È insipido!
Sep. 11th, 2011 02:55 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: È insipido!
Rating: Verde
Genere: Romantico
Personaggi: Human!Neuro Nōgami, Yako Katsuragi
Wordcount: 743 (
fiumidiparole)
Prompt: Immagine #18 @
cameraoscura + 25 Senses: Taste / 018. Tasteless Food @
casti_puri
Note: AU, Het, lieve OOC
Neuro era un giovane intelligente, forse troppo: riusciva a risolvere con spaventosa facilità ogni caso d’omicidio, sparizione e simili che veniva sottoposto alle sue attenzioni.
Eppure a lui la gloria per ciò che faceva non interessava: era per questo che fingeva di essere il suo fidato aiutante ed apprendista, facendo sì che fosse lei a rivestire il ruolo di famosa studentessa detective.
Yako si sistemò meglio sul telo e si avvicinò il cestino, sorridendogli.
«Ultimamente ti vedo parecchio stressato. Così pensavo che qualche ora all’aria aperta e lontano da tutto ti avrebbe fatto bene. Ho preparato anche il pranzo» spiegò, entusiasta.
Neuro assunse un’espressione disagiata e perplessa ed arrossì vistosamente.
«Non dovresti pensare così a me: me la so cavare da solo».
Il cielo terso del primo pomeriggio era qualcosa di meraviglioso da ammirare lontano dalla città, e lo era ancor di più se lo si osservava dalla riva di un lago, in compagnia di una persona speciale.
Yako ne era convinta.
Seduta sul telo bianco che si era portata assieme al cestino del picnic, scrutava il cielo e le nuvole che si rincorrevano sospinte dal vento.
«Quanto ancora hai intenzione di stare a guardare per aria, Yako?».
La voce profonda, maschile ed inconfondibile di Neuro - la sua “persona speciale” - la riportò alla realtà.
Gli occhi smeraldini di lui erano fissi su di lei e la scrutavano, in attesa di qualcosa.
Lui se ne stava seduto con le lunghe gambe distese avanti a sé, il busto sorretto dalle mani puntellate a terra. Attorno a loro l’erba alta frusciava seguendo la brezza.
«Eh?» fece la Katsuragi, senza capire.
«Dovremmo essere in agenzia, se qualcuno avesse bisogno di noi. Perché mi hai portato qui?».
Il rimprovero aveva una nota in sottofondo di noia, come se non ci fosse niente per cui valesse la pena di rimanere lì, nel bel mezzo del nulla - ed in effetti già sulla strada aveva manifestamente espresso il suo disappunto per il fatto che il cellulare non riuscisse a chiamare.
Neuro era un giovane intelligente, forse troppo: riusciva a risolvere con spaventosa facilità ogni caso d’omicidio, sparizione e simili che veniva sottoposto alle sue attenzioni.
Eppure a lui la gloria per ciò che faceva non interessava: era per questo che fingeva di essere il suo fidato aiutante ed apprendista, facendo sì che fosse lei a rivestire il ruolo di famosa studentessa detective.
Yako si sistemò meglio sul telo e si avvicinò il cestino, sorridendogli.
«Ultimamente ti vedo parecchio stressato. Così pensavo che qualche ora all’aria aperta e lontano da tutto ti avrebbe fatto bene. Ho preparato anche il pranzo» spiegò, entusiasta.
Neuro assunse un’espressione disagiata e perplessa ed arrossì vistosamente.
«Non dovresti pensare così a me: me la so cavare da solo» disse, cercando di dissimulare il piacere del fatto che la ragazza si fosse preoccupata per lui a tal punto, riuscendoci discretamente bene.
«E comunque non sono stressato» soggiunse, ma Yako non lo stava più ascoltando, intenta com’era a tirar fuori dal cestino il pranzo.
Lo dispose con cura attorno a loro, facendo attenzione a non rovesciare niente.
Neuro constatò che s’era data parecchio daffare per preparare l’uscita: c’erano un sacco di cose da mangiare.
Il paesaggio attorno, benché lui ci prestasse davvero poca attenzione, dava un tocco di romanticismo alla situazione e la Katsuragi ne era felice.
«Avanti, mangia» lo esortò quest’ultima.
Il detective esitò un momento, osservando le pietanze con espressione leggermente dubbiosa, come se non si fidasse appieno delle capacità culinarie della ragazza.
Una folata di vento più forte spazzò il lago, increspando l’acqua, muovendo le fronde dell’albero alle loro spalle. L’erba alta che li circondava si piegò, sfiorando la schiena di Yako simili a dita sottilissime, accarezzandola.
Alcuni fili raggiunsero Neuro, solleticandogli il viso, facendolo starnutire.
La ragazza nascose un breve sprazzo di risata con la mano: sapeva bene quanto Neuro fosse sensibile ed anche vendicativo per i commenti sarcastici o di lieve scherno - così facendo, difatti, si guadagnò un’occhiataccia da parte del ragazzo.
«Dai, mangiamo» lo sollecitò di nuovo lei, stavolta riuscendo a convincerlo.
Il detective si servì, ma non appena assaggiò subito si raddrizzò e, guardandola con fare disgustato, disse: «Ma non ha alcun sapore!».
«Eh?» fece lei, perplessa.
Assaggiò a propria volta e non poté che dar ragione a Neuro: era senza sapore.
Tutti e due provarono qualcos altro, ma pareva proprio che la ragazza avesse preparato l’intero pranzo senza dare neppure un briciolo di sapore a niente.
«M-mi dispiace» si scusò e, fortemente a disagio, proseguì: «Questa era... la prima volta che cucinavo».
Neuro le lanciò un’occhiata di biasimo e rimprovero, mentre si alzava in piedi.
«Perlomeno assicurati di farle bene le cose prima di progettare uscite come questa» la redarguì, pungente «Altrimenti è inutile».
«Mi spiace» replicò mortificata lei, cominciando a metter via.
Lui la osservò: sembrava seriamente dispiaciuta, come se avesse appena commesso qualcosa d’imperdonabile.
«Vieni, faccio io» s’intromise il detective, piegandosi vicino alla ragazza per aiutarla a sistemare: faceva il tutto molto più lentamente di quando aveva tirato fuori. Probabilmente il suo fallimento le bruciava dannatamente.
Yako arrossì un po’, fissandolo.
«Grazie» disse.
Un’altra folata di vento ed un rumore improvviso e lontano squarciò il silenzio.
«Meglio tornare indietro. Potrebbe piovere da un momento all’altro» asserì Nōgami «E la prossima volta sta’ più attenta» rimarcò.
La Katsuragi annuì, osservandolo: anche se spesso e volentieri non era molto gentile con lei, non poteva far a meno di amarlo.
Rating: Verde
Genere: Romantico
Personaggi: Human!Neuro Nōgami, Yako Katsuragi
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Prompt: Immagine #18 @
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Note: AU, Het, lieve OOC
Neuro era un giovane intelligente, forse troppo: riusciva a risolvere con spaventosa facilità ogni caso d’omicidio, sparizione e simili che veniva sottoposto alle sue attenzioni.
Eppure a lui la gloria per ciò che faceva non interessava: era per questo che fingeva di essere il suo fidato aiutante ed apprendista, facendo sì che fosse lei a rivestire il ruolo di famosa studentessa detective.
Yako si sistemò meglio sul telo e si avvicinò il cestino, sorridendogli.
«Ultimamente ti vedo parecchio stressato. Così pensavo che qualche ora all’aria aperta e lontano da tutto ti avrebbe fatto bene. Ho preparato anche il pranzo» spiegò, entusiasta.
Neuro assunse un’espressione disagiata e perplessa ed arrossì vistosamente.
«Non dovresti pensare così a me: me la so cavare da solo».
Il cielo terso del primo pomeriggio era qualcosa di meraviglioso da ammirare lontano dalla città, e lo era ancor di più se lo si osservava dalla riva di un lago, in compagnia di una persona speciale.
Yako ne era convinta.
Seduta sul telo bianco che si era portata assieme al cestino del picnic, scrutava il cielo e le nuvole che si rincorrevano sospinte dal vento.
«Quanto ancora hai intenzione di stare a guardare per aria, Yako?».
La voce profonda, maschile ed inconfondibile di Neuro - la sua “persona speciale” - la riportò alla realtà.
Gli occhi smeraldini di lui erano fissi su di lei e la scrutavano, in attesa di qualcosa.
Lui se ne stava seduto con le lunghe gambe distese avanti a sé, il busto sorretto dalle mani puntellate a terra. Attorno a loro l’erba alta frusciava seguendo la brezza.
«Eh?» fece la Katsuragi, senza capire.
«Dovremmo essere in agenzia, se qualcuno avesse bisogno di noi. Perché mi hai portato qui?».
Il rimprovero aveva una nota in sottofondo di noia, come se non ci fosse niente per cui valesse la pena di rimanere lì, nel bel mezzo del nulla - ed in effetti già sulla strada aveva manifestamente espresso il suo disappunto per il fatto che il cellulare non riuscisse a chiamare.
Neuro era un giovane intelligente, forse troppo: riusciva a risolvere con spaventosa facilità ogni caso d’omicidio, sparizione e simili che veniva sottoposto alle sue attenzioni.
Eppure a lui la gloria per ciò che faceva non interessava: era per questo che fingeva di essere il suo fidato aiutante ed apprendista, facendo sì che fosse lei a rivestire il ruolo di famosa studentessa detective.
Yako si sistemò meglio sul telo e si avvicinò il cestino, sorridendogli.
«Ultimamente ti vedo parecchio stressato. Così pensavo che qualche ora all’aria aperta e lontano da tutto ti avrebbe fatto bene. Ho preparato anche il pranzo» spiegò, entusiasta.
Neuro assunse un’espressione disagiata e perplessa ed arrossì vistosamente.
«Non dovresti pensare così a me: me la so cavare da solo» disse, cercando di dissimulare il piacere del fatto che la ragazza si fosse preoccupata per lui a tal punto, riuscendoci discretamente bene.
«E comunque non sono stressato» soggiunse, ma Yako non lo stava più ascoltando, intenta com’era a tirar fuori dal cestino il pranzo.
Lo dispose con cura attorno a loro, facendo attenzione a non rovesciare niente.
Neuro constatò che s’era data parecchio daffare per preparare l’uscita: c’erano un sacco di cose da mangiare.
Il paesaggio attorno, benché lui ci prestasse davvero poca attenzione, dava un tocco di romanticismo alla situazione e la Katsuragi ne era felice.
«Avanti, mangia» lo esortò quest’ultima.
Il detective esitò un momento, osservando le pietanze con espressione leggermente dubbiosa, come se non si fidasse appieno delle capacità culinarie della ragazza.
Una folata di vento più forte spazzò il lago, increspando l’acqua, muovendo le fronde dell’albero alle loro spalle. L’erba alta che li circondava si piegò, sfiorando la schiena di Yako simili a dita sottilissime, accarezzandola.
Alcuni fili raggiunsero Neuro, solleticandogli il viso, facendolo starnutire.
La ragazza nascose un breve sprazzo di risata con la mano: sapeva bene quanto Neuro fosse sensibile ed anche vendicativo per i commenti sarcastici o di lieve scherno - così facendo, difatti, si guadagnò un’occhiataccia da parte del ragazzo.
«Dai, mangiamo» lo sollecitò di nuovo lei, stavolta riuscendo a convincerlo.
Il detective si servì, ma non appena assaggiò subito si raddrizzò e, guardandola con fare disgustato, disse: «Ma non ha alcun sapore!».
«Eh?» fece lei, perplessa.
Assaggiò a propria volta e non poté che dar ragione a Neuro: era senza sapore.
Tutti e due provarono qualcos altro, ma pareva proprio che la ragazza avesse preparato l’intero pranzo senza dare neppure un briciolo di sapore a niente.
«M-mi dispiace» si scusò e, fortemente a disagio, proseguì: «Questa era... la prima volta che cucinavo».
Neuro le lanciò un’occhiata di biasimo e rimprovero, mentre si alzava in piedi.
«Perlomeno assicurati di farle bene le cose prima di progettare uscite come questa» la redarguì, pungente «Altrimenti è inutile».
«Mi spiace» replicò mortificata lei, cominciando a metter via.
Lui la osservò: sembrava seriamente dispiaciuta, come se avesse appena commesso qualcosa d’imperdonabile.
«Vieni, faccio io» s’intromise il detective, piegandosi vicino alla ragazza per aiutarla a sistemare: faceva il tutto molto più lentamente di quando aveva tirato fuori. Probabilmente il suo fallimento le bruciava dannatamente.
Yako arrossì un po’, fissandolo.
«Grazie» disse.
Un’altra folata di vento ed un rumore improvviso e lontano squarciò il silenzio.
«Meglio tornare indietro. Potrebbe piovere da un momento all’altro» asserì Nōgami «E la prossima volta sta’ più attenta» rimarcò.
La Katsuragi annuì, osservandolo: anche se spesso e volentieri non era molto gentile con lei, non poteva far a meno di amarlo.