suo didietro senza la minima delicatezza.
Spesso facevano sesso rudemente e piaceva ad entrambi.
Dante scostò il viso per poterlo guardare meglio in faccia ed un sorriso compiaciuto e malizioso gli incurvò le labbra.
«Cos'è, mi stai sottovalutando, ragazzo?» lo redarguì «Io sono la Regina di Cuori».
«Non hai resistito molto quando ho cominciato a devastarti il castello pezzo dopo pezzo, sbaglio?».
Per arrivare da lui alla loro non proprio felice ricongiunzione - dopo aver sistemato quel dannatissimo Boia - aveva cominciato a spappolare - sfruttando le sue abnormi dimensioni - i vari cuori palpitanti disseminati entro il perimetro del castello. Certe volte Nero ricordava ancora le acute strida di dolore del più grande mentre adempiva a quel compito.
Normalmente dopo una aperta presa per i fondelli di quel tipo, il malcapitato artefice sarebbe finito decapitato senza avere il tempo neanche di mettersi a implorare pietà; tuttavia, Nero era nelle condizioni privilegiate di poterselo permettere senza subire ripercussioni tanto gravi.
«Soddisfiamo la tua curiosità allora, ragazzo» cedette Dante, arretrando di un paio di passi per avere lo spazio libero necessario a portarsi sulla schiena le mani ed aprire i ganci che tenevano ben chiuso il suo ingombrante abito di regina.
L'operazione - che pareva dovesse richiedere del tempo - fu invece portata a termine nel giro di pochissimo e Dante ristette completamente nudo di fronte al suo amante. La sua obbedienza risultò piuttosto strana agli occhi di Nero, abituato com'era a vederlo imporsi a destra e a manca per ogni inezia. Invece rimaneva immobile, in attesa dell'attuazione delle volontà del suo partner.
Quest'ultimo si riempì gli occhi della vista del suo corpo mascolino e perfetto. Le spalle larghe davano alla sua figura un che di intimidatorio e i suoi muscoli tonici attiravano il suo interesse come poche altre cose al mondo. La sua virilità si mostrava ai suoi occhi in tutta la sua nuda bellezza, invitandolo a farsi avanti.
L'esplorazione di quel corpo invidiabile era ogni volta un piacere per le mani del ragazzo, il quale non si fece attendere oltre.
Protese una mano ad afferrare il polso del più grande e lo attirò contro di sé, accarezzandogli la schiena con la punta delle dita guantate di nero. Dante - pur offrendosi per l'esperimento propostogli dall'altro - aveva intenzione anche di trarre il maggior godimento possibile da quel rapporto.
«Io mi sono spogliato...» disse con un sussurro rauco, reprimendo a malapena l'impulso di dirigere i giochi «Ora tocca a te, non credi?» soggiunse, portando entrambe le mani al fiocco sulla schiena del ragazzo.
Questo lo lasciò fare, constatando con piacere quanto impegno ci stesse mettendo per non strappargli i vestiti di dosso come era invece solito fare nell'impeto della passione. Tolse Lucifer e gli sfilò l'abito, poi fu la volta degli altri accessori. Nero si riposizionò Lucifer sulla spalla prima di allontanarsi e andare a sedersi in quella che reputava essere una posizione sufficientemente sexy da far eccitare il suo partner fino a farlo impazzire. Una volta sedutosi, si afferrò con i denti la punta di un guanto ed iniziò a tirarlo lentamente, sfilandoselo dal braccio senza staccare gli occhi da Dante.
Subito notò che sembrava soffrire stando lì a guardarlo senza fare niente.
Il suo pene iniziò ad irrigidirsi a quello spettacolo e resistere al desiderio di saltargli addosso divenne una tortura vera e propria.
Nero si tolse con insopportabile lentezza i guanti, per poi passare agli stivali ed infine alle calze, al di sotto delle quali portava un paio di aderenti boxer bianchi che vennero rimossi assieme alle calze.
Una volta completamente nudo, Dante si fece avanti e gli montò a calcioni sulle gambe, sovrastandolo con la sua stazza non indifferente.
«Sei un bocconcino troppo invitante ragazzo» asserì in un bisbiglio roco, prima che si avventasse sulla sua bocca con la foga di chi non fa l'amore da tempo.
Nero gli accarezzò le cosce, spingendosi fino ad arrivare al suo fondoschiena.
Afferrò con presa salda le sue natiche sode e le tenne ben salde mentre se lo spingeva contro il petto facendo sì che i loro peni sfregassero tra loro.
Alla Regina di Cuori piacque immensamente quel tipo di trattamento; difatti cominciò a dimenarsi con più enfasi.
«Entra con quelle dita» sussurrò sulle labbra del più giovane.
«Non sei ancora lubrificato» replicò l'altro.
«Se il problema è questo...» disse Sua Maestà, portando una mano dietro la propria schiena. Prese una mano del suo amante e se la portò alla bocca, infilandosi indice e medio in bocca, leccandoli abbondantemente, tanto che quando si sfilò le falangi dal cavo orale rimase un filo denso di saliva ad unirle alle sue labbra.
«Certe volte sai essere veramente disgustoso...» commentò in tono di finta offesa, riportando la mano al posto che occupava poco prima.
«E allora? Che hai intenzione di farmi...?» volle sapere Dante, posando la propria fronte contro quella dell'altro.
«Punirti» replicò banalmente Nero, sogghignando mentre gli inseriva le falangi umide nel posteriore, affondando meglio che poteva nella sua attuale posizione.
Dante irrigidì leggermente la schiena e lanciò un gemito di piacere mentre le dita di Nero affondavano, uscivano e si muovevano ad un ritmo lento, il tutto con il preciso scopo di preparare abbastanza la sua muscolatura all'oggetto piuttosto grosso e duro che avrebbe inserito di lì a poco.
«Oh, ragazzo... vai così...» esalò con voce arrochita dal piacere, sollevando gli occhi al cielo e calando a mezz'asta le palpebre in un'espressione di chiara estasi.
Nero non si fece ripetere l'esortazione due volte ed affondò quanto più poté, regalando momenti di puro piacere a Sua Maestà, che continuò a gemere piano nella sua bocca, che non abbandonava neanche per il tempo necessario a riprendere fiato in maniera adeguata.
Dopo alcuni minuti il più giovane decise che era l'ora di fare quello che si era prefisso.
Spostò Dante sul letto, mettendolo sdraiato prono sul materasso, ma lui si ribellò e sollevò carponi appoggiandosi con entrambe le mani alla testata del letto.
«Forza, fallo...» lo esortò passandosi la lingua sulle labbra.
Il più giovane non si fece pregare e sfilò da uno dei due bracci di Lucifer una spada identica in tutto e per tutto a quella che aveva estratto poco prima e che adesso giaceva lontano da lui.
Se la rigirò in mano per un po', poi si decise ad infilarne la punta nello sfintere anale del suo amante, che sobbalzò leggermente al contatto col freddo metallo.
«Ohw!» sospirò quest'ultimo mentre l'altro ne sfilava un'altra dall'arma sulla sua spalla e la affiancava alla gemella, cercando di inserirla all'interno del fondoschiena della Regina di Cuori.
Riuscì ad infilarcela, però era evidente che più di due assieme non ne avrebbe tollerate: già con quelle era faticoso muoverle avanti e indietro, anche se Nero non si peritò minimamente a forzare la mano pur di raggiungere l'obiettivo.
Dante stringeva talmente forte la presa sulla testata da avere le nocche sbiancate e ansimava così forte che sembrava sul punto di morire. Ogni suono che emetteva trasudava un piacere profondo e vibrante che toccava le corde più profonde dell'animo di Nero, invogliandolo a procedere.
L'uomo provava un acuto dolore ogni volta che il giovane affondava bene le due spade; tuttavia, ad esso si accompagnava un piacere vivo e forte che compensava in larga parte la sofferenza dovuta all'ingombrante intrusione.
Con presa tremante si afferrò l'erezione e cominciò a masturbarsi con una certa enfasi.
«Fermo...».
Nero gli sussurrò l'ordine a voce abbastanza forte da essere udita e lui obbedì.
«Vuoi torturarmi ancora senza darmi niente, ragazzo...?» chiese quest'ultimo, leccando un rivoletto di saliva che gli stava scendendo lungo il mento.
Nero lasciò la presa su ambo le spade e si spostò, sdraiandosi sotto l'altro a gambe ben divaricate, l'erezione sollevata e rivolta leggermente verso il suo ombelico. Non ce la faceva più a rimanere così com'era senza avere la possibilità di masturbarsi. A quel punto era meglio partecipare attivamente alla cosa, anche se si prospettava un amplesso piuttosto articolato da portare avanti.
«Non sei pronto» gli fece presente Dante, guardando le sue guance arrossate e le palpebre leggermente abbassate.
«Non m'importa, entra» dichiarò il più giovane.
Sua Maestà lo prese in parola e non si fece alcun problema a penetrarlo, spingendosi in lui con foga tale da farlo gemere.
Con entrambe le gambe Nero cinse il busto dell'altro, sollevandosi dal copriletto e rimanendo attaccato al suo corpo. Mentre Dante si spingeva con movimenti rapidi ma precisi nel corpo del partner, con una mano continuava a muovere le spade nel suo fondoschiena, obbedendo agli stimoli piacevoli che gli pervenivano dai muscoli anulari del suo sfintere.
Nero si morse le labbra nel tentativo di reprimere gemiti che sarebbero stati eccessivamente simili a grida di estasi e dolore per la mancanza di attenzioni alla sua erezione, schiacciata tra i loro corpi bollenti.
Continuarono con quel ritmo per diversi minuti, riempiendo il silenzio della stanza con lo sbattere umido dei loro corpi.
Il primo a venire fu - per ovvie ragioni - Dante, che eiaculò nel fondoschiena di Nero in maniera decisamente copiosa, tanto che una parte del liquido fuoriuscì dall'orifizio e gocciolò sul copriletto sottostante.
Improvvisamente esausto e soddisfatto, l'uomo sospirò e smise di spingere.
«No, cazzo...» protestò Nero, iniziando a dimenarsi con foga: era quasi arrivato all'orgasmo, gli mancava pochissimo. Non poteva smettere di sbatterlo proprio adesso.
«Che hai ragazzo?» chiese Dante col fiato corto, sogghignando nel vedere la sua espressione sofferente ed il suo volto paonazzo. Nei suoi occhi leggeva un bisogno disperato.
«Continua, maledizione» ringhiò con un fil di voce, deglutendo a fatica.
«E perché dovrei?» domandò il più vecchio, protendendo una mano per togliere ambedue le spade dal proprio fondoschiena.
«Perché ci sono qua-ah!».
Nero non ebbe neanche il tempo per formulare l'intera frase, perché l'altro riprese a spingere con veemenza tale che pareva volerlo aprire in due. Tutto ciò che riuscì a fare fu aggrapparsi forte al suo corpo con ambedue le braccia e gridare tutto il suo piacere.
Venne schizzando violentemente il petto di entrambi, dato che la sua erezione era bloccata tra di essi.
Sospirò pesantemente di sollievo, rilassandosi al punto da ricadere sul letto.
Dante si premurò di togliergli il proprio pene dal fondoschiena ed il ragazzo ricadde completamente sul morbido appoggio sottostante.
«Adesso spero che sia soddisfatto sia tu sia la tua curiosità» esclamò la Regina di Cuori, raddrizzando lentamente il busto.
Nero ansimò in silenzio per qualche momento, cercando di calmarsi, gli occhi chiusi e le membra incapaci di compiere un qualsivoglia movimento. Era stato bello e molto più eccitante del normale, forse perché si era eccitato parecchio udendo la voce di Dante mentre godeva.
Riuscì a stirare le labbra in un mezzo sorriso sghembo mentre una luce strana gli accendeva lo sguardo.
«La mia curiosità è soddisfatta...» ammise, roteando gli occhi.
«E per il resto?» indagò ulteriormente Dante.
Lo sguardo di Nero si focalizzò con insistenza sulle due spade posate a poca distanza da loro.
«... chissà».
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Alice Liddell!Nero, Regina di Cuori!Dante
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Note: Age difference, Alice Madness Returns!AU, Crossdressing, Lemon, Weapon!kink, Yaoi
«Che ci fai con Lucifer?» scattò subito Dante, avanzando nella sua camera diretto verso il letto.
«Ah, è così che si chiama questo coso allora...» asserì tranquillo l'ospite, accarezzando un occhio color rubino dell'arma «Lucifer...» ripeté lentamente, assaporando il nome.
Nero sedeva sul copriletto nella stanza della Regina di Cuori, una mano posata in grembo sulla gonna nera e rossa del suo abitino e l'altra sollevata ad accarezzare l'arma che gli stava appollaiata sulla spalla, emanando un'aura nera che faceva intuire quanto quell'oggetto fosse pericoloso.
Nero era incuriosito da esso: non aveva mai visto niente del genere in tutto il Paese delle Meraviglie - e di cose strane e pericolose ne aveva viste veramente tante. Era una persona curiosa per natura e quando - entrando nella stanza in cerca del proprietario - aveva trovato quel giocattolo posato sul letto non aveva saputo resistere e l'aveva indossato.
«Oh, finalmente sei arrivato. Mi chiedevo dove fossi sparito» esclamò il ragazzo rivolto all'uomo in abito regale e femminile che era comparso sulla porta e che sembrava stupefatto di trovarlo lì dentro.
«Che ci fai con Lucifer?» scattò subito Dante, avanzando nella sua camera diretto verso il letto.
«Ah, è così che si chiama questo coso allora...» asserì tranquillo l'ospite, accarezzando un occhio color rubino dell'arma «Lucifer...» ripeté lentamente, assaporando il nome.
Da uno dei due bracci estrasse lentamente una lunga spada che emanava un'aura rossa.
«Mentre non c'eri ho preso confidenza con Lucifer, sai?» asserì, un sorrisetto provocatorio ad increspargli le labbra.
«Non lo sai che le cose altrui non si toccano?» lo interrogò Dante «Rimettilo dove l'hai preso».
«Oh, io ho un'idea migliore» controbatté l'altro, girando e rigirando la spada nella mano.
Si alzò in piedi ed aggirò il letto, andando a posizionarsi dirimpetto alla Regina di Cuori. Protese il collo e baciò Dante mentre la mano libera si posava dietro la sua nuca, attirandolo verso il basso.
«Perché non proviamo a vedere quanto resisti con un paio di queste nel culo...?» propose nello staccarsi dalle sue labbra, sfiorandogliele con le proprie mentre parlava, in una sfacciata provocazione.
A Sua Maestà piaceva da impazzire quando faceva la parte del seduttore, anche se in genere era lui il dominatore.
Ogni tanto però cambiare le posizioni era qualcosa che lo stuzzicava al punto da eccitarlo addirittura di più del sentire Nero agitarsi sotto il suo corpo mentre si faceva largo nel suo didietro senza la minima delicatezza.
Spesso facevano sesso rudemente e piaceva ad entrambi.
Dante scostò il viso per poterlo guardare meglio in faccia ed un sorriso compiaciuto e malizioso gli incurvò le labbra.
«Cos'è, mi stai sottovalutando, ragazzo?» lo redarguì «Io sono la Regina di Cuori».
«Non hai resistito molto quando ho cominciato a devastarti il castello pezzo dopo pezzo, sbaglio?».
Per arrivare da lui alla loro non proprio felice ricongiunzione - dopo aver sistemato quel dannatissimo Boia - aveva cominciato a spappolare - sfruttando le sue abnormi dimensioni - i vari cuori palpitanti disseminati entro il perimetro del castello. Certe volte Nero ricordava ancora le acute strida di dolore del più grande mentre adempiva a quel compito.
Normalmente dopo una aperta presa per i fondelli di quel tipo, il malcapitato artefice sarebbe finito decapitato senza avere il tempo neanche di mettersi a implorare pietà; tuttavia, Nero era nelle condizioni privilegiate di poterselo permettere senza subire ripercussioni tanto gravi.
«Soddisfiamo la tua curiosità allora, ragazzo» cedette Dante, arretrando di un paio di passi per avere lo spazio libero necessario a portarsi sulla schiena le mani ed aprire i ganci che tenevano ben chiuso il suo ingombrante abito di regina.
L'operazione - che pareva dovesse richiedere del tempo - fu invece portata a termine nel giro di pochissimo e Dante ristette completamente nudo di fronte al suo amante. La sua obbedienza risultò piuttosto strana agli occhi di Nero, abituato com'era a vederlo imporsi a destra e a manca per ogni inezia. Invece rimaneva immobile, in attesa dell'attuazione delle volontà del suo partner.
Quest'ultimo si riempì gli occhi della vista del suo corpo mascolino e perfetto. Le spalle larghe davano alla sua figura un che di intimidatorio e i suoi muscoli tonici attiravano il suo interesse come poche altre cose al mondo. La sua virilità si mostrava ai suoi occhi in tutta la sua nuda bellezza, invitandolo a farsi avanti.
L'esplorazione di quel corpo invidiabile era ogni volta un piacere per le mani del ragazzo, il quale non si fece attendere oltre.
Protese una mano ad afferrare il polso del più grande e lo attirò contro di sé, accarezzandogli la schiena con la punta delle dita guantate di nero. Dante - pur offrendosi per l'esperimento propostogli dall'altro - aveva intenzione anche di trarre il maggior godimento possibile da quel rapporto.
«Io mi sono spogliato...» disse con un sussurro rauco, reprimendo a malapena l'impulso di dirigere i giochi «Ora tocca a te, non credi?» soggiunse, portando entrambe le mani al fiocco sulla schiena del ragazzo.
Questo lo lasciò fare, constatando con piacere quanto impegno ci stesse mettendo per non strappargli i vestiti di dosso come era invece solito fare nell'impeto della passione. Tolse Lucifer e gli sfilò l'abito, poi fu la volta degli altri accessori. Nero si riposizionò Lucifer sulla spalla prima di allontanarsi e andare a sedersi in quella che reputava essere una posizione sufficientemente sexy da far eccitare il suo partner fino a farlo impazzire. Una volta sedutosi, si afferrò con i denti la punta di un guanto ed iniziò a tirarlo lentamente, sfilandoselo dal braccio senza staccare gli occhi da Dante.
Subito notò che sembrava soffrire stando lì a guardarlo senza fare niente.
Il suo pene iniziò ad irrigidirsi a quello spettacolo e resistere al desiderio di saltargli addosso divenne una tortura vera e propria.
Nero si tolse con insopportabile lentezza i guanti, per poi passare agli stivali ed infine alle calze, al di sotto delle quali portava un paio di aderenti boxer bianchi che vennero rimossi assieme alle calze.
Una volta completamente nudo, Dante si fece avanti e gli montò a calcioni sulle gambe, sovrastandolo con la sua stazza non indifferente.
«Sei un bocconcino troppo invitante ragazzo» asserì in un bisbiglio roco, prima che si avventasse sulla sua bocca con la foga di chi non fa l'amore da tempo.
Nero gli accarezzò le cosce, spingendosi fino ad arrivare al suo fondoschiena.
Afferrò con presa salda le sue natiche sode e le tenne ben salde mentre se lo spingeva contro il petto facendo sì che i loro peni sfregassero tra loro.
Alla Regina di Cuori piacque immensamente quel tipo di trattamento; difatti cominciò a dimenarsi con più enfasi.
«Entra con quelle dita» sussurrò sulle labbra del più giovane.
«Non sei ancora lubrificato» replicò l'altro.
«Se il problema è questo...» disse Sua Maestà, portando una mano dietro la propria schiena. Prese una mano del suo amante e se la portò alla bocca, infilandosi indice e medio in bocca, leccandoli abbondantemente, tanto che quando si sfilò le falangi dal cavo orale rimase un filo denso di saliva ad unirle alle sue labbra.
«Certe volte sai essere veramente disgustoso...» commentò in tono di finta offesa, riportando la mano al posto che occupava poco prima.
«E allora? Che hai intenzione di farmi...?» volle sapere Dante, posando la propria fronte contro quella dell'altro.
«Punirti» replicò banalmente Nero, sogghignando mentre gli inseriva le falangi umide nel posteriore, affondando meglio che poteva nella sua attuale posizione.
Dante irrigidì leggermente la schiena e lanciò un gemito di piacere mentre le dita di Nero affondavano, uscivano e si muovevano ad un ritmo lento, il tutto con il preciso scopo di preparare abbastanza la sua muscolatura all'oggetto piuttosto grosso e duro che avrebbe inserito di lì a poco.
«Oh, ragazzo... vai così...» esalò con voce arrochita dal piacere, sollevando gli occhi al cielo e calando a mezz'asta le palpebre in un'espressione di chiara estasi.
Nero non si fece ripetere l'esortazione due volte ed affondò quanto più poté, regalando momenti di puro piacere a Sua Maestà, che continuò a gemere piano nella sua bocca, che non abbandonava neanche per il tempo necessario a riprendere fiato in maniera adeguata.
Dopo alcuni minuti il più giovane decise che era l'ora di fare quello che si era prefisso.
Spostò Dante sul letto, mettendolo sdraiato prono sul materasso, ma lui si ribellò e sollevò carponi appoggiandosi con entrambe le mani alla testata del letto.
«Forza, fallo...» lo esortò passandosi la lingua sulle labbra.
Il più giovane non si fece pregare e sfilò da uno dei due bracci di Lucifer una spada identica in tutto e per tutto a quella che aveva estratto poco prima e che adesso giaceva lontano da lui.
Se la rigirò in mano per un po', poi si decise ad infilarne la punta nello sfintere anale del suo amante, che sobbalzò leggermente al contatto col freddo metallo.
«Ohw!» sospirò quest'ultimo mentre l'altro ne sfilava un'altra dall'arma sulla sua spalla e la affiancava alla gemella, cercando di inserirla all'interno del fondoschiena della Regina di Cuori.
Riuscì ad infilarcela, però era evidente che più di due assieme non ne avrebbe tollerate: già con quelle era faticoso muoverle avanti e indietro, anche se Nero non si peritò minimamente a forzare la mano pur di raggiungere l'obiettivo.
Dante stringeva talmente forte la presa sulla testata da avere le nocche sbiancate e ansimava così forte che sembrava sul punto di morire. Ogni suono che emetteva trasudava un piacere profondo e vibrante che toccava le corde più profonde dell'animo di Nero, invogliandolo a procedere.
L'uomo provava un acuto dolore ogni volta che il giovane affondava bene le due spade; tuttavia, ad esso si accompagnava un piacere vivo e forte che compensava in larga parte la sofferenza dovuta all'ingombrante intrusione.
Con presa tremante si afferrò l'erezione e cominciò a masturbarsi con una certa enfasi.
«Fermo...».
Nero gli sussurrò l'ordine a voce abbastanza forte da essere udita e lui obbedì.
«Vuoi torturarmi ancora senza darmi niente, ragazzo...?» chiese quest'ultimo, leccando un rivoletto di saliva che gli stava scendendo lungo il mento.
Nero lasciò la presa su ambo le spade e si spostò, sdraiandosi sotto l'altro a gambe ben divaricate, l'erezione sollevata e rivolta leggermente verso il suo ombelico. Non ce la faceva più a rimanere così com'era senza avere la possibilità di masturbarsi. A quel punto era meglio partecipare attivamente alla cosa, anche se si prospettava un amplesso piuttosto articolato da portare avanti.
«Non sei pronto» gli fece presente Dante, guardando le sue guance arrossate e le palpebre leggermente abbassate.
«Non m'importa, entra» dichiarò il più giovane.
Sua Maestà lo prese in parola e non si fece alcun problema a penetrarlo, spingendosi in lui con foga tale da farlo gemere.
Con entrambe le gambe Nero cinse il busto dell'altro, sollevandosi dal copriletto e rimanendo attaccato al suo corpo. Mentre Dante si spingeva con movimenti rapidi ma precisi nel corpo del partner, con una mano continuava a muovere le spade nel suo fondoschiena, obbedendo agli stimoli piacevoli che gli pervenivano dai muscoli anulari del suo sfintere.
Nero si morse le labbra nel tentativo di reprimere gemiti che sarebbero stati eccessivamente simili a grida di estasi e dolore per la mancanza di attenzioni alla sua erezione, schiacciata tra i loro corpi bollenti.
Continuarono con quel ritmo per diversi minuti, riempiendo il silenzio della stanza con lo sbattere umido dei loro corpi.
Il primo a venire fu - per ovvie ragioni - Dante, che eiaculò nel fondoschiena di Nero in maniera decisamente copiosa, tanto che una parte del liquido fuoriuscì dall'orifizio e gocciolò sul copriletto sottostante.
Improvvisamente esausto e soddisfatto, l'uomo sospirò e smise di spingere.
«No, cazzo...» protestò Nero, iniziando a dimenarsi con foga: era quasi arrivato all'orgasmo, gli mancava pochissimo. Non poteva smettere di sbatterlo proprio adesso.
«Che hai ragazzo?» chiese Dante col fiato corto, sogghignando nel vedere la sua espressione sofferente ed il suo volto paonazzo. Nei suoi occhi leggeva un bisogno disperato.
«Continua, maledizione» ringhiò con un fil di voce, deglutendo a fatica.
«E perché dovrei?» domandò il più vecchio, protendendo una mano per togliere ambedue le spade dal proprio fondoschiena.
«Perché ci sono qua-ah!».
Nero non ebbe neanche il tempo per formulare l'intera frase, perché l'altro riprese a spingere con veemenza tale che pareva volerlo aprire in due. Tutto ciò che riuscì a fare fu aggrapparsi forte al suo corpo con ambedue le braccia e gridare tutto il suo piacere.
Venne schizzando violentemente il petto di entrambi, dato che la sua erezione era bloccata tra di essi.
Sospirò pesantemente di sollievo, rilassandosi al punto da ricadere sul letto.
Dante si premurò di togliergli il proprio pene dal fondoschiena ed il ragazzo ricadde completamente sul morbido appoggio sottostante.
«Adesso spero che sia soddisfatto sia tu sia la tua curiosità» esclamò la Regina di Cuori, raddrizzando lentamente il busto.
Nero ansimò in silenzio per qualche momento, cercando di calmarsi, gli occhi chiusi e le membra incapaci di compiere un qualsivoglia movimento. Era stato bello e molto più eccitante del normale, forse perché si era eccitato parecchio udendo la voce di Dante mentre godeva.
Riuscì a stirare le labbra in un mezzo sorriso sghembo mentre una luce strana gli accendeva lo sguardo.
«La mia curiosità è soddisfatta...» ammise, roteando gli occhi.
«E per il resto?» indagò ulteriormente Dante.
Lo sguardo di Nero si focalizzò con insistenza sulle due spade posate a poca distanza da loro.
«... chissà».