fiamma_drakon: (Takano/Onodera)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2011-12-23 07:22 pm

In riva ai... fiordi

Titolo: In riva ai... fiordi
Rating: Verde
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale
Personaggi: Berwald Oxienstierna (Svezia), Tino Väinämöinen (Finlandia)
Wordcount: 1400 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Fantasy / Mare per l'Hetalia Prompt-athon 2011 @ [livejournal.com profile] hetafic_it
Note: Shonen-ai
«Brrr...! S-S... Su-san? P-potevamo venire un’altra v-v-volta...?».
Nonostante l’uniforme non fosse precisamente definibile con l’aggettivo “leggera” e che sopra ad essa avesse aggiunto un lungo cappotto con l’interno rivestito di pelliccia, il povero Finlandia tremava come una foglia.
A fatica riusciva a parlare e spesso, mentre lo faceva, si portava le mani alla bocca e vi soffiava alito caldo per cercare di scaldarle un po’.
Era abituato anche lui alle rigide temperature invernali - del resto, anche lui viveva nella penisola scandinava, dove il rigore invernale era terribile - tuttavia era spaventoso il gelo che si percepiva lì, nella terra natia di Svezia, in prossimità del frastagliato strapiombo che portava dritto al mare.
Non c’erano dubbi sulla bellezza naturale dei fiordi, ma Tino non aveva dubbi nemmeno sul fatto che Berwald avrebbe potuto scegliere una giornata migliore per portarlo lì.


«Brrr...! S-S... Su-san? P-potevamo venire un’altra v-v-volta...?».
Nonostante l’uniforme non fosse precisamente definibile con l’aggettivo “leggera” e che sopra ad essa avesse aggiunto un lungo cappotto con l’interno rivestito di pelliccia, il povero Finlandia tremava come una foglia.
A fatica riusciva a parlare e spesso, mentre lo faceva, si portava le mani alla bocca e vi soffiava alito caldo per cercare di scaldarle un po’.
Era abituato anche lui alle rigide temperature invernali - del resto, anche lui viveva nella penisola scandinava, dove il rigore invernale era terribile - tuttavia era spaventoso il gelo che si percepiva lì, nella terra natia di Svezia, in prossimità del frastagliato strapiombo che portava dritto al mare.
Non c’erano dubbi sulla bellezza naturale dei fiordi, ma Tino non aveva dubbi nemmeno sul fatto che Berwald avrebbe potuto scegliere una giornata migliore per portarlo lì. Quel giorno, in riva al mare, c’era un gran vento proveniente dall’oceano che s’insinuava tra gli speroni di roccia che si perdevano in lontananza sull’orizzonte, producendo acuti e lugubri fischi. Oltretutto, essendo pieno inverno, c’era uno strato di neve di circa un metro e mezzo che copriva il terreno e nel qualche Finlandia affondava fino alle ginocchia, una condizione che le sue povere gambe gradivano assai poco.
Lo svedese gli aveva comunicato da tempo la sua decisione di portarlo, quel giorno, a vedere il mare dai fiordi della sua terra e non si era fatto intimidire dalle avverse condizioni climatiche; perciò il finlandese si era mostrato restio ad obiettare all’uscita a causa di qualche sintomo di malessere.
Oxienstierna sembrava tenerci particolarmente a portarlo lì; perciò, prima di uscire, il giovane Väinämöinen aveva preso una medicina che gli combattesse i sintomi ed era andato.
Non se ne pentiva particolarmente: Svezia sembrava contento - anche se neanche lui avrebbe ben saputo spiegare da cosa evincesse il suo stato d’animo, data la sua inespressività perenne.
Berwald, accanto a lui, era come una roccia fustigata dal vento. Inamovibile. Faceva quasi paura vedere come fosse talmente avvezzo a certe tipologie d’avversità naturali da non risentirne minimamente.
Il vento gli frusciava tra i capelli, spettinandoglieli, sollevandogli il bavero del lungo cappotto blu scuro che gli rivestiva il corpo fino alle ginocchia.
Il suo sguardo serio ammirava il mare che si estendeva sotto di loro.
Tino lo trovava in perfetta armonia con l’ambiente circostante e non riuscì a non arrossire nel constatare quanto, in effetti, trovasse bello Berwald.
«S-S-Su-san?» chiese di nuovo il finlandese, desideroso di ottenere una qualche risposta.
Lo svedese constatò semplicemente: «Il mare è bello oggi. Ti piace?».
Nel parlare si era girato verso Tino fissandolo in modo penetrante, in attesa di una risposta - possibilmente immediata.
Väinämöinen si strinse intimorito nelle spalle, guardandolo: gli piaceva il mare agitato...?
«S-sì, è... è m-m-molto bel-ello...» balbettò il finlandese, cercando di parlare nel modo più comprensibile possibile, tentando di evitare di battere i denti.
Berwald continuò a scrutarlo con insistenza, come se volesse trapassarlo da parte a parte con la sola forza dello sguardo.
Ondate di brividi si inerpicarono come gelidi ragni lungo la spina dorsale di Finlandia, il quale cominciò ad avere il sospetto che qualcosa in sé non andasse; tuttavia, non si azzardò a muovere neppure un passo per allontanarsi. Non voleva dare un dispiacere a Svezia chiedendogli di riportarlo a casa, non quand’era perfettamente cosciente di quanto tempo lo svedese aveva atteso quell’uscita.
Dopo qualche momento durante cui l’unico rumore udibile attorno a loro fu il soffio impetuoso del vento, Oxienstierna mosse qualche passo verso il compagno e gli prese le mani tra le proprie.
«Hai freddo?» domandò, cercando di essere il più apprensivo possibile. Era una domanda dalla risposta scontata, ma Finlandia riuscì a capire che stava cercando di comportarsi in modo premuroso nei suoi confronti.
In effetti, a Svezia risultava difficile essere aperto e soprattutto loquace, ma cercava di fare il possibile per essere disponibile nei confronti di Tino: lo amava profondamente, per quanto non lo desse a vedere manifestamente.
Il finlandese ebbe un fremito di inequivocabile piacere nel sentire le sue dita calde chiudersi attorno alle proprie mani gelide.
Nonostante gli incutesse timore con la sua imponente statura ed il silenzio tombale, Finlandia gli si accostò fino a toccare il suo cappotto: il freddo pungente che si percepiva lassù era veramente troppo, specialmente se pensava alle sue non poi così ottime condizioni di salute.
Berwald rinsaldò la presa sulle sue mani e lo portò più vicino al bordo dello strapiombo.
Tino osservò il mare che s’infrangeva impetuoso contro la parete di roccia sottostante e si innalzava su se stesso, come in rivolta. Lo spettacolo dava un’idea chiara e precisa della potenza naturale, selvaggia ed indomabile.
Tutto sommato Svezia aveva ragione: era meraviglioso.
Quest’ultimo osservava il compagno silenziosamente e attentamente, notando che sembrava gradire lo spettacolo. Se ne compiacque senza darlo a vedere: era contento di essere riuscito ad organizzare un’uscita che lo soddisfacesse.
«È... bellissimo» esclamò Finlandia in un sospiro.
Il calore che gli veniva dallo svedese gli permetteva di godere meglio del panorama che gli si parava innanzi.
«ATCÌ!» starnutì all’improvviso, rabbrividendo.
Scosse la testa, facendo cadere una spolverata di neve dai capelli biondi, stringendosi ancor di più a Berwald per cercare di scaldarsi maggiormente. Svezia gli cinse i fianchi, tenendolo saldamente attaccato al proprio corpo.
Il finlandese starnutì una seconda volta ed iniziò a gocciolargli il naso. Il freddo, nonostante anche nella sua terra natia fosse pungente, era riuscito ad avere la meglio su di lui.
Adesso che si era ufficialmente e definitivamente preso il raffreddore, quell’uscita era rovinata - come se il vento e la neve non fossero già sufficienti!
«Torniamo indietro...?» chiese Oxienstierna, fissandolo. Nel suo tono di voce, Väinämöinen riuscì a carpire un che di rattristato che lo invogliò a replicare immediatamente: «No, non importa. È solo... un raffreddore. Restiamo ancora».
Tino cercò di mostrarsi sereno, ma il fatto che avesse ripreso a tremare quasi convulsamente non contribuì a tale scopo. Sentiva improvvisamente più freddo e le forze che se ne andavano pian piano facendo spazio ad un mal di testa sempre più forte; tuttavia, non ne accennò minimamente e, anzi, tentò di nascondere il tutto.
Mentre stava per prodigarsi in un’ulteriore rassicurazione, Berwald lo abbracciò. Fu un gesto improvviso che lasciò il finlandese completamente di stucco: di solito Svezia non era tipo da cercare contatto fisico - eccetto quando erano a letto, dove al calore scarso che fornivano loro le coperte aggiungevano volentieri quello dei loro corpi.
Finlandia sentì le vigorose braccia dello svedese stringersi sul suo corpo, cedendogli un tepore estremamente piacevole.
Väinämöinen arrossì ancor di più di quel che già era a causa del gelo, affondando il viso nella sua spalla.
Le mani di Berwald salirono a stringersi a metà della sua schiena. Finlandia sarebbe rimasto così in eterno: a dispetto del gelido clima, il corpo di Svezia era caldissimo.
Stretto tra le braccia della persona che più gli era affezionata, di colui che lo amava, Tino ebbe un improvviso e vertiginoso calo di energie: le gambe non riuscirono più a sorreggerlo e cadde in ginocchio tra la neve, sfuggendo alla presa di Berwald.
Gli occhi di quest’ultimo lo seguirono nella sua rapida caduta finché non ebbe raggiunto il suolo, dove il finlandese si rannicchiò tremando e battendo i denti con forza. Solo a guardarlo dava l’impressione di una persona che non stava affatto bene: le guance arrossate fin quasi a rassomigliare a fiamme, gli occhi socchiusi ed il respiro affaticato - per non parlare dei tremiti convulsi e dei sintomi da raffreddore.
Tino stava male e doveva essere portato a casa al più presto. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
In Svezia scattò un immediato istinto di protezione e soccorso. Non gli era mai capitato prima di allora con altre persone, per cui fu deciso e drastico: si chinò, prese tra le braccia Finlandia e si diresse verso l’entroterra e, soprattutto, verso casa.
«N-no, lasciami. Posso camminare da solo, Su-san» si lamentò l’altro con un fil di voce, cercando di opporsi.
«Non ti reggi in piedi» osservò Svezia duro, con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Tino si zittì e si appoggiò contro il suo petto, cercando di riscaldarsi.
«Mi dispiace per l’uscita...» si scusò a mezza voce, osservando di sottecchi lo svedese, cercando di carpire un eventuale mutamento nella sua espressione. Com’era prevedibile, non rilevò niente: Svezia rimase muto e impassibile e non rallentò né si fermò - né tantomeno lo fece scendere.
Allora Finlandia si rannicchiò cercando di assumere una parvenza di posizione fetale, aspettando pazientemente di arrivare a casa.
Nell’aria fredda, nonostante il raffreddore, riusciva a percepire l’odore salmastro dell’acqua salata ed udiva lo spumeggiare delle onde che s’infrangevano aggressive contro le pareti rocciose.

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