Modello in ogni senso
Jul. 24th, 2011 12:17 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Modello in ogni senso
Rating: Verde
Genere: Demenziale, Generale
Personaggi: Abiru Kobushi, Chiri Kitsu, Harumi Fujiyoshi, Kafuka Fūra, Maria Tarō Sekiutsu, Matoi Tsunetsuki, Mayo Mitama, Meru Otonashi, Nami Hitō, Nozomu Itoshiki
Wordcount: 1537 (
fiumidiparole)
Prompt: 20 Clothes / 002. Corsetto/Bustino @
casti_puri
Note: Crossdressing
«Fujiyoshi? Che cosa ci fai qui...?» domandò, uscendo dalla stanza «È successo qualcosa?».
Harumi si aggrappò letteralmente a lui nel fermarsi, guardandolo con aria disperata.
«Professore, ho bisogno di lei! È urgente!».
«Professore! Professore!».
Nozomu, seduto in sala insegnanti, si sentì richiamare all’improvviso da una giovane voce femminile che pareva molto affannata e allarmata - e che riusciva anche a riconoscere per quella di una delle sue studentesse.
Il docente si alzò, incuriosito, ed andò ad affacciarsi all’uscio della sala insegnanti, incrociando la figura di una delle sue allieve che stava correndo a perdifiato verso di lui.
«Fujiyoshi? Che cosa ci fai qui...?» domandò, uscendo dalla stanza «È successo qualcosa?».
Harumi si aggrappò letteralmente a lui nel fermarsi, guardandolo con aria disperata.
«Professore, ho bisogno di lei! È urgente!» esclamò.
«Di me...?» ripeté lui, inarcando sorpreso le sopracciglia.
«Sì, di lei. Deve venire con me, subito!».
Lo prese per un polso e cominciò a trascinarlo via lungo il corridoio. Il poveretto, però, non aveva ancora capito cosa ci fosse di così urgente da spingerla a cercarlo addirittura in sala insegnanti.
«Ehi, Fujiyoshi! Mi puoi spiegare che cosa...?!».
Non terminò la frase, poiché la ragazza si era fermata vedendo comparire davanti a sé Mayo, il suo consueto sguardo malvagio a corrugarle le sopracciglia.
«Mitama...? Anche tu hai qualche problema?» domandò Itoshiki, avvicinandosi a lei.
Mayo annuì con un impercettibile cenno del capo, poi si avvicinò al professore e mostrò qualcosa che fino ad allora aveva tenuto nascosto dietro la schiena.
Nozomu impallidì letteralmente e cominciò a indietreggiare.
«C-cosa avete intenzione di fare con quello?» chiese, spaventato.
«Professore, la prego! Lei è l’unico che può farlo!» lo supplicò Harumi, disperata.
Mayo, imperturbabile, avanzò verso l’insegnante, che continuò ad arretrare finché non si sentì fermare da altre mani, sbucate dal niente alle sue spalle.
Sobbalzò e si volse, incrociando gli sguardi di tutte - o quasi - le altre sue studentesse, che lo stavano inesorabilmente spingendo verso Mayo.
Era come un incubo che, una volta completamente formato nella sua mente, prendeva ora lentamente concretezza nella realtà.
Si guardò intorno, ma era totalmente accerchiato, assediato dalle sue alunne, le quali lo stavano conducendo verso la sua carnefice.
Sentì delle mani tirargli i vestiti.
«Ehi, che cosa state facendo? N-no, aspettate! F-ferme! No, quello no, non toglietelo! Y-YAAAAH!».
«Professore è davvero meraviglioso...!».
Il sorriso di Harumi irradiava una gioia ed una tranquillità che erano quasi inquietanti.
«Sì, quasi quasi è meglio come soggetto che come insegnante...» si aggiunse Chiri, sporgendosi da dietro la sua tela, lanciandogli un’occhiata sorpresa, per poi tornare a nascondersi.
«Anche Matoi è carina. Siete un soggetto molto originale» osservò allegramente Kafuka.
Nozomu, seduto su una specie di piedistallo al centro dell’aula, si sentiva oltraggiato, ferito nel suo orgoglio di maschio.
«Era necessario che mi vestiste in questa maniera assurda?! Rivoglio i miei vestiti!» si lamentò.
Fece per alzarsi, ma sentì che uno sguardo ostile - che identificò con certezza quasi assoluta per quello di Mayo - gli stava perforando la schiena, intimandogli tacitamente di rimanere al suo posto, per cui non si azzardò a muovere neppure un muscolo.
Abbassò lo sguardo, esaminando per l’ennesima volta il vestiario tutt’altro che appropriato che indossava: un lungo abito vittoriano rosso con l’orlo e la scollatura rifiniti in oro. Quest’ultima era esageratamente ampia: gli lasciava scoperte quasi interamente le spalle e scendeva fino dove in teoria avrebbe dovuto esserci il seno, del quale in ogni caso avrebbe coperto poco se non addirittura niente. Le maniche erano aderenti e lunghe fino ai gomiti, dai quali si apriva poi un ventaglio di tessuto rosso semitrasparente che lasciava intravedere i suoi avambracci eccessivamente pallidi. In corrispondenza del bacino c’era una ricamatura dorata simile ad una cintura che scendeva trasversalmente da ambedue i fianchi lungo l’attaccatura delle gambe fino a congiungersi poco sopra le sue “parti intime”, dov’era incastonata una pietra verde di forma ovoidale simile ad uno smeraldo.
La gonna era ampia e con un grande spacco centrale che mostrava lo strato superficiale delle innumerevoli balze bianche che la sorreggevano.
Ai piedi del suo piedistallo, Matoi stava semisdraiata con indosso un vestito molto simile al suo come fattura ma verde intenso e lo fissava senza togliergli di dosso lo sguardo neppure per sbattere le palpebre.
Nei suoi occhi Nozomu riusciva a leggere il compiacimento del vederlo vestito così elegantemente - anche se in realtà il suo sguardo era privo del benché minimo accento: quel che l’uomo vi leggeva era solo frutto di autosuggestione e del senso di frustrazione per non essere riuscito ad opporsi a tutto ciò.
«Sì, professore: Harumi aveva bisogno di un modello per disegnare un personaggio per le sue storie» spiegò Kafuka.
«È la prima doujinshi che disegno in cui compare un personaggio in cross-dress...» ammise Harumi, arrossendo un po’.
«Così ne abbiamo approfittato anche noi per la lezione di arte» aggiunse Chiri.
«È davvero un modello sensazionale, professor Itoshiki!» si complimentò Fūra.
L’uomo si rifiutò di domandare cosa fossero doujinshi e tantomeno cosa fosse il cross-dress: aveva la sensazione che, qualsiasi fosse stata la risposta, non gli sarebbe piaciuta.
Era incredibile: erano tutte contro di lui e non c’era niente che potesse fare per poter tornare ad avere i suoi abiti.
Nozomu si portò le mani alla testa.
«Sono disperato! Questo vestito da donna e i vostri complimenti per il mio aspetto poco virile mi fanno disperare!» esclamò, distrutto.
«Non ricominci con le sue stranezze, la prego: non ho intenzione di mettermi a pulire qui...» intervenne Kitsu, lanciandogli un’occhiata torva.
«È frustrante! E poi...» Nozomu abbassò lo sguardo, toccandosi il ventre «... questo corsetto che mi avete messo è troppo stretto».
Di tutta quella situazione, quello era senz’altro ciò che più lo infastidiva: gli avevano messo con la forza un corsetto e l’avevano stretto tanto che a malapena riusciva a respirare. Era un tormento vero e proprio.
«Ma professore, lei non ha il vitino di vespa!» obiettò Harumi.
«Il che?»
«Il vitino di vespa l’hanno solo le ragazze, Harumi» fece notare Nami, che fino ad allora aveva taciuto.
«I-io non sono una femmina! E toglietemi questo corsetto: sto soffocando...» esclamò Itoshiki: cominciava a mancargli seriamente l’aria, costretto com’era in quel coso.
«Nessuna donna è mai morta per un corsetto, professore» s’intromise Abiru.
«Ma io non sono una donna...!» tentò di ribadire lui, disperato.
Aveva bisogno di aria, di respirare come sempre.
«Toglietemi questo corsetto...!» esalò.
«La prego, ho bisogno di lei ancora per poco: è un modello perfetto ed ho quasi finito».
Nozomu si afferrò il vestito sul ventre e cominciò a dargli piccoli strattoni per cercare di allentare un pochino la ferrea morsa di quel corsetto maledetto.
«Stia fermo» lo ammonì Abiru.
«Non... si respira»
«Non credevo potesse essere così lagnoso, professore» constatò Chiri.
«No, io... soffoco...».
Era arrivato al capolinea, finalmente, anche se avrebbe voluto morire impiccato per sua stessa mano e non per colpa di un corsetto.
Sentiva i sensi venirgli meno.
Sotto gli occhi delle ragazze, Nozomu scivolò giù dal piedistallo, cadendo all'indietro.
«Ah! Professore, che le prende?! Professore?!» chiamò Harumi.
Matoi fu subito accanto a lui e gli prese il capo tra le mani, posandolo sulle sue ginocchia, come se quella fosse una rappresentazione teatrale di una tragedia romantica in cui il principe moriva tra le braccia della sua amata principessa. Le altre raggiunsero Tsunetsuki poco dopo, accerchiando l'uomo privo di sensi.
«Che cosa gli prende?» domandò Chiri, preoccupata.
Le suonò il cellulare.
“Togligli il vestito, idiota con la riga in mezzo!” era scritto nel messaggino appena arrivatole da Meru.
«Ehi, brutta...!» s’interruppe «Ah, il vestito...! Ma certo, però... chi glielo leva?» fece in un secondo momento, passando in rassegna le compagne con lo sguardo.
«Ci pensa Maria!».
«Maria! E tu da dove arrivi?» domandò Fūra, vedendola apparire accanto a sé con un sorriso e la sua solita espressione ingenua.
«Maria è sempre stata qui» disse la piccola immigrata, avanzando verso il docente.
Si chinò su di lui e lo sollevò a sedere, impiegando un po’ di fatica nello sfilargli la gonna, visto che c’era seduto sopra, poi però l’abito venne via con velocità e facilità incredibile.
Il povero professore rimase steso tra loro con indosso solamente una corta sottogonna ed il corsetto.
Maria afferrò le stringhe di quest’ultimo e le tirò con una certa violenza, strappandole.
Nozomu tossì e riaprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a guardare il viso di Tsunetsuki. Inspirò profondamente e si sentì piacevolmente libero della costrizione del corsetto.
«Professore...» sospirò Harumi, posandosi sollevata una mano sul petto.
«Ci ha fatto preoccupare!» lo rimproverò Chiri.
«Come si sente?» gli domandò Nami.
Lui si mise seduto sul pavimento, respirando a pieni polmoni.
«Senz’altro meglio di prima...» rispose.
Guardandosi addosso, però, notò che non indossava altro se non un corsetto slacciato ed una sottogonna decisamente corta, vestiario che lasciava scoperto molto della sua esile corporatura.
«YAAAH!» esclamò, portandosi le braccia sul petto con fare inaspettatamente femmineo «Ridatemi i miei vestiti!».
«M-ma professore... ho bisogno di lei...» mormorò la giovane Fujiyoshi, triste.
Vederla così lo faceva sentire un po’ in colpa, però non aveva intenzione di rischiare il soffocamento un’altra volta per aiutarla.
Scendere ad un compromesso, però, gli sembrava una cosa fattibile.
«Se devo rimettermi quel vestito, dovrete togliermi questo maledetto corsetto! E non dovrà sapere nessuno al di fuori di qui di questa cosa!» puntualizzò.
Meru fece sparire con aria leggermente colpevole il cellulare con il quale aveva già fatto diverse foto all’insegnante, ma lo tirò nuovamente fuori non appena lui girò lo sguardo altrove.
«Sì, tutto quello che vuole» tagliò corto la giovane Fujiyoshi «La prego, rimetta quel vestito e si sieda di nuovo sul piedistallo! Ho quasi finito il disegno!».
Harumi era disposta a tutto pur di terminare il disegno dell’abito per la sua doujinshi, anche scendere a patti con il suo soggetto. Per sua fortuna, la parte dell’abito comprendente il corsetto l’aveva già terminata, altrimenti l’assenza completa di fianchi nella corporatura del docente le avrebbe rovinato l’intera trama.
Rating: Verde
Genere: Demenziale, Generale
Personaggi: Abiru Kobushi, Chiri Kitsu, Harumi Fujiyoshi, Kafuka Fūra, Maria Tarō Sekiutsu, Matoi Tsunetsuki, Mayo Mitama, Meru Otonashi, Nami Hitō, Nozomu Itoshiki
Wordcount: 1537 (
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Prompt: 20 Clothes / 002. Corsetto/Bustino @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Crossdressing
«Fujiyoshi? Che cosa ci fai qui...?» domandò, uscendo dalla stanza «È successo qualcosa?».
Harumi si aggrappò letteralmente a lui nel fermarsi, guardandolo con aria disperata.
«Professore, ho bisogno di lei! È urgente!».
«Professore! Professore!».
Nozomu, seduto in sala insegnanti, si sentì richiamare all’improvviso da una giovane voce femminile che pareva molto affannata e allarmata - e che riusciva anche a riconoscere per quella di una delle sue studentesse.
Il docente si alzò, incuriosito, ed andò ad affacciarsi all’uscio della sala insegnanti, incrociando la figura di una delle sue allieve che stava correndo a perdifiato verso di lui.
«Fujiyoshi? Che cosa ci fai qui...?» domandò, uscendo dalla stanza «È successo qualcosa?».
Harumi si aggrappò letteralmente a lui nel fermarsi, guardandolo con aria disperata.
«Professore, ho bisogno di lei! È urgente!» esclamò.
«Di me...?» ripeté lui, inarcando sorpreso le sopracciglia.
«Sì, di lei. Deve venire con me, subito!».
Lo prese per un polso e cominciò a trascinarlo via lungo il corridoio. Il poveretto, però, non aveva ancora capito cosa ci fosse di così urgente da spingerla a cercarlo addirittura in sala insegnanti.
«Ehi, Fujiyoshi! Mi puoi spiegare che cosa...?!».
Non terminò la frase, poiché la ragazza si era fermata vedendo comparire davanti a sé Mayo, il suo consueto sguardo malvagio a corrugarle le sopracciglia.
«Mitama...? Anche tu hai qualche problema?» domandò Itoshiki, avvicinandosi a lei.
Mayo annuì con un impercettibile cenno del capo, poi si avvicinò al professore e mostrò qualcosa che fino ad allora aveva tenuto nascosto dietro la schiena.
Nozomu impallidì letteralmente e cominciò a indietreggiare.
«C-cosa avete intenzione di fare con quello?» chiese, spaventato.
«Professore, la prego! Lei è l’unico che può farlo!» lo supplicò Harumi, disperata.
Mayo, imperturbabile, avanzò verso l’insegnante, che continuò ad arretrare finché non si sentì fermare da altre mani, sbucate dal niente alle sue spalle.
Sobbalzò e si volse, incrociando gli sguardi di tutte - o quasi - le altre sue studentesse, che lo stavano inesorabilmente spingendo verso Mayo.
Era come un incubo che, una volta completamente formato nella sua mente, prendeva ora lentamente concretezza nella realtà.
Si guardò intorno, ma era totalmente accerchiato, assediato dalle sue alunne, le quali lo stavano conducendo verso la sua carnefice.
Sentì delle mani tirargli i vestiti.
«Ehi, che cosa state facendo? N-no, aspettate! F-ferme! No, quello no, non toglietelo! Y-YAAAAH!».
«Professore è davvero meraviglioso...!».
Il sorriso di Harumi irradiava una gioia ed una tranquillità che erano quasi inquietanti.
«Sì, quasi quasi è meglio come soggetto che come insegnante...» si aggiunse Chiri, sporgendosi da dietro la sua tela, lanciandogli un’occhiata sorpresa, per poi tornare a nascondersi.
«Anche Matoi è carina. Siete un soggetto molto originale» osservò allegramente Kafuka.
Nozomu, seduto su una specie di piedistallo al centro dell’aula, si sentiva oltraggiato, ferito nel suo orgoglio di maschio.
«Era necessario che mi vestiste in questa maniera assurda?! Rivoglio i miei vestiti!» si lamentò.
Fece per alzarsi, ma sentì che uno sguardo ostile - che identificò con certezza quasi assoluta per quello di Mayo - gli stava perforando la schiena, intimandogli tacitamente di rimanere al suo posto, per cui non si azzardò a muovere neppure un muscolo.
Abbassò lo sguardo, esaminando per l’ennesima volta il vestiario tutt’altro che appropriato che indossava: un lungo abito vittoriano rosso con l’orlo e la scollatura rifiniti in oro. Quest’ultima era esageratamente ampia: gli lasciava scoperte quasi interamente le spalle e scendeva fino dove in teoria avrebbe dovuto esserci il seno, del quale in ogni caso avrebbe coperto poco se non addirittura niente. Le maniche erano aderenti e lunghe fino ai gomiti, dai quali si apriva poi un ventaglio di tessuto rosso semitrasparente che lasciava intravedere i suoi avambracci eccessivamente pallidi. In corrispondenza del bacino c’era una ricamatura dorata simile ad una cintura che scendeva trasversalmente da ambedue i fianchi lungo l’attaccatura delle gambe fino a congiungersi poco sopra le sue “parti intime”, dov’era incastonata una pietra verde di forma ovoidale simile ad uno smeraldo.
La gonna era ampia e con un grande spacco centrale che mostrava lo strato superficiale delle innumerevoli balze bianche che la sorreggevano.
Ai piedi del suo piedistallo, Matoi stava semisdraiata con indosso un vestito molto simile al suo come fattura ma verde intenso e lo fissava senza togliergli di dosso lo sguardo neppure per sbattere le palpebre.
Nei suoi occhi Nozomu riusciva a leggere il compiacimento del vederlo vestito così elegantemente - anche se in realtà il suo sguardo era privo del benché minimo accento: quel che l’uomo vi leggeva era solo frutto di autosuggestione e del senso di frustrazione per non essere riuscito ad opporsi a tutto ciò.
«Sì, professore: Harumi aveva bisogno di un modello per disegnare un personaggio per le sue storie» spiegò Kafuka.
«È la prima doujinshi che disegno in cui compare un personaggio in cross-dress...» ammise Harumi, arrossendo un po’.
«Così ne abbiamo approfittato anche noi per la lezione di arte» aggiunse Chiri.
«È davvero un modello sensazionale, professor Itoshiki!» si complimentò Fūra.
L’uomo si rifiutò di domandare cosa fossero doujinshi e tantomeno cosa fosse il cross-dress: aveva la sensazione che, qualsiasi fosse stata la risposta, non gli sarebbe piaciuta.
Era incredibile: erano tutte contro di lui e non c’era niente che potesse fare per poter tornare ad avere i suoi abiti.
Nozomu si portò le mani alla testa.
«Sono disperato! Questo vestito da donna e i vostri complimenti per il mio aspetto poco virile mi fanno disperare!» esclamò, distrutto.
«Non ricominci con le sue stranezze, la prego: non ho intenzione di mettermi a pulire qui...» intervenne Kitsu, lanciandogli un’occhiata torva.
«È frustrante! E poi...» Nozomu abbassò lo sguardo, toccandosi il ventre «... questo corsetto che mi avete messo è troppo stretto».
Di tutta quella situazione, quello era senz’altro ciò che più lo infastidiva: gli avevano messo con la forza un corsetto e l’avevano stretto tanto che a malapena riusciva a respirare. Era un tormento vero e proprio.
«Ma professore, lei non ha il vitino di vespa!» obiettò Harumi.
«Il che?»
«Il vitino di vespa l’hanno solo le ragazze, Harumi» fece notare Nami, che fino ad allora aveva taciuto.
«I-io non sono una femmina! E toglietemi questo corsetto: sto soffocando...» esclamò Itoshiki: cominciava a mancargli seriamente l’aria, costretto com’era in quel coso.
«Nessuna donna è mai morta per un corsetto, professore» s’intromise Abiru.
«Ma io non sono una donna...!» tentò di ribadire lui, disperato.
Aveva bisogno di aria, di respirare come sempre.
«Toglietemi questo corsetto...!» esalò.
«La prego, ho bisogno di lei ancora per poco: è un modello perfetto ed ho quasi finito».
Nozomu si afferrò il vestito sul ventre e cominciò a dargli piccoli strattoni per cercare di allentare un pochino la ferrea morsa di quel corsetto maledetto.
«Stia fermo» lo ammonì Abiru.
«Non... si respira»
«Non credevo potesse essere così lagnoso, professore» constatò Chiri.
«No, io... soffoco...».
Era arrivato al capolinea, finalmente, anche se avrebbe voluto morire impiccato per sua stessa mano e non per colpa di un corsetto.
Sentiva i sensi venirgli meno.
Sotto gli occhi delle ragazze, Nozomu scivolò giù dal piedistallo, cadendo all'indietro.
«Ah! Professore, che le prende?! Professore?!» chiamò Harumi.
Matoi fu subito accanto a lui e gli prese il capo tra le mani, posandolo sulle sue ginocchia, come se quella fosse una rappresentazione teatrale di una tragedia romantica in cui il principe moriva tra le braccia della sua amata principessa. Le altre raggiunsero Tsunetsuki poco dopo, accerchiando l'uomo privo di sensi.
«Che cosa gli prende?» domandò Chiri, preoccupata.
Le suonò il cellulare.
“Togligli il vestito, idiota con la riga in mezzo!” era scritto nel messaggino appena arrivatole da Meru.
«Ehi, brutta...!» s’interruppe «Ah, il vestito...! Ma certo, però... chi glielo leva?» fece in un secondo momento, passando in rassegna le compagne con lo sguardo.
«Ci pensa Maria!».
«Maria! E tu da dove arrivi?» domandò Fūra, vedendola apparire accanto a sé con un sorriso e la sua solita espressione ingenua.
«Maria è sempre stata qui» disse la piccola immigrata, avanzando verso il docente.
Si chinò su di lui e lo sollevò a sedere, impiegando un po’ di fatica nello sfilargli la gonna, visto che c’era seduto sopra, poi però l’abito venne via con velocità e facilità incredibile.
Il povero professore rimase steso tra loro con indosso solamente una corta sottogonna ed il corsetto.
Maria afferrò le stringhe di quest’ultimo e le tirò con una certa violenza, strappandole.
Nozomu tossì e riaprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a guardare il viso di Tsunetsuki. Inspirò profondamente e si sentì piacevolmente libero della costrizione del corsetto.
«Professore...» sospirò Harumi, posandosi sollevata una mano sul petto.
«Ci ha fatto preoccupare!» lo rimproverò Chiri.
«Come si sente?» gli domandò Nami.
Lui si mise seduto sul pavimento, respirando a pieni polmoni.
«Senz’altro meglio di prima...» rispose.
Guardandosi addosso, però, notò che non indossava altro se non un corsetto slacciato ed una sottogonna decisamente corta, vestiario che lasciava scoperto molto della sua esile corporatura.
«YAAAH!» esclamò, portandosi le braccia sul petto con fare inaspettatamente femmineo «Ridatemi i miei vestiti!».
«M-ma professore... ho bisogno di lei...» mormorò la giovane Fujiyoshi, triste.
Vederla così lo faceva sentire un po’ in colpa, però non aveva intenzione di rischiare il soffocamento un’altra volta per aiutarla.
Scendere ad un compromesso, però, gli sembrava una cosa fattibile.
«Se devo rimettermi quel vestito, dovrete togliermi questo maledetto corsetto! E non dovrà sapere nessuno al di fuori di qui di questa cosa!» puntualizzò.
Meru fece sparire con aria leggermente colpevole il cellulare con il quale aveva già fatto diverse foto all’insegnante, ma lo tirò nuovamente fuori non appena lui girò lo sguardo altrove.
«Sì, tutto quello che vuole» tagliò corto la giovane Fujiyoshi «La prego, rimetta quel vestito e si sieda di nuovo sul piedistallo! Ho quasi finito il disegno!».
Harumi era disposta a tutto pur di terminare il disegno dell’abito per la sua doujinshi, anche scendere a patti con il suo soggetto. Per sua fortuna, la parte dell’abito comprendente il corsetto l’aveva già terminata, altrimenti l’assenza completa di fianchi nella corporatura del docente le avrebbe rovinato l’intera trama.