fiamma_drakon: (Default)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2018-05-04 08:55 pm

Fantasie allo specchio

Titolo: Fantasie allo specchio
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of Life
Personaggi: Elathriel Sunstriker, Peone
Wordcount: 2759 (wordcounter)
Prompt: Drag Race - #01. Mirror per il MMOM 2018 e Age Difference per la prima settimana delle BadWrong Weeks 2018 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Warlords of Draenor".
Note: Age Difference, Cunnilingus immaginario, Handjob, Het, Lemon
Nel mentre che si guardava allo specchio, immaginò come sarebbe stato poter avere lì il suo Peone. Sicuramente vedendola nuda l'avrebbe sommersa di complimenti impacciati e sgrammaticati e solo dopo aver ricevuto il suo esplicito permesso avrebbe osato toccarla.
Grazie all'aiuto dello specchio, l'avvenente locandiera non faticò affatto a fantasticare circa ciò che sarebbe venuto dopo le iniziali e timide carezze del suo Peone nei punti meno intimi della sua persona.


Era pieno pomeriggio a Wor’var. Il sole splendeva alto nel cielo limpido di Nagrand e l’insediamento dell’Orda nei pressi del villaggio del clan delle Lame Ardenti era in piena attività. C’erano soldati di pattuglia all’intorno della palizzata che delimitava il villaggio e Peoni che sgobbavano trasportando carichi pesanti all’Officina Bellica e casse di provviste dentro l’unica locanda presente. La proprietaria, un’Elfa del Sangue chiamata Elathriel Sunstriker, sovrintendeva in maniera piuttosto blanda al rifornimento della sua dispensa, poiché quasi tutta la sua attenzione era catalizzata dal Peone che aveva invitato a sedersi assieme a lei. L’Orco in questione era stato bloccato dopo aver portato diverse casse di birra con la scusa di prendersi un meritato momento di riposo e poi trattenuto con diversi manicaretti dolci e salati preparati dalla stessa Elathriel poco prima e a cui il povero Peone, nella sua semplicità, non era stato in grado di resistere.
Quest'ultimo sedeva ad uno dei tavoli della locanda posizionato in un punto tale per cui dall'ingresso nessuno avrebbe potuto vederlo. Era una strategia che Elathriel aveva scoperto essere funzionale ad evitare al suo Peone di essere visto dal Caposquadra Thazz'ril, permettendogli così di sfuggire ai suoi impietosi calci punitivi.
«Allora? Ti piace?» chiese l'Elfa del Sangue in tono dolce all'Orco, accennando ai piatti vuoti che aveva accatastato in un angolo del tavolo «Spero che la pausa ti sia gradita...».
Il Peone finì di masticare un tortino salato prima di sorriderle goffamente mostrando le zanne sporche di salsa.
«Io felice Elathriel preparato merenda» rispose lui mentre le sue guance acquisivano una deliziosa nota di colore più intenso «Cibo di Elathriel buonissimo».
La locandiera gli sorrise di rimando, protendendo una esile mano verso una delle sue nerborute braccia nude per accarezzarla. La sua pelle era fresca e leggermente umida, segno che aveva sudato nel trasportare le casse e che l'inattività attuale lo aveva rinfrancato.
«Sono contenta di sentirtelo dire» disse lei, mantenendo un tono garbato «Hai ancora molto lavoro da sbrigare?».
Il Peone parve uscire da una specie di trance. Sobbalzò sullo striminzito sgabello su cui era accomodato e scattò in piedi come se si fosse improvvisamente accorto di essere seduto su un cactus.
Elathriel lo fissò con cipiglio preoccupato e perplesso.
«Che succede?» domandò, sperando di non essere stata lei a causare una simile reazione da parte sua. In tal caso avrebbe cercato di farsi perdonare in qualche modo.
«Io ha tanto zug-zug da fare ancora» cercò di spiegare l'Orco con la sua scarsa capacità di linguaggio «Thazz'ril arrabbiato è cattivo» aggiunse.
Pur non riuscendo a comporre frasi molto lunghe e articolate, non fu difficile per la Sin'dorei ricomporre il suo pensiero: doveva tornare a lavorare altrimenti avrebbe attirato su di sé l'ira del Caposquadra. Elathriel sapeva bene della sua particolare inclinazione a prendere a calci nel sedere i lavativi per farli tornare a sgobbare e non desiderava che il suo Peone fosse picchiato per colpa sua.
«Capisco. Allora... ti aspetto per l'ora di cena» disse la locandiera, accennando un sorriso affettuoso verso il suo interlocutore.
«Io arriva puntuale» replicò l'Orco con un cenno di assenso prima di correr fuori dalla locanda.
Elathriel rimase seduta dove si trovava ancora qualche momento, osservando con attenzione il Peone che fuggiva per tornare dal Caposquadra. Le piaceva moltissimo il modo in cui i ridicoli e minuscoli pantaloni da lavoro che indossava facessero sembrare le sue gambe molto più grosse e muscolose di quanto fossero in realtà, anche se nude era convinta che sarebbero state comunque un meraviglioso spettacolo, per non parlare del resto. Il suo torace largo doveva essere solcato da strie di muscoli tonici e ben evidenti al di sotto della sua sudicia canotta rossa recante lo stemma dell'Orda sul retro.
L'Elfa del Sangue si ritrovò a pensare a come sarebbe stato poter trascorrere una notte con quel Peone. Avrebbe potuto strigliarlo fino a far brillare il suo cranio perfettamente rasato e farlo profumare di fiori, cosa che era certa sarebbe stata un'assoluta novità per il diretto interessato. L'avrebbe ospitato nel suo letto e avrebbe dormito al suo fianco tastando il suo corpo mascolino senza doversi preoccupare che il Peone scappasse per paura di essere punito da Thazz'ril. Prima o poi sarebbe giunto il giorno in cui avrebbe vendicato i soprusi subiti dal suo Peone ad opera del Caposquadra. In fin dei conti, era l'unica cui tutti si affidavano per quanto riguardava la preparazione dei pasti e visti i molti giorni che occorrevano ai rifornimenti per giungere a Wor'var dalla Guarnigione nella Landa di Fuocogelo, nessuno poteva incolparla se qualcuno avesse avuto un malore di qualche tipo dopo aver mangiato. Fino ad allora, Elathriel avrebbe dovuto continuare a lavorare per accertarsi che tutti reputassero deliziosa e infallibile la sua cucina.
Con un sospiro, la locandiera si alzò dal tavolo e raccolse la pila di piatti sporchi. Nonostante le apparenze, era molto più forte della media degli Elfi del Sangue; infatti non ebbe alcun problema a trasportare le stoviglie sporche fino in cucina. Le appoggiò dentro un grosso lavabo e iniziò a lavarle usando una spugnetta e del sapone.
Nel mentre che lavorava cominciò a divagare con il pensiero, anche se la sua fantasia non la condusse molto lontano, poiché riprese a pensare al Peone. Era da moltissimi anni - venti? Trenta forse? Essere una Sin'dorei non significava automaticamente avere una memoria di ferro - che non provava una tale attrazione nei confronti di un maschio. L'ultimo con cui aveva tentato di instaurare una relazione aveva preferito arruolarsi nei Guardaboschi piuttosto che essere vincolato a lei per sempre. Le aveva detto che non tollerava più la sua morbosa ossessione per le degustazioni dei suoi manicaretti a tutte le ore del giorno, insulto che Elathriel aveva considerato talmente oltraggioso da non meritare alcuna occasione di redenzione. La scellerata offesa fu comunque l'ultima che quell'Elfo perpetrò in vita: pochi giorni dopo la sua unione ai Guardaboschi, Arthas arrivò con il Flagello alle porte di Quel'Thalas e la sua vecchia fiamma venne uccisa insieme alla maggior parte dei suoi nuovi compagni.
Al contrario degli Elfi del Sangue, gli Orchi avevano tutta un'altra concezione del cibo e il Peone non aveva mai osato muoverle una sola critica riguardo alla quantità di pietanze che gli presentava ogni volta che varcava la soglia della sua locanda. Era sempre attento a come si comportava in sua presenza e cercava - non sempre con ottimi risultati - di essere educato mentre mangiava. Osservarlo sfamarsi dava ad Elathriel un senso di piena soddisfazione anche quando non esplicitava vocalmente complimenti alla sua cucina; inoltre, a dispetto delle sue enormi lacune di vocabolario, alla locandiera piaceva intrattenersi a parlare con lui. A volte riusciva addirittura ad instaurare delle conversazioni quasi normali, anche se in quei casi era palese lo sforzo del Peone di mettere in fila molte più parole di quanto fosse abituato a fare di solito.
Con un poco di vergogna, l'Elfa del Sangue si rese conto delle conseguenze fisiologiche che quel tipo di riflessione le aveva causato: il piacere che aveva provato nel pensare al suo Peone si era manifestato anche a livello fisico e adesso percepiva una sgradevole sensazione di bagnato tra le gambe.
«Alla mia età ho ancora problemi a controllarmi...» rifletté sconsolata mentre finiva di lavare l'ultimo piatto, aggiungendolo agli altri che stavano già asciugando infilati in una specie di rastrelliera metallica attaccata all'esterno della finestra. Nagrand era una regione molto soleggiata di Draenor, per cui le stoviglie non avevano alcun problema ad asciugare esposte alla luce solare.
Elathriel si asciugò le mani e salì nella sua camera da letto. Questa si trovava proprio sopra la cucina e ad essa si accedeva solo tramite una breve rampa di scale situata dietro una porticina all'interno della cucina. Nessun ospite avrebbe potuto raggiungerla né per sbaglio né intenzionalmente, non senza il suo consenso almeno: l'uscio era chiuso con una chiave che la Sin'dorei teneva sempre con sé.
La sua camera da letto era di modeste dimensioni, simili a quelle delle stanze a disposizione degli ospiti. Ciò che la distingueva e la caratterizzava era l’arredamento: alle finestre erano appese delle piccole tende di un bel rosso sgargiante e l’armadio recava sulle ante lo stemma dei Sin’dorei. Anche la coperta era più pregiata di quella in dotazione nelle altre stanze. Per dare un tocco chiaramente femminile e frivolo all’intera camera, l’Elfa del Sangue aveva sistemato un grosso specchio ovale sulla parete di fianco al suo letto, in maniera tale da potersi ammirare senza dover andare in bagno, la cui porta era situata poco oltre quella d’accesso alla stanza.
Dopo essersi assicurata che la porta fosse chiusa alle sue spalle, la locandiera si avvicinò all’armadio e alla sedia situata accanto ad esso. Si tolse le vesti e il grembiule e li appoggiò su di essa, quindi andò verso il letto con solo la biancheria indosso.
Non si poteva certo dire che questa facesse qualcosa per coprire il suo fisico snello se non nei punti strettamente indispensabili. Le mutandine in pizzo rosso erano sottili e sul retro erano costituite unicamente da un filo che le passava tra le natiche. I due triangolini gemelli che costituivano il suo reggiseno le coprivano appena le areole dei capezzoli; ciononostante, i fili che li sostenevano erano robusti a sufficienza da riuscire a svolgere in maniera eccellente ciò per cui erano stati progettati.
Elathriel aprì senza difficoltà il piccolo gancio che le teneva chiuso il reggiseno sulla schiena. Era abituata ad assolvere a tale "incombenza" da sola. A quel punto si sfilò le mutandine e con una smorfia di disapprovazione notò che la sua percezione di bagnato era effettivamente corretta: la punta inferiore del triangolino di tessuto che le copriva il pube e la vagina era molto più che semplicemente umida. Era dispiaciuta all'idea di dover cambiare le mutandine così presto - le aveva messe solo poche ore prima dopo essersi fatta un bel bagno rilassante - ma era anche sollevata dal fatto che il loro "sacrificio" aveva salvato la gonna della sua tunica da lavoro.
Mise la biancheria in una cesta coperta situata in un angolo. Al suo interno c'erano già altri suoi indumenti che dovevano essere lavati. Una volta fatto ciò, l'Elfa del Sangue si sedette sul bordo del letto dalla parte dello specchio e fissò il suo riflesso.
Era da molto che non passava un po' di tempo a studiare le sue apparenze. Guardandosi in quel momento le parve che il suo viso fosse più magro e gli occhi leggermente scavati ma allontanò subito l'ipotesi che avesse perso peso o che il lavoro presso la locanda la stancasse più del solito: era molto contenta e soddisfatta di come stesse procedendo la sua permanenza a Wor'var. Vedere i Peoni e i valorosi - seppur sudati e non proprio educati - soldati dell'Orda che mangiavano con entusiasmo i suoi piatti senza averne mai abbastanza era quanto di meglio potesse chiedere al suo lavoro.
L'Elfa del Sangue si sistemò meglio i lunghi capelli rossi e lisci sulle spalle, in maniera che le incorniciassero il volto ordinatamente. Reclinò un poco la testa e notò subito che la luce che filtrava attraverso le tende delle finestre non la faceva più apparire patita come poco prima. Sorrise compiaciuta ammirando la perfezione incondizionata del suo corpo. Come tutti i Sin'dorei, anche Elathriel era vittima di un innato narcisismo e culto dell'estetica personale. Doveva essere sempre elegante, impeccabile e bellissima in ogni momento della giornata. Fortunatamente l'essere "bellissima" non era un problema di cui dovesse preoccuparsi.
Nel mentre che si guardava allo specchio, immaginò come sarebbe stato poter avere lì il suo Peone. Sicuramente vedendola nuda l'avrebbe sommersa di complimenti impacciati e sgrammaticati e solo dopo aver ricevuto il suo esplicito permesso avrebbe osato toccarla.
Grazie all'aiuto dello specchio, l'avvenente locandiera non faticò affatto a fantasticare circa ciò che sarebbe venuto dopo le iniziali e timide carezze del suo Peone nei punti meno intimi della sua persona.
Passandosi la lingua sul labbro superiore con fare deliberatamente provocante, Elathriel divaricò le lunghe gambe più che poté senza perdere un buon appoggio sul pavimento con le punte dei suoi magri piedini. Le sue sottili caviglie erano incurvate verso l'esterno e sembrava che da un momento all'altro potessero spezzarsi per lo sforzo di rimanere in quella posizione. L'Elfa del Sangue immaginò il Peone che si inginocchiava tra le sue cosce aperte. Le sue enormi spalle le richiedevano l'apertura massima dei suoi arti inferiori per poter entrare tra di esse. Se si impegnava a fondo riusciva addirittura a percepire l'odore pungente del suo sudore ormai freddo a contatto con la sue pelle ancora umida. Lo aveva sentito così tante volte che sarebbe stata in grado di riconoscere la particolare sfumatura aromatica del suo sudore in mezzo a centinaia di Peoni che non si lavavano da un mese.
«Io dare piacere a Elathriel» le avrebbe probabilmente detto con la sua voce greve e sgraziata prima di abbassare la testa e schiacciare il suo grosso naso tondeggiante contro il suo clitoride mentre le leccava gli umori che aveva già prodotto.
La diretta interessata portò l'indice e il medio sul suo clitoride, stimolandolo leggermente prima di scendere oltre a mimare il passaggio della lingua dell'Orco su di lei. La sua pelle morbida non avrebbe mai potuto eguagliare al tatto la grossa e ruvida lingua di un Orco; tuttavia, per quello che era il suo scopo al momento, le sue dita erano più che sufficienti.
Piegò la schiena all'indietro e si appoggiò con la mano libera sulla coperta per non perdere l'equilibrio mentre gemeva sommessamente senza staccare lo sguardo dallo specchio che aveva dinanzi.
«Oh, peoncino mio...» mugugnò con voce carica di struggente desiderio. Mosse appena il bacino, dando un piccolo colpo come per andare incontro al suo partner immaginario.
Nella sua fantasia ad occhi aperti, quest'ultimo spostò la bocca più in alto, andandole a stuzzicare finalmente il clitoride. Elathriel mosse le dita di conseguenza.
I suoi gemiti si fecero più intensi e più di una volta chiamò il suo Peone a mezza voce, supplicandolo di farla venire. Le sue dita si muovevano di pari passo con il suo crescente desiderio di raggiungere l'orgasmo. Le gambe le tremavano mentre cercava di farle rimanere aperte come erano.
I suoi occhi verdi e scintillanti non si staccavano dallo specchio che aveva dinanzi se non per i pochi attimi che le servivano a sbattere le palpebre. Il suo corpo era teso verso il culmine del piacere. Non poteva negare di essere un bello spettacolo, anche se il suo Peone nudo sarebbe stato altrettanto piacevole da osservare, con le sue enormi natiche sode in mostra e l'ampia schiena cui aggrapparsi mentre godeva.
Le sue dita erano ricoperte di un denso strato di umori e si muovevano agilmente sul suo clitoride, compiendo solo qualche rapida incursione più in basso quando c'era bisogno di recuperare ulteriore lubrificante.
Quando finalmente arrivò all'orgasmo si lasciò cadere distesa supina sulla coperta con un mugolio particolarmente soddisfatto e acuto. Ansimando rumorosamente continuò a muovere le dita sulla sua zona sensibile, percependo più in basso i muscoli interni alla vagina che si contraevano pur non avendo niente da stringere.
L'Elfa del Sangue si spostò fino ad avere il sedere oltre il bordo del letto, in maniera da non sporcare con i suoi fluidi la coperta. Continuò a stimolare il clitoride fino a che l'estasi dell'orgasmo non svanì, lasciandola stordita ma pienamente soddisfatta. Respirava con leggero affanno e dovette acquattarsi sul pavimento non appena riprese pieno controllo di sé, onde evitare che le sue caviglie indolenzite cedessero e la facessero cadere malamente.
Rimase in quella posizione per quasi un minuto, completamente nuda e con i capelli un po' arruffati, osservando assorta lo specchio. Accarezzò la superficie riflettente con la mano pulita, increspando appena le labbra in un sorriso.
«Devo riuscire a portare qui il mio Peone... con o senza il permesso di Thazz'ril» decretò con decisione mentre si rialzava «Non posso protrarre oltre questa situazione...».
Ciò detto aprì l'armadio e prese della biancheria pulita dai cassetti che occupavano la metà inferiore, quindi riprese la sua veste da lavoro e si diresse placidamente verso il bagno: in fin dei conti, non poteva presentarsi sudata e spettinata alla locanda per l'ora di cena.
«Devo essere perfetta per il mio Peone...» rifletté contenta mentre si accingeva a riempire la sua vasca.
Ancora non riusciva a comprendere veramente la sua attrazione per quell'Orco; tuttavia, più passava il tempo e più capiva che non le interessava davvero saperlo. L'unica cosa importante in tutto ciò era il fatto che passare del tempo insieme a quel Peone la rendeva felice, e tanto le bastava.