fiamma_drakon: (p0rn...?)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2011-06-18 02:03 pm

A well-known tang of cigarette

Titolo: A well-known tang of cigarette
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Franken Stein, Spirit Albarn
Wordcount: 2243 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 25 Senses: Smell / 016. Lit Cigarette @ [livejournal.com profile] kinks_pervs
Note: Lemon, Yaoi
«Makaaa! Makaaaaa!» continuò a lamentarsi Spirit, cominciando anche a battere i pugni chiusi sul divano, come un bambino capriccioso «Papà ti vuole bene, sia a te che alla mamma!».
«Oh, quante volte l'avrò sentita questa stessa solfa...? Quattro, cinque... dieci volte?».
Un odore caratteristico di sigaretta accesa arrivò in quel momento all'olfatto di Death Scythe.



Era depresso, ma non era una novità: Maka non lo considerava come suo padre e la sua intrattenitrice preferita del Chupa Cabras, Blair, continuava a girare involontariamente il coltello nella piaga.
«Blair, te l'ho detto decine di volte ormai! Non devi fare domande indiscrete ai clienti!» esclamò una delle altre hostess, indignata.
«Coraggio signor papà! Non si abbatta così, miao!» cercò di risollevarlo la gatta.
«M-Makaaa...!» frignò lui, inginocchiato davanti al divano e appoggiato su di esso con il fondoschiena in mostra.
La sua posizione non era delle migliori, ma non era affatto dell'umore per badare a certi particolari.
Neppure si era accorto - dato che dava completamente le spalle alla porta - della figura che vi si era appena materializzata.
Era in ombra poiché voltato di schiena alla luce della luna, ma c'era uno scintillio sinistro che illuminava le lenti dei suoi occhiali.
«Makaaa! Makaaaaa!» continuò a lamentarsi Spirit, cominciando anche a battere i pugni chiusi sul divano, come un bambino capriccioso «Papà ti vuole bene, sia a te che alla mamma!».
«Oh, quante volte l'avrò sentita questa stessa solfa...? Quattro, cinque... dieci volte?».
Un odore caratteristico di sigaretta accesa arrivò in quel momento all'olfatto di Death Scythe, al quale - nonostante lo stato d’animo - non occorse molto per identificarlo: l’aveva sentito così a lungo per così tanto tempo che ormai gli riusciva più familiare di quanto volesse.
Sgranò gli occhi, zittendosi e voltandosi: non era possibile che lui fosse persino là... e invece era proprio lì, fermo alle sue spalle con la sua solita sigaretta in mano, che fissava il suo sedere in bella mostra.
«Non credi che una posizione del genere possa essere fraintesa?» domandò, pacato.
Spirit arrossì tutto, cominciando a sentire caldo, affrettandosi ad assumere una posizione che non lasciasse margini di fraintendimento: non voleva certamente provocarlo.
«Stein?! Che cosa sei venuto a fare qui?!» esclamò.
Le due hostess esaminarono il nuovo venuto: finalmente riuscivano a vedere coi loro occhi il "famoso" Franken Stein, l'uomo che aveva fatto esperimenti su Death Scythe per ben cinque anni.
Dall'aspetto dava effettivamente un'idea precisa e chiara di che tipo di persona fosse - soprattutto per quella grossa vite che gli attraversava il cranio da parte a parte.
Pareva proprio il tipo di persona etichettabile sotto l’appellativo di “inquietante”.
Lo scienziato tirò una boccata dalla sigaretta ed espirò.
«Sono passato a prenderti» disse semplicemente, arrivando dritto al sodo.
Spirit era talmente paonazzo da eguagliare quasi i suoi capelli: non si aspettava una premura del genere proprio da lui; tuttavia, la sua più grande preoccupazione era che le due donne potessero capire il vero significato delle sue parole. Infatti, il suo problema - il vizio che l’aveva portato al divorzio - non riguardava più solamente le donne, ma anche gli uomini - e Stein in particolare. Nonostante gliene avesse fatte per tutti i gusti, la prima volta che si erano rivisti alla DWMA, Death Scythe aveva scoperto di amarlo.
Non sapeva di preciso come ciò fosse accaduto, fatto stava che adesso anche il dottore ne era a conoscenza e - ovviamente a modo suo - ricambiava. E dire che non avrebbe mai pensato che uno come lui potesse riuscire a comprendere sentimenti come l'amore - oltretutto un amore così poco canonico - quando l'unica utilità che riusciva a trovare in tutto quello che respirava era di essere del potenziale materiale di ricerca.
«Hai intenzione di rimanere lì a guardarmi, senpai?» disse il dottore, osservandolo dall'alto con espressione apatica.
L'arma non si fece aspettare oltre, anche perché non aveva la minima intenzione di far scoprire la sua natura bisessuale alle hostess del Chupa Cabras. Non l'avrebbero più guardato con gli stessi occhi, ne era più che convinto.
Si alzò e si avviò verso il bancone vicino all'entrata, seguito a ruota dal suo accompagnatore.
«Bye bye signor papà ~ nyah!» lo salutò allegramente Blair facendogli l'occhiolino, la mano a mo' di zampa di gatto che graffiava l'aria con fare sensuale.
«Arrivederci, signor Death Scythe!» lo congedò l'altra hostess in modo più composto.
«A presto, ragazze!» esclamò lui, ammiccando loro con fare da rubacuori, pagando ed uscendo.
Una volta fuori, percorsero un tratto di strada in assoluto silenzio, senza neppure guardarsi in faccia. Spirit camminava un po' ingobbito, le mani affondate nelle tasche e un'espressione di goffo disagio in viso. Stein, invece, fumava tranquillamente, guardando la luna ridente e sanguinante nel cielo, lo sguardo rilassato di chi sta aspettando senza la minima fretta i comodi altrui.
«Ohi, Stein...» mormorò dopo un po' la falce della morte, ostinandosi a tenere saldamente incollato lo sguardo a terra, lontano dal viso dello scienziato.
«Mmh?» mugolò l'altro, espirando una voluta di fumo.
L'odore della sua sigaretta saturava l'aria attorno a loro e s'intensificava sbuffo dopo sbuffo, ma non dava fastidio a nessuno dei due.
«... non eri mai venuto a cercarmi fuori dell’accademia...» osservò Spirit.
«Non ti stavo cercando...»
«No...?» esclamò Albarn, inarcando un sopracciglio «...di solito non passi per queste parti: stai sempre nel tuo laboratorio...».
S'interruppe e sgranò gli occhi, girando di scatto la testa verso di lui. Sembrava sconvolto da un’improvvisa rivelazione.
«Sei venuto a prendermi per degli esperimenti?!».
Franken tirò un'altra boccata - l'ennesima - dalla sua sigaretta con una strana luce che gli illuminava le lenti.
«Mi hai scoperto» fece, curvando le spalle e fissandolo con un sorriso leggermente ebete ma carico di malevole intenzioni.
«YAAAH!» gridò l'altro, rabbrividendo «Non mi fai più paura! Né te né i tuoi esperimenti!».
Il dottore ridacchiò, facendo sussultare le spalle.
«Scherzavo» disse in tono di scherno.
«Aaargh! Imbroglione!» sbottò Spirit, inviperito.
«Sai, quell'espressione indignata ti dona particolarmente...» osservò l'altro, abbassando gli occhi dal cielo al viso della falce, soffiandogli una zaffata di fumo in faccia.
L'Albarn tossì.
«Non sfiatarmi addosso tutto quel fumo!».
Stein si fermò e rimase a fissarlo. Per riflesso, anche la falce si fermò.
Si trovavano in una stradicciola stretta e stentatamente illuminata da lampioni che mandavano una luce instabile e fievole. Il luogo ideale per parlare a quattr'occhi senza timore d'essere ascoltati.
«Di solito non ti infastidisce l'odore del fumo...» disse Franken, stirando le labbra, avvicinandosi al suo interlocutore tanto da incombere su di lui. Lo prese per la cravatta e lo sollevò leggermente da terra, attirandolo a sé.
«Ohi, fermo...! C-che stai...?!».
Spirit fu zittito dalle labbra di Stein che si posarono prepotentemente sulle sue.
Il bacio fu abbastanza approfondito nonostante fosse stato rapido. Death Scythe sentì l'odore di sigaretta dentro la sua bocca e fuori, ma non gliene importava: aveva imparato che quello era l'odore tipico di Stein. L'utilità di ciò era che poteva sentirlo arrivare anche senza vederlo - come poco prima nel locale.
Si separarono e si fissarono, soddisfazione negli occhi di Stein e sconcerto in quelli di Spirit.
L'arma indietreggiò di qualche passo, sovrastata dall'emozione e da un po' di timore per ciò che il suo ex meister pensava e lui non riusciva a prevedere, finché si ritrovò con le spalle contro un muro laterale della stradina.
«Hai paura di me, senpai?»
«Saresti benissimo capace di approfittarti del momento per aprirmi, come hai fatto per cinque anni!»
«Ah, hai ragione... ma ora non sono qui per i miei esperimenti».
Superò la distanza che lo separava dal suo ex partner, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«O forse sì... ma per un tipo di sperimentazione diversa» continuò, imprigionandolo tra sé e il muro con le braccia, tagliandogli ogni possibile via di fuga.
«Che cosa fai?» domandò la falce della morte, sentendosi oppresso dalla sua presenza.
Da quella posizione riusciva non solo a percepire con l'olfatto l'odore di sigaretta accesa, ma anche a vedere la bigia nebbiolina che era il fumo che lo circondava come un alone reso misterioso dalla debole luce dei lampioni.
La mano dello scienziato carezzò il tessuto della sua camicia, seguendolo fino nei pressi della cintura, dove cominciò a indugiare.
«Giochiamo...».
Non era una domanda, ma un'affermazione.
«Che?! Siamo in mezzo ad una strada!» protestò l'altro, cercando di svincolarsi dalla presa che Franken esercitava sul suo polso.
La mano libera scese oltre il livello della cintura, fino al cavallo dei pantaloni, stuzzicando.
«Non... non qui...» fece Spirit, già a corto di fiato, agitandosi «Almeno... a casa...» proseguì a fatica.
Si vedeva che, almeno per una volta, era Stein quello che voleva "giocare" - e Spirit quello che doveva "subire".
Quasi a malincuore il professore tolse la propria mano dal suo inguine.
«E va bene...» acconsentì, sbuffando un'altra voluta di fumo.
Così lo lasciò libero e lo guidò verso casa sua, l'edificio che fungeva anche - e soprattutto - come suo laboratorio per ricerche ed esperimenti.
Più Stein lo guardava e più sentiva il bisogno di averlo intorno, di sentire fisicamente la sua presenza accanto a sé.
Era un senso di possessione che - anche se ad un altro livello, molto inferiore - aveva già sperimentato per quanto riguardava Spirit. Negli anni in cui erano stati partner, lui aveva pensato che la sua falce era una sua esclusiva proprietà e sempre lo sarebbe rimasta.
E invece poi Spirit si era sposato e l'aveva lasciato.
Scosse il capo: non era certo il momento di perdersi nei ricordi. Death Scythe era lì con lui: l'importante adesso era solamente quello.
Ogni angolo su cui l'Albarn posava lo sguardo gli era familiare. A quanto gli risultava, Stein non aveva fatto nessuna modifica, neanche minuscola, a casa sua da quando si erano separati. In un certo senso tutto ciò gli dava una sensazione di nostalgia.
Per tutto poi, sentiva l'odore tipico di Stein, quello di sigaretta accesa. Era velato ma ben percepibile e sembrava che le stesse pareti ne fossero impregnate.
Non era una novità che il suo ex meister fumasse tanto, ma che avesse finito con l'appestare di quell'odore persino casa gli sembrava un tantino esagerato.
Ancor peggio fu arrivare nella sala che adibiva a studio: si sentiva proprio che era la stanza dove passava la maggior parte del suo tempo, visto che era anche quella che puzzava maggiormente di fumo.
«Non è che stai un po' esagerando col fumo...?» chiese Spirit in tono ironico, voltandosi indietro verso l'altro.
Sobbalzò vedendo che si era tolto il camice, l'indumento che lo copriva di più, dato che la maglia a mezze maniche che indossava sotto ricalcava le forme della sua muscolatura tonica e sensuale.
«Fumo come al solito, perché...?» chiese, avvicinandosi a lui.
La sua espressione attraverso gli occhiali era di attesa impaziente ma seria, stranamente composta.
Spirit sapeva che era già pronto a fare tutto quel che gli sarebbe potuto passare per il cervello nell'arco dell'intera serata e che lui non avrebbe potuto far altro che sottostare.
Si tolse dalla bocca la sigaretta e la spense in un portacenere che teneva appoggiato lì vicino, quindi si dedicò interamente alla falce.
Spirit sentiva crescere nell'aria ed in sé la libidine del momento, cosa che Stein aumentò esponenzialmente carezzandogli il volto e mordicchiandogli le labbra.
L'Albarn si tolse la giacca e allentò il nodo della cravatta fino a scioglierlo, cominciando poi a sbottonarsi la camicia, tirandola fuori dai pantaloni.
Non ebbe il tempo di toglierla che lo scienziato lo spinse contro il bordo della scrivania, i loro inguini a stretto contatto. Stein cominciò a strusciarsi contro di lui, torturandolo senza dargli alcuna soddisfazione. Spirit si piegò all'indietro, sdraiandosi per metà sul piano della scrivania, mordendosi un labbro per non farsi scappare un gemito.
Lo scienziato si chinò sopra di lui e lo baciò, soffiandogli in bocca una zaffata di fumo, la lingua che gli esplorava l'intero cavo orale senza la minima esitazione.
Spirit gli lasciò la piena libertà di farlo, mentre rispondeva al bacio con fervente passione.
Death Scythe sentì l'erezione del meister premergli sempre di più contro i pantaloni, tanto da eccitarlo.
Stein continuò a strusciarsi contro di lui, col risultato che ben presto il pene di Spirit divenne turgido ed ogni strusciata dell'altro cominciò a fargli male.
Cercò di svincolarsi dalle labbra dello scienziato e, quando ci riuscì, tossicchiò nel riprendere fiato: era sopraffatto dal suo odore di sigaretta.
«Stein, basta. Fallo, non sopporto più di aspettare...» disse, appoggiandogli una mano sul petto per sollevarlo ed allontanarlo un poco da sé.
Il dottore stirò le labbra in un sorriso e, afferratolo per la cravatta, lo trascinò giù sul pavimento, verso la sedia.
Spirit si mise carponi, impaurito dall'improvviso cambio di posizione, facendo per allontanarsi.
«Stein, che diavolo cred...?!»
«Quella posa è provocatoria, senpai...» disse, con un tono che alla falce piacque solo in parte.
«Rimani così, fermo» continuò il meister.
Prima che l'arma potesse fare qualunque cosa, si sentì afferrare per i fianchi dalle sue mani, che andarono a slacciargli la cintura per poi abbassare i pantaloni e le mutande.
«Eh?! V-vuoi farlo così?!» esclamò Death Scythe, imbarazzato dalla posizione alquanto ambigua e poco consona.
Si volse indietro verso il suo partner ed arroventò letteralmente: Stein, in piedi alle sue spalle, si era tolto i pantaloni e la maglia e lo fissava, completamente nudo ed alquanto invitante.
S'inginocchiò dietro di lui senza perdere altro tempo, facendo sì che la propria parte inguinale aderisse al suo fondoschiena.
Si strusciò ancora per un po' contro di lui, poi lo penetrò senza nessuna esitazione.
Spirit fu interamente percorso da un brivido che rischiò di fargli perdere l'equilibrio, al quale fece seguito un'ondata di piacere che gli strappò un gemito ben udibile.
Nonostante stesse abbastanza scomodo in quella posizione anche perché doveva reggere in parte il peso del corpo del compagno, Death Scythe era estatico: sentire Franken dentro di sé lo esaltava e gli dava quasi una sensazione di beatitudine che lo faceva ansimare piuttosto rumorosamente.
Stein continuò a penetrarlo, deciso, finché non raggiunse l'orgasmo e venne in lui. A quel punto, l'arma perse la sua precaria stabilità e cadde stesa a terra.
Stein, rimasto senza alcun sostegno, gli cadde addosso.
«Stein togliti...! Sei pesante...!» esclamò l’arma dello Shinigami, cercando di togliersi da sotto di lui.
Il dottore sbuffò talmente vicino a lui da fargli arrivare al naso l’odore del suo respiro.
«Finora non ti sei lamentato...» commentò.
Spirit tossì: c’era un limite a tutto.
«E smettila di fumare! Quando è troppo è troppo!».