fiamma_drakon: (Default)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Preferenze di compagnia
Rating: Giallo
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life
Personaggi: Jubeka Shadowbreaker, Lulubelle Fizzlebang, Ritssyn Flamescowl, Shinfel Blightsworn
Wordcount: 4738 ([community profile] fiumidiparole)
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Gen
«Oh… non vorrei davvero disturbare la Signora del Fatuo in questo momento, mentre è insieme a quello sciamano...» borbottò Jubeka, chiudendo gli occhi e massaggiandosi il ponte del naso con aria rassegnata e stanca «Potrebbe prendere l’insubordinazione di Ritssyn ancora peggio del normale...».
«E allora aspettiamo» intervenne Lulubelle «Tanto non cambierà il risultato finale...» e ridacchiò di nuovo.
«Io mi chiedo...» Shinfel riprese a parlare dopo essere rimasta in silenzio per qualche minuto, rivolgendosi agli altri membri del Concilio «Perché gli Accoliti sono così contenti di andare in missione insieme a Ritssyn? Hanno anche sfidato la possibilità di avere conseguenze dalla Signora del Fatuo».


Era un'altra giornata di fervente attività nella Faglia Malosfregio. La guerra contro la Legione Infuocata non lasciava molto tempo per adagiarsi sugli allori e gli stregoni erano come al solito impegnati a sorvegliare i demoni della dimensione, evocare nuove “reclute” dalla Distorsione Fatua da inviare alla Riva Dispersa e soprattutto prendersi in carico missioni di svariato tipo da portare a termine nelle varie regioni delle Isole Disperse per ottenere denaro, Risorse dell’Enclave e altro che la loro Signora del Fatuo Gathra - capo in carica del Concilio della Mietitura Oscura - potesse impiegare per la comune causa della guerra alla Legione.
La padrona della Faglia Malosfregio era impegnata altrove, nella regione di Azsuna - attualmente sotto assalto da parte dei demoni - ed aveva lasciato agli altri membri del Concilio l’onere di sorvegliare la Faglia.
Le cose procedevano in maniera stranamente tranquilla, fatto del tutto nuovo per il Concilio dal momento in cui avevano messo piede a Dalaran, tanto da riuscire a sfiorare la noia.
Nello spazio centrale della Faglia, il luogo privilegiato di riunione del Concilio, i membri stavano attendendo ai loro affari tranquillamente quando improvvisamente Ritssyn Flamescowl si alzò dal pavimento e si allontanò.
«Dove stai andando? La Signora del Fatuo ancora non è tornata...» lo blandì con la sua voce sensuale Shinfel Blightsworn. Era intenta a leggere un qualche oscuro tomo di magia - cosa che apparentemente risultava impraticabile dato il cappuccio che portava sempre calato sugli occhi.
«Non starai mica pensando di andare da lei?» domandò Lulubelle Fizzlebang con una risatina dall’angolo in cui stava giocando a scacchi insieme con il silenzioso Zinnin Smythe.
L’Orco si girò a fronteggiare il resto del Concilio con espressione piuttosto pacata nonostante tutto.
«Veramente...» esordì, ma fu bloccato immediatamente dall’intervento di Jubeka Shadowbreaker, che fino ad allora se ne era rimasta in disparte ad osservare delle candele accese.
«La Signora del Fatuo è ad Azsuna con il suo compagno. Non puoi presentarti da lei come se nulla fosse, Ritssyn! Nessuno qui vuole vederla arrabbiata!» lo ammonì severamente.
Tutta l’Enclave era a conoscenza del tipo di interesse che l’Orco stregone nutriva nei confronti della Signora del Fatuo, così come sapevano anche quanto quest’ultima lo ignorasse palesemente a causa della sua già consolidata relazione con un altro Orco, suo amico d’infanzia.
«Anche lei… proprio di uno sciamano doveva invaghirsi? Con tutti gli stregoni Orchi che ci sono qui nella Faglia...» Shinfel abbandonò completamente il suo iniziale intento, chiudendo il suo libro e poggiandoselo in grembo.
«Gli sciamani sono l’antitesi stessa di uno stregone» fece notare Dama Sacrolash, intromettendosi improvvisamente nella conversazione.
«La Signora del Fatuo merita qualcuno con più potere» si aggiunse la Gran Strega Alythess, l’Eredar gemella di Sacrolash.
«La Signora del Fatuo è perfettamente in grado di scegliere a suo piacere il suo compagno di vita… e vorrei ricordarvi che si tratta nientemeno che del Chiaroveggente, il capo dell’Enclave sciamanica» Jubeka si erse a difesa della Prima del Concilio della Mietitura Oscura senza alcuna paura per i suoi colleghi.
«Ehi, ehi! Non m’interessa con chi sia Gathra al momento!» Ritssyn gridò per superare le proteste che già cominciavano a fiorire da parte delle Gemelle Eredar e di Shinfel. Lui era l’unico del Concilio che chiamasse il loro leader per nome, senza preoccuparsi di aggiungere alcun titolo.
«Non ho intenzione di andare ad Azsuna, se è questo che volevate sentirvi dire. Voglio solo andare a fare due passi, qualcosa che spezzi questa noia terribile...» l’Orco si guardò intorno e con la coda dell’occhio notò la bacheca che esponeva l’elenco delle missioni disponibili ai membri dell’Enclave «… tipo una missione».
Si diresse a passo deciso verso la bacheca, annuendo.
«Sì, andrò in missione!» ribadì con maggiore enfasi. Il suo era solo un semplice annuncio, non stava di certo chiedendo il permesso a qualcuno.
Le Gemelle Eredar scrollarono le spalle alle sue parole e si allontanarono in direzione della zona di addestramento dei nuovi stregoni, molto probabilmente desiderose di far pratica su qualche povero demone incatenato. Nessuno dei presenti protestò.
Dall’altro lato della “sala” di riunione del Concilio, Zinnin si alzò abbandonando la partita con Lulubelle e andò ad affiancarsi al suo vecchio e più fidato collega.
«Zinnin! Dove stai andando? La partita non è ancora finita… e stavo vincendo io!» sbottò Fizzlebang stizzita, ma non ottenne alcuna risposta dal Worgen, come sempre.
«Dove volete andare voi due? La Signora del Fatuo ha detto...» Jubeka cercò di richiamare all’ordine i due stregoni.
«Siamo anche troppi, potete benissimo stare dietro voi alla Faglia Malosfregio visto che non sta succedendo niente di interessante!» protestò Ritssyn, la voce più un ruggito di frustrazione che un lamento.
Zinnin vicino a lui assentì con un breve e quasi impercettibile cenno del capo.
I due si volsero a vagliare rapidamente le missioni con lo sguardo.
«Se voi due ve ne andate lo diremo alla Signora del Fatuo...» minacciò con la sua voce melliflua Shinfel, inarcando un folto e sottile sopracciglio «… e poi dovrete vedervela con lei».
Smythe si fermò dove si trovava, voltandosi verso gli altri membri del Concilio e fissandoli con espressione impaurita: tutti sapevano che far arrabbiare la Signora del Fatuo non era una buona idea se ci si teneva alla pelle.
Le parole di Shinfel aleggiarono nell’aria ancora per qualche momento prima che il Worgen decidesse che era meglio evitare di contrariare Gathra. Si allontanò platealmente da Ritssyn, senza darsi pena di nascondere la sua fuga. La folta coda che spuntava dal retro della sua tunica era rigidamente ripiegata verso il basso ed era l’unico segno manifesto della sua completa sottomissione alla volontà di Gathra.
L’Orco stregone guardò il collega allontanarsi senza proferir parola; tuttavia, il gesto non lo lasciò indifferente: si sentì in qualche modo tradito e ciò contribuì a farlo arrabbiare di più.
«Va bene! Dite pure quel che volete a Gathra, io non ho paura delle conseguenze!» ringhiò, cercando di raddrizzare le sue ampie spalle da Orco, naturalmente incurvate. Tra sé e sé aggiunse anche: «E non potrà fare niente per peggiorare ulteriormente la mia situazione…!».
Strappò un foglio dalla bacheca e si guardò intorno, chiamando: «Qualcuno che viene in missione con me?!».
Molti stregoni si girarono a guardarlo, sorpresi di sentirlo gridare così forte: nonostante avesse una voce che difficilmente passava inosservata per il timbro roco ma potente, raramente lo si sentiva parlare in tono così alto. Nessuno si mosse per qualche istante, poi si fece largo tra i vari membri dell’Enclave un gruppetto di Accoliti della Mietitura Oscura - tutti maschi ed Orchi, a giudicare dalla stazza e dalla postura. Dalle maschere di legno a forma di becco di avvoltoio che coprivano completamente i loro volti si levarono dei ruggiti di saluto decisamente orcheschi mentre il manipolo di stregoni si batteva il pugno sul petto.
«Veniamo noi con te, maestro Flamescowl» esclamò uno degli Orchi in tono riverente.
«Anche noi» si aggiunse un’altra voce orchesca, proveniente da un altro piccolo manipolo di Orchi stregoni che si avvicinò a Ritssyn rapidamente.
Quest’ultimo li guardò e poi rivolse a Jubeka e Shinfel un’occhiata quasi orgogliosa prima di evocare il suo famiglio - un Vilsegugio di nome Fhambar - e dirigersi verso il portale che conduceva a Dalaran.
Il suo accanito seguito si mosse dietro a lui come se avesse dato un qualche tacito segnale. Non appena se ne furono andati tutti, Jubeka sospirò pesantemente.
«Se ne è andato davvero…! Oh, be’... spero che la Signora del Fatuo ci faccia assistere alla sua punizione» commentò Lulubelle con una risatina divertita. Molto probabilmente l’idea di veder soffrire Ritssyn le risultava particolarmente piacevole per qualche motivo - come se vedere la sua faccia perennemente in fiamme non fosse già abbastanza inquietante persino per i loro standard.
«… ora possiamo riprendere la nostra partita? Vorrei vincere...» aggiunse pochi secondi dopo, rivolgendosi a Smythe.
Quest’ultimo tornò a sedersi vicino alla scacchiera abbassando le orecchie e continuando a rimanere in silenzio.
«Oh… non vorrei davvero disturbare la Signora del Fatuo in questo momento, mentre è insieme a quello sciamano...» borbottò Jubeka, chiudendo gli occhi e massaggiandosi il ponte del naso con aria rassegnata e stanca «Potrebbe prendere l’insubordinazione di Ritssyn ancora peggio del normale...».
«E allora aspettiamo» intervenne Lulubelle «Tanto non cambierà il risultato finale...» e ridacchiò di nuovo.
«Io mi chiedo...» Shinfel riprese a parlare dopo essere rimasta in silenzio per qualche minuto, rivolgendosi agli altri membri del Concilio «Perché gli Accoliti sono così contenti di andare in missione insieme a Ritssyn? Hanno anche sfidato la possibilità di avere conseguenze dalla Signora del Fatuo».
«Forse erano soltanto annoiati come lui» banalizzò Fizzlebang, senza alzare gli occhi dalla sua partita.
«No, quando gli Accoliti partono in missione con Ritssyn sono sempre stranamente… entusiasti» Shinfel scosse il capo «Mi stupisce dirlo, ma c’è qualcosa in quell’Orco che agli Accoliti sembra piacere davvero tanto».
«Vorrei ricordarti che siamo in guerra con la Legione Infuocata, le missioni di cui ci occupiamo non sono passeggiate di piacere» puntualizzò Jubeka con una certa stizza «Dovresti prendere più sul serio la sit...».
«In che senso, Shinfel? Dici che gli Accoliti hanno… un debole per Ritssyn?» Lulubelle era palesemente interessata, quasi esaltata dalle allusioni dell’Elfa del Sangue «Scacco matto, Zinnin!».
Il Worgen abbassò la testa e la scosse con fare sconsolato e rassegnato insieme, quindi si alzò e si allontanò, lasciando le tre femmine da sole al centro della Faglia Malosfregio.
Fizzlebang si alzò e si accostò a Shinfel, fissandola come se fosse in attesa di qualcosa.
«Be’, può essere» esordì la Sin’dorei «Una volta che ero in missione con lui...».

«Andiamo, Ritssyn. Ci perderemo l’inizio dell’assalto alla Sentinax!» Shinfel era in piedi accanto al portale che collegava la Faglia Malosfregio a Dalaran e picchiettava ritmicamente un piede sul pavimento di roccia con impazienza.
Ritssyn era poco più in là e stava cercando con lo sguardo qualcuno.
«Non possiamo andare noi due da soli! Ci serve una mano da...» s’interruppe e la sua espressione si illuminò, segno che aveva trovato ciò che cercava.
Shinfel lo guardò allontanarsi in direzione di alcune Accolite che si erano raccolte vicino alla bacheca delle missioni.
«Dove vai? Non credi che noi e i nostri demoni possano bastare?!» sbottò l’Elfa del Sangue infastidita. Parlò a voce molto alta, per cui in diversi la sentirono.
L’Orco stregone non diede minimamente peso alle sue parole e si rivolse alle Accolite.
«Visto che siete in cerca di una missione, io sto andando ad assaltare la Sentinax alla Riva Dispersa… se volete unirvi a me...» disse, in tono mellifluo e seducente - per quanto la sua voce roca potesse risultare tale per qualcuno.
Shinfel nonostante fosse piuttosto distante, riuscì a vederlo fare l’occhiolino alle Accolite e addirittura cambiare posizione, assumendone una più spavalda e audace che metteva in mostra gli spalloni coperti di stoffa.
Shinfel appoggiò il viso nel palmo aperto della sua mano con aria esasperata. Non aveva mai visto nessuno chiedere aiuto a qualcuno in una maniera più pietosa di quella.
Se fosse stata tra i bersagli di quel maldestro tentativo di flirt lo avrebbe liquidato con una sarcastica e pungente risata di sdegno per poi piantarlo in asso. Fu pertanto decisamente sorpresa di sentire delle risate leziose - o quanto di più vicino ad esse potevano emettere delle Troll e delle Orchesse - provenire dal gruppetto di Accolite.
La Sin’dorei alzò il viso rapidamente per vedere cosa stesse accadendo e rimase sbigottita dinanzi a quelle femmine che allungavano le mani a tastare le braccia robuste e le spalle di Ritssyn, per poi affiancarsi a lui con estremo piacere e scortarlo verso il portale dell’Enclave.
«Mostraci di cosa sei capace, Maestro Ritssyn» esclamò in pesante accento Zandali una delle accompagnatrici dell’Orco.
Un sogghigno perverso si allargò sulla faccia di quest’ultimo.
«Vi mostrerò ogni cosa… a tempo debito» rispose mentre si fermava dinanzi al portale «Shinfel, vieni anche tu o no?» chiese con tono di sufficienza, rivolgendosi alla sua collega.
L’Elfa del Sangue deformò le labbra in un ghigno di disgusto e rabbia malcelata.
«Ma certo… Maestro Ritssyn» disse, calcando sulle ultime due parole con un tono che mimava grossolanamente la voce della Troll.
Senza aggiungere altro si diresse a sua volta verso il portale, preparandosi interiormente ad una delle più lunghe e insopportabili missioni della sua vita.

«È stata la scena più disgustosa cui abbia mai assistito in vita mia» puntualizzò Shinfel in tono risoluto «Vedere un Orco flirtare… Ritssyn per giunta...» rabbrividì palesemente «È stato così grezzo».
«E secondo te questo episodio come spiegherebbe la sua sinergia con quel branco di Accoliti maschi?» chiese Lulubelle, intrecciando le sue piccole braccia sul suo piccolo petto «Considerando la sua attrazione nei confronti della Signora del Fatuo, dubito che abbia fatto delle avances anche a loro...».
Una smorfia deturpò le sottili labbra di Shinfel.
«Ti ringrazio per aver riplasmato i miei incubi più orrendi» commentò con sarcasmo rivolta interamente alla Gnoma.
Quest’ultima sorrise ed esclamò: «Non c’è di che! Comunque io ho una teoria diversa. Ritssyn è un Orco dopotutto, e lo sanno tutti che gli Orchi hanno delle vie alternative di persuasione...».
«E cioè…?» Jubeka si fece leggermente avanti, improvvisamente interessata alla nuova piega che stava prendendo la conversazione.
«Aspettate che vi racconti cosa ha fatto in missione con me...».

Lulubelle e Ritssyn erano stati mandati dalla Signora del Fatuo in persona ad occuparsi della Matrona delle Manafiere nella regione di Suramar insieme ad un manipolo di Accoliti della Mietitura Oscura che non pareva essere molto motivato. Un po’ la strega Gnoma condivideva il loro malcontento: il Concilio della Mietitura Oscura era stato ricostituito per combattere la Legione Infuocata, non certo per tenere sotto controllo la fauna locale delle Isole Disperse. Lei per prima si era unita per prendere i demoni a calci nel sedere.
«Forza, dobbiamo muoverci prima che le Manafiere si accorgano di noi e facciano fuggire la loro Matrona» esclamò Ritssyn con tono autoritario. Tra tutti era quello che sembrava più contento di trovarsi lì, ma Lulubelle sospettava che lo fosse solo perché era stata la Signora del Fatuo personalmente a dargli l’incarico. La sua infatuazione per lei era talmente palese che la Gnoma non capiva proprio come potesse passare inosservata alla diretta interessata.
«Sono gatti troppo cresciuti, non sono così intelligenti» obiettò un Accolito - un Umano - con evidente fastidio.
Ritssyn lo fissò con espressione tutt’altro che gentile.
«Raccontalo all’ultimo gruppo di Accoliti che hanno cercato di uccidere la Matrona» brontolò, puntando i suoi occhi fiammeggianti sullo sfortunato che aveva osato lamentarsi «Se proprio ci tieni posso farteli raggiungere in un batter d’occhio» e sollevò una mano mentre attingeva all’energia dentro di lui per richiamare all’appello il suo famiglio.
Al suo fianco comparve il suo gigantesco Vilsegugio, Fhambar, i tentacoli che si protrudevano dal suo dorso che si agitavano freneticamente in aria. Chiaramente percepiva l’energia magica di ciascuno degli stregoni che erano lì presenti. Sicuramente per lui era come trovarsi circondato da un prelibato banchetto in attesa di essere cacciato e divorato con cura; ciononostante rimase fermo vicino al suo padrone come un normale e innocuo animaletto domestico. Era molto più grosso rispetto ad altri Vilsegugi che Lulubelle aveva visto evocare, addirittura più grosso di quello che lei stessa era in grado di richiamare dalla Distorsione Fatua come famiglio. La sua pelle era scura, quasi nera, mentre quella dei normali Vilsegugi era di un colore più tendente al marrone-rossiccio, fatto che lasciava presupporre che Fhambar negli oscuri recessi dai quali proveniva doveva occupare una posizione di spicco rispetto agli altri della sua razza.
Perché Ritssyn fosse in grado di evocare un Vilsegugio tanto “importante” nonostante fosse uno stregone specializzato nel ramo Distruzione per Lulubelle era un mistero.
Bastò un blando cenno da parte dell’Orco perché la bestia scattasse, balzando addosso all’Umano che aveva osato contraddire ai suoi ordini. La stazza di Fhambar era tale per cui sarebbe riuscito a sopraffare senza alcun problema persino il più grosso tra i Tauren, figurarsi un semplice Umano. La vittima fu sovrastata dal demone e trattenuta al suolo dalle sue potenti zampe anteriori munite di lunghi e affilati artigli.
Fhambar si piegò ad annusare con il muso la faccia dell’Accolito mentre i suoi tentacoli si piegavano su di lui. La mandibola schioccava con impazienza mentre pregustava il suo banchetto. L’Umano si ritrovò a gridare come un pazzo cercando di svincolarsi dalla presa della bestia, stimolando ulteriormente il suo istinto di cacciatore. Lo spettacolo terrorizzò gli altri Accoliti e divertì non poco Flamescowl, che scoppiò a ridere in maniera piuttosto perversa.
La povera vittima stava per essere consumata sotto gli occhi di tutti quando Lulubelle decise che era stata a guardare fin troppo.
«Ritssyn, richiamalo prima che sguinzagli i miei demoni e riduca il tuo cane in brandelli!» minacciò senza alcuna paura. Pur essendo una Gnoma, la sua voce squillante riuscì a sovrastare il frastuono e attirare l’attenzione di chi doveva.
Lo stregone le rivolse uno sguardo scettico, spingendo la sua collega a parlare di nuovo: «Siamo in missione, tutti insieme. Non puoi prendere l’iniziativa e uccidere un Accolito solo perché non è entusiasta quanto te di essere qui… ora richiama Fhambar prima che chiami i miei adorati Imp per banchettare con la sua carne».
La spavalda spietatezza racchiusa in quel corpicino era incomparabile e Ritssyn dovette cedere alla sua richiesta: aveva visto con i suoi occhi le orde demoniache che Lulubelle era in grado di evocare - seconde in potenza solo a quelle di Gathra - e non voleva che il suo famiglio finisse sbranato vivo da sciami di fastidiosi Imp.
L’Orco emise un verso a metà tra un fischio e un ringhio gutturale e Fhambar levò il muso e tornò di corsa da lui, frustando l’aria con i suoi tentacoli. Non sembrava per niente contento di essere stato interrotto.
L’Umano si mise seduto e strisciò via in fretta, andando a nascondersi tra gli altri Accoliti emettendo un lungo lamento piagnucoloso e decisamente poco virile. Doveva essersi preso un bello spavento e di certo la prossima volta che avesse avuto un’opinione contraria a quella di Flamescowl ci avrebbe pensato due volte prima di esprimerla.
Gli altri Accoliti, pur non al livello del primo, erano comunque parecchio impauriti dalla performance di Fhambar. Non si mossero né emisero suoni di sorta, rimanendo a tremare impercettibilmente al loro posto.
Fizzlebang decise di rompere il rigido silenzio che si era venuto a creare nel gruppo dopo non molto tempo: «Adesso, ognuno ai suoi posti. La Matrona delle Manafiere dovrà essere morta per quando saremo di ritorno alla Faglia Malosfregio!».
Altro turbato silenzio accolse le sue parole e nessuno, neanche Ritssyn, osò ribattere o aggiungere qualcosa per diversi secondi. Sembrava paralizzato da qualche cosa nel discorso della Gnoma. Fissava semplicemente gli Accoliti con cipiglio severo, passando in rassegna le loro maschere di legno anonime come se stesse passando al setaccio i loro pensieri; infine tuonò: «Muovetevi prima che le Manafiere scappino o giuro che Fhambar si riempirà la pancia con la vostra magia e la vostra carne!».
Gli Accoliti sobbalzarono come se avessero improvvisamente realizzato di trovarsi su un letto di spine e corsero via verso quel nuovo nido di Manafiere come se avessero Sargeras stesso alle calcagna.
Lulubelle sospirò esasperata per quell’ennesima ed inopportuna minaccia. Ritssyn grugnì e si affrettò a seguirli insieme al suo temibile Vilsegugio.

«Decisamente… inquietante» commentò Shinfel al termine del racconto della Gnoma con una certa calma.
Al contrario di lei, Jubeka sembrava essere fuori di sé per la rabbia, fatto piuttosto inusuale considerata la sua abituale flemma.
«Ritssyn non può minacciare di morte ogni stregone in disaccordo con lui! Jared è già oberato di lavoro visto il crescendo di incarichi presso la bacheca!» brontolò Jubeka «Non può mettercisi anche lui ad uccidere le nostre truppe!».
«Calmati Jubeka o ti verrà un infarto...» esclamò Shinfel «O no, aspetta… per quello ormai è tardi» aggiunse poco dopo, ridendo della sua stessa battuta.
La strega Non Morta ignorò il suo sarcasmo del tutto inopportuno e disse: «Dobbiamo dirlo alla Signora del Fatuo. Deve rimetterlo in riga! Essere il secondo in comando non gli dà il diritto di riempire la pancia del suo Vilsegugio a spese dell’Enclave».
Lulubelle annuì, ma Shinfel si mise in mezzo.
«Aspettate un attimo, non state correndo un po’ troppo?» chiese loro «Sono d’accordo con voi sul fatto che i modi di Ritssyn siano… grezzi e fuori luogo… ma i gruppi di Accoliti di ritorno dalle missioni in sua compagnia sono sì provati dalla stanchezza… ma tutt’altro che tristi o spaventati» fece presente l’Elfa del Sangue «Se qualcuno fosse stato ucciso di sicuro se ne vedrebbero i segni».
«Non ti seguo» Lulubelle scosse la testa.
«Gli Accoliti che ho visto tornare con lui erano sempre piuttosto euforici…» commentò Blightsworn col tono di chi stava spiegando qualcosa di elementare ad un idiota.
La Non Morta produsse un verso strozzato a quelle parole che attirò l’attenzione di entrambe le sue interlocutrici immediatamente.
«Che ti prende?» chiese la Gnoma.
Jubeka sospirò e si sedette a terra a gambe incrociate, la spina dorsale bianca e nuda che emergeva dalle sue vesti scure in netto contrasto con esse. Abbassò lo sguardo e per un fugace istante a Shinfel parve di cogliere un guizzo di colore sulle sue guance scavate e parzialmente decomposte.
«Anche io ho visto Ritssyn interagire con degli Accoliti… ma sarei stata più felice se non l’avessi fatto...» borbottò palesemente a disagio.

Faronaar pullulava di demoni come se venissero vomitati fuori dai portali della Legione unicamente per convergere su quella posizione. Jubeka cominciava a sentire il bisogno di prendersi un attimo di pausa e ripristinare il suo mana naturalmente e non autoinfliggendosi ferite con la sua stessa magia. Attorno a lei esplodevano continuamente incantesimi d’ombra e di fuoco e al loro rumore si sovrapponevano spesso e volentieri grida e stridii da parte delle forze della Legione.
Ritssyn era poco distante da lei e stava tenendo abilmente a bada un gruppetto di Eredar insieme al suo enorme Vilsegugio. Gli Accoliti erano sparsi attorno a loro e versavano in condizioni pessime: la maggior parte stava venendo sopraffatta.
Gli stregoni riuscirono a resistere ancora per un poco, assottigliando considerevolmente le file demoniache prima di essere costretti a battere in ritirata, rifugiandosi nei pressi dell’Osservatorio degli Illidari. Erano tutti provati e tra gli Accoliti c’erano state numerose perdite.
«Dovremmo tornare indietro. Siamo rimasti in pochi per farcela...» ponderò Jubeka a mezza voce.
«Stai scherzando spero!» sbottò Ritssyn oltraggiato «Non possiamo scappare!».
«Non possiamo nemmeno rimanere a farci uccidere» fece presente la Non Morta.
L’Orco fece per ribattere ma uno degli Accoliti - un Troll - si avvicinò loro zoppicando e disse: «Domando scusa ma Jubeka tiene ragione. Accussì teniamo nu svantaggio numerico… e nuje siamo stanchi. Nun teniamo possibilità di vincere contro chello esercito infinito».
Ritssyn gonfiò il petto e gli si avvicinò, dandogli una lieve spinta per metterlo da parte e poter guardare anche gli altri Accoliti.
«Siamo stregoni! Non scappiamo a nasconderci nelle ombre come ratti. Noi pieghiamo le ombre perché ci servano. I demoni ci servono o muoiono!» esclamò risoluto.
«Nun teniamo cchiù energie» protestò quasi timidamente un altro Troll, accasciato vicino ad un Goblin in una pozzanghera del suo stesso sangue, proveniente dalla gamba sinistra recisa.
Ritssyn li passò tutti in rassegna con lo sguardo, rimanendo per qualche secondo in silenzio. Jubeka rimase in silenzio a sua volta: nonostante tutto, le rodeva l’idea di ritirarsi, anche se attualmente era l’opzione più logica.
«Se riusciamo a portare a termine la missione… immaginate come verremo accolti dagli altri stregoni rimasti in Enclave» esclamò Ritssyn a voce alta, come se stesse tenendo un discorso di incoraggiamento ed ispirazione per un esercito «Guadagneremo rispetto e autorità verso tutti gli altri! E ho sentito dire che Sacrolash e Alythess tengono in considerazione particolare coloro che sono più potenti...».
L’ultima frase la pronunciò con un ghigno malizioso sulle labbra. La Non Morta aprì la bocca in una muta protesta, l’espressione ricolma di oltraggio per la palese allusione.
«Ritssyn!» esclamò in tono di rimprovero, ma il richiamo fu sovrastato dai fischi e dalle ovazioni degli Accoliti. Il morale si era di colpo alzato e gli animi si stavano ritemprando all’idea di diventare oggetto delle attenzioni delle Gemelle Eredar.
Era incredibile l’effetto che l’Orco era riuscito ad ottenere.
«Sacrolash e Alythess sono ai comandi di noi membri del Concilio. Posso ordinare loro di intrattenere ognuno di voi nella maniera che più lo aggrada… ma dovrete dimostrarvi meritevoli!» proseguì Ritssyn «Dimostrate di che pasta sono fatti gli Accoliti della Mietitura Oscura! Distruggiamo gli eserciti della Legione Infuocata qui a Faronaar!».
Gli Accoliti gridarono e sghignazzarono mentre cercavano di alzarsi come meglio potevano per tornare all’attacco. Jubeka era stupita dalla facilità con cui erano stati convinti da Ritssyn ad andare incontro ad un nemico che in quel preciso momento avrebbe potuto schiacciarli, ma soprattutto dalla faccia tosta dello stregone nel promettere come ricompensa favori sessuali da parte di una coppia di demoni. I maschi erano davvero stupidi e semplici da manovrare quando ci si appellava ai loro bassi istinti. Avrebbe dovuto far tesoro di quello stratagemma per il futuro, nonostante fosse una maniera di agire che disprezzava.
La Reietta si rimise lentamente in piedi, ancora dolorante, e si affiancò a Flamescowl in silenzio. Osservava gli Accoliti che si avviavano nuovamente verso il cuore di Faronaar, dove gli Eredar eseguivano i loro empi rituali di evocazione e di raccolta delle anime dai loro prigionieri.
«Lo sai che le Gemelle Eredar sono ai comandi diretti della Signora del Fatuo, vero? Tu non puoi obbligarle a fare niente» bisbigliò sporgendosi verso l’orecchio del suo collega perché potesse udirla chiaramente al di sopra del chiasso dei loro seguaci.
«Lo so… ma posso chiedere a Gathra di farmi un favore per una volta...» esclamò per contro l’Orco.
Una mezza risata risalì la gola di Jubeka nell’udire quelle parole.
«Chissà che ti chiederà di fare in cambio di un simile favore...» esclamò la strega, continuando a ridacchiare sommessamente.
Ritssyn emise un grugnito prima di avviarsi al seguito degli Accoliti.

«Sai come è andata a finire? Le Gemelle Eredar hanno davvero…?» Shinfel pareva particolarmente interessata all’esito della questione «Ritssyn avrà dovuto sottomettersi alla Signora del Fatuo come uno schiavo per i peggiori lavori per ottenere quel favore».
L’idea la divertiva, era evidente. Tutti loro sapevano quanto la Prima del Concilio della Mietitura Oscura potesse essere sadica quando ci si metteva d’impegno ed una richiesta così stupida e assurda avrebbe certamente alimentato quel lato del suo carattere.
«Non è servito» Jubeka scosse il capo lentamente «Gli Accoliti che erano con noi in missione sono tutti morti».
Un lugubre silenzio seguì la sua risposta.
«Meglio così» disse Lulubelle dopo un poco «Non ce lo vedo a fare lo schiavo di qualcuno».
«Ma stiamo parlando della Signora del Fatuo… farebbe di tutto per lei» osservò Shinfel.
«Alla fine non siamo arrivate ad una soluzione univoca...» fece notare Jubeka, cambiando prontamente argomento «Non sappiamo quale sia il motivo per cui gli Accoliti sono così contenti e reattivi insieme a lui».
«Forse dovremmo chiederglielo» ponderò Fizzlebang «Non può essere una ragione così difficile».
«Non lo farò mai. Non chiederò niente a lui! Non voglio fargli pensare di essere ancora più importante di quello che lui già pensa!» l’Elfa del Sangue scosse violentemente il capo con fare altezzoso «Dimentichiamoci della questione… forse è meglio».
Ciò detto si allontanò dalle altre due, che si scambiarono un’occhiata stupita dinanzi alla foga della sua reazione. Poco dopo si separarono, andando ad attendere ciascuna ai suoi incarichi, come se la conversazione che le aveva intrattenute fino ad allora non fosse mai avvenuta.
Nel frattempo a Dalaran, Ritssyn stava entrando all’Abracadabar insieme al suo seguito di Accoliti. Il barista salutò lo stregone amichevolmente e con aria familiare mentre lui e gli altri si sistemavano al bancone e ai tavoli, occupando gran parte dei posti vuoti.
Ritssyn aveva l’aria stanca, ma quando parlò pareva avere ancora parecchia energia: «Da bere birra per tutti! Offro io!».
Un coro di acclamazioni si levò dagli Accoliti, seguito da un ripetitivo: «Maestro Ritssyn!».
Il barista si avvicinò a servire i primi boccali e borbottò: «Finirai al verde di questo passo… ogni volta vieni qui con almeno quattro o cinque compagni».
Ritssyn agitò una mano con fare noncurante.
«Non preoccuparti, ne ho ancora per un bel pezzo! Agli Accoliti serve avere un incentivo a fare un buon lavoro in missione e non pensare solo a portare a casa la pellaccia» rispose.
Il barista si mise a ridere, tornando a servire birre agli stregoni assetati.
«Ben detto!».
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