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[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: The High Ground
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall
Wordcount: 2802 (wordcounter)
Prompt: Fuoco per il team Ahm-Gi per la Missione 5 della Settimana 7 del COW-T #9 @ Lande Di Fandom
Note: Gen, Monster Hunter World!AU
Il cacciatore fissò il martello a due ganci appesi dietro la schiena, in modo da poterlo impugnare rapidamente in caso di necessità, quindi si volse verso la sua assistente.
«Starò attento, promesso» le garantì, certo che avrebbe approfittato del momento per fargli altre mille raccomandazioni.
«Lo so» l'Umana gli appoggiò entrambe le mani esili sull'armatura e lo guardò con espressione intensa «Ricordati anche che l'Anjanath ha come punto debole il naso. Se riesci a romperglielo, dovrebbe essere più semplice per te riuscire a sconfiggerlo visto che non dovrebbe più emettere fuoco» soggiunse.


«Sei sicuro di volerlo fare? Potrebbe essere... davvero pericoloso...».
Jaina Proudmoore, una delle nuove assistenti arrivate da poco con lo sbarco della Quinta Flotta nel Nuovo Mondo, osservava preoccupata il suo compagno di caccia mentre quest'ultimo si preparava per affrontare l'ultimo incarico che gli era stato assegnato.
Il Comandante Saurfang gli aveva ordinato di occuparsi dell'esemplare di Anjanath che nell'ultimo periodo aveva cominciato ad avvicinarsi sempre di più al perimetro di Astera, mettendo di fatto in pericolo l'intera Commissione di Ricerca. Era un bestione piuttosto grosso persino per quelli della sua stessa razza a detta del Comandante e quindi molto pericoloso; per questo aveva deciso che ad occuparsene sarebbe stato Thrall, l'Orco che durante la traversata dell'oceano con la Quinta Flotta aveva rischiato la vita dopo un incontro molto ravvicinato con lo Zorah Magdaros ed era riuscito a sopravvivere per raccontarlo.
Il diretto interessato si era dimostrato un validissimo acquisto per la Commissione di Ricerca e Jaina era orgogliosa di essere l'assistente che faceva coppia con lui. In quel momento però, avrebbe di gran lunga preferito essere ad Astera a studiare piuttosto che nell'accampamento principale presso la Foresta Antica a guardare l'Orco che si sistemava indosso le varie parti di armatura d'ossa che gli avrebbero consentito di resistere ai pericolosissimi attacchi di fuoco dell'Anjanath.
L'armatura in questione era piuttosto semplice e nonostante la funzione per cui era stata pensata, copriva relativamente poco - almeno secondo i gusti di Jaina.
La parte superiore era costituita da una specie di giubbino smanicato composto di un'ampia striscia di cuoio nero bordato con del pelo beige che copriva le immense spalle dell'Orco e che era fermata sul davanti da alcuni sottili fili rossi intrecciati - che parevano essere messi a dura prova dall'ampiezza del torace del cacciatore - e che era decorata con un paio di drappi che gli coprivano i lati dell'addome lasciando il centro scoperto e sui quali erano fissate diverse file di piccoli ossicini a formare delle "V" molto slargate.
Un paio di grosse corna con le punte rivolte verso il basso erano attaccate sui lati del cinturone di cuoio che indossava. La fibbia era grossa e rotonda e sotto di essa pendeva un altro drappo con file di ossicini che copriva la zona genitale di Thrall. Due file gemelle di ossa assicurate su cinture accessorie pendevano libere al di sotto delle corna, unite al resto del cinturone da un filo rosso avvolto attorno alla cima delle corna. Era in corrispondenza di questo punto che, sul lato sinistro, Thrall portava appesa la piccola gabbietta per gli Insetti Guida, accessorio che tutti i cacciatori nel Nuovo Mondo possedevano di base.
Le cosce erano completamente nude e una buona porzione di pelle verde era facilmente visibile al di sotto dell'ingombrante cintura, per la gioia di tutte le femmine attratte dalla virile e possente corporatura orchesca.
Dalle ginocchia in giù invece era protetto da un paio di stivali rivestiti d'ossa, uno dei quali ancora non aveva finito di indossare.
«Se il Comandante ha chiesto che fossi io ad occuparmene significa che mi reputa in grado di farlo» esclamò l'Orco, riuscendo finalmente a fermare lo stivale sopra al ginocchio «Tutti i mostri sono pericolosi, Jaina...» aggiunse.
«Lo so... ma questo!» l'Umana scosse il capo e prese un respiro profondo «Sta' attento lì fuori. Gli Anjanath sono bestioni terribili, sono molto territoriali e adorano...».
«... adorano la carne di Aptonoth» Thrall terminò la frase al suo posto, sorridendole gentilmente ed emettendo un piccolo sbuffo «Vorrei sapere a chi non piace...!» commentò poi in tono sarcastico, scrollando le spalle.
La sua assistente gli diede un piccolo pugno nello stomaco, corrugando le sopracciglia sottili per fissarlo con espressione di rimprovero.
«Si tratta di una cosa seria, Thrall! Sono preoccupata per te, insomma!» ribatté stizzita, offesa per la leggerezza con cui stava affrontando la situazione. Non riusciva a credere che fosse dell'umore adatto per scherzare mentre si apprestava a rischiare la vita per salvaguardare tutta Astera, che pullulava di cacciatori con molta più esperienza di lui in merito alle bestie che popolavano la Foresta Antica.
L'Orco le strinse delicatamente le braccia tra le mani enormi, abbassandosi un po' per fissarla meglio negli occhi. La sua espressione era insolitamente rilassata e Jaina si sorprese di vedere che non pareva essere per niente nervoso al pensiero della caccia che lo attendeva. Incredibilmente, la sua apparente tranquillità riuscì a mitigare in parte l'angoscia che si agitava nel petto dell'Umana, la quale dopo poco emise un sospiro di rassegnazione.
«Ricordati che gli Anjanath sputano fuoco» disse in tono pratico «Non stargli troppo sotto il muso, altrimenti ti scotterai».
«D'accordo» rispose lui, indossando l'elmo. Si trattava di un grosso teschio di un animale cornuto sulla cui nuca era stata fissata una grossa pelliccia nera. In realtà il pelo era solo per bellezza estetica e per Thrall era comunque superfluo: la lunga chioma di folti capelli neri - che portava sciolti per l'occasione dato che non c'era spazio sotto l'elmo per la sua solita coda - fuoriusciva da sotto la pelliccia, formando una specie di mantello sulla sua schiena enorme.
Una volta indossato quello, si girò a prendere il grosso martello che aveva appoggiato accanto al baule con l'attrezzatura. L'arma era gigantesca per Jaina, eppure tra le mani di Thrall appariva solamente proporzionata alla sua stazza.
Il cacciatore fissò il martello a due ganci appesi dietro la schiena, in modo da poterlo impugnare rapidamente in caso di necessità, quindi si volse verso la sua assistente.
«Starò attento, promesso» le garantì, certo che avrebbe approfittato del momento per fargli altre mille raccomandazioni.
«Lo so» l'Umana gli appoggiò entrambe le mani esili sull'armatura e lo guardò con espressione intensa «Ricordati anche che l'Anjanath ha come punto debole il naso. Se riesci a romperglielo, dovrebbe essere più semplice per te riuscire a sconfiggerlo visto che non dovrebbe più emettere fuoco» soggiunse.
Thrall fece un mezzo passo indietro, sottraendosi a malincuore al contatto con lei.
«Ricevuto. Evitare il fuoco e rompergli il naso» ricapitolò brevemente, allontanandosi verso il fitto della Foresta Antica «Vedrai, tornerò presto!».

Thrall si lanciò dietro un tronco d'albero ricoperto di muschio appena in tempo per evitare una vampata di fuoco che arrivò a lambire giusto il punto in cui si trovava fino ad un secondo prima.
Il ruggito frustrato dell'Anjanath riecheggiò nel sottobosco e la terra tremò mentre la bestia guadagnava terreno, avvicinandosi implacabile.
L’Orco respirava affannosamente per lo sforzo fisico pesante fatto nel cercare di sfuggire alle temibili fiamme di quel mostro rosa e piumato. Aveva corso più di quanto era solito fare durante la caccia e il suo cervello stava lavorando febbrilmente alla ricerca di una soluzione al suo problema più grosso: quando Jaina gli aveva detto di mirare al naso dell’Anjanath e romperglielo per intralciarlo nel lanciare i suoi attacchi di fuoco, Thrall non aveva preso in considerazione il fatto che il cranio di quel bestione era parecchio fuori dalla portata del suo martello. Era riuscito a colpirlo soltanto in un paio di occasioni, dopo essere riuscito a mandarlo al tappeto; tuttavia, l’Anjanath aveva il maledetto vizio di non coprire le grosse distanze correndo - come invece facevano altri predatori - bensì saltando addosso al suo nemico per schiacciarlo con tutto il suo non indifferente peso. Questo comportamento rendeva perciò difficile a Thrall riuscire a colpirgli efficacemente le grosse zampe posteriori o l’addome e mandarlo KO.
«Devo trovare la maniera di spaccargli quel dannato naso estraibile» brontolò tra sé e sé mentre si acquattava dietro l’albero, aggirandolo lentamente per non farsi vedere dall’Anjanath che stava arrivando proprio in quel momento.
Il grosso mostro simile ad un tirannosauro proseguì velocemente superando l’albero e Thrall si mosse il più silenziosamente possibile fino a rimanere dal lato opposto rispetto a quello oltre il quale si era lanciato per non essere arrostito. A quel punto, l’Orco si affacciò timidamente a sbirciare, scoprendo che la sua preda stava annusando l’aria più avanti, in cerca di una traccia della sua presenza. Sperava che non riuscisse a trovarla, lasciandogli il tempo necessario ad ideare una strategia.
Vedendo quanto riusciva ad allungare verso il cielo il suo grosso muso rosa, Thrall non poté fare a meno di pensare: «Avrei dovuto provare a usare quella glaive col kinsetto...».
Il set d’armi in questione era particolarmente indicato per volteggiare nelle zone più alte dei mostri; tuttavia, Thrall non riusciva ad immaginarsi a saltellare a destra e a manca, ronzando intorno alle ridicole alette che l’Anjanath amava estrarre quando era palesemente incazzato. Era un’arma che vedeva più adatta a razze più aggraziate di un massiccio Orco come lui, come gli Elfi.
Il loro frenetico inseguimento li aveva condotti all’imboccatura di una grossa radura a cielo aperto con numerosi cespugli in cui Thrall avrebbe potuto acquattarsi per mantenere un certo effetto sorpresa. Al centro, piuttosto lontano dal punto in cui il cacciatore si trovava, pascolava sereno un piccolo gruppo di Aptonoth.
Thrall vide l’Anjanath rimanere fermo ancora per un momento e poi ruggire, dirigendosi velocemente verso gli erbivori. Probabilmente la lotta contro di lui gli aveva fatto venir fame. Anche l’Orco ne aveva un po’ in effetti.
Tirando un lievissimo sospiro di sollievo per il pericolo scampato, il cacciatore sporse un po’ di più la testa per osservare l’ambiente in cerca di qualcosa che gli desse uno spunto per ottenere il vantaggio che gli serviva.
Caso volle che gli occhi azzurri dell’Orco cadessero su una piccola sporgenza posta più o meno a metà strada tra il punto in cui lui si trovava e quello in cui adesso era la sua preda. Era di media altezza e sul versante esposto cresceva fitta e rigogliosa una cascata di rampicanti. Non era niente di eccezionale, però era abbastanza alta da permettergli di arrivare dove un terreno pianeggiante non gli concedeva.
La conclusione cui l’Orco giunse fu abbastanza semplice e lineare: se fosse riuscito a salire fin lassù senza farsi notare avrebbe avuto un vantaggio tattico sull’Anjanath e avrebbe potuto tentare di fare ciò che fino ad allora non era riuscito a fare. Poteva fratturargli il naso con un colpo ben piazzato o addirittura - se fosse stato parecchio fortunato - tentare di salirgli in groppa e mandarlo ancora una volta al tappeto.
Purtroppo era consapevole del fatto che fosse un piano che poteva mettere in atto una volta sola: se avesse perso l’effetto sorpresa non sarebbe riuscito a riguadagnarlo con tanta facilità; pertanto doveva fare del suo meglio perché andasse a buon fine.
Thrall prese un respiro profondo, accovacciandosi sul terreno e sbirciando ancora in direzione dell’Anjanath, che in quel momento era intento a squartare un povero Aptonoth indifeso, cibandosi delle sue tenere carni. Doveva agire adesso, prima che quel bestione recuperasse troppe forze con il suo spuntino.
Si mosse lesto, uscendo allo scoperto ma rimanendo chino sul terreno per cercare di mimetizzarsi nel sottobosco. Se avesse indossato un’armatura meno coprente probabilmente la sua particolare colorazione d'incarnato gli avrebbe permesso di confondersi meglio con le grosse e rigogliose foglie verde vivo che erano disseminate ovunque; ciononostante, riuscì a coprire i metri di distanza che lo separavano dalla sua meta senza che l’Anjanath si voltasse nemmeno una volta nella sua direzione. Era orgoglioso del modo con cui riusciva a muoversi senza fare troppo rumore, a dispetto della sua stazza e dell'armatura pesante che indossava.
Riuscì a raggiungere la base della parete di rampicanti e si apprestò a cominciare la scalata finché era ancora in tempo, prima che il mostro finisse di spolpare i miseri resti dell'Aptonoth.
Si issò sulla cima, acquattandosi sul terreno mentre si spostava verso il punto più vicino a dove si trovava l'Anjanath - che ancora lo stava ignorando.
Si erse in piedi in tutta la sua notevole altezza e sollevò il braccio destro. Sul guanto che gli proteggeva l'avambraccio aveva montata una fionda pieghevole in cui aveva tenuto caricato come proiettile un sasso raccolto in un altro punto della foresta. Aprì silenziosamente l'archetto e prese la mira, sperando di non essere così lontano da mandare a vuoto il colpo, quindi rilasciò la cordicella elastica.
Con un lievissimo sibilo, la fionda scattò e il sasso attraversò l'aria per andare a colpire la coscia posteriore dell'Anjanath. Pur essendo il sasso minuscolo rispetto alla sua stazza, il mostro abbandonò il boccone di carne sanguinolenta che si apprestava a masticare e ruotò lentamente all'indietro per vedere cosa l'aveva colpito. In quel momento un altro sasso lo colpì direttamente sul muso, in mezzo alle froge lunghe e sottili.
L'Anjanath ruggì furioso, piegandosi leggermente in avanti e sollevando le ridicole ali coperte di piume viola che possedeva sul dorso, quindi estromise il suo organo nasale - una specie di osso che solitamente teneva nascosto sotto la pelle squamosa della parte superiore del cranio - ed emise uno spruzzo di fiamme a corto ma ampio raggio.
«Ehi, bestione! Sono qui!».
La voce di Thrall risuonò chiara e forte attraverso la radura, raggiungendo senza problemi il suo bersaglio. Le sue pupille nere e verticali dell'Anjanath si strinsero leggermente nel vedere il cacciatore che agitava un braccio nella sua direzione, prima che un altro sasso lo colpisse sul muso.
L'Anjanath scosse la testa, poi ruggì ancora e cominciò ad avanzare a testa bassa verso la sporgenza, proprio come Thrall aveva sperato. L'Orco impugnò con entrambe le mani il suo martello, indietreggiando leggermente dal bordo della sporgenza per evitare che al suo avversario venisse la brillante idea di balzargli addosso nel momento sbagliato.
Era la prima volta che tentava una cosa del genere. Aveva sempre combattuto sul terreno, alla pari con la sua preda e sperava soltanto che il suo piano funzionasse. Non sapeva nemmeno come si cavalcava un mostro, per cui immaginava che se gli si fosse presentata l'occasione avrebbe soltanto potuto improvvisare e sperare che tutto andasse per il verso giusto.
«Devo rompergli quel dannato osso» ripeté a sé stesso mentre l'Anjanath si muoveva implacabile verso di lui, senza balzare né cercare di arrostirlo da distanza. Forse l'aveva riconosciuto come il cacciatore che l'aveva braccato per buona parte del pomeriggio ed era giunto alla conclusione che doveva togliersi lo sfizio di smembrarlo fisicamente piuttosto che lasciare che fossero le sue fiamme a fare il lavoro al suo posto.
Il mostro rosa si fermò esattamente sotto la sporgenza e i due si fissarono con odio negli occhi, quindi accadde tutto in un lampo.
L'Anjanath si diede una spinta con le poderose zampe posteriori e nello stesso momento Thrall corse verso il bordo della sporgenza e spiccò un salto, brandendo il suo martello alto sopra una spalla. L'adrenalina pompava frenetica nel suo corpo e trovò sfogo in un latrato di guerra che riecheggiò in tutta la radura, così forte da far scappare alcuni piccoli Jagras che stavano cercando di avvicinarsi, probabilmente attirati dall'odore del cadavere dell'Aptonoth.
L'Anjanath fece per emettere un nuovo spruzzo di fuoco dall'osso che sporgeva verticale dalla sommità del suo cranio ma la reazione di Thrall fu rapida ed implacabile: con tutta la potenza delle sue muscolose braccia orchesche, abbatté la grossa e pesante testa del suo martello proprio sull'organo sputafuoco.
L'Orco percepì solo l'aria calda che fuoriusciva dalle "narici" dell'Anjanath: con uno schiocco secco e inquietante, il martello si fece strada nell'osso nasale della creatura, rompendone la zona portante centrale e scavandoci una specie di cratere concavo.
Il contraccolpo fece sì che l'Anjanath ricadesse pesantemente a terra con un verso di dolore atroce, steso sul dorso, e Thrall atterrò oltre di lui, rischiando per un secondo di perdere l'equilibrio. Con un ghigno trionfante stampato in faccia, l'Orco si apprestò a rincarare la dose finché poteva. Corse verso il cranio sanguinante dell'Anjanath e cominciò a pestarlo con la testa del suo martello. Sentiva ad ogni colpo che qualche parte d'osso cedeva, anche se non si stava premurando di controllare quale fosse. La cosa importante era che finalmente quel dannato organo sputafuoco era fratturato e anzi, per essere sicuro di aver completato l'opera cercò di dare qualche altro colpo a quello.
Quando l'Anjanath si rialzò, non attaccò il suo aggressore - come Thrall aveva sperato - bensì si voltò ignorandolo e cominciò ad allontanarsi nella direzione da cui erano arrivati non molto tempo prima, zoppicando vistosamente e con il muso che grondava sangue.
Era alle strette. Stava cercando di tornare nel posto in cui solitamente riposava - ovunque esso fosse - per recuperare le forze. Se fosse riuscito a raggiungerlo avrebbe potuto mettere fine alla minaccia che incombeva su Astera. Per sua fortuna le tracce di Anjanath erano piuttosto facili da seguire, altrimenti trovarlo in quell'intricato labirinto verde sarebbe stato un vero problema.
Thrall appese soddisfatto il suo martello ai ganci posteriori, quindi si avviò nella stessa direzione in cui l'Anjanath era scappato. Era ansioso di terminare la sua caccia e tornare da Jaina a darle la buona notizia.
Era sicuro che vederla felice e contenta l'avrebbe ricompensato ampiamente di tutta la fatica fatta.
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