fiamma_drakon: (Grell_Sutcliffe)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2011-10-01 11:59 pm

Quando Germania si sente in colpa e Italia cerca di consolarlo

Titolo: Quando Germania si sente in colpa e Italia cerca di consolarlo
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Sentimentale
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1200 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 50 Places / 033. Bagno pubblico @ [livejournal.com profile] kinks_pervs
Note: AU, Lemon, Self!love, Yaoi
«Germania!» esclamò Italia, sollevato «Come stai?» volle sapere.
L'altro annuì debolmente.
«Un po' meglio» rispose.
Era rosso in faccia e sudato. Non aveva esattamente una bella cera.
«Non stai bene, Germania?» domandò Feliciano, in ansia, poggiandogli una mano sulla fronte.
Non bruciava, ma sembrava comunque malato.
«M-mi... dispiace. Ho rovinato tutto» si scusò goffamente Ludwig, guardando in basso.
«Andiamo a casa? Così vai a dormire» gli disse Veneziano, prendendolo per mano e facendo per accompagnarlo alla porta, ma il tedesco strinse la presa e lo attirò a sé.
«No, non importa. Posso resistere. Andiamo a fare una passeggiata».


Era la prima volta dacché ricordasse che, dopo essere andati a mangiar fuori, Germania dava di stomaco.
Feliciano non credeva che fosse per via del ristorante, altrimenti anche lui avrebbe subito gli stessi effetti e così non era stato. Forse aveva esagerato con la birra, ma lo conosceva abbastanza da poter affermare con certezza che non era il tipo da vomitare per un motivo del genere.
Stavano camminando lungomare quando Ludwig aveva avuto il primo conato. Al secondo, Veneziano l'aveva accompagnato di corsa al più vicino bagno pubblico.
Non c'era nessuno lì dentro, per fortuna: già Germania di per sé si sentiva frustrato per l'inconveniente. Se qualcuno l'avesse pure visto sarebbe stato anche umiliante.
L'unico rumore che si udiva era il rigettare del biondo, intervallato da qualche colpo di tosse.
Feliciano, angosciato, stava appoggiato contro la porta chiusa del cubicolo accanto, in trepidante attesa che uscisse.
Quando finalmente Ludwig aprì la porta, si affacciò all'esterno appoggiandosi contro lo stipite.
«Germania!» esclamò Italia, sollevato «Come stai?» volle sapere.
L'altro annuì debolmente.
«Un po' meglio» rispose.
Era rosso in faccia e sudato. Non aveva esattamente una bella cera.
«Non stai bene, Germania?» domandò Feliciano, in ansia, poggiandogli una mano sulla fronte.
Non bruciava, ma sembrava comunque malato.
«M-mi... dispiace. Ho rovinato tutto» si scusò goffamente Ludwig, guardando in basso.
«Andiamo a casa? Così vai a dormire» gli disse Veneziano, prendendolo per mano e facendo per accompagnarlo alla porta, ma il tedesco strinse la presa e lo attirò a sé.
«No, non importa. Posso resistere. Andiamo a fare una passeggiata».
Così dicendo portò la mano dell'italiano più vicina a sé, involontariamente al cavallo dei suoi pantaloni, contro i quali la strusciò per sbaglio.
Italia gli sorrise, svincolandosi dalla sua presa.
«Non ti preoccupare per stasera!» esclamò allegro «L'importante è che siamo insieme!».
E portò di nuovo la mano ai pantaloni dell'altro, ma stavolta gli accarezzò dolcemente il sesso, sfiorandolo appena inizialmente, poi con un poco più di forza.
Pareva aver frainteso l'errore fatto dal biondo, scambiandolo per un tentativo di invogliarlo a far sesso, ma il tedesco non sembrava intenzionato a fermarlo: struggeva letteralmente per quel tocco così leggero eppure forte, tanto che barcollò ed indietreggiò, appoggiandosi contro la parete opposta ai cubicoli - la più vicina - per evitarsi di cadere.
Feliciano lo seguì nello spostamento senza mai smettere, sorridendo: anche attraverso la stoffa sentiva il pene dell'altro irrigidirsi.
Ludwig allargò le gambe per facilitargli il compito, ansimando come se gli mancasse fisicamente l'aria, allungando una mano a prendere quella dell'italiano.
Gliela tolse da dove si trovava e gliela guidò dentro i pantaloni, finché non la sentì stringersi attorno al suo pene gonfio e duro.
Veneziano riprese a masturbarlo, facendo salire ancor di più l'eccitazione nel tedesco, che smaniava silenziosamente per ogni suo minimo movimento delle dita.
Quando si trattava di sesso, Italia era bravo quasi quanto lo era in cucina.
Nel bagno non c'era alcun rumore eccetto i loro respiri accelerati e qualche sporadico "ve" che sfuggiva dalle labbra del giovane Vargas.
Germania era esausto e si accasciò senza fiato alla base della parete, sottraendosi alle attenzioni dell'italiano, anche se fu solamente una tregua temporanea.
Veneziano si aprì i pantaloni e li abbassò, rivelando un sedere pallido e sodo che Ludwig tante volte aveva avuto occasione d'ammirare, visto che quando si alzava non ricordava mai di mettere le mutande.
Si sedette tra le gambe dell'altro, il quale, vedendo quelle natiche così invitanti talmente vicine alla sua erezione, non riuscì a resistere alla tentazione.
Anche se con qualche difficoltà e movimenti tutt’altro che agili, il tedesco si aprì i pantaloni a propria volta e li abbassò un poco, liberando il suo pene rigido e turgido, eretto fino quasi a fargli male.
Con le braccia cinse il torace del più piccolo e l'attirò a sé, insinuando il suo sesso nel suo sedere.
Non fu Germania a spingersi dentro, bensì Veneziano a muoversi per far entrare di più quel pene enorme, dritto e duro.
Il tedesco era bloccato contro la parete e tutto ciò che poteva fare era ansimare ad ogni movimento del bacino dell'altro. Si azzardò a dare una spintarella coi fianchi, ma si fece solamente del male alle gambe, che erano bloccate dal peso di Feliciano - che non era seduto a terra, ma leggermente sollevato, in modo che il biondo potesse penetrarlo più facilmente.
Erano in una posizione troppo strana perché potesse spingersi dentro da solo.
Il Vargas si accasciò contro il suo petto gemendo e tremando. Ludwig lo morse giocosamente alla base del collo.
Il solo fatto di averlo lì stretto tra le sue braccia gli fece provare uno strano senso di possessione che servì solamente ad acuire la sua eccitazione.
Feliciano, per parte sua, era contento di essere con Germania, dal quale non avrebbe mai voluto separarsi per niente al mondo e sentire il suo sesso duro riempirlo, oltre che estasiarlo fisicamente, lo faceva stare bene psicologicamente, perché significava che anche a lui piaceva stare in sua compagnia, nonostante non fosse un granché come soldato né come alleato.
Germania gli prese il ciuffo arricciolato che cominciò a giocherellarci con le dita, tirandolo piano e toccandolo.
«G-Ger... mani... a...» lo chiamò l'italiano con voce incerta e bassa, le guance improvvisamente più rosse.
Sentir toccare il suo capello arricciato era come sentirsi toccare nelle mutande: talmente bello da riuscire a farlo zittire. Se poi era Germania a farlo, allora anche di più.
Ludwig era ben consapevole del suo piccolo “segreto” e spesso lo utilizzava per ammirare un rossore di puro piacere invadergli le guance. Era come quando i gatti facevano le fusa.
Dopo qualche minuto il biondo cessò di toccarlo e lo sollevò un poco con le mani, spingendolo in avanti ed uscendo un po' da lui.
Veneziano si lasciò spingere fino a mettersi in ginocchio. A quel punto, l’altro gli afferrò le gambe e gliele aprì, sistemandosi tra di esse, osservando il sedere attraente di Feliciano, tondo come quello di un bambino.
Solo nel guardare quella piccola meraviglia sentì il bisogno di penetrarlo di nuovo e fu esattamente quel che fece.
L'italiano sospirò trasognato sentendosi riempire una seconda volta da quell'erezione grossa e gonfia.
Il dolore di quella penetrazione particolarmente veemente e profonda lo colpì, ma lo ignorò, crogiolandosi piuttosto nel piacere paradisiaco del momento.
S'infilò la mano destra nella parte anteriore dei pantaloni e si masturbò contorcendosi.
Con una spinta più forte delle altre raggiunsero insieme l'orgasmo, addossandosi l'uno contro l'altro.
Veneziano si sporcò di sperma la mano destra e sospirò nel sentire Ludwig svuotarsi dentro di sé, riempiendolo del suo liquido bianco.
Germania uscì dal Vargas e si rimise barcollando in piedi, risistemandosi i pantaloni.
Si sciacquò le mani ed il viso - rosso e ricoperto di un sottile velo di sudore - poi si tirò indietro i capelli - alcuni ciuffi dei quali gli erano caduti sulla fronte.
«Non devi sentirti in colpa per esserti sentito male! Io mi sono divertito comunque!» esclamò Feliciano all’improvviso, alzandosi e abbracciandolo da dietro.
Ludwig arrossì.
«Be', me lo immagino...» commentò il biondo, svincolandosi dalla sua presa senza il minimo sforzo e costringendolo a sciacquarsi le mani ancora sporche di sperma. Si riteneva fortunato che nessuno fosse ancora entrato. Probabilmente erano stati salvati dall'ora tarda.
«Chiuditi i pantaloni» soggiunse, lanciando un'occhiata fugace alle parti basse dell’italiano, ancora scoperte «Comunque è meglio andare adesso» esclamò, guardando verso la porta.
«Mh, va bene!» convenne Italia, prendendolo per mano e conducendolo verso l'ingresso come se non fosse accaduto niente là dentro.
L’innocenza di Feliciano. Qualcosa che non se ne andava mai.