fiamma_drakon: (Neuro_Nōgami)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Inusuali lezioni supplementari
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Jirou Sakuma, Koujirou Genda, Yuuto Kidou
Wordcount: 1432 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 50 Places / 023. Aula scolastica/universitaria @ [livejournal.com profile] kinks_pervs
Note: Lemon, Yaoi
Sakuma cominciò a guardarsi intorno, annoiato: se Genda non aveva più bisogno di spiegazioni, perché doveva continuare ad "assisterlo" dopo le lezioni?
Era noioso.
Il castano gli lanciò un'occhiata di sghimbescio, carpendo a primo impatto una distinta nota di noia nei suoi occhi.
L'albino se ne accorse, perché disse: «Che c'è? Lavora!».
«Ti stai annoiando?».



Le lezioni erano finite da una ventina di minuti.
Ci sarebbero stati a breve gli allenamenti della squadra di calcio e Yuuto si domandava perché Jirou e Koujirou continuassero a chiedergli il permesso di saltarli.
«Ci impegneremo di più le prossime volte, capitano, promesso» continuava a ripetere Sakuma ogni volta che evitavano un allenamento, ma Kidou cominciava a chiedersi quanto avrebbero dovuto impegnarsi al loro ritorno, visto che erano ormai due settimane che non si presentavano.
Stando alle promesse fattegli da Jirou, probabilmente avrebbero esalato il loro ultimo respiro sul campo.
«Be', penserò a loro una volta che saranno tornati» rifletté, mentre si dirigeva al campo di calcio.
«Però mi chiedo come utilizzino le ore che non spendono allenandosi...» si domandò, curioso.

«Hai sbagliato. Di nuovo».
Jirou sospirò, appoggiandosi contro lo schienale della sedia con un moto d'esasperazione, portando l'unico occhio visibile sulla fila di finestre alla sua destra. Da esse entravano i luminosi raggi di sole del primo pomeriggio.
In quel momento avrebbe tanto voluto essere giù in cortile ad allenarsi col resto della squadra. E invece...
«Mi dispiace, ma non capisco. Dove ho sbagliato stavolta?».
... invece era in classe ad aiutare il portiere con le sue immense lacune in matematica.
Koujirou si sfregò il fondo della penna contro la tempia, in evidente atto di riflessione e analisi.
Sakuma si sporse in avanti per controllare l'esercizio che aveva svolto e non impiegò molto a trovare l'errore.
«Qui» replicò, indicandogli un passaggio «Non hai cambiato il segno dopo aver spostato il monomio a sinistra dell'uguale» esclamò.
«È un errore abbastanza grossolano» sentenziò infine con fare vagamente arrogante e superiore, addossandosi nuovamente allo schienale ed incrociando le braccia sul petto col fare tipico di chi la sapeva lunga.
Koujirou lo guardò, leggermente offeso.
«Scusami se non capisco...!» esclamò.
Jirou sospirò.
«Devo rispiegartelo?» chiese col tono più paziente che riuscì a trovare.
«No...» replicò il portiere, rimettendosi in posizione di scrittura, allungando il collo per vedere sul libro di testo che aveva davanti «Ci riprovo».
Copiò il testo di un altro esercizio e si rimise all'opera.
Sakuma cominciò a guardarsi intorno, annoiato: se Genda non aveva più bisogno di spiegazioni, perché doveva continuare ad "assisterlo" dopo le lezioni?
Era noioso.
Il castano gli lanciò un'occhiata di sghimbescio, carpendo a primo impatto una distinta nota di noia nei suoi occhi.
L'albino se ne accorse, perché disse: «Che c'è? Lavora!».
«Ti stai annoiando?» domandò l’altro a bruciapelo, posando la penna, sporgendosi verso di lui.
Sakuma assunse un'espressione decisamente colpevole ed il suo silenzio venne interpretato dal portiere - e a ragione - come un assenso.
Koujirou si sporse ulteriormente verso il compagno e gli catturò deciso il viso con le dita, carezzandogli il mento ed attirandolo verso di sé.
L'albino sentì le labbra dell'altro congiungersi con le proprie e non si oppose minimamente, ricambiando con languida passione.
Durante gli allenamenti avevano scoperto intercorrere tra di loro un certo feeling, un'intesa ed un vincolo dettato da sentimenti più forti della semplice amicizia.
Nessuno dei due si era opposto a quell'attrazione, in fin dei conti: ormai era una relazione assodata.
Si baciarono con ardore, le labbra umide ed i respiri che si incontravano, fondendosi nell’aria, riscaldandola.
Quando si separarono, Koujirou fissò gli occhi in quello di Jirou, guardandolo intensamente.
«Possiamo fare una pausa?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«Perché? Devi fare esercizio: a breve ci sarà un compito...» replicò Sakuma.
«Perché non voglio che tu ti annoi...».
Si alzò e si spostò, aggirando il banco, andandosi a sedere senza preavviso a cavallo delle gambe dell'attaccante.
«Possiamo ripassare biologia...?» disse.
Le sue intenzioni erano ovvie.
Appoggiò il capo contro l'incavo del collo dell’albino e gli baciò ripetutamente la pelle, risalendo lungo la giugulare fino al mento e le guance.
Jirou fece scorrere le proprie mani sul suo petto, scendendo inequivocabilmente verso il basso.
«Impaziente, eh?» gli sussurrò voglioso il portiere, mentre l'attaccante gli sfiorava il cavallo dei pantaloni ed un brivido scuoteva la sua parte bassa.
Koujirou si alzò e, preso il partner per il colletto, lo trascinò giù dalla sedia seduto sul pavimento e lui gli si mise a cavalcioni sopra.
Jirou si occupò immediatamente della sua maglia: la sollevò con lenti e stuzzicanti movimenti delle mani, carezzando debolmente la pelle del torace.
Gliela sfilò in un tempo ragionevolmente breve, poi l'altro fece lo stesso.
Le magliette furono gettate a terra senza il minimo garbo, come fossero cenci sporchi.
Genda si spostò per il tempo necessario a togliersi le scarpe, mentre Sakuma si occupava dello stesso problema.
Una volta fatto, il portiere si mise carponi sopra l'altro e lo baciò di nuovo, mentre le sue dita s'insinuavano nei pantaloni e nelle mutande e, in una specie di danza lenta e sensuale, li abbassava, denudando la parte più intima del giovane sotto di sé.
Quest'ultimo, avido di ciò che l'altro stava per offrirgli, aggredì letteralmente i suoi pantaloncini, abbassandoli con movimenti feroci e rapidi.
Fortunatamente erano in fondo all'aula, nascosti dietro i banchi: chissà cos'avrebbe pensato la gente se qualcuno li avesse beccati nudi a scuola, per giunta in procinto di fare sesso.
Koujirou gli mordicchiò giocosamente i capezzoli, scendendo poi a leccargli l'interno dell'ombelico, dal quale scese pian piano verso la zona inguinale.
Jirou gemette rumorosamente quando la lingua del compagno si fermò subito prima di raggiungere il suo pene.
«Vai avanti...» sussurrò, desideroso «Non fermarti lì, vai più giù... ti supplico...».
Koujirou sorrise vedendo il suo sesso in erezione.
«Ti sei eccitato tanto per così poco...?» chiese, alzando la testa per guardare verso di lui «Allora chissà che reazione avrai quando farò sul serio...».
Si piegò e cominciò a leccare la zona erogena con lente passate della lingua volte a provocare ulteriormente l'albino.
Quest'ultimo era schiavo di un piacere che gli nasceva dal basso e si diffondeva come un'onda nel suo corpo, scuotendolo fin dentro le viscere. L'eccitazione era ai vertici massimi: sapeva che di lì a poco avrebbe raggiunto l'orgasmo, ma si tratteneva - o perlomeno ci provava, visto che per Koujirou quelli erano solo "preliminari".
Sakuma ansimava nello sforzo di trattenersi, il respiro che raschiava roco tra i denti. Se fosse venuto subito, Genda di sicuro avrebbe perso interesse verso di lui e quella situazione carica d’intimità e allettante proibizione.
L'unico rumore che riecheggiava nel silenzio dell'aula deserta erano gli ansimi ed i gemiti dell’attaccante consumati dalla passione e dall'appagamento.
Dopo quello che gli parve un interminabile momento d'abbandono alla lussuria e al piacere più sfrenati, la lingua di Genda abbandonò il suo sesso.
Le sue mani lo voltarono di schiena, fatto che preavvisò Sakuma di cosa stesse per accadere.
Si preparò ad accoglierlo, invece tutto ciò che sentì furono due dita umide di saliva che scivolavano tra le sue natiche verso il basso.
«Fallo, Koujirou...» sussurrò l'attaccante, esasperato, passandosi la lingua sulle labbra per poi morderle.
«Cosa...?» replicò il portiere.
«Entra... penetrami...!».
Genda non si fece supplicare oltre: tolse le dita e gli entrò dentro con il suo pene già gonfio e turgido.
Jirou l'accolse più che volentieri, muovendosi come meglio poteva per rispondere alle spinte dell'altro.
Il pavimento sotto di lui era gelido e scomodo e la sua erezione premeva contro di esso, trasmettendogli un senso di gelo se possibile ancor più forte che strideva nettamente con il calore ardente che gli proveniva da sopra, dalle spinte del portiere.
Koujirou si spingeva sempre più a fondo con un ritmo lento e monotono, se possibile ancor più eccitante.
Sakuma non riuscì a trattenersi per molto oltre l’attimo in cui il castano era entrato in lui e venne dopo appena pochi minuti, macchiando col suo sperma il pavimento.
Chissà se le bidelle, pulendo, avrebbero capito cos'era. Si augurava proprio di no: l’indomani mattina sarebbe stato difficile mascherare un qualsivoglia senso di colpevolezza dinanzi alla classe - oltretutto sarebbero stato incastrati dal fatto d’essere stati gli ultimi a lasciare la stanza.
A quel punto, il castano iniziò a spingere con un po' più di forza, fino a raggiungere a propria volta l'orgasmo.
Quando si svuotò in lui, l'albino lanciò un gemito a voce più alta e più osceno.
Proprio in quel momento una voce a loro dannatamente familiare riecheggiò nella stanza, raggiungendoli: «Jirou, Koujirou...?».
I due spostarono gli sguardi in contemporanea verso la cattedra, inquadrando la figura del capitano Kidou in piedi accanto ad essa. I suoi occhi - anche se invisibili attraverso gli occhialoni - erano inequivocabilmente puntati su di loro, a giudicare dall'espressione sorpresa ed in parte sconvolta che recava in viso.
Senza aggiungere altro, si voltò e se ne andò.
«Capitano!» chiamò inutilmente Sakuma.
I due si divisero e, in ginocchio sul pavimento, si guardarono.
«Andrà a dirlo a qualcuno?» chiese l'attaccante.
«Se lo sanno in squadra siamo rovinati» commentò laconico il portiere.
Si ripulirono dallo sperma con dei fazzoletti di carta che appallottolarono e gettarono nel cestino, quindi si rivestirono velocemente e, raccolti i loro zaini, uscirono correndo in cerca di Yuuto.
Pregarono che non fosse intenzionato a svergognarli davanti a tutta la squadra. In caso contrario, ambedue erano pronti a cambiare scuola, città addirittura, pur di sfuggire all’ombra di una tale vergogna.
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