Fresco piacere
Jul. 12th, 2015 08:43 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Fresco piacere
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1904 (
fiumidiparole)
Note: Age difference, Blowjob, Food!kink, Lemon, Yaoi
«Non puoi portare il gelato in camera!» protestò il ragazzo in tono vivamente indignato «Non ho intenzione di dormire in mezzo alle macchie stanotte, e queste sono le ultime lenzuola pulite!».
Dante, che nel frattempo si era accostato al letto, si sedette sul bordo del materasso ignorando bellamente l'agitazione dell'altro e spingendolo a farsi da parte per riappropriarsi del suo posto.
Nero sbuffò rumorosamente, sollevando i ciuffi di capelli che gli erano caduti davanti al viso ma senza riuscire a spostarli di molto. La linea della bocca si incurvò verso il basso in una smorfia di disappunto e irritazione.
Faceva troppo caldo perché avesse voglia di fare qualsiasi cosa, anche sollevare semplicemente il braccio per sistemarsi i capelli.
Si voltò su un fianco lentamente e si girò di nuovo, stendendosi prono al centro del materasso ad una piazza e mezza.
Un flebile gemito di sollievo gli fuoriuscì dalle labbra al contatto tra il petto caldo ed il copriletto fresco.
Affondò il lato destro del volto nel cuscino e chiuse gli occhi, beandosi del momentaneo sollievo che ben presto sarebbe svanito, restituendolo al suo tormento.
«Fanculo, Dante...!» ringhiò a mezza voce, stringendo i pugni con foga improvvisa mentre ripensava a quando, un paio di giorni prima, per zittire la sveglia il più grande aveva disintegrato il ventilatore che tenevano sul suo comodino.
Era l'unico mezzo che riuscisse a rendere sopportabili gli infernali mesi estivi, dato che non avevano ancora messo da parte abbastanza soldi da potersi permettere dei moderni condizionatori con relativa installazione in ogni stanza dell'agenzia.
«Dov'è che dovrei andare, ragazzo?».
Il commento sarcastico del diretto interessato, accompagnato dal cigolio della porta che veniva aperta, non avrebbe attirato più di tanto l'attenzione di Nero se fosse stato pronunciato in maniera del tutto normale: scandendo le parole era apparso evidente che avesse la bocca impegnata.
Il più giovane sollevò incuriosito la testa dal cuscino e fissò il padrone di casa.
Quest'ultimo indossava solamente i pantaloni di un vecchio pigiama estivo che gli arrivavano fino al ginocchio. Il torace ampio e solcato dai suoi muscoli tonici era completamente scoperto e l'albino lo esibiva con orgoglio, ben sapendo che il suo giovane fidanzatino apprezzava lo spettacolo - del resto, non aveva altro da fare per allietare quelle ore di sofferenza.
Ad attirare subito lo sguardo di Nero non furono tuttavia i pettorali e i bicipiti dell'uomo, bensì ciò che gli occupava le mani: strette nella sua solida presa si trovavano un paio di coppette di vetro trasparente leggermente smerigliato dall'aria antica e soprattutto costosa, piene di gelato alla fragola. Dante stringeva tra le labbra uno dei cucchiaini.
«Sei impazzito?!» l'aggredì subito il minore, mettendosi carponi e poi seduto in un unico gesto piuttosto fluido.
L'altro gli rivolse un'occhiata perplessa mentre si accingeva ad accostare la porta utilizzando un piede.
«Cosa?» chiese, come se non capisse il perché della sua ira.
Magari si era arrabbiato perché l'aveva lasciato da solo per un po' - gli ci era voluto del tempo per riuscire a trovare la confezione del gelato in mezzo a tutte le scatole di cibi pronti che tenevano nel freezer - però sembrava anche essersi vendicato a dovere in sua assenza, occupando praticamente tutto il letto.
«Non puoi portare il gelato in camera!» protestò il ragazzo in tono vivamente indignato «Non ho intenzione di dormire in mezzo alle macchie stanotte, e queste sono le ultime lenzuola pulite!».
Dante, che nel frattempo si era accostato al letto, si sedette sul bordo del materasso ignorando bellamente l'agitazione dell'altro e spingendolo a farsi da parte per riappropriarsi del suo posto.
«Ci sono senz'altro altre lenzuola nell'armadio, non è possibile che le abbiamo già sporcate tutte» commentò mentre passava la coppetta ancora dotata di cucchiaio al suo compagno.
«E invece si dà il caso che siano tutte già sporche, visto che negli ultimi giorni hai voluto scopare come un coniglio!» sbottò quest'ultimo in risposta, spostandogli con un gesto deciso il braccio per allontanare da sé la coppetta. Nel farlo finì inevitabilmente col rovesciarsi il suo contenuto addosso.
Lanciò un grido di sorpresa sentendo il freddo improvviso e concentrato sul petto e poi i rivoli appena un po' più tiepidi che gli solcavano le linee tra i pettorali e quelle dei muscoli addominali.
«Menomale che ero io quello che rischiava di sporcare tutto» fece presente con tono marcatamente sarcastico il padrone di casa, posando sul suo comò il gelato ed il cucchiaio.
Afferrò la coppetta capovolta sul corpo del suo compagno e la sollevò in un sol colpo.
«Cazzo!» imprecò il ragazzo, vedendo il gelato che era già mezzo sciolto a contatto con la sua pelle calda.
Non ci sarebbe voluto molto prima che arrivasse ad insozzare le lenzuola.
Dante si chinò su di lui ed iniziò a leccar via il dessert con lenti movimenti della lingua, approfittando dello sconcerto che leggeva negli occhi del suo partner.
Era sempre un piacere dimostrargli quanto poco gliene importasse del pudore che gli opponeva sempre con strenua resistenza in ogni posto e in ogni momento che non fosse il loro letto a notte fonda.
Nero avvampò fino alla punta delle orecchie vedendo la sua testa che si muoveva su di lui e sentendo la sua lingua che gli solcava lentamente il torace.
Il suo primo impulso fu di affibbiargli un pugno e sperare che la forza dell'impatto gli rompesse il naso facendolo sbattere contro il suo sterno - anche se era perfettamente consapevole del fatto che nel giro di poche ore sarebbe stato come nuovo - tuttavia cambiò ben presto idea: la sua lingua che lo leccava con dedizione e trasporto gli stava piacendo. Era calda, umida e riusciva a solleticarlo in una maniera strana che non aveva mai provato prima.
S'inarcò istintivamente, andando incontro alla sua bocca mentre gemeva di desiderio.
Si vergognava di essersi lasciato sfuggire versi tanto indecenti ma soprattutto imbarazzanti. Si sentiva come una ragazzina che implorava il suo fidanzato di dargli tutte le attenzioni che poteva.
Dante sollevò lo sguardo a malapena per guardarlo e si illuminò d'entusiasmo vedendo il misto di imbarazzo e desiderio che gli accendeva gli occhi e le guance.
Si impegnò ancora di più, leccando ogni rivolo in ogni anfratto prima di risalire a mangiare ed asportare il grosso del gelato.
Nero si agitò leggermente, mordendosi il labbro inferiore.
«Smettila di gustarti il gelato!» ringhiò mentre sollevava il bacino, schiacciando la sua erezione tra i suoi pettorali.
«Ho capito che ti sta piacendo, ragazzo, però io vorrei anche non sprecare tutto questo gelato...» replicò Dante, sfilandogli prontamente i boxer con un gesto fluido e rapido «Quindi potrei anche smetterla di leccarti e finire il mio gelato...» soggiunse alzando lo sguardo per fissarlo negli occhi del minore.
«Non ti azzardare!» esclamò il più giovane, afferrandogli la testa e costringendolo a tornare con la faccia affondata nel suo torace.
Dante rischiò di soffocare per l'enfasi del gesto.
Riprese a leccare sperando di riuscire a placare quell'improvviso eccesso d'ira. Per sua fortuna ci riuscì, perché stava cominciando a terminare l'ossigeno a disposizione.
Si inerpicò più in alto, fino ad arrivare ai suoi capezzoli già inturgiditi dal prolungato contatto con il gelato.
Li titillò con la punta della lingua, pian piano, cogliendo con piacere i mugolii che fuoriuscivano dalle labbra del suo partner.
Quest'ultimo si tese sotto di lui e allargò le gambe, cosicché Dante si ritrovò con la pancia a contatto diretto col suo scroto e con la sua erezione pulsante.
Tolse tutto il gelato dal suo pettorale sinistro e gli succhiò a dovere il capezzolo prima di passare all'altro, al quale riservò il medesimo trattamento.
Nero smaniava perché Dante succhiasse sempre di più e sempre più forte. Quando l'uomo staccò la bocca da lui emise un verso stizzito di delusione e lo fissò in cagnesco mentre si ergeva in ginocchio tra le sue gambe.
«Perché hai smesso?!» l'aggredì il più giovane.
Dante non l'aveva mai visto così desideroso di fare l'amore e doveva ammettere che gli piaceva.
«Devo... prendere l'altra coppetta» spiegò allungandosi oltre la sua gamba, protendendosi al massimo delle sue capacità per arrivare a prendere la coppa che aveva lasciato sul comodino.
La sollevò sopra il corpo di Nero, fermandosi sul suo bassoventre; dopodiché la rovesciò sulla sua pelle.
Il ragazzo sobbalzò come aveva fatto pochi minuti avanti, al primo impatto.
Dante non lasciò correre che pochissimi secondi prima piegarsi e tornare all'assalto.
Partì dall'ombelico stavolta. Lo ripulì in fretta e scese più in basso, prendendo in bocca il suo cazzo duro fino in fondo. Lo passò tutto in rassegna con la lingua, rimuovendo il grosso del gelato - che vi era caduto sopra per la maggior parte - e poi iniziò a succhiare e leccare con vigore.
Nero piegò le gambe, puntando sul copriletto i piedi e inarcando la schiena, gemendo in maniera incontrollata. Solo ogni tanto e con immensa fatica riusciva a mettere insieme brevi frasi di senso compiuto, tutte con lo stesso significato: incitare il suo compagno ad impegnarsi di più.
Dante non mancò di esaudire di volta in volta le sue accorate suppliche, ignorando la fitta sempre più acuta all'interno delle guance, probabilmente dovuta all'eccessivo movimento della bocca.
Aveva finito il gelato da diversi minuti e ancora Nero non sembrava intenzionato a venire.
Dante fece per staccare la testa ma il suo ragazzo lo bloccò dov'era con la mano, premendocelo con forza.
Per la seconda volta nell'arco di poco tempo l'uomo si ritrovò a rischiare di soffocare.
Mugugnò e cercò di divincolarsi ma alla fine dovette arrendersi e continuare ad impegnarsi sperando che al suo partner non mancasse molto all'orgasmo.
Riprese a pompare con vigore e finalmente, quando ormai stava per arrendersi al dolore della mandibola, udì un gridolino roco un po' più forte degli altri. Il bacino di Nero si sollevò di colpo, conficcandogli l'erezione ancor più a fondo nella bocca.
Lo sperma gli schizzò contro il palato e poi direttamente in gola e dovette inghiottirlo suo malgrado per non rischiare di soffocare.
Quando si fu svuotato, Nero giacque esausto sul copriletto ed esalò un enorme sospiro di sollievo.
«Potevi anche non ficcarmelo fino in gola!» protestò alzando la testa di scatto, massaggiandosi con una mano le guance.
«L'ho fatto... d'istinto...! Non volevo soffocarti...» si scusò ansimando pesantemente «Non ti è piaciuto... il gelato?».
«Mi sarebbe piaciuto di più se ce ne fosse rimasto un po' di più prima di arrivare alla stecca...» rispose Dante mettendosi seduto «A saperlo portavo su direttamente il contenitore intero e pescavo da lì invece di scomodarmi a sporcare le coppette».
La bocca cominciava a smettere di dolergli, per fortuna.
Nero si alzò puntellandosi sui gomiti per poterlo guardare.
«Vuoi fare un altro tentativo?» propose.
«Non eri tu quello che fino a poco fa mi rimproverava d'aver portato il gelato in camera?» lo rimbeccò l'altro inarcando un sopracciglio.
«Sì, be'... se non vengo sul letto non c'è motivo di non riprovarci» ammise scrollando le spalle.
«Allora sai cosa facciamo...?» Dante si sporse sopra di lui, appoggiandosi saldamente sul letto con entrambe le mani, proprio accanto ai suoi fianchi «Io vado a prendere altro gelato... poi me lo spalmo tra le gambe e tu lo mangi tutto fino a farmi venire...» riprese dopo una breve pausa colma di erotica suspense.
Nero lo guardò, momentaneamente deluso dalla proposta: lui voleva godere ancora, non sudare mentre si applicava per soddisfare il suo amante.
Sbuffò e si raddrizzò fino a trovarsi col viso all'altezza del collo del più grande. Gli accarezzò la giugulare con le labbra, salendo verso l'orecchio. Sapeva che Dante era particolarmente sensibile in quel punto e infatti lo udì gemere.
«Va bene» acconsentì. Dopo quel che gli aveva fatto doveva ammettere che se lo meritava.
«Sbrigati a prendere il gelato» lo esortò.
«Torno subito» rispose il maggiore, affrettandosi a balzare giù dal letto e correr fuori dalla stanza.
Rating: Rosso
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Personaggi: Dante, Nero
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Note: Age difference, Blowjob, Food!kink, Lemon, Yaoi
«Non puoi portare il gelato in camera!» protestò il ragazzo in tono vivamente indignato «Non ho intenzione di dormire in mezzo alle macchie stanotte, e queste sono le ultime lenzuola pulite!».
Dante, che nel frattempo si era accostato al letto, si sedette sul bordo del materasso ignorando bellamente l'agitazione dell'altro e spingendolo a farsi da parte per riappropriarsi del suo posto.
Nero sbuffò rumorosamente, sollevando i ciuffi di capelli che gli erano caduti davanti al viso ma senza riuscire a spostarli di molto. La linea della bocca si incurvò verso il basso in una smorfia di disappunto e irritazione.
Faceva troppo caldo perché avesse voglia di fare qualsiasi cosa, anche sollevare semplicemente il braccio per sistemarsi i capelli.
Si voltò su un fianco lentamente e si girò di nuovo, stendendosi prono al centro del materasso ad una piazza e mezza.
Un flebile gemito di sollievo gli fuoriuscì dalle labbra al contatto tra il petto caldo ed il copriletto fresco.
Affondò il lato destro del volto nel cuscino e chiuse gli occhi, beandosi del momentaneo sollievo che ben presto sarebbe svanito, restituendolo al suo tormento.
«Fanculo, Dante...!» ringhiò a mezza voce, stringendo i pugni con foga improvvisa mentre ripensava a quando, un paio di giorni prima, per zittire la sveglia il più grande aveva disintegrato il ventilatore che tenevano sul suo comodino.
Era l'unico mezzo che riuscisse a rendere sopportabili gli infernali mesi estivi, dato che non avevano ancora messo da parte abbastanza soldi da potersi permettere dei moderni condizionatori con relativa installazione in ogni stanza dell'agenzia.
«Dov'è che dovrei andare, ragazzo?».
Il commento sarcastico del diretto interessato, accompagnato dal cigolio della porta che veniva aperta, non avrebbe attirato più di tanto l'attenzione di Nero se fosse stato pronunciato in maniera del tutto normale: scandendo le parole era apparso evidente che avesse la bocca impegnata.
Il più giovane sollevò incuriosito la testa dal cuscino e fissò il padrone di casa.
Quest'ultimo indossava solamente i pantaloni di un vecchio pigiama estivo che gli arrivavano fino al ginocchio. Il torace ampio e solcato dai suoi muscoli tonici era completamente scoperto e l'albino lo esibiva con orgoglio, ben sapendo che il suo giovane fidanzatino apprezzava lo spettacolo - del resto, non aveva altro da fare per allietare quelle ore di sofferenza.
Ad attirare subito lo sguardo di Nero non furono tuttavia i pettorali e i bicipiti dell'uomo, bensì ciò che gli occupava le mani: strette nella sua solida presa si trovavano un paio di coppette di vetro trasparente leggermente smerigliato dall'aria antica e soprattutto costosa, piene di gelato alla fragola. Dante stringeva tra le labbra uno dei cucchiaini.
«Sei impazzito?!» l'aggredì subito il minore, mettendosi carponi e poi seduto in un unico gesto piuttosto fluido.
L'altro gli rivolse un'occhiata perplessa mentre si accingeva ad accostare la porta utilizzando un piede.
«Cosa?» chiese, come se non capisse il perché della sua ira.
Magari si era arrabbiato perché l'aveva lasciato da solo per un po' - gli ci era voluto del tempo per riuscire a trovare la confezione del gelato in mezzo a tutte le scatole di cibi pronti che tenevano nel freezer - però sembrava anche essersi vendicato a dovere in sua assenza, occupando praticamente tutto il letto.
«Non puoi portare il gelato in camera!» protestò il ragazzo in tono vivamente indignato «Non ho intenzione di dormire in mezzo alle macchie stanotte, e queste sono le ultime lenzuola pulite!».
Dante, che nel frattempo si era accostato al letto, si sedette sul bordo del materasso ignorando bellamente l'agitazione dell'altro e spingendolo a farsi da parte per riappropriarsi del suo posto.
«Ci sono senz'altro altre lenzuola nell'armadio, non è possibile che le abbiamo già sporcate tutte» commentò mentre passava la coppetta ancora dotata di cucchiaio al suo compagno.
«E invece si dà il caso che siano tutte già sporche, visto che negli ultimi giorni hai voluto scopare come un coniglio!» sbottò quest'ultimo in risposta, spostandogli con un gesto deciso il braccio per allontanare da sé la coppetta. Nel farlo finì inevitabilmente col rovesciarsi il suo contenuto addosso.
Lanciò un grido di sorpresa sentendo il freddo improvviso e concentrato sul petto e poi i rivoli appena un po' più tiepidi che gli solcavano le linee tra i pettorali e quelle dei muscoli addominali.
«Menomale che ero io quello che rischiava di sporcare tutto» fece presente con tono marcatamente sarcastico il padrone di casa, posando sul suo comò il gelato ed il cucchiaio.
Afferrò la coppetta capovolta sul corpo del suo compagno e la sollevò in un sol colpo.
«Cazzo!» imprecò il ragazzo, vedendo il gelato che era già mezzo sciolto a contatto con la sua pelle calda.
Non ci sarebbe voluto molto prima che arrivasse ad insozzare le lenzuola.
Dante si chinò su di lui ed iniziò a leccar via il dessert con lenti movimenti della lingua, approfittando dello sconcerto che leggeva negli occhi del suo partner.
Era sempre un piacere dimostrargli quanto poco gliene importasse del pudore che gli opponeva sempre con strenua resistenza in ogni posto e in ogni momento che non fosse il loro letto a notte fonda.
Nero avvampò fino alla punta delle orecchie vedendo la sua testa che si muoveva su di lui e sentendo la sua lingua che gli solcava lentamente il torace.
Il suo primo impulso fu di affibbiargli un pugno e sperare che la forza dell'impatto gli rompesse il naso facendolo sbattere contro il suo sterno - anche se era perfettamente consapevole del fatto che nel giro di poche ore sarebbe stato come nuovo - tuttavia cambiò ben presto idea: la sua lingua che lo leccava con dedizione e trasporto gli stava piacendo. Era calda, umida e riusciva a solleticarlo in una maniera strana che non aveva mai provato prima.
S'inarcò istintivamente, andando incontro alla sua bocca mentre gemeva di desiderio.
Si vergognava di essersi lasciato sfuggire versi tanto indecenti ma soprattutto imbarazzanti. Si sentiva come una ragazzina che implorava il suo fidanzato di dargli tutte le attenzioni che poteva.
Dante sollevò lo sguardo a malapena per guardarlo e si illuminò d'entusiasmo vedendo il misto di imbarazzo e desiderio che gli accendeva gli occhi e le guance.
Si impegnò ancora di più, leccando ogni rivolo in ogni anfratto prima di risalire a mangiare ed asportare il grosso del gelato.
Nero si agitò leggermente, mordendosi il labbro inferiore.
«Smettila di gustarti il gelato!» ringhiò mentre sollevava il bacino, schiacciando la sua erezione tra i suoi pettorali.
«Ho capito che ti sta piacendo, ragazzo, però io vorrei anche non sprecare tutto questo gelato...» replicò Dante, sfilandogli prontamente i boxer con un gesto fluido e rapido «Quindi potrei anche smetterla di leccarti e finire il mio gelato...» soggiunse alzando lo sguardo per fissarlo negli occhi del minore.
«Non ti azzardare!» esclamò il più giovane, afferrandogli la testa e costringendolo a tornare con la faccia affondata nel suo torace.
Dante rischiò di soffocare per l'enfasi del gesto.
Riprese a leccare sperando di riuscire a placare quell'improvviso eccesso d'ira. Per sua fortuna ci riuscì, perché stava cominciando a terminare l'ossigeno a disposizione.
Si inerpicò più in alto, fino ad arrivare ai suoi capezzoli già inturgiditi dal prolungato contatto con il gelato.
Li titillò con la punta della lingua, pian piano, cogliendo con piacere i mugolii che fuoriuscivano dalle labbra del suo partner.
Quest'ultimo si tese sotto di lui e allargò le gambe, cosicché Dante si ritrovò con la pancia a contatto diretto col suo scroto e con la sua erezione pulsante.
Tolse tutto il gelato dal suo pettorale sinistro e gli succhiò a dovere il capezzolo prima di passare all'altro, al quale riservò il medesimo trattamento.
Nero smaniava perché Dante succhiasse sempre di più e sempre più forte. Quando l'uomo staccò la bocca da lui emise un verso stizzito di delusione e lo fissò in cagnesco mentre si ergeva in ginocchio tra le sue gambe.
«Perché hai smesso?!» l'aggredì il più giovane.
Dante non l'aveva mai visto così desideroso di fare l'amore e doveva ammettere che gli piaceva.
«Devo... prendere l'altra coppetta» spiegò allungandosi oltre la sua gamba, protendendosi al massimo delle sue capacità per arrivare a prendere la coppa che aveva lasciato sul comodino.
La sollevò sopra il corpo di Nero, fermandosi sul suo bassoventre; dopodiché la rovesciò sulla sua pelle.
Il ragazzo sobbalzò come aveva fatto pochi minuti avanti, al primo impatto.
Dante non lasciò correre che pochissimi secondi prima piegarsi e tornare all'assalto.
Partì dall'ombelico stavolta. Lo ripulì in fretta e scese più in basso, prendendo in bocca il suo cazzo duro fino in fondo. Lo passò tutto in rassegna con la lingua, rimuovendo il grosso del gelato - che vi era caduto sopra per la maggior parte - e poi iniziò a succhiare e leccare con vigore.
Nero piegò le gambe, puntando sul copriletto i piedi e inarcando la schiena, gemendo in maniera incontrollata. Solo ogni tanto e con immensa fatica riusciva a mettere insieme brevi frasi di senso compiuto, tutte con lo stesso significato: incitare il suo compagno ad impegnarsi di più.
Dante non mancò di esaudire di volta in volta le sue accorate suppliche, ignorando la fitta sempre più acuta all'interno delle guance, probabilmente dovuta all'eccessivo movimento della bocca.
Aveva finito il gelato da diversi minuti e ancora Nero non sembrava intenzionato a venire.
Dante fece per staccare la testa ma il suo ragazzo lo bloccò dov'era con la mano, premendocelo con forza.
Per la seconda volta nell'arco di poco tempo l'uomo si ritrovò a rischiare di soffocare.
Mugugnò e cercò di divincolarsi ma alla fine dovette arrendersi e continuare ad impegnarsi sperando che al suo partner non mancasse molto all'orgasmo.
Riprese a pompare con vigore e finalmente, quando ormai stava per arrendersi al dolore della mandibola, udì un gridolino roco un po' più forte degli altri. Il bacino di Nero si sollevò di colpo, conficcandogli l'erezione ancor più a fondo nella bocca.
Lo sperma gli schizzò contro il palato e poi direttamente in gola e dovette inghiottirlo suo malgrado per non rischiare di soffocare.
Quando si fu svuotato, Nero giacque esausto sul copriletto ed esalò un enorme sospiro di sollievo.
«Potevi anche non ficcarmelo fino in gola!» protestò alzando la testa di scatto, massaggiandosi con una mano le guance.
«L'ho fatto... d'istinto...! Non volevo soffocarti...» si scusò ansimando pesantemente «Non ti è piaciuto... il gelato?».
«Mi sarebbe piaciuto di più se ce ne fosse rimasto un po' di più prima di arrivare alla stecca...» rispose Dante mettendosi seduto «A saperlo portavo su direttamente il contenitore intero e pescavo da lì invece di scomodarmi a sporcare le coppette».
La bocca cominciava a smettere di dolergli, per fortuna.
Nero si alzò puntellandosi sui gomiti per poterlo guardare.
«Vuoi fare un altro tentativo?» propose.
«Non eri tu quello che fino a poco fa mi rimproverava d'aver portato il gelato in camera?» lo rimbeccò l'altro inarcando un sopracciglio.
«Sì, be'... se non vengo sul letto non c'è motivo di non riprovarci» ammise scrollando le spalle.
«Allora sai cosa facciamo...?» Dante si sporse sopra di lui, appoggiandosi saldamente sul letto con entrambe le mani, proprio accanto ai suoi fianchi «Io vado a prendere altro gelato... poi me lo spalmo tra le gambe e tu lo mangi tutto fino a farmi venire...» riprese dopo una breve pausa colma di erotica suspense.
Nero lo guardò, momentaneamente deluso dalla proposta: lui voleva godere ancora, non sudare mentre si applicava per soddisfare il suo amante.
Sbuffò e si raddrizzò fino a trovarsi col viso all'altezza del collo del più grande. Gli accarezzò la giugulare con le labbra, salendo verso l'orecchio. Sapeva che Dante era particolarmente sensibile in quel punto e infatti lo udì gemere.
«Va bene» acconsentì. Dopo quel che gli aveva fatto doveva ammettere che se lo meritava.
«Sbrigati a prendere il gelato» lo esortò.
«Torno subito» rispose il maggiore, affrettandosi a balzare giù dal letto e correr fuori dalla stanza.