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Titolo: Ironia della sorte
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Baine Bloodhoof, Garrosh Hellscream
Wordcount: 4388 (wordcounter)
Prompt: Vendetta per il team Ahm-Gi per la Missione All Stars della Settimana 1 del COW-T #9 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata tra le espansioni "Mists of Pandaria" e "Warlords of Draenor".
Note: Blowjob, Lemon, Rough sex, Yaoi
«Di tutti quelli che potevano scegliere, proprio tu... ah! Come ti senti pensando di stare per difendere me, l'assassino di tuo padre...?» lo canzonò Garrosh, fissandolo dal basso verso l'alto con l'aria di chi è consapevole di qualcosa che lo pone in posizione di vantaggio.
Probabilmente era solo conscio del fatto che non poteva essergli fatto alcun male fino al verdetto finale del processo.
Baine respirò a fondo e lentamente, serrando i pugni e appellandosi alla Madre Terra per impedire a se stesso di aggredirlo.


Il processo a Garrosh Hellscream per gli innumerevoli crimini di guerra commessi durante la campagna di conquista di Pandaria contro l'Orda, l'Alleanza e i Pandaren era appena cominciato e già Baine Bloodhoof desiderava che l'intera faccenda si concludesse. Con ciò non voleva mancare di rispetto a tutti i soldati e i civili delle varie fazioni che erano stati uccisi o che erano comunque rimasti coinvolti nel delirio da Capoguerra di Garrosh; tuttavia, mentre il Tauren scendeva con passo pesante la lunga e bassa scala che conduceva alle prigioni del monastero Pandaren in cui era tenuto prigioniero Hellscream, i suoi pensieri non potevano non andare alla sua amata Mulgore e al ricordo di suo padre.
Cairne Bloodhoof aveva deciso di sfidare l'autorità di Garrosh non appena Thrall lo aveva nominato suo sostituto in qualità di Capoguerra ed era morto nel tentativo di destituirlo. Magatha Grimtotem ci aveva messo del suo per far sì che il suo avversario lo uccidesse, però era stato Garrosh ad infliggere il colpo. Aveva punito ed esiliato i Grimtotem per quell'aperto tentativo di prendere il comando di tutte le tribù Tauren di Mulgore e anche se pareva aver superato il dolore di quell'ingiusta perdita, in realtà Baine non si era mai dimenticato del ruolo giocato da Garrosh nel machiavellico piano orchestrato da Magatha. Sebbene non lo condannasse apertamente, non lo aveva mai neanche perdonato.
«Padre mio, spero di non recare offesa alla tua memoria con le mie azioni...» mormorò tra sé e sé il giovane Gran Capotribù mentre finalmente giungeva in fondo alla gradinata.
Con immenso sollievo sollevò il grosso capo cornuto e fece ruotare le spalle. Le prigioni non erano decisamente un posto pensato per accogliere persone della sua stazza: il soffitto era piuttosto basso nonostante fosse comunque un miglioramento rispetto alle soffocanti pareti ad arco della scala da cui era appena arrivato.
Era abituato a vedere nell'architettura Pandaren spazi ampi e ariosi come le immense stanze che costituivano il Santuario delle Due Lune, caratterizzati da volte altissime e pareti riccamente decorate con bassorilievi colorati. Persino i pavimenti erano dipinti o realizzati con mattonelle intarsiate che aiutavano a conferire ad ogni edificio un'atmosfera serena.
Quelle prigioni invece parevano essere l'esatto opposto: il corridoio che si apriva dinanzi a lui era largo e schiacciato, le pareti nude fatte di grossi blocchi di pietra nera intervallati da massicce colonne squadrate che formavano la struttura portante. Il corridoio non era molto lungo e terminava con l'accesso ad una singola cella attorno alla quale erano stati messi di guardia numerosi Shandaren.
Più che una comune cella pareva un bunker di massima sicurezza. Tutto ciò che era rimasto delle normali prigioni era la grata a sbarre verticali che costituiva la porta d'accesso e che occupava tutta l'altezza a disposizione.
Baine si sarebbe sentito soffocare se fosse stato tenuto prigioniero in un luogo del genere e il malessere simile alla claustrofobia che già lo pervadeva non migliorava affatto il suo umore già cupo. Per lui, avvezzo a vivere sulle mese di Mulgore e sotto il cielo stellato, quel luogo era una specie di raffigurazione di come poteva essere il suo inferno personale. Immaginava però che per Garrosh non fosse un problema, tanto più che l'Orco si era addirittura costruito una gigantesca fortezza sotterranea nelle viscere del Baratro di Fiamma Furente, sotto Orgrimmar.
Appellandosi al suo autocontrollo, Bloodhoof cercò di sopprimere il disagio di trovarsi lì per concentrarsi sul motivo che l'aveva spinto ad inoltrarsi là sotto. Avanzò con passo deciso verso la cella d'isolamento, ascoltando l'eco dei suoi possenti zoccoli che rimbombava contro le pareti.
Quando giunse vicino ad una delle guardie - una Pandaren con i capelli rossicci raccolti in due chignon e lo sguardo impassibile - Baine fece un cenno di saluto con la mano.
«Sono il Gran Capotribù dei Tauren dell'Orda e sono qui per incontrare il prigioniero. Devo discutere con lui di alcune questioni... in privato» spiegò brevemente. Sperò in cuor suo che il lieve tremito nella sua voce non fosse percepito dalla sua interlocutrice: non voleva destare sospetti né causare problemi. Voleva solo fare quel che doveva e andarsene da quella dannata galera sotterranea il più in fretta possibile.
La Shandaren aggrottò le sopracciglia mentre lui parlava e poi si volse a lanciare un cenno al grasso Pandaren che si trovava lungo la parete dal lato opposto al suo. Non si parlarono, il gesto fu solo fisico e Baine temette che volessero scacciarlo.
Dopo pochi secondi, la femmina parlò: «Taran Zhu ci aveva avvisato del tuo arrivo, Gran Capotribù. Ti lasceremo da solo con il prigioniero ma dovrà essere ancora vivo e in salute al nostro ritorno...».
Baine assentì solennemente col capo. Per quanto l'idea di farsi giustizia da soli fosse stranamente allettante per molti leader di Orda e Alleanza, se lui non si era risolto a farlo neanche per la morte di suo padre sicuramente non l'avrebbe fatto adesso. Non voleva macchiarsi del sangue di Garrosh, voleva solo che fosse fatta giustizia.
La Pandaren lo scrutò in viso ancora per un attimo prima di retrocedere, guidando l'ospite verso la porta della cella. Ai due lati di questa si trovavano altri due Shandaren - entrambi maschi - che lasciarono che la loro collega aprisse l'ingresso alla prigione. Non mossero un muscolo, come se fossero delle statue.
La grata si aprì verso l'interno cigolando piano e la Pandaren sbirciò oltre l'uscio brevemente e comunicò: «Visite».
Si ritrasse per lasciar passare Baine e commentò con una punta di sarcasmo: «Sei arrivato in tempo per l'ora di pranzo».
Ciò detto, lei e le altre guardie iniziarono ad allontanarsi in direzione dell'uscita, lasciando il Tauren da solo a bloccare con la sua possente stazza l'unica via di fuga del prigioniero.
Perplesso e sorpreso dalla facilità con cui era riuscito ad ottenere un'udienza privata con Garrosh, Bloodhoof inspirò a fondo l'aria stantia del corridoio e varcò lo stretto ed alto ingresso alla cella di Hellscream.
Più che una stanza, ora che la poteva vedere dall'interno gli rammentava un loculo, paragone che contribuì a mettere ancora più a disagio il povero Baine. L'unica fonte di illuminazione lì dentro era una piccola lanterna rotonda che pendeva dal soffitto e che spandeva una lieve luce aranciata. La maggior parte della prigione era immersa nella penombra: il Tauren riuscì a vedere un letto addossato contro un angolo, abbastanza grande da poter tranquillamente accogliere il massiccio corpo di un Orco come Garrosh senza cedere. Dalla parte opposta intravide la sagoma appena accennata di quello che doveva essere l'equivalente di una latrina e spostò immediatamente lo sguardo, per niente desideroso di vedere più nel dettaglio le condizioni del punto in cui Garrosh assolveva ai suoi quotidiani bisogni fisiologici.
Per sua fortuna nell'aria non c'era tanfo di alcun tipo; tutt'altro, si sentiva il gradevole aroma del più tipico cibo Pandaren. Baine non aveva ancora mangiato - aveva preferito dare la precedenza a quell'incontro per poter poi pranzare in pace - per cui sentire profumo di cibo lo rendeva un poco nervoso.
L'odore proveniva dal tavolo situato nei pressi della porta, addossato ad una parete a cui era fissato un grosso anello di metallo al quale erano in quel momento fissate le pesanti catene che imbrigliavano le mani di Garrosh.
Quest'ultimo era in ginocchio sul pavimento e quando Baine lo guardò lo trovò intento a ingurgitare un grosso e panciuto raviolo fumante infilzato brutalmente con un paio di bacchette di legno che l'Orco impugnava come se fosse un'arma.
C'erano alcuni piatti e ciotole sistemati sul tavolo, la maggior parte dei quali erano già vuoti.
«Mi era parso di sentire puzza di mucca» esclamò Garrosh in tono tranquillo una volta che ebbe masticato ed inghiottito, senza distogliere lo sguardo dal suo pranzo.
Bloodhoof fece del suo meglio per rimanere calmo dinanzi a quella palese provocazione. Del resto era lui quello in vantaggio in quel momento, colui che aveva il proverbiale coltello dalla parte del manico.
«Dovresti essere grato di essere ancora vivo... invece di ostentare tanta arroganza, Garrosh» disse il Tauren in tono il più possibile controllato, accostando dietro di sé la porta per avvicinarsi al suo interlocutore.
Quest'ultimo si lasciò cadere seduto sul pavimento, girandosi verso l'ospite mentre infilzava un altro raviolo.
«Non c'è pericolo che muoia di fame. Questi Pandaren mi trattano piuttosto bene nonostante tutto» esclamò l'Orco, agitando leggermente le bacchette a mezz'aria mentre un ghigno gli deformava le labbra.
Baine non poteva dargli torto. Per essere un prigioniero, gli era stato servito parecchio cibo.
«Meglio così, nessuno vorrebbe che tu morissi di stenti prima ancora che il processo abbia inizio» commentò il Tauren. Non gli riuscì di nascondere una nota di aspro sarcasmo nella sua voce; tuttavia, Garrosh parve ignorarla volutamente.
«A cosa devo questa visita?» chiese, infilandosi in bocca il raviolo.
«Sono venuto a dirti che sono stato incaricato della tua difesa al processo» esclamò Bloodhoof in tono greve, quasi solenne. Era un incarico ufficiale assegnatogli dal nuovo Capoguerra e per quanto lui personalmente non si sentisse in grado di sostenere un simile fardello, non poteva esimersi. Secondo Vol'jin era il più indicato tra i leader dell'Orda per quel compito.
L'espressione che comparve sulla faccia di Garrosh Hellscream alla notizia fu la cosa migliore che fosse capitata a Baine in quella giornata. Era un misto di stupore ed ebete perplessità che diede al Gran Capotribù un perverso senso di esultanza. Fu improvvisamente lieto di aver deciso di andare a portargli di persona la comunicazione, altrimenti si sarebbe perso quello spettacolo ed era certo che l'avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Fu purtroppo una cosa molto breve, poiché l'ex Capoguerra riprese subito il controllo delle proprie emozioni - o almeno di quelle che era in grado di manifestare fisicamente.
«Di tutti quelli che potevano scegliere, proprio tu... ah! Come ti senti pensando di stare per difendere me, l'assassino di tuo padre...?» lo canzonò Garrosh, fissandolo dal basso verso l'alto con l'aria di chi è consapevole di qualcosa che lo pone in posizione di vantaggio.
Probabilmente era solo conscio del fatto che non poteva essergli fatto alcun male fino al verdetto finale del processo.
Baine respirò a fondo e lentamente, serrando i pugni e appellandosi alla Madre Terra per impedire a se stesso di aggredirlo. Le iridi giallo-dorate di Hellscream sembravano brillare alla flebile luce della cella e in esse il Tauren lesse la sua consapevolezza di aver colpito in profondità il suo animo. Non voleva dare a quel macellaio una tale soddisfazione.
«Il Capoguerra Vol'jin mi ha incaricato di farlo» rispose Bloodhoof, calcando la voce sul nuovo titolo del Troll. Tutta l'Orda e persino l'Alleanza sapeva dell'aspro odio che c'era tra Garrosh e Vol'jin e che aveva portato al tentato assassinio del Troll nel corso della campagna di conquista a Pandaria.
Come previsto e desiderato da Baine, l'informazione fece sbocciare una smorfia di disgusto sulla faccia di Garrosh. Era dannatamente piacevole farlo arrabbiare.
«E tu sei disposto ad obbedire come un cagnolino sapendo quel che ho fatto a Cairne? Tch! Voi Tauren non avete il senso dell'onore!» sbuffò l'Orco in tono sarcastico.
Prima che Baine riuscisse a trattenersi gli fu addosso. La sua massiccia corporatura si stagliava sopra Garrosh gettando una cupa ombra. Le sue narici erano dilatate e la sua espressione colma di una rabbia che aveva radici solide e profonde nel suo animo.
«Bada a come parli, Garrosh. Sono stato nominato tuo avvocato difensore... ma provocandomi così apertamente non mi stai invogliando a fare un buon lavoro» lo minacciò. Non poteva accettare che Hellscream insultasse la sua razza gratuitamente.
L'Orco si alzò in piedi. Era più basso di Baine e non poteva voltarsi a fronteggiarlo completamente a causa delle catene assicurate alla parete sopra il tavolo; ciononostante, fece lo sforzo di ruotarsi in parte per guardarlo in faccia.
Un sogghigno strafottente gli incurvava le labbra, rendendolo ancora più odioso agli occhi di Baine.
«Oh, davvero? E cosa vorresti allora? Un incentivo?» Garrosh si abbandonò ad una risata perversa che fece drizzare il pelo sulla nuca del Tauren.
Senza nessuna apparente motivazione si volse a dare le spalle al suo interlocutore, appoggiandosi contro la parete con entrambe le mani mentre si piegava leggermente in avanti. Iniziò ad ancheggiare in maniera volgare, agitandogli sotto il viso il suo largo culo orchesco rivestito dei suoi orribili pantaloni rappezzati.
«Così ti piace? O quel gracile cucciolo Umano biondo è riuscito a proporsi meglio per diventare tuo amico?».
Garrosh sembrò sputare fuori quelle parole con tutto il disprezzo e lo scherno di cui era capace.
Baine si irrigidì sentendogli far menzione di Anduin e della loro "relazione" in maniera così plateale e spudorata. Aveva in simpatia il principe Umano, quello era vero, ma era ben lungi dal pensare a lui come a qualcuno con cui avere certi tipi di rapporti... essenzialmente per problemi relativi all'enorme differenza di stazza tra le loro razze. Pur essendo un Umano, era molto più simile a lui di quanto qualsiasi membro dell'Orda fosse mai stato.
L'autocontrollo che si era imposto con tanto sforzo andò in fumo come se non fosse mai esistito, rimpiazzato da rabbia e desiderio di far pentire quel mostro delle sue stesse parole.
Baine avanzò ancora verso di lui, implacabile, come se stesse per caricarlo con l'impeto di un vero e proprio toro. Ghermì Garrosh per i glutei e lo spinse violentemente contro il tavolo.
L'Orco, pur consapevole di stare apertamente provocandolo, fu colto alla sprovvista dalla sua reazione. Inciampò nel bordo del mobile e cadde di faccia contro la parete, sbattendo contro di essa per poi rotolare di traverso sul tavolo. Inutile dire che i piatti finirono in frantumi sul pavimento, senza che neanche uno - vuoto o pieno che fosse - riuscisse a salvarsi dall'incidente.
Ansimando leggermente per il dolore e per il fatto che le sue braccia dolevano per gli strattoni dati dalla catena, l'ex Capoguerra aprì gli occhi e si trovò il Tauren che incombeva sopra di lui.
Nonostante le sue condizioni, Garrosh sogghignò e chiese: «Allora ti piace davvero quel patetico Umano... traditore!».
Le grosse narici di Baine si aprivano e richiudevano appena al ritmo dei suoi profondi respiri carichi d'ira. Sembrava sul punto di diventare violento, eppure la sua presunta "vittima" non era minimamente preoccupata per la propria incolumità. Sapeva che qualsiasi forma di violenza su di lui sarebbe stata punita dagli Shandaren fino alla fine del loro stupido processo. Era in una botte di ferro.
Il Gran Capotribù, contrariamente alle aspettative, non cercò di colpirlo. Portò entrambe le mani ai calzoni di cuoio che indossava e sotto lo sguardo di Hellscream si liberò della cintura e li calò, rivelando un membro di notevoli dimensioni. Sicuramente non era niente di eccezionale per un Tauren della sua stazza; tuttavia, per un Orco era davvero impressionante.
Il prigioniero sgranò gli occhi alla vista e aprì la bocca per dire qualcosa; purtroppo per lui, il suo avvocato aveva piani diversi. Quest'ultimo si mosse rapido per piazzarsi sopra la sua testa, quindi si chinò carponi appoggiandosi sul tavolo con le braccia e si abbassò fino a zittirlo con il suo pene.
«Sono sicuro che questo sia un metodo di persuasione che ti è molto familiare... ho sentito dire molte cose in merito ai tuoi rapporti con Malkorok... sai?» Baine sbuffò sonoramente «Fammi vedere quanto desideri che io ti difenda in maniera appropriata... oppure ti lascerò alla mercé degli altri leader, che sono sicuro saranno ansiosi di potersi vendicare a loro piacimento...».
Stranamente, Garrosh non cercò di ribellarsi né di attentare all'integrità fisica del Tauren. Come se improvvisamente avesse deciso di recitare la parte del prigioniero ubbidiente, l'ex Capoguerra cominciò ad accarezzare la lunghezza del pene che aveva in bocca con la lingua. Erano movimenti lenti e sembrava quasi che stesse studiando la superficie appena rugosa e ricoperta di sottili nervature in leggero rilievo laddove lo strato di pelle era più sottile.
Per fortuna il tavolo era in pietra, altrimenti un qualsiasi altro materiale non sarebbe riuscito a sostenere il peso congiunto di due persone della loro stazza.
Baine cominciò a muoversi per andare ritmicamente incontro alla faccia di Garrosh man mano che sentiva le sue labbra farsi più audaci e cominciare a succhiare in maniera evidente, come a voler riuscire ad includere dentro il cavo orale la totalità del suo membro. Nonostante quella situazione fosse nata come una minaccia, doveva ammettere che Hellscream era stranamente bravo, come dimostrava il fatto che ben presto il suo pene divenne ben turgido e rigido. La sua erezione sfuggiva in parte alla bocca di Garrosh a causa delle dimensioni, per cui l'Orco iniziò ad agitarsi e a cercare di infilarsela fino in gola pur di prenderla tutta.
Il teso silenzio che riempiva la prigione fu presto rimpiazzato dai gemiti a stento trattenuti di Bloodhoof, che stava facendo del suo meglio per non dare troppa soddisfazione all'altro in merito al suo operato. Ogni fibra del suo corpo gli gridava di non farlo poiché non si meritava niente eccetto odio imperituro.
A dispetto dei suoi propositi, Garrosh si stava applicando in maniera davvero encomiabile. Probabilmente non aveva mai messo tanto impegno nemmeno nell'orchestrare la sua terrificante e omicida campagna di guerra su Pandaria. Doveva essersi allenato parecchio per essere in grado di fare dei pompini così piacevoli. La sua bravura fu ricompensata dopo diversi minuti con un abbondante orgasmo che si riversò direttamente nella sua gola.
Baine esalò un profondo sospiro nello svuotarsi e tese le orecchie per carpire i versi di sofferenza che l'Orco sotto di lui stava emettendo mentre rischiava di soffocare con il suo sperma. Il suo corpo tremava e la pesante catena tintinnava contro il muro mentre le sue mani cercavano di spingere via il Tauren da sopra di lui, invano: il Gran Capotribù rimase saldamente in posizione fino a che l'ultima goccia di sperma non fuoriuscì. Solo allora si raddrizzò per lasciare Garrosh libero di respirare di nuovo.
L'Orco rimase disteso supino e alla debole luce proveniente dalla lanterna si riusciva a intravedere sul suo viso un'espressione a metà tra l'estatico e l'inebetito. Da un lato della bocca stava addirittura sbavando.
I suoi occhi ambrati, come animati da qualcosa che aveva realizzato all'improvviso, scattarono verso l'alto alla ricerca di quelli del Tauren. Sollevò le mani e le protese verso di lui, entrambe, finché la catena glielo permise. Sembrava che volesse supplicarlo.
«Ne voglio... ancora!» esclamò, e stavolta Baine poté percepire senza problemi una nota di disperazione nel suo tono. Che fosse impazzito del tutto...?
«Cosa?» chiese il Gran Capotribù, facendo mezzo passo indietro con aria confusa e perplessa.
Come se fosse dotato di una sorta di meccanismo a molla, Garrosh scattò seduto non appena Baine arretrò e cambiò posizione, mettendosi carponi e mostrandogli di nuovo il culo.
«Voglio altro sesso! Andiamo, non dirmi che voi Tauren non lo fate mai?!» ribatté l'ex Capoguerra in tono frustrato «Fallo come ti pare. Non mi importa! Ne... voglio solamente ancora...».
Vederlo sottomettersi volontariamente in quel modo fu molto strano per Baine, abituato a vedere in Garrosh una persona che non supplicava e non chiedeva ma piuttosto pretendeva dagli altri ciò che più gli aggradava. Era piacevole sapere di averlo in proprio potere. Poteva fare di lui quel che voleva, vendicarsi per come la sua gente era stata sfruttata per le sue sciocche conquiste e poi buttata via, vendicarsi per la morte di suo padre senza di fatto fare alcun male al suo assassino.
Era una piega degli eventi inaspettata ma che sicuramente il Gran Capotribù non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire.
«Bene, se ne sei convinto... abbassati i pantaloni» ordinò con una punta di disprezzo nella voce, curioso di vedere se Hellscream avrebbe eseguito.
Con sua enorme sorpresa, quest'ultimo lo fece. Anche se incatenato, si apprestò a calarsi le braghe e a rimettersi carponi esponendo il proprio largo deretano bruno alla mercé di Baine. Pareva in qualche modo trepidante per l'attesa.
Il Tauren non si fece minimamente impietosire dal suo nuovo atteggiamento: prese il suo pene ancora parzialmente eretto e umido di saliva e ne premette la cima tra le chiappe di Garrosh, alla ricerca dell'orifizio. Invero non era molto pratico di sesso anale. Aveva avuto dei rapporti con delle femmine nel corso della sua vita e sapeva solo in teoria come doveva funzionare un amplesso come quello che si accingeva ad avere con l'Orco. Sperava che le sue scarse conoscenze bastassero a mettere in atto la cosa.
Hellscream rimase fermo ma solo per pochi momenti: quando sentì l'erezione avvicinarsi al suo orifizio anale, agitò il bacino con il chiaro intento di andare incontro all'altro ed accelerare così l'atto stesso della penetrazione.
Baine si sorprese del suo impeto e subito cercò di intrufolarsi nel suo corpo rispondendo ai suoi movimenti. Era palese la sua poca preparazione, poiché riuscì ad entrare solo grazie alla guida di Garrosh stesso e per giunta con un movimento piuttosto goffo. Alla fine però il risultato fu raggiunto: l'erezione - anche se non ancora piena come poco prima - era finalmente dentro.
L'Orco emise un verso decisamente osceno di godimento e rimase per alcuni istanti con le chiappe contratte attorno al pene del Tauren, come a volersi assicurare che fosse bene all'interno e che non fuoriuscisse troppo in fretta. Baine non pensava che avesse un così disperato bisogno di scopare e non aveva nemmeno mai immaginato che sarebbe mai successa una cosa del genere in vita sua.
Imbarazzato ma desideroso di procedere, Bloodhoof diede un secco colpo di bacino contro le chiappe dell'ormai decaduto Capoguerra dell'Orda, spingendosi più a fondo. Fortunatamente lo strato di saliva che era rimasto attorno al suo pene, anche se non era spesso era comunque utile ad evitare gran parte dell'attrito che immaginava ci sarebbe stato tra le loro carni.
Una volta arrivato al massimo di profondità che gli era fisicamente consentito, Baine uscì quasi del tutto, strappando così un uggiolio di delusione al suo inconsueto partner.
Quest'ultimo stava per protestare vocalmente quando il Gran Capotribù decise di cominciare a fare sul serio: affondò nuovamente, stavolta quasi con ferocia, poi cominciò a muoversi fuori e dentro con rapidità e brutalità. Non era nello stile di Baine essere così grezzo; tuttavia, gli piaceva vedere come Hellscream reagisse positivamente a quello stile di amplesso. A lui evidentemente piaceva che il suo culo fosse così bistrattato e al Tauren d'altro canto piaceva vederlo gemere in modo tanto accorato e sottomettersi così apertamente per spingerlo a continuare.
Per quanto la cosa gli potesse sembrare strana o sbagliata, da qualche parte nei più reconditi recessi della sua coscienza Baine si sentiva appagato da quella scena. Sentiva che stava in qualche maniera vendicando la morte di suo padre tramite quella completa umiliazione del suo aguzzino. Era una soddisfazione che non pensava avrebbe mai avuto in vita sua.
Dopo l’impeto iniziale, il ritmo imposto da Bloodhoof iniziò a farsi più lento e più regolare, pur restando i colpi inferti piuttosto vigorosi. I mugolii di Garrosh aumentarono in frequenza e in potenza mentre cercava di rimanere goffamente carponi in equilibrio sulle sole ginocchia, in maniera da poter utilizzare le mani per andare ad occuparsi della sua erezione - la conferma che tutto ciò doveva star piacendogli parecchio se si era eccitato tanto senza che il suo partner lo avesse neppure sfiorato. Il tentativo fu decisamente fallimentare e l’Orco si ritrovò a cadere in avanti sul tavolo, appoggiandosi al piano con le spalle e la testa e rimanendo con la schiena inclinata verso il basso e il deretano bene in mostra più in alto.
A Baine non importava molto se si faceva male, purché ovviamente non indicasse lui come responsabile.
Sorprendentemente, la muscolatura anale di Hellscream era piuttosto allenata e addirittura elastica. Il Tauren dopo una prima fase di adattamento non faceva più molta fatica ad uscire e rientrare, fatto che rendeva il tutto decisamente più gradevole.
Stavolta il Tauren ci mise un poco di più per arrivare all’orgasmo, probabilmente perché ne aveva già avuto uno poco prima; tuttavia, anche se ci mise parecchio tempo, la quantità di seme che produsse fu comunque abbondante come la prima volta. Sentendolo eiaculare a fondo in lui, Garrosh si inarcò violentemente gettando il cranio pelato all’indietro e poi ricadde in avanti con uno sbuffo.
Alcune macchioline bianche comparvero sulla pietra, accanto alle ginocchia dell’Orco, manifestando al Gran Capotribù che l’altro era venuto a sua volta.
«O-oh…!» sospirò forte l’Orco «Oh, sì… quanto mi era mancato...».
Baine fece una smorfia disgustata ed arretrò, facendo uscire il suo pene dal sedere di Hellscream con un sonoro schiocco come di un tappo che saltava via. Dall’apertura cominciò ad uscire un rigagnolo di sperma e il Tauren si crogiolò nella soddisfazione di aver piegato Garrosh ai suoi ordini.
«Spero che d’ora in poi terrai a freno la lingua» esclamò Bloodhoof, pulendo la cima del suo pene contro una natica ancora nuda dell’Orco, prima di risistemarsi i calzoni.
«Lo rifaremo… non è vero?!» controbatté Garrosh con un leggero affanno, come se avere risposta a quella domanda fosse per lui un bisogno essenziale. Sembrava smaniare perché glielo confermasse e nei suoi occhi ambrati brillava una scintilla di perversa follia che inquietò Baine.
Quest’ultimo sollevò il grosso capo cornuto per guardarlo dall’alto in basso, imprimendosi a fuoco nella memoria quell’impressionante scena di umiliazione; dopodiché rispose: «Tutto dipenderà dal tuo comportamento durante il processo».
La sua criptica risposta strappò un grugnito di protesta all’Orco, che si raddrizzò di colpo per scoccare un’occhiata indignata al suo avvocato. Purtroppo per lui, non fu abbastanza veloce: il suo interlocutore si era già dileguato, avendo cura di chiudersi alle spalle la porta.
«Baine… ti aspetterò quaggiù! So che tornerai! Devi!» tuonò da oltre le sbarre, incapace di allontanarsi dal tavolo.
Per quanto volesse negarlo a se stesso, Baine sapeva che aveva ragione. Sarebbe dovuto tornare per poter pianificare la difesa al meglio.
«… e quando tornerai… mi troverai pronto!».
Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale del Tauren. Forse con la sua piccola vendetta privata aveva inavvertitamente dato a Garrosh uno strumento di ricatto ancor più forte delle informazioni sulla sua amicizia con Anduin Wrynn.
Aveva pensato di averlo piegato al proprio volere ma forse era avvenuto l’esatto contrario. Baine sperava solo di non dover fronteggiare le conseguenze di tutto ciò sulla pubblica piazza.
«Padre… avrei dovuto trattenermi… e pazientare» ponderò Bloodhoof affranto tra sé e sé, mentre l’eco dei suoi zoccoli sui gradini di pietra riempiva il silenzio che si era di colpo impadronito del sotterraneo.
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