fiamma_drakon: (Default)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2017-05-28 07:16 pm

Un risveglio duro ma piacevole

Titolo: Un risveglio duro ma piacevole
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life
Personaggi: Elathriel Sunstriker, Peone
Wordcount: 2739 ([community profile] fiumidiparole)
Timeline: Ambientata tra le espansioni "Warlords of Draenor" e "Legion".
Note: Blowjob, Het, Lemon, Self!love. Scritta per il MMOM 2017 @ [community profile] mmom_italia.
«Va meglio dopo un bel bagno fresco, vero?» chiese all’Orco, poggiandogli entrambe le mani sulle enormi spalle verdi. Tastando non sentì più i muscoli irrigiditi dalla stanchezza che aveva invece percepito prima del loro bagno congiunto.
«Me felice» borbottò il Peone, esibendosi subito dopo in un gigantesco sbadiglio che non finse nemmeno di nascondere «Me stanco. Noi dormire?».
L’Elfa del Sangue abbozzò un tenero sorriso e lo sospinse delicatamente verso il letto.


Da quando erano tornati da Draenor, Elathriel Sunstriker e il suo Peone preferito avevano girato per Azeroth per qualche tempo prima di stabilirsi a Tranciacolle, comperando una casetta nel piccolo villaggio.
Elathriel si sarebbe trovata decisamente più a suo agio in un posto nemmeno assolato e con più verde, ma tutto sommato a lei importava solamente di stare col suo Peone; inoltre, dopo l’esplosione della locanda di Tranciacolle, l’edificio era finalmente stato ricostruito e l’Elfa del Sangue si era proposta al vecchio proprietario - sopravvissuto per miracolo all’esplosione - per lavorare lì. Il locandiere era un Orco della vecchia generazione al quale certamente non dispiaceva avere attorno tutto il giorno un’Elfa del Sangue avvenente come lei, per cui il posto fu immediatamente suo.
Per quanto riguardava il Peone… be’, la bassa manovalanza fortunatamente era molto richiesta nell’Orda, poiché ad essa venivano affibbiati tutti i tipi di lavori che non richiedevano preparazioni specifiche. Non gli fu difficile trovare un’occupazione.
La convivenza era un’esperienza strana e del tutto nuova per entrambi: erano abituati a vedersi spesso a Wor’var, ma non ad avere così tante occasioni per stare vicini. Era quasi imbarazzante, specialmente per il Peone, che cercava in ogni modo di non violare la privacy della sua compagna ingegnandosi al meglio delle sue scarse capacità. Elathriel lo trovava tenero quando lo vedeva correre fuori per recarsi alla latrina quasi sgattaiolando via come un ladro o quando si ostinava a chiudere la tenda che separava il resto della loro casetta dalla parte riservata all’igiene personale nonostante lei gli avesse più volte ripetuto che non aveva nessun problema a farsi vedere nuda da lui dato che avevano già anche fatto sesso insieme in più di un'occasione.
La novità più stranamente difficile da incorporare era il fatto di poter dormire insieme ogni notte nello stesso letto - grande abbastanza perché entrambi ci stessero comodi.
Nonostante il piacere della reciproca compagnia, dormire insieme non si era rivelato così semplice. Il Peone faticava a trovare una posizione adatta a prender sonno a causa di Elathriel, che voleva sempre sostituire al suo cuscino la massiccia spalla muscolosa dell’Orco. A dispetto della bontà con cui il Peone le offriva sempre la spalla, la Sin’dorei aveva comunque problemi ad addormentarsi.

Era sera, alla fine di un’altra lunga e afosa giornata di lavoro a Tranciacolle. Il Peone barcollò all’interno della rustica camera da letto della capanna, separata dall’ampia stanza principale solo da un semplice paravento di legno. Era tutto nudo fatta eccezione per un minuscolo asciugamano che gli era stato legato in vita quasi a forza a nascondergli le pudenda. Aveva un’espressione beata di pace in viso, come se avesse visto un angelo.
Dietro di lui entrò anche Elathriel, che aveva solamente avvolto i lunghi capelli rossi bagnati in un altro asciugamano per non prendersi un malanno. Per il resto era totalmente nuda e pareva non vergognarsene affatto.
«Va meglio dopo un bel bagno fresco, vero?» chiese all’Orco, poggiandogli entrambe le mani sulle enormi spalle verdi. Tastando non sentì più i muscoli irrigiditi dalla stanchezza che aveva invece percepito prima del loro bagno congiunto.
«Me felice» borbottò il Peone, esibendosi subito dopo in un gigantesco sbadiglio che non finse nemmeno di nascondere «Me stanco. Noi dormire?».
L’Elfa del Sangue abbozzò un tenero sorriso e lo sospinse delicatamente verso il letto.
«Vai pure a dormire. Io devo prima sistemare i capelli...» lo esortò lei, fermandosi un poco distante dal letto, sul quale invece il Peone salì più che volentieri per poi abbandonarsi al suo posto - facilmente riconoscibile dall’incavo piuttosto largo nel materasso che aveva creato con la sua stazza.
Rotolò supino e girò il viso verso il punto in cui si era fermata l’Elfa del Sangue. La sua espressione leggermente inebetita e rilassata si trasformò in una di pura incredulità nel vedere che Elathriel si era piegata in avanti per togliere l’asciugamano ed utilizzarlo per asciugare i capelli che adesso le pendevano intorno al viso.
La sua attuale posizione metteva bene in vista i seni floridi e morbidi - che pendevano dal suo petto sotto la forza di gravità - e la forma accattivante delle sue natiche, nonché le sue gambe lunghe e snelle.
Il Peone sentì il suo corpo risvegliarsi, uscire dallo stato di torpore in cui era per concentrarsi tutto sullo spettacolo che aveva dinanzi. In men che non si dica il suo pene flaccido divenne tosto e la sonnolenza un ricordo apparentemente lontano.
Elathriel era troppo concentrata sui suoi capelli per rendersi conto di cosa avesse scatenato nel suo compagno.
Quest’ultimo in un primo momento accarezzò l’idea di prendere l’iniziativa e farle vedere che anche lui al pari dei Grunt - o di Orchi più in alto nella gerarchia - sapeva essere virile e determinato e non solo un sacco da allenamento per le gambe del Comandante, ma cambiò idea subito dopo. Pur essendo decisamente eccitato, non voleva costringerla a fare niente di cui lei non avesse voglia e sapeva quanto fosse stato stancante il lavoro per lei quel giorno.
Rassegnato all’idea di lasciar perdere, si nascose sotto le coperte e spostò lo sguardo altrove, lontano dall’Elfa.
Quest’ultima diede solo una rapida strofinata ai capelli, lasciandoli appena umidi, quindi raggiunse il suo Peone a letto. Si stese vicino a lui, che si era messo prono con la faccia girata in direzione opposta alla sua, e si spalmò letteralmente contro il suo fianco, arrampicandosi per raggiungere il suo orecchio.
«Sei ancora sveglio?» gli sussurrò dolcemente la Sin’dorei.
Il Peone era caldo, più caldo di quanto le fosse parso poco prima, ma forse era solamente lei ad essersi raffreddata stando ad asciugarsi i capelli.
In realtà non aveva per niente torto. L’Orco si era accalorato molto sentendo il suo corpicino addossarsi al suo e le sue morbide curve schiacciarsi sulla sua schiena.
«Peoncino…?» chiamò piano, salendo a cavallo del suo bacino.
Il diretto interessato stava soffrendo dannatamente. Avrebbe potuto fecondare il materasso per quanto era duro in quel momento, ma era determinato a non cedere e finse ostinatamente di dormire.
Elathriel si sdraiò su di lui, appoggiando la testa poco sopra la scapola sinistra.
«Uff… io volevo giocare un po' prima di dormire… sei così attraente quando sei tutto bello pulito...» bisbigliò in tono deluso.
Il Peone sollevò di scatto la testa a quelle parole.
«Me sveglio. Tu vuole fare amore?» disse, speranzoso «Tu no stanca di zug-zug?».
Elathriel gli accarezzò le immense spalle verdi e poi scese, rotolando supina di fianco a lui.
«Un po’, ma il bagno mi ha rilassata e… insomma… se tu hai voglia...» Elathriel gli pizzicò un fianco.
Il Peone si mise carponi con una certa enfasi, lasciando bene in vista la sua erezione.
«Me vuole, vuole!» esclamò, balzandole addosso e sovrastandola, chinandosi a baciarle i seni.
Elathriel sospirò accoratamente.
«Oh, e volevi tenermi nascosta una cosa del genere…? Non saresti mai riuscito a dormire così» esclamò sorridendo, allacciando le gambe flessuose attorno al suo bacino «È il caso di occuparcene immediatamente».
L’Orco le sorrise con fare impacciato.
«Io felice…!».
«Anch’io...» sussurrò la Sin’dorei, protendendosi a baciarlo.

Era mattino presto. Il sole era appena sorto sull’arida regione di Durotar e filtrava a malapena dalle finestre coperte della capanna di Elathriel e del suo Peone. I due si erano intrattenuti fino a notte fonda e poi la stanchezza della lunga giornata lavorativa aveva avuto la meglio su entrambi ed erano crollati, troppo sfiniti per avere problemi a prendere sonno.
L’Orco era steso supino in mezzo al letto, la testa sostenuta da entrambi i cuscini, che avevano ammonticchiato nel centro. La testa era voltata da un lato e russava rumorosamente e placidamente, la bocca leggermente aperta ed un rivolo di bava che gli colava da un lato.
Sdraiata bocconi sopra di lui c’era Elathriel, la testa appoggiata nell’incavo tra l’ampia spalla e il collo. I capelli erano fuori dai piedi e l’Elfa del Sangue aveva un’espressione di pura beatitudine. Le gambe erano intrecciate con quelle dell’Orco sotto di lei e una sua larga mano appoggiata sul suo posteriore le impediva di rotolare giù.
Il russare profondo del Peone non pareva disturbarla affatto nonostante quelli della sua razza avessero un udito particolarmente sviluppato e sensibile.
Dormivano profondamente ma l’idillio di quella scena non era destinato a durare ancora a lungo: Elathriel venne svegliata da qualcosa di rigido e scomodo che le premeva contro lo stomaco, sotto l’ombelico. Si agitò leggermente e si sollevò leggermente, guardando in basso verso la faccia del suo Peone. Sorrise e gli accarezzò il viso, per poi sedersi a cavalcioni del suo bacino per controllare cosa era che l’aveva svegliata.
Si meravigliò non poco di vedere un’erezione di tutto rispetto ribaltata verso l’alto, appoggiata verticalmente contro l’inguine e il bassoventre dell’Orco. Era molto più grossa di quella che solitamente aveva al mattino, tanto che addirittura il glande era completamente scoperto dalla pelle che in genere rimaneva a coprire almeno la base.
Elathriel spostò nuovamente lo sguardo all’espressione di beata innocenza sul viso del suo Peone, chiedendosi come facesse a dormire così sodo e così tranquillamente con un’erezione del genere.
L’Elfa del Sangue si mordicchiò il labbro inferiore, agitandosi leggermente. Poggiò una mano sul torace del suo partner e lo scosse leggermente, ma non ottenne nessun tipo di reazione. Salì allora ad importunarlo un po’ più su: gli punzecchiò le guance con le dita esili e poi giocherellò con le grosse zanne scheggiate e usurate che sporgevano alle estremità della bocca, nella metà inferiore.
Ignaro di tutto ciò, il Peone dormiva ancora profondamente. Le attenzioni della sua metà non gli davano il minimo fastidio e sembrava che nemmeno lo toccassero. Doveva essere proprio esausto per riuscire ad avere un sonno così robusto.
Elathriel sperava di riuscire a svegliarlo e aiutarlo così ad occuparsi del suo grosso problema. Desiderava moltissimo farlo. Il suo corpo era morbosamente attratto dalla sua erezione, come sottolineava con fin troppa enfasi la percezione di umido tra le sue cosce, che sembrava aumentare esponenzialmente minuto dopo minuto.
«Be’... forse potrei comunque farlo...» ponderò tra sé, indecisa sul da farsi. Di certo era fuori discussione l’opzione di lasciarlo in quelle condizioni, così come non era pensabile che lei rimanesse insoddisfatta fino a che il suo Peone non si fosse destato, specialmente perché con ogni probabilità non appena sveglio avrebbe dovuto andare a lavorare e il tutto sarebbe stato inequivocabilmente rimandato fino a quella sera.
Era una possibilità alla quale la Sin’dorei non voleva neanche pensare.
«Devo occuparmene. Non posso aspettare oltre, poi sarebbe troppo tardi» continuò a riflettere, cercando di convincersi che l’unica strada percorribile fosse quella di masturbarlo nel sonno e farlo venire senza un suo contributo attivo.
Fu così che Elathriel scese da sopra di lui e si spostò più in basso. Aprì le sue gambe muscolose e si insinuò tra di esse, posizionandosi in ginocchio con le cosce ben divaricate, quindi si piegò sul membro del Peone e lo prese in bocca fino a metà.
Emise un leggero mugolio di piacere nel sentire quanto fosse calda la sua pelle e soprattutto quanto fosse grosso il suo fallo. Immaginò la fatica e la quantità di lubrificante che le sarebbe stata necessaria per riuscire a farlo entrare nella sua vagina a causa delle loro stazze decisamente diverse e percepì l’impellente bisogno di portarsi la mano destra tra le gambe a trastullare il suo clitoride.
La tensione nel suo corpo crebbe insieme al godimento mentre con la mano sinistra afferrava la base dell’erezione del Peone e iniziava a muoverla seguendo il ritmo con cui succhiava l’estremità. Allo stesso modo tentò di coordinarsi con la velocità con cui si stava masturbando.
Vogliosa e insaziabile, Elathriel cercò di spingersi l’intera lunghezza del pene del suo compagno - ancora beatamente assopito - in bocca, finendo con l’avere la gola quasi chiusa dalla cima.
Duro come era, immaginava che non sarebbe stato un problema farlo venire; invece fu lei ad arrivare per prima all’orgasmo. Sentì gli umori fuoriuscire copiosi e scivolarle sulla mano con cui si stava masturbando. L’ulteriore lubrificazione delle dita le rese ancor più piacevole strusciarle contro le sue zone più sensibili, aiutandola a godere maggiormente. Mugolò con foga, ma buona parte del rumore venne soppresso dall’ostacolo che le occludeva quasi completamente la bocca.
Nonostante l’immenso sollievo di quell’orgasmo, l’Elfa del Sangue non era ancora neanche lontanamente soddisfatta. Senza smettere di stuzzicarsi neanche per un istante, continuò a succhiare l’erezione del Peone col massimo impegno. Dovette lavorare ancora un po’ per riuscire ad ottenere quello che voleva.
Dopo diversi minuti di pressanti attenzioni da parte della sua instancabile lingua, finalmente sentì schizzarle giù per la gola il tanto desiderato seme dell’Orco. Contemporaneamente quest’ultimo ebbe una specie di spasmo che rischiò di farla soffocare con il suo pene, ma riuscì a seguirlo nel movimento con abbastanza prontezza nonostante fosse ebbra del piacere di sentire lo sperma che le scorreva giù per l’esofago.
La gioia per l’ottenimento di quel piccolo trionfo fu tale da farla venire una seconda volta, ancora più abbondantemente di prima.
Nel mentre udì distintamente un ruggito soffocato provenire da sopra di lei, seguito da un più basso e soddisfatto: «Elathriel…?».
A quanto pareva l’orgasmo era riuscito dove lei aveva fallito: il Peone era finalmente sveglio. L’Elfa del Sangue tuttavia non si staccò dal suo pene fino a che non ebbe terminato di eiaculare. Una volta finito lo sperma si sfilò l’erezione dalla bocca lentamente e lappandone la cima per asportare anche gli ultimi rivoli di seme eventualmente rimasti.
Si raddrizzò leccandosi le labbra e sorrise all’Orco.
«Buongiorno peoncino mio… dormito bene?» chiese in tono gentile. Aveva ancora la mano destra saldamente ancorata tra le cosce e al Peone non ci volle molto per percepire l’odore tipico dei suoi umori.
«Io stanco» rispose l’Orco, sbadigliando vistosamente e pulendosi la scia di saliva dalla faccia «Elathriel eccitata. Io sentire tuo odore».
Si mise seduto stiracchiandosi e guardò la Sin’dorei in viso, accennando un sorriso. Aveva le guance di un verde più vivido del solito, segno evidente che aveva sentito e gradito eccome il trattamento che la sua partner gli aveva riservato. Stavano insieme da abbastanza tempo perché lei si accorgesse facilmente di certi dettagli.
«Io aiutare!» esclamò il Peone, allungando le mani verso i seni della Sin’dorei. Li coprì per intero senza fatica con i suoi grossi palmi e li strizzò gentilmente, concentrando poi le sue attenzioni sui capezzolini irrigiditi, che titillò con delicatezza con indice e pollice.
«Amore non… ah!» esclamò Elathriel, gemendo nel sentirsi coccolare le cime dei seni. Nonostante le dita callose e ruvide del suo Peone potessero sembrare più adatte a lavori rozzi e di mera fatica, riusciva ad essere molto delicato quando voleva. Lei non aveva mai avuto occasione per lamentarsi delle attenzioni che le rivolgeva.
«F-faremo… tardi a lavoro...» cercò di opporsi, ma il tono della sua voce smentiva il senso delle sue parole. Non vedeva l’ora che lui l’aiutasse a modo suo.
«Io fa veloce» promise il Peone «Io già duro. Elathriel molto bella» soggiunse mentre la spingeva con accortezza a distendersi supina sulla coperta.
Le si posizionò in ginocchio tra le gambe e l’Elfa del Sangue poté distintamente notare che non stava mentendo: il suo pene era di nuovo tosto.
Fece per obiettare ancora, ma lui si protese rapidamente a succhiarle i seni, mettendo definitivamente a tacere ogni sua resistenza: la Sin’dorei gli afferrò la testa con entrambe le mani e gliela schiacciò contro il suo petto.
«Ahw… ne avevo bisogno…!» gemette con voce trasognata, socchiudendo le palpebre «… però… fai in fretta, ti prego-ohw…!».
L’Orco si afferrò l’erezione e la guidò verso l’ingresso della sua vagina alla cieca a causa della posizione, riuscendo a centrarlo al secondo tentativo. Spinse col bacino per entrare, sentendo la cima scivolare dentro facilmente, ma poi la ristretta dimensione dell’orifizio vaginale della sua compagna rispetto alle sue dimensioni gli impedì di procedere.
Elathriel gemette di nuovo sentendosi chiudere dal suo pene enorme e - come prevedibile - troppo grosso per entrare tutto in una sola volta.
«Io abbastanza veloce?» domandò il Peone con un minimo d’affanno, staccandosi dalla sua tetta.
«Oh, sì… m-ma non fermarti!» replicò l’Elfa del Sangue, costringendogli di nuovo la testa contro il seno con una certa insistenza, sorridendo poi con aria beata.
Il Peone si rimise all’opera con solerzia, ansioso di poterle ricambiare il servizio che gli aveva reso solo poco prima. Era stato il risveglio più bello che potesse immaginare da quando aveva potuto aprire gli occhi al mattino e trovarsela sdraiata accanto o sopra.