Con l'ultima fetta di torta
Feb. 24th, 2018 05:15 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Con l'ultima fetta di torta
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Ernu Mesawind, Galica Bravepaw, Yèqiu (OC!Guerriera)
Wordcount: 5584 (wordcounter)
Prompt: Torta di mele per la Settimana 6 (Missione Lande Ulteriori) del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Blowjob, Cunnilingus, Food play, Het, Lemon
«Galica! Che bella sorpresa, non pensavo di incontrarti qui» esclamò Yèqiu «Posso...?» aggiunse, indicando la sedia vuota accanto al suo interlocutore.
«Ma certo, certo! Siedi pure!» la invitò Galica, spostandole la sedia perché potesse prendervi posto.
Yèqiu si accomodò e si appoggiò contro lo schienale, per non premere sulla pancia ancora piena del pranzo.
«Spero non ti sia offeso se ti ho fatto portare una delle mie porzioni di dolce. Ernu mi ha detto che le torte di mele erano quasi finite... e mi sembrava un peccato che tu non potessi assaggiarle per bene...» disse la Pandaren, andando dritta al succo del discorso.
Era da poco passato mezzogiorno a Totem del Fulmine e la capitale di Alto Monte brulicava di attività e di avventurieri di passaggio. Sulla terrazza centrale i Tauren nativi del luogo svolgevano le loro attività commerciali in serenità sotto lo sguardo vigile dei Protettori di Alto Monte, la guardia scelta che sorvegliava il perimetro dell'insediamento instancabilmente giorno e notte, proteggendo la popolazione dagli occasionali attacchi di Drogbar, Coboldi e di demoni.
Totem del Fulmine, così come l'intera regione di Alto Monte, era la meta preferita della Signora della Battaglia Yèqiu, una dei guerrieri prescelti di Odyn.
La Pandaren era arrivata in città utilizzando come al solito il trasporto rapido offerto nella Rocca Celeste da una delle Val'kyr al servizio di Odyn e si era diretta senza indugi verso la locanda situata nella sala ricavata nello sperone di roccia attorno al quale era stata costruita la terrazza centrale di Totem del Fulmine.
Non era una locanda che vibrava di vita come l'Abracadabar o la Belva Assetata a Dalaran, dove sicuramente il servizio era più abbondante e variegato proprio in virtù del maggior numero di avventori, però a lei piaceva comunque, specialmente per il fatto che coloro che bazzicavano il posto erano quasi unicamente Tauren.
All'interno l'unica illuminazione offerta era quella naturale proveniente da un buco ricavato nel soffitto. Ad essa veniva affiancata anche la luce data dalle candele posizionate in piccoli incavi scavati nelle pareti.
Yèqiu varcò l'ingresso a passo sicuro, dirigendosi verso la locandiera, una giovane Tauren chiamata Ernu Mesawind, che osservava la locanda da un angolo in penombra vicino al piccolo stagno naturale che occupava buona parte dello spazio lungo la parete dal lato diametralmente opposto a quello in cui era stata ricavata la porta.
La Pandaren non passava certamente inosservata. Indossava un'armatura in piastre grigio scuro solcate da sottili linee dorate che ricalcavano le sagome delle rune Vrykul che decoravano sia la parte superiore sia quella inferiore. La metà che le rivestiva l'addome era decisamente corta, tanto da arrivare appena a coprire i seni, lasciando completamente scoperto il suo ventre morbido e tondeggiante, coperto dalla folta pelliccia tipica della sua razza. La parte inferiore dell'armatura copriva per intero le sue gambe corte ma robuste e gli stivali le lasciavano scoperte solamente le dita dei piedi e i talloni.
I paraspalle erano stati forgiati a forma di testa di maiale ed erano molto appariscenti nonostante le dimensioni ridotte delle sue spalle. Avrebbero sicuramente fatto molta più scena su spalle grosse e possenti come quelli di Orchi o Tauren, però contribuivano comunque a dare l'idea che fosse una fiera guerriera, e in fin dei conti era quello ciò che più importava.
L'elmo era trasmografato in maniera tale da essere invisibile, per cui si vedevano distintamente la sua faccia e i suoi capelli, castano scuro con alcuni ciuffi di una particolare sfumatura di rosso che ricordava quella delle foglie d'autunno cadute. La chioma le arrivava fino alle spalle e dietro la testa ne teneva una porzione raccolta in un piccolo chignon fermato da un paio di bacchette incrociate.
Ai lobi delle orecchie indossava un paio di orecchini dorati a spirale in perfetto stile Pandaren e che per questo non stavano molto bene col resto dell'armatura, ma in fondo a lei poco importava.
Ciò che la contraddistingueva particolarmente erano i due grossi spadoni che portava incrociati sulla schiena, dall'estetica particolare. Le lame erano dentellate e ciascuna aveva la forma di una metà di fauci di drago. La parte che formava la "pelle" era dorata e i "denti" erano invece bianco-argentei. Lungo la linea centrale del piatto si trovava una striscia di fuoco vivo che ardeva instancabile e inestinguibile e che partiva dal centro della guardia, la cui forma somigliava ad un cuore dorato col bordo spinoso che abbracciava il fulcro infuocato dell'arma.
L'elsa di ciascuna spada era rivestita da strisce di pelle marrone-rossastra che pendevano dall'estremità opposta alla guardia, dove si trovavano due pomelli dalla forma simile a quella di un diamante al cui interno si trovava altro fuoco.
L'elsa e la guardia apparivano da sopra le sue spalle e la cima arrotondata delle lame arrivava quasi a toccare il suolo, per cui nel complesso davano l'idea di essere sovradimensionate rispetto alla proprietaria. Il peso del fardello che portava sulla schiena sembrava inesistente a giudicare dalla disinvoltura con cui camminava.
Vedendola avvicinarsi, la locandiera le rivolse un sorriso prima di salutarla con la sua voce profonda e morbida: «Buongiorno, Yèqiu. Vuoi il solito tavolo?».
La Pandaren incurvò le labbra a sua volta e replicò: «Sì, per favore».
Ernu la accompagnò ad un tavolo piccolo situato in disparte lungo la parete, in un punto non molto illuminato. Era il posto preferito di Yèqiu: lì poteva mangiare in pace senza essere disturbata. Il lungo tavolo centrale, ricavato da un tronco d'albero caduto, pur essendo molto più appariscente e comodo dava anche modo ad altri avventori di prendere posto accanto a lei indiscriminatamente, cosa che a lei non piaceva affatto. Voleva essere lei a scegliersi la compagnia quando andava in una locanda, non il contrario.
Arrivata al suo tavolo, la guerriera si sedette e subito chiese: «Cosa c'è come specialità del giorno oggi?».
La Tauren raddrizzò leggermente le spalle con fare piuttosto orgoglioso mentre rispondeva: «Oggi abbiamo torta di mele, preparata da me medesima con le mele fresche arrivate questa mattina coi rifornimenti da Val'sharah».
«Allora ne prendo due... e una pinta di birra» ordinò Yèqiu in completa serenità, sperando che l'ordinazione arrivasse in fretta. Pur avendo fatto una colazione abbondante, andare ad uccidere demoni in giro per le Isole Disperse aveva consumato le sue energie.
Ernu assentì col capo e si allontanò per assolvere al suo compito di locandiera, lasciando la Pandaren ad attendere in solitudine.
Dopo poco ritornò con un grosso boccale in peltro pieno di birra, che Yèqiu sorseggiò appena giusto per metter qualcosa nello stomaco e non farlo brontolare.
Ci volle una decina di minuti prima che la Tauren ritornasse con due porzioni di torta di mele, che le poggiò davanti.
Yèqiu storse subito la bocca in una smorfia d'insoddisfazione.
«Perché queste porzioni così misere?» domandò in tono irritato, scoccando alla locandiera un'occhiataccia «Io avevo ordinato due torte di mele... intere» sottolineò.
Era molto facile all'ira - come ogni guerriero che si rispetti - e quella piccola disattenzione nel recepire la sua ordinazione infiammò il suo animo.
La locandiera arretrò leggermente percependo il tono ostile nella sua voce. Era ben consapevole di quanto fosse difficile accontentare la sua ingordigia; tuttavia, doveva anche pensare ai suoi altri clienti e al suo personale profitto, altrimenti la locanda sarebbe fallita nel giro di poco.
«Mi dispiace... le ho già divise in porzioni e l'unica ordinazione che posso prendere è relativa a quelle...» cercò di spiegarsi Ernu, sperando che come le altre volte decidesse di prendere la limitazione come un dato di fatto ed utilizzarla per modificare il suo ordine successivo.
La Pandaren continuò a fissarla per qualche istante di sbieco e con l'aria di chi stava progettando di compiere un omicidio a sangue freddo, poi sospirò pesantemente e si avvicinò uno dei due piatti.
«Allora ne ordino altre cinque porzioni» commentò in tono freddo «E un'altra pinta di birra» aggiunse. La birra non era mai abbastanza, specialmente durante i pasti.
Mesawind tirò un impercettibile sospiro di sollievo alle sue parole. Anche per quel giorno la sua vita e i suoi profitti erano salvi.
«Certamente, le porto subito» e se ne andò lesta prima che la sua cliente cambiasse idea.
Quest'ultima osservò la fetta di torta di mele che aveva davanti. Ad un primo sguardo pareva perfetta. La crosta superficiale era dorata alla perfezione e l'odore che emanava era delizioso.
Con la forchettina ne tagliò un pezzetto - l'impasto era friabile al punto giusto - e lo fece sparire in bocca senza tanti complimenti. Masticò e assaporò il boccone per qualche secondo per poi prodursi in un mugolio d'estasi: i pezzi di mela all'interno si erano ammorbiditi con la cottura ed erano un piacevole alternarsi al sapore più neutro dell'impasto. Il fatto che di parti di mela ce ne fossero molti all'interno era un ulteriore punto a favore.
La fetta di torta sparì in pochi bocconi e altrettanto rapidamente svanì dal piatto anche la seconda. Nel mezzo la Pandaren bevve abbondanti sorsi di birra, per buttar giù il dolce.
Prima che l'ultimo pezzo della seconda fetta fosse mangiato, Ernu tornò con la sua seconda ordinazione. Cercò di incastrare i piatti sul piccolo tavolo con cura, evitando di farli cadere, quindi portò via il piatto e il boccale vuoti.
Yèqiu ne approfittò per ordinare ancora. Era divenuta ormai sua prassi ordinare a catena ogni volta che l'ordine precedente arrivava al suo tavolo, in maniera da poter mangiare e bere continuativamente senza doversi interrompere per aspettare che le venisse servito altro cibo.
Ernu era contenta di servirla con tale assiduità, poiché significava avere un maggior introito finale; tuttavia, era anche vero che da sola stava esaurendo l'intera scorta di torte di mele che aveva in locanda e con la quale sperava invece di poter riuscire a servire clienti fino a quella sera.
Era un po' sconfortante vedere la sua specialità del giorno esaurirsi con un'unica cliente, anche se Yèqiu era una delle sue principali fonti di guadagno. Avrebbe desiderato chiederle di ordinare qualche altra cosa dal menù - insieme alle mele era giunta anche una scatola di carne fresca da Stromheim - ma non aveva il coraggio di contraddirla visto quanto era facile agli scatti d'ira.
Per sua fortuna, giunse un altro cliente in locanda per mangiare prima che tutte le torte di mele fossero esaurite da Yèqiu, per cui iniziò a servirlo sperando di poter arrivare al dessert prima che fosse troppo tardi.
La Pandaren ovviamente non si accorse di niente, impegnata com'era a rimpinzarsi di dolci e birra. Fu solo all'arrivo del suo ultimo ordine che notò che qualcosa non andava.
«Queste sono meno di quelle che avevo chiesto» protestò la guerriera, contando i piatti che le erano stati portati. Erano solamente due e lei ne aveva chiesti il doppio.
«Mi dispiace ma la torta è finita» rispose prontamente Ernu, mascherando alla perfezione la sua soddisfazione nel negarle l'ennesimo ordine spropositato.
Gli occhi verdi della Pandaren si inchiodarono sul vassoio che la Tauren teneva in mano e sul quale si trovava ancora una porzione di torta di mele.
«E quella?» chiese in tono stizzito.
«Oh, questa... è per un altro cliente, mi spiace» spiegò Mesawind, indicando con un cenno verso il centro della locanda.
Guardando in quella direzione, Yèqiu notò che c'era un'altra persona all'interno della locanda che non aveva neppure visto entrare. La cosa non la sorprese più di tanto: quando mangiava non prestava attenzione a niente che non fosse ciò che era sulla tavola dinanzi a lei. Quello che la colpì fu che l'altro avventore era un Tauren di Alto Monte molto ben messo dal punto di vista fisico.
Le braccia erano lasciate completamente scoperte dall'armatura di cuoio che indossava e apparivano massicce e muscolose. Il muso del Tauren era grosso e dalle froge larghe pendeva un bell'anello dorato.
Yèqiu l'aveva già visto a Totem del Fulmine, anche se sul momento non ricordava bene dove. Adesso però non aveva importanza. Ciò che era davvero importante era di riuscire ad ottenere le sue attenzioni, fatto che era addirittura prioritario al completamento definitivo del suo pranzo.
«Oh...» esclamò la Pandaren, prendendo uno dei piattini di dolce e restituendolo ad Ernu «Allora dagli anche questo... e digli che è da parte mia, per favore».
La Tauren accettò perplessa il piatto e annuì, non riuscendo a capire come mai avesse preso con tanta calma la notizia di non poter avere l'ennesima fetta di torta.
La guerriera si appoggiò allo schienale della sua sedia e si dedicò a svuotare l'ultimo boccale di birra mentre si accarezzava morbidamente il ventre. Non era totalmente sazia ma andava comunque bene. Se il suo "regalo" per il Tauren dall'aria familiare fosse stato accolto nella maniera che sperava, avrebbe trovato una via molto più piacevole dell'ingozzarsi di dolce per finire di riempirsi la pancia.
Rimase strategicamente seduta al tavolo con lo sguardo rivolto in direzione del suo obiettivo e l'aria speranzosa. Vide Ernu porgergli entrambe le fette di torta e quando gli mise davanti la seconda, il Tauren scosse il capo con aria confusa e si sporse a domandare qualcosa.
Yèqiu fremeva d'attesa. Desiderava così ardentemente di avere una buona scusa per avvicinarsi al Tauren che non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se gli fossero state negate le sue attenzioni. Molto probabilmente le avrebbe pretese in maniera più diretta e spiacevole - almeno per lui.
Vide la locandiera indicarla al suo cliente con fare gentile, quindi lo sguardo del diretto interessato si posò sulla Pandaren. Seguirono alcuni secondi di dolorosa attesa durante i quali i nervi di Yèqiu si tesero come corde di violino. Se qualche malcapitato avesse cercato di toccarla in quel momento, per sbaglio o con intenzioni del tutto innocue e sincere, di sicuro sarebbe finito fatto a pezzi dai suoi enormi spadoni.
Il Tauren la guardò per alcuni istanti, poi sorrise e la salutò con un cenno della mano.
La Pandaren si rilassò visibilmente e si alzò rapida dal suo tavolo per raggiungere il suo bersaglio. Le occorse uno sforzo non da poco per riuscire a mascherare la sua gioia nel vedere che la sua trappola era scattata senza la benché minima difficoltà.
Quando arrivò al capo del tavolo al quale il Tauren era seduto, quest'ultimo la salutò con voce gioviale e profonda: «Salve Yèqiu! Non mi aspettavo di trovarti ancora a bazzicare Totem del Fulmine!».
Sentendolo parlare, la sua memoria riuscì a recuperare il suo nome e la sua identità dai meandri più remoti della sua mente. Si trattava del fabbro di Totem del Fulmine, Galica Bravepaw. Adesso aveva senso il fatto che si ricordasse di lui: essendo una guerriera, era una frequente cliente di Galica quando le capitava di avere problemi con l'armatura e si trovava ad Alto Monte - cioè molto più spesso di quanto non le capitasse di trovarsi da altre parti.
«Galica! Che bella sorpresa, non pensavo di incontrarti qui» esclamò Yèqiu «Posso...?» aggiunse, indicando la sedia vuota accanto al suo interlocutore.
«Ma certo, certo! Siedi pure!» la invitò Galica, spostandole la sedia perché potesse prendervi posto.
Yèqiu si accomodò e si appoggiò contro lo schienale, per non premere sulla pancia ancora piena del pranzo.
«Spero non ti sia offeso se ti ho fatto portare una delle mie porzioni di dolce. Ernu mi ha detto che le torte di mele erano quasi finite... e mi sembrava un peccato che tu non potessi assaggiarle per bene...» disse la Pandaren, andando dritta al succo del discorso. Non le piaceva girare intorno a ciò che desiderava ottenere.
Il fabbro aveva appena iniziato a mangiare la prima fetta e le sorrise con fare gentile.
«Ti ringrazio per la tua premura, Yèqiu... ma in realtà sono già pieno del resto del pranzo e mi bastava una sola fetta...» rispose un po' imbarazzato il Tauren.
Yèqiu sfregò le gambe lentamente, appellandosi nuovamente al suo autocontrollo - sempre più scarso - per non fare sciocchezze in pubblico come cercare di aggredire sessualmente quel grosso Tauren muscoloso e possente. Ernu sarebbe sicuramente intervenuta in suo soccorso e per il futuro avrebbe avuto problemi a tornare a mangiare lì. Doveva riuscire a portare pazienza, ancora per un poco almeno, anche se apprendere che aveva la pancia piena pure lui non la rendeva molto ben predisposta in tal senso.
«Se... la vuoi ancora... puoi pure finirla» ammise Galica, offrendole indietro la seconda fetta di torta.
La guerriera si piegò leggermente in avanti, protendendo una mano avvolta in guanti di piastre ad accarezzargli l'avambraccio. La sensazione del pelo lungo e folto che si muoveva sotto le sue dita la percepiva distintamente nonostante il metallo che le impediva un contatto diretto.
«E... se ti offrissi una maniera alternativa di gustare l'ultima fetta di dolce...?» propose con voce un po' più bassa la Signora della Battaglia, sporgendosi ancora un poco verso Galica, in maniera tale che fosse solo lui a poter sentire le sue parole.
Bravepaw la guardò con espressione leggermente imbarazzata, come se si stesse chiedendo se fosse giusto o sbagliato darle ascolto in quel preciso frangente. A Yèqiu sovvenne il dubbio di essere stata forse troppo diretta; tuttavia, non aveva idea di come altro affrontare la questione. Per questo semplicemente rimase in attesa di una risposta da parte del Tauren, il quale si prese un momento di silenzio prima di rispondere: «E immagino che preveda di rimanere da soli... io e te...».
La sua voce si era fatta di colpo più roca, segno che Yèqiu interpretò in maniera molto positiva. Significava che non era il tipo da farsi molto problemi con una femmina qualunque e che per lei stava per arrivare il vero dessert.
Era appagante sapere di essere riuscita ad ottenere ciò che voleva senza doverselo prendere con la forza, anche se l'uso della violenza per lei aveva comunque un certo fascino.
Ridacchiò fingendo imbarazzo.
«Dipende se ti piace avere del pubblico o meno...» esclamò di rimando, accennando un lieve sorriso.
«Oh, no... non volevo dire questo, ehm...» Galica esitò, fortemente a disagio. Era palese che temesse di aver urtato la sua sensibilità.
Illuderli che fosse una timida Pandaren alle prime armi con gli approcci sessuali era una tecnica che funzionava sempre la prima volta che adescava un partner. A Yèqiu piaceva far credere ai maschi di essere la metà forte della coppia, quella che avrebbe condotto il gioco, per poi coglierli alla sprovvista una volta che fossero arrivati al sodo, rivelando la sua "vera natura".
Rimase in silenzio, aspettando che fosse lui a proseguire. Era curiosa di vedere cosa avrebbe fatto.
Galica si grattò dietro un corno, esitando leggermente e guardandosi intorno con l'aria di qualcuno che stava cercando di raccogliere il coraggio di fare qualcosa di rischioso, stupido o imbarazzante. Alla fine parve risolvere il suo dilemma in qualche maniera, poiché esclamò: «Va bene, però andiamo in un posto migliore, d'accordo? Vieni con me...».
Yèqiu si alzò dopo di lui. Dire che era al settimo cielo era eufemistico. Era stato talmente semplice che non le sembrava neppure vero che stesse realmente accadendo. Quel Tauren era davvero semplice da ingannare.
Insieme andarono a pagare i rispettivi pasti alla locandiera. La Pandaren portò da Ernu il piattino con la fetta di torta rimasta e chiede che gliela mettesse in una confezione da portar via. La Tauren esaudì la richiesta, un po’ contrariata dal fatto che la sua specialità del giorno fosse già esaurita.
Si impegnò a non darlo a vedere. In fin dei conti, ogni porzione le era stata pagata e di quello doveva essere contenta; inoltre, era nel suo completo interesse tenersi in buoni rapporti con Yèqiu visto che negli ultimi tempi stava diventando una delle sue clienti migliori.
Le impacchettò il dolce in una scatolina di cartoncino e glielo porse gentilmente, ringraziando sia lei sia Galica e salutandoli prima che uscissero sulla terrazza centrale di Totem del Fulmine, l'uno accanto all'altra.
«Ti seguo... fammi pure strada...» disse la guerriera, guardando il suo accompagnatore con espressione limpida ed innocente.
Galica sorrise impacciato e indicò il ponticello di corde che collegava la terrazza alla sporgenza rocciosa a sud dell'insediamento, sulla quale erano state costruite diverse tende più o meno piccole.
«Da quella parte...» disse, avviandosi. La guerriera lo seguì dappresso con il pacchetto ben stretto tra le mani.
Percorsero il ponte di corde e Galica la condusse nella prima tenda che incontrarono. Era di medie dimensioni, niente di eclatante ma non era neanche così stretta come poteva sembrare dall’esterno. Era arredata semplicemente: una stuoia imbottita era avvolta e sistemata da parte, un tavolino rettangolare occupava il centro della tenda, circondato da alcuni cuscini imbottiti. Su di esso si trovavano ancora delle stoviglie sporche, probabilmente risalenti a quella mattina. Alcuni piccoli totem erano posizionati lungo il margine della tenda e su uno di essi - il più grosso - si trovava un piattino contenente alcuni mozziconi spenti di candele.
Galica si affrettò ad allontanare il tavolo non appena varcato l’ingresso, spostandolo contro un lato della tenda, quindi si diede da fare per accendere la luce.
«Chiudi pure la tenda...» esclamò in tono garbato e appena un po' timido, rivolgendosi ovviamente alla sua ospite, che eseguì in silenzio. Chiuse l'apertura rotonda da cui erano appena entrati, sigillandola con i bottoni di cui era provvisto il margine del lembo di tessuto che funzionava da "porta".
Rimasero nel buio solo per pochi istanti, prima che il fabbro trovasse finalmente qualcosa con cui accendere le candele. A quel punto si volse indietro per cercare con lo sguardo la Pandaren.
Rimase sorpreso nel vedere che nel brevissimo lasso di tempo in cui era rimasto girato a darle le spalle, la guerriera era riuscita a disfarsi della metà superiore della sua armatura. Anche le sue spade non erano più sulle sue spalle ma appoggiate contro la tenda, vicino all’ingresso.
Le sue tette tonde e all'apparenza infinitamente morbide attirarono istantaneamente il suo sguardo come una calamita. Le areole erano le uniche zone completamente prive di pelliccia e le cime dei suoi capezzoli si ergevano turgide e rosee ad indicare che aveva freddo - cosa assai improbabile visto lo strato coprente di cui era naturalmente provvista - oppure che era eccitata. Tra le mani nude reggeva la scatola contenente la torta, che aveva già aperto.
Si era messa in ginocchio sul pavimento al centro della tenda e sembrava ansiosa di cominciare, soprattutto a giudicare dallo strano scintillio nei suoi occhioni verdi.
«Yèqiu?» domandò Galica, confuso «Non... ti sembra ancora un po' prematuro spogliarti così?».
«Prematuro?» ripeté lei in tono più suadente «Di cos'altro hai bisogno? Un invito scritto...?».
«N-no ecco... immaginavo che potessero esserci... dei preliminari... o due chiacchiere...» ammise Bravepaw a disagio.
Yèqiu gli fece cenno di avvicinarsi con una mano, incurvando le labbra in un sorrisetto carico di lussuria e di promesse a cui Galica non seppe resistere.
«Vieni qui, bel ragazzone... e ti regalerò i preliminari più belli della tua vita...» mormorò con voce lasciva. Aveva studiato e calibrato il suo timbro vocale nel corso del tempo fino a trovarne uno che fosse il più seducente e accattivante possibile. Fino ad allora quello in particolare era stato infallibile.
A riprova di tale teoria, il Tauren le si avvicinò immediatamente, senza più obiettare alcunché, fermandosi di fronte a lei.
Yèqiu socchiuse leggermente le palpebre in un'espressione sensuale e si liberò le mani, portandole poi alla cintura che sosteneva le braghe del suo partner. Aprì la fibbia con fare esperto, rimosse la cintura e abbassò i calzoni, rivelando un pene di tutto rispetto e ben proporzionato alla stazza del proprietario. Era leggermente inturgidito, ma non abbastanza da somigliare anche solo vagamente ad un’erezione, tant’era che pendeva flaccido appoggiandosi sullo scroto.
Yèqiu si passò la lingua sul labbro superiore dinanzi ad una simile visione e non perse tempo ulteriormente: strinse la mano destra intorno alla lunghezza del pene e iniziò a masturbarlo.
I cuscinetti sotto le sue dita e nel palmo erano meravigliosi al tatto in una zona così sensibile come il pene e Galica non riuscì a sopprimere un gemito di piacere e sorpresa. Allargò leggermente le gambe e si abbassò piegandosi un poco sulle ginocchia, in modo da agevolare alla Pandaren il raggiungimento del suo fallo.
Ci volle molto poco perché il turgore fosse sufficiente a permettere a Yèqiu di prendere il pene in bocca. Prima di farlo lo passò interamente in rassegna con la lingua, poi lo racchiuse con le labbra tutto, fino alla radice. La punta era nella sua gola, Galica riusciva a sentire i muscoli stringersi occasionalmente attorno al suo glande, cosa decisamente gradita.
Quando iniziò a muovere la bocca e la lingua, Galica sussultò: era il miglior pompino che qualcuno gli avesse mai fatto in tutta la sua vita. Era così capace nell’andare a stuzzicarlo con la cima della lingua senza mai regalargli troppo, solo quanto bastava a strappargli un accorato gemito di piacere. Si stava divertendo con lui, poco ma sicuro.
A Yèqiu era mancato sentire l’ingombro di un bel cazzo duro in bocca, la consistenza compatta e la pelle liscia e umida sulla cima, il calore e le pulsazioni occasionali. In aggiunta a ciò c’era anche l’odore di Tauren non proprio pulito che a lei piaceva in particolar modo, tanto da eccitarla ulteriormente - come se già il pensiero di ciò che avrebbe ricevuto in cambio di quel pompino non fosse sufficiente a farle produrre umori in abbondanza.
Le abilità indubbie della Pandaren con la bocca condussero Galica all’orgasmo in modo lento e graduale. Quando arrivò all’eiaculazione, fu un sollievo immenso per lui. Spinse un poco il bacino contro la faccia della guerriera per riflesso, ansimando pesantemente intanto che veniva.
Yèqiu cominciò a succhiare con più vigore, ingurgitando il suo abbondante sperma come se fosse un nettare prezioso e indispensabile alla sua sopravvivenza.
Le era mancato così tanto…! Con il suo viaggio su Argus era stata costretta a rinunciare al suo piccolo vizio, essendo la Vindicaar sprovvista di viaggiatori Tauren che poteva adescare.
«Oh, sì! Ne voglio ancora!» esclamò una volta che Bravepaw ebbe terminato il primo orgasmo.
Il fabbro era rimasto così ampiamente soddisfatto dalla sua performance che non esitò a dire: «Te ne darò così tanto da farti esplodere…!».
La risposta piacque alla Pandaren, la quale si mise seduta a terra a gambe divaricate e ordinò: «Allora cosa stai aspettando a togliermi il resto dell’armatura?».
Galica non se lo fece ripetere due volte: si inginocchiò tra le sue gambe aperte e iniziò a toglierle l’armatura un pezzo per volta, risalendo lentamente dai piedi fino alla zona inguinale.
Quando arrivò a rimuovere la piastra che la proteggeva laggiù scoprì che nella parte interna era ricoperta di umori appiccicosi. Non portava le mutande al di sotto dell’armatura, il che spiegava perché ci fosse una tale abbondanza di fluido attaccato al metallo.
Galica era stupito per l’eccitazione che era riuscito a suscitare in lei solamente facendosi fare un pompino. Nella sua vita aveva ovviamente avuto più di una partner con cui aveva fatto sesso in modi piuttosto variegati in verità, e nessuna di loro - che lui ricordasse - aveva avuto una simile reazione solamente con i preliminari. Per lui non era certamente un problema, era solo sorpreso dalla sua resistenza nei confronti delle necessità fisiologiche del suo corpo.
Era piuttosto minuta se paragonata ad una Tauren, il che significava che dentro di lei non c'era sicuramente posto a sufficienza perché lui potesse penetrarla e godere del calore della sua vagina già ben lubrificata come avrebbe fatto in altre occasioni; tuttavia, per qualche strana ragione cominciava a sospettare che la sua partner gli stesse riservando ancora qualche sorpresa.
Yèqiu si toccò con l'indice il margine esterno della vagina all'estremità inferiore, inserendo a malapena all'interno la punta del dito per aprire le grandi labbra mentre risaliva verso il clitoride. Nel farlo socchiuse le palpebre e si leccò il labbro superiore con fare spudoratamente seducente.
Il gesto stuzzicò la fantasia di Galica, il quale si immaginò tra le sue cosce tozze e pelose a penetrarla senza alcun freno. Non riusciva neppure a quantificare il piacere che avrebbe potuto provare nel sentire la sua piccola vagina stringersi attorno alla sua erezione una volta che le avesse causato un orgasmo, anche se ciò le avrebbe sicuramente fatto male - e Galica non desiderava questo.
«Adesso facciamo un bel gioco...» esclamò la Pandaren, distraendolo prontamente dalle sue fantasie erotiche. Allungò la mano ancora libera a prendere la fetta di torta di mele che ancora si trovava nella sua confezione.
Sotto lo sguardo attento del fabbro, ne strappò un pezzo con le dita e andò ad infilarselo nella vagina, spingendolo bene in profondità ed emettendo un debole sospiro di piacere. Ripeté l'azione per gli altri due pezzi di torta - tutti piuttosto grossi in verità - dopodiché si stese supina sul pavimento piegando le ginocchia verso l'alto e verso l'esterno.
«Ora tu vieni a mettere qui il tuo bel cazzone e mi fai lavorare mentre ti godi il resto del dessert...» esclamò, indicando con un dito la sua bocca.
Bravepaw non si fece certamente supplicare: si mise rapidamente carponi sul pavimento, al contrario rispetto a lei. La differenza di stazza tra loro era notevole; ciononostante, il Tauren era talmente massiccio che non ebbe bisogno di piegarsi per riuscire a colmare la distanza tra di loro.
Yèqiu catturò la sua erezione tra le labbra immediatamente, riprendendo a lavorarsela con dovizia e assoluto piacere. Galica si sporse tra le sue cosce e andò ad inserire la lingua tra le sue labbra bagnate alla ricerca della torta di mele.
Il sapore dei suoi umori unito alle briciole che erano rimaste appiccicate mentre affondava il dessert nella sua vagina era molto più buono di quel che poteva inizialmente sembrare. Nonostante fosse ancora sazio del resto del pranzo, non riuscì a resistere all'impulso di affondare la lingua nel suo corpo ed appropriarsi di ogni goccia dei suoi fluidi e della più piccola parte della torta di mele. Non ne avrebbe lasciata alcuna traccia dentro di lei, fosse stata l'ultima cosa che faceva.
Le impetuose sferzate di lingua del suo partner causarono il primo orgasmo della Pandaren. Con un rumore umido molto forte, i suoi umori fuoriuscirono accompagnati dall'ultimo dei tre pezzi di dolce che aveva inserito. Le contrazioni involontarie della sua vagina durante l'orgasmo l'avevano un po' spappolato, però a Galica non importava affatto, al punto che lo fece sparire in bocca tutto insieme con un verso simile ad un muggito.
Nell'assaporare quell'ondata particolarmente intensa di umori, il Tauren venne una seconda volta.
Yèqiu gemette soddisfatta e con la bocca ancora piena, ben lungi dal voler lasciare libero il suo partner proprio in quel momento. Lappò via con cura tutto lo sperma che produsse, deglutendolo con immensa soddisfazione.
Il mutuo scambio di fluidi andò avanti a lungo, molto dopo il ritrovamento dell'ultimo pezzo di torta di mele da parte di Galica. Nessuno dei due ne aveva mai abbastanza dell'altro e ad ogni orgasmo il loro desiderio aumentava ancora invece di diminuire.
La cosa si trasformò in una specie di tacita gara di resistenza per vedere chi dei due si stancava prima. Per quanto la costituzione del fabbro desse ad intendere un esito scontato di quella piccante competizione, fu di fatto lui il primo a cedere. Dopo l'ennesimo orgasmo congiunto, staccò la faccia dalla vagina di Yèqiu e si abbandonò oltre il suo fianco, rotolando supino sul pavimento. Le froge enormi e l'anello dorato che pendeva da esse erano ricoperte di un sottile strato di fluido traslucido e il suo enorme petto si alzava e abbassava freneticamente al ritmo del suo respiro affannoso.
Era palesemente sfinito. Persino la sua erezione lo era, a giudicare da come pendeva di nuovo mezza flaccida sui suoi testicoli pelosi.
Yèqiu emise un mugolio soddisfatto che si trasformò in un bel rutto. Si accarezzò la pancia con entrambe le mani, tastando la sua pienezza con espressione compiaciuta. Era ben consapevole della rotondità naturale del suo ventre ed era perciò in grado di dire senza ombra di dubbio che la gran quantità di sperma che era riuscita ad ingurgitare nelle ultime ore - dovevano essere passate delle ore da quando aveva pranzato alla locanda - era andata ad arrotondarla ulteriormente.
La sensazione di sazietà di quel preciso momento era impagabile, anche se avrebbe volentieri desiderato riempirsi con un ultimo orgasmo per dirsi completamente piena.
Si puntellò sui gomiti per guardare in direzione del suo partner, esclamando: «Sicuramente hai gradito l'ultima fetta di torta più di quella che hai mangiato alla locanda...».
Per fortuna non commentò a voce troppo alta, poiché Galica si era addormentato. Doveva essersi stancato parecchio con tutti quegli orgasmi, ma Yèqiu era comunque contenta e decise di non svegliarlo.
Si sentiva come se avesse vinto una battaglia importante e lasciò che il senso di trionfo scorresse in lei e la inebriasse come una pinta della migliore birra Pandaren mentre si alzava e indossava nuovamente la sua armatura.
Essendo una guerriera, aveva imparato in fretta i segreti per togliere e rimettere le pesanti armature in piastre, tanto che adesso le maneggiava come se fossero i semplici e leggeri indumenti di stoffa che indossavano maghi, stregoni e sacerdoti. Si riappropriò dei suoi spadoni ed uscì dalla tenda a testa alta e senza la minima esitazione, avendo cura di lasciar cadere il drappo dietro di sé per concedere a Galica un buon sonno ristoratore senza che occhi indiscreti potessero prendersi gioco della sua nudità.
Richiamò il suo Alatempestosa dei Valarjar e balzò in sella, librandosi in cielo e dirigendo il dragone verso la costa occidentale di Alto Monte, dove aveva da concludere la caccia ai Falcosauri per conto dell'Ordine delle Custodi.
Allontanandosi da Totem del Fulmine, Yèqiu si passò la lingua sul palato, assaporando per l'ultima volta lo sperma di Galica.
Non aveva dubbi, lo sperma dei Tauren nativi di Alto Monte aveva qualcosa in più rispetto a quello che aveva avuto occasione di assaggiare dagli altri Tauren sparsi per Azeroth, anche se non avrebbe saputo dire di preciso cosa. Sperava solo che i possenti abitanti della regione decidessero di scoprire cosa c'era oltre le loro montagne il più presto possibile. Le sarebbe piaciuto potersi concedere un assaggio di Alto Monte di tanto in tanto durante i suoi viaggi in giro per i vari continenti senza essere costretta a tornare ogni volta fino alle Isole Disperse per farlo.
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Ernu Mesawind, Galica Bravepaw, Yèqiu (OC!Guerriera)
Wordcount: 5584 (wordcounter)
Prompt: Torta di mele per la Settimana 6 (Missione Lande Ulteriori) del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Blowjob, Cunnilingus, Food play, Het, Lemon
«Galica! Che bella sorpresa, non pensavo di incontrarti qui» esclamò Yèqiu «Posso...?» aggiunse, indicando la sedia vuota accanto al suo interlocutore.
«Ma certo, certo! Siedi pure!» la invitò Galica, spostandole la sedia perché potesse prendervi posto.
Yèqiu si accomodò e si appoggiò contro lo schienale, per non premere sulla pancia ancora piena del pranzo.
«Spero non ti sia offeso se ti ho fatto portare una delle mie porzioni di dolce. Ernu mi ha detto che le torte di mele erano quasi finite... e mi sembrava un peccato che tu non potessi assaggiarle per bene...» disse la Pandaren, andando dritta al succo del discorso.
Era da poco passato mezzogiorno a Totem del Fulmine e la capitale di Alto Monte brulicava di attività e di avventurieri di passaggio. Sulla terrazza centrale i Tauren nativi del luogo svolgevano le loro attività commerciali in serenità sotto lo sguardo vigile dei Protettori di Alto Monte, la guardia scelta che sorvegliava il perimetro dell'insediamento instancabilmente giorno e notte, proteggendo la popolazione dagli occasionali attacchi di Drogbar, Coboldi e di demoni.
Totem del Fulmine, così come l'intera regione di Alto Monte, era la meta preferita della Signora della Battaglia Yèqiu, una dei guerrieri prescelti di Odyn.
La Pandaren era arrivata in città utilizzando come al solito il trasporto rapido offerto nella Rocca Celeste da una delle Val'kyr al servizio di Odyn e si era diretta senza indugi verso la locanda situata nella sala ricavata nello sperone di roccia attorno al quale era stata costruita la terrazza centrale di Totem del Fulmine.
Non era una locanda che vibrava di vita come l'Abracadabar o la Belva Assetata a Dalaran, dove sicuramente il servizio era più abbondante e variegato proprio in virtù del maggior numero di avventori, però a lei piaceva comunque, specialmente per il fatto che coloro che bazzicavano il posto erano quasi unicamente Tauren.
All'interno l'unica illuminazione offerta era quella naturale proveniente da un buco ricavato nel soffitto. Ad essa veniva affiancata anche la luce data dalle candele posizionate in piccoli incavi scavati nelle pareti.
Yèqiu varcò l'ingresso a passo sicuro, dirigendosi verso la locandiera, una giovane Tauren chiamata Ernu Mesawind, che osservava la locanda da un angolo in penombra vicino al piccolo stagno naturale che occupava buona parte dello spazio lungo la parete dal lato diametralmente opposto a quello in cui era stata ricavata la porta.
La Pandaren non passava certamente inosservata. Indossava un'armatura in piastre grigio scuro solcate da sottili linee dorate che ricalcavano le sagome delle rune Vrykul che decoravano sia la parte superiore sia quella inferiore. La metà che le rivestiva l'addome era decisamente corta, tanto da arrivare appena a coprire i seni, lasciando completamente scoperto il suo ventre morbido e tondeggiante, coperto dalla folta pelliccia tipica della sua razza. La parte inferiore dell'armatura copriva per intero le sue gambe corte ma robuste e gli stivali le lasciavano scoperte solamente le dita dei piedi e i talloni.
I paraspalle erano stati forgiati a forma di testa di maiale ed erano molto appariscenti nonostante le dimensioni ridotte delle sue spalle. Avrebbero sicuramente fatto molta più scena su spalle grosse e possenti come quelli di Orchi o Tauren, però contribuivano comunque a dare l'idea che fosse una fiera guerriera, e in fin dei conti era quello ciò che più importava.
L'elmo era trasmografato in maniera tale da essere invisibile, per cui si vedevano distintamente la sua faccia e i suoi capelli, castano scuro con alcuni ciuffi di una particolare sfumatura di rosso che ricordava quella delle foglie d'autunno cadute. La chioma le arrivava fino alle spalle e dietro la testa ne teneva una porzione raccolta in un piccolo chignon fermato da un paio di bacchette incrociate.
Ai lobi delle orecchie indossava un paio di orecchini dorati a spirale in perfetto stile Pandaren e che per questo non stavano molto bene col resto dell'armatura, ma in fondo a lei poco importava.
Ciò che la contraddistingueva particolarmente erano i due grossi spadoni che portava incrociati sulla schiena, dall'estetica particolare. Le lame erano dentellate e ciascuna aveva la forma di una metà di fauci di drago. La parte che formava la "pelle" era dorata e i "denti" erano invece bianco-argentei. Lungo la linea centrale del piatto si trovava una striscia di fuoco vivo che ardeva instancabile e inestinguibile e che partiva dal centro della guardia, la cui forma somigliava ad un cuore dorato col bordo spinoso che abbracciava il fulcro infuocato dell'arma.
L'elsa di ciascuna spada era rivestita da strisce di pelle marrone-rossastra che pendevano dall'estremità opposta alla guardia, dove si trovavano due pomelli dalla forma simile a quella di un diamante al cui interno si trovava altro fuoco.
L'elsa e la guardia apparivano da sopra le sue spalle e la cima arrotondata delle lame arrivava quasi a toccare il suolo, per cui nel complesso davano l'idea di essere sovradimensionate rispetto alla proprietaria. Il peso del fardello che portava sulla schiena sembrava inesistente a giudicare dalla disinvoltura con cui camminava.
Vedendola avvicinarsi, la locandiera le rivolse un sorriso prima di salutarla con la sua voce profonda e morbida: «Buongiorno, Yèqiu. Vuoi il solito tavolo?».
La Pandaren incurvò le labbra a sua volta e replicò: «Sì, per favore».
Ernu la accompagnò ad un tavolo piccolo situato in disparte lungo la parete, in un punto non molto illuminato. Era il posto preferito di Yèqiu: lì poteva mangiare in pace senza essere disturbata. Il lungo tavolo centrale, ricavato da un tronco d'albero caduto, pur essendo molto più appariscente e comodo dava anche modo ad altri avventori di prendere posto accanto a lei indiscriminatamente, cosa che a lei non piaceva affatto. Voleva essere lei a scegliersi la compagnia quando andava in una locanda, non il contrario.
Arrivata al suo tavolo, la guerriera si sedette e subito chiese: «Cosa c'è come specialità del giorno oggi?».
La Tauren raddrizzò leggermente le spalle con fare piuttosto orgoglioso mentre rispondeva: «Oggi abbiamo torta di mele, preparata da me medesima con le mele fresche arrivate questa mattina coi rifornimenti da Val'sharah».
«Allora ne prendo due... e una pinta di birra» ordinò Yèqiu in completa serenità, sperando che l'ordinazione arrivasse in fretta. Pur avendo fatto una colazione abbondante, andare ad uccidere demoni in giro per le Isole Disperse aveva consumato le sue energie.
Ernu assentì col capo e si allontanò per assolvere al suo compito di locandiera, lasciando la Pandaren ad attendere in solitudine.
Dopo poco ritornò con un grosso boccale in peltro pieno di birra, che Yèqiu sorseggiò appena giusto per metter qualcosa nello stomaco e non farlo brontolare.
Ci volle una decina di minuti prima che la Tauren ritornasse con due porzioni di torta di mele, che le poggiò davanti.
Yèqiu storse subito la bocca in una smorfia d'insoddisfazione.
«Perché queste porzioni così misere?» domandò in tono irritato, scoccando alla locandiera un'occhiataccia «Io avevo ordinato due torte di mele... intere» sottolineò.
Era molto facile all'ira - come ogni guerriero che si rispetti - e quella piccola disattenzione nel recepire la sua ordinazione infiammò il suo animo.
La locandiera arretrò leggermente percependo il tono ostile nella sua voce. Era ben consapevole di quanto fosse difficile accontentare la sua ingordigia; tuttavia, doveva anche pensare ai suoi altri clienti e al suo personale profitto, altrimenti la locanda sarebbe fallita nel giro di poco.
«Mi dispiace... le ho già divise in porzioni e l'unica ordinazione che posso prendere è relativa a quelle...» cercò di spiegarsi Ernu, sperando che come le altre volte decidesse di prendere la limitazione come un dato di fatto ed utilizzarla per modificare il suo ordine successivo.
La Pandaren continuò a fissarla per qualche istante di sbieco e con l'aria di chi stava progettando di compiere un omicidio a sangue freddo, poi sospirò pesantemente e si avvicinò uno dei due piatti.
«Allora ne ordino altre cinque porzioni» commentò in tono freddo «E un'altra pinta di birra» aggiunse. La birra non era mai abbastanza, specialmente durante i pasti.
Mesawind tirò un impercettibile sospiro di sollievo alle sue parole. Anche per quel giorno la sua vita e i suoi profitti erano salvi.
«Certamente, le porto subito» e se ne andò lesta prima che la sua cliente cambiasse idea.
Quest'ultima osservò la fetta di torta di mele che aveva davanti. Ad un primo sguardo pareva perfetta. La crosta superficiale era dorata alla perfezione e l'odore che emanava era delizioso.
Con la forchettina ne tagliò un pezzetto - l'impasto era friabile al punto giusto - e lo fece sparire in bocca senza tanti complimenti. Masticò e assaporò il boccone per qualche secondo per poi prodursi in un mugolio d'estasi: i pezzi di mela all'interno si erano ammorbiditi con la cottura ed erano un piacevole alternarsi al sapore più neutro dell'impasto. Il fatto che di parti di mela ce ne fossero molti all'interno era un ulteriore punto a favore.
La fetta di torta sparì in pochi bocconi e altrettanto rapidamente svanì dal piatto anche la seconda. Nel mezzo la Pandaren bevve abbondanti sorsi di birra, per buttar giù il dolce.
Prima che l'ultimo pezzo della seconda fetta fosse mangiato, Ernu tornò con la sua seconda ordinazione. Cercò di incastrare i piatti sul piccolo tavolo con cura, evitando di farli cadere, quindi portò via il piatto e il boccale vuoti.
Yèqiu ne approfittò per ordinare ancora. Era divenuta ormai sua prassi ordinare a catena ogni volta che l'ordine precedente arrivava al suo tavolo, in maniera da poter mangiare e bere continuativamente senza doversi interrompere per aspettare che le venisse servito altro cibo.
Ernu era contenta di servirla con tale assiduità, poiché significava avere un maggior introito finale; tuttavia, era anche vero che da sola stava esaurendo l'intera scorta di torte di mele che aveva in locanda e con la quale sperava invece di poter riuscire a servire clienti fino a quella sera.
Era un po' sconfortante vedere la sua specialità del giorno esaurirsi con un'unica cliente, anche se Yèqiu era una delle sue principali fonti di guadagno. Avrebbe desiderato chiederle di ordinare qualche altra cosa dal menù - insieme alle mele era giunta anche una scatola di carne fresca da Stromheim - ma non aveva il coraggio di contraddirla visto quanto era facile agli scatti d'ira.
Per sua fortuna, giunse un altro cliente in locanda per mangiare prima che tutte le torte di mele fossero esaurite da Yèqiu, per cui iniziò a servirlo sperando di poter arrivare al dessert prima che fosse troppo tardi.
La Pandaren ovviamente non si accorse di niente, impegnata com'era a rimpinzarsi di dolci e birra. Fu solo all'arrivo del suo ultimo ordine che notò che qualcosa non andava.
«Queste sono meno di quelle che avevo chiesto» protestò la guerriera, contando i piatti che le erano stati portati. Erano solamente due e lei ne aveva chiesti il doppio.
«Mi dispiace ma la torta è finita» rispose prontamente Ernu, mascherando alla perfezione la sua soddisfazione nel negarle l'ennesimo ordine spropositato.
Gli occhi verdi della Pandaren si inchiodarono sul vassoio che la Tauren teneva in mano e sul quale si trovava ancora una porzione di torta di mele.
«E quella?» chiese in tono stizzito.
«Oh, questa... è per un altro cliente, mi spiace» spiegò Mesawind, indicando con un cenno verso il centro della locanda.
Guardando in quella direzione, Yèqiu notò che c'era un'altra persona all'interno della locanda che non aveva neppure visto entrare. La cosa non la sorprese più di tanto: quando mangiava non prestava attenzione a niente che non fosse ciò che era sulla tavola dinanzi a lei. Quello che la colpì fu che l'altro avventore era un Tauren di Alto Monte molto ben messo dal punto di vista fisico.
Le braccia erano lasciate completamente scoperte dall'armatura di cuoio che indossava e apparivano massicce e muscolose. Il muso del Tauren era grosso e dalle froge larghe pendeva un bell'anello dorato.
Yèqiu l'aveva già visto a Totem del Fulmine, anche se sul momento non ricordava bene dove. Adesso però non aveva importanza. Ciò che era davvero importante era di riuscire ad ottenere le sue attenzioni, fatto che era addirittura prioritario al completamento definitivo del suo pranzo.
«Oh...» esclamò la Pandaren, prendendo uno dei piattini di dolce e restituendolo ad Ernu «Allora dagli anche questo... e digli che è da parte mia, per favore».
La Tauren accettò perplessa il piatto e annuì, non riuscendo a capire come mai avesse preso con tanta calma la notizia di non poter avere l'ennesima fetta di torta.
La guerriera si appoggiò allo schienale della sua sedia e si dedicò a svuotare l'ultimo boccale di birra mentre si accarezzava morbidamente il ventre. Non era totalmente sazia ma andava comunque bene. Se il suo "regalo" per il Tauren dall'aria familiare fosse stato accolto nella maniera che sperava, avrebbe trovato una via molto più piacevole dell'ingozzarsi di dolce per finire di riempirsi la pancia.
Rimase strategicamente seduta al tavolo con lo sguardo rivolto in direzione del suo obiettivo e l'aria speranzosa. Vide Ernu porgergli entrambe le fette di torta e quando gli mise davanti la seconda, il Tauren scosse il capo con aria confusa e si sporse a domandare qualcosa.
Yèqiu fremeva d'attesa. Desiderava così ardentemente di avere una buona scusa per avvicinarsi al Tauren che non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se gli fossero state negate le sue attenzioni. Molto probabilmente le avrebbe pretese in maniera più diretta e spiacevole - almeno per lui.
Vide la locandiera indicarla al suo cliente con fare gentile, quindi lo sguardo del diretto interessato si posò sulla Pandaren. Seguirono alcuni secondi di dolorosa attesa durante i quali i nervi di Yèqiu si tesero come corde di violino. Se qualche malcapitato avesse cercato di toccarla in quel momento, per sbaglio o con intenzioni del tutto innocue e sincere, di sicuro sarebbe finito fatto a pezzi dai suoi enormi spadoni.
Il Tauren la guardò per alcuni istanti, poi sorrise e la salutò con un cenno della mano.
La Pandaren si rilassò visibilmente e si alzò rapida dal suo tavolo per raggiungere il suo bersaglio. Le occorse uno sforzo non da poco per riuscire a mascherare la sua gioia nel vedere che la sua trappola era scattata senza la benché minima difficoltà.
Quando arrivò al capo del tavolo al quale il Tauren era seduto, quest'ultimo la salutò con voce gioviale e profonda: «Salve Yèqiu! Non mi aspettavo di trovarti ancora a bazzicare Totem del Fulmine!».
Sentendolo parlare, la sua memoria riuscì a recuperare il suo nome e la sua identità dai meandri più remoti della sua mente. Si trattava del fabbro di Totem del Fulmine, Galica Bravepaw. Adesso aveva senso il fatto che si ricordasse di lui: essendo una guerriera, era una frequente cliente di Galica quando le capitava di avere problemi con l'armatura e si trovava ad Alto Monte - cioè molto più spesso di quanto non le capitasse di trovarsi da altre parti.
«Galica! Che bella sorpresa, non pensavo di incontrarti qui» esclamò Yèqiu «Posso...?» aggiunse, indicando la sedia vuota accanto al suo interlocutore.
«Ma certo, certo! Siedi pure!» la invitò Galica, spostandole la sedia perché potesse prendervi posto.
Yèqiu si accomodò e si appoggiò contro lo schienale, per non premere sulla pancia ancora piena del pranzo.
«Spero non ti sia offeso se ti ho fatto portare una delle mie porzioni di dolce. Ernu mi ha detto che le torte di mele erano quasi finite... e mi sembrava un peccato che tu non potessi assaggiarle per bene...» disse la Pandaren, andando dritta al succo del discorso. Non le piaceva girare intorno a ciò che desiderava ottenere.
Il fabbro aveva appena iniziato a mangiare la prima fetta e le sorrise con fare gentile.
«Ti ringrazio per la tua premura, Yèqiu... ma in realtà sono già pieno del resto del pranzo e mi bastava una sola fetta...» rispose un po' imbarazzato il Tauren.
Yèqiu sfregò le gambe lentamente, appellandosi nuovamente al suo autocontrollo - sempre più scarso - per non fare sciocchezze in pubblico come cercare di aggredire sessualmente quel grosso Tauren muscoloso e possente. Ernu sarebbe sicuramente intervenuta in suo soccorso e per il futuro avrebbe avuto problemi a tornare a mangiare lì. Doveva riuscire a portare pazienza, ancora per un poco almeno, anche se apprendere che aveva la pancia piena pure lui non la rendeva molto ben predisposta in tal senso.
«Se... la vuoi ancora... puoi pure finirla» ammise Galica, offrendole indietro la seconda fetta di torta.
La guerriera si piegò leggermente in avanti, protendendo una mano avvolta in guanti di piastre ad accarezzargli l'avambraccio. La sensazione del pelo lungo e folto che si muoveva sotto le sue dita la percepiva distintamente nonostante il metallo che le impediva un contatto diretto.
«E... se ti offrissi una maniera alternativa di gustare l'ultima fetta di dolce...?» propose con voce un po' più bassa la Signora della Battaglia, sporgendosi ancora un poco verso Galica, in maniera tale che fosse solo lui a poter sentire le sue parole.
Bravepaw la guardò con espressione leggermente imbarazzata, come se si stesse chiedendo se fosse giusto o sbagliato darle ascolto in quel preciso frangente. A Yèqiu sovvenne il dubbio di essere stata forse troppo diretta; tuttavia, non aveva idea di come altro affrontare la questione. Per questo semplicemente rimase in attesa di una risposta da parte del Tauren, il quale si prese un momento di silenzio prima di rispondere: «E immagino che preveda di rimanere da soli... io e te...».
La sua voce si era fatta di colpo più roca, segno che Yèqiu interpretò in maniera molto positiva. Significava che non era il tipo da farsi molto problemi con una femmina qualunque e che per lei stava per arrivare il vero dessert.
Era appagante sapere di essere riuscita ad ottenere ciò che voleva senza doverselo prendere con la forza, anche se l'uso della violenza per lei aveva comunque un certo fascino.
Ridacchiò fingendo imbarazzo.
«Dipende se ti piace avere del pubblico o meno...» esclamò di rimando, accennando un lieve sorriso.
«Oh, no... non volevo dire questo, ehm...» Galica esitò, fortemente a disagio. Era palese che temesse di aver urtato la sua sensibilità.
Illuderli che fosse una timida Pandaren alle prime armi con gli approcci sessuali era una tecnica che funzionava sempre la prima volta che adescava un partner. A Yèqiu piaceva far credere ai maschi di essere la metà forte della coppia, quella che avrebbe condotto il gioco, per poi coglierli alla sprovvista una volta che fossero arrivati al sodo, rivelando la sua "vera natura".
Rimase in silenzio, aspettando che fosse lui a proseguire. Era curiosa di vedere cosa avrebbe fatto.
Galica si grattò dietro un corno, esitando leggermente e guardandosi intorno con l'aria di qualcuno che stava cercando di raccogliere il coraggio di fare qualcosa di rischioso, stupido o imbarazzante. Alla fine parve risolvere il suo dilemma in qualche maniera, poiché esclamò: «Va bene, però andiamo in un posto migliore, d'accordo? Vieni con me...».
Yèqiu si alzò dopo di lui. Dire che era al settimo cielo era eufemistico. Era stato talmente semplice che non le sembrava neppure vero che stesse realmente accadendo. Quel Tauren era davvero semplice da ingannare.
Insieme andarono a pagare i rispettivi pasti alla locandiera. La Pandaren portò da Ernu il piattino con la fetta di torta rimasta e chiede che gliela mettesse in una confezione da portar via. La Tauren esaudì la richiesta, un po’ contrariata dal fatto che la sua specialità del giorno fosse già esaurita.
Si impegnò a non darlo a vedere. In fin dei conti, ogni porzione le era stata pagata e di quello doveva essere contenta; inoltre, era nel suo completo interesse tenersi in buoni rapporti con Yèqiu visto che negli ultimi tempi stava diventando una delle sue clienti migliori.
Le impacchettò il dolce in una scatolina di cartoncino e glielo porse gentilmente, ringraziando sia lei sia Galica e salutandoli prima che uscissero sulla terrazza centrale di Totem del Fulmine, l'uno accanto all'altra.
«Ti seguo... fammi pure strada...» disse la guerriera, guardando il suo accompagnatore con espressione limpida ed innocente.
Galica sorrise impacciato e indicò il ponticello di corde che collegava la terrazza alla sporgenza rocciosa a sud dell'insediamento, sulla quale erano state costruite diverse tende più o meno piccole.
«Da quella parte...» disse, avviandosi. La guerriera lo seguì dappresso con il pacchetto ben stretto tra le mani.
Percorsero il ponte di corde e Galica la condusse nella prima tenda che incontrarono. Era di medie dimensioni, niente di eclatante ma non era neanche così stretta come poteva sembrare dall’esterno. Era arredata semplicemente: una stuoia imbottita era avvolta e sistemata da parte, un tavolino rettangolare occupava il centro della tenda, circondato da alcuni cuscini imbottiti. Su di esso si trovavano ancora delle stoviglie sporche, probabilmente risalenti a quella mattina. Alcuni piccoli totem erano posizionati lungo il margine della tenda e su uno di essi - il più grosso - si trovava un piattino contenente alcuni mozziconi spenti di candele.
Galica si affrettò ad allontanare il tavolo non appena varcato l’ingresso, spostandolo contro un lato della tenda, quindi si diede da fare per accendere la luce.
«Chiudi pure la tenda...» esclamò in tono garbato e appena un po' timido, rivolgendosi ovviamente alla sua ospite, che eseguì in silenzio. Chiuse l'apertura rotonda da cui erano appena entrati, sigillandola con i bottoni di cui era provvisto il margine del lembo di tessuto che funzionava da "porta".
Rimasero nel buio solo per pochi istanti, prima che il fabbro trovasse finalmente qualcosa con cui accendere le candele. A quel punto si volse indietro per cercare con lo sguardo la Pandaren.
Rimase sorpreso nel vedere che nel brevissimo lasso di tempo in cui era rimasto girato a darle le spalle, la guerriera era riuscita a disfarsi della metà superiore della sua armatura. Anche le sue spade non erano più sulle sue spalle ma appoggiate contro la tenda, vicino all’ingresso.
Le sue tette tonde e all'apparenza infinitamente morbide attirarono istantaneamente il suo sguardo come una calamita. Le areole erano le uniche zone completamente prive di pelliccia e le cime dei suoi capezzoli si ergevano turgide e rosee ad indicare che aveva freddo - cosa assai improbabile visto lo strato coprente di cui era naturalmente provvista - oppure che era eccitata. Tra le mani nude reggeva la scatola contenente la torta, che aveva già aperto.
Si era messa in ginocchio sul pavimento al centro della tenda e sembrava ansiosa di cominciare, soprattutto a giudicare dallo strano scintillio nei suoi occhioni verdi.
«Yèqiu?» domandò Galica, confuso «Non... ti sembra ancora un po' prematuro spogliarti così?».
«Prematuro?» ripeté lei in tono più suadente «Di cos'altro hai bisogno? Un invito scritto...?».
«N-no ecco... immaginavo che potessero esserci... dei preliminari... o due chiacchiere...» ammise Bravepaw a disagio.
Yèqiu gli fece cenno di avvicinarsi con una mano, incurvando le labbra in un sorrisetto carico di lussuria e di promesse a cui Galica non seppe resistere.
«Vieni qui, bel ragazzone... e ti regalerò i preliminari più belli della tua vita...» mormorò con voce lasciva. Aveva studiato e calibrato il suo timbro vocale nel corso del tempo fino a trovarne uno che fosse il più seducente e accattivante possibile. Fino ad allora quello in particolare era stato infallibile.
A riprova di tale teoria, il Tauren le si avvicinò immediatamente, senza più obiettare alcunché, fermandosi di fronte a lei.
Yèqiu socchiuse leggermente le palpebre in un'espressione sensuale e si liberò le mani, portandole poi alla cintura che sosteneva le braghe del suo partner. Aprì la fibbia con fare esperto, rimosse la cintura e abbassò i calzoni, rivelando un pene di tutto rispetto e ben proporzionato alla stazza del proprietario. Era leggermente inturgidito, ma non abbastanza da somigliare anche solo vagamente ad un’erezione, tant’era che pendeva flaccido appoggiandosi sullo scroto.
Yèqiu si passò la lingua sul labbro superiore dinanzi ad una simile visione e non perse tempo ulteriormente: strinse la mano destra intorno alla lunghezza del pene e iniziò a masturbarlo.
I cuscinetti sotto le sue dita e nel palmo erano meravigliosi al tatto in una zona così sensibile come il pene e Galica non riuscì a sopprimere un gemito di piacere e sorpresa. Allargò leggermente le gambe e si abbassò piegandosi un poco sulle ginocchia, in modo da agevolare alla Pandaren il raggiungimento del suo fallo.
Ci volle molto poco perché il turgore fosse sufficiente a permettere a Yèqiu di prendere il pene in bocca. Prima di farlo lo passò interamente in rassegna con la lingua, poi lo racchiuse con le labbra tutto, fino alla radice. La punta era nella sua gola, Galica riusciva a sentire i muscoli stringersi occasionalmente attorno al suo glande, cosa decisamente gradita.
Quando iniziò a muovere la bocca e la lingua, Galica sussultò: era il miglior pompino che qualcuno gli avesse mai fatto in tutta la sua vita. Era così capace nell’andare a stuzzicarlo con la cima della lingua senza mai regalargli troppo, solo quanto bastava a strappargli un accorato gemito di piacere. Si stava divertendo con lui, poco ma sicuro.
A Yèqiu era mancato sentire l’ingombro di un bel cazzo duro in bocca, la consistenza compatta e la pelle liscia e umida sulla cima, il calore e le pulsazioni occasionali. In aggiunta a ciò c’era anche l’odore di Tauren non proprio pulito che a lei piaceva in particolar modo, tanto da eccitarla ulteriormente - come se già il pensiero di ciò che avrebbe ricevuto in cambio di quel pompino non fosse sufficiente a farle produrre umori in abbondanza.
Le abilità indubbie della Pandaren con la bocca condussero Galica all’orgasmo in modo lento e graduale. Quando arrivò all’eiaculazione, fu un sollievo immenso per lui. Spinse un poco il bacino contro la faccia della guerriera per riflesso, ansimando pesantemente intanto che veniva.
Yèqiu cominciò a succhiare con più vigore, ingurgitando il suo abbondante sperma come se fosse un nettare prezioso e indispensabile alla sua sopravvivenza.
Le era mancato così tanto…! Con il suo viaggio su Argus era stata costretta a rinunciare al suo piccolo vizio, essendo la Vindicaar sprovvista di viaggiatori Tauren che poteva adescare.
«Oh, sì! Ne voglio ancora!» esclamò una volta che Bravepaw ebbe terminato il primo orgasmo.
Il fabbro era rimasto così ampiamente soddisfatto dalla sua performance che non esitò a dire: «Te ne darò così tanto da farti esplodere…!».
La risposta piacque alla Pandaren, la quale si mise seduta a terra a gambe divaricate e ordinò: «Allora cosa stai aspettando a togliermi il resto dell’armatura?».
Galica non se lo fece ripetere due volte: si inginocchiò tra le sue gambe aperte e iniziò a toglierle l’armatura un pezzo per volta, risalendo lentamente dai piedi fino alla zona inguinale.
Quando arrivò a rimuovere la piastra che la proteggeva laggiù scoprì che nella parte interna era ricoperta di umori appiccicosi. Non portava le mutande al di sotto dell’armatura, il che spiegava perché ci fosse una tale abbondanza di fluido attaccato al metallo.
Galica era stupito per l’eccitazione che era riuscito a suscitare in lei solamente facendosi fare un pompino. Nella sua vita aveva ovviamente avuto più di una partner con cui aveva fatto sesso in modi piuttosto variegati in verità, e nessuna di loro - che lui ricordasse - aveva avuto una simile reazione solamente con i preliminari. Per lui non era certamente un problema, era solo sorpreso dalla sua resistenza nei confronti delle necessità fisiologiche del suo corpo.
Era piuttosto minuta se paragonata ad una Tauren, il che significava che dentro di lei non c'era sicuramente posto a sufficienza perché lui potesse penetrarla e godere del calore della sua vagina già ben lubrificata come avrebbe fatto in altre occasioni; tuttavia, per qualche strana ragione cominciava a sospettare che la sua partner gli stesse riservando ancora qualche sorpresa.
Yèqiu si toccò con l'indice il margine esterno della vagina all'estremità inferiore, inserendo a malapena all'interno la punta del dito per aprire le grandi labbra mentre risaliva verso il clitoride. Nel farlo socchiuse le palpebre e si leccò il labbro superiore con fare spudoratamente seducente.
Il gesto stuzzicò la fantasia di Galica, il quale si immaginò tra le sue cosce tozze e pelose a penetrarla senza alcun freno. Non riusciva neppure a quantificare il piacere che avrebbe potuto provare nel sentire la sua piccola vagina stringersi attorno alla sua erezione una volta che le avesse causato un orgasmo, anche se ciò le avrebbe sicuramente fatto male - e Galica non desiderava questo.
«Adesso facciamo un bel gioco...» esclamò la Pandaren, distraendolo prontamente dalle sue fantasie erotiche. Allungò la mano ancora libera a prendere la fetta di torta di mele che ancora si trovava nella sua confezione.
Sotto lo sguardo attento del fabbro, ne strappò un pezzo con le dita e andò ad infilarselo nella vagina, spingendolo bene in profondità ed emettendo un debole sospiro di piacere. Ripeté l'azione per gli altri due pezzi di torta - tutti piuttosto grossi in verità - dopodiché si stese supina sul pavimento piegando le ginocchia verso l'alto e verso l'esterno.
«Ora tu vieni a mettere qui il tuo bel cazzone e mi fai lavorare mentre ti godi il resto del dessert...» esclamò, indicando con un dito la sua bocca.
Bravepaw non si fece certamente supplicare: si mise rapidamente carponi sul pavimento, al contrario rispetto a lei. La differenza di stazza tra loro era notevole; ciononostante, il Tauren era talmente massiccio che non ebbe bisogno di piegarsi per riuscire a colmare la distanza tra di loro.
Yèqiu catturò la sua erezione tra le labbra immediatamente, riprendendo a lavorarsela con dovizia e assoluto piacere. Galica si sporse tra le sue cosce e andò ad inserire la lingua tra le sue labbra bagnate alla ricerca della torta di mele.
Il sapore dei suoi umori unito alle briciole che erano rimaste appiccicate mentre affondava il dessert nella sua vagina era molto più buono di quel che poteva inizialmente sembrare. Nonostante fosse ancora sazio del resto del pranzo, non riuscì a resistere all'impulso di affondare la lingua nel suo corpo ed appropriarsi di ogni goccia dei suoi fluidi e della più piccola parte della torta di mele. Non ne avrebbe lasciata alcuna traccia dentro di lei, fosse stata l'ultima cosa che faceva.
Le impetuose sferzate di lingua del suo partner causarono il primo orgasmo della Pandaren. Con un rumore umido molto forte, i suoi umori fuoriuscirono accompagnati dall'ultimo dei tre pezzi di dolce che aveva inserito. Le contrazioni involontarie della sua vagina durante l'orgasmo l'avevano un po' spappolato, però a Galica non importava affatto, al punto che lo fece sparire in bocca tutto insieme con un verso simile ad un muggito.
Nell'assaporare quell'ondata particolarmente intensa di umori, il Tauren venne una seconda volta.
Yèqiu gemette soddisfatta e con la bocca ancora piena, ben lungi dal voler lasciare libero il suo partner proprio in quel momento. Lappò via con cura tutto lo sperma che produsse, deglutendolo con immensa soddisfazione.
Il mutuo scambio di fluidi andò avanti a lungo, molto dopo il ritrovamento dell'ultimo pezzo di torta di mele da parte di Galica. Nessuno dei due ne aveva mai abbastanza dell'altro e ad ogni orgasmo il loro desiderio aumentava ancora invece di diminuire.
La cosa si trasformò in una specie di tacita gara di resistenza per vedere chi dei due si stancava prima. Per quanto la costituzione del fabbro desse ad intendere un esito scontato di quella piccante competizione, fu di fatto lui il primo a cedere. Dopo l'ennesimo orgasmo congiunto, staccò la faccia dalla vagina di Yèqiu e si abbandonò oltre il suo fianco, rotolando supino sul pavimento. Le froge enormi e l'anello dorato che pendeva da esse erano ricoperte di un sottile strato di fluido traslucido e il suo enorme petto si alzava e abbassava freneticamente al ritmo del suo respiro affannoso.
Era palesemente sfinito. Persino la sua erezione lo era, a giudicare da come pendeva di nuovo mezza flaccida sui suoi testicoli pelosi.
Yèqiu emise un mugolio soddisfatto che si trasformò in un bel rutto. Si accarezzò la pancia con entrambe le mani, tastando la sua pienezza con espressione compiaciuta. Era ben consapevole della rotondità naturale del suo ventre ed era perciò in grado di dire senza ombra di dubbio che la gran quantità di sperma che era riuscita ad ingurgitare nelle ultime ore - dovevano essere passate delle ore da quando aveva pranzato alla locanda - era andata ad arrotondarla ulteriormente.
La sensazione di sazietà di quel preciso momento era impagabile, anche se avrebbe volentieri desiderato riempirsi con un ultimo orgasmo per dirsi completamente piena.
Si puntellò sui gomiti per guardare in direzione del suo partner, esclamando: «Sicuramente hai gradito l'ultima fetta di torta più di quella che hai mangiato alla locanda...».
Per fortuna non commentò a voce troppo alta, poiché Galica si era addormentato. Doveva essersi stancato parecchio con tutti quegli orgasmi, ma Yèqiu era comunque contenta e decise di non svegliarlo.
Si sentiva come se avesse vinto una battaglia importante e lasciò che il senso di trionfo scorresse in lei e la inebriasse come una pinta della migliore birra Pandaren mentre si alzava e indossava nuovamente la sua armatura.
Essendo una guerriera, aveva imparato in fretta i segreti per togliere e rimettere le pesanti armature in piastre, tanto che adesso le maneggiava come se fossero i semplici e leggeri indumenti di stoffa che indossavano maghi, stregoni e sacerdoti. Si riappropriò dei suoi spadoni ed uscì dalla tenda a testa alta e senza la minima esitazione, avendo cura di lasciar cadere il drappo dietro di sé per concedere a Galica un buon sonno ristoratore senza che occhi indiscreti potessero prendersi gioco della sua nudità.
Richiamò il suo Alatempestosa dei Valarjar e balzò in sella, librandosi in cielo e dirigendo il dragone verso la costa occidentale di Alto Monte, dove aveva da concludere la caccia ai Falcosauri per conto dell'Ordine delle Custodi.
Allontanandosi da Totem del Fulmine, Yèqiu si passò la lingua sul palato, assaporando per l'ultima volta lo sperma di Galica.
Non aveva dubbi, lo sperma dei Tauren nativi di Alto Monte aveva qualcosa in più rispetto a quello che aveva avuto occasione di assaggiare dagli altri Tauren sparsi per Azeroth, anche se non avrebbe saputo dire di preciso cosa. Sperava solo che i possenti abitanti della regione decidessero di scoprire cosa c'era oltre le loro montagne il più presto possibile. Le sarebbe piaciuto potersi concedere un assaggio di Alto Monte di tanto in tanto durante i suoi viaggi in giro per i vari continenti senza essere costretta a tornare ogni volta fino alle Isole Disperse per farlo.