fiamma_drakon (
fiamma_drakon) wrote2020-03-01 07:50 pm
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Tornare alle origini
Titolo: Tornare alle origini
Rating: Giallo
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo, Slice of Life
Personaggi: Tharazar (OC!Mezzorco Bardo), Themis (OC), Ziraj (OC!Mezzelfa Barda)
Wordcount: 3748 (wordcounter)
Note: Yaoi implied
Il Mezzorco scattò in piedi stizzito, digrignando i denti. Aveva le guance paonazze e l'espressione di una ragazzina cui fosse appena stato sbattuto in faccia il fatto che era tornata single per colpa del suo stupido comportamento infantile. Non era esattamente il tipo di reazione che Themis si aspettava, ma almeno non era scoppiato a piangere.
«I-io sono bellissimo! Perfetto!» sibilò, la voce di nuovo più acuta e incrinata rispetto al suo normale tono «Rimangiati quello che hai detto!».
«Davvero non lo vedi?!» il liuto gli parlò nella mente a volume molto alto, quasi soverchiando ogni altro suo pensiero «Davvero non ti sei reso conto di quanto poco ti prendi cura di te stesso?! Tch! Per forza nessuno ti trova più attraente come un tempo!».
Tharazar entrò nella sua camera da letto sbattendo la porta con moto palesemente frustrato. Aveva appena salutato i suoi compagni di avventure partiti per andare a risolvere dei problemi fuori città e lui aveva deciso di rimanere indietro per sorvegliare la loro locanda - o almeno questo era ciò che aveva detto loro.
Eireen e Ivellios non avevano fatto domande in merito ai suoi propositi e lui era stato abbastanza convincente da non suscitare in loro alcun dubbio.
La sua stanza era piuttosto vasta, con un bel letto a due piazze sistemato contro una parete, un tavolo corredato di sedie, un ampio armadio e una chaise lounge. Accanto al letto era posizionato un lungo specchio, dinanzi al quale Tharazar era solito suonare o passare molto del suo tempo ammirandosi. Ovviamente non poteva mancare un caminetto, per le serate invernali. C’era un che di vagamente sfarzoso nelle forme dei mobili che solitamente metteva il proprietario a suo agio, ma non quella volta.
Il Mezzorco attraversò la stanza con lunghe falcate per andare a sedersi sul bordo del materasso. Si tolse dalla schiena il suo liuto di legno scuro e lo appoggiò con delicatezza sulla metà opposta del letto, prima di sdraiarsi completamente vestito e fissare il soffitto.
«Themis?» chiamò con voce esitante.
«Presumo tu… voglia parlare con me di ciò che ti affligge» la risposta gli giunse in forma telepatica da parte dell’ormai familiare voce femminile ed elegante che apparteneva al suo strumento musicale senziente «Sai che io sono qui e ti ascolto».
Tharazar si volse verso il liuto, sul viso un cipiglio misto di esasperazione, rassegnazione e tristezza. Pareva alla disperata ricerca di consolazione e benché Themis non fosse dotata di occhi, il suo essere senziente le consentiva comunque di vedere e udire ciò che aveva attorno.
«Secondo te ho perso il mio fascino?» chiese lui con una voce che pareva implorare una risposta negativa.
«Sei un Mezzorco pieno di charme» replicò Themis con tono paziente, senza però dargli esattamente la risposta che lui voleva «Pensi davvero di non essere più affascinante...?».
L’espressione di Tharazar si rabbuiò un poco mentre rifletteva, cercando di dare un ordine al caos di pensieri che gli si affollavano nella mente. Rimase in silenzio per qualche secondo prima di cominciare a parlare: «Non so cosa pensare. Quel dragone che abbiamo incontrato sotto il teatro si è rifiutato di venire a letto con me in maniera categorica. Ha riso di me. E quelle giovani studentesse alla scuola di Vajra… nemmeno mi hanno considerato. Insomma… sono un maschio notevolmente dotato. Sono splendido! Perché la gente pare non notarlo più?!».
Le parole gli uscirono di bocca come un fiume in piena e le sue mani presero a muoversi convulsamente durante l’intero discorso. Non gli capitava spesso di gesticolare in maniera tanto esasperata, nemmeno quando parlava da solo - cosa che accadeva meno raramente di quanto sarebbe stato normale aspettarsi. Arrivato all’ultima frase, si alzò in piedi di scatto e si mise dinanzi allo specchio, ammirandosi frontalmente e poi mettendosi di profilo.
Le sue spalle erano ancora larghe e le sue braccia somigliavano a quelle di qualcuno abituato da tempo a compiere allenamento fisico; tuttavia, quello era tutto ciò che era rimasto come retaggio della sua vita da gladiatore. Il suo addome, che un tempo era stato piatto e solcato di muscoli tonici e duri, adesso era palesemente arrotondato e morbido al tatto per tutti i chili che aveva preso nel giro degli ultimi sei mesi. Sui fianchi, che prima erano piuttosto stretti, ora esibiva delle vistose maniglie dell’amore che nessuna armatura era in grado di coprire del tutto. Sui suoi muscoli quadricipiti si era accumulato uno strato di grasso che rendeva le sue cosce più morbide e flaccide. Aveva cominciato a mettere pantaloni decisamente attillati nella speranza di minimizzare l’effetto.
Il suo completo acquamarina - composto di una voluminosa camicia con le maniche a sbuffo, un paio di braghe di stoffa bianca e stivali alti dello stesso colore - non faceva altro che mettere maggiormente in risalto le abbondanti curve del suo corpo, anche se la cosa non l’aveva fermato dall’indossarlo. In realtà il suo esasperante narcisismo lo rendeva cieco dinanzi alle reali condizioni del suo fisico. Aveva smesso di preoccuparsene dopo la separazione dal suo precedente compagno di viaggi, quando aveva cominciato a sfruttare a pieno regime la sua audacia e la sua bravura come musicista per trovare vitto e alloggio presso ogni locanda in cui si fermava. Nessuno aveva badato alla sua forma fisica, tutti troppo impegnati ad apprezzarlo per le sue performance sessuali e musicali, perciò era arrivato a dimenticarsene lui stesso.
«Non mi avevi confessato che in realtà eri sollevato per come era finita con il dragone? Per via del tuo “amico”... Patria» la voce di Themis suonava sorpresa «Mi hai mentito?!» il tono cambiò repentinamente, divenendo oltraggiato.
Tharazar si volse verso il suo liuto esibendo un sorrisetto colpevole e stringendosi appena nelle grosse spalle. Sperava di non dover tornare a rivangare l’argomento di nuovo, non dopo averlo già affrontato per molte ore durante la notte che aveva seguito il recupero del tesoro di Waterdeep. La sua reazione sul momento era stata piuttosto infantile - almeno ora che la ricordava, a posteriori - e forse anche un po’ esagerata; tuttavia, aveva sperato con tutto se stesso di potersi lasciare il ricordo alle spalle.
Avrebbe dovuto immaginare che Themis avrebbe colto il collegamento immediatamente. Del resto, era un liuto molto intelligente persino per la media delle persone “normali”.
«Non ho mentito… non del tutto almeno...» ammise lui.
«Tharazar!».
Il rimprovero di Themis giunse accompagnato da una fitta di emicrania lancinante che strappò un grugnito molto poco signorile al suo proprietario. Non era la prima volta che Themis tornava ad aggredirlo mentalmente da quando erano entrati in sintonia; tuttavia, in quel frangente l’attacco giunse del tutto inaspettato e perciò gli parve ancor più forte.
«Lasciami spiegare prima di attaccarmi!» sibilò il Mezzorco, crollando seduto accanto al suo liuto. Il telaio del letto scricchiolò a volume molto ben udibile sotto di lui, ma fu ignorato.
Themis sospirò con tono scocciato nella sua mente.
«Spero ci sia un buon motivo» commentò.
«Il fatto è che ero… e sono… sì sollevato di non essere andato a letto con lui… ma solo fino ad un certo punto» rispose il bardo «Continuo a pensare che forse il problema sono… davvero io… come con quelle studentesse».
Tharazar sospirò sconsolato, affondando il viso nei palmi aperti delle mani.
«Non voglio perdere le mie abilità di seduttore» la sua voce si incrinò appena, alzandosi di qualche nota «Senza quelle non riuscirò più a tenere a freno i… i miei sentimenti per Patria».
Non stava piangendo, ma da come parlava pareva sul punto di farlo. Themis lo aveva già visto deprimersi in diverse occasioni e porsi domande su ciò che gli capitava, spesso e volentieri dando la colpa a se stesso e alle sue mancanze in merito a varie capacità o standard comuni per quelli della sua razza - specialmente in merito alla sua mancanza di pura e semplice forza bruta. Quella però era la prima volta in assoluto che lo sentiva così disperato.
L’unica cosa che Themis poteva fare in quel momento era metterlo di fronte a ciò che pareva non riuscire a vedere, troppo impegnato a piangersi addosso.
«Be’, in questo periodo hai fatto enormi passi nelle interazioni sociali. Pensa solo a come ti sei adoperato per correre in soccorso di Ziraj. Hai imparato a pensare anche agli altri prima che a te stesso» Themis fece una pausa mentre Tharazar la guardava con espressione intenta, evidentemente in attento ascolto.
In effetti era vero. Era corso subito a cercare aiuto per soccorrere Ziraj quando aveva scoperto che era stata rapita, senza pensare al potenziale pericolo cui stava andando incontro.
Ricordava bene cosa era successo con Patria quando si erano recati in un’altra dimensione perché lui si esibisse per una corte di Pixie: aveva continuato a suonare senza preoccuparsi di andare a verificare se il suo compagno di viaggio - partito da palazzo a sua insaputa - avesse bisogno di aiuto o meno.
La cosa era degenerata in una situazione piuttosto pericolosa in cui lui aveva addirittura sfiorato la morte.
«È vero…» ammise, accennando un sorriso mesto «Ma questo come mi aiuta con il mio pr…».
«Non ho ancora finito!» lo zittì subito Themis, irritandosi per la sua impazienza «… dicevo, questo ti pone in una ottima luce per le altre persone. Quando fai l’egoista non trovi molta gente disposta a passare del tempo con te».
«Non mi pare di esserlo mai stato!» sbuffò il Mezzorco, punto sul vivo «… non da quando sono qui, almeno...» aggiunse dopo un momento, distogliendo repentinamente lo sguardo con cipiglio pensieroso.
«Questo però non compensa il fatto che le persone ti vedono anche per come appari...» proseguì il liuto, al che Tharazar gonfiò prontamente il petto, raddrizzando le spalle e la schiena.
«Per quello non c’è nessun problema! Sono all’altezza delle aspettative!» esclamò convinto.
Themis tacque per alcuni secondi, per poi aggiungere con voce di ghiaccio: «Davvero? Perché io vedo un sacco di grasso a coprire un corpo che sicuramente in passato doveva essere stato splendido».
Le parole di Themis furono accolte da un silenzio che definire di tomba era quasi eufemistico. Tharazar rimase a fissare lo strumento a bocca aperta. La sua espressione - che fino ad un attimo prima esprimeva solo riflessione e attenzione - adesso manifestava chiaramente stupore e dolore.
Themis era consapevole che molto probabilmente le sue parole lo avevano ferito nell'orgoglio più di quanto al momento gli servisse; tuttavia, era una cosa di cui sentiva di doverlo mettere al corrente in maniera chiara e inequivocabile.
«Oh, andiamo. Per favore, risparmiami quegli occhioni da cucciolo bastonato! Mi rifiuto di credere che il mio proprietario sia così cieco da non vedere l'evidenza!» sbuffò con tono sussiegoso, sperando di suscitare in lui una replica migliore di un'ennesima ricaduta di depressione.
Il Mezzorco scattò in piedi stizzito, digrignando i denti. Aveva le guance paonazze e l'espressione di una ragazzina cui fosse appena stato sbattuto in faccia il fatto che era tornata single per colpa del suo stupido comportamento infantile. Non era esattamente il tipo di reazione che Themis si aspettava, ma almeno non era scoppiato a piangere.
«I-io sono bellissimo! Perfetto!» sibilò, la voce di nuovo più acuta e incrinata rispetto al suo normale tono «Rimangiati quello che hai detto!».
«Davvero non lo vedi?!» il liuto gli parlò nella mente a volume molto alto, quasi soverchiando ogni altro suo pensiero «Davvero non ti sei reso conto di quanto poco ti prendi cura di te stesso?! Tch! Per forza nessuno ti trova più attraente come un tempo!».
Il bardo arretrò di mezzo passo, come se fosse stato colpito da un pugno in pieno stomaco.
«N-no... non...» balbettò, per poi serrare le labbra nel tentativo di farle smettere di tremare. Odiava balbettare e quando gli succedeva era sintomo di insicurezza e di paura, due cose con cui raramente aveva a che fare.
«Sbaglio o solo nell'ultimo mese hai dovuto cambiare armatura due volte? E quella che indossi adesso, fatta su misura per te, l'hai appositamente richiesta più larga del tuo girovita. E adesso la riempi completamente» Themis proseguì implacabile. Il fatto che non fosse dotata di un corpo le permetteva di parlare senza doversi necessariamente fermare per prendere fiato, consentendole di perpetrare la sua aggressione verbale senza tregua alcuna.
«Vogliamo parlare di quanto mangi durante l'arco della giornata?! Di quanti spuntini di dubbio gusto tu faccia tra il pranzo e la cena?! O della tua performance durante e dopo la gara mangereccia in quel villaggio innevato extradimensionale?! Mangi per il puro e semplice piacere di farlo, non perché tu ne senta realmente il bisogno! Il tuo regime alimentare è pessimo, per non dire degenere. Non c'è da sorprendersi se continui a metter su peso così velocemente!».
Tharazar era arrivato praticamente addosso allo specchio. I suoi occhi azzurri trasudavano dolore in maniera palese.
Themis tacque, in attesa che facesse qualcosa. Il suo silenzio e la sua totale immobilità non le permettevano di capire se il suo rude modo di affrontare l'argomento stesse sortendo degli effetti di qualche tipo.
Per un istante temette di essersi spinta troppo in là e che forse avrebbe dovuto rivedere il suo approccio e tentare di prenderlo con le buone. Forse non era ancora psicologicamente pronto ad affrontare l'argomento, nonostante fosse stato lui il primo a farsi avanti per parlare di nuovo dei suoi "problemi di seduzione".
Il Mezzorco all'improvviso cacciò un prolungato gemito sofferente e lamentoso e si lasciò scivolare contro lo specchio fino a sedersi sul pavimento. Aveva di nuovo lo sguardo smarrito di quando permetteva alla depressione di soverchiarlo, il che non era per niente ciò cui si aspettava di approdare Themis.
«Chi prendo in giro? Lo vedo benissimo che sono ingrassato ancora!» esclamò esasperato, piegando le ginocchia e appoggiandosi su di esse con le braccia conserte. La posizione era difficile da tenere considerato l'aumentato ingombro sterico del suo addome; tuttavia, non pareva voler cedere e mettersi a gambe incrociate.
«Non pensavo che sarebbe stato importante... non dopo Neverwinter. Nessuno mi conosce per il gladiatore che ero! Patria vedeva oltre il mio aspetto fisico perfetto... e mi è stato accanto quando non facevo altro che piangermi addosso per la mia carriera andata in pezzi» Tharazar sollevò gli occhi lucidi per posarli sul suo liuto con la stessa intensità con cui avrebbe guardato una persona reale.
Themis era sollevata. Era riuscita a premere abbastanza su un nervo scoperto da riuscire a indurlo ad aprirsi. Per essere uno con la parlantina sciolta e che vantava di essere l'incarnazione della perfezione, era dannatamente introverso e pieno di incertezze.
«Quando viaggiavamo insieme, non ci capitava spesso di poter avere dei pasti veri...» iniziò a raccontare il Mezzorco «Abbiamo percorso tanti di quei chilometri nelle foreste da passare settimane senza incontrare nemmeno l'ombra di una locanda. Patria era un bravo cuoco da campo e riusciva a preparare i pasti improvvisati più buoni che abbia mai assaggiato in vita mia. Da quando ci siamo separati ho ripreso a bazzicare quasi esclusivamente locande durante i miei viaggi... e insomma, con le mie performance sono sempre riuscito a guadagnarmi vitto e alloggio... e il cibo nelle locande è caldo e... garantito... probabilmente è per quello che ho iniziato a metter su peso».
Nelle rare occasioni in cui si era trovato a cercare una spiegazione soddisfacente per i chili guadagnati, l'unica che gli era sempre parsa la più logica e ragionevole era quella. Fino a quel momento non gli era mai neanche passata per la mente l'idea che forse il suo era un atteggiamento sbagliato.
«Può essere una giustificazione plausibile, non lo nego... specialmente considerati quali erano i tuoi standard a Neverwinter...» ribatté Themis in tono condiscendente «Ma io te ne voglio proporre un'altra. Hai detto che a Patria non importava del tuo aspetto fisico, giusto? Allora non è che forse ti sei lasciato andare per evitare di trovare qualcun altro a cui piaci davvero? ... il pacchetto completo, intendo. Carattere e aspetto».
Tharazar abbassò lo sguardo. Non aveva mai pensato all'eventualità, o forse lo aveva fatto ma in maniera del tutto inconsapevole, nascondendola dietro la scusa della ritrovata abitudine di permanere nelle locande e "sopperire" alla prolungata mancanza di agi.
«Non lo so» ammise il bardo «... può essere. Credo... che sia plausibile...».
«Purtroppo se vuoi davvero continuare a sedurre donzelle per riempire il vuoto che ti ha lasciato Patria, devi cambiare atteggiamento. Loro ti vedono non solo per il Mezzorco che sei, ma anche per ciò che appari... e ora come ora, l'estetica lascia un po' a desiderare...».
Tharazar si alzò in piedi e si aprì la camicia. Il tessuto dell'indumento era teso sul suo addome e lo conteneva un po', anche se non era in condizioni tali da rischiare di lacerarsi se avesse fatto dei movimenti inconsulti. Non appena ebbe tolto i bottoni dalle asole, percepì distintamente la sua pancia liberarsi dalla morsa dell'abito. Era più rotonda e più prominente dell'ultima volta che si era degnato di prestarle attenzione; allo stesso modo, le sue maniglie dell'amore gli parevano ancor più spesse e cadenti.
Si prese il suo tempo per prendere studiare il disastro che era diventato quello che un tempo aveva osannato come un tempio di perfezione assoluta. Per quanto gli facesse male ammetterlo con se stesso, Themis aveva ragione e lui era arrivato ad un punto per cui non era più in grado di sopportare la cosa.
Ben sapendo come esplicitare i suoi problemi a voce alta lo aiutasse a prendere particolarmente bene consapevolezza della realtà dei fatti, il Mezzorco raddrizzò le spalle e raccolse tutto il coraggio e la determinazione di cui era dotato, allargò le braccia e declamò in tono drammatico, rassegnato e infastidito insieme: «Ho capito. Va bene. Sì! Sono grasso! Ed è tutta colpa mia!».
Fu doloroso, ma se lo aspettava. Quello che non si aspettava fu la strana facilità dell'ammissione.
Per Themis fu un'ammirevole dimostrazione di maturità da parte sua.
«T-Tharazar...».
Il Mezzorco si paralizzò sul posto udendo la voce imbarazzata della barda sua apprendista - nonché cameriera della sua locanda e sua amante - Ziraj. L'esile figura della Mezzelfa era comparsa nel vano della sua camera da letto e lo guardava con espressione preoccupata. Aveva ancora indosso la divisa da cameriera e teneva i lunghi capelli rossi raccolti nella classica coda di cavallo che Tharazar le aveva sempre visto portare.
Le guance del bardo si tinsero di una variante di rosso tendente al violaceo con una rapidità disarmante e la sua prima reazione, istintiva, fu quella di coprirsi la pancia.
«Co-cosa ci fai qui?! Dovresti essere giù in locanda...!» esclamò Tharazar frettolosamente.
«Sì, lo so... ma la calca per la colazione è finita... e Vic ha detto che poteva badare ai clienti rimasti da solo mentre...» sospirò profondamente «... mentre salivo a controllare se era tutto a posto».
«Perché hai pensato di doverlo fare?» chiese Tharazar, aggrottando le sopracciglia.
«Quando Ivellios e Eireen se ne sono andati... dal tuo sguardo mi è sembrato che tu avessi qualcosa che non andava» fece una breve pausa e poi si staccò dallo stipite della porta per entrare con passo cauto «Pensavo fosse il fatto di essere rimasto indietro per badare alla locanda... n-non mi aspettavo... questo» e fece un cenno con la mano verso di lui «Ti stai davvero coprendo? Come se non ti avessi mai visto nudo...!».
Col senno di poi, il Mezzorco capì che era una reazione decisamente stupida e fuori luogo, anche se i recenti sviluppi gli suggerivano di non mettere troppo in mostra tutta la sua trippa.
«Hai ragione» borbottò il bardo, cercando di rilassarsi un poco «Hai... sentito tutto immagino...» soggiunse.
Vide Ziraj arrossire leggermente e assumere un contegno vagamente colpevole per poi annuire.
«Eppure tu sei venuta a letto con me lo stesso...» fece presente il Mezzorco «Non ti faccio schifo?».
«Adesso non esagerare» sentì la voce di Themis redarguirlo telepaticamente.
«Insomma... non eri così grasso...» esclamò Ziraj vagamente pensierosa, anche se vedendo l'espressione sconvolta del suo interlocutore si affrettò ad aggiungere: «Ehm, cioè no! Nient'affatto! ... e comunque hai messo su parecchio peso solo di recente! Non è così grave, davvero».
Il Mezzorco tirò un lungo sospiro prima di sedersi di nuovo sul letto, stavolta cercando di non lasciarcisi cadere sopra come un peso morto.
«Come faccio a perdere peso...? Non mi alleno più da quando ho smesso di essere un gladiatore...» borbottò, curvando le spalle sotto il fardello dello sconforto.
Ziraj attraversò la stanza e andò a sedersi accanto a lui, avendo cura di spostare il liuto per evitare di romperlo.
«Se vuoi davvero dimagrire, forse dovresti provare a riprendere gli allenamenti» gli suggerì la Mezzelfa, allungando entrambe le mani a catturarne una sua. Voleva essergli di conforto e sostegno, esattamente come lo era lui per lei ogni volta che avevano lezione di musica e canto.
Tharazar le sorrise con fare stranamente timido ma grato.
«E dovrai anche metterti a dieta. Se continui a mangiare come fai adesso, non basterebbero tutti gli allenamenti del mondo a permetterti di perdere peso» soggiunse Ziraj in tono più materno.
«Ha perfettamente ragione» la sostenne Themis.
«Perché d'un tratto mi sgridano tutti per come mangio?! Non è così terribile!» protestò in tono infantile il Mezzorco.
«Scherzi, vero?» Ziraj lo fissava con cipiglio incredulo «Mangi a tutte le ore del giorno e della notte senza moderazione, ogni volta che ti ho visto mangiare erano sempre piatti a base di carne unta e piena di salse o nella migliore delle ipotesi del pesce, eviti ogni tipo di verdura eccetto le patate fritte e non ti ho mai sentito declinare un dessert».
Era stata un’enumerazione decisamente più specifica di quella esposta da Themis poco prima.
«Per non parlare dei cibi fritti che ti piace tanto mangiare per strada...» infierì ancora il liuto.
«E che c'è di strano? Se il cibo è buono, non vedo perché non mangiarlo!» si difese Tharazar facendo spallucce con l'aria di chi stava affermando la cosa più ovvia del mondo.
Ziraj si massaggiò le tempie cacciando un immenso sospiro carico di sopportazione. Alcune volte non riusciva davvero a capacitarsi dell’ingenuità del suo “tutore”.
«D'accordo. Va bene... ho capito» disse, annuendo più a se stessa che al suo interlocutore, che si ostinava a guardarla con fare innocente «Vuoi dimagrire, giusto?» chiese lei decisa.
Il Mezzorco annuì con un debole cenno del capo, non capendo dove volesse andare a parare.
«E sei disposto a fare dei sacrifici per farlo?» insistette Ziraj.
«Mi piaceva... avere un po' di pancetta» ammise imbarazzato lui, grattandosi la nuca, non rispondendo direttamente alla sua domanda «... ma solo un pochina, a coprire gli addominali. Troppa perfezione tiene a distanza le potenziali amanti» spiegò, esibendo un sorrisetto colpevole «Vorrei tornare così».
«Perfetto. Allora possiamo fare così: come tu mi stai insegnando a migliorare nel canto e con gli strumenti, allo stesso modo io posso insegnarti come mangiare sano e aiutarti a rimetterti in forma. Che ne dici?» propose Ziraj.
«Ovviamente ci penserò io a te laddove lei non riuscirà ad arrivare» aggiunse Themis nella mente di Tharazar.
Dinanzi a tanto entusiasmo e supporto da parte delle due persone più importanti della sua vita attuale, Tharazar non poté rimanere impassibile. Voleva tornare ad essere attraente per le sue amanti, chiunque esse fossero. Ne andava del suo orgoglio personale.
Balzò in piedi con un sogghigno carico di determinazione e si rivolse verso la sua apprendista.
«Affare fatto! Quando cominciamo?».
Rating: Giallo
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo, Slice of Life
Personaggi: Tharazar (OC!Mezzorco Bardo), Themis (OC), Ziraj (OC!Mezzelfa Barda)
Wordcount: 3748 (wordcounter)
Note: Yaoi implied
Il Mezzorco scattò in piedi stizzito, digrignando i denti. Aveva le guance paonazze e l'espressione di una ragazzina cui fosse appena stato sbattuto in faccia il fatto che era tornata single per colpa del suo stupido comportamento infantile. Non era esattamente il tipo di reazione che Themis si aspettava, ma almeno non era scoppiato a piangere.
«I-io sono bellissimo! Perfetto!» sibilò, la voce di nuovo più acuta e incrinata rispetto al suo normale tono «Rimangiati quello che hai detto!».
«Davvero non lo vedi?!» il liuto gli parlò nella mente a volume molto alto, quasi soverchiando ogni altro suo pensiero «Davvero non ti sei reso conto di quanto poco ti prendi cura di te stesso?! Tch! Per forza nessuno ti trova più attraente come un tempo!».
Tharazar entrò nella sua camera da letto sbattendo la porta con moto palesemente frustrato. Aveva appena salutato i suoi compagni di avventure partiti per andare a risolvere dei problemi fuori città e lui aveva deciso di rimanere indietro per sorvegliare la loro locanda - o almeno questo era ciò che aveva detto loro.
Eireen e Ivellios non avevano fatto domande in merito ai suoi propositi e lui era stato abbastanza convincente da non suscitare in loro alcun dubbio.
La sua stanza era piuttosto vasta, con un bel letto a due piazze sistemato contro una parete, un tavolo corredato di sedie, un ampio armadio e una chaise lounge. Accanto al letto era posizionato un lungo specchio, dinanzi al quale Tharazar era solito suonare o passare molto del suo tempo ammirandosi. Ovviamente non poteva mancare un caminetto, per le serate invernali. C’era un che di vagamente sfarzoso nelle forme dei mobili che solitamente metteva il proprietario a suo agio, ma non quella volta.
Il Mezzorco attraversò la stanza con lunghe falcate per andare a sedersi sul bordo del materasso. Si tolse dalla schiena il suo liuto di legno scuro e lo appoggiò con delicatezza sulla metà opposta del letto, prima di sdraiarsi completamente vestito e fissare il soffitto.
«Themis?» chiamò con voce esitante.
«Presumo tu… voglia parlare con me di ciò che ti affligge» la risposta gli giunse in forma telepatica da parte dell’ormai familiare voce femminile ed elegante che apparteneva al suo strumento musicale senziente «Sai che io sono qui e ti ascolto».
Tharazar si volse verso il liuto, sul viso un cipiglio misto di esasperazione, rassegnazione e tristezza. Pareva alla disperata ricerca di consolazione e benché Themis non fosse dotata di occhi, il suo essere senziente le consentiva comunque di vedere e udire ciò che aveva attorno.
«Secondo te ho perso il mio fascino?» chiese lui con una voce che pareva implorare una risposta negativa.
«Sei un Mezzorco pieno di charme» replicò Themis con tono paziente, senza però dargli esattamente la risposta che lui voleva «Pensi davvero di non essere più affascinante...?».
L’espressione di Tharazar si rabbuiò un poco mentre rifletteva, cercando di dare un ordine al caos di pensieri che gli si affollavano nella mente. Rimase in silenzio per qualche secondo prima di cominciare a parlare: «Non so cosa pensare. Quel dragone che abbiamo incontrato sotto il teatro si è rifiutato di venire a letto con me in maniera categorica. Ha riso di me. E quelle giovani studentesse alla scuola di Vajra… nemmeno mi hanno considerato. Insomma… sono un maschio notevolmente dotato. Sono splendido! Perché la gente pare non notarlo più?!».
Le parole gli uscirono di bocca come un fiume in piena e le sue mani presero a muoversi convulsamente durante l’intero discorso. Non gli capitava spesso di gesticolare in maniera tanto esasperata, nemmeno quando parlava da solo - cosa che accadeva meno raramente di quanto sarebbe stato normale aspettarsi. Arrivato all’ultima frase, si alzò in piedi di scatto e si mise dinanzi allo specchio, ammirandosi frontalmente e poi mettendosi di profilo.
Le sue spalle erano ancora larghe e le sue braccia somigliavano a quelle di qualcuno abituato da tempo a compiere allenamento fisico; tuttavia, quello era tutto ciò che era rimasto come retaggio della sua vita da gladiatore. Il suo addome, che un tempo era stato piatto e solcato di muscoli tonici e duri, adesso era palesemente arrotondato e morbido al tatto per tutti i chili che aveva preso nel giro degli ultimi sei mesi. Sui fianchi, che prima erano piuttosto stretti, ora esibiva delle vistose maniglie dell’amore che nessuna armatura era in grado di coprire del tutto. Sui suoi muscoli quadricipiti si era accumulato uno strato di grasso che rendeva le sue cosce più morbide e flaccide. Aveva cominciato a mettere pantaloni decisamente attillati nella speranza di minimizzare l’effetto.
Il suo completo acquamarina - composto di una voluminosa camicia con le maniche a sbuffo, un paio di braghe di stoffa bianca e stivali alti dello stesso colore - non faceva altro che mettere maggiormente in risalto le abbondanti curve del suo corpo, anche se la cosa non l’aveva fermato dall’indossarlo. In realtà il suo esasperante narcisismo lo rendeva cieco dinanzi alle reali condizioni del suo fisico. Aveva smesso di preoccuparsene dopo la separazione dal suo precedente compagno di viaggi, quando aveva cominciato a sfruttare a pieno regime la sua audacia e la sua bravura come musicista per trovare vitto e alloggio presso ogni locanda in cui si fermava. Nessuno aveva badato alla sua forma fisica, tutti troppo impegnati ad apprezzarlo per le sue performance sessuali e musicali, perciò era arrivato a dimenticarsene lui stesso.
«Non mi avevi confessato che in realtà eri sollevato per come era finita con il dragone? Per via del tuo “amico”... Patria» la voce di Themis suonava sorpresa «Mi hai mentito?!» il tono cambiò repentinamente, divenendo oltraggiato.
Tharazar si volse verso il suo liuto esibendo un sorrisetto colpevole e stringendosi appena nelle grosse spalle. Sperava di non dover tornare a rivangare l’argomento di nuovo, non dopo averlo già affrontato per molte ore durante la notte che aveva seguito il recupero del tesoro di Waterdeep. La sua reazione sul momento era stata piuttosto infantile - almeno ora che la ricordava, a posteriori - e forse anche un po’ esagerata; tuttavia, aveva sperato con tutto se stesso di potersi lasciare il ricordo alle spalle.
Avrebbe dovuto immaginare che Themis avrebbe colto il collegamento immediatamente. Del resto, era un liuto molto intelligente persino per la media delle persone “normali”.
«Non ho mentito… non del tutto almeno...» ammise lui.
«Tharazar!».
Il rimprovero di Themis giunse accompagnato da una fitta di emicrania lancinante che strappò un grugnito molto poco signorile al suo proprietario. Non era la prima volta che Themis tornava ad aggredirlo mentalmente da quando erano entrati in sintonia; tuttavia, in quel frangente l’attacco giunse del tutto inaspettato e perciò gli parve ancor più forte.
«Lasciami spiegare prima di attaccarmi!» sibilò il Mezzorco, crollando seduto accanto al suo liuto. Il telaio del letto scricchiolò a volume molto ben udibile sotto di lui, ma fu ignorato.
Themis sospirò con tono scocciato nella sua mente.
«Spero ci sia un buon motivo» commentò.
«Il fatto è che ero… e sono… sì sollevato di non essere andato a letto con lui… ma solo fino ad un certo punto» rispose il bardo «Continuo a pensare che forse il problema sono… davvero io… come con quelle studentesse».
Tharazar sospirò sconsolato, affondando il viso nei palmi aperti delle mani.
«Non voglio perdere le mie abilità di seduttore» la sua voce si incrinò appena, alzandosi di qualche nota «Senza quelle non riuscirò più a tenere a freno i… i miei sentimenti per Patria».
Non stava piangendo, ma da come parlava pareva sul punto di farlo. Themis lo aveva già visto deprimersi in diverse occasioni e porsi domande su ciò che gli capitava, spesso e volentieri dando la colpa a se stesso e alle sue mancanze in merito a varie capacità o standard comuni per quelli della sua razza - specialmente in merito alla sua mancanza di pura e semplice forza bruta. Quella però era la prima volta in assoluto che lo sentiva così disperato.
L’unica cosa che Themis poteva fare in quel momento era metterlo di fronte a ciò che pareva non riuscire a vedere, troppo impegnato a piangersi addosso.
«Be’, in questo periodo hai fatto enormi passi nelle interazioni sociali. Pensa solo a come ti sei adoperato per correre in soccorso di Ziraj. Hai imparato a pensare anche agli altri prima che a te stesso» Themis fece una pausa mentre Tharazar la guardava con espressione intenta, evidentemente in attento ascolto.
In effetti era vero. Era corso subito a cercare aiuto per soccorrere Ziraj quando aveva scoperto che era stata rapita, senza pensare al potenziale pericolo cui stava andando incontro.
Ricordava bene cosa era successo con Patria quando si erano recati in un’altra dimensione perché lui si esibisse per una corte di Pixie: aveva continuato a suonare senza preoccuparsi di andare a verificare se il suo compagno di viaggio - partito da palazzo a sua insaputa - avesse bisogno di aiuto o meno.
La cosa era degenerata in una situazione piuttosto pericolosa in cui lui aveva addirittura sfiorato la morte.
«È vero…» ammise, accennando un sorriso mesto «Ma questo come mi aiuta con il mio pr…».
«Non ho ancora finito!» lo zittì subito Themis, irritandosi per la sua impazienza «… dicevo, questo ti pone in una ottima luce per le altre persone. Quando fai l’egoista non trovi molta gente disposta a passare del tempo con te».
«Non mi pare di esserlo mai stato!» sbuffò il Mezzorco, punto sul vivo «… non da quando sono qui, almeno...» aggiunse dopo un momento, distogliendo repentinamente lo sguardo con cipiglio pensieroso.
«Questo però non compensa il fatto che le persone ti vedono anche per come appari...» proseguì il liuto, al che Tharazar gonfiò prontamente il petto, raddrizzando le spalle e la schiena.
«Per quello non c’è nessun problema! Sono all’altezza delle aspettative!» esclamò convinto.
Themis tacque per alcuni secondi, per poi aggiungere con voce di ghiaccio: «Davvero? Perché io vedo un sacco di grasso a coprire un corpo che sicuramente in passato doveva essere stato splendido».
Le parole di Themis furono accolte da un silenzio che definire di tomba era quasi eufemistico. Tharazar rimase a fissare lo strumento a bocca aperta. La sua espressione - che fino ad un attimo prima esprimeva solo riflessione e attenzione - adesso manifestava chiaramente stupore e dolore.
Themis era consapevole che molto probabilmente le sue parole lo avevano ferito nell'orgoglio più di quanto al momento gli servisse; tuttavia, era una cosa di cui sentiva di doverlo mettere al corrente in maniera chiara e inequivocabile.
«Oh, andiamo. Per favore, risparmiami quegli occhioni da cucciolo bastonato! Mi rifiuto di credere che il mio proprietario sia così cieco da non vedere l'evidenza!» sbuffò con tono sussiegoso, sperando di suscitare in lui una replica migliore di un'ennesima ricaduta di depressione.
Il Mezzorco scattò in piedi stizzito, digrignando i denti. Aveva le guance paonazze e l'espressione di una ragazzina cui fosse appena stato sbattuto in faccia il fatto che era tornata single per colpa del suo stupido comportamento infantile. Non era esattamente il tipo di reazione che Themis si aspettava, ma almeno non era scoppiato a piangere.
«I-io sono bellissimo! Perfetto!» sibilò, la voce di nuovo più acuta e incrinata rispetto al suo normale tono «Rimangiati quello che hai detto!».
«Davvero non lo vedi?!» il liuto gli parlò nella mente a volume molto alto, quasi soverchiando ogni altro suo pensiero «Davvero non ti sei reso conto di quanto poco ti prendi cura di te stesso?! Tch! Per forza nessuno ti trova più attraente come un tempo!».
Il bardo arretrò di mezzo passo, come se fosse stato colpito da un pugno in pieno stomaco.
«N-no... non...» balbettò, per poi serrare le labbra nel tentativo di farle smettere di tremare. Odiava balbettare e quando gli succedeva era sintomo di insicurezza e di paura, due cose con cui raramente aveva a che fare.
«Sbaglio o solo nell'ultimo mese hai dovuto cambiare armatura due volte? E quella che indossi adesso, fatta su misura per te, l'hai appositamente richiesta più larga del tuo girovita. E adesso la riempi completamente» Themis proseguì implacabile. Il fatto che non fosse dotata di un corpo le permetteva di parlare senza doversi necessariamente fermare per prendere fiato, consentendole di perpetrare la sua aggressione verbale senza tregua alcuna.
«Vogliamo parlare di quanto mangi durante l'arco della giornata?! Di quanti spuntini di dubbio gusto tu faccia tra il pranzo e la cena?! O della tua performance durante e dopo la gara mangereccia in quel villaggio innevato extradimensionale?! Mangi per il puro e semplice piacere di farlo, non perché tu ne senta realmente il bisogno! Il tuo regime alimentare è pessimo, per non dire degenere. Non c'è da sorprendersi se continui a metter su peso così velocemente!».
Tharazar era arrivato praticamente addosso allo specchio. I suoi occhi azzurri trasudavano dolore in maniera palese.
Themis tacque, in attesa che facesse qualcosa. Il suo silenzio e la sua totale immobilità non le permettevano di capire se il suo rude modo di affrontare l'argomento stesse sortendo degli effetti di qualche tipo.
Per un istante temette di essersi spinta troppo in là e che forse avrebbe dovuto rivedere il suo approccio e tentare di prenderlo con le buone. Forse non era ancora psicologicamente pronto ad affrontare l'argomento, nonostante fosse stato lui il primo a farsi avanti per parlare di nuovo dei suoi "problemi di seduzione".
Il Mezzorco all'improvviso cacciò un prolungato gemito sofferente e lamentoso e si lasciò scivolare contro lo specchio fino a sedersi sul pavimento. Aveva di nuovo lo sguardo smarrito di quando permetteva alla depressione di soverchiarlo, il che non era per niente ciò cui si aspettava di approdare Themis.
«Chi prendo in giro? Lo vedo benissimo che sono ingrassato ancora!» esclamò esasperato, piegando le ginocchia e appoggiandosi su di esse con le braccia conserte. La posizione era difficile da tenere considerato l'aumentato ingombro sterico del suo addome; tuttavia, non pareva voler cedere e mettersi a gambe incrociate.
«Non pensavo che sarebbe stato importante... non dopo Neverwinter. Nessuno mi conosce per il gladiatore che ero! Patria vedeva oltre il mio aspetto fisico perfetto... e mi è stato accanto quando non facevo altro che piangermi addosso per la mia carriera andata in pezzi» Tharazar sollevò gli occhi lucidi per posarli sul suo liuto con la stessa intensità con cui avrebbe guardato una persona reale.
Themis era sollevata. Era riuscita a premere abbastanza su un nervo scoperto da riuscire a indurlo ad aprirsi. Per essere uno con la parlantina sciolta e che vantava di essere l'incarnazione della perfezione, era dannatamente introverso e pieno di incertezze.
«Quando viaggiavamo insieme, non ci capitava spesso di poter avere dei pasti veri...» iniziò a raccontare il Mezzorco «Abbiamo percorso tanti di quei chilometri nelle foreste da passare settimane senza incontrare nemmeno l'ombra di una locanda. Patria era un bravo cuoco da campo e riusciva a preparare i pasti improvvisati più buoni che abbia mai assaggiato in vita mia. Da quando ci siamo separati ho ripreso a bazzicare quasi esclusivamente locande durante i miei viaggi... e insomma, con le mie performance sono sempre riuscito a guadagnarmi vitto e alloggio... e il cibo nelle locande è caldo e... garantito... probabilmente è per quello che ho iniziato a metter su peso».
Nelle rare occasioni in cui si era trovato a cercare una spiegazione soddisfacente per i chili guadagnati, l'unica che gli era sempre parsa la più logica e ragionevole era quella. Fino a quel momento non gli era mai neanche passata per la mente l'idea che forse il suo era un atteggiamento sbagliato.
«Può essere una giustificazione plausibile, non lo nego... specialmente considerati quali erano i tuoi standard a Neverwinter...» ribatté Themis in tono condiscendente «Ma io te ne voglio proporre un'altra. Hai detto che a Patria non importava del tuo aspetto fisico, giusto? Allora non è che forse ti sei lasciato andare per evitare di trovare qualcun altro a cui piaci davvero? ... il pacchetto completo, intendo. Carattere e aspetto».
Tharazar abbassò lo sguardo. Non aveva mai pensato all'eventualità, o forse lo aveva fatto ma in maniera del tutto inconsapevole, nascondendola dietro la scusa della ritrovata abitudine di permanere nelle locande e "sopperire" alla prolungata mancanza di agi.
«Non lo so» ammise il bardo «... può essere. Credo... che sia plausibile...».
«Purtroppo se vuoi davvero continuare a sedurre donzelle per riempire il vuoto che ti ha lasciato Patria, devi cambiare atteggiamento. Loro ti vedono non solo per il Mezzorco che sei, ma anche per ciò che appari... e ora come ora, l'estetica lascia un po' a desiderare...».
Tharazar si alzò in piedi e si aprì la camicia. Il tessuto dell'indumento era teso sul suo addome e lo conteneva un po', anche se non era in condizioni tali da rischiare di lacerarsi se avesse fatto dei movimenti inconsulti. Non appena ebbe tolto i bottoni dalle asole, percepì distintamente la sua pancia liberarsi dalla morsa dell'abito. Era più rotonda e più prominente dell'ultima volta che si era degnato di prestarle attenzione; allo stesso modo, le sue maniglie dell'amore gli parevano ancor più spesse e cadenti.
Si prese il suo tempo per prendere studiare il disastro che era diventato quello che un tempo aveva osannato come un tempio di perfezione assoluta. Per quanto gli facesse male ammetterlo con se stesso, Themis aveva ragione e lui era arrivato ad un punto per cui non era più in grado di sopportare la cosa.
Ben sapendo come esplicitare i suoi problemi a voce alta lo aiutasse a prendere particolarmente bene consapevolezza della realtà dei fatti, il Mezzorco raddrizzò le spalle e raccolse tutto il coraggio e la determinazione di cui era dotato, allargò le braccia e declamò in tono drammatico, rassegnato e infastidito insieme: «Ho capito. Va bene. Sì! Sono grasso! Ed è tutta colpa mia!».
Fu doloroso, ma se lo aspettava. Quello che non si aspettava fu la strana facilità dell'ammissione.
Per Themis fu un'ammirevole dimostrazione di maturità da parte sua.
«T-Tharazar...».
Il Mezzorco si paralizzò sul posto udendo la voce imbarazzata della barda sua apprendista - nonché cameriera della sua locanda e sua amante - Ziraj. L'esile figura della Mezzelfa era comparsa nel vano della sua camera da letto e lo guardava con espressione preoccupata. Aveva ancora indosso la divisa da cameriera e teneva i lunghi capelli rossi raccolti nella classica coda di cavallo che Tharazar le aveva sempre visto portare.
Le guance del bardo si tinsero di una variante di rosso tendente al violaceo con una rapidità disarmante e la sua prima reazione, istintiva, fu quella di coprirsi la pancia.
«Co-cosa ci fai qui?! Dovresti essere giù in locanda...!» esclamò Tharazar frettolosamente.
«Sì, lo so... ma la calca per la colazione è finita... e Vic ha detto che poteva badare ai clienti rimasti da solo mentre...» sospirò profondamente «... mentre salivo a controllare se era tutto a posto».
«Perché hai pensato di doverlo fare?» chiese Tharazar, aggrottando le sopracciglia.
«Quando Ivellios e Eireen se ne sono andati... dal tuo sguardo mi è sembrato che tu avessi qualcosa che non andava» fece una breve pausa e poi si staccò dallo stipite della porta per entrare con passo cauto «Pensavo fosse il fatto di essere rimasto indietro per badare alla locanda... n-non mi aspettavo... questo» e fece un cenno con la mano verso di lui «Ti stai davvero coprendo? Come se non ti avessi mai visto nudo...!».
Col senno di poi, il Mezzorco capì che era una reazione decisamente stupida e fuori luogo, anche se i recenti sviluppi gli suggerivano di non mettere troppo in mostra tutta la sua trippa.
«Hai ragione» borbottò il bardo, cercando di rilassarsi un poco «Hai... sentito tutto immagino...» soggiunse.
Vide Ziraj arrossire leggermente e assumere un contegno vagamente colpevole per poi annuire.
«Eppure tu sei venuta a letto con me lo stesso...» fece presente il Mezzorco «Non ti faccio schifo?».
«Adesso non esagerare» sentì la voce di Themis redarguirlo telepaticamente.
«Insomma... non eri così grasso...» esclamò Ziraj vagamente pensierosa, anche se vedendo l'espressione sconvolta del suo interlocutore si affrettò ad aggiungere: «Ehm, cioè no! Nient'affatto! ... e comunque hai messo su parecchio peso solo di recente! Non è così grave, davvero».
Il Mezzorco tirò un lungo sospiro prima di sedersi di nuovo sul letto, stavolta cercando di non lasciarcisi cadere sopra come un peso morto.
«Come faccio a perdere peso...? Non mi alleno più da quando ho smesso di essere un gladiatore...» borbottò, curvando le spalle sotto il fardello dello sconforto.
Ziraj attraversò la stanza e andò a sedersi accanto a lui, avendo cura di spostare il liuto per evitare di romperlo.
«Se vuoi davvero dimagrire, forse dovresti provare a riprendere gli allenamenti» gli suggerì la Mezzelfa, allungando entrambe le mani a catturarne una sua. Voleva essergli di conforto e sostegno, esattamente come lo era lui per lei ogni volta che avevano lezione di musica e canto.
Tharazar le sorrise con fare stranamente timido ma grato.
«E dovrai anche metterti a dieta. Se continui a mangiare come fai adesso, non basterebbero tutti gli allenamenti del mondo a permetterti di perdere peso» soggiunse Ziraj in tono più materno.
«Ha perfettamente ragione» la sostenne Themis.
«Perché d'un tratto mi sgridano tutti per come mangio?! Non è così terribile!» protestò in tono infantile il Mezzorco.
«Scherzi, vero?» Ziraj lo fissava con cipiglio incredulo «Mangi a tutte le ore del giorno e della notte senza moderazione, ogni volta che ti ho visto mangiare erano sempre piatti a base di carne unta e piena di salse o nella migliore delle ipotesi del pesce, eviti ogni tipo di verdura eccetto le patate fritte e non ti ho mai sentito declinare un dessert».
Era stata un’enumerazione decisamente più specifica di quella esposta da Themis poco prima.
«Per non parlare dei cibi fritti che ti piace tanto mangiare per strada...» infierì ancora il liuto.
«E che c'è di strano? Se il cibo è buono, non vedo perché non mangiarlo!» si difese Tharazar facendo spallucce con l'aria di chi stava affermando la cosa più ovvia del mondo.
Ziraj si massaggiò le tempie cacciando un immenso sospiro carico di sopportazione. Alcune volte non riusciva davvero a capacitarsi dell’ingenuità del suo “tutore”.
«D'accordo. Va bene... ho capito» disse, annuendo più a se stessa che al suo interlocutore, che si ostinava a guardarla con fare innocente «Vuoi dimagrire, giusto?» chiese lei decisa.
Il Mezzorco annuì con un debole cenno del capo, non capendo dove volesse andare a parare.
«E sei disposto a fare dei sacrifici per farlo?» insistette Ziraj.
«Mi piaceva... avere un po' di pancetta» ammise imbarazzato lui, grattandosi la nuca, non rispondendo direttamente alla sua domanda «... ma solo un pochina, a coprire gli addominali. Troppa perfezione tiene a distanza le potenziali amanti» spiegò, esibendo un sorrisetto colpevole «Vorrei tornare così».
«Perfetto. Allora possiamo fare così: come tu mi stai insegnando a migliorare nel canto e con gli strumenti, allo stesso modo io posso insegnarti come mangiare sano e aiutarti a rimetterti in forma. Che ne dici?» propose Ziraj.
«Ovviamente ci penserò io a te laddove lei non riuscirà ad arrivare» aggiunse Themis nella mente di Tharazar.
Dinanzi a tanto entusiasmo e supporto da parte delle due persone più importanti della sua vita attuale, Tharazar non poté rimanere impassibile. Voleva tornare ad essere attraente per le sue amanti, chiunque esse fossero. Ne andava del suo orgoglio personale.
Balzò in piedi con un sogghigno carico di determinazione e si rivolse verso la sua apprendista.
«Affare fatto! Quando cominciamo?».