fiamma_drakon: (Alice Madness Returns)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: La giusta ricompensa
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Koltira Deathweaver, Thassarian
Wordcount: 2579 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Weapon - Bastille (almeno 200 parole) per la Lezione Settimanale del team Lunacciaio per il COW-T #6 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: H/C, Lemon, Rimming, Self!love, Weapon!kink, Yaoi
Le diafane guance di Thassarian acquisirono una lieve parvenza di colore mentre elaborava la minaccia insita in quelle parole. Solo di recente erano divenuti amanti e doveva ammettere che sopportare la guerra continua col mondo dei vivi era diventato un compito molto meno gravoso. Se Koltira avesse mantenuto la parola - ed era certo che l'avrebbe fatto perché lo conosceva ormai bene - lui non avrebbe potuto resistere.

Seduto su uno dei due letti che occupavano l'unica camera al piano superiore della temporanea base di coordinazione di alcuni Cavalieri della Morte presso Borgorado, Koltira Deathweaver si stava occupando delle ferite riportate in seguito alle torture al castello. Aveva tolto le coperte dall'altro letto e le stava strappando in fasce per poi bagnarle di una bevanda alcolica che aveva trovato nascosta in casa ed utilizzarle come bende per il primo soccorso. Doveva fermare la fuoriuscita di sangue prima che diventasse un problema grave. Già si sentiva parecchio indebolito, non aveva bisogno di esserlo ulteriormente.
L'alcol faceva frizzare le ferite ma Koltira stringeva i denti e resisteva. Era un Cavaliere della Morte, era abituato alla sofferenza.
Aveva appena terminato di avvolgere un grosso taglio profondo sulla spalla quando la porta - che altro non era che un battente appoggiato contro il vano aperto della stanza - venne aperta per lasciar entrare Thassarian.
L'umano si fermò poco oltre la soglia, studiandolo mentre si accingeva a fasciare una serie di graffi che gli segnavano il pettorale destro.
«Cosa c'è, Thassarian? Sei venuto per darmi una mano?» esclamò Koltira, alzando lo sguardo verso di lui con un sopracciglio inarcato «Sono in grado di medicarmi da solo».
Il diretto interessato si fece avanti lentamente, raddrizzando le spalle e gonfiando il petto con un certo orgoglio.
«Non ho dubbi che tu sia in grado di prenderti cura di te stesso da solo... anche se di recente hai dimostrato il contrario» rispose Thassarian.
L'elfo gli scoccò un'occhiata torva e tacque mentre l'umano gli si faceva dappresso.
«Se non fossi intervenuto io a quest'ora saresti ancora legato ad un tavolo alla mercé di quei maghi della Crociata Scarlatta» riprese a parlare Thassarian «Non credi mi spetti una ricompensa?».
Nel pronunciare l'ultima parola si era piegato per accorciare nettamente la distanza che separava i loro visi. Adesso Koltira riusciva a sentire il suo respiro solleticargli il naso.
Quest'ultimo arricciò le labbra in un sorriso beffardo.
«Ricompensa? Hai mandato un Cavaliere della Morte appena arruolato a salvarmi il culo quando tu eri già qui!» esclamò Deathweaver, spingendolo per farlo leggermente arretrare «Sei stato un codardo, Thassarian».
«Quel giovane aveva bisogno di fare esperienza e tu sei troppo prezioso per essere lasciato indietro» si giustificò l'interpellato con una scrollata le spalle.
«Non è una scusa valida!» ringhiò Koltira adirato «Se sono tanto prezioso come dici saresti dovuto venire di persona!».
Fece una breve pausa prima di continuare sprezzante: «C'è solo una cosa che meriti... la sofferenza».
Il viso di Thassarian si rabbuiò mentre Koltira si allungava a prendere la sua spada runica, appoggiata contro il fondo del letto. Si trattava di uno spadone con una lama enorme sulla quale erano incise rune che scintillavano d'azzurro.
La spostò trascinandola sul pavimento, portandosela al fianco.
«Cosa vuoi fare con quella? Non sei neanche in grado di maneggiarla come si deve» lo prese in giro il suo interlocutore.
«Togli quell'armatura e te lo dimostro» lo sfidò Koltira sogghignando.
Il suo sguardo non piacque affatto a Thassarian. Aveva un brutto presentimento al riguardo.
«Perché dovrei farlo? Non puoi costringermi» fece presente.
«Hai ragione» gli concesse l'Elfo del Sangue con tono pacato «Sappi però che se non toglierai l'armatura adesso passerai il resto della tua non-vita riposando in un letto enorme, freddo e... vuoto» aggiunse.
Le diafane guance di Thassarian acquisirono una lieve parvenza di colore mentre elaborava la minaccia insita in quelle parole. Solo di recente erano divenuti amanti e doveva ammettere che sopportare la guerra continua col mondo dei vivi era diventato un compito molto meno gravoso. Se Koltira avesse mantenuto la parola - ed era certo che l'avrebbe fatto perché lo conosceva ormai bene - lui non avrebbe potuto resistere.
Un'eternità da passare in solitudine a combattere e basta era una prospettiva devastante se confrontata con la sua situazione attuale; pertanto decise di accontentarlo e iniziò a spogliarsi della sua armatura.
Appoggiò le grosse e pesanti placche di metallo sul pavimento, sistemandole contro il fondo del letto lasciato disfatto da Koltira.
Quest'ultimo seguì con attenzione mentre il corpo di Thassarian emergeva, pallido ma possente, le cicatrici riportate nelle battaglie combattute in vita che ancora erano ben visibili sulla sua pelle.
A Koltira piacevano quelle cicatrici: oltre a conferirgli un'aria da veterano di guerra, c'era anche il fatto che il tessuto cicatriziale era particolarmente sensibile al tatto e stimolava Thassarian in un modo che all'elfo piaceva moltissimo.
Una volta che l'umano fu completamente nudo, l'altro si issò in piedi facendo leva sulla sua spada runica ed utilizzandola come sostegno. Si fermò dirimpetto a quest'ultimo e si portò indice e medio alle labbra, leccandoli con deliberata lentezza, allorché Thassarian sogghignò malizioso.
«Se era questo ciò che avevi in mente fin dall'inizio potevi dirlo subito invece di fingerti offeso...» esclamò accostandosi al suo corpo.
I loro petti sfregarono leggermente tra loro mentre Thassarian premeva il proprio inguine contro quello di Koltira perché percepisse il suo principio di erezione.
Deathweaver non si impressionò più di tanto: al suo compagno bastava poco perché si eccitasse. Calò le dita umide tra le sue natiche mentre con l'altra mano gli stringeva energicamente l'altro gluteo per poter avere più agevole accesso al suo sedere.
Thassarian rilassò i muscoli, permettendo alle sue falangi di entrare. Quella presenza gli strappò un basso gemito: senza avere niente ad occupargli il fondoschiena si sentiva quasi a disagio. Così invece era molto meglio - anche se ovviamente c'era un ingombro che avrebbe preferito ancora di più.
Le dita di Koltira si mossero dentro di lui in maniera familiare, allargandosi e premendo contro gli anelli muscolari stretti perché cedessero almeno in parte. Thassarian mugolò mentre si abbandonava leggermente contro il corpo dell'elfo, appoggiando il capo contro la sua spalla sana.
Dopo poco risollevò la testa e cercò un contatto con le labbra del suo amante, il quale per tutta risposta lo costrinse a voltarsi e lo spinse carponi contro il letto.
«Cosa? Perché mi hai...?» esordì l'umano, confuso.
«Non ti sei meritato nessuna ricompensa, Thassarian» lo interruppe in tono secco l'altro, spingendo fino alle nocche le falangi nel suo culo, strappandogli un mugolio di protesta.
Fu questione di pochi istanti, poi le umide estremità vennero rimosse di colpo e Thassarian si accasciò sul materasso in un improvviso moto di sollievo.
«E allora perché quelle dit-aaah...!».
Raddrizzò la schiena rabbrividendo mentre qualcosa di duro, gelido ed incredibilmente grosso veniva strusciato contro l'ingresso del suo fondoschiena. Si voltò di scatto a lanciare un'occhiata da sopra la spalla e la sua espressione si trasformò in una maschera di terrore vedendo che Koltira stava tenendo la sua spada runica per la guardia mentre cercava di infilargli dentro l'elsa.
«Sei impazzito?!» esalò tentando di sfuggirgli ma ormai era tardi: l'estremità del manico dell'arma era già appoggiata all'imboccatura del suo culo e di lì a che venisse spinta totalmente all'interno il passo fu veramente breve.
Il metallo era gelido e sfregava dolorosamente contro la sua muscolatura, forzandola ad allargarsi. L'elsa era più grossa dell'erezione del suo partner e molto più lunga: percepì la cima che arrivava bene in profondità, troppo per i suoi gusti.
«C'era... bisogno di una cosa del genere?!» protestò indignato, stringendo il telo che rivestiva il materasso mentre Koltira si assicurava che l'arma fosse entrata fino in fondo.
«Avresti dovuto pensare alle conseguenze dei tuoi ordini, Thassarian» gli fece presente il sin'dorei, muovendo la spada in senso circolare per crearle abbastanza spazio di manovra.
Il suo partner gemette con voce strozzata e serrò i denti.
«Mi pare che tu sia salvo...! N-non ha senso tutto quest-oh!» grugnì sull'ultima parola sentendo l'elsa che veniva spinta e rimossa con ritmo piuttosto sostenuto. Koltira la stava usando alla stregua della sua erezione e la cosa non era affatto piacevole: grossa e poco lubrificata com'era, gli faceva dannatamente male al culo ad ogni maledetto affondo.
Purtroppo per lui le sue lamentele non servirono a niente: il suo amante si stava godendo la sua vendetta e non aveva la benché minima voglia di fermarsi: era molto più eccitante di quanto avesse immaginato utilizzare un'arma al posto del suo pene. Vedere Thassarian così sottomesso e gemente era una vera gioia per lui.
Riusciva a sentire la sua erezione risvegliarsi tra le sue gambe nude, anche se al momento non aveva mani libere per occuparsene.
La maggiore lunghezza del manico rispetto ad un pene duro fece sì che l'estremità dell'arma riuscisse ad arrivare a premere con facilità contro la prostata di Thassarian, causandogli un piacere tale da superare il dolore.
Si afferrò l'erezione senza esitazioni e si masturbò con enfasi, gemendo e sospirando mentre le spinte impartite dall'Elfo del Sangue diventavano più forti e frequenti. Thassarian poteva sentire il suo fondoschiena che quasi si apriva in due per accogliere l'elsa fino alla guardia ma ora come ora non gli importava più. Voleva venire con ogni fibra del suo corpo, a qualsiasi costo.
Koltira era eccitatissimo. Sentire il suo partner emanare come un'aura palpabile il suo bisogno di arrivare all'orgasmo lo spingeva a dare il peggio di sé: reggendo con una sola mano il suo spadone, si protese a prendere anche l'arma dell'altro, dalla lama più sottile e l'elsa comunque molto lunga.
Appoggiandosi con le ginocchia a terra forzò il didietro di Thassarian ad accogliere anche quella.
Il Cavaliere della Morte umano ansimò pesantemente e sobbalzò, allargando le gambe per cercare di ridurre al minimo il dolore ma senza riuscirci.
Il piacere si fuse all'agonia in un sentimento più forte che lo scosse, strappandogli un gridolino.
«Koltira!» ringhiò a mezza voce, battendo un pugno sul materasso «A-aah!».
Il dolore era atroce ma l'orgasmo era imminente. Doveva farcela.
Venne con un grugnito di trionfo e sollievo, schizzando di sperma il fianco del letto, gocciolando anche sul pavimento.
Una volta che ebbe fatto appoggiò la faccia sul suo supporto, respirando affannosamente.
Il sin'dorei a quel punto si ritenne soddisfatto e decise a rimuovere le spade. Dovette tirare con forza per riuscire ad estrarle e Thassarian protestò vivacemente, irrigidendo la postura e aggrappandosi dove possibile.
«Fai piano, dannazione!» asserì infuriato.
Koltira strappò letteralmente le spade dal suo didietro.
Thassarian imprecò a mezza voce e l'elfo finì supino sul pavimento mentre le armi rotolavano distanti. Esalò un respiro strozzato per l'impatto e lì rimase: il suo coro era un unico ammasso di dolore.
Si era momentaneamente dimenticato delle sue condizioni fisiche e adesso sembrava fosse arrivato il momento di pagarne le conseguenze.
Le ferite ancora aperte sui fianchi e sulle cosce che non aveva ancora medicato avevano ripreso a sanguinare copiosamente e pulsavano dolorosamente.
Un gemito soffocato gli sfuggì dalle labbra mentre cercava di tornare a sedersi.
Thassarian si era nel frattempo voltato, seppur con innegabile fatica. Il sedere gli doleva fortissimo e non poteva utilizzarlo come appoggio, per cui rimase comunque in ginocchio.
«Accidenti a te, Koltira... la seconda spada era proprio necessaria?!» esclamò.
Vide che il compagno non lo stava calcolando, troppo impegnato a tenersi una mano sul fianco. Il suo sguardo era agonizzante.
«Koltira?» chiamò, improvvisamente apprensivo.
Vide una stria di sangue scendergli sulla carne pallida del fianco e capì il motivo della sua espressione.
Nonostante quello che gli aveva appena fatto l'Elfo del Sangue, non poté che sentirsi in dovere di offrirgli il suo aiuto.
Ignorando il dolore acuto al fondoschiena si chinò su di lui e gli spostò la mano, posando sulla ferita la lingua. Leccò via il sangue, lentamente, quindi prese un lembo stracciato delle lenzuola e lo utilizzò come benda.
Koltira si abbandonò contro l'impalcatura dell'altro letto, lasciandogli piena libertà d'azione. Era troppo indebolito per fare niente.
«So bendarmi da solo...» mormorò Deathweaver.
«Stai perdendo troppo sangue, non ti reggi nemmeno in piedi» controbatté Thassarian, fermando il tessuto.
Scese a leccare i tagli sulle cosce e la sua attenzione venne inevitabilmente attratta dalla sua erezione.
Fu questione di un attimo e Koltira si inarcò gemendo nel sentire le labbra calde dell'umano accogliere il suo sesso e la sua lingua giocare con esso. Succhiava con foga e a Koltira piaceva da impazzire.
«C-continua...» ansimò, leccandosi le labbra mentre godeva.
Thassarian non si fermò, continuò a leccare e succhiare e stimolarlo nei punti giusti fino a che non raggiunse il suo scopo, alcuni minuti più tardi. Koltira venne con un leggero spasmo muscolare alle gambe, ansimando.
Il suo amante accolse in bocca il suo sperma, lo inghiottì e poi si accasciò a terra, su un fianco.
Koltira lo guardò e sorrise, soddisfatto.
«Non te lo meritavi... neppure te...» borbottò Thassarian, digrignando i denti per il dolore ancora forte al posteriore.
Il suo partner gli si fece dappresso muovendosi leggermente. Lo aiutò a mettersi carponi e gli leccò l'orifizio, inserendo la lingua all'interno.
Thassarian sospirò: la sua lingua bagnata era delicata, tutta un'altra cosa rispetto alla violenza di poco prima. Stava lenendo il dolore, anche se ovviamente una cosa simile non sarebbe riuscito a rimetterlo totalmente a nuovo.
Gli sarebbe comunque occorso un po' di tempo perché il sedere smettesse di fargli completamente male.
La pratica comunque era assai piacevole e lasciò che Koltira continuasse senza disturbarlo, esalando qualche mugolio sporadico per dimostrare il suo apprezzamento.
Erano entrambi assorti dall'atmosfera quasi romantica che si era instaurata quando dall'esterno provennero grida e rumori di combattimento.
Ambedue vennero catapultati di nuovo violentemente alla realtà. Koltira cercò di mettersi in piedi e Thassarian si mosse verso la sua armatura.
Erano provati, seppur per motivi diversi, ma la guerra contro la Crociata Scarlatta infuriava all'esterno e loro non potevano permettersi di rimanere appartati ancora.
Dal piano inferiore sentirono un rumore di passi affrettati e clangore di spade.
«Cavalieri della Morte resistete!» incitò Thassarian a voce alta mentre goffamente riacquisiva la posizione eretta «Koltira dammi una mano!».
«Devo rimettermi l'armatura anche io» protestò l'Elfo del Sangue.
«Tu non andrai da nessuna parte con quelle ferite! Sei inutile sul campo di battaglia, a fatica ti reggi in piedi!» lo rimproverò l'umano.
L'altro emise un verso stizzito e, seppur con fatica, si rimise in piedi per conto suo.
«Ce la posso fare, sono un Cavaliere della Morte!» esclamò Deathweaver con fare altezzoso «Non trattarmi come se fossi un comunissimo Elfo del Sangue!».
«Se ti farai catturare di nuovo non verrò a...»
«Non sei venuto a salvarmi nemmeno la prima volta» gli fece presente Koltira senza neanche concedergli di terminare la frase «E comunque non sono l'unico ad avere un handicap» aggiunse mentre andava a recuperare la sua armatura.
Sogghignò ed era palese dalla sua espressione a cosa stesse facendo riferimento. Thassarian strinse le labbra in un'espressione di puro e semplice disappunto: stare in piedi era una sofferenza ma per nulla al mondo avrebbe permesso al dolore fisico di impedirgli di fare ciò che era suo dovere.
«Non sarà certo questo a fermarmi. Abbiamo una guerra da combattere per il Re dei Lich!» disse gonfiando il petto, cercando di apparire più sicuro di sé.
Koltira annuì con un secco cenno del capo.
«Giusto! Prepariamoci a tornare in battaglia!» esclamò risoluto «... e se dovessi ferirti mi occuperò io di te» puntualizzò a voce più bassa.
Thassarian gli rivolse un'ultima occhiata, imbarazzato dall'audacia della sua affermazione, prima di chinarsi maldestramente per raccogliere la sua spada runica.
In cuor suo sperava di non aver bisogno delle sue amorevoli cure. Dopo quanto aveva appena sperimentato il suo povero culo, non aveva molta voglia di mettersi di nuovo nelle mani del suo amante, benché alla fine fosse anche riuscito a cavarne fuori qualcosa di positivo.
«Forza, sbrigati a rivestirti. Io ti precedo».
Ciò detto Thassarian uscì dalla stanza.
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