fiamma_drakon (
fiamma_drakon) wrote2011-06-15 08:46 pm
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Pasta all'italiana
Titolo: Pasta all'italiana
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (N. Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1592 (
fiumidiparole)
Prompt: 25 Senses: Taste / 011. Italian Pasta @
kinks_pervs
Note: Yaoi
«È quasi pronto!» esclamò Italia dalla cucina, senza neppure affacciarsi allo stipite della porta.
Nella sua voce era facile distinguere una nota di spensierata allegria ed entusiasmo: Germania aveva finalmente deciso di provare la sua famosa cucina italiana e Veneziano era felicissimo di poter cucinare per lui.
«È quasi pronto!» esclamò Italia dalla cucina, senza neppure affacciarsi allo stipite della porta.
Nella sua voce era facile distinguere una nota di spensierata allegria ed entusiasmo: Germania aveva finalmente deciso di provare la sua famosa cucina italiana e Veneziano era felicissimo di poter cucinare per lui.
Capitava spesso che gli cucinasse qualcosa, ma era raro che potesse cucinare qualcosa di tipico della sua nazione con il suo specifico consenso.
Ludwig, seduto già a tavola, aspettava paziente, addossato contro lo schienale della sedia, le braccia incrociate sul petto e gli occhi bassi.
Si sentiva un po' in imbarazzo per l'esaltazione quasi malsana che Feliciano mostrava per l’occasione.
Aveva acconsentito a provare la cucina italiana perché pensava che, in quanto coppia, dovessero cercare di approfondire un po' la conoscenza l'uno dell'altro anche tramite le tradizioni dei loro paesi. E poi era sicuro che Italia gli avrebbe preparato della pasta, per cui non si preoccupava nemmeno di cosa potesse presentargli nel piatto.
«Comunque è bravo a cucinare, indipendentemente da cosa prepara...» commentò tra sé e sé, mentre le sue guance acquisivano a sua insaputa un tenero rossore.
«Germania! È pronto!» annunciò Feliciano, apparendo sulla porta con un piatto tra le mani.
Andò verso di lui quasi saltellando e gli posò davanti il piatto, cosicché Ludwig poté confermare la sua ipotesi: l’italiano gli aveva preparato un piatto di spaghetti al pomodoro.
Il biondo sbatté perplesso le palpebre, osservando stupito la portata.
«N-non è un po' troppa?» chiese, inarcando un sopracciglio. In effetti, Feliciano gli aveva preparato una montagna di pasta, considerato che doveva mangiarla solamente lui.
Veneziano - che nel frattempo gli si era seduto davanti - assunse un'espressione pensosa ed un poco affranta.
«Dici...?» chiese.
«Ehm, ecco...».
Germania non voleva affatto offenderlo, cosa che gli sembrava invece d'aver fatto.
«No, figurati. Grazie...» si apprestò a rimediare, prendendo la forchetta e cominciando a mangiare sotto gli occhi del castano, che lo fissava senza dir niente, fatto che mise il tedesco piuttosto in soggezione: si vergognava di mangiare sotto strettissima osservazione. Non gli sembrava una cosa degna di così tante attenzioni.
«Che stia aspettando un mio commento...?» si chiese, ingoiando il boccone, iniziando ad arrotolare un'altra porzione di spaghetti attorno all'utensile da cucina.
Era una pasta un po' scomoda da mangiare per via della lunghezza, però non era affatto cattiva.
All’improvviso cominciò a sentir tirare uno spaghetto. Ludwig prese a tirare verso di sé, masticando ed accorciando la pasta.
Alla fine si trovò a masticare l'estremità di uno spaghetto la cui altra estremità era stretta tra i denti di Italia.
Germania sobbalzò e arrossì, fissandolo. Fece per trinciare lo spaghetto e dire qualcosa, ma Feliciano lo precedette: accorciò in un batter d'occhio il filo di pasta fino a che le sue labbra non trovarono quelle di Ludwig.
Sporto sul tavolo, Italia stampò un bacio sulle labbra di Germania, poi si staccò e si risedette, sorridendo.
Il tedesco rimase allibito e senza parole per qualche momento, poi si riprese.
«Che cosa credevi di fare?!» lo rimproverò, arrabbiato.
«N-non farmi male, ti prego! Era solo un bacio...!» frignò Feliciano, spaventato dalla reazione esagerata dell'altro.
Il biondo chiuse gli occhi e si portò una mano alle tempie, mandando un sospiro.
«No, scusa. Non dovevo reagire così, ma mi hai preso alla sprovvista! Potevi dirlo!» esclamò.
Feliciano sorrise di più.
«Volevo vedere la tua espressione» si giustificò, assumendo uno sguardo ed un sorriso beati e fanciulleschi che fecero arrossire Germania, il quale riprese a mangiare dopo poco.
«È buona» commentò all’improvviso, alzando gli occhi a guardare Italia.
«Mmh?».
Il biondo vide Veneziano alzare la testa con la forchetta in mano e la bocca piena.
«Se volevi mangiare anche tu... mi spieghi perché hai preparato solo per me?» chiese il tedesco.
L'italiano masticò e deglutì, quindi replicò: «Perché così è più divertente!».
Si portò alla bocca la forchetta ed uno spaghetto si tese, sollevandosi leggermente dal cumulo, scoprendosi come uno dei fili di pasta che aveva preso anche l'altro.
«Più... divertente?» ripeté Germania.
Qualcosa scattò nella sua mente, un meccanismo che portava - per vie non troppo dirette e semplici - ad un unico obiettivo.
Ludwig tirò a sé la propria forchetta, cominciando a masticare per accorciare lo spaghetto che lo univa a Feliciano.
Si allungò sopra il tavolo e, una volta terminato il fil di pasta, unì le sue labbra a quelle dell'italiano, coinvolgendolo in un bacio che stavolta fu profondo e passionale, pieno di desiderio, benché Germania mantenesse il suo contegno serio di militare ligio al dovere.
Italia si piegò per sottostare alla pressione che Ludwig esercitava su di lui, ma rispose al contatto con molto più trasporto dell'altro.
Separandosi, i due si scambiarono un'occhiata accesa di sentimento.
«Germania... vu-vuoi andare in camera?» domandò Feliciano, rosso in viso.
Dal modo in cui l'aveva baciato - e per il grado di conoscenza che aveva di lui - era riuscito a carpire una brama di qualcosa di più rispetto ad un semplicissimo bacio, un qualcosa che lui non aveva certo intenzione di negargli.
Sapeva che il biondo non era il tipo da dire chiaro e tondo quel genere di cose, ma era anche vero che lui aveva imparato, col tempo, a leggerle tra le righe.
Il tedesco distolse lo sguardo, appuntandolo sul piatto di pasta ancora calda abbandonato sul tavolo sotto di loro.
«Non voglio sprecare la tua pasta» disse, lasciando ben trasparire il fattore emotivo della sua affermazione, arrossendo di conseguenza: non era abituato a lasciar trasparire il proprio lato tenero, anche con lui.
Veneziano passò lo sguardo dal suo interlocutore al piatto, sorpreso dall'improvviso interesse che Germania mostrava per lui e per l'impegno che ci aveva messo a cucinargli quel piatto.
Poi, all'improvviso, Italia sorrise e si alzò. Ludwig lo guardò mentre aggirava il tavolo.
L'italiano lo spinse di nuovo seduto, poi gli si sedette sulle gambe. Prese la forchetta, la infilò nel cumulo di pasta e ne arrotolò una piccola quantità attorno alle punte dell'utensile da cucina.
«Germania, di’ “ah”!» esclamò Feliciano, portando la forchetta alla bocca dell'altro, come fosse stato un bambino.
Ludwig arrossì per la situazione decisamente inusuale e imbarazzante, resistendo all'impulso di rimproverarlo.
Al contrario di quanto ci si sarebbe aspettati da lui, obbedì, lasciandosi imboccare più di una volta, senza replicare.
Italia sembrava felice e a lui, tutto sommato, non dispiaceva doverlo tenere in grembo, così vicino a sé.
«È squisita» disse d'istinto e senza alcun preavviso, stringendo le braccia attorno ai fianchi dell'italiano.
Lo afferrò e lo girò, mettendolo a cavalcioni delle sue gambe.
Feliciano fece per imboccarlo un'altra volta, ma Ludwig gli sottrasse la forchetta dalla mano con un gesto gentile.
«Adesso basta» sentenziò, fissandolo intensamente, portando la forchetta verso la sua bocca.
Feliciano l'aprì per riflesso spontaneo e Germania gli diede ciò che voleva, a cui fece seguito un altro poco casto bacio.
Mentre si baciavano, Italia posò le mani sul petto dell'altro, indugiando intorno ai bottoni della camicia.
Ludwig interruppe momentaneamente il contatto tra le loro labbra e Veneziano ne approfittò.
«Posso...?» gli sussurrò, quasi supplicante.
Seguì un istante di silenzio in cui Germania parve esitare.
«Fallo» decretò infine, concedendogli l'autorizzazione a spogliarlo.
Italia non se lo fece ripetere due volte: era raro che fosse lui a "prendere l'iniziativa". Solitamente era Ludwig che lo spogliava e non il contrario; infatti gli aprì i bottoni della camicia con una non indifferente soddisfazione.
Germania gli infilò un'altra porzione di pasta in bocca, ma stavolta Veneziano trattenne la forchetta tra i denti, togliendola così dalla mano dell'altro, in modo da potergli sfilare la camicia.
Appena l'indumento sfiorò terra, Veneziano riprese la forchetta e prese altra pasta, imboccando Ludwig, che nel frattanto aveva messo mano alla giacca della sua uniforme, sbottonandola in tempo record e allentando con l'altra mano il nodo alla cravatta.
Alternandosi nell'imboccarsi ed inframezzando il tutto con qualche bacio, i due finirono con il rimanere senza niente addosso, Italia seduto a cavalcioni di Germania.
Il castano si appoggiò col petto contro quello dell'altro, abbracciandolo, rimanendo a fissarlo a poca distanza dal suo viso.
Si baciarono di nuovo e Veneziano si strinse ulteriormente al biondo, allargando le gambe, lasciando che il proprio pene toccasse quello dell'altro.
Ludwig si sentì percorrere la schiena da un brivido d'eccitazione per quel contatto intimo e persistente.
Quella provocazione - benché quasi certamente involontaria - gli faceva desiderare ardentemente di poter avere il piacere di consumare un rapporto con lui. Il luogo non aveva importanza: anche quella stessa sedia su cui era seduto in quel momento andava bene, purché lo facessero.
«Italia...» mormorò nello staccarsi dalle sue labbra. Dalla sua voce traspariva un chiaro e profondo desiderio, che Feliciano riuscì a carpire ed interpretare alla perfezione.
Con sottomissione incredibile, il castano si sollevò da lui e si sedette tra le gambe che Germania aveva nel frattempo aperto.
Il tedesco lo attirò a sé con le braccia, facendo aderire il proprio petto alla sua schiena, leggermente piegata in avanti in modo da permettergli di fare quel che desiderava.
L’italiano sentì la bocca del tedesco indugiare sul suo collo in modo tutt'altro che casto e ansimare rumorosamente.
Era eccitato. Italia sentiva la sua erezione contro il suo fondoschiena.
«Germania...» lo esortò il castano in un soffio.
Allora, finalmente, il biondo si decise a farlo e penetrò Feliciano, spingendo coi fianchi lentamente e poderosamente.
Veneziano gemeva e s'inarcava, struggendosi per il piacere che Ludwig riusciva a dargli.
Per parte sua, il tedesco sentiva montare sempre più forte dentro di sé un'ondata di piacere che lo appagava e al tempo stesso lo spingeva a dare di più, a penetrare con più foga.
Il rapporto fu breve ed intenso: a Ludwig non occorse molto per raggiungere il culmine dell'eccitazione e venire.
Italia si accasciò contro di lui, all'indietro, senza fiato. Lì giacque, sentendo le mani dell'altro che gli toccavano il ventre, scivolando sulla sua pelle umida di sudore.
Il tedesco chiuse gli occhi, affondando il mento nei capelli dell'italiano.
«Se avessi saputo prima dove si poteva arrivare con un piatto di pasta, forse l'avrei chiesto un po' prima...» commentò in silenzio, ironico ma soddisfatto.
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (N. Italia), Ludwig (Germania)
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Prompt: 25 Senses: Taste / 011. Italian Pasta @
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Note: Yaoi
«È quasi pronto!» esclamò Italia dalla cucina, senza neppure affacciarsi allo stipite della porta.
Nella sua voce era facile distinguere una nota di spensierata allegria ed entusiasmo: Germania aveva finalmente deciso di provare la sua famosa cucina italiana e Veneziano era felicissimo di poter cucinare per lui.
«È quasi pronto!» esclamò Italia dalla cucina, senza neppure affacciarsi allo stipite della porta.
Nella sua voce era facile distinguere una nota di spensierata allegria ed entusiasmo: Germania aveva finalmente deciso di provare la sua famosa cucina italiana e Veneziano era felicissimo di poter cucinare per lui.
Capitava spesso che gli cucinasse qualcosa, ma era raro che potesse cucinare qualcosa di tipico della sua nazione con il suo specifico consenso.
Ludwig, seduto già a tavola, aspettava paziente, addossato contro lo schienale della sedia, le braccia incrociate sul petto e gli occhi bassi.
Si sentiva un po' in imbarazzo per l'esaltazione quasi malsana che Feliciano mostrava per l’occasione.
Aveva acconsentito a provare la cucina italiana perché pensava che, in quanto coppia, dovessero cercare di approfondire un po' la conoscenza l'uno dell'altro anche tramite le tradizioni dei loro paesi. E poi era sicuro che Italia gli avrebbe preparato della pasta, per cui non si preoccupava nemmeno di cosa potesse presentargli nel piatto.
«Comunque è bravo a cucinare, indipendentemente da cosa prepara...» commentò tra sé e sé, mentre le sue guance acquisivano a sua insaputa un tenero rossore.
«Germania! È pronto!» annunciò Feliciano, apparendo sulla porta con un piatto tra le mani.
Andò verso di lui quasi saltellando e gli posò davanti il piatto, cosicché Ludwig poté confermare la sua ipotesi: l’italiano gli aveva preparato un piatto di spaghetti al pomodoro.
Il biondo sbatté perplesso le palpebre, osservando stupito la portata.
«N-non è un po' troppa?» chiese, inarcando un sopracciglio. In effetti, Feliciano gli aveva preparato una montagna di pasta, considerato che doveva mangiarla solamente lui.
Veneziano - che nel frattempo gli si era seduto davanti - assunse un'espressione pensosa ed un poco affranta.
«Dici...?» chiese.
«Ehm, ecco...».
Germania non voleva affatto offenderlo, cosa che gli sembrava invece d'aver fatto.
«No, figurati. Grazie...» si apprestò a rimediare, prendendo la forchetta e cominciando a mangiare sotto gli occhi del castano, che lo fissava senza dir niente, fatto che mise il tedesco piuttosto in soggezione: si vergognava di mangiare sotto strettissima osservazione. Non gli sembrava una cosa degna di così tante attenzioni.
«Che stia aspettando un mio commento...?» si chiese, ingoiando il boccone, iniziando ad arrotolare un'altra porzione di spaghetti attorno all'utensile da cucina.
Era una pasta un po' scomoda da mangiare per via della lunghezza, però non era affatto cattiva.
All’improvviso cominciò a sentir tirare uno spaghetto. Ludwig prese a tirare verso di sé, masticando ed accorciando la pasta.
Alla fine si trovò a masticare l'estremità di uno spaghetto la cui altra estremità era stretta tra i denti di Italia.
Germania sobbalzò e arrossì, fissandolo. Fece per trinciare lo spaghetto e dire qualcosa, ma Feliciano lo precedette: accorciò in un batter d'occhio il filo di pasta fino a che le sue labbra non trovarono quelle di Ludwig.
Sporto sul tavolo, Italia stampò un bacio sulle labbra di Germania, poi si staccò e si risedette, sorridendo.
Il tedesco rimase allibito e senza parole per qualche momento, poi si riprese.
«Che cosa credevi di fare?!» lo rimproverò, arrabbiato.
«N-non farmi male, ti prego! Era solo un bacio...!» frignò Feliciano, spaventato dalla reazione esagerata dell'altro.
Il biondo chiuse gli occhi e si portò una mano alle tempie, mandando un sospiro.
«No, scusa. Non dovevo reagire così, ma mi hai preso alla sprovvista! Potevi dirlo!» esclamò.
Feliciano sorrise di più.
«Volevo vedere la tua espressione» si giustificò, assumendo uno sguardo ed un sorriso beati e fanciulleschi che fecero arrossire Germania, il quale riprese a mangiare dopo poco.
«È buona» commentò all’improvviso, alzando gli occhi a guardare Italia.
«Mmh?».
Il biondo vide Veneziano alzare la testa con la forchetta in mano e la bocca piena.
«Se volevi mangiare anche tu... mi spieghi perché hai preparato solo per me?» chiese il tedesco.
L'italiano masticò e deglutì, quindi replicò: «Perché così è più divertente!».
Si portò alla bocca la forchetta ed uno spaghetto si tese, sollevandosi leggermente dal cumulo, scoprendosi come uno dei fili di pasta che aveva preso anche l'altro.
«Più... divertente?» ripeté Germania.
Qualcosa scattò nella sua mente, un meccanismo che portava - per vie non troppo dirette e semplici - ad un unico obiettivo.
Ludwig tirò a sé la propria forchetta, cominciando a masticare per accorciare lo spaghetto che lo univa a Feliciano.
Si allungò sopra il tavolo e, una volta terminato il fil di pasta, unì le sue labbra a quelle dell'italiano, coinvolgendolo in un bacio che stavolta fu profondo e passionale, pieno di desiderio, benché Germania mantenesse il suo contegno serio di militare ligio al dovere.
Italia si piegò per sottostare alla pressione che Ludwig esercitava su di lui, ma rispose al contatto con molto più trasporto dell'altro.
Separandosi, i due si scambiarono un'occhiata accesa di sentimento.
«Germania... vu-vuoi andare in camera?» domandò Feliciano, rosso in viso.
Dal modo in cui l'aveva baciato - e per il grado di conoscenza che aveva di lui - era riuscito a carpire una brama di qualcosa di più rispetto ad un semplicissimo bacio, un qualcosa che lui non aveva certo intenzione di negargli.
Sapeva che il biondo non era il tipo da dire chiaro e tondo quel genere di cose, ma era anche vero che lui aveva imparato, col tempo, a leggerle tra le righe.
Il tedesco distolse lo sguardo, appuntandolo sul piatto di pasta ancora calda abbandonato sul tavolo sotto di loro.
«Non voglio sprecare la tua pasta» disse, lasciando ben trasparire il fattore emotivo della sua affermazione, arrossendo di conseguenza: non era abituato a lasciar trasparire il proprio lato tenero, anche con lui.
Veneziano passò lo sguardo dal suo interlocutore al piatto, sorpreso dall'improvviso interesse che Germania mostrava per lui e per l'impegno che ci aveva messo a cucinargli quel piatto.
Poi, all'improvviso, Italia sorrise e si alzò. Ludwig lo guardò mentre aggirava il tavolo.
L'italiano lo spinse di nuovo seduto, poi gli si sedette sulle gambe. Prese la forchetta, la infilò nel cumulo di pasta e ne arrotolò una piccola quantità attorno alle punte dell'utensile da cucina.
«Germania, di’ “ah”!» esclamò Feliciano, portando la forchetta alla bocca dell'altro, come fosse stato un bambino.
Ludwig arrossì per la situazione decisamente inusuale e imbarazzante, resistendo all'impulso di rimproverarlo.
Al contrario di quanto ci si sarebbe aspettati da lui, obbedì, lasciandosi imboccare più di una volta, senza replicare.
Italia sembrava felice e a lui, tutto sommato, non dispiaceva doverlo tenere in grembo, così vicino a sé.
«È squisita» disse d'istinto e senza alcun preavviso, stringendo le braccia attorno ai fianchi dell'italiano.
Lo afferrò e lo girò, mettendolo a cavalcioni delle sue gambe.
Feliciano fece per imboccarlo un'altra volta, ma Ludwig gli sottrasse la forchetta dalla mano con un gesto gentile.
«Adesso basta» sentenziò, fissandolo intensamente, portando la forchetta verso la sua bocca.
Feliciano l'aprì per riflesso spontaneo e Germania gli diede ciò che voleva, a cui fece seguito un altro poco casto bacio.
Mentre si baciavano, Italia posò le mani sul petto dell'altro, indugiando intorno ai bottoni della camicia.
Ludwig interruppe momentaneamente il contatto tra le loro labbra e Veneziano ne approfittò.
«Posso...?» gli sussurrò, quasi supplicante.
Seguì un istante di silenzio in cui Germania parve esitare.
«Fallo» decretò infine, concedendogli l'autorizzazione a spogliarlo.
Italia non se lo fece ripetere due volte: era raro che fosse lui a "prendere l'iniziativa". Solitamente era Ludwig che lo spogliava e non il contrario; infatti gli aprì i bottoni della camicia con una non indifferente soddisfazione.
Germania gli infilò un'altra porzione di pasta in bocca, ma stavolta Veneziano trattenne la forchetta tra i denti, togliendola così dalla mano dell'altro, in modo da potergli sfilare la camicia.
Appena l'indumento sfiorò terra, Veneziano riprese la forchetta e prese altra pasta, imboccando Ludwig, che nel frattanto aveva messo mano alla giacca della sua uniforme, sbottonandola in tempo record e allentando con l'altra mano il nodo alla cravatta.
Alternandosi nell'imboccarsi ed inframezzando il tutto con qualche bacio, i due finirono con il rimanere senza niente addosso, Italia seduto a cavalcioni di Germania.
Il castano si appoggiò col petto contro quello dell'altro, abbracciandolo, rimanendo a fissarlo a poca distanza dal suo viso.
Si baciarono di nuovo e Veneziano si strinse ulteriormente al biondo, allargando le gambe, lasciando che il proprio pene toccasse quello dell'altro.
Ludwig si sentì percorrere la schiena da un brivido d'eccitazione per quel contatto intimo e persistente.
Quella provocazione - benché quasi certamente involontaria - gli faceva desiderare ardentemente di poter avere il piacere di consumare un rapporto con lui. Il luogo non aveva importanza: anche quella stessa sedia su cui era seduto in quel momento andava bene, purché lo facessero.
«Italia...» mormorò nello staccarsi dalle sue labbra. Dalla sua voce traspariva un chiaro e profondo desiderio, che Feliciano riuscì a carpire ed interpretare alla perfezione.
Con sottomissione incredibile, il castano si sollevò da lui e si sedette tra le gambe che Germania aveva nel frattempo aperto.
Il tedesco lo attirò a sé con le braccia, facendo aderire il proprio petto alla sua schiena, leggermente piegata in avanti in modo da permettergli di fare quel che desiderava.
L’italiano sentì la bocca del tedesco indugiare sul suo collo in modo tutt'altro che casto e ansimare rumorosamente.
Era eccitato. Italia sentiva la sua erezione contro il suo fondoschiena.
«Germania...» lo esortò il castano in un soffio.
Allora, finalmente, il biondo si decise a farlo e penetrò Feliciano, spingendo coi fianchi lentamente e poderosamente.
Veneziano gemeva e s'inarcava, struggendosi per il piacere che Ludwig riusciva a dargli.
Per parte sua, il tedesco sentiva montare sempre più forte dentro di sé un'ondata di piacere che lo appagava e al tempo stesso lo spingeva a dare di più, a penetrare con più foga.
Il rapporto fu breve ed intenso: a Ludwig non occorse molto per raggiungere il culmine dell'eccitazione e venire.
Italia si accasciò contro di lui, all'indietro, senza fiato. Lì giacque, sentendo le mani dell'altro che gli toccavano il ventre, scivolando sulla sua pelle umida di sudore.
Il tedesco chiuse gli occhi, affondando il mento nei capelli dell'italiano.
«Se avessi saputo prima dove si poteva arrivare con un piatto di pasta, forse l'avrei chiesto un po' prima...» commentò in silenzio, ironico ma soddisfatto.