Paure insensate
Jun. 25th, 2014 06:59 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Paure insensate
Rating: Arancione
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 2622 (
fiumidiparole)
Prompt: Passato & Hurt/Comfort per LDF's The Pirates @
fiumidiparole
Note: Age difference, H/C, Medical!play, Yaoi
«Ehi, Dante! Guarda un po' che ho trovato nell'armadio di Trish».
Quell'armadio era un vero e proprio santuario per tutto ciò che riguardava abiti succinti e provocanti. Dante una volta era riuscito addirittura a trovarci un body in latex che gli stava talmente stretto da fargli venire un'irritazione tra le gambe per lo sfregamento contro il tessuto.
«Allora? Come stai, ti è passato?».
Nero era appena entrato nella Devil May Cry trasportando tra le braccia un sacchetto di plastica contenente qualche lattina di birra, degli snack salati che erano più buoni che salutari e altre piccole cose - d'altro canto loro non erano propriamente umani quindi che senso aveva preoccuparsi per la loro salute? Dante mangiava pizza tutti i giorni a tutte le ore eppure era sanissimo.
Quest'ultimo era sdraiato su un fianco sul divano e se ne stava con le braccia incrociate a fissare il suo ufficio.
All'udire la domanda del ragazzo spostò lo sguardo su di lui mentre lentamente cambiava posizione, passando da sdraiato a seduto; poi - ancora muovendosi piano - si alzò in piedi.
Indossava solo un paio di boxer neri piuttosto aderenti, pertanto quando si stiracchiò allungando verso il soffitto le braccia e flettendo all'indietro la schiena, Nero poté ammirare nel dettaglio come i suoi muscoli addominali si tendessero seguendo il movimento.
Non disse niente, però apprezzò lo spettacolo.
«Molto meglio, ragazzo... anche se mi fa ancora un po' male il culo...» rispose Dante, massaggiandosi la natica destra mentre Nero andava verso la scrivania all'altro capo della stanza rispetto al punto in cui si trovava.
«Non l'ho fatto di proposito, te l'ho già detto» disse spazientito, estraendo le lattine dal sacchetto «È stata colpa tua che ti sei fatto prendere dal panico!».
«Però sei tu che sei andato a frugare nell'armadio di Trish e tra tutti i vestiti che c'erano hai scelto proprio quello!» gli rimproverò Dante, portandosi una mano su un fianco. Con l'altra afferrò al volo la lattina di birra che Nero gli lanciò.
«Be', io non sapevo che tu avessi tanti problemi per cose banali come gli aghi...!» continuò a difendersi il più giovane, ricordando con imbarazzo la serie di eventi che quella stessa mattina avevano poi portato a quella situazione.
Nero era sceso entusiasta dalle scale trasportando una gruccia di metallo alla quale era appesa una mini uniforme da infermiera.
Dante era sdraiato sul divano e sonnecchiava tranquillo con una mano posata sul ventre e l'altra che penzolava inerte dal bordo del divano. Aveva da poco fatto colazione e, poiché era il pasto più importante della giornata, era logico che non si risparmiasse nel mangiare. Inoltre quella notte non aveva dormito molto, essendo più interessato a soddisfare le voglie del suo fidanzatino che a riposare; pertanto non gli erano occorsi che pochi minuti per riaddormentarsi. Nero aveva approfittato della cosa per andare a curiosare nell'armadio di Trish, consapevole del fatto che la donna non sarebbe tornata prima dell'indomani a causa di suoi impegni personali di cui non aveva voluto parlar loro.
«Ehi, Dante! Guarda un po' che ho trovato nell'armadio di Trish».
Quell'armadio era un vero e proprio santuario per tutto ciò che riguardava abiti succinti e provocanti. Dante una volta era riuscito addirittura a trovarci un body in latex che gli stava talmente stretto da fargli venire un'irritazione tra le gambe per lo sfregamento contro il tessuto.
Ad entrambi piaceva giocare con il partner e stuzzicarlo in ogni modo possibile. Erano anche disposti a indossare abiti del tutto indecenti per un uomo, ovviamente finché rimaneva una cosa limitata a loro due e soprattutto lontana dagli occhi di eventuali terzi.
Dante sollevò la testa dal bracciolo aprendo leggermente un occhio per sbirciare nella direzione del ragazzo.
«Cosa...?» bofonchiò con la voce un po' arrochita ed impastata dal sonno, cercando di metterlo bene a fuoco.
Nero stava scendendo entusiasta dalle scale trasportando una gruccia di metallo alla quale era appesa una mini uniforme da infermiera. Agitava il capo d'abbigliamento davanti a sé come se fosse un qualche trofeo di caccia da mettere in mostra come se fosse una cosa di cui vantarsi con tutti.
Quando Dante si rese effettivamente conto di cosa fosse la sua espressione cambiò quasi istantaneamente, passando da sonnolenta ad interessata. Molto interessata.
«Poi sono io quello che cerca le cose particolari...» commentò mettendosi seduto «Ci sono anche gli accessori?».
«Ovviamente, li ho lasciati di sopra».
Il più giovane si produsse in un sorriso colmo di doppi sensi mentre si portava davanti il vestito, fingendo di provarlo. Sollevò anche una gamba cercando di assumere una posa sexy ma femminile.
«Come mi sta?» domandò ammiccando.
Dante emise un fischio di evidente approvazione ed annuì passandosi la lingua sul labbro superiore. Nei suoi occhi non c'era più traccia di sonnolenza bensì una chiara luce di cupidigia. La sua mente stava macchinando pensieri dei più osceni e creando fantasie delle più erotiche su quanto stava per accadere nel prossimo futuro.
«Bene» disse alzandosi in piedi e facendoglisi vicino in un paio di passi «Pure troppo» soggiunse, prendendogli il mento con indice e pollice e sollevandolo verso il suo viso.
Congiunse la sua bocca con quella del ragazzo, il quale per tutta risposta gli leccò le gengive e poi passò più all'interno. Aveva le mani impegnate e quindi non poteva toccare Dante; tuttavia quest'ultimo non aveva questo tipo di problemi e difatti gli accarezzò la schiena, i fianchi, il sedere - soprattutto quello.
Tutto quel contatto fisico lo faceva bruciare di desiderio. In un impeto di passione prese per le natiche il suo compagno e lo sollevò da terra, baciandolo con ancor più foga.
Nero gli passò un braccio dietro la schiena per non cadere e si lasciò trasportare al piano di sopra da Dante, che non perse tempo nel dirigersi verso la loro camera da letto.
Spalancò la porta con un calcio e si sedette sul materasso trattenendo il suo partner sulle sue cosce.
Nero gli puntellò un gomito contro il torace per cercare di allontanarlo.
«Se non mi lasci non posso andare a metterlo!» protestò.
Dante ci pensò su qualche istante; infine lo lasciò andare.
«Okay, va' a metterlo. Sbrigati...!» disse, dando una pacca sulla natica del minore per invitarlo a muoversi «Non vedo l'ora che tu torni, ragazzo...».
Trasudava desiderio da tutti i pori e Nero era in vena di esaudirli.
Uscì dalla stanza mentre Dante si liberava dei boxer lasciandoli in mezzo alla stanza. Si distese sotto le coperte completamente nudo sistemando il cuscino contro la testata del letto per poter stare seduto più comodo.
Attraverso le lenzuola si vedeva il profilo del suo pene duro. Lo prese con la mano destra e cominciò a masturbarsi perché non perdesse turgore mentre aspettava il ritorno del suo partner.
Nero non si fece attendere a lungo e tornò con indosso il vestito da infermiera che gli stava aderente oltre ogni dire.
Dalla scollatura si intravedeva una buona porzione dei pettorali e tra le gambe la minigonna aveva un rigonfiamento dato evidentemente dalla sua erezione. Doveva aver tolto i boxer, perché non si vedeva il margine da sotto la gonna.
In testa portava una tiara e al collo aveva uno stetoscopio.
Aveva rinunciato alle scarpe col tacco e camminava a piedi nudi sul pavimento.
Il ragazzo sorrise provocante all'indirizzo del maggiore mentre si avvicinava ancheggiando al letto mettendo in mostra il suo miglior sorriso provocante.
«Vogliamo fare una visita?» chiese in tono assai eloquente.
«Visitami tutto» esclamò Dante per tutta risposta, togliendosi le coperte di dosso e mostrandosi in tutta la sua nudità.
Il suo pene era già parecchio duro e Nero non vedeva l'ora di poterlo sentire contro la propria pelle, duro e caldo, pronto a penetrarlo.
Si andò a sedere sul suo inguine facendo sì che la mezza erezione di Dante gli s'infilasse sotto la gonna e strusciasse contro il suo scroto e la sua erezione.
L'uomo sospirò di piacere al contatto mentre il più giovane si muoveva sopra di lui. Le sue dita andarono a prendere i capezzoli del partner e a stringerli con forza, tirandoli.
Dante ansimò pesantemente cercando di muovere a propria volta il bacino in maniera da sincronizzarsi coi movimenti di Nero.
Quest'ultimo si chinò a baciare l'altro mentre dalla tasca sul petto dell'uniforme estraeva una piccola siringa.
Dante gli infilò la lingua in bocca, sondandola in ogni angolo senza avvedersi di quel che aveva in mano il suo compagno.
Quest'ultimo portò la siringa verso il suo fondoschiena, accarezzandogli la natica sinistra con la punta dell'ago.
Dante si mosse in maniera brusca e l'ago gli punse leggermente la carne ma con abbastanza forza da fargli avvertire la sua presenza.
«Cos'era?» domandò di scatto l'uomo, ritraendosi un po'.
Nero sollevò la mano destra mostrando l'oggetto.
«È una siringa...» commentò con aria innocente.
Lo sguardo di Dante assunse connotati che non aveva mai visto prima e la sua bocca si storse in una smorfia di terrore.
«Toglila subito!» esclamò quasi urlando, cercando di togliersi da sotto il corpo del ragazzo.
Era nel panico. Nero non l'aveva mai visto in quello stato.
Fece per posare la siringa sul materasso, da una parte - mica poteva scaraventarla dall'altro lato della stanza dato che non era sua - ma Dante nel muoversi in maniera tanto sconclusionata per la paura ci si spostò sopra di peso. Poiché la siringa era ancora nella presa di Nero - e pertanto in parte sollevata - l'ago gli si conficcò nella natica.
Dante cacciò un grido di dolore e spavento e si sollevò in piedi con un unico balzo gettando Nero a gambe all'aria contro il fondo del letto.
«Dante!» urlò il ragazzo cercando di rimettersi in piedi e farlo ragionare, ma era evidente che non lo stava più ascoltando.
L'uomo fece per correre verso l'uscita della stanza ma incespicò nei boxer che aveva lasciato sul pavimento.
Fece per cadere in avanti ma nell'agitarsi cadde all'indietro.
Sotto lo sguardo attonito di Nero - che non riusciva a credere a cosa gli stesse accadendo sotto il naso - Dante piombò seduto sul pavimento picchiando proprio sulla siringa, che gli affondò di più nella chiappa finché ne ebbe modo e poi si spezzò con uno schiocco netto.
Un silenzio profondo e quasi solenne seguì il rumore e nessuno dei due osò interromperlo.
L'uomo rimase dov'era, mordendosi il labbro inferiore per ricacciare indietro un altro grido che stava lottando per uscire fuori. Sapeva di non aver dato un grande spettacolo di sé e non voleva peggiorare ulteriormente la situazione.
Adesso però oltre ad essere ancora agitato gli faceva anche dannatamente male il sedere. Sentiva quel maledetto ago in profondità nella carne e la cosa non gli piaceva affatto.
«Dante?» domandò Nero, scendendo dal letto ed accostandoglisi «Ehi, tutto bene?».
«L'ago...» disse l'altro per contro a bassa voce.
«Cosa?!» fece Nero, non avendo capito niente di quel che aveva appena detto.
«L'ago, accidenti! Mi si è piantato nel culo l'ago!» ringhiò il più grande «Ahio, che male...!».
Nero rimase alquanto spiazzato dall'affermazione: «Nel...? Ma non ti aveva punto?».
«È conficcato nella chiappa-ah!» gemette Dante, massaggiandosi la natica in questione.
«Ah!» replicò Nero come se avesse capito solo ora «Be' alzati che te lo tolgo...».
Dante lentamente si mosse, alzandosi in piedi trattenendo altri lamenti. Faceva un male tremendo muoversi con quell'affare infilato nella carne.
Nero lo spinse sdraiato di traverso sul letto, cogliendolo di sorpresa.
«Cosa stai...?»
«Sta' fermo adesso che ti tolgo quell'affare dal culo» minacciò Nero mentre si chinava sul suo fondoschiena.
L'ago era entrato bene dentro ed il fatto che la siringa si fosse spezzata non aiutava affatto dato che non aveva niente su cui fare leva per estrarre il corpo estraneo.
Decise di optare per il cosiddetto "piano B": usare il Devil Bringer. Le dita del suo arto demoniaco erano talmente acuminate alle estremità che si prestavano benissimo ad essere utilizzate a mo' di pinzette.
«Ma guarda cosa mi tocca fare...» sospirò tra sé il ragazzo mentre si apprestava ad eseguire l'operazione.
«Ragazzo fai pia-ah!-no...» asserì Dante ma non fece in tempo a finire di parlare che il suo compagno già si era messo all'opera, incurante di quanto dolore gli provocasse.
Dante cercò di agitarsi ma Nero lo bloccò con il proprio corpo schiacciandolo contro il materasso.
«Smettila di agitarti!» disse.
«Mi stai facendo male!» controbatté il più vecchio.
«Vuoi o no che ti tolga l'ago?! Smettila di frignare come un moccioso!» sbottò Nero. Non sembrava avere molta pazienza al momento.
Dante s'irrigidì e cercò di resistere all'impulso di dimenarsi, lasciando che il suo compagno facesse quel che doveva.
Quest'ultimo riuscì dopo qualche minuto a prendere l'estremità dell'ago ed estrarlo.
Dante emise un sospiro di sollievo e giacque inerte sul letto. Il dolore c'era ancora ma si stava attenuando.
«Ecco fatto» commentò in ultimo il minore, sedendosi di fianco all'altro. Posò l'ago sporco di sangue sul comodino e si voltò a guardare Dante.
«Non dirmi che hai paura delle siringhe» proseguì a parlare, assumendo un tono di voce ed un'espressione di puro scetticismo.
Il cacciatore di demoni strinse i pugni e, senza voltarsi, disse: «Io non te l'ho detto».
Non era una cosa di cui andava fiero ed aveva più volte cercato di fronteggiare quel suo terrore innato, fallendo miseramente ogni volta. Non riusciva a farci niente.
Nero sospirò pesantemente, esasperato.
«Vuoi farmi credere che affronti demoni secolari, ti fai picchiare e ti fai passare a fil di spada senza problemi ma vai nel panico per una siringa?» chiese.
Dante annuì senza aggiungere altro: era già abbastanza imbarazzante che l'avesse scoperto così.
Percepì il materasso flettersi sotto il peso di Nero che si spostava e poi avvertì la sua mano sulla sua schiena accarezzarlo.
«Ehi, vuoi fare il depresso tutto il giorno?» chiese sarcastico «Avanti, adesso ti è passato, no?».
«Mi fa ancora male...» borbottò Dante.
A sorpresa avvertì la lingua di Nero passare sopra la sua natica dolorante ed un caldo piacere diffondersi nel suo corpo, lavando via la paura di poco prima.
Un mugolio gli sfuggì dalle labbra, dando così testimonianza al suo partner del fatto che quello che stava facendo era ampiamente apprezzato. Il più grande chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
Le mani di Nero gli carezzarono i fianchi e la schiena, risalendo verso i capelli e tornando indietro.
Dante stava letteralmente facendo le fusa. Sarebbe rimasto così per sempre ma Nero interruppe il contatto.
«Ah... continua» esclamò.
«Tra poco guarirai comunque» gli fece presente Nero «L'importante è che non ti faccia più male».
«In realtà mi duole ancora un po'...» ammise Dante, sperando così di convincerlo a riprendere da dove aveva interrotto.
Si volse su un fianco e così facendo il più giovane poté avvicinarsi al suo partner e poggiare la propria fronte contro la sua.
«Ehi, adesso non esagerare» esclamò sorridendo «Ce la fai ad alzarti adesso?».
Dante si prese un momento prima di rispondere: «Sì, ora sì».
«Vai di sotto e dormi» gli ordinò senza mezzi termini.
«E tu che fai?» domandò il padrone di casa, inarcando un sopracciglio perplesso.
Non gli piaceva l'idea di essere lasciato da solo in quel momento. Voleva avere ancora attenzioni dal suo ragazzo.
«Io mi cambio ed esco. Devo fare delle commissioni» replicò semplicemente Nero, senza fornire ulteriori spiegazioni.
«Allora... hai fatto le tue commissioni?».
Dal tono di voce sembrava che Dante fosse risentito e a Nero non sfuggì anche se non commentò in alcun modo: le sue commissioni gli avrebbero tirato su il morale di certo.
Dante bevve un sorso di birra e rimase in attesa della sua risposta.
«Sì, ho fatto» rispose l'altro sollevando il mento con espressione soddisfatta.
Prima che il suo interlocutore potesse replicare in qualche modo il minore estrasse dal sacchetto un piccolo barattolo che appoggiò sulla scrivania e spinse verso Dante.
Quest'ultimo osservò sorpreso il contenitore notando che sull'etichetta recava scritto "gelato alla fragola".
Si meravigliò del fatto che fosse uscito per comperarglielo.
«So che ti piace, così... te l'ho preso» spiegò il minore, deviando lo sguardo dal viso dell'altro, un po' a disagio. Gli era occorso tutto il coraggio di cui disponeva per mettere insieme quella frase. Non era un tipo cui piaceva fare il sentimentale, però sperava che in tal modo fosse chiaro quale era il suo vero intento.
Voleva farsi perdonare per la spiacevole situazione vissuta quella mattina.
Dante posò la lattina e prese il barattolo, se lo rigirò tra le mani e poi lo appoggiò di nuovo dove l'aveva preso, allungandosi a prendere il viso del minore e baciandolo.
Nero fu colto alla sprovvista dal gesto ma la cosa non gli dispiacque affatto.
«Grazie, ragazzo» gli sussurrò a fior di labbra il più grande, prima di prendere il suo barattolo e allontanarsi in cerca di un cucchiaio.
Nero rimase lì immobile, paonazzo in volto; infine - probabilmente per sciogliere quel momento di scomodo imbarazzo - si volse verso l'altro ed esclamò: «E la prossima volta avvisa se hai dei problemi con qualcosa, chiaro?!».
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Genere: Commedia, Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
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Prompt: Passato & Hurt/Comfort per LDF's The Pirates @
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Note: Age difference, H/C, Medical!play, Yaoi
«Ehi, Dante! Guarda un po' che ho trovato nell'armadio di Trish».
Quell'armadio era un vero e proprio santuario per tutto ciò che riguardava abiti succinti e provocanti. Dante una volta era riuscito addirittura a trovarci un body in latex che gli stava talmente stretto da fargli venire un'irritazione tra le gambe per lo sfregamento contro il tessuto.
«Allora? Come stai, ti è passato?».
Nero era appena entrato nella Devil May Cry trasportando tra le braccia un sacchetto di plastica contenente qualche lattina di birra, degli snack salati che erano più buoni che salutari e altre piccole cose - d'altro canto loro non erano propriamente umani quindi che senso aveva preoccuparsi per la loro salute? Dante mangiava pizza tutti i giorni a tutte le ore eppure era sanissimo.
Quest'ultimo era sdraiato su un fianco sul divano e se ne stava con le braccia incrociate a fissare il suo ufficio.
All'udire la domanda del ragazzo spostò lo sguardo su di lui mentre lentamente cambiava posizione, passando da sdraiato a seduto; poi - ancora muovendosi piano - si alzò in piedi.
Indossava solo un paio di boxer neri piuttosto aderenti, pertanto quando si stiracchiò allungando verso il soffitto le braccia e flettendo all'indietro la schiena, Nero poté ammirare nel dettaglio come i suoi muscoli addominali si tendessero seguendo il movimento.
Non disse niente, però apprezzò lo spettacolo.
«Molto meglio, ragazzo... anche se mi fa ancora un po' male il culo...» rispose Dante, massaggiandosi la natica destra mentre Nero andava verso la scrivania all'altro capo della stanza rispetto al punto in cui si trovava.
«Non l'ho fatto di proposito, te l'ho già detto» disse spazientito, estraendo le lattine dal sacchetto «È stata colpa tua che ti sei fatto prendere dal panico!».
«Però sei tu che sei andato a frugare nell'armadio di Trish e tra tutti i vestiti che c'erano hai scelto proprio quello!» gli rimproverò Dante, portandosi una mano su un fianco. Con l'altra afferrò al volo la lattina di birra che Nero gli lanciò.
«Be', io non sapevo che tu avessi tanti problemi per cose banali come gli aghi...!» continuò a difendersi il più giovane, ricordando con imbarazzo la serie di eventi che quella stessa mattina avevano poi portato a quella situazione.
Nero era sceso entusiasta dalle scale trasportando una gruccia di metallo alla quale era appesa una mini uniforme da infermiera.
Dante era sdraiato sul divano e sonnecchiava tranquillo con una mano posata sul ventre e l'altra che penzolava inerte dal bordo del divano. Aveva da poco fatto colazione e, poiché era il pasto più importante della giornata, era logico che non si risparmiasse nel mangiare. Inoltre quella notte non aveva dormito molto, essendo più interessato a soddisfare le voglie del suo fidanzatino che a riposare; pertanto non gli erano occorsi che pochi minuti per riaddormentarsi. Nero aveva approfittato della cosa per andare a curiosare nell'armadio di Trish, consapevole del fatto che la donna non sarebbe tornata prima dell'indomani a causa di suoi impegni personali di cui non aveva voluto parlar loro.
«Ehi, Dante! Guarda un po' che ho trovato nell'armadio di Trish».
Quell'armadio era un vero e proprio santuario per tutto ciò che riguardava abiti succinti e provocanti. Dante una volta era riuscito addirittura a trovarci un body in latex che gli stava talmente stretto da fargli venire un'irritazione tra le gambe per lo sfregamento contro il tessuto.
Ad entrambi piaceva giocare con il partner e stuzzicarlo in ogni modo possibile. Erano anche disposti a indossare abiti del tutto indecenti per un uomo, ovviamente finché rimaneva una cosa limitata a loro due e soprattutto lontana dagli occhi di eventuali terzi.
Dante sollevò la testa dal bracciolo aprendo leggermente un occhio per sbirciare nella direzione del ragazzo.
«Cosa...?» bofonchiò con la voce un po' arrochita ed impastata dal sonno, cercando di metterlo bene a fuoco.
Nero stava scendendo entusiasta dalle scale trasportando una gruccia di metallo alla quale era appesa una mini uniforme da infermiera. Agitava il capo d'abbigliamento davanti a sé come se fosse un qualche trofeo di caccia da mettere in mostra come se fosse una cosa di cui vantarsi con tutti.
Quando Dante si rese effettivamente conto di cosa fosse la sua espressione cambiò quasi istantaneamente, passando da sonnolenta ad interessata. Molto interessata.
«Poi sono io quello che cerca le cose particolari...» commentò mettendosi seduto «Ci sono anche gli accessori?».
«Ovviamente, li ho lasciati di sopra».
Il più giovane si produsse in un sorriso colmo di doppi sensi mentre si portava davanti il vestito, fingendo di provarlo. Sollevò anche una gamba cercando di assumere una posa sexy ma femminile.
«Come mi sta?» domandò ammiccando.
Dante emise un fischio di evidente approvazione ed annuì passandosi la lingua sul labbro superiore. Nei suoi occhi non c'era più traccia di sonnolenza bensì una chiara luce di cupidigia. La sua mente stava macchinando pensieri dei più osceni e creando fantasie delle più erotiche su quanto stava per accadere nel prossimo futuro.
«Bene» disse alzandosi in piedi e facendoglisi vicino in un paio di passi «Pure troppo» soggiunse, prendendogli il mento con indice e pollice e sollevandolo verso il suo viso.
Congiunse la sua bocca con quella del ragazzo, il quale per tutta risposta gli leccò le gengive e poi passò più all'interno. Aveva le mani impegnate e quindi non poteva toccare Dante; tuttavia quest'ultimo non aveva questo tipo di problemi e difatti gli accarezzò la schiena, i fianchi, il sedere - soprattutto quello.
Tutto quel contatto fisico lo faceva bruciare di desiderio. In un impeto di passione prese per le natiche il suo compagno e lo sollevò da terra, baciandolo con ancor più foga.
Nero gli passò un braccio dietro la schiena per non cadere e si lasciò trasportare al piano di sopra da Dante, che non perse tempo nel dirigersi verso la loro camera da letto.
Spalancò la porta con un calcio e si sedette sul materasso trattenendo il suo partner sulle sue cosce.
Nero gli puntellò un gomito contro il torace per cercare di allontanarlo.
«Se non mi lasci non posso andare a metterlo!» protestò.
Dante ci pensò su qualche istante; infine lo lasciò andare.
«Okay, va' a metterlo. Sbrigati...!» disse, dando una pacca sulla natica del minore per invitarlo a muoversi «Non vedo l'ora che tu torni, ragazzo...».
Trasudava desiderio da tutti i pori e Nero era in vena di esaudirli.
Uscì dalla stanza mentre Dante si liberava dei boxer lasciandoli in mezzo alla stanza. Si distese sotto le coperte completamente nudo sistemando il cuscino contro la testata del letto per poter stare seduto più comodo.
Attraverso le lenzuola si vedeva il profilo del suo pene duro. Lo prese con la mano destra e cominciò a masturbarsi perché non perdesse turgore mentre aspettava il ritorno del suo partner.
Nero non si fece attendere a lungo e tornò con indosso il vestito da infermiera che gli stava aderente oltre ogni dire.
Dalla scollatura si intravedeva una buona porzione dei pettorali e tra le gambe la minigonna aveva un rigonfiamento dato evidentemente dalla sua erezione. Doveva aver tolto i boxer, perché non si vedeva il margine da sotto la gonna.
In testa portava una tiara e al collo aveva uno stetoscopio.
Aveva rinunciato alle scarpe col tacco e camminava a piedi nudi sul pavimento.
Il ragazzo sorrise provocante all'indirizzo del maggiore mentre si avvicinava ancheggiando al letto mettendo in mostra il suo miglior sorriso provocante.
«Vogliamo fare una visita?» chiese in tono assai eloquente.
«Visitami tutto» esclamò Dante per tutta risposta, togliendosi le coperte di dosso e mostrandosi in tutta la sua nudità.
Il suo pene era già parecchio duro e Nero non vedeva l'ora di poterlo sentire contro la propria pelle, duro e caldo, pronto a penetrarlo.
Si andò a sedere sul suo inguine facendo sì che la mezza erezione di Dante gli s'infilasse sotto la gonna e strusciasse contro il suo scroto e la sua erezione.
L'uomo sospirò di piacere al contatto mentre il più giovane si muoveva sopra di lui. Le sue dita andarono a prendere i capezzoli del partner e a stringerli con forza, tirandoli.
Dante ansimò pesantemente cercando di muovere a propria volta il bacino in maniera da sincronizzarsi coi movimenti di Nero.
Quest'ultimo si chinò a baciare l'altro mentre dalla tasca sul petto dell'uniforme estraeva una piccola siringa.
Dante gli infilò la lingua in bocca, sondandola in ogni angolo senza avvedersi di quel che aveva in mano il suo compagno.
Quest'ultimo portò la siringa verso il suo fondoschiena, accarezzandogli la natica sinistra con la punta dell'ago.
Dante si mosse in maniera brusca e l'ago gli punse leggermente la carne ma con abbastanza forza da fargli avvertire la sua presenza.
«Cos'era?» domandò di scatto l'uomo, ritraendosi un po'.
Nero sollevò la mano destra mostrando l'oggetto.
«È una siringa...» commentò con aria innocente.
Lo sguardo di Dante assunse connotati che non aveva mai visto prima e la sua bocca si storse in una smorfia di terrore.
«Toglila subito!» esclamò quasi urlando, cercando di togliersi da sotto il corpo del ragazzo.
Era nel panico. Nero non l'aveva mai visto in quello stato.
Fece per posare la siringa sul materasso, da una parte - mica poteva scaraventarla dall'altro lato della stanza dato che non era sua - ma Dante nel muoversi in maniera tanto sconclusionata per la paura ci si spostò sopra di peso. Poiché la siringa era ancora nella presa di Nero - e pertanto in parte sollevata - l'ago gli si conficcò nella natica.
Dante cacciò un grido di dolore e spavento e si sollevò in piedi con un unico balzo gettando Nero a gambe all'aria contro il fondo del letto.
«Dante!» urlò il ragazzo cercando di rimettersi in piedi e farlo ragionare, ma era evidente che non lo stava più ascoltando.
L'uomo fece per correre verso l'uscita della stanza ma incespicò nei boxer che aveva lasciato sul pavimento.
Fece per cadere in avanti ma nell'agitarsi cadde all'indietro.
Sotto lo sguardo attonito di Nero - che non riusciva a credere a cosa gli stesse accadendo sotto il naso - Dante piombò seduto sul pavimento picchiando proprio sulla siringa, che gli affondò di più nella chiappa finché ne ebbe modo e poi si spezzò con uno schiocco netto.
Un silenzio profondo e quasi solenne seguì il rumore e nessuno dei due osò interromperlo.
L'uomo rimase dov'era, mordendosi il labbro inferiore per ricacciare indietro un altro grido che stava lottando per uscire fuori. Sapeva di non aver dato un grande spettacolo di sé e non voleva peggiorare ulteriormente la situazione.
Adesso però oltre ad essere ancora agitato gli faceva anche dannatamente male il sedere. Sentiva quel maledetto ago in profondità nella carne e la cosa non gli piaceva affatto.
«Dante?» domandò Nero, scendendo dal letto ed accostandoglisi «Ehi, tutto bene?».
«L'ago...» disse l'altro per contro a bassa voce.
«Cosa?!» fece Nero, non avendo capito niente di quel che aveva appena detto.
«L'ago, accidenti! Mi si è piantato nel culo l'ago!» ringhiò il più grande «Ahio, che male...!».
Nero rimase alquanto spiazzato dall'affermazione: «Nel...? Ma non ti aveva punto?».
«È conficcato nella chiappa-ah!» gemette Dante, massaggiandosi la natica in questione.
«Ah!» replicò Nero come se avesse capito solo ora «Be' alzati che te lo tolgo...».
Dante lentamente si mosse, alzandosi in piedi trattenendo altri lamenti. Faceva un male tremendo muoversi con quell'affare infilato nella carne.
Nero lo spinse sdraiato di traverso sul letto, cogliendolo di sorpresa.
«Cosa stai...?»
«Sta' fermo adesso che ti tolgo quell'affare dal culo» minacciò Nero mentre si chinava sul suo fondoschiena.
L'ago era entrato bene dentro ed il fatto che la siringa si fosse spezzata non aiutava affatto dato che non aveva niente su cui fare leva per estrarre il corpo estraneo.
Decise di optare per il cosiddetto "piano B": usare il Devil Bringer. Le dita del suo arto demoniaco erano talmente acuminate alle estremità che si prestavano benissimo ad essere utilizzate a mo' di pinzette.
«Ma guarda cosa mi tocca fare...» sospirò tra sé il ragazzo mentre si apprestava ad eseguire l'operazione.
«Ragazzo fai pia-ah!-no...» asserì Dante ma non fece in tempo a finire di parlare che il suo compagno già si era messo all'opera, incurante di quanto dolore gli provocasse.
Dante cercò di agitarsi ma Nero lo bloccò con il proprio corpo schiacciandolo contro il materasso.
«Smettila di agitarti!» disse.
«Mi stai facendo male!» controbatté il più vecchio.
«Vuoi o no che ti tolga l'ago?! Smettila di frignare come un moccioso!» sbottò Nero. Non sembrava avere molta pazienza al momento.
Dante s'irrigidì e cercò di resistere all'impulso di dimenarsi, lasciando che il suo compagno facesse quel che doveva.
Quest'ultimo riuscì dopo qualche minuto a prendere l'estremità dell'ago ed estrarlo.
Dante emise un sospiro di sollievo e giacque inerte sul letto. Il dolore c'era ancora ma si stava attenuando.
«Ecco fatto» commentò in ultimo il minore, sedendosi di fianco all'altro. Posò l'ago sporco di sangue sul comodino e si voltò a guardare Dante.
«Non dirmi che hai paura delle siringhe» proseguì a parlare, assumendo un tono di voce ed un'espressione di puro scetticismo.
Il cacciatore di demoni strinse i pugni e, senza voltarsi, disse: «Io non te l'ho detto».
Non era una cosa di cui andava fiero ed aveva più volte cercato di fronteggiare quel suo terrore innato, fallendo miseramente ogni volta. Non riusciva a farci niente.
Nero sospirò pesantemente, esasperato.
«Vuoi farmi credere che affronti demoni secolari, ti fai picchiare e ti fai passare a fil di spada senza problemi ma vai nel panico per una siringa?» chiese.
Dante annuì senza aggiungere altro: era già abbastanza imbarazzante che l'avesse scoperto così.
Percepì il materasso flettersi sotto il peso di Nero che si spostava e poi avvertì la sua mano sulla sua schiena accarezzarlo.
«Ehi, vuoi fare il depresso tutto il giorno?» chiese sarcastico «Avanti, adesso ti è passato, no?».
«Mi fa ancora male...» borbottò Dante.
A sorpresa avvertì la lingua di Nero passare sopra la sua natica dolorante ed un caldo piacere diffondersi nel suo corpo, lavando via la paura di poco prima.
Un mugolio gli sfuggì dalle labbra, dando così testimonianza al suo partner del fatto che quello che stava facendo era ampiamente apprezzato. Il più grande chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
Le mani di Nero gli carezzarono i fianchi e la schiena, risalendo verso i capelli e tornando indietro.
Dante stava letteralmente facendo le fusa. Sarebbe rimasto così per sempre ma Nero interruppe il contatto.
«Ah... continua» esclamò.
«Tra poco guarirai comunque» gli fece presente Nero «L'importante è che non ti faccia più male».
«In realtà mi duole ancora un po'...» ammise Dante, sperando così di convincerlo a riprendere da dove aveva interrotto.
Si volse su un fianco e così facendo il più giovane poté avvicinarsi al suo partner e poggiare la propria fronte contro la sua.
«Ehi, adesso non esagerare» esclamò sorridendo «Ce la fai ad alzarti adesso?».
Dante si prese un momento prima di rispondere: «Sì, ora sì».
«Vai di sotto e dormi» gli ordinò senza mezzi termini.
«E tu che fai?» domandò il padrone di casa, inarcando un sopracciglio perplesso.
Non gli piaceva l'idea di essere lasciato da solo in quel momento. Voleva avere ancora attenzioni dal suo ragazzo.
«Io mi cambio ed esco. Devo fare delle commissioni» replicò semplicemente Nero, senza fornire ulteriori spiegazioni.
«Allora... hai fatto le tue commissioni?».
Dal tono di voce sembrava che Dante fosse risentito e a Nero non sfuggì anche se non commentò in alcun modo: le sue commissioni gli avrebbero tirato su il morale di certo.
Dante bevve un sorso di birra e rimase in attesa della sua risposta.
«Sì, ho fatto» rispose l'altro sollevando il mento con espressione soddisfatta.
Prima che il suo interlocutore potesse replicare in qualche modo il minore estrasse dal sacchetto un piccolo barattolo che appoggiò sulla scrivania e spinse verso Dante.
Quest'ultimo osservò sorpreso il contenitore notando che sull'etichetta recava scritto "gelato alla fragola".
Si meravigliò del fatto che fosse uscito per comperarglielo.
«So che ti piace, così... te l'ho preso» spiegò il minore, deviando lo sguardo dal viso dell'altro, un po' a disagio. Gli era occorso tutto il coraggio di cui disponeva per mettere insieme quella frase. Non era un tipo cui piaceva fare il sentimentale, però sperava che in tal modo fosse chiaro quale era il suo vero intento.
Voleva farsi perdonare per la spiacevole situazione vissuta quella mattina.
Dante posò la lattina e prese il barattolo, se lo rigirò tra le mani e poi lo appoggiò di nuovo dove l'aveva preso, allungandosi a prendere il viso del minore e baciandolo.
Nero fu colto alla sprovvista dal gesto ma la cosa non gli dispiacque affatto.
«Grazie, ragazzo» gli sussurrò a fior di labbra il più grande, prima di prendere il suo barattolo e allontanarsi in cerca di un cucchiaio.
Nero rimase lì immobile, paonazzo in volto; infine - probabilmente per sciogliere quel momento di scomodo imbarazzo - si volse verso l'altro ed esclamò: «E la prossima volta avvisa se hai dei problemi con qualcosa, chiaro?!».