fiamma_drakon: (America)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Battaglia navale
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 649 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Battaglia navale by [livejournal.com profile] xshade_shinra
La sala riunioni era pressoché deserta, fatta eccezione per le due figure sedute l'una innanzi all'altra ad un capo del lungo tavolo che occupava il centro della sala, erano intente ad una comune occupazione.
Erano lì già da due ore e ancora mancavano sì e no quindici minuti all'inizio effettivo della riunione in programma per quel pomeriggio.
«Eheh... non ce la puoi fare. Ormai hai perso...!».



La sala riunioni era pressoché deserta, fatta eccezione per le due figure sedute l'una innanzi all'altra ad un capo del lungo tavolo che occupava il centro della sala, erano intente ad una comune occupazione.
Erano lì già da due ore e ancora mancavano sì e no quindici minuti all'inizio effettivo della riunione in programma per quel pomeriggio.
«Eheh... non ce la puoi fare. Ormai hai perso...!».
La voce di America era densa di perfido trionfo, una nota che il suo ascoltatore riusciva a percepire distintamente e che trovava fastidiosa oltre ogni dire.
«Vincerò di nuovo io...!».
No, non era solo fastidioso, ma anche irritante.
«Allora, cosa vuoi fare...?»
«America vuoi piantarla?! Il tuo tono da sbruffoncello mi innervosisce!» sbottò l'altro, arrivato al limite della sopportazione.
Alfred sbatté un paio di volte le palpebre, assumendo un'espressione perplessa.
Questa perdurò sul suo viso per il tempo necessario a battere le ciglia: il suo sguardo tornò di nuovo allegro, scherzoso e - soprattutto - estremamente snervante.
«Dai, Inghilterra, sei solamente invidioso perché non hai mai vinto. Ammettilo, sono migliore di te in questo gioco!» lo prese allegramente in giro l'americano, dandosi una certa importanza.
Arthur sbatté le mani sul tavolo, irato.
«Non sono certo invidioso di uno stupido americano come te, puoi starne certo!» lo rimbeccò.
Le guance gli si erano arrossate violentemente per il sentimento di profonda rabbia che provava nei confronti del biondo, bellamente accomodato sulla sedia innanzi a lui.
Quest'ultimo gli lanciò un’aperta occhiata di sfida.
«Allora coraggio, fai la tua mossa» lo esortò.
Inghilterra dovette ammettere con sé stesso di odiare quel gioco insulso con tutto sé stesso.
Battaglia navale.
Dal nome si poteva pensare - e lui effettivamente l'aveva fatto - che fosse un gioco basato sulle grandi strategie militari e le capacità individuali del giocatore; invece aveva dovuto ben presto ricredersi. Le partite si basavano tutte soltanto sulla fortuna - e dagli esiti di quelle precedenti era chiaro che America ne avesse tanta.
Chissà perché si riducevano sempre ad avere una nave superstite ciascuno e - chissà perché - Alfred puntualmente riusciva ad affondare la sua. E vinceva - probabilmente per volontà di un qualche essere superiore, dato che non era particolarmente brillante.
Ciononostante, Arthur continuava a chiedergli la rivincita, ma continuava a perdere.
Anche se avrebbe voluto smettere di giocare, non riusciva a lasciar correre il fatto che America fosse più bravo di lui in una cosa così banale e stupida. Non riusciva proprio a sopportarlo, probabilmente a causa dei vecchi rancori che covava nei suoi confronti per via dell'indipendenza.
«Inghilterra, sto aspettandooo...!» esclamò l'altro, strascicando volutamente l'ultima lettera con tono annoiato.
L'inglese cercò - per quanto difficile - d'ignorarlo, osservando piuttosto il riquadro a caselle che aveva davanti: dove poteva essere l'ultima nave di Alfred?
Esaminò con attenzione le caselle, ponderando le possibili posizioni in base alla locazione delle navi che aveva precedentemente affondato e che si era premurato di segnare.
Dopo vari ragionamenti, che gli richiesero peraltro qualche minuto di assoluto silenzio, finalmente si decise a parlare. «E5».
Non alzò subito gli occhi, aspettandosi un irritante "hai sbagliato!", che però non arrivò.
Stranito, Inghilterra si azzardò a guardare in faccia America. Rimase basito nel constatare che la sua espressione era esterrefatta e che era anche impallidito. Semplicemente, fissava a bocca aperta qualcosa sul tavolo, con ogni probabilità il piano di gioco.
Allora realizzò cosa potesse essere accaduto.
«Non dirmi che... ho vinto?!» esclamò, senza riuscire a trattenere una nota sbalordita e trionfante.
Il silenzio di Alfred fu una risposta più che soddisfacente.
L'inglese si alzò con impeto dalla sedia, rovesciandola sul pavimento, gridando esaltato: «Sì! Ho vinto!!».
«Inghilterra?!».
L'interpellato si rese conto solo quando si sentì richiamare all’ordine di aver appena urlato.
«È successo qualcosa di particolare...?».
Arthur si girò, trovandosi a guardare Francia e Cina, che l’osservavano a loro volta, lievemente perplessi.
America era ancora seduto e ancora non riusciva a dir niente.
L'inglese arrossì, imbarazzato dalla situazione.
«No, non è successo niente di che...» mentì, guardando da un'altra parte: non poteva certo dir loro cos’era appena successo.
La sua immagine da perfetto e maturo gentiluomo ne sarebbe stata irreparabilmente danneggiata.
This account has disabled anonymous posting.
If you don't have an account you can create one now.
HTML doesn't work in the subject.
More info about formatting

Info ♥

Benvenuti nel mio journal personale, dove posto tutte le mie fiffi!
Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

I personaggi di cui scrivo non appartengono a me ma sono dei rispettivi proprietari - salvo gli originali, che sono di mia esclusiva proprietà.

Tags