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Titolo: Di rapimenti perversi e stratagemmi anche peggiori
Rating: Rosso
Genere: Demenziale, Erotico
Personaggi: Garrosh Hellscream, Malfurion Stormrage, Malkorok, Tyrande Whisperwind
Wordcount: 8717 (
fiumidiparole)
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Cataclysm".
Note: Anal sex, Bestiality, Dub-con, Het, Lemon, Threesome, Yaoi
«Davvero vorresti farlo?» Malkorok lo guardò con una punta di scetticismo mentre andava a prendergli dei vestiti.
«Non mi dirai che sei geloso!» lo perculò il Capoguerra sghignazzando. D’altro canto, non si erano mai posti dei paletti fissi come se fossero una coppia ufficiale, per cui trovava divertente che avesse di che obiettare.
«Ma che geloso!» ribatté l’altro a tono, lanciandogli un paio di calzoni e un cinturone «Non pensavo che ti piacessero le Elfe della Notte» e a questo punto scoppiò a ridere.
Garrosh si esibì in una terribile espressione di frustrazione mentre si accingeva a indossare i pantaloni.
Garrosh Hellscream, nuovo Capoguerra dell’Orda - almeno in via temporanea - sedeva nella sala principale del nuovo Mastio Grommash insieme al nuovo capo della guardia Kor’kron, Malkorok, dinanzi ad una gigantesca cartina del continente di Kalimdor. Le regioni sotto il dominio dell’Orda erano contrassegnate da bandierine che esibivano lo stendardo rosso con il loro simbolo, ma al momento non erano quelle ad impegnare l’attenzione di Garrosh.
«Dobbiamo fare qualcosa per risolvere la faccenda» il Capoguerra digrignò i denti in un’espressione di rabbia e frustrazione, appoggiandosi con un braccio su uno dei sostegni laterali del suo scranno «Le regioni boschive sono tutte nel nord, sotto il loro dominio e l’Orda ha bisogno di nuova legna! Gli Elfi della Notte devono andarsene!» decretò, sbattendo un grosso pugno marrone sul legno.
Scacciare i Kaldorei dalle loro terre ancestrali e rivendicarle per l’Orda era diventata per Garrosh una vera e propria ossessione. Ogni suo sforzo bellico ed ogni scaramuccia che progettava sui confini col regno degli Elfi della Notte erano focalizzati ad ottenere quel risultato e per quanto i suoi tentativi sino ad allora si fossero rivelati infruttuosi lui continuava testardamente a provarci.
Malkorok se ne stava appoggiato contro una parete con le possenti braccia ricoperte di piastre intrecciate sul petto e l’aria annoiata tipica di chi ha assistito centinaia di volte alla stessa scena.
«Le ultime schermaglie tra le flotte non sono andate molto bene» l’Orco in questione si staccò dal muro per andare a piazzare un grosso piede calzato di metallo su un punto preciso del mare che costeggiava il nord di Kalimdor «Qui abbiamo perso tre navi, fortunatamente non il meglio che l’Orda ha da offrire... ma gli Elfi della Notte hanno subito solo una perdita, per di più completamente accidentale, almeno dai rapporti dei sopravvissuti» aggiunse.
Garrosh ringhiò bruscamente, come un animale, alzandosi di scatto in piedi e picchiando con forza un piede sul pavimento.
«Dobbiamo eliminarli in qualche modo! Piegarli, costringerli ad abbandonare i loro territori!» gridò Hellscream «Quello che ci serve è un piano» concluse, lasciandosi ricadere di peso sul suo scranno. Ciò detto, fissò il capo dei Kor’kron con aria d’attesa.
Per Malkorok non era certo una novità: finché si trattava di strategia militare da mettere subito in pratica, Garrosh era quasi un genio. Appena si oltrepassava lo stretto campo militare diventava quasi incapace di progettare qualunque tipo di tattica, per cui doveva entrare lui in scena. Quando si trattava di suggerire idee poco ortodosse, Malkorok era l’Orco perfetto e per fortuna aveva già anche in mente qualcosa che poteva fare al caso del Capoguerra.
«Si può cercare di spezzare lo spirito degli odiosi Elfi della Notte. Perderebbero ogni voglia di combattere se usassimo il giusto modo» esclamò, ponderando a voce alta.
Il Capoguerra lo guardò con rinnovato interesse.
«E cioè? Continua Malkorok… è incredibile quanto tu sia utile in questo genere di situazioni...» replicò, piacevolmente sorpreso.
L’Orco Roccianera si compiacque del complimento appena ricevuto e senza ulteriori indugi passò ad illustrare il suo piano in termini che fossero il più possibile facili da capire: «Si potrebbe rapire la Gran Sacerdotessa Tyrande. Con il loro capo come tuo ostaggio, potresti ordinare al suo popolo di fare qualsiasi cosa tu voglia… e anche al suo odioso marito».
L’Orco rimase in attesa di una qualche replica o obiezione da parte del suo interlocutore.
Quest’ultimo si addossò semplicemente allo schienale dello scranno - con non poca fatica data la larghezza della seduta - e si concesse una risata di scherno al pensiero del grande Arcidruido Malfurion Stormrage che usciva dal suo eremo per supplicarlo di restituirgli la sua adorata sposa, piegandosi servilmente ad ogni sua richiesta.
L’idea gli piaceva, al punto da stimolare il suo lato di stratega militare: «Ci saranno contingenti di Sentinelle importanti intorno a Darnassus e i maledetti avamposti di Valtetra avviseranno senz’altro la capitale dell’arrivo di forze di terra dell’Orda. Dobbiamo trovare la maniera di neutralizzare i loro messaggeri!».
«Oppure...» Malkorok andò a piazzarsi dinanzi al Capoguerra, fissandolo dritto negli occhi ambrati per catalizzare su di sé l’attenzione «Potremmo sfruttare un’occasione particolare».
«Non conosco il calendario delle festività degli Elfi della Notte, Malkorok!» ringhiò in tono di disapprovazione l’Orco Mag’har.
Il capo della guardia Kor'kron finse di non aver udito l’ultima affermazione - una chiara provocazione senza nessuna vera utilità - e proseguì spedito: «I miei informatori mi hanno riferito che un piccolo contingente di Sentinelle scorterà Tyrande Whisperwind in una ispezione presso Valtetra, ad Astranaar, tra un paio di giorni. I miei Kor’kron potrebbero intercettarlo e prendere la Gran Sacerdotessa in custodia, portandola poi ad Orgrimmar da te».
Il piano così come gli era stato proposto era semplicemente perfetto: nessuna perdita collaterale, nessuno sconfinamento in territorio nemico.
«Voglio il meglio delle guardie Kor’kron ai tuoi diretti comandi per questa missione, Malkorok. Non possiamo permetterci nessun errore, sono stato chiaro?» decretò Hellscream «E voglio che Tyrande arrivi in città in totale segretezza, senza essere vista da nessuno… specialmente i vecchi consiglieri di Thrall» soggiunse con maggior autorità.
«Hai tuoi ordini, Capoguerra» declamò Malkorok, battendosi il pugno sul petto in segno di rispetto verso Garrosh, per poi uscire dalla sala lasciandolo solo.
Il figlio di Grommash si sistemò meglio sul suo trono e sogghignò con impazienza: non vedeva l’ora di avere Tyrande dinanzi a sé. Voleva vedere che reazione avrebbe avuto quando fosse riuscito ad ottenere dalla sua gente la vittoria che gli avrebbe assicurato una immensa fornitura di legna per le riparazioni a Orgrimmar e per le macchine da guerra, come Thrall non ne aveva mai avute prima d’allora.
Sarebbe stata una vera soddisfazione.
Malkorok si assunse l’incarico di scegliere un “corpo speciale” di Kor’kron per il rapimento di Tyrande Whisperwind con una serietà encomiabile, come se da quella scelta dipendesse la sua stessa vita - e probabilmente sarebbe stato proprio così nel caso in cui avesse fallito.
All'indomani dell’assegnazione della sua missione, partì da Orgrimmar col suo manipolo di Kor’kron alla volta del Presidio di Hellscream - l’avamposto dell’Orda più prossimo alla destinazione della Gran Sacerdotessa.
Garrosh trascorse i giorni successivi cercando di destreggiarsi tra i suoi incarichi quotidiani e le continue domande di Eitrigg e Saurfang circa la misteriosa partenza di Malkorok da Orgrimmar. Quei due erano davvero perspicaci e sembravano tenerlo costantemente sotto controllo, molto probabilmente su ordine diretto di Thrall.
Garrosh odiava che continuassero ad essere leali a lui nonostante avesse abbandonato l’Orda in un momento così delicato per tornare a Nagrand a fare “cose da sciamano”. Adesso era lui a guidarli, eppure non parevano volerne sapere di abbandonare il suo predecessore; tuttavia, sperava ancora di riuscire a conquistarsi il loro favore garantendo risorse naturali quasi infinite all’Orda.
Mantenere il segreto circa la destinazione e lo scopo di Malkorok risultò difficile per Garrosh, specialmente visto che lui stesso era alquanto impaziente di sapere l’esito del rapimento. Col trascorrere delle ore dalla partenza del suo compare, Hellscream si scoprì anche infastidito dalla sua assenza per quanto riguardava il lato più intimo del loro rapporto: essendo Malkorok il suo amante, il Capoguerra si ritrovò sprovvisto di colui che alla notte lo raggiungeva sempre a scaldargli il letto. L’Orco si ingegnò cercando di sopperire alla mancanza del compagno con alcuni dei giocattoli che spesso e volentieri usavano insieme, anche se così facendo non era esattamente la stessa cosa.
L’insoddisfazione sessuale lo rendeva irascibile e difficile da trattare ma per fortuna dei poveretti che dovevano avere a che fare quotidianamente con lui quella condizione non era destinata a durare a lungo.
Ad una settimana esatta dalla partenza di Malkorok, quest’ultimo fece finalmente ritorno. Comparve all’ingresso del Mastio Grommash in completo anonimato, da solo e con l’armatura impolverata al mattino del settimo giorno, poco dopo l’alba. I Kor’kron di guardia all’edificio lo accolsero con immensa gioia e sollievo ed uno di loro lo scortò fino all’ingresso della camera da letto di Garrosh.
«Ci sono stati problemi con il Capoguerra durante la mia assenza? Kor'kron indisciplinati?» volle sapere subito Malkorok, durante il breve viaggio verso la stanza di Hellscream.
Il Kor’kron che lo stava accompagnando - un Orco veterano col viso pieno di cicatrici e la pelle parzialmente avvizzita - gli lanciò un’occhiata che Malkorok non seppe interpretare e poi rispose: «Il Capoguerra ha passato un brutto periodo questa settimana. Ha rifiutato la scorta personale e chiunque dovesse avvicinarlo è stato maltrattato senza nessuna ragione».
Malkorok guardò perplesso il sottoposto mentre quest’ultimo sbuffava leggermente, per poi aggiungere: «Tutti noi confidiamo che con il suo ritorno il Capoguerra si calmi».
L’Orco Roccianera incurvò gli angoli della bocca in un sorrisetto che sfuggì al suo interlocutore nel momento stesso in cui entrambi si fermavano di fronte alla porta di Garrosh, anch’essa sorvegliata da una coppia di Kor'kron. I due salutarono il loro superiore e si fecero da parte per lasciarlo entrare.
Malkorok li superò con fare arrogante e spavaldo, aprendo ed oltrepassando la porta.
All’interno regnava il caos più assoluto: c’erano vari pezzi di armatura e di vestiti sparsi sul pavimento e sui diversi bauli in cui Garrosh teneva le sue cose. Come se ciò non bastasse, il Capoguerra aveva consumato una gran quantità di birra durante la sua assenza, come testimoniavano le innumerevoli bottiglie vuote che c’erano sul pavimento e persino sul letto - a due piazze e a ridosso della parete opposta alla porta, al centro.
Il Capoguerra dormiva nel mezzo al materasso, steso prono e con la coperta che a malapena gli arrivava a coprire le natiche. La faccia era affondata nel cuscino e le gambe, leggermente divaricate, erano circondate di bottiglie di birra vuote.
Malkorok avanzò verso il letto, facendo attenzione a non scivolare sui vari ostacoli dispersi ovunque sul pavimento. Raggiunto il suo obiettivo, afferrò la coperta e la tirò via con uno strattone brusco, rivelando il corpo nudo e muscoloso di Hellscream.
L’incarnato marrone era solcato di tatuaggi neri praticamente ovunque, intrecci che si arrampicavano sulle sue lunghe e poderose membra in disegni che non avevano un preciso soggetto ma che nel complesso davano un’aura di mistero e di insondabile potere al corpo di Garrosh. A Malkorok piacevano molto, come del resto il loro proprietario.
Osservando meglio il corpo del Capoguerra, il comandante dei Kor'kron si accorse che c’era qualcosa di anomalo: tra le chiappe nude di Garrosh affiorava l’estremità appiattita di qualcosa che si trovava nascosto in profondità tra di esse.
Malkorok aveva passato abbastanza tempo a scopare con il giovane Hellscream da saper riconoscere uno dei suoi giocattoli erotici quando ne vedeva uno. Quello nello specifico era uno dei suoi numerosi falli finti, per la precisione uni dei più grossi.
Perché Garrosh avesse deciso di andare a dormire con quell’oggetto nel posteriore era un mistero per lui, anche se supponeva con buone probabilità che fosse a causa della sua lontananza.
Si crogiolò in silenzio nella consapevolezza di essere così indispensabile al suo Capoguerra da costringerlo a trovare qualcosa che potesse sostituirlo mentre era via, assaporando con calma la sensazione per qualche momento. Una volta terminata la sua contemplazione, si allungò a dare un ceffone a mano aperta sulla chiappa di Garrosh e poi - già che c’era - ne approfittò per dargli una bella palpata vigorosa.
«Sveglia! Sono tornato!» esclamò a voce abbastanza alta da poter spezzare il sonno apparentemente profondo del suo compagno.
Quest’ultimo sobbalzò di scatto sentendosi menare uno schiaffo sulla natica nuda e alzò la testa dal cuscino, voltandosi sopra una spalla con un’espressione insieme inebetita e rabbiosa - o che almeno voleva esserlo.
«Chi mi ha… svegliato?» domandò con voce roca e strascicata, le palpebre socchiuse nel tentativo di mettere a fuoco l’intruso nella sua camera «Vi farò pagare cara questa insubordinazione!».
Al secondo tentativo pareva più sveglio ma ancora evidentemente confuso, con ogni probabilità a causa della gran quantità di birra che aveva tracannato di recente. Solo gli Antenati sapevano quanto pesantemente si fosse ubriacato in quei giorni: Malkorok era sorpreso che avesse la forza di alzarsi.
«Davvero vuoi punirmi? Solitamente sono io ad occuparmene quando siamo qui...» rispose quest’ultimo, intrecciando le braccia e rimanendo in attesa di essere riconosciuto da Garrosh «… o forse mentre non c’ero hai pensato a qualche nuovo gioco da provare facendo sesso?».
Il Capoguerra rimase a guardarlo per qualche secondo con espressione ebete, poi si girò e si sedette, sogghignando con cipiglio improvvisamente perverso.
«Malkorok, sei tornato! Giusto in tempo per occuparti del mio problema!» esclamò, prima di stendersi su un fianco per traverso sul materasso in una posa che voleva essere sexy. Nella sua nudità si vedeva chiaramente svettare un’erezione niente male e che chiaramente era ciò a cui Garrosh si era riferito con la sua precedente affermazione.
«Allora? Che stai aspettando? Muoviti!» esclamò con impaziente autorità Garrosh.
Malkorok sospirò pesantemente e fece per aggiungere il suo non indifferente peso al già pesante fardello di cui era caricato il letto, ma di fatto ci si appoggiò unicamente per metà e solo per potersi sporgere meglio a dare un pugno in piena faccia al suo interlocutore. Il colpo fu così forte che Hellscream rischiò di rotolare contro il cuscino.
La vittima grugnì di dolore coprendosi la faccia e poi scosse il capo, grattandosi il cranio rasato con aria confusa mentre guardava verso il capo delle sue guardie private.
«Malkorok? Che ci fai qui…?» borbottò aggrottando le sopracciglia. Parlava ancora con voce un po' altalenante, ma sicuramente era più sobrio rispetto a pochi minuti prima.
«Finalmente un discorso sensato!» sospirò di sollievo Malkorok, al che l’altro lo guardò stupito.
«… perché, che ho detto?!» chiese il diretto interessato.
«Niente di che… ma dovresti smetterla di ubriacarti mentre non ci sono» replicò l’Orco Roccianera con una scrollata di spalle «… e dovresti anche toglierti quel giocattolo dal culo, prima di dimenticarlo là dentro...».
Garrosh ringhiò a mezza voce mentre si metteva goffamente seduto e scendeva dal letto, barcollando appena.
«Io faccio quello che voglio» brontolò Hellscream, anche se poco dopo si piegò leggermente in avanti e con una mano si estrasse il giocattolo dal posteriore «Piuttosto… la missione? Come è andata?» aggiunse.
«Sono appena tornato… e la Gran Sacerdotessa ti aspetta nel sotterraneo, come avevi ordinato» Malkorok sogghignò compiaciuto «È stato un lavoro così facile… quella stupida si è allontanata da Astranaar da sola per infilarsi nella vegetazione. È stato un lavoro pulito e semplice» raccontò.
«Meglio così» Garrosh annuì soddisfatto, andando verso il suo compagno «Portami da lei».
«Prima dovresti vestirti… e risolvere il tuo problema» Malkorok accennò alla sua erezione «A meno che tu non voglia divertirti con Tyrande».
Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui entrambi gli Orchi si fissarono, poi Garrosh disse: «Come idea non è niente male, sai?».
«Davvero vorresti farlo?» Malkorok lo guardò con una punta di scetticismo mentre andava a prendergli dei vestiti.
«Non mi dirai che sei geloso!» lo perculò il Capoguerra sghignazzando. D’altro canto, non si erano mai posti dei paletti fissi come se fossero una coppia ufficiale, per cui trovava divertente che avesse di che obiettare.
«Ma che geloso!» ribatté l’altro a tono, lanciandogli un paio di calzoni e un cinturone «Non pensavo che ti piacessero le Elfe della Notte» e a questo punto scoppiò a ridere.
Garrosh si esibì in una terribile espressione di frustrazione mentre si accingeva a indossare i pantaloni.
«Non mi piacciono le Elfe della Notte… ma l’idea di poter torturare Tyrande è decisamente allettante» e sogghignò con fare perverso «Pensa a quel suo fragile corpo snello che si spezza sotto di me cercando di accogliere il mio cazzo orchesco».
Malkorok si trattenne dal fargli presente che per la sua corporatura, la sua dotazione naturale non era poi questo granché, come aveva sempre fatto del resto. A lui piaceva decisamente di più il suo culo, largo sia dentro sia fuori.
Doveva però ammettere che per gli standard degli Elfi della Notte persino la minuta dotazione di Garrosh molto probabilmente era qualcosa difficile o addirittura impossibile da poter accogliere nel corpo.
Cercò di figurarsi Tyrande con le gambe spezzate mentre Garrosh cercava di infilarsi tra di esse e la penetrava e si scoprì decisamente eccitato dallo spettacolo. Gli sarebbe davvero piaciuto assistere ad una scena simile.
«Sarebbe divertente» concordò Malkorok sghignazzando «Sono certo che ti piacerebbe vederla rompersi in una maniera così degradante».
«Non sai quanto! Forza, accompagnami da lei...» esclamò Garrosh, finendo di sistemare il suo pene all’interno delle braghe.
Malkorok lo precedette fuori dalla stanza e poi fuori del Mastio Grommash. Entrarono nella Spelonca delle Ombre e poi scesero più in profondità, oltrepassando i negozi di armi e funghi e le tende degli istruttori per gli stregoni. Garrosh fu salutato con reverenza da tutti, poi non appena fu passato ognuno tornò a badare agli affari propri: nessuno voleva dare fastidio al Capoguerra e alla sua guardia del corpo.
Fu così che i due arrivarono senza alcun problema fino all’ingresso al Baratro di Fiamma Furente. Lo varcarono e sparirono alla vista in silenzio. Nessuno fece caso al fatto che stavano entrando in un vecchio covo di demoni che a loro tempo avevano dato un bel po' di grattacapi a Thrall.
Garrosh aveva ripulito quel posto dai cadaveri dei demoni e dei loro sventurati cultisti e l’aveva rimaneggiato per renderlo un perfetto covo segreto. Al momento erano solo alcune stanze collegate tra loro da grandi corridoi scavato nella pietra, ma Hellscream aveva in mente progetti ben più ambiziosi per quel posto. Gli sarebbero serviti più potere e anche più Peoni e seguaci; tuttavia, almeno per ora gli bastava così come era.
La coppia superò una prima sala stipata di armi e prototipi di macchine d’assedio Goblin in parte smantellati e andò verso una caverna più appartata rispetto alle altre. Per quella Garrosh aveva addirittura ordinato che venisse lavorato l’ingresso per farci installare uno stipite e una porta robusta e massiccia, decorata con larghi spuntoni di metallo. Afferrò gli anelli che funzionavano da maniglie e tirò con forza verso di sé.
All’interno la grotta era stata sistemata un po' meglio delle altre e riempita con strani marchingegni in ferro e legno che avevano uno scopo tutt’altro che bellicoso: erano la versione “estrema” di alcuni tra i giocattoli erotici che tenevano nella camera privata di Garrosh. Tra i tanti attrezzi c’era anche un complesso di travi da cui pendevano svariate catene che era stato spostato in mezzo alla stanza. Imbrigliata con esse c’era la Gran Sacerdotessa Tyrande Whisperwind.
La prigioniera era trattenuta con le braccia sollevate sopra la testa ed un cerchio di ferro intorno al collo, come se fosse una bestia feroce da tenere al guinzaglio. Era del tutto illesa, a giudicare dall’aspetto sano della sua pelle violacea e della sua tunica da sacerdotessa di Elune.
Quando udì la porta aprirsi, le sue lunghe orecchie vibrarono leggermente e alzò il capo, portando lo sguardo verso i nuovi venuti. Si raddrizzò anche un poco col busto, rimanendo in ginocchio sul pavimento. La sua veste - dotata di due generose spaccature laterali - era incastrata sul lato anteriore tra le sue gambe e serviva ad evitare che le sue grazie fossero sotto lo sguardo di tutti.
Garrosh avanzò verso di lei insieme a Malkorok e si fermò a pochi metri dalla sua prigioniera, sogghignando tronfio.
«È bello vederti finalmente al tuo posto» esclamò il Capoguerra con aria soddisfatta.
Tyrande non si scompose: si guardò intorno e poi increspò le labbra in un sorrisetto di scherno.
«Davvero interessante come hai arredato qui sotto… gli Orchi che ti seguono con tanto fervore lo sanno che ti piace questo genere di cose?» domandò con voce intrisa di fiele «Sanno che al loro coraggioso e possente Capoguerra piace farsi mettere alla gogna e farsi fottere nel culo?» aggiunse in tono ancora più acido e sarcastico.
Ovviamente da quando Malkorok l’aveva portata là sotto e a quando loro erano arrivati doveva aver avuto tutto il tempo che desiderava per studiare ognuna delle macchine che erano state riposte là dentro per l’uso privato di Garrosh, come sottolineava bene il suo riferimento ad uno degli attrezzi situato in un angolo, ben oltre la portata visiva di chiunque non fosse un Elfo.
Alle sue parole, la faccia di Garrosh venne deformata da una smorfia di rabbia pura e semplice. Marciò verso di lei con il palese intento di picchiarla, al che Malkorok intervenne prontamente a bloccarlo.
«Lasciami, Malkorok! Hai sentito anche tu quello che ha detto, no?! Deve pagare per il suo insulto!» sbraitò Hellscream.
«Ho sentito tutto... ma tu ricordati del tuo piano» rispose con innaturale tranquillità Malkorok. In ben tre occasioni sarebbe stato lui il primo a reagire come aveva fatto Garrosh, però sapeva bene che quello che il suo partner aveva in mente avrebbe ampiamente ripagato la Gran Sacerdotessa per ogni suo dannato insulto.
Garrosh ringhiò cupamente con la gola, come una bestia costretta al guinzaglio. Tremando si trattenne e abbassò il braccio, grugnendo.
Tyrande continuò a fissarli per qualche momento e poi disse: «Ecco chi è che comanda nella coppia».
Malkorok la guardò dall’alto e le diede un colpetto con la punta dello stivale ad una coscia.
«Non tirare troppo la corda, altrimenti potrei essere io a decidere di sgozzarti come un maiale al macello» la minacciò lui, la voce vibrante di rabbia.
Garrosh si rivolse alla sua guardia del corpo.
«Lasciaci soli, Malkorok. Vai a controllare che nessuno venga a cercarmi» ordinò il Capoguerra, al che l’altro aggrottò le sopracciglia con aria contrariata.
«Che cosa?!» sbottò a voce alta «Ma io voglio guardare!» protestò. Se fosse stato un bambino, molto probabilmente a quel punto se ne sarebbe uscito con un orribile broncio.
Gli sembrava una ricompensa più che giusta per il suo operato quella di poter assistere alla “tortura” della prigioniera.
Hellscream lo fulminò con un’occhiataccia.
«Ti ho dato un ordine, Malkorok. Ora vai!» ribadì in tono più duro.
Il capo dei Kor'kron, benché riluttante, chinò il capo e se ne andò dalla stanza sbattendo violentemente i piedi sul duro pavimento di pietra.
Una volta che si fu delicatamente chiuso la porta alle spalle, Garrosh si rivolse a Tyrande con un ghigno ed esclamò: «Finalmente soli...».
«Speri in un appuntamento romantico? Nella mia resa incondizionata? Puah, puoi scordartelo!» replicò stizzita la Gran Sacerdotessa «Le mie Sentinelle spazzeranno via i tuoi Grunt e i tuoi Peoni da Valtetra. Estirperemo te e tutta la tua razza da Kalimdor, la nostra terra ancestrale!» esclamò Tyrande con l’espressione più minacciosa che il suo viso delicato potesse esibire.
Garrosh le rivolse un ghigno prima di inginocchiarsi di fronte a lei, per guardarla dritta negli occhi argentei. Era sicuro di sé e pieno d’arroganza. Dopotutto, quella era la capitale dell’Orda, una città fortificata piena di soldati che al suo minimo ordine avrebbero potuto fare a pezzi quel suo gracile corpicino. Lei non aveva nessuna chance contro di lui.
«Le tue sono vuote minacce, Tyrande. Qui comando io» e rise sguaiatamente «… e ora mi divertirò un po’ con te prima di pensare a come usare il tuo rapimento a mio vantaggio...».
Ciò detto le afferrò la tunica di stoffa all’altezza della generosa scollatura e con un ruggito la strappò in due parti, tirando via i brandelli con un semplice scatto dei suoi potenti muscoli. Si sarebbe aspettato da parte di Tyrande un gemito di terrore, un tentativo di resistergli o di sottrarsi. Sarebbe stato del tutto naturale e comprensibile e, soprattutto, gratificante per Garrosh.
Quello che l’Orco non si aspettava era di trovarsi di fronte all’intimo più osceno sul quale avesse mai posato gli occhi in vita sua: si trattava di un corpetto in pelle bianca - pareva quasi cuoio trattato a giudicare dal modo di riflettere la luce - con due fori che lasciavano pieno accessi ai capezzoli che poco sopra l’ombelico era unito ad una metà inferiore di pizzo dello stesso colore. Quest’ultima parte era divisa in due parti, fermate da un paio di giarrettiere poco sotto l’attaccatura delle cosce. Il pube era completamente nudo e rasato con cura quasi maniacale.
Garrosh rimase allibito dinanzi a quello spettacolo, colto completamente alla sprovvista. L’Elfa della Notte, vedendo la sua espressione perplessa, ne approfittò per fare la sua mossa: si sporse leggermente in avanti, mettendo in mostra il generoso balconcino, e sorrise con l’aria di chi sapeva qualcosa che al suo interlocutore era totalmente sconosciuto.
«Non te l’aspettavi, vero?» chiese, socchiudendo le palpebre in un’espressione palesemente maliziosa «Dovresti saperlo che sono una donna sposata… e che non sei l’unico a cui piace farlo strano».
«Cosa?!» fu l’unica e ovvia cosa che gli sorse spontaneo chiedere per tutta risposta «Perché dovrebbe importarmene qualcosa?!» ringhiò poco dopo, afferrandole il viso con una mano e digrignando i denti. Stava cominciando a perdere la pazienza con lei e trattenersi dall’usare le maniere forti era sempre più difficile per lui.
La Kaldorei aggrottò le sopracciglia e nonostante le grosse dita del suo aguzzino che le premevano sulle guance, riuscì ad esclamare: «Adesso amore mio!».
Il Capoguerra non ebbe i riflessi abbastanza pronti per spostarsi in tempo per evitare di essere mandato al tappeto da qualcosa di enorme e peloso che gli balzò con un ringhio alle spalle. Sbatté con forza la faccia sul pavimento e l’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi fu il rumore di catene che venivano barbaramente spezzate.
Garrosh si risvegliò un indefinito lasso di tempo dopo a causa di un curioso solletico all’inguine. Riprese i sensi lentamente e dolorosamente, percependo un forte dolore alla testa e gli arti intorpiditi.
Quando riuscì ad essere nuovamente lucido, riuscì anche a ricordarsi di dove si trovava e soprattutto cosa era successo. Aprì di scatto gli occhi e cercò di alzarsi, ma ovviamente non ci riuscì: gambe e braccia erano state legate strette dietro la sua schiena a formare una specie di “X”, e ciò spiegava indubbiamente il motivo dell’intorpidimento. Era in ginocchio, in mezzo alla sua stanza segreta per i giochi erotici, eppure non si sentiva in precario equilibrio come invece doveva essere: dietro di lui c’era qualcosa di morbido e grosso che lo sosteneva.
In bocca gli era stata messa una delle sue gag ball, di quelle che non solo fissava dietro la testa ma anche sotto al mento. Nel mentre che era svenuto non era stato in grado di controllare e inghiottire l’eccesso di salivazione causato dalla mandibola tenuta forzatamente aperta, per cui adesso aveva il mento che grondava di bava, la quale gli era anche scesa sul torace nudo.
Ovviamente gli erano stati tolti i pantaloni e il “solletico” che l’aveva svegliato - ora che era perfettamente capace di interpretarlo - in realtà era un delizioso lavoro di lingua messo in pratica da qualcuno che non riusciva a vedere, immobilizzato com’era.
L’Orco cercò di protestare e divincolarsi, guardandosi freneticamente intorno alla ricerca di Tyrande, che evidentemente era stata liberata da chiunque l’avesse aggredito.
«Sembra che il nostro ospite si sia ripreso» la voce di Tyrande risuonò dal basso, al di sotto del campo visivo dell’Orco. Era calma e vagamente sensuale e divertita.
«Menomale, pensavo che il tuo gingillo fosse inerte» e Garrosh sentì una mano accarezzargli lungo un lato il pene «Anche se con un po’ d’impegno sono riuscita comunque a farlo diventare duro...».
L’Elfa della Notte si alzò in piedi e lo guardò dall’alto in basso con un sorrisetto sghembo stampato in faccia. Si asciugò lentamente un rivolo bianco che le stava gocciolando dall’angolo sinistro della bocca e poi si chinò sulla sua vittima, fissandolo intensamente negli occhi.
«Non sai che tedio aspettare che il tuo cagnolino mi portasse qui… persino Malfurion si è annoiato durante il viaggio» fece una breve pausa mentre alzava lo sguardo verso chiunque ci fosse alle spalle di lui «… non è così, Mal?».
Per tutta risposta giunse il basso ruggito di un orso, rumore che fece drizzare i pochi peli che Garrosh aveva ancora sulla nuca. Adesso si spiegava perché era andato K.O. così facilmente: se suo marito, l’Arcidruido Malfurion Stormrage, gli si era avventato addosso in forma di orso, era ovvio che la sua enorme stazza e mole fossero bastati a sopraffarlo.
Garrosh cercò di parlare - o meglio di gridarle contro - muovendo i denti intorno alla grossa palla morbida che era bloccata tra di essi, gli occhi incendiati di rabbia: quello non era stato uno scontro onorevole, era stato un vile assalto alle spalle e lui non poteva tollerare che la sua reputazione e il suo onore fossero infangati da un tale oltraggio. Purtroppo per lui, l’unico risultato che ottenne fu di coprirsi il mento di altra saliva. Piuttosto deludente e penoso invero.
Le labbra di Tyrande si stirarono ulteriormente dinanzi a quello spettacolo.
«È inutile protestare, sei caduto dritto nella nostra trappola» la Kaldorei si leccò il labbro superiore, come se pregustasse chissà quale pensiero «E adesso io e Mal ci divertiremo un sacco con te...».
Il Capoguerra per la prima volta nella sua vita si sentì completamente raggirato: la loro trappola? Significava forse… che Tyrande si era lasciata catturare di proposito?
“Un lavoro pulito e semplice”. Malkorok l’aveva definito esattamente in quei termini. Forse era stato fin troppo semplice per poter essere solo una coincidenza. Che in realtà fosse stata tutta una messinscena per arrivare a lui indisturbati?
“La Gran Sacerdotessa era sola” gli aveva anche detto il capo dei suoi Kor'kron, eppure Malfurion era riuscito ad entrare insieme a lei in qualche maniera.
Riprese a dibattersi, furioso per l’idiozia e la mancanza di attenzione prestata da parte di Malkorok. Non poteva credere che il suo più fedele seguace potesse commettere una simile leggerezza!
«È una fortuna che questa stanza sia così isolata e che tu stesso abbia cacciato l'unico che avrebbe potuto salvarti… forse» Tyrande rise della stupidità di Garrosh apertamente «Nessuno verrà in tuo aiuto adesso».
La Sacerdotessa lo aggirò ed aprì le catene che gli intrappolavano le grosse gambe muscolose. Non appena gli arti inferiori furono liberi, l’Orco tentò la fuga, come era logico aspettarsi. Si alzò con impeto e barcollò lesto in avanti, rischiando di cadere per la foga del movimento.
L’Elfa della Notte sospirò ed ordinò: «Mal prendilo».
L’orso fu su Garrosh in un istante, placcandolo a terra di nuovo con tutto il suo peso. A quel punto però la vittima percepì anche qualcosa che la prima volta era certo non ci fosse: una grossa e dura protuberanza che premeva forte contro una sua chiappa. Era la cosa più grande che avesse mai sentito e la sua faccia andò immediatamente in fiamme: pur non essendo un esperto di anatomia degli animali, era assolutamente certo di sapere che cosa fosse.
Respirando con affanno, cercò di sgattaiolare via da sotto Malfurion per sfuggire al contatto con la sua erezione ma il druido lo ghermì con le sue pelose e forti zampe anteriori e lo trascinò di nuovo al centro della stanza. Stavolta si stese supino e se lo mise seduto sopra l’ampia pancia morbida, trattenendolo per le cosce con gli artigli. La cima affilata affondava leggermente nella carne di Garrosh e rigagnoli di sangue fresco scendevano silenti dalle insignificanti ferite superficiali. L’Orco stesso non se ne avvide affatto, troppo impegnato a guardare con espressione scettica l’enorme erezione che svettava quasi perpendicolare al corpo cui era attaccata, completamente glabra in mezzo a quel grande corpo ricoperto di folto pelo bruno.
Tyrande si inginocchiò tra le zampe posteriori di suo marito e leccò l’intera lunghezza del suo pene con fare disgustosamente perverso e possessivo.
«In forma d’orso è così dotato… non trovi? Be’, lascio a te compararlo con le dimensioni dei cazzi veri e finti che prendi nel culo di solito».
L’Elfa della Notte rise mentre si allungava a prendere Garrosh, afferrandolo saldamente per entrambe le spalle. A dispetto delle sue proporzioni ridotte, la Kaldorei dimostrò di avere una forza decisamente superiore alle aspettative dell’Orco, il quale fu trascinato sul pavimento e obbligato a piegarsi carponi. Ovviamente, mancandogli la libertà nelle braccia, Garrosh fu costretto a stare col busto inclinato verso il basso e la faccia a terra, usata come sostegno anteriore insieme alle spalle. Il suo largo posteriore nudo era messo bene in mostra dalla sua nuova posizione, fatto che non lo metteva per niente a suo agio.
La Gran Sacerdotessa si sedette a cavalcioni sulla sua schiena e gli diede un sonoro ceffone su una chiappa.
«Dubito che Malfurion possa sbagliare bersaglio con un culo così grosso» disse, causando un ulteriore tentativo di ribellione da parte della sua vittima.
Garrosh riprese a sbavare cercando di urlarle contro e si agitò tentando di disarcionarla. La sua reazione non piacque affatto alla sua aguzzina, la quale decise di passare alla sua fase preferita: la tortura.
Si ruotò in maniera da avere la testa dell’Orco di fronte a sé, quindi prese la frusta che aveva in vita e gliela passò davanti agli occhi.
«La riconosci? L’ho trovata tra i tuoi attrezzi… piccolo maniaco» Tyrande gliela passò con un movimento brusco sotto la gola, poi con entrambe le mani afferrò le estremità e tirò con forza «Mi piace quando voi maschi siete così recalcitranti, rendete le cose molto più eccitanti».
L’Orco strabuzzò gli occhi sentendosi venire meno l’aria e annaspò come un pesce fuor d’acqua cercando di liberarsi dalla morsa di Tyrande. Non si sarebbe arreso a lei senza combattere, ne andava del suo orgoglio!
La sua faccia cambiò rapidamente colore, divenendo di un inquietante marrone tendente al violaceo. Sarebbe svenuto come una femminuccia se non avesse avuto presto dell’aria da inalare. Alla fine, dopo quella che a lui parve un’eternità, cessò di dibattersi ed emise un grugnito soffocato di resa, accasciandosi sul pavimento. Sentiva un torpore generale nelle membra e i bordi del suo campo visivo stavano rapidamente iniziando a sfumare, segno che stava per perdere davvero i sensi, di nuovo. Anche volendo non sarebbe riuscito ad opporsi a Tyrande.
Era sul punto di cedere definitivamente quando l’Elfa della Notte lo lasciò di nuovo libero di respirare all’improvviso.
«Ti voglio completamente sveglio ma sottomesso, come una bestiolina ubbidiente» disse lei, riponendo la frusta.
Garrosh boccheggiò penosamente, respirando avidamente e freneticamente dal naso, senza osare opporsi nuovamente al suo ostaggio.
«Mal vieni… ora ci divertiamo» chiamò la Kaldorei tranquillamente, come se stesse parlando con un animale domestico.
Garrosh riprese a gonfiare il torace tentando di parlare oltre la gag ball che gli ostruiva la bocca, ovviamente senza successo.
Malfurion si avvicinò a sua moglie e su suo ordine si erse sulle zampe posteriori, permettendole di inginocchiarsi accanto a queste ultime per lavorare con entrambe le mani la sua erezione - che si era un poco ammorbidita durante la breve finestra di tempo in cui era stata ignorata. L’orso latrò cupamente, compiaciuto dal lavoro di sua moglie, appoggiandosi con le zampe anteriori sui fianchi dell’Orco. Garrosh dopo poco sentì la punta dell’erezione della bestia che gli accarezzava l’ingresso al posteriore, al che riprese a protestare.
Tyrande gli menò una frustata sulla schiena senza alcuna esitazione, e poi un’altra. Hellscream grugnì e tremò rabbiosamente, soffiando con le narici e cercando di espellere per l’ennesima volta la gag ball che aveva incastrata in bocca, gli occhi incendiati di rabbia e frustrazione. L’avrebbe volentieri strangolata sul posto, senza nessuna tortura.
Intanto Malfurion era riuscito a trovare l’angolazione giusta perché la sua erezione gli premesse contro l’ingresso del posteriore senza flettersi o altro. Garrosh si meravigliò di percepire solo in quel momento l’effettiva larghezza del suo pene. Si irrigidì momentaneamente e la sua aguzzina ne approfittò per prendere l’erezione del marito e conficcargli la cima nel deretano. Due versi si levarono in contemporanea dai due partecipanti all’amplesso: Malfurion ruggì sommessamente, quasi con piacere, e Garrosh mugugnò di dolore.
Tyrande estrasse il pene del suo compagno poco dopo - con sommo sollievo della vittima - e ad esso sostituì due dita bagnate. L’Orco cercò di manifestare il suo dissenso per quegli abusi ma di fatto non appena la Kaldorei cominciò a muovere le falangi nel suo culo cacciò un mugolio osceno di piacere. Le sue dita si muovevano esperte nel suo ano, andando a premere contro le pareti in maniera dannatamente piacevole, come se sapesse esattamente dove si trovassero i punti per lui più sensibili.
Cercò senza successo di darsi un contegno e finì con il porgere volontariamente e con pieno desiderio il posteriore a Tyrande e alle sue dita audaci. L’Elfa della Notte le affondò per bene, tastando con mano - letteralmente - l’allenamento cui era stato sottoposto dal proprietario.
«È davvero usurato» commentò all’improvviso «Sono certa che con un po’ di lubrificante Mal entrerà senza problemi».
Tirò fuori le dita per ricoprirle di altra saliva e poi le usò per cospargere l’interno del suo deretano con un ulteriore strato. Senza aspettare troppo, le sfilò ancora una volta e aiutò Malfurion a penetrare di nuovo.
Hellscream emise un verso che stavolta indicava chiaramente piacere mentre l’erezione del druido andava a fondo scivolando sul bagnato. Socchiuse gli occhi e lasciò che l’altro entrasse senza nessuna opposizione, arrivando sin dove il suo corpo permetteva.
Tyrande seguiva la scena da vicino, avida, toccandosi il clitoride e masturbandosi attivamente.
«Vai Malfurion sei dentro. Fottilo!» ordinò in tono imperioso e impaziente insieme.
Il Capoguerra lo sentì distintamente estrarre il suo grosso cazzo da orso con forza e poi sbatterglielo di nuovo dentro usando anche buona parte del suo non indifferente peso corporeo per assicurarsi di andare bene a fondo. Era così irruento e grezzo, nemmeno Malkorok nei suoi giorni peggiori era mai così crudo quando si trattava di scopare. Per quanto si sentisse ferito nell’orgoglio, al suo corpo piaceva essere vessato in tal modo.
I colpi successivi divennero via via più forti e rapidi, incalzanti a loro modo. Garrosh si ritrovò a godere come non gli capitava da parecchio. Forse lo stimolo era paragonabile a quando Malkorok si convinceva a scoparlo con uno dei suoi vibratori pieni di gobbe e punte, così lunghi e grossi che senza una doverosa preparazione iniziale non riusciva neanche a farli entrare.
I suoi mugolii erano musica per le lunghe e sensibili orecchie di Tyrande, la quale si era accomodata sul pavimento proprio di fianco ai due e si stava allegramente masturbando al ritmo dei gemiti della vittima di turno. Di quando in quando li incalzava entrambi a fare di meglio, nonostante fosse lei l’unica che non stava facendo niente. Eppure fu lei la prima a venire e anche piuttosto copiosamente. Si imbrattò le dita e schizzò umori traslucidi sul pavimento di pietra senza alcun pudore, anche se Malfurion e Garrosh erano troppo impegnati in altro per badare a ciò.
L’Arcidruido venne a sua volta con poco margine di differenza rispetto a lei. L’Orco si ritrovò a dover sostenere con le sole gambe l’intero peso di Malfurion mentre questo si abbandonava su di lui, ebbro di piacere per l’orgasmo che stava avendo. Il suo seme schizzò in profondità nel culo del Capoguerra, il quale riuscì a gemere in maniera oscena persino con la bocca tappata: la quantità di seme che gli stava riversando dentro era di gran lunga superiore a qualsiasi sversamento Malkorok avesse mai avuto in un colpo solo. Era molto appagante sentirsi riempire in quella maniera, nonostante un remoto e piccolo neurone nel suo cervello gli continuasse a urlare quanto fosse sbagliato dare a quei due la soddisfazione di vederlo così prostrato.
Mosse impulsivamente il sedere per andare incontro all’erezione di Malfurion, trattenendola dentro di sé.
«Pare che gli sia piaciuto» fece notare Tyrande con il fiato leggermente affannato per il suo recente orgasmo «Dagliene ancora, Mal».
Il druido obbedì lesto al comando della moglie, riprendendo a fottere Garrosh con rinnovato vigore, causando in lui nuovi e più intensi gemiti di piacere. I muscoli delle guance gli dolevano a furia di essere costretto a rimanere con la bocca aperta e pure le gambe cominciavano a protestare per la protratta posizione sempre uguale, eppure all’Orco non importava finché poteva sentirsi il sedere saturo dell’erezione del druido.
Quest’ultimo non impiegò molto per venire di nuovo, tornando ad inondare di sperma il suo inusuale partner. Tyrande vicino a loro cominciò a mugolare a sua volta e poi si alzò in piedi improvvisamente, attirando l’attenzione di suo marito. Garrosh era completamente assorbito dal suo orgasmo e ringhiò scontento quando lo sentì smettere di muoversi.
«Giralo, voglio divertirmi un po’ anche io!» sentì dire all’Elfa della Notte.
Il Capoguerra si sentì afferrare per i fianchi e poi girare bruscamente. Senza neppure capire bene l’intera dinamica, si ritrovò d’un tratto nella stessa identica postura di poco prima ma con la pancia rivolta verso l’alto e le gambe aperte e sostenute sollevate da Tyrande, la quale si era seduta al contrario sul suo inguine accogliendo senza alcuna fatica la sua erezione. Visto che il suo culo - come praticamente il resto del suo corpo - era sollevato in aria e trattenuto in quella posa soltanto dall’erezione di Malfurion, l’Elfa della Notte stava seduta a cavallo del suo bacino con le lunghe gambe che penzolavano ad alcuni centimetri dal pavimento.
«Mi aspettavo un cazzo molto più grosso da parte di un Orco della tua stazza, Garrosh...» disse delusa la sacerdotessa «Ma è pur sempre meglio di niente...».
L’affermazione colpì il diretto interessato in profondità nel suo ego, spingendolo ad infrangere la tregua momentanea che si era instaurata per tentare nuovamente di opporsi. Un paio di frustate ben assestate e il pene dell’Arcidruido Stormrage che tornava a fotterlo misero rapidamente a tacere le proteste sue e del suo orgoglio orchesco.
Non appena riprese l’amplesso, Garrosh si ritrovò con l’intero peso di Malfurion e del suo stesso corpo che gravava sul suo collo. L’inclinazione era tale per cui si ritrovò ben presto ad ansimare pesantemente, vinto dalle pressanti prestazioni fisiche; ciononostante, il leggero senso di soffocamento contribuiva nel complesso al suo godimento, per cui non se ne preoccupò più di tanto.
Tyrande si accordò rapidamente con i movimenti incalzanti di Malfurion, muovendosi sopra l’erezione di Garrosh in una maniera che all’Orco piaceva parecchio nonostante avesse la dotazione sbagliata per attirare completamente le sue attenzioni sessuali. Le sue natiche rotonde e morbide saltellavano sul suo addome, vibrando leggermente ad ogni contatto col suo rigido e tonico addome. Hellscream non apprezzava lo spettacolo, ma non aveva modo di fare alcunché per evitarlo.
Nonostante ciò, lo stimolo combinato della coppia di Elfi della Notte riuscì a far venire Garrosh, strappandogli un mugolio di puro sollievo. Il suo orgasmo spinse Tyrande ad inarcare la schiena ed esclamare: «Finalmente un po’ di ripieno anche per me…!».
Fu il primo di numerosi orgasmi per Garrosh, che andarono ad accompagnarsi ai molto più numerosi orgasmi da parte di Malfurion e agli ancora maggiori di Tyrande. Garrosh venne riempito a dovere dal seme del druido, a tal punto che l’Orco cominciò ad avvertire dolore all’addome e sensazione di estrema pienezza. Tyrande che continuava a saltellargli sopra gli faceva male e il suo collo soffriva penosamente per il troppo peso che era costretto a sostenere.
La cosa andò avanti così per più di un’ora. Tyrande si stava divertendo da matti e Malfurion pareva soddisfatto del suo “giocattolo”. Garrosh era ricoperto di un copioso strato di umori intorno al suo inguine e la sua pancia si era gonfiata e adesso era rotonda e morbida.
Le sue proteste avevano ripreso vigore negli ultimi venti minuti, essenzialmente perché il suo corpo stava arrivando al limite.
Malfurion venne per l’ennesima volta e poi si fermò. Garrosh mugolò sofferente e Tyrande gemette, venendo ancora anche lei.
«Sei stanco Mal?» chiese l’Elfa della Notte dopo che si fu svuotata.
L’orso emise un verso impossibile da definire con precisione, ma la sua interlocutrice parve capire cosa stava dicendo perché annuì.
Scese senza alcuna delicatezza dal corpo di Garrosh e andò a cercare qualcosa tra gli scaffali di giocattoli situati poco distanti. Tornò poco dopo con un grosso fallo finto di un bel rosso carico, leggermente bitorzoluto ma di un materiale che al tatto era liscissimo.
«È ora di lasciare la nostra puttana a crogiolarsi nel ridicolo coi suoi scagnozzi» disse Tyrande, al che Malfurion si sfilò con un colpo secco di bacino, strappando ad Hellscream un gridolino strozzato di dolore.
L’Orco fece una smorfia ridicola mentre prendeva consapevolezza di quanto fosse effettivamente pieno di sperma. Finché c’era Malfurion a tapparlo non gli sembrava di essere in condizioni così pessime, anche se percepiva una certa tensione addominale ogni volta che Tyrande sbatteva le sue natiche sul suo bassoventre mentre si dimenava.
Ora che era “libero” sentiva distintamente i muscoli del suo sfintere lassi e provati dall’incursione del druido in forma d’orso, per niente in grado di contenere alcunché nonostante stesse cercando di stringere le chiappe per non perdere liquami in maniera così vergognosamente imbarazzante. Per sua fortuna Tyrande fu svelta a infilargli in culo il suo enorme dildo colorato. Garrosh si sorprese di volerla ringraziare per quella specie di gentilezza, anche se di fatto era per colpa sua che si trovava in quella situazione.
Malfurion fece qualche passo indietro e tornò su quattro zampe con un apparente moto di sollievo, lasciando completamente andare l’Orco. Quest’ultimo sbatté dolorosamente il posteriore sul duro pavimento, schiacciando con il suo peso le braccia che erano ancora legate dietro la sua schiena. Inutile dire che cercò di cacciare un verso di dolore all’impatto che venne per buona parte attutito dalla gag ball. Subito dopo rotolò su un fianco e si rannicchiò leggermente in posizione fetale, tentando goffamente di mettersi carponi. La posizione non era ovviamente delle migliori per il suo stato: le cosce piegate premevano in maniera spiacevole sul suo ventre arrotondato e fu grato ancora una volta della presenza del dildo nel suo posteriore; tuttavia, era l’unico modo che gli era venuto in mente per non schiacciarsi gli avambracci, già dolorosamente intorpiditi.
Malfurion rimase fermo per qualche istante, il respiro che gli fuoriusciva affannoso dalle fauci zannute leggermente aperte, poi cominciò a mutare forma. Hellscream riuscì ad allungare la testa e vedere oltre la sua stessa gamba il corpo dell’orso che si contorceva leggermente, accompagnato da inquietanti schiocchi d’ossa mentre si rimpiccioliva ed il pelo si accorciava.
Lo spettacolo durò poco; dopodiché al posto di un grosso orso si trovò di fronte ad una sinuosa e snella pantera dal pelo leggermente violaceo, un po’ più grande delle normali pantere.
Tyrande si chinò sull’Orco per liberargli la bocca.
«Dobbiamo rifarlo qualche volta… magari con un piccolo aiuto, così la tua erezione potrebbe diventare almeno soddisfacente» commentò l’Elfa della Notte, prima di togliergli la gag ball e lasciarla a terra.
Finalmente libero di parlare, la prima cosa che Garrosh fece fu digrignare i denti verso di lei con rabbia e sbraitare: «MALKOROK!».
I polmoni avrebbero potuto prendere fuoco per la forza con cui iniziò ad urlare, chiamando il capo della sua guardia scelta. Sperava che nonostante il suo ordine fosse rimasto nei paraggi, altrimenti avrebbe potuto continuare ad urlare per ore senza che nessuno riuscisse a trovarlo.
«MALKOROK! Vieni qui, subito!» rincarò a piena voce.
Tyrande sogghignò verso di lui, arretrando di qualche passo mentre Malfurion le si faceva silenziosamente dappresso.
«Bravo, così… urla perché il tuo lacchè venga a soccorrerti...» esclamò soddisfatta. Era esattamente ciò che si era aspettata che Garrosh facesse. Era così stupido e facile da manipolare che era quasi imbarazzante.
Con non poca fatica il Capoguerra riuscì a mettersi finalmente sulle ginocchia. Raddrizzò la schiena al meglio delle possibilità di un Orco maschio medio e ricominciò a latrare chiamando Malkorok. In quella posizione era ancora più evidente la quantità di sperma che gli riempiva l’addome: la pancia prominente sembrava quella che avrebbe potuto avere se avesse avuto in grembo un figlio da almeno un paio di mesi.
Dopo alcuni minuti di grida forsennate all’esterno della porta cominciarono a sentirsi dei rumori di passi. Tyrande balzò agilmente in groppa a Malfurion, aggrappandosi con entrambe le mani alle scapole del marito.
«È ora di togliere il disturbo» esclamò, rivolta al suo compagno, il quale si volse alla porta, dirigendosi verso di essa a piccola corsa.
Garrosh vedendoli fuggire fece l’unica cosa che era in suo potere in quel momento: si issò in piedi goffamente e corse loro dietro, completamente nudo e ancora con le braccia legate dietro la schiena.
Successivamente accadde tutto in fretta: la porta si aprì dall’esterno e Malkorok si materializzò insieme ad un piccolo manipolo di Kor’kron armati nel vano, correndo verso l’interno. Malfurion in forma di pantera prese la carica e spiccò un poderoso balzo, abbastanza alto da superare agilmente le guardie e allontanarsi poi indisturbato di gran fretta con sua moglie saldamente ancorata in groppa che rideva come una pazza.
Malkorok, che aveva preso la carica per abbattere gli intrusi, si ritrovò di colpo senza un bersaglio quando i due lo superarono, esattamente come Garrosh; cosicché i due Orchi si trovarono a scontrarsi violentemente e Malkorok - che era quello che aveva preso maggiore slancio tra loro - finì col sopraffare il Capoguerra, mandandolo steso a terra sulla schiena.
Hellscream latrò di dolore quando ad assorbire l’impatto col suolo furono le sue povere braccia, ma soprattutto quando Malkorok gli finì sulla pancia con tutto il peso del suo corpo massiccio e della sua armatura di piastre. Sotto una simile pressione nemmeno il dildo che aveva piantato nel posteriore poté resistere: schizzò fuori dal suo ano come un proiettile sparato dalla canna di un fucile.
Garrosh ebbe a malapena il tempo di emettere un lamento incoerente che dal suo posteriore cominciò a fuoriuscire sperma senza alcun controllo, accompagnato da tutta una serie di spiacevoli e imbarazzanti rumori che fecero diventare paonazzo per la vergogna il diretto interessato. Malkorok in tutto ciò rimase steso sopra di lui, fissandolo dritto in faccia con espressione attonita mentre percepiva il suo stomaco sgonfiarsi lentamente sotto il suo addome.
Per fortuna i Kor’kron erano partiti all’inseguimento di Malfurion e Tyrande non appena il loro capo aveva investito il Capoguerra, risparmiando a Garrosh una patetica figura con soldati con cui non aveva alcuna confidenza.
Malkorok, sconcertato dalla situazione, dopo poco ebbe il coraggio di chiedere: «Che cosa è successo?». Alzò la voce appositamente per superare i rumori prodotti dal corpo del suo partner.
Quest’ultimo digrignò i denti cercando di ricomporsi un minimo e gli diede una spinta, facendolo rotolare di lato. Si mosse leggermente, cambiando posizione e mettendosi in ginocchio a terra a poca distanza, continuando ad evacuare sperma ed altri rifiuti senza che Malkorok potesse guardare direttamente lo spettacolo.
«Quella stronza si è fatta catturare di proposito per arrivare a me. Non era da sola, il suo compagno l’ha seguita per tutto il tempo!» esclamò rabbioso Garrosh «Come hai potuto non accorgertene?!».
«Lei era da sola! Non c’era nessuno insieme a noi e nessuno ci ha seguito, altrimenti ce ne saremmo accorti...» cercò di difendersi Malkorok.
«E allora quel druido come ha fatto a sapere che era qua sotto?!» urlò Hellscream «Sei un idiota! Vai dagli altri Kor’kron, assicurati che li prendano. Li voglio morti, entrambi!» ordinò.
Malkorok si rialzò e lo fissò dall’alto in basso, incerto.
«Sicuro che non ti serva una mano?» chiese. Non era del tutto sicuro che lasciarlo da solo in quel momento fosse la cosa migliore. Pareva provato.
«Vai a fare quello che ti ho detto! ORA!» ringhiò Garrosh, al che Malkorok salutò alla maniera tipica dei soldati e se ne andò di gran fretta, desideroso di compiacere il suo Capoguerra e non farlo arrabbiare di più.
L’Orco Mag’har, rimasto finalmente solo, si rilassò leggermente e chiuse gli occhi. Emise un grugnito e cominciò a spingere per far fuoriuscire tutto lo sperma che aveva ancora dentro. La sensazione era alquanto spiacevole ma anche molto liberatoria.
«Giuro che mi vendicherò per questo, Tyrande Whisperwind… caccerò te e tutta la tua dannata razza da Kalimdor e abbatterò ognuno di quegli alberi che per voi sono così sacri… a cominciare da Valtetra...» ringhiò a mezza voce in tono minaccioso «Ti farò rimpiangere tutto questo...».
Avrebbe impiegato ogni briciola del suo esercito per la sua vendetta privata contro l’impero degli Elfi della Notte. Non gli interessava quanto tempo e quante risorse avrebbe impiegato, sarebbe riuscito ad estirpare Tyrande e la sua gente dal continente una volta per tutte.
Cercò di mettersi carponi per alzarsi in piedi e solo allora parve realizzare che era ancora legato. Le braccia erano completamente intorpidite e non riusciva più neanche a piegare le dita, motivo per cui aveva temporaneamente dimenticato il problema. Non riusciva più nemmeno a sentire dolore.
Si dimenò con foga selvaggia e poi, rassegnatosi ancora una volta alla più totale impotenza, riprese a chiamare: «Malkorok! Malkorok torna indietro! Dannazione liberami… maledetto idiota!».
Rating: Rosso
Genere: Demenziale, Erotico
Personaggi: Garrosh Hellscream, Malfurion Stormrage, Malkorok, Tyrande Whisperwind
Wordcount: 8717 (
![[community profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/community.png)
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Cataclysm".
Note: Anal sex, Bestiality, Dub-con, Het, Lemon, Threesome, Yaoi
«Davvero vorresti farlo?» Malkorok lo guardò con una punta di scetticismo mentre andava a prendergli dei vestiti.
«Non mi dirai che sei geloso!» lo perculò il Capoguerra sghignazzando. D’altro canto, non si erano mai posti dei paletti fissi come se fossero una coppia ufficiale, per cui trovava divertente che avesse di che obiettare.
«Ma che geloso!» ribatté l’altro a tono, lanciandogli un paio di calzoni e un cinturone «Non pensavo che ti piacessero le Elfe della Notte» e a questo punto scoppiò a ridere.
Garrosh si esibì in una terribile espressione di frustrazione mentre si accingeva a indossare i pantaloni.
Garrosh Hellscream, nuovo Capoguerra dell’Orda - almeno in via temporanea - sedeva nella sala principale del nuovo Mastio Grommash insieme al nuovo capo della guardia Kor’kron, Malkorok, dinanzi ad una gigantesca cartina del continente di Kalimdor. Le regioni sotto il dominio dell’Orda erano contrassegnate da bandierine che esibivano lo stendardo rosso con il loro simbolo, ma al momento non erano quelle ad impegnare l’attenzione di Garrosh.
«Dobbiamo fare qualcosa per risolvere la faccenda» il Capoguerra digrignò i denti in un’espressione di rabbia e frustrazione, appoggiandosi con un braccio su uno dei sostegni laterali del suo scranno «Le regioni boschive sono tutte nel nord, sotto il loro dominio e l’Orda ha bisogno di nuova legna! Gli Elfi della Notte devono andarsene!» decretò, sbattendo un grosso pugno marrone sul legno.
Scacciare i Kaldorei dalle loro terre ancestrali e rivendicarle per l’Orda era diventata per Garrosh una vera e propria ossessione. Ogni suo sforzo bellico ed ogni scaramuccia che progettava sui confini col regno degli Elfi della Notte erano focalizzati ad ottenere quel risultato e per quanto i suoi tentativi sino ad allora si fossero rivelati infruttuosi lui continuava testardamente a provarci.
Malkorok se ne stava appoggiato contro una parete con le possenti braccia ricoperte di piastre intrecciate sul petto e l’aria annoiata tipica di chi ha assistito centinaia di volte alla stessa scena.
«Le ultime schermaglie tra le flotte non sono andate molto bene» l’Orco in questione si staccò dal muro per andare a piazzare un grosso piede calzato di metallo su un punto preciso del mare che costeggiava il nord di Kalimdor «Qui abbiamo perso tre navi, fortunatamente non il meglio che l’Orda ha da offrire... ma gli Elfi della Notte hanno subito solo una perdita, per di più completamente accidentale, almeno dai rapporti dei sopravvissuti» aggiunse.
Garrosh ringhiò bruscamente, come un animale, alzandosi di scatto in piedi e picchiando con forza un piede sul pavimento.
«Dobbiamo eliminarli in qualche modo! Piegarli, costringerli ad abbandonare i loro territori!» gridò Hellscream «Quello che ci serve è un piano» concluse, lasciandosi ricadere di peso sul suo scranno. Ciò detto, fissò il capo dei Kor’kron con aria d’attesa.
Per Malkorok non era certo una novità: finché si trattava di strategia militare da mettere subito in pratica, Garrosh era quasi un genio. Appena si oltrepassava lo stretto campo militare diventava quasi incapace di progettare qualunque tipo di tattica, per cui doveva entrare lui in scena. Quando si trattava di suggerire idee poco ortodosse, Malkorok era l’Orco perfetto e per fortuna aveva già anche in mente qualcosa che poteva fare al caso del Capoguerra.
«Si può cercare di spezzare lo spirito degli odiosi Elfi della Notte. Perderebbero ogni voglia di combattere se usassimo il giusto modo» esclamò, ponderando a voce alta.
Il Capoguerra lo guardò con rinnovato interesse.
«E cioè? Continua Malkorok… è incredibile quanto tu sia utile in questo genere di situazioni...» replicò, piacevolmente sorpreso.
L’Orco Roccianera si compiacque del complimento appena ricevuto e senza ulteriori indugi passò ad illustrare il suo piano in termini che fossero il più possibile facili da capire: «Si potrebbe rapire la Gran Sacerdotessa Tyrande. Con il loro capo come tuo ostaggio, potresti ordinare al suo popolo di fare qualsiasi cosa tu voglia… e anche al suo odioso marito».
L’Orco rimase in attesa di una qualche replica o obiezione da parte del suo interlocutore.
Quest’ultimo si addossò semplicemente allo schienale dello scranno - con non poca fatica data la larghezza della seduta - e si concesse una risata di scherno al pensiero del grande Arcidruido Malfurion Stormrage che usciva dal suo eremo per supplicarlo di restituirgli la sua adorata sposa, piegandosi servilmente ad ogni sua richiesta.
L’idea gli piaceva, al punto da stimolare il suo lato di stratega militare: «Ci saranno contingenti di Sentinelle importanti intorno a Darnassus e i maledetti avamposti di Valtetra avviseranno senz’altro la capitale dell’arrivo di forze di terra dell’Orda. Dobbiamo trovare la maniera di neutralizzare i loro messaggeri!».
«Oppure...» Malkorok andò a piazzarsi dinanzi al Capoguerra, fissandolo dritto negli occhi ambrati per catalizzare su di sé l’attenzione «Potremmo sfruttare un’occasione particolare».
«Non conosco il calendario delle festività degli Elfi della Notte, Malkorok!» ringhiò in tono di disapprovazione l’Orco Mag’har.
Il capo della guardia Kor'kron finse di non aver udito l’ultima affermazione - una chiara provocazione senza nessuna vera utilità - e proseguì spedito: «I miei informatori mi hanno riferito che un piccolo contingente di Sentinelle scorterà Tyrande Whisperwind in una ispezione presso Valtetra, ad Astranaar, tra un paio di giorni. I miei Kor’kron potrebbero intercettarlo e prendere la Gran Sacerdotessa in custodia, portandola poi ad Orgrimmar da te».
Il piano così come gli era stato proposto era semplicemente perfetto: nessuna perdita collaterale, nessuno sconfinamento in territorio nemico.
«Voglio il meglio delle guardie Kor’kron ai tuoi diretti comandi per questa missione, Malkorok. Non possiamo permetterci nessun errore, sono stato chiaro?» decretò Hellscream «E voglio che Tyrande arrivi in città in totale segretezza, senza essere vista da nessuno… specialmente i vecchi consiglieri di Thrall» soggiunse con maggior autorità.
«Hai tuoi ordini, Capoguerra» declamò Malkorok, battendosi il pugno sul petto in segno di rispetto verso Garrosh, per poi uscire dalla sala lasciandolo solo.
Il figlio di Grommash si sistemò meglio sul suo trono e sogghignò con impazienza: non vedeva l’ora di avere Tyrande dinanzi a sé. Voleva vedere che reazione avrebbe avuto quando fosse riuscito ad ottenere dalla sua gente la vittoria che gli avrebbe assicurato una immensa fornitura di legna per le riparazioni a Orgrimmar e per le macchine da guerra, come Thrall non ne aveva mai avute prima d’allora.
Sarebbe stata una vera soddisfazione.
Malkorok si assunse l’incarico di scegliere un “corpo speciale” di Kor’kron per il rapimento di Tyrande Whisperwind con una serietà encomiabile, come se da quella scelta dipendesse la sua stessa vita - e probabilmente sarebbe stato proprio così nel caso in cui avesse fallito.
All'indomani dell’assegnazione della sua missione, partì da Orgrimmar col suo manipolo di Kor’kron alla volta del Presidio di Hellscream - l’avamposto dell’Orda più prossimo alla destinazione della Gran Sacerdotessa.
Garrosh trascorse i giorni successivi cercando di destreggiarsi tra i suoi incarichi quotidiani e le continue domande di Eitrigg e Saurfang circa la misteriosa partenza di Malkorok da Orgrimmar. Quei due erano davvero perspicaci e sembravano tenerlo costantemente sotto controllo, molto probabilmente su ordine diretto di Thrall.
Garrosh odiava che continuassero ad essere leali a lui nonostante avesse abbandonato l’Orda in un momento così delicato per tornare a Nagrand a fare “cose da sciamano”. Adesso era lui a guidarli, eppure non parevano volerne sapere di abbandonare il suo predecessore; tuttavia, sperava ancora di riuscire a conquistarsi il loro favore garantendo risorse naturali quasi infinite all’Orda.
Mantenere il segreto circa la destinazione e lo scopo di Malkorok risultò difficile per Garrosh, specialmente visto che lui stesso era alquanto impaziente di sapere l’esito del rapimento. Col trascorrere delle ore dalla partenza del suo compare, Hellscream si scoprì anche infastidito dalla sua assenza per quanto riguardava il lato più intimo del loro rapporto: essendo Malkorok il suo amante, il Capoguerra si ritrovò sprovvisto di colui che alla notte lo raggiungeva sempre a scaldargli il letto. L’Orco si ingegnò cercando di sopperire alla mancanza del compagno con alcuni dei giocattoli che spesso e volentieri usavano insieme, anche se così facendo non era esattamente la stessa cosa.
L’insoddisfazione sessuale lo rendeva irascibile e difficile da trattare ma per fortuna dei poveretti che dovevano avere a che fare quotidianamente con lui quella condizione non era destinata a durare a lungo.
Ad una settimana esatta dalla partenza di Malkorok, quest’ultimo fece finalmente ritorno. Comparve all’ingresso del Mastio Grommash in completo anonimato, da solo e con l’armatura impolverata al mattino del settimo giorno, poco dopo l’alba. I Kor’kron di guardia all’edificio lo accolsero con immensa gioia e sollievo ed uno di loro lo scortò fino all’ingresso della camera da letto di Garrosh.
«Ci sono stati problemi con il Capoguerra durante la mia assenza? Kor'kron indisciplinati?» volle sapere subito Malkorok, durante il breve viaggio verso la stanza di Hellscream.
Il Kor’kron che lo stava accompagnando - un Orco veterano col viso pieno di cicatrici e la pelle parzialmente avvizzita - gli lanciò un’occhiata che Malkorok non seppe interpretare e poi rispose: «Il Capoguerra ha passato un brutto periodo questa settimana. Ha rifiutato la scorta personale e chiunque dovesse avvicinarlo è stato maltrattato senza nessuna ragione».
Malkorok guardò perplesso il sottoposto mentre quest’ultimo sbuffava leggermente, per poi aggiungere: «Tutti noi confidiamo che con il suo ritorno il Capoguerra si calmi».
L’Orco Roccianera incurvò gli angoli della bocca in un sorrisetto che sfuggì al suo interlocutore nel momento stesso in cui entrambi si fermavano di fronte alla porta di Garrosh, anch’essa sorvegliata da una coppia di Kor'kron. I due salutarono il loro superiore e si fecero da parte per lasciarlo entrare.
Malkorok li superò con fare arrogante e spavaldo, aprendo ed oltrepassando la porta.
All’interno regnava il caos più assoluto: c’erano vari pezzi di armatura e di vestiti sparsi sul pavimento e sui diversi bauli in cui Garrosh teneva le sue cose. Come se ciò non bastasse, il Capoguerra aveva consumato una gran quantità di birra durante la sua assenza, come testimoniavano le innumerevoli bottiglie vuote che c’erano sul pavimento e persino sul letto - a due piazze e a ridosso della parete opposta alla porta, al centro.
Il Capoguerra dormiva nel mezzo al materasso, steso prono e con la coperta che a malapena gli arrivava a coprire le natiche. La faccia era affondata nel cuscino e le gambe, leggermente divaricate, erano circondate di bottiglie di birra vuote.
Malkorok avanzò verso il letto, facendo attenzione a non scivolare sui vari ostacoli dispersi ovunque sul pavimento. Raggiunto il suo obiettivo, afferrò la coperta e la tirò via con uno strattone brusco, rivelando il corpo nudo e muscoloso di Hellscream.
L’incarnato marrone era solcato di tatuaggi neri praticamente ovunque, intrecci che si arrampicavano sulle sue lunghe e poderose membra in disegni che non avevano un preciso soggetto ma che nel complesso davano un’aura di mistero e di insondabile potere al corpo di Garrosh. A Malkorok piacevano molto, come del resto il loro proprietario.
Osservando meglio il corpo del Capoguerra, il comandante dei Kor'kron si accorse che c’era qualcosa di anomalo: tra le chiappe nude di Garrosh affiorava l’estremità appiattita di qualcosa che si trovava nascosto in profondità tra di esse.
Malkorok aveva passato abbastanza tempo a scopare con il giovane Hellscream da saper riconoscere uno dei suoi giocattoli erotici quando ne vedeva uno. Quello nello specifico era uno dei suoi numerosi falli finti, per la precisione uni dei più grossi.
Perché Garrosh avesse deciso di andare a dormire con quell’oggetto nel posteriore era un mistero per lui, anche se supponeva con buone probabilità che fosse a causa della sua lontananza.
Si crogiolò in silenzio nella consapevolezza di essere così indispensabile al suo Capoguerra da costringerlo a trovare qualcosa che potesse sostituirlo mentre era via, assaporando con calma la sensazione per qualche momento. Una volta terminata la sua contemplazione, si allungò a dare un ceffone a mano aperta sulla chiappa di Garrosh e poi - già che c’era - ne approfittò per dargli una bella palpata vigorosa.
«Sveglia! Sono tornato!» esclamò a voce abbastanza alta da poter spezzare il sonno apparentemente profondo del suo compagno.
Quest’ultimo sobbalzò di scatto sentendosi menare uno schiaffo sulla natica nuda e alzò la testa dal cuscino, voltandosi sopra una spalla con un’espressione insieme inebetita e rabbiosa - o che almeno voleva esserlo.
«Chi mi ha… svegliato?» domandò con voce roca e strascicata, le palpebre socchiuse nel tentativo di mettere a fuoco l’intruso nella sua camera «Vi farò pagare cara questa insubordinazione!».
Al secondo tentativo pareva più sveglio ma ancora evidentemente confuso, con ogni probabilità a causa della gran quantità di birra che aveva tracannato di recente. Solo gli Antenati sapevano quanto pesantemente si fosse ubriacato in quei giorni: Malkorok era sorpreso che avesse la forza di alzarsi.
«Davvero vuoi punirmi? Solitamente sono io ad occuparmene quando siamo qui...» rispose quest’ultimo, intrecciando le braccia e rimanendo in attesa di essere riconosciuto da Garrosh «… o forse mentre non c’ero hai pensato a qualche nuovo gioco da provare facendo sesso?».
Il Capoguerra rimase a guardarlo per qualche secondo con espressione ebete, poi si girò e si sedette, sogghignando con cipiglio improvvisamente perverso.
«Malkorok, sei tornato! Giusto in tempo per occuparti del mio problema!» esclamò, prima di stendersi su un fianco per traverso sul materasso in una posa che voleva essere sexy. Nella sua nudità si vedeva chiaramente svettare un’erezione niente male e che chiaramente era ciò a cui Garrosh si era riferito con la sua precedente affermazione.
«Allora? Che stai aspettando? Muoviti!» esclamò con impaziente autorità Garrosh.
Malkorok sospirò pesantemente e fece per aggiungere il suo non indifferente peso al già pesante fardello di cui era caricato il letto, ma di fatto ci si appoggiò unicamente per metà e solo per potersi sporgere meglio a dare un pugno in piena faccia al suo interlocutore. Il colpo fu così forte che Hellscream rischiò di rotolare contro il cuscino.
La vittima grugnì di dolore coprendosi la faccia e poi scosse il capo, grattandosi il cranio rasato con aria confusa mentre guardava verso il capo delle sue guardie private.
«Malkorok? Che ci fai qui…?» borbottò aggrottando le sopracciglia. Parlava ancora con voce un po' altalenante, ma sicuramente era più sobrio rispetto a pochi minuti prima.
«Finalmente un discorso sensato!» sospirò di sollievo Malkorok, al che l’altro lo guardò stupito.
«… perché, che ho detto?!» chiese il diretto interessato.
«Niente di che… ma dovresti smetterla di ubriacarti mentre non ci sono» replicò l’Orco Roccianera con una scrollata di spalle «… e dovresti anche toglierti quel giocattolo dal culo, prima di dimenticarlo là dentro...».
Garrosh ringhiò a mezza voce mentre si metteva goffamente seduto e scendeva dal letto, barcollando appena.
«Io faccio quello che voglio» brontolò Hellscream, anche se poco dopo si piegò leggermente in avanti e con una mano si estrasse il giocattolo dal posteriore «Piuttosto… la missione? Come è andata?» aggiunse.
«Sono appena tornato… e la Gran Sacerdotessa ti aspetta nel sotterraneo, come avevi ordinato» Malkorok sogghignò compiaciuto «È stato un lavoro così facile… quella stupida si è allontanata da Astranaar da sola per infilarsi nella vegetazione. È stato un lavoro pulito e semplice» raccontò.
«Meglio così» Garrosh annuì soddisfatto, andando verso il suo compagno «Portami da lei».
«Prima dovresti vestirti… e risolvere il tuo problema» Malkorok accennò alla sua erezione «A meno che tu non voglia divertirti con Tyrande».
Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui entrambi gli Orchi si fissarono, poi Garrosh disse: «Come idea non è niente male, sai?».
«Davvero vorresti farlo?» Malkorok lo guardò con una punta di scetticismo mentre andava a prendergli dei vestiti.
«Non mi dirai che sei geloso!» lo perculò il Capoguerra sghignazzando. D’altro canto, non si erano mai posti dei paletti fissi come se fossero una coppia ufficiale, per cui trovava divertente che avesse di che obiettare.
«Ma che geloso!» ribatté l’altro a tono, lanciandogli un paio di calzoni e un cinturone «Non pensavo che ti piacessero le Elfe della Notte» e a questo punto scoppiò a ridere.
Garrosh si esibì in una terribile espressione di frustrazione mentre si accingeva a indossare i pantaloni.
«Non mi piacciono le Elfe della Notte… ma l’idea di poter torturare Tyrande è decisamente allettante» e sogghignò con fare perverso «Pensa a quel suo fragile corpo snello che si spezza sotto di me cercando di accogliere il mio cazzo orchesco».
Malkorok si trattenne dal fargli presente che per la sua corporatura, la sua dotazione naturale non era poi questo granché, come aveva sempre fatto del resto. A lui piaceva decisamente di più il suo culo, largo sia dentro sia fuori.
Doveva però ammettere che per gli standard degli Elfi della Notte persino la minuta dotazione di Garrosh molto probabilmente era qualcosa difficile o addirittura impossibile da poter accogliere nel corpo.
Cercò di figurarsi Tyrande con le gambe spezzate mentre Garrosh cercava di infilarsi tra di esse e la penetrava e si scoprì decisamente eccitato dallo spettacolo. Gli sarebbe davvero piaciuto assistere ad una scena simile.
«Sarebbe divertente» concordò Malkorok sghignazzando «Sono certo che ti piacerebbe vederla rompersi in una maniera così degradante».
«Non sai quanto! Forza, accompagnami da lei...» esclamò Garrosh, finendo di sistemare il suo pene all’interno delle braghe.
Malkorok lo precedette fuori dalla stanza e poi fuori del Mastio Grommash. Entrarono nella Spelonca delle Ombre e poi scesero più in profondità, oltrepassando i negozi di armi e funghi e le tende degli istruttori per gli stregoni. Garrosh fu salutato con reverenza da tutti, poi non appena fu passato ognuno tornò a badare agli affari propri: nessuno voleva dare fastidio al Capoguerra e alla sua guardia del corpo.
Fu così che i due arrivarono senza alcun problema fino all’ingresso al Baratro di Fiamma Furente. Lo varcarono e sparirono alla vista in silenzio. Nessuno fece caso al fatto che stavano entrando in un vecchio covo di demoni che a loro tempo avevano dato un bel po' di grattacapi a Thrall.
Garrosh aveva ripulito quel posto dai cadaveri dei demoni e dei loro sventurati cultisti e l’aveva rimaneggiato per renderlo un perfetto covo segreto. Al momento erano solo alcune stanze collegate tra loro da grandi corridoi scavato nella pietra, ma Hellscream aveva in mente progetti ben più ambiziosi per quel posto. Gli sarebbero serviti più potere e anche più Peoni e seguaci; tuttavia, almeno per ora gli bastava così come era.
La coppia superò una prima sala stipata di armi e prototipi di macchine d’assedio Goblin in parte smantellati e andò verso una caverna più appartata rispetto alle altre. Per quella Garrosh aveva addirittura ordinato che venisse lavorato l’ingresso per farci installare uno stipite e una porta robusta e massiccia, decorata con larghi spuntoni di metallo. Afferrò gli anelli che funzionavano da maniglie e tirò con forza verso di sé.
All’interno la grotta era stata sistemata un po' meglio delle altre e riempita con strani marchingegni in ferro e legno che avevano uno scopo tutt’altro che bellicoso: erano la versione “estrema” di alcuni tra i giocattoli erotici che tenevano nella camera privata di Garrosh. Tra i tanti attrezzi c’era anche un complesso di travi da cui pendevano svariate catene che era stato spostato in mezzo alla stanza. Imbrigliata con esse c’era la Gran Sacerdotessa Tyrande Whisperwind.
La prigioniera era trattenuta con le braccia sollevate sopra la testa ed un cerchio di ferro intorno al collo, come se fosse una bestia feroce da tenere al guinzaglio. Era del tutto illesa, a giudicare dall’aspetto sano della sua pelle violacea e della sua tunica da sacerdotessa di Elune.
Quando udì la porta aprirsi, le sue lunghe orecchie vibrarono leggermente e alzò il capo, portando lo sguardo verso i nuovi venuti. Si raddrizzò anche un poco col busto, rimanendo in ginocchio sul pavimento. La sua veste - dotata di due generose spaccature laterali - era incastrata sul lato anteriore tra le sue gambe e serviva ad evitare che le sue grazie fossero sotto lo sguardo di tutti.
Garrosh avanzò verso di lei insieme a Malkorok e si fermò a pochi metri dalla sua prigioniera, sogghignando tronfio.
«È bello vederti finalmente al tuo posto» esclamò il Capoguerra con aria soddisfatta.
Tyrande non si scompose: si guardò intorno e poi increspò le labbra in un sorrisetto di scherno.
«Davvero interessante come hai arredato qui sotto… gli Orchi che ti seguono con tanto fervore lo sanno che ti piace questo genere di cose?» domandò con voce intrisa di fiele «Sanno che al loro coraggioso e possente Capoguerra piace farsi mettere alla gogna e farsi fottere nel culo?» aggiunse in tono ancora più acido e sarcastico.
Ovviamente da quando Malkorok l’aveva portata là sotto e a quando loro erano arrivati doveva aver avuto tutto il tempo che desiderava per studiare ognuna delle macchine che erano state riposte là dentro per l’uso privato di Garrosh, come sottolineava bene il suo riferimento ad uno degli attrezzi situato in un angolo, ben oltre la portata visiva di chiunque non fosse un Elfo.
Alle sue parole, la faccia di Garrosh venne deformata da una smorfia di rabbia pura e semplice. Marciò verso di lei con il palese intento di picchiarla, al che Malkorok intervenne prontamente a bloccarlo.
«Lasciami, Malkorok! Hai sentito anche tu quello che ha detto, no?! Deve pagare per il suo insulto!» sbraitò Hellscream.
«Ho sentito tutto... ma tu ricordati del tuo piano» rispose con innaturale tranquillità Malkorok. In ben tre occasioni sarebbe stato lui il primo a reagire come aveva fatto Garrosh, però sapeva bene che quello che il suo partner aveva in mente avrebbe ampiamente ripagato la Gran Sacerdotessa per ogni suo dannato insulto.
Garrosh ringhiò cupamente con la gola, come una bestia costretta al guinzaglio. Tremando si trattenne e abbassò il braccio, grugnendo.
Tyrande continuò a fissarli per qualche momento e poi disse: «Ecco chi è che comanda nella coppia».
Malkorok la guardò dall’alto e le diede un colpetto con la punta dello stivale ad una coscia.
«Non tirare troppo la corda, altrimenti potrei essere io a decidere di sgozzarti come un maiale al macello» la minacciò lui, la voce vibrante di rabbia.
Garrosh si rivolse alla sua guardia del corpo.
«Lasciaci soli, Malkorok. Vai a controllare che nessuno venga a cercarmi» ordinò il Capoguerra, al che l’altro aggrottò le sopracciglia con aria contrariata.
«Che cosa?!» sbottò a voce alta «Ma io voglio guardare!» protestò. Se fosse stato un bambino, molto probabilmente a quel punto se ne sarebbe uscito con un orribile broncio.
Gli sembrava una ricompensa più che giusta per il suo operato quella di poter assistere alla “tortura” della prigioniera.
Hellscream lo fulminò con un’occhiataccia.
«Ti ho dato un ordine, Malkorok. Ora vai!» ribadì in tono più duro.
Il capo dei Kor'kron, benché riluttante, chinò il capo e se ne andò dalla stanza sbattendo violentemente i piedi sul duro pavimento di pietra.
Una volta che si fu delicatamente chiuso la porta alle spalle, Garrosh si rivolse a Tyrande con un ghigno ed esclamò: «Finalmente soli...».
«Speri in un appuntamento romantico? Nella mia resa incondizionata? Puah, puoi scordartelo!» replicò stizzita la Gran Sacerdotessa «Le mie Sentinelle spazzeranno via i tuoi Grunt e i tuoi Peoni da Valtetra. Estirperemo te e tutta la tua razza da Kalimdor, la nostra terra ancestrale!» esclamò Tyrande con l’espressione più minacciosa che il suo viso delicato potesse esibire.
Garrosh le rivolse un ghigno prima di inginocchiarsi di fronte a lei, per guardarla dritta negli occhi argentei. Era sicuro di sé e pieno d’arroganza. Dopotutto, quella era la capitale dell’Orda, una città fortificata piena di soldati che al suo minimo ordine avrebbero potuto fare a pezzi quel suo gracile corpicino. Lei non aveva nessuna chance contro di lui.
«Le tue sono vuote minacce, Tyrande. Qui comando io» e rise sguaiatamente «… e ora mi divertirò un po’ con te prima di pensare a come usare il tuo rapimento a mio vantaggio...».
Ciò detto le afferrò la tunica di stoffa all’altezza della generosa scollatura e con un ruggito la strappò in due parti, tirando via i brandelli con un semplice scatto dei suoi potenti muscoli. Si sarebbe aspettato da parte di Tyrande un gemito di terrore, un tentativo di resistergli o di sottrarsi. Sarebbe stato del tutto naturale e comprensibile e, soprattutto, gratificante per Garrosh.
Quello che l’Orco non si aspettava era di trovarsi di fronte all’intimo più osceno sul quale avesse mai posato gli occhi in vita sua: si trattava di un corpetto in pelle bianca - pareva quasi cuoio trattato a giudicare dal modo di riflettere la luce - con due fori che lasciavano pieno accessi ai capezzoli che poco sopra l’ombelico era unito ad una metà inferiore di pizzo dello stesso colore. Quest’ultima parte era divisa in due parti, fermate da un paio di giarrettiere poco sotto l’attaccatura delle cosce. Il pube era completamente nudo e rasato con cura quasi maniacale.
Garrosh rimase allibito dinanzi a quello spettacolo, colto completamente alla sprovvista. L’Elfa della Notte, vedendo la sua espressione perplessa, ne approfittò per fare la sua mossa: si sporse leggermente in avanti, mettendo in mostra il generoso balconcino, e sorrise con l’aria di chi sapeva qualcosa che al suo interlocutore era totalmente sconosciuto.
«Non te l’aspettavi, vero?» chiese, socchiudendo le palpebre in un’espressione palesemente maliziosa «Dovresti saperlo che sono una donna sposata… e che non sei l’unico a cui piace farlo strano».
«Cosa?!» fu l’unica e ovvia cosa che gli sorse spontaneo chiedere per tutta risposta «Perché dovrebbe importarmene qualcosa?!» ringhiò poco dopo, afferrandole il viso con una mano e digrignando i denti. Stava cominciando a perdere la pazienza con lei e trattenersi dall’usare le maniere forti era sempre più difficile per lui.
La Kaldorei aggrottò le sopracciglia e nonostante le grosse dita del suo aguzzino che le premevano sulle guance, riuscì ad esclamare: «Adesso amore mio!».
Il Capoguerra non ebbe i riflessi abbastanza pronti per spostarsi in tempo per evitare di essere mandato al tappeto da qualcosa di enorme e peloso che gli balzò con un ringhio alle spalle. Sbatté con forza la faccia sul pavimento e l’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi fu il rumore di catene che venivano barbaramente spezzate.
Garrosh si risvegliò un indefinito lasso di tempo dopo a causa di un curioso solletico all’inguine. Riprese i sensi lentamente e dolorosamente, percependo un forte dolore alla testa e gli arti intorpiditi.
Quando riuscì ad essere nuovamente lucido, riuscì anche a ricordarsi di dove si trovava e soprattutto cosa era successo. Aprì di scatto gli occhi e cercò di alzarsi, ma ovviamente non ci riuscì: gambe e braccia erano state legate strette dietro la sua schiena a formare una specie di “X”, e ciò spiegava indubbiamente il motivo dell’intorpidimento. Era in ginocchio, in mezzo alla sua stanza segreta per i giochi erotici, eppure non si sentiva in precario equilibrio come invece doveva essere: dietro di lui c’era qualcosa di morbido e grosso che lo sosteneva.
In bocca gli era stata messa una delle sue gag ball, di quelle che non solo fissava dietro la testa ma anche sotto al mento. Nel mentre che era svenuto non era stato in grado di controllare e inghiottire l’eccesso di salivazione causato dalla mandibola tenuta forzatamente aperta, per cui adesso aveva il mento che grondava di bava, la quale gli era anche scesa sul torace nudo.
Ovviamente gli erano stati tolti i pantaloni e il “solletico” che l’aveva svegliato - ora che era perfettamente capace di interpretarlo - in realtà era un delizioso lavoro di lingua messo in pratica da qualcuno che non riusciva a vedere, immobilizzato com’era.
L’Orco cercò di protestare e divincolarsi, guardandosi freneticamente intorno alla ricerca di Tyrande, che evidentemente era stata liberata da chiunque l’avesse aggredito.
«Sembra che il nostro ospite si sia ripreso» la voce di Tyrande risuonò dal basso, al di sotto del campo visivo dell’Orco. Era calma e vagamente sensuale e divertita.
«Menomale, pensavo che il tuo gingillo fosse inerte» e Garrosh sentì una mano accarezzargli lungo un lato il pene «Anche se con un po’ d’impegno sono riuscita comunque a farlo diventare duro...».
L’Elfa della Notte si alzò in piedi e lo guardò dall’alto in basso con un sorrisetto sghembo stampato in faccia. Si asciugò lentamente un rivolo bianco che le stava gocciolando dall’angolo sinistro della bocca e poi si chinò sulla sua vittima, fissandolo intensamente negli occhi.
«Non sai che tedio aspettare che il tuo cagnolino mi portasse qui… persino Malfurion si è annoiato durante il viaggio» fece una breve pausa mentre alzava lo sguardo verso chiunque ci fosse alle spalle di lui «… non è così, Mal?».
Per tutta risposta giunse il basso ruggito di un orso, rumore che fece drizzare i pochi peli che Garrosh aveva ancora sulla nuca. Adesso si spiegava perché era andato K.O. così facilmente: se suo marito, l’Arcidruido Malfurion Stormrage, gli si era avventato addosso in forma di orso, era ovvio che la sua enorme stazza e mole fossero bastati a sopraffarlo.
Garrosh cercò di parlare - o meglio di gridarle contro - muovendo i denti intorno alla grossa palla morbida che era bloccata tra di essi, gli occhi incendiati di rabbia: quello non era stato uno scontro onorevole, era stato un vile assalto alle spalle e lui non poteva tollerare che la sua reputazione e il suo onore fossero infangati da un tale oltraggio. Purtroppo per lui, l’unico risultato che ottenne fu di coprirsi il mento di altra saliva. Piuttosto deludente e penoso invero.
Le labbra di Tyrande si stirarono ulteriormente dinanzi a quello spettacolo.
«È inutile protestare, sei caduto dritto nella nostra trappola» la Kaldorei si leccò il labbro superiore, come se pregustasse chissà quale pensiero «E adesso io e Mal ci divertiremo un sacco con te...».
Il Capoguerra per la prima volta nella sua vita si sentì completamente raggirato: la loro trappola? Significava forse… che Tyrande si era lasciata catturare di proposito?
“Un lavoro pulito e semplice”. Malkorok l’aveva definito esattamente in quei termini. Forse era stato fin troppo semplice per poter essere solo una coincidenza. Che in realtà fosse stata tutta una messinscena per arrivare a lui indisturbati?
“La Gran Sacerdotessa era sola” gli aveva anche detto il capo dei suoi Kor'kron, eppure Malfurion era riuscito ad entrare insieme a lei in qualche maniera.
Riprese a dibattersi, furioso per l’idiozia e la mancanza di attenzione prestata da parte di Malkorok. Non poteva credere che il suo più fedele seguace potesse commettere una simile leggerezza!
«È una fortuna che questa stanza sia così isolata e che tu stesso abbia cacciato l'unico che avrebbe potuto salvarti… forse» Tyrande rise della stupidità di Garrosh apertamente «Nessuno verrà in tuo aiuto adesso».
La Sacerdotessa lo aggirò ed aprì le catene che gli intrappolavano le grosse gambe muscolose. Non appena gli arti inferiori furono liberi, l’Orco tentò la fuga, come era logico aspettarsi. Si alzò con impeto e barcollò lesto in avanti, rischiando di cadere per la foga del movimento.
L’Elfa della Notte sospirò ed ordinò: «Mal prendilo».
L’orso fu su Garrosh in un istante, placcandolo a terra di nuovo con tutto il suo peso. A quel punto però la vittima percepì anche qualcosa che la prima volta era certo non ci fosse: una grossa e dura protuberanza che premeva forte contro una sua chiappa. Era la cosa più grande che avesse mai sentito e la sua faccia andò immediatamente in fiamme: pur non essendo un esperto di anatomia degli animali, era assolutamente certo di sapere che cosa fosse.
Respirando con affanno, cercò di sgattaiolare via da sotto Malfurion per sfuggire al contatto con la sua erezione ma il druido lo ghermì con le sue pelose e forti zampe anteriori e lo trascinò di nuovo al centro della stanza. Stavolta si stese supino e se lo mise seduto sopra l’ampia pancia morbida, trattenendolo per le cosce con gli artigli. La cima affilata affondava leggermente nella carne di Garrosh e rigagnoli di sangue fresco scendevano silenti dalle insignificanti ferite superficiali. L’Orco stesso non se ne avvide affatto, troppo impegnato a guardare con espressione scettica l’enorme erezione che svettava quasi perpendicolare al corpo cui era attaccata, completamente glabra in mezzo a quel grande corpo ricoperto di folto pelo bruno.
Tyrande si inginocchiò tra le zampe posteriori di suo marito e leccò l’intera lunghezza del suo pene con fare disgustosamente perverso e possessivo.
«In forma d’orso è così dotato… non trovi? Be’, lascio a te compararlo con le dimensioni dei cazzi veri e finti che prendi nel culo di solito».
L’Elfa della Notte rise mentre si allungava a prendere Garrosh, afferrandolo saldamente per entrambe le spalle. A dispetto delle sue proporzioni ridotte, la Kaldorei dimostrò di avere una forza decisamente superiore alle aspettative dell’Orco, il quale fu trascinato sul pavimento e obbligato a piegarsi carponi. Ovviamente, mancandogli la libertà nelle braccia, Garrosh fu costretto a stare col busto inclinato verso il basso e la faccia a terra, usata come sostegno anteriore insieme alle spalle. Il suo largo posteriore nudo era messo bene in mostra dalla sua nuova posizione, fatto che non lo metteva per niente a suo agio.
La Gran Sacerdotessa si sedette a cavalcioni sulla sua schiena e gli diede un sonoro ceffone su una chiappa.
«Dubito che Malfurion possa sbagliare bersaglio con un culo così grosso» disse, causando un ulteriore tentativo di ribellione da parte della sua vittima.
Garrosh riprese a sbavare cercando di urlarle contro e si agitò tentando di disarcionarla. La sua reazione non piacque affatto alla sua aguzzina, la quale decise di passare alla sua fase preferita: la tortura.
Si ruotò in maniera da avere la testa dell’Orco di fronte a sé, quindi prese la frusta che aveva in vita e gliela passò davanti agli occhi.
«La riconosci? L’ho trovata tra i tuoi attrezzi… piccolo maniaco» Tyrande gliela passò con un movimento brusco sotto la gola, poi con entrambe le mani afferrò le estremità e tirò con forza «Mi piace quando voi maschi siete così recalcitranti, rendete le cose molto più eccitanti».
L’Orco strabuzzò gli occhi sentendosi venire meno l’aria e annaspò come un pesce fuor d’acqua cercando di liberarsi dalla morsa di Tyrande. Non si sarebbe arreso a lei senza combattere, ne andava del suo orgoglio!
La sua faccia cambiò rapidamente colore, divenendo di un inquietante marrone tendente al violaceo. Sarebbe svenuto come una femminuccia se non avesse avuto presto dell’aria da inalare. Alla fine, dopo quella che a lui parve un’eternità, cessò di dibattersi ed emise un grugnito soffocato di resa, accasciandosi sul pavimento. Sentiva un torpore generale nelle membra e i bordi del suo campo visivo stavano rapidamente iniziando a sfumare, segno che stava per perdere davvero i sensi, di nuovo. Anche volendo non sarebbe riuscito ad opporsi a Tyrande.
Era sul punto di cedere definitivamente quando l’Elfa della Notte lo lasciò di nuovo libero di respirare all’improvviso.
«Ti voglio completamente sveglio ma sottomesso, come una bestiolina ubbidiente» disse lei, riponendo la frusta.
Garrosh boccheggiò penosamente, respirando avidamente e freneticamente dal naso, senza osare opporsi nuovamente al suo ostaggio.
«Mal vieni… ora ci divertiamo» chiamò la Kaldorei tranquillamente, come se stesse parlando con un animale domestico.
Garrosh riprese a gonfiare il torace tentando di parlare oltre la gag ball che gli ostruiva la bocca, ovviamente senza successo.
Malfurion si avvicinò a sua moglie e su suo ordine si erse sulle zampe posteriori, permettendole di inginocchiarsi accanto a queste ultime per lavorare con entrambe le mani la sua erezione - che si era un poco ammorbidita durante la breve finestra di tempo in cui era stata ignorata. L’orso latrò cupamente, compiaciuto dal lavoro di sua moglie, appoggiandosi con le zampe anteriori sui fianchi dell’Orco. Garrosh dopo poco sentì la punta dell’erezione della bestia che gli accarezzava l’ingresso al posteriore, al che riprese a protestare.
Tyrande gli menò una frustata sulla schiena senza alcuna esitazione, e poi un’altra. Hellscream grugnì e tremò rabbiosamente, soffiando con le narici e cercando di espellere per l’ennesima volta la gag ball che aveva incastrata in bocca, gli occhi incendiati di rabbia e frustrazione. L’avrebbe volentieri strangolata sul posto, senza nessuna tortura.
Intanto Malfurion era riuscito a trovare l’angolazione giusta perché la sua erezione gli premesse contro l’ingresso del posteriore senza flettersi o altro. Garrosh si meravigliò di percepire solo in quel momento l’effettiva larghezza del suo pene. Si irrigidì momentaneamente e la sua aguzzina ne approfittò per prendere l’erezione del marito e conficcargli la cima nel deretano. Due versi si levarono in contemporanea dai due partecipanti all’amplesso: Malfurion ruggì sommessamente, quasi con piacere, e Garrosh mugugnò di dolore.
Tyrande estrasse il pene del suo compagno poco dopo - con sommo sollievo della vittima - e ad esso sostituì due dita bagnate. L’Orco cercò di manifestare il suo dissenso per quegli abusi ma di fatto non appena la Kaldorei cominciò a muovere le falangi nel suo culo cacciò un mugolio osceno di piacere. Le sue dita si muovevano esperte nel suo ano, andando a premere contro le pareti in maniera dannatamente piacevole, come se sapesse esattamente dove si trovassero i punti per lui più sensibili.
Cercò senza successo di darsi un contegno e finì con il porgere volontariamente e con pieno desiderio il posteriore a Tyrande e alle sue dita audaci. L’Elfa della Notte le affondò per bene, tastando con mano - letteralmente - l’allenamento cui era stato sottoposto dal proprietario.
«È davvero usurato» commentò all’improvviso «Sono certa che con un po’ di lubrificante Mal entrerà senza problemi».
Tirò fuori le dita per ricoprirle di altra saliva e poi le usò per cospargere l’interno del suo deretano con un ulteriore strato. Senza aspettare troppo, le sfilò ancora una volta e aiutò Malfurion a penetrare di nuovo.
Hellscream emise un verso che stavolta indicava chiaramente piacere mentre l’erezione del druido andava a fondo scivolando sul bagnato. Socchiuse gli occhi e lasciò che l’altro entrasse senza nessuna opposizione, arrivando sin dove il suo corpo permetteva.
Tyrande seguiva la scena da vicino, avida, toccandosi il clitoride e masturbandosi attivamente.
«Vai Malfurion sei dentro. Fottilo!» ordinò in tono imperioso e impaziente insieme.
Il Capoguerra lo sentì distintamente estrarre il suo grosso cazzo da orso con forza e poi sbatterglielo di nuovo dentro usando anche buona parte del suo non indifferente peso corporeo per assicurarsi di andare bene a fondo. Era così irruento e grezzo, nemmeno Malkorok nei suoi giorni peggiori era mai così crudo quando si trattava di scopare. Per quanto si sentisse ferito nell’orgoglio, al suo corpo piaceva essere vessato in tal modo.
I colpi successivi divennero via via più forti e rapidi, incalzanti a loro modo. Garrosh si ritrovò a godere come non gli capitava da parecchio. Forse lo stimolo era paragonabile a quando Malkorok si convinceva a scoparlo con uno dei suoi vibratori pieni di gobbe e punte, così lunghi e grossi che senza una doverosa preparazione iniziale non riusciva neanche a farli entrare.
I suoi mugolii erano musica per le lunghe e sensibili orecchie di Tyrande, la quale si era accomodata sul pavimento proprio di fianco ai due e si stava allegramente masturbando al ritmo dei gemiti della vittima di turno. Di quando in quando li incalzava entrambi a fare di meglio, nonostante fosse lei l’unica che non stava facendo niente. Eppure fu lei la prima a venire e anche piuttosto copiosamente. Si imbrattò le dita e schizzò umori traslucidi sul pavimento di pietra senza alcun pudore, anche se Malfurion e Garrosh erano troppo impegnati in altro per badare a ciò.
L’Arcidruido venne a sua volta con poco margine di differenza rispetto a lei. L’Orco si ritrovò a dover sostenere con le sole gambe l’intero peso di Malfurion mentre questo si abbandonava su di lui, ebbro di piacere per l’orgasmo che stava avendo. Il suo seme schizzò in profondità nel culo del Capoguerra, il quale riuscì a gemere in maniera oscena persino con la bocca tappata: la quantità di seme che gli stava riversando dentro era di gran lunga superiore a qualsiasi sversamento Malkorok avesse mai avuto in un colpo solo. Era molto appagante sentirsi riempire in quella maniera, nonostante un remoto e piccolo neurone nel suo cervello gli continuasse a urlare quanto fosse sbagliato dare a quei due la soddisfazione di vederlo così prostrato.
Mosse impulsivamente il sedere per andare incontro all’erezione di Malfurion, trattenendola dentro di sé.
«Pare che gli sia piaciuto» fece notare Tyrande con il fiato leggermente affannato per il suo recente orgasmo «Dagliene ancora, Mal».
Il druido obbedì lesto al comando della moglie, riprendendo a fottere Garrosh con rinnovato vigore, causando in lui nuovi e più intensi gemiti di piacere. I muscoli delle guance gli dolevano a furia di essere costretto a rimanere con la bocca aperta e pure le gambe cominciavano a protestare per la protratta posizione sempre uguale, eppure all’Orco non importava finché poteva sentirsi il sedere saturo dell’erezione del druido.
Quest’ultimo non impiegò molto per venire di nuovo, tornando ad inondare di sperma il suo inusuale partner. Tyrande vicino a loro cominciò a mugolare a sua volta e poi si alzò in piedi improvvisamente, attirando l’attenzione di suo marito. Garrosh era completamente assorbito dal suo orgasmo e ringhiò scontento quando lo sentì smettere di muoversi.
«Giralo, voglio divertirmi un po’ anche io!» sentì dire all’Elfa della Notte.
Il Capoguerra si sentì afferrare per i fianchi e poi girare bruscamente. Senza neppure capire bene l’intera dinamica, si ritrovò d’un tratto nella stessa identica postura di poco prima ma con la pancia rivolta verso l’alto e le gambe aperte e sostenute sollevate da Tyrande, la quale si era seduta al contrario sul suo inguine accogliendo senza alcuna fatica la sua erezione. Visto che il suo culo - come praticamente il resto del suo corpo - era sollevato in aria e trattenuto in quella posa soltanto dall’erezione di Malfurion, l’Elfa della Notte stava seduta a cavallo del suo bacino con le lunghe gambe che penzolavano ad alcuni centimetri dal pavimento.
«Mi aspettavo un cazzo molto più grosso da parte di un Orco della tua stazza, Garrosh...» disse delusa la sacerdotessa «Ma è pur sempre meglio di niente...».
L’affermazione colpì il diretto interessato in profondità nel suo ego, spingendolo ad infrangere la tregua momentanea che si era instaurata per tentare nuovamente di opporsi. Un paio di frustate ben assestate e il pene dell’Arcidruido Stormrage che tornava a fotterlo misero rapidamente a tacere le proteste sue e del suo orgoglio orchesco.
Non appena riprese l’amplesso, Garrosh si ritrovò con l’intero peso di Malfurion e del suo stesso corpo che gravava sul suo collo. L’inclinazione era tale per cui si ritrovò ben presto ad ansimare pesantemente, vinto dalle pressanti prestazioni fisiche; ciononostante, il leggero senso di soffocamento contribuiva nel complesso al suo godimento, per cui non se ne preoccupò più di tanto.
Tyrande si accordò rapidamente con i movimenti incalzanti di Malfurion, muovendosi sopra l’erezione di Garrosh in una maniera che all’Orco piaceva parecchio nonostante avesse la dotazione sbagliata per attirare completamente le sue attenzioni sessuali. Le sue natiche rotonde e morbide saltellavano sul suo addome, vibrando leggermente ad ogni contatto col suo rigido e tonico addome. Hellscream non apprezzava lo spettacolo, ma non aveva modo di fare alcunché per evitarlo.
Nonostante ciò, lo stimolo combinato della coppia di Elfi della Notte riuscì a far venire Garrosh, strappandogli un mugolio di puro sollievo. Il suo orgasmo spinse Tyrande ad inarcare la schiena ed esclamare: «Finalmente un po’ di ripieno anche per me…!».
Fu il primo di numerosi orgasmi per Garrosh, che andarono ad accompagnarsi ai molto più numerosi orgasmi da parte di Malfurion e agli ancora maggiori di Tyrande. Garrosh venne riempito a dovere dal seme del druido, a tal punto che l’Orco cominciò ad avvertire dolore all’addome e sensazione di estrema pienezza. Tyrande che continuava a saltellargli sopra gli faceva male e il suo collo soffriva penosamente per il troppo peso che era costretto a sostenere.
La cosa andò avanti così per più di un’ora. Tyrande si stava divertendo da matti e Malfurion pareva soddisfatto del suo “giocattolo”. Garrosh era ricoperto di un copioso strato di umori intorno al suo inguine e la sua pancia si era gonfiata e adesso era rotonda e morbida.
Le sue proteste avevano ripreso vigore negli ultimi venti minuti, essenzialmente perché il suo corpo stava arrivando al limite.
Malfurion venne per l’ennesima volta e poi si fermò. Garrosh mugolò sofferente e Tyrande gemette, venendo ancora anche lei.
«Sei stanco Mal?» chiese l’Elfa della Notte dopo che si fu svuotata.
L’orso emise un verso impossibile da definire con precisione, ma la sua interlocutrice parve capire cosa stava dicendo perché annuì.
Scese senza alcuna delicatezza dal corpo di Garrosh e andò a cercare qualcosa tra gli scaffali di giocattoli situati poco distanti. Tornò poco dopo con un grosso fallo finto di un bel rosso carico, leggermente bitorzoluto ma di un materiale che al tatto era liscissimo.
«È ora di lasciare la nostra puttana a crogiolarsi nel ridicolo coi suoi scagnozzi» disse Tyrande, al che Malfurion si sfilò con un colpo secco di bacino, strappando ad Hellscream un gridolino strozzato di dolore.
L’Orco fece una smorfia ridicola mentre prendeva consapevolezza di quanto fosse effettivamente pieno di sperma. Finché c’era Malfurion a tapparlo non gli sembrava di essere in condizioni così pessime, anche se percepiva una certa tensione addominale ogni volta che Tyrande sbatteva le sue natiche sul suo bassoventre mentre si dimenava.
Ora che era “libero” sentiva distintamente i muscoli del suo sfintere lassi e provati dall’incursione del druido in forma d’orso, per niente in grado di contenere alcunché nonostante stesse cercando di stringere le chiappe per non perdere liquami in maniera così vergognosamente imbarazzante. Per sua fortuna Tyrande fu svelta a infilargli in culo il suo enorme dildo colorato. Garrosh si sorprese di volerla ringraziare per quella specie di gentilezza, anche se di fatto era per colpa sua che si trovava in quella situazione.
Malfurion fece qualche passo indietro e tornò su quattro zampe con un apparente moto di sollievo, lasciando completamente andare l’Orco. Quest’ultimo sbatté dolorosamente il posteriore sul duro pavimento, schiacciando con il suo peso le braccia che erano ancora legate dietro la sua schiena. Inutile dire che cercò di cacciare un verso di dolore all’impatto che venne per buona parte attutito dalla gag ball. Subito dopo rotolò su un fianco e si rannicchiò leggermente in posizione fetale, tentando goffamente di mettersi carponi. La posizione non era ovviamente delle migliori per il suo stato: le cosce piegate premevano in maniera spiacevole sul suo ventre arrotondato e fu grato ancora una volta della presenza del dildo nel suo posteriore; tuttavia, era l’unico modo che gli era venuto in mente per non schiacciarsi gli avambracci, già dolorosamente intorpiditi.
Malfurion rimase fermo per qualche istante, il respiro che gli fuoriusciva affannoso dalle fauci zannute leggermente aperte, poi cominciò a mutare forma. Hellscream riuscì ad allungare la testa e vedere oltre la sua stessa gamba il corpo dell’orso che si contorceva leggermente, accompagnato da inquietanti schiocchi d’ossa mentre si rimpiccioliva ed il pelo si accorciava.
Lo spettacolo durò poco; dopodiché al posto di un grosso orso si trovò di fronte ad una sinuosa e snella pantera dal pelo leggermente violaceo, un po’ più grande delle normali pantere.
Tyrande si chinò sull’Orco per liberargli la bocca.
«Dobbiamo rifarlo qualche volta… magari con un piccolo aiuto, così la tua erezione potrebbe diventare almeno soddisfacente» commentò l’Elfa della Notte, prima di togliergli la gag ball e lasciarla a terra.
Finalmente libero di parlare, la prima cosa che Garrosh fece fu digrignare i denti verso di lei con rabbia e sbraitare: «MALKOROK!».
I polmoni avrebbero potuto prendere fuoco per la forza con cui iniziò ad urlare, chiamando il capo della sua guardia scelta. Sperava che nonostante il suo ordine fosse rimasto nei paraggi, altrimenti avrebbe potuto continuare ad urlare per ore senza che nessuno riuscisse a trovarlo.
«MALKOROK! Vieni qui, subito!» rincarò a piena voce.
Tyrande sogghignò verso di lui, arretrando di qualche passo mentre Malfurion le si faceva silenziosamente dappresso.
«Bravo, così… urla perché il tuo lacchè venga a soccorrerti...» esclamò soddisfatta. Era esattamente ciò che si era aspettata che Garrosh facesse. Era così stupido e facile da manipolare che era quasi imbarazzante.
Con non poca fatica il Capoguerra riuscì a mettersi finalmente sulle ginocchia. Raddrizzò la schiena al meglio delle possibilità di un Orco maschio medio e ricominciò a latrare chiamando Malkorok. In quella posizione era ancora più evidente la quantità di sperma che gli riempiva l’addome: la pancia prominente sembrava quella che avrebbe potuto avere se avesse avuto in grembo un figlio da almeno un paio di mesi.
Dopo alcuni minuti di grida forsennate all’esterno della porta cominciarono a sentirsi dei rumori di passi. Tyrande balzò agilmente in groppa a Malfurion, aggrappandosi con entrambe le mani alle scapole del marito.
«È ora di togliere il disturbo» esclamò, rivolta al suo compagno, il quale si volse alla porta, dirigendosi verso di essa a piccola corsa.
Garrosh vedendoli fuggire fece l’unica cosa che era in suo potere in quel momento: si issò in piedi goffamente e corse loro dietro, completamente nudo e ancora con le braccia legate dietro la schiena.
Successivamente accadde tutto in fretta: la porta si aprì dall’esterno e Malkorok si materializzò insieme ad un piccolo manipolo di Kor’kron armati nel vano, correndo verso l’interno. Malfurion in forma di pantera prese la carica e spiccò un poderoso balzo, abbastanza alto da superare agilmente le guardie e allontanarsi poi indisturbato di gran fretta con sua moglie saldamente ancorata in groppa che rideva come una pazza.
Malkorok, che aveva preso la carica per abbattere gli intrusi, si ritrovò di colpo senza un bersaglio quando i due lo superarono, esattamente come Garrosh; cosicché i due Orchi si trovarono a scontrarsi violentemente e Malkorok - che era quello che aveva preso maggiore slancio tra loro - finì col sopraffare il Capoguerra, mandandolo steso a terra sulla schiena.
Hellscream latrò di dolore quando ad assorbire l’impatto col suolo furono le sue povere braccia, ma soprattutto quando Malkorok gli finì sulla pancia con tutto il peso del suo corpo massiccio e della sua armatura di piastre. Sotto una simile pressione nemmeno il dildo che aveva piantato nel posteriore poté resistere: schizzò fuori dal suo ano come un proiettile sparato dalla canna di un fucile.
Garrosh ebbe a malapena il tempo di emettere un lamento incoerente che dal suo posteriore cominciò a fuoriuscire sperma senza alcun controllo, accompagnato da tutta una serie di spiacevoli e imbarazzanti rumori che fecero diventare paonazzo per la vergogna il diretto interessato. Malkorok in tutto ciò rimase steso sopra di lui, fissandolo dritto in faccia con espressione attonita mentre percepiva il suo stomaco sgonfiarsi lentamente sotto il suo addome.
Per fortuna i Kor’kron erano partiti all’inseguimento di Malfurion e Tyrande non appena il loro capo aveva investito il Capoguerra, risparmiando a Garrosh una patetica figura con soldati con cui non aveva alcuna confidenza.
Malkorok, sconcertato dalla situazione, dopo poco ebbe il coraggio di chiedere: «Che cosa è successo?». Alzò la voce appositamente per superare i rumori prodotti dal corpo del suo partner.
Quest’ultimo digrignò i denti cercando di ricomporsi un minimo e gli diede una spinta, facendolo rotolare di lato. Si mosse leggermente, cambiando posizione e mettendosi in ginocchio a terra a poca distanza, continuando ad evacuare sperma ed altri rifiuti senza che Malkorok potesse guardare direttamente lo spettacolo.
«Quella stronza si è fatta catturare di proposito per arrivare a me. Non era da sola, il suo compagno l’ha seguita per tutto il tempo!» esclamò rabbioso Garrosh «Come hai potuto non accorgertene?!».
«Lei era da sola! Non c’era nessuno insieme a noi e nessuno ci ha seguito, altrimenti ce ne saremmo accorti...» cercò di difendersi Malkorok.
«E allora quel druido come ha fatto a sapere che era qua sotto?!» urlò Hellscream «Sei un idiota! Vai dagli altri Kor’kron, assicurati che li prendano. Li voglio morti, entrambi!» ordinò.
Malkorok si rialzò e lo fissò dall’alto in basso, incerto.
«Sicuro che non ti serva una mano?» chiese. Non era del tutto sicuro che lasciarlo da solo in quel momento fosse la cosa migliore. Pareva provato.
«Vai a fare quello che ti ho detto! ORA!» ringhiò Garrosh, al che Malkorok salutò alla maniera tipica dei soldati e se ne andò di gran fretta, desideroso di compiacere il suo Capoguerra e non farlo arrabbiare di più.
L’Orco Mag’har, rimasto finalmente solo, si rilassò leggermente e chiuse gli occhi. Emise un grugnito e cominciò a spingere per far fuoriuscire tutto lo sperma che aveva ancora dentro. La sensazione era alquanto spiacevole ma anche molto liberatoria.
«Giuro che mi vendicherò per questo, Tyrande Whisperwind… caccerò te e tutta la tua dannata razza da Kalimdor e abbatterò ognuno di quegli alberi che per voi sono così sacri… a cominciare da Valtetra...» ringhiò a mezza voce in tono minaccioso «Ti farò rimpiangere tutto questo...».
Avrebbe impiegato ogni briciola del suo esercito per la sua vendetta privata contro l’impero degli Elfi della Notte. Non gli interessava quanto tempo e quante risorse avrebbe impiegato, sarebbe riuscito ad estirpare Tyrande e la sua gente dal continente una volta per tutte.
Cercò di mettersi carponi per alzarsi in piedi e solo allora parve realizzare che era ancora legato. Le braccia erano completamente intorpidite e non riusciva più neanche a piegare le dita, motivo per cui aveva temporaneamente dimenticato il problema. Non riusciva più nemmeno a sentire dolore.
Si dimenò con foga selvaggia e poi, rassegnatosi ancora una volta alla più totale impotenza, riprese a chiamare: «Malkorok! Malkorok torna indietro! Dannazione liberami… maledetto idiota!».