fiamma_drakon: (Default)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Pain and Alcohol
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Sentimentale
Personaggi: Flynn Fairwind, Taelia Fordragon
Wordcount: 7078 (wordcounter)
Prompt: Drunk sex per il P0rn Fest #12 e 47. Attico per la Maritombola del Decennale @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata subito dopo la fine della storia (dell'Alleanza) alla Baia di Tiragarde.
Note: Drunk Sex, Het, Hurt/Comfort accennato, Lemon
Mandando al diavolo la discrezione e la buona creanza, la ragazza sbatté come una furia il suo boccale di birra sul bancone e gridò: «FLYNN!».
Nella locanda calò un silenzio quasi assoluto. Solo coloro che si trovavano all'esterno ancora continuavano a chiacchierare allegramente.
Fairwind abbassò il boccale e il braccio, ruotando la testa verso il bancone - cosa che nemmeno l'esplicita minaccia del locandiere era riuscita a fargli fare. Pur essendo totalmente ubriaco, i suoi occhi si spalancarono alla vista della ragazza e la sua espressione spavalda sparì di colpo. Persino le sue guance arrossate parvero perdere un po' di colorito mentre riconosceva Taelia.
«Merda» fu tutto ciò che riuscì a dire prima di cercare goffamente e in tutta fretta di scendere dalla sedia per darsi alla fuga.


Le voci del tradimento di Priscilla Ashvane si erano diffuse in tutta Boralus e nel resto della Baia di Tiragarde velocemente e altrettanto rapidamente si era sparsa anche la notizia della sua scomparsa in mare a seguito di uno spettacolare inseguimento tra Dama Ashvane e il campione dell'Alleanza.
A distanza di diverse ore dall'accaduto, la città di Boralus stava iniziando a riprendersi dagli avvenimenti. Al calar della notte, i cittadini iniziarono ad uscire dalle loro case e a riversarsi nelle strade e nelle locande con tutta l'intenzione di festeggiare lo scampato pericolo. Il colpo di stato di Priscilla Ashvane era fallito e Katherine Proudmoore era ancora viva ed in perfetta salute, oltre a possedere ancora la carica di governatrice di Kul Tiras.
Erano molti anni che i cittadini di Boralus non erano così felici di sapere che al governo della loro nazione c'era ancora la vedova Proudmoore.
Nonostante non avesse avuto il piacere di partecipare in prima persona allo smascheramento pubblico delle infami intenzioni di Priscilla Ashvane, Flynn Fairwind aveva deciso di unirsi quantomeno ai festeggiamenti. In fin dei conti aveva contribuito alle indagini sui traffici di quella donna orribile e ci aveva anche quasi rimesso la pelle. Il minimo che potesse fare era uscire e andare a spendere la sua paga in birra, specialmente considerato che insieme alla disfatta di Dama Ashvane era anche stato tolto definitivamente di mezzo il suo vecchio secondo in comando. Harlan Sweete era morto, e con lui il passato che Flynn aveva così disperatamente cercato di lasciarsi alle spalle per tanti anni. Se non era quello un motivo valido per gozzovigliare allegramente per tutta la notte…!
Non appena il sole era tramontato all'orizzonte, Flynn era sgattaiolato via dall'ufficio di Cyrus Crestfall a dispetto delle innumerevoli ferite ancora fresche e dolenti causategli dai tirapiedi di Sweete durante il loro ultimo incontro presso il Covo della Libertà. Non era stata una fuga difficile: nessuno gli prestava più molta attenzione presso il Mercato di Ventosaldo. Ormai si erano abituati tutti a vederlo aggirarsi sempre in zona e quella sera in particolare, tutti erano così presi dall’euforia per gli avvenimenti del giorno da accorgersi ancor di meno della sua presenza.
Fairwind arrancò lungo il molo lentamente, tenendosi una mano sotto il cappotto a premere laddove il fianco fasciato gli doleva ancora forte. Probabilmente aveva delle costole incrinate e sicuramente muoversi non gli faceva per niente bene ma a lui non importava. Avrebbe avuto tempo poi per riposarsi.
Le lesioni riportate gli impedirono di camminare a lungo, per cui si fermò alla taverna più conosciuta del Mercato di Ventosaldo.
Era un posto molto frequentato dai marinai e benché non fosse esattamente enorme, la Locanda di Porto Piccolo quella sera brulicava di persone di ogni tipo. Gran parte degli avventori si trovava riversata all’esterno del locale, intenta a bere e chiacchierare animatamente, fatto che fece temere a Flynn di doversi cercare un altro posto in cui andare ad ubriacarsi: per quanto gli piacesse il clima gioviale e chiassoso che c’era lì, il suo fisico malconcio non gli consentiva di stare in piedi così a lungo come avrebbe voluto. Se non avesse trovato un posto su cui abbandonarsi seduto, avrebbe dovuto andarsene da un’altra parte.
Sbuffando piano ad ogni leggera spinta o gomitata che riceveva mentre si faceva strada attraverso la gente, Flynn guadagnò con fatica la porta della taverna. Non appena l’ebbe varcata notò immediatamente che i clienti parevano preferire di gran lunga l’esterno all’interno: pur essendo i tavoli tutti occupati, il numero di persone era considerevolmente ridotto. Cosa ancora più importante per lui, il bancone pareva essere quasi deserto. I pochi sgabelli che si trovavano lungo il lato esterno ad esso erano liberi.
Un sorriso grato gli incurvò le labbra gonfie e violacee per i pugni incassati solo poche ore prima. Si diresse lesto - per le sue attuali condizioni almeno - verso il bancone, zigzagando tra le sedie occupate per la maggior parte da Kul Tirani corpulenti e fastidiosamente ingombranti. Si sedette sul primo sgabello che gli capitò nei pressi cacciando un debole gemito di sollievo e cercò di assumere un contegno il più naturale possibile mentre sollevava una mano per attirare l'attenzione del proprietario, Wesley Rockhold.
«Cosa ti porto?» chiese quest'ultimo in tono cordiale, avvicinandosi con un boccale vuoto in mano. Sembrava a sua volta contagiato dal buonumore generale dei suoi clienti.
«Birra. Un bel boccalone di birra» esclamò Flynn, tirando fuori da un sacchetto ben nascosto in una tasca interna del suo prezioso cappotto un paio di monete d'argento. Passò il denaro all'uomo con un lieve sogghigno e rimase lì in paziente attesa.

Dopo aver trascorso l'intera serata insieme a Katherine Proudmoore per mostrarle tutte le prove raccolte in merito a ciò che Priscilla Ashvane aveva macchinato alle sue spalle e averle raccontato dei drammatici avvenimenti che avevano coinvolto le altre grandi casate di Kul Tiras, Taelia poté finalmente fare ritorno all'Ufficio del Porto. Era esausta per gli avvenimenti della giornata ma anche incredibilmente soddisfatta per il grande lavoro svolto per la sua nazione. Era certa che Cyrus sarebbe stato orgoglioso di lei e l'avrebbe ricoperta di complimenti.
La ragazza scese le scale che conducevano all'ufficio del suo "guardiano" con un sospiro. L’unica lanterna ancora accesa era quella sospesa sugli ultimi gradini. Taelia non vide niente di anomalo in ciò: siccome Flynn usava l'ufficio come “casa provvisoria” quando non aveva voglia di andare a spendere soldi per dormire in una delle numerose locande della città, prima di andare a casa Cyrus gli lasciava accesa l’ultima lanterna, in modo che Flynn non inciampasse nei gradini in caso si fosse svegliato nel cuore della notte per assolvere ai normali bisogni fisiologici.
Sperava davvero che Fairwind fosse riuscito ad addormentarsi: le ferite che aveva riportato dalla sua "gita" al Covo della Libertà erano parecchio gravi e nonostante fosse intervenuta tempestivamente nel medicarlo, non poteva avere l'assoluta certezza che si rimettesse del tutto. Dormire gli avrebbe fatto sicuramente bene.
La ragazza fece qualche passo nell'ufficio, cercando di produrre meno rumore possibile.
«Flynn...?» bisbigliò, dirigendosi verso il sottoscala, l'angolo che solitamente l’uomo utilizzava a mo' di camera da letto - anche se in realtà non c'era altro che una sedia di legno e una coperta. Lo aveva lasciato lì prima di recarsi al Forte dei Proudmoore, bendato e ancora dolorante, quasi sull’orlo dell’incoscienza.
Non le giunse alcuna risposta.
«Flynn?» ripeté a voce un poco più alta, avvicinandosi ulteriormente. Il sottoscala era separato dal resto della stanza da una specie di bancone di legno e Taelia si sporse oltre di esso per vedere se Fairwind stesse dormendo.
Un'imprecazione le sgusciò fuori dalla bocca non appena i suoi occhi ormai abituati alla penombra del luogo si posarono sulla sedia che Flynn avrebbe dovuto occupare e che era al momento completamente vuota. Le coperte giacevano ammucchiate sul pavimento e dell'uomo non c'era alcuna traccia.
«Non posso... credere che sia andato davvero in giro! Da solo!» sbottò Taelia a voce alta, picchiando un esile pugno sul piano di legno dinanzi a lei «Razza di idiota incosciente...!».
Corse verso le scale e le risalì due gradini per volta. Non appena fuori rimase per un momento interdetta a fissare qualcosa di imprecisato dinanzi a sé: dove poteva essere andato quel disgraziato di Flynn?
«Sicuramente è in una locanda a bere… come quasi tutta Boralus...» esclamò tra sé e sé senza alcun indugio «… la vera domanda è... in quale tra tutte quelle della città…?».
Boralus era immensa e possedeva talmente tante locande che sarebbe stato difficile per lei pensare ad una che potesse essere la favorita di Flynn. Le uniche che al momento si sentiva di escludere in toto erano le due situate nel Distretto di Stoppaumida: essendo quel luogo ancora bazzicato da pirati e feccia al seguito degli Ashvane, difficilmente Flynn si sarebbe trascinato fin laggiù... a meno che non desiderasse ardentemente aggiungere qualche altra frattura e livido alla sua già attualmente vasta collezione.
«Pensa Taelia... dove andresti se fossi Flynn?» ponderò a mezza voce, rivolta a se stessa.
Doveva essere un posto che per lui non costituisse un potenziale pericolo e al tempo stesso fosse facilmente raggiungibile anche a piedi; inoltre, sarebbe dovuto essere un luogo in cui lei non sarebbe mai andata a cercarlo. Se era scappato dall'ufficio di Cyrus di nascosto, era ovvio che non volesse essere trovato.
Taelia chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Sapere che Flynn era scappato quando tecnicamente sarebbe dovuto essere sotto la sua custodia era per lei inconcepibile e la rabbia che le provocava pensare alla facilità con cui quel disgraziato patito degli alcolici si era volatilizzato senza lasciar traccia ottenebrava le sue capacità di giudizio.
Avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno all'Ufficio del Porto non appena Dama Ashvane si era gettata in mare; eppure reputava Flynn abbastanza intelligente da non uscire quando chiaramente il suo corpo non era in grado di sostenere lo sforzo.
Doveva riuscire a ragionare lucidamente per riuscire a ritrovarlo prima che combinasse qualche guaio. Era suo dovere riprendere il controllo su quel teppistello troppo cresciuto prima che fosse tardi. Non se lo sarebbe mai perdonato se gli fosse accaduto qualcosa.
Decise di cominciare a perlustrare Boralus a partire dal Caffè della Cupola e le altre locande situate intorno al Forte dei Proudmoore. Erano abbastanza lontane dal porto per poter essere considerate relativamente sicure; inoltre, era difficile per Taelia immaginarsi uno come Flynn che si ubriacava al Caffè della Cupola, mezzo sdraiato su uno dei caratteristici divanetti ricoperti di cuscini rosa del locale e sotto gli occhi dell'aristocrazia della città. A ben pensarci, era un luogo perfetto dove scappare e dove essere sicuri di non essere beccati.
«Dannato Flynn...! Quando ti ritroverò giuro che ti legherò su quella sedia fino a che non mi dimostrerai che ogni livido sul tuo corpo è guarito alla perfezione...!» sibilò rabbiosa, dirigendosi verso la scalinata che conduceva sulle enormi mura che attraversavano orizzontalmente tutta Boralus.
L'attendeva una lunga camminata a caccia di Flynn Fairwind.

Purtroppo per Taelia, la sua iniziale teoria si rivelò incorretta. Aveva riflettuto a lungo su quanto la teoria riguardante il Caffè della Cupola potesse o meno essere valida ed era giunta alla conclusione che non si fosse sbagliata. Avrebbe incastrato Flynn e l'avrebbe trascinato di nuovo in ufficio senza nessuna difficoltà.
Fu molto delusa quando vide che tra i numerosi avventori del Caffè della Cupola quello che lei cercava non era presente.
Ovviamente non si arrese dinanzi a quel primo fallimento.
«Non mi sfuggirai, Flynn Fairwind!» rifletté tra sé e sé, decisa, mentre usciva dall'angolo di terrazza in cui il locale era situato per dirigersi verso la prossima locanda.
La Birreria della Tempesta Perfetta - solitamente chiusa - per l'occasione aveva aperto i battenti e dall'interno proveniva il chiassoso vociare di gente ubriaca o quasi. Era un edificio piuttosto piccolo e Taelia dovette farsi largo a spintoni per riuscire ad entrare; tuttavia, una volta all'interno dovette constatare suo malgrado che ancora una volta la sua fatica era andata sprecata. Non c'era nessuna traccia di Flynn neanche lì.
Irritata, tornò indietro per dirigersi alla Groggeria di Pinky, un locale situato su una terrazza coperta che si affacciava su uno dei canali interni che dividevano la capitale di Kul Tiras. Anche lì era pieno di gente ubriaca e nell'aria stagnava un opprimente odore di liquore che diede fastidio a Taelia, ancora completamente sobria.
Pure lì di Flynn non c'era alcuna traccia, nonostante la ragazza fosse ben consapevole del fatto che il suo obiettivo avesse mantenuto una strana propensione verso il consumo di liquori esotici più o meno rari o raffinati, prodotti che il proprietario della Groggeria, Nicolas Moal, serviva come bevande principali nella sua attività.
Infuriata con se stessa e con Flynn si allontanò in direzione nord, decisa a controllare persino le locande situate nella zona circostante il Porto degli Ashvane.
Le sue ricerche andarono avanti per ore senza alcun successo. Le strade di Boralus dopo il calar del sole diventavano un intricato groviglio di strade tutte uguali, specialmente in quartieri già malfamati e poco curati come il Distretto di Stoppaumida.
Lì Taelia si ritrovò a girare in cerchio e ritrovarsi spesso e volentieri dinanzi a vicoli ciechi laddove era convinta ci fosse una strada praticabile. Riuscì a trovare quasi per miracolo la locanda "Al Grifone Ubriaco" ma si fermò a controllare da distanza vista la gentaglia dall'aspetto poco raccomandabile che si vedeva bene essere all'interno, onde evitare spiacevoli incidenti.
Reputò verosimile l'ipotesi che Flynn non fosse neanche lì.
Aveva ormai girato mezza città a piedi e dopo gli incredibili eventi di quella giornata la stanchezza cominciava a farsi sentire. Desiderava solo terminare il suo lavoro di "baby-sitter" con Flynn e potersene andare a dormire.
Sconsolata dai pessimi risultati della sua ricerca e infreddolita, la ragazza si avviò verso Guadobasso, un piccolo avamposto appena oltre il perimetro nord di Boralus che aveva una locanda facilmente accessibile e frequentata.
Lungo la strada incappò in alcuni vicoli bui dai quali udì provenire quelli che erano indubbiamente i versi di qualcuno che stava approfittando dell'occasione e del buio per divertirsi con qualche prostituta del porto. Man mano che procedeva verso attraverso il Distretto di Stoppaumida il numero di "incidenti" di quel tipo aumentò in maniera esponenziale. Taelia accelerava il passo ogni volta che le capitava di passare vicino ai vicoli più scuri, arrossendo al solo pensiero di cosa si stava consumando così vicino a lei.
Non riusciva a credere che tra i cittadini di Boralus ci fossero persone che accettavano di fare sesso all'esterno in piena notte, specialmente col freddo che faceva a quell'ora. Lei non l'avrebbe mai fatto.
Arrivò a Guadobasso a notte ormai inoltrata e quando entrò nella locanda - stranamente poco affollata rispetto alle altre che aveva girato - si premurò di perlustrarla da cima a fondo solamente per avere l'opportunità di riscaldarsi un po'. Fu in quel momento che cominciò a desiderare ardentemente che Flynn uscisse fuori, non tanto per poterlo malmenare quanto piuttosto per potersene andare a casa sua al caldo.
Appurato che Fairwind non si trovava neanche lì, uscì per l'ennesima volta in strada; tuttavia, il freddo pungente che l'accolse la spinse a demordere completamente.
«Al diavolo Flynn e la sua mania di bere!» brontolò tra sé e sé mentre tornava verso il Mercato di Ventosaldo «Andrò a cercarlo domattina con Cyrus, sicuramente lo troveremo sdraiato in qualche vicolo a vomitare anche l'anima dopo i bagordi di stanotte...».
Le dispiaceva moltissimo di non essere riuscita nell'impresa. Cyrus sicuramente si sarebbe arrabbiato con Flynn per il suo comportamento e non con lei; tuttavia, non poteva fare a meno di sentirsi in parte responsabile per l'accaduto.
Lentamente fece ritorno al molo. Una volta arrivata però, non si diresse verso casa sua ma verso la Locanda di Porto Piccolo. Sperava di potersi rilassare un po' dopo la stressante serata che aveva passato e soprattutto riscaldarsi. E cosa c'era di meglio per riscaldarsi in una sera come quella di una bella birra?
Come tutte le altre taverne, anche quella era ancora aperta nonostante l'ora tarda. I clienti che osavano sfidare il gelo notturno erano pochi, probabilmente quelli che erano talmente ubriachi da non percepirlo.
Taelia passò tra di loro ignorando i beceri commenti di apprezzamento inerenti alla sua persona ed entrò. L'interno era molto più affollato ma alla ragazza la cosa dava fastidio solo marginalmente: la folla di persone radunate attorno ai tavoli emanava un calore che ora come ora le era particolarmente gradito.
Grazie alla sua esile corporatura riuscì a sgusciare agilmente attraverso la modesta sala principale della locanda fino a raggiungere il bancone, dietro al quale il barista stava lavorando senza posa riempiendo diversi boccali in serie sotto il rubinetto attaccato alla grossa botte addossata alla parete per poi passarli agli avventori in attesa.
«Buonasera Wesley» salutò cordialmente Taelia, appoggiandosi con entrambi i gomiti all'estremità libera del bancone «Potresti servirmi una birra?».
Il locandiere afferrò subito un boccale pulito, lo riempì alla velocità della luce e glielo passò facendolo scivolare lungo il piano del bancone. La ragazza prese la bevanda e se la portò grata alla bocca, tracannandone un breve sorso.
«Oh, Taelia! Grazie al cielo sei arrivata! Potresti occuparti del tuo amico?» chiese in tono quasi supplichevole Rockhold, indicandole in direzione del camino.
La ragazza si volse con cipiglio confuso verso il caminetto in un angolo della sala giusto in tempo per vedere nientemeno che Flynn Fairwind ergersi su di una sedia con un piede su di un tavolo indicando con un braccio un inesistente punto in lontananza verso il muro.
«E così mi sono avventato su quella sirena... hic!... e le ho... staccato la testa?... con una scia-hic!-bolata...!» e col braccio teso mimò un teatrale movimento con la spada, al quale seguì un generoso sorso di birra dal boccale che teneva nell'altra mano.
Il suo piccolo pubblico lo acclamò con schiamazzi e grida mentre Wesley rimproverava: «Giù dal tavolo, Flynn! O vuoi che ti sbatta fuori?».
Poco mancò che a Taelia andasse per traverso la birra per la sorpresa: aveva fatto tutto il giro di Boralus immaginando che lui avesse architettato chissà quale piano diabolico e complicato per sfuggirle e andare ad ubriacarsi in completa libertà... quando in realtà le sarebbe bastato semplicemente fare pochi metri dall'ufficio di Cyrus?!
Una rabbia divampante esplose dentro di lei. Mandando al diavolo la discrezione e la buona creanza, la ragazza sbatté come una furia il suo boccale di birra sul bancone e gridò: «FLYNN!».
Nella locanda calò un silenzio quasi assoluto. Solo coloro che si trovavano all'esterno ancora continuavano a chiacchierare allegramente.
Fairwind abbassò il boccale e il braccio, ruotando la testa verso il bancone - cosa che nemmeno l'esplicita minaccia del locandiere era riuscita a fargli fare. Pur essendo totalmente ubriaco, i suoi occhi si spalancarono alla vista della ragazza e la sua espressione spavalda sparì di colpo. Persino le sue guance arrossate parvero perdere un po' di colorito mentre riconosceva Taelia.
«Merda» fu tutto ciò che riuscì a dire prima di cercare goffamente e in tutta fretta di scendere dalla sedia per darsi alla fuga.
«Disgraziato!» ululò la ragazza dal bancone. Afferrò il suo boccale e lo scaraventò contro l'uomo, prendendolo in piena faccia proprio quando finalmente era riuscito a tornare con entrambi i piedi a terra. Il colpo lo colse impreparato, tanto che il contraccolpo gli fece perdere il suo già precario equilibrio, facendolo finire gambe all'aria oltre la sedia.
Tutti gli altri avventori continuavano a tacere, rapiti dallo spettacolo: bene o male conoscevano i due protagonisti, dato che si trattava in prevalenza di lavoratori che bazzicavano quotidianamente il porto e che quindi avevano modo di intravederli in molteplici occasioni durante il giorno.
Un gemito strozzato di dolore sorse da Flynn mentre invano cercava di puntellarsi sui gomiti per cercare di rialzarsi. Aveva tracannato tanti di quei boccali di birra che il suo senso dell'equilibrio ne era stato compromesso oltre ogni possibile salvezza. Come se ciò non bastasse, c'erano anche da considerare le sue condizioni fisiche non proprio ottimali, grazie alle quali adesso il suo corpo pulsava di dolore in maniera atroce. Ogni suo muscolo gridava pietà.
Taelia gli fu addosso in un lampo. Lo afferrò per il bavero del cappotto e lo sollevò quasi di peso, facendo sì che potesse appoggiarsi al tavolo. Sulla sua faccia si leggeva una chiara ed inequivocabile espressione di rabbia mista a disgusto.
«Quanto hai bevuto? Puzzi di alcol da far schifo...!» commentò.
Flynn mise su una specie di adorabile broncio e cercò di afferrare entrambe le sue mani tra le proprie, fallendo miseramente.
«Hic!... lasciami il cappotto... è i-hic!-l... mio preferito...!» mormorò a mezza voce, corrugando le folte sopracciglia marrone-rossicce mentre si concentrava in un nuovo tentativo di liberarsi dalle grinfie di Taelia.
Era così patetico che rimanere arrabbiata con lui le fu praticamente impossibile. Non riusciva ancora a capire come facesse a trovarlo tenero ogni volta che si ubriacava.
Taelia emise un verso esasperato e di sopportazione insieme mentre si girava verso il locandiere, il quale si era unito agli altri spettatori interrompendo ogni sua altra attività.
«Ci sono ancora delle camere libere?» chiese senza girarci minimamente intorno. Non aveva voglia di perdere altro tempo.
Wesley sobbalzò leggermente, come riscuotendosi da una specie di trance, e disse: «Sì, certo... ehm... due?».
«Una doppia» rispose Taelia «Non posso lasciare questo idiota ad autodistruggersi...» aggiunse tra sé e sé.
Rockhold si chinò a frugare sotto al bancone e dopo alcuni secondi si rialzò con una chiave in mano, che lanciò alla ragazza.
«Ho giusto l’attico a disposizione… lì non vi disturberà nessuno» disse.
Taelia giurò di averlo visto farle l’occhiolino, anche se forse era solo stata una sua impressione dovuta al rapido spostamento dello sguardo verso l’oggetto che stava volando nella sua direzione. L’afferrò con una mano senza la minima difficoltà e se la mise in una tasca, quindi si spostò per farsi passare un braccio di Flynn sulla spalla e poterlo cingere in vita con l'altro.
«La festa per te è finita» disse in tono secco e autoritario, trascinandolo via verso le scale.
Mugolii e gemiti di dolore fuoriuscirono dalle labbra di Flynn come una nenia ininterrotta mentre con esasperante lentezza guadagnavano il fondo delle scale, inframezzati da sporadici commenti sul voler ancora bere e sul fatto che la notte era ancora giovane. Biascicava ogni parola ed era palese lo sforzo che faceva per farsi capire quando parlava.
Era talmente patetico da risultare dolce e indifeso agli occhi di Taelia. Un desiderio pulsante e vivo cominciò a serpeggiarle dentro mentre si inerpicavano pian piano su per i gradini, che per sua fortuna non erano poi così tanti. Non desiderava più colpirlo fino a che non si fosse scusato piangendo di essere scappato dall'Ufficio del Porto. Voleva semplicemente stargli vicino, consolarlo e persino coccolarlo in quel momento di debolezza.
«Andiamo Taelia! Ricordati che sei qui per un motivo preciso!» cercò di rammentare a se stessa.
Era uno dei motivi per cui odiava vedere Flynn ubriaco. Il suo carattere forte e indipendente crollava come un fragile castello di carte e qualsiasi punizione Fairwind si meritasse, lei non era improvvisamente più in grado di elargirla.
Quando riuscirono ad arrivare in cima alle scale, dal piano di sotto ripresero i rumori tipici di una locanda nel pieno della sua attività. Ora che lo spettacolo era finito, non c’era più alcuna ragione perché ognuno dei clienti non potesse tornare ad attendere ai fatti propri.
Con immensa fatica da ambo le parti, i due riuscirono ad inerpicarsi per diversi piani, fino ad arrivare fino alla camera a loro assegnata. Taelia armeggiò con la chiave per qualche momento mentre Flynn le si appoggiava di peso addosso, rischiando di sfuggire alla sua presa.
«Flynn sta' fermo un attimo. Sto aprendo la porta!» lo rimproverò lei, scuotendolo piano perché si rimettesse in piedi.
«Miiii... fai male coshì... hic!» si lamentò l'uomo per contro con lo stesso tono di un bambino capriccioso che si lamentava con la madre per qualcosa che reputava completamente ingiusto nei suoi confronti.
Una volta aperto l'uscio, Taelia spinse all'interno Flynn e lo portò fino al letto a due piazze che campeggiava al centro della stanza, con la testata appoggiata contro la parete dal lato opposto della camera. Una minuscola porticina laterale conduceva ad un altrettanto piccolo bagno.
Lasciò l'ubriaco seduto sul fondo del letto mentre andava a posare da parte il grosso martello a due mani che portava sempre con sé per difesa personale.
«Com'è... comodo... hic!» esalò con un sospiro Flynn, lasciandosi cadere disteso all'indietro sulle coperte.
«Non pensare nemmeno di andare a dormire così» esclamò perentoria la sua accompagnatrice «Prima devo controllare che le tue ferite siano a posto...».
Ciò detto, Taelia tornò verso di lui e aggiunse: «Su avanti, tirati su. Devo spogliarti».
Flynn si rifiutò categoricamente di obbedire alla richiesta; piuttosto, si esibì in un sogghigno perverso e replicò: «Vuoi... hic!... vedere coshì tanto... il mio magnifico corpo?».
Seppur con voce impastata, la domanda era stata chiaramente posta con un tono sensuale che fece scattare in Taelia un rinnovato impulso violento. A dispetto dell'eccessiva tenerezza che provava per Flynn in quel momento, la ragazza gli diede un pugno in faccia con tale forza da farlo ripiombare disteso sul materasso.
«Voglio solo controllare le fasciature, idiota!» esclamò, le guance improvvisamente arrossate per la veemenza della risposta e l'imbarazzo per ciò cui Flynn stava alludendo.
«Urgh!» gemette quest'ultimo, portandosi entrambe le mani a coppa sulla faccia «Che... dolore...!» soggiunse con voce stranamente nasale.
«Oh, non volevo colpirti così forte...» ammise la ragazza in tono profondamente imbarazzato, avvicinandosi all’uomo per controllare quanto danno avesse fatto «… se tu non avessi fatto l’idiota non sarebbe successo!».
Flynn tolse le mani dalla sua faccia e sogghignò con fare quasi sensuale. Il netto contrasto tra la sua espressione e il rivolo di sangue che gli gocciolava dalla narice sinistra era ridicolo al limite del grottesco.
«Dovres-hic!-schti darmi un bacetto...» esclamò con voce un po' stridula, imitando stupidamente il tono capriccioso di un bambino «Proprio... qui» e le indicò con un dito tremante la punta del naso. Stavolta il suo cipiglio adesso era totalmente diverso e piuttosto buffo. Pareva quasi aver ricominciato a comportarsi come al solito.
Taelia arrossì visibilmente dinanzi alla sua posa e rimase a fissarlo per qualche momento con una tenera smorfia dubbiosa sul viso. Da una parte avrebbe voluto con tutta se stessa farsi perdonare per l'istintivo uso della violenza di poco prima; dall'altra invece sentiva che non si era comportato abbastanza bene da meritarlo e che tutto sommato un po' di sangue dal naso era una punizione che non doveva alleviare. Alla fine però prevalsero i suoi sentimenti nei confronti di Flynn.
«Va bene» mormorò, protendendosi sul materasso e piegandosi su di lui per dargli un bacio sulla punta arrossata del naso.
Dimostrando una rapidità di riflessi completamente anomala per qualcuno che si era preso una sbronza epica, Flynn sollevò il mento mentre Taelia si chinava su di lui, col risultato che le labbra della ragazza incontrarono quelle di lui.
Fairwind schiuse la bocca e catturò la sua accompagnatrice in un lungo bacio che sapeva di sangue e di birra e dal quale Taelia non cercò nemmeno di sottrarsi. Nonostante l'ubriachezza dell'uomo, il contatto rimase morbido e delicato, pieno di passione da ambedue le parti. Quando si ruppe fu come se fosse stato un gesto studiato da entrambi.
La giovane donna emise un profondo sospiro di sorpresa mista ad una certa soddisfazione mentre sollevava il capo per fissare con innocente stupore Flynn.
Quest'ultimo iniziò con un po' di fatica a slacciare le fibbie della sua doppia cintura. La sua presa era debole e le sue dita scivolavano spesso e volentieri a dispetto delle dimensioni abbondanti delle sue cinture.
«Cosa stai facendo ora? Flynn?» domandò la giovane Fordragon, guardandolo con cipiglio un poco smarrito. Il bacio le aveva fatto passare di mente buona parte di ciò che era accaduto nelle ore antecedenti.
«Le… ferite? Hic! Non vuoi più… guardarle?» chiese l’uomo in tono confuso, aggrottando le folte sopracciglia rossicce mentre si concentrava nell’impegnativo sforzo di spogliarsi.
«… oh!» Taelia sollevò le sopracciglia in un’espressione sorpresa mentre ricordava improvvisamente cosa doveva fare «Sì, certo! Aspetta solo un attimo...».
Così dicendo pose le proprie mani, snelle ma callose, su quelle di lui, più grandi e dalla pelle ruvida. Strinse leggermente la presa e con infinita gentilezza le tolse dalle odiose fibbie che ancora si ostinavano a rimanere chiuse.
«Lascia fare a me» aggiunse. In men che non si dica, le due estremità delle cinture scivolarono come serpi morte sul materasso, quindi Taelia procedette ad allargare il cappotto e sollevare il suo maglione verde scuro, denudandogli l’addome.
Il suo fisico era asciutto. Attraverso le bende annodate a fasciargli perfettamente il ventre non trapelava l’ombra di addominali particolarmente pronunciati; ciononostante, non si vedeva nemmeno un filo di grasso. Pur non sforzando molto il fisico - al contrario dei grassi ma nerboruti Kul Tirani che lavoravano come scaricatori al porto - e nonostante le innumerevoli pinte di alcolici che tracannava, Flynn riusciva a mantenere una linea perfetta. Moltissime donne avrebbero avuto di che invidiarlo, peccato che dopo essere stato “assunto” da Cyrus avesse smesso di passare gran parte del suo tempo a frequentare i postriboli. Taelia era l’unica a conoscenza della sua impeccabile forma e, anche se non lo dava a vedere, un po’ ne era orgogliosa.
Le bende sul fianco destro erano un poco sporche di sangue, ma a parte quello erano fortunatamente ancora in grado di svolgere alla perfezione il loro lavoro.
La ragazza tastò delicatamente al centro del suo torace per verificare che almeno i graffi più superficiali fossero in via di rimarginazione e per tutta risposta Flynn cacciò un semplice singhiozzo. Era come se non stesse sentendo niente e la cosa a Taelia parve quasi miracolosa viste le pietose condizioni in cui l’aveva trovato dopo la sua visita al Covo della Libertà. La ragazza non riuscì a reprimere un sorriso di sollievo.
«Bene, almeno le contusioni sembrano andare meglio...» annunciò quest’ultima in tono soddisfatto.
«Yuppie! Hic! Allora dovremmo festeggiare, non credi?» esclamò lui, esibendo un sorrisetto impertinente e cercando contro ogni aspettativa di mettersi seduto.
Purtroppo per lui le sue condizioni non erano migliorate tanto da consentirgli di fare una cosa simile senza subire alcuna ripercussione e nemmeno tutta la birra che aveva in corpo riuscì ad impedirgli di percepire la fitta al fianco che lo paralizzò a metà del movimento e lo costrinse a ripiombare come un peso morto sul letto.
«Non esagerare adesso!» lo brontolò la giovane Fordragon in tono apprensivo «Ti ricordo che hai ancora delle costole incrinate e diverse lacerazioni sui fianchi che ci metteranno dei giorni a rimarginarsi del tutto!».
Le guance di Flynn erano ancora paonazze mentre l’uomo allentava la sciarpa attorno al collo per poi toglierla.
«Taelia… festeggiamo, dai» chiese, la voce che di nuovo voleva essere sensuale ma che comunque era palesemente appartenente ad un uomo succube dell’alcool «Sto… già meglio… no? Hic!».
E stavolta le labbra della donna si incurvarono in maniera tenera dinanzi alla sua richiesta: vista la sua insistenza, sembrava desiderarlo molto e i suoi lividi parevano non dolergli più; inoltre, lei stessa era molto incline e vogliosa di assecondare la sua richiesta, specialmente dopo il bacio che si erano scambiati poco prima.
Vista la sua sbronza, dubitava che qualcosa potesse peggiorare la situazione e forse fare sesso avrebbe anche potuto addirittura fargli bene. Meglio sfogare l’ubriachezza con qualcosa di piacevole e innocuo piuttosto che finire a prendersi a pugni in una rissa con marinai grossi il triplo di lui.
«D’accordo… purché tu non esageri» acconsentì infine in tono di bonario ammonimento, quindi si rialzò e si allontanò dal letto per spogliarsi «Ti aiuto io con i vestiti, basta che non ti agiti» puntualizzò subito dopo. Non voleva che Flynn rischiasse di riaprire qualche ferita nel tentativo di togliersi i diversi strati sovrapposti di abiti che portava.
L’uomo emise una specie di grugnito e rimase a giacere immobile, toccandosi il ventre scoperto con una mano con movimenti lenti e pigri. Pareva aver capito il messaggio e Taelia si sbrigò dunque a togliere i suoi pezzi di armatura, i guanti e gli stivaloni in cuoio.
Una volta rimasta completamente nuda, prese un bel respiro e si volse a guardare Flynn, che trovò intento a guardare nella sua direzione con cipiglio stranamente intento e a sfregarsi con la mano un punto poco sopra il cavallo dei suoi pantaloni. Non servì certo un lampo di genio per intuire che Fairwind era rimasto piacevolmente abbagliato alla vista delle sue chiappe nude e nemmeno una Cacciatrice di Demoni avrebbe potuto non notare l’erezione che lo “spettacolo” gli aveva causato. La cima del pene premeva contro la stoffa appena al di sotto del bordo rinforzato dei suoi pantaloni e pareva sul punto di riuscire ad emergere senza che lui muovesse un dito.
Quando Taelia si volse a lui, le sue guance si fecero paonazze per l’imbarazzo - dopotutto non era il tipo da andare a letto con il primo uomo prestante e belloccio che le faceva delle avance - e Fairwind per tutta risposta si leccò il labbro superiore in maniera decisamente perversa.
«L’armatura… rende giusch-hic!-tizia alle tue tette...» esclamò con voce un po’ strascicata, gli occhi chiari animati da un’improvvisa scintilla di lussuria.
«N-non dire queste cose!» esclamò lei imbarazzata, eppure si mosse comunque in direzione del letto.
Prese Flynn per le braccia e lo mise seduto sul bordo del materasso, quindi cominciò a togliergli i vestiti. L’altro la lasciò fare senza opporsi e quando Taelia arrivò ai pantaloni, ridacchiò ed emise un mugolio.
La femmina si meravigliò nel denudarlo: il suo pene era turgido e già quasi del tutto eretto. Era incredibile come fosse bastato semplicemente vederla nuda per causargli una simile reazione. Doveva essere davvero molto interessato nei suoi confronti e la cosa le fece molto piacere.
Non appena gli ebbe tolto i pantaloni, Flynn si sporse e si attaccò al suo seno sinistro. Taelia gemette, in un primo momento per la sorpresa causata dal suo impeto e poi per il piacere datole dai baci e dai lievi succhiotti sul capezzolo.
La ragazza cinse con entrambe le braccia il capo di Flynn e premette la sua faccia contro la propria mammella, sospirando e gemendo. Dopo poco appoggiò le mani sulle spalle del suo partner e lo spinse verso il basso, seguendolo nel movimento perché non lasciasse andare il suo capezzolo e nel mentre si posizionò a cavallo del suo bacino, in maniera da far strusciare le labbra più esterne della sua vagina lungo l’erezione di Flynn.
Dalla bocca di quest’ultimo si levò un mugolio a metà tra piacere e protesta. Taelia rimase in quella posizione non molto a lungo, solo il tempo necessario ad eccitarsi sensibilmente. A quel punto si alzò.
«Eeeehi! Io mi stavo divertendo!» brontolò Flynn in tono indignato.
«Sdraiati sul letto, avanti. E fai attenzione...» ribatté Taelia mentre aggirava il materasso. Nel farlo prese il cappotto di Flynn - che aveva appoggiato sul fondo, in un angolo - e cominciò a frugare nelle svariate tasche presenti lungo la parte interna. C’erano davvero tantissimi oggetti e attrezzi nascosti là dentro e Taelia non riusciva a credere alla facilità di movimento dell’uomo con tutto quell’ingombro addosso.
La ragazza non si era messa a frugare per perdere tempo ma in cerca di qualcosa di preciso e che le era indispensabile in quel momento.
Fairwind si trascinò fino al centro del letto, un po’ dolorante e con qualche difficoltà, stendendosi infine obbediente e guardando verso la sua partner. Notando la foga e l’impeto con cui si stava affaccendando a perquisire l’interno del suo cappotto, Flynn borbottò: «Taeliaaa… che cosha stai facendo… hic!... al mio cappotto…? Torna qui...».
La diretta interessata fissò il suo interlocutore con espressione chiaramente infastidita mentre domandava: «Non hai nemmeno un preservativo qui dentro in caso di bisogno?!».
Dal suo tono di voce si evinceva quanto il fatto la scioccasse. D'altro canto, Flynn aveva tutta l'aria di qualcuno che oltre a trascorrere volentieri le serate in taverna a bere, aveva anche piacere di frequentare donne di facili costumi senza farsi troppi problemi. Taelia non pensava che potesse essere un uomo tanto sconsiderato da andare con delle prostitute senza prendere alcuna precauzione. Fare sesso occasionale e senza impegni era un passatempo comune, specialmente tra i marinai che lavoravano al porto di Boralus; tuttavia, tra quello e il rischio di provocare una gravidanza indesiderata c'era una notevole differenza.
Fairwind rise alla sua domanda, prima di replicare: "Perché dovrei averne? Hic! Non voglio... andare con altre donne... che non shono Taelia...".
La risposta causò nella ragazza un moto di tenerezza attenuato in parte da una nota di rabbia. Era contenta che Flynn le avesse appena confessato di non desiderare accompagnarsi a prostitute o altre donne che non fossero lei, però il fatto che comunque non avesse con sé dei preservativi impediva loro adesso di fare qualsiasi cosa.
Con la guerra tra Orda e Alleanza in corso e i costanti attacchi reciprochi delle due fazioni, una gravidanza era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
La donna emise una debole imprecazione prima di rivolgersi ancora a Flynn: «Non possiamo farlo senza il preservativo!».
Nonostante la sbronza, l'uomo parve aver perfettamente capito ciò di cui stava parlando la sua controparte.
«Cosa? Non preoccupart-hic!... non succederà niente!» disse facendo spallucce.
Taelia però era chiaramente ben lontana dall'essere d'accordo con lui. Pur essendo profondamente dispiaciuta di non poter fare le cose come dovevano esser fatte, era irremovibile nella sua scelta di non fare sesso canonico in assenza del preservativo.
Ignorando in maniera assoluta la risposta fornitale dall'altro, la giovane Fordragon salì sul letto e si posizionò al contrario sopra Flynn: si mise in ginocchio sopra la sua faccia, in modo tale che la sua vagina strusciasse contro il suo naso, quindi si protese mettendosi carponi sopra il suo torso, fino ad arrivare con il viso all'altezza della sua erezione.
Non si sarebbe negata il piacere carnale con Flynn quella notte, avrebbe solo dovuto adattarsi all'inattesa piega presa dalla situazione.
Una volta messa in posizione, adagiò la sua vagina sulla faccia del suo partner mentre con la bocca scendeva a prendere la cima del suo pene ancora ben rigido.
«Non hai già più sete, Flynn?» lo prese in giro Taelia, strusciandosi appena contro di lui per invogliarlo ad agire.
Passò la lingua ben umidificata tutt'intorno alla sua erezione prima di procedere ad accogliere la prima metà all'interno del cavo orale. Nel momento esatto in cui iniziò a succhiarla, l'uomo cacciò un gemito sorpreso che parve riscuoterlo da quella specie di torpore che lo aveva reso inerte fino a poco prima. Come obbedendo ad un comando rimasto inespresso, Flynn iniziò a passare vigorosamente la sua lingua tra le grandi labbra di lei, per poi concentrare tutta la sua attenzione sulla zona circostante il suo orifizio vaginale.
Le focose attenzioni che si riversarono su di lei la spinsero a leccare e risucchiare con ancor più impeto il pene di Flynn, scendendo sempre di più verso la base, per cui ben presto si ritrovò ad avere la bocca completamente piena del suo membro.
Fairwind leccava con impeto e quando la sua lingua si allontanava dal clitoride per compiere fugaci incursioni nella sua vagina, a prendere il suo posto erano le sue dita umide. Taelia non avrebbe mai potuto immaginare che fosse così bravo a farla godere utilizzando solamente una mano, era quasi meglio di quando si masturbava da sola.
I minuti cominciarono a scorrere via veloci mentre il piacere andava crescendo sempre di più in entrambi. Ben presto il silenzio della stanza fu riempito di gemiti e mugolii provenienti da ambo le parti mentre i loro corpi iniziavano a fremere nel tentativo di prepararsi all'orgasmo imminente.
Nonostante le pessime condizioni di autocontrollo di Flynn, la prima a venire fu Taelia: in seguito ad un ingresso un poco più "audace" del suo partner, dalla sua vagina fuoriuscì un abbondante fiotto di umori che inondò la faccia dell'altro, il quale si attaccò letteralmente all'orifizio per lappare via ciò che ancora stava scendendo.
La schiena della femmina fu percorsa da un brivido intenso e dalla gola le risalì un respiro rumoroso, simile ad un rantolo di sorpresa. Con la lingua percorse tutto il margine esterno del glande, laddove la pelle era ricoperta di sensibilissimi puntini in leggero rilievo.
A quel punto, Flynn si inarcò violentemente cacciando un grido mezzo soffocato contro la sua vagina. Dalla cima del suo pene eruttò un considerevole quantitativo di sperma che Taelia si affrettò a ripulire prima che scendesse a imbrattargli lo scroto.
Inghiottì tutto quanto il fluido e solo una volta che l'erezione nella sua bocca ebbe terminato di contrarsi ritmicamente si decise a lasciarla andare con un rumoroso suono di qualcosa che viene stappato.
«Fantastico...!» commentò con voce appena affannata «Spero sia piaciuto anche a te Flynn...» aggiunse, sollevandosi un poco per permettergli di parlare liberamente.
Tutto quello che l'uomo riuscì a formulare fu un'incomprensibile serie di versi che avevano tutta l'aria di voler comunicare sofferenza.
Taelia inarcò verso l'alto la schiena per poter guardare sotto di sé e quel che vide non le piacque affatto: Flynn si stava tenendo con una mano il fianco destro e dove prima non c'era altro che una benda leggermente sporca di sangue ormai secco ora c'era una macchia nuova di un bel rosso vivo che andava espandendosi poco a poco.
La ragazza masticò una sonora imprecazione, degna del più volgare degli scaricatori del porto. Pur ancora trafelata e paonazza per il recente orgasmo, lesta smontò da Flynn per metterglisi al fianco.
«Dannazione, non avrei dovuto ascoltarti...!» sibilò frustrata. Era stato sicuramente il brusco movimento che aveva fatto quando era venuto ad aver riaperto una delle pochissime lacerazioni che si erano già in parte rimarginate. Come era logico supporre dalla strana inclinazione con cui teneva il braccio - piuttosto in alto, come a voler superare un qualche ostacolo posizionato sul suo addome - anche le sue costole incrinate dovevano aver ripreso a dolere a tal punto da riuscire a valicare l'aumentata soglia del dolore causata dalla sbronza.
«Perché...? Non è stato... bellissimo?» chiese lui con voce intrisa di sofferenza, come se ogni sillaba gli costasse uno sforzo immane per essere pronunciata.
I baffi e il pizzetto erano ancora sporchi dei suoi umori, anche se al momento non sembrava curarsene minimamente.
Taelia emise un sospiro pesante di rassegnazione ed esasperazione insieme prima di esclamare: «Sì, certo che mi è piaciuto! Solo... non doveva finire così!».
Le sue guance si fecero paonazze nell'ammettere quanto le fosse piaciuto ciò che aveva fatto con Flynn. Non sarà stato vero e proprio sesso ma in fin dei conti non le importava: se solo quello era bastato a far riprendere le ferite di lui a sanguinare così, non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedere se avessero fatto l'amore nel vero senso del termine.
Flynn sorrise con aria ebete e singhiozzò sommessamente.
«Allora... sono contento che sia andata coshì...» disse.
La ragazza scosse il capo, quindi esclamò: «Non muoverti. Vedo di trovare qualcosa per tamponarti il sangue e poi ti fascio di nuovo! Tu stai lì. Immobile!».
Così dicendo si alzò e corse in bagno, senza preoccuparsi di essere ancora tutta nuda.
Fairwind sospirò beato vedendo con quanta apprensione la ragazza si stava mobilitando per le sue ferita. Forse avrebbe dovuto tornare al Covo della Libertà a farsi pestare più spesso se significava essere oggetto di così tante attenzioni da parte di Taelia.
Chiuse gli occhi e si abbandonò definitivamente sul materasso, sfinito e agonizzante ma molto soddisfatto.
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