Nel sonno

Jan. 27th, 2011 02:55 pm
fiamma_drakon: (p0rn...?)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Nel sonno
Rating: Verde
Genere: Comico, Slice of life
Personaggi: Neuro Nōgami, Yako Katsuragi
Wordcount: 1604 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: "Neuro, sai che sbavi nel sonno?" (...) "Anche il mio cuscino nuovo se n'è accorto..." by [livejournal.com profile] xshade_shinra
«Cosa stai facendo?!» esclamò con voce sorpresa e parzialmente accusatoria.
«Mi pare ovvio» rispose lui, guardandola con sguardo severo «Dormo».
«Qui? Ma non doveva essere la mia stanza, questa...?» si lamentò Yako.



Finalmente Neuro si era deciso ad acquistare una stanza attigua all’ufficio da utilizzare come appartamento per Yako, che si era francamente stufata di andare e venire per ogni cosa da casa sua - che non era neppure tanto vicina.
Perciò era estremamente felice del trasferimento.
Solo che, al momento del “trasloco effettivo”, si era trovata davanti una stanza decisamente poco spaziosa rispetto a quel che si era immaginata con un alquanto sospetto letto a due piazze sistemato a ridosso della parete opposta alla porta, esattamente a metà.
Chissà perché quel letto non le aveva ispirato fiducia a primo sguardo. Forse era in parte anche colpa di Neuro, che vi si era seduto accarezzando le coperte con un gesto lento ed una strana espressione in faccia - più strana di quelle che aveva di solito.
Sembrava che stesse pensando a qualcosa di perverso, ma la ragazza aveva scacciato quell’appunto con la ferma convinzione che non era da lui meditare su cose del genere.
«Sistemati come meglio credi, Yako» le aveva detto con tono di comando, prima di alzarsi ed uscire.
Lei gli aveva ubbidito senza pensarci troppo su: dopotutto, era la cosa più naturale da fare in quel momento; tuttavia, se avesse saputo con certezza a cosa sarebbe servito in seguito quel letto, certamente avrebbe preso le sue valigie ed avrebbe imboccato la strada di casa a velocità supersonica.
 
Una volta che ebbe chiuso la porta della sua nuova camera - assicurandosi preventivamente che i due uomini all’esterno rimanessero dov’erano stati fino ad allora - Yako si accostò al letto ed iniziò a spogliarsi, appoggiando i vestiti sulla coperta, accanto alla sua camicia da notte.
Appena si fu cambiata ripose i vestiti nell’armadio posto nell’angolo a destra dell’uscio e s’inginocchiò sul materasso per tirar fuori le coperte da sotto i cuscini.
«Quello è il mio lato».
La ragazza sobbalzò visibilmente per lo spavento e si voltò: in fondo al letto, in piedi a braccia incrociate, c’era nientemeno che Neuro.
Si era tolto la giacca del completo, lasciando in vista il gilet bianco smanicato con lo scollo a “V” che durante il giorno nascondeva e che gli aderiva perfettamente al petto.
I suoi occhi esprimevano una certa impazienza di cui Yako, in un primo momento, non riuscì a capire il senso, poi notò che stava guardando il lato del letto su cui era protesa, per cui si affrettò a ritrarsi dalla parte per cui era salita.
«Per fortuna la camicia da notte è lunga e di stoffa pesante...» mormorò tra sé e sé, rossa in viso.
Osservare Neuro mentre si apprestava ad infilarsi sotto le coperte fu come un’improvvisa doccia fredda che le fece istantaneamente dimenticare il suo imbarazzo.
«Cosa stai facendo?!» esclamò con voce sorpresa e parzialmente accusatoria.
«Mi pare ovvio» rispose lui, guardandola con sguardo severo «Dormo».
«Qui? Ma non doveva essere la mia stanza, questa...?» si lamentò Yako.
«La stanza l’ho presa io» le rammentò Neuro, come se ciò spiegasse tutto.
«Che cosa stai facendo?» chiese, vedendo la ragazza che, preso il cuscino dal proprio lato del letto, si avviava verso la porta.
La Katsuragi si voltò verso di lui con un gesto di stizza e le guance arrossate, abbracciando con maggior forza il guanciale.
«Vado a dormire sul divano!»
«E perché...?»
«Perché non posso dormire con te! Sei un maschio!» sbottò, irritata: possibile che non ci arrivasse, nonostante la frizzante intelligenza?!
Prima ancora che potesse muovere un altro passo verso la porta, Yako si sentì afferrare per i fianchi e trascinare all’indietro, fino a trovarsi trattenuta con la forza sul materasso dalle mani di Neuro.
«Se preferisci dormire con il servo numero due...» asserì lui, lasciando volutamente la frase in sospeso, sottintendendo così una moltitudine impressionante di significati tutt’altro che casti.
Lei arrossì, se possibile, ancor di più, distogliendo al contempo gli occhi: se proprio doveva scegliere, avrebbe preferito dormire con lui.
Godai - benché fosse decisamente meno imprevedibile di Neuro - non le dava affatto l’idea di uno di cui ci si poteva fidare a dormire nella stessa stanza.
«Di solito... non dormi sul soffitto...?» domandò, sperando di riuscire a far smuovere da lì il demone.
«Non è un obbligo» tagliò corto l’altro «Cosa c’è che ti dà tanto fastidio?» chiese subito dopo, prendendole la testa e girandola in modo che potessero guardarsi in faccia - ignorando il fatto che le stesse facendo male al collo.
«Te l’ho già detto...» borbottò la ragazza.
Lui sorrise in modo malizioso.
«Se hai paura che ti faccia qualcosa di male non devi preoccuparti: non è divertente farlo se non sono cosciente».
Lo disse come se fosse una cosa che doveva rincuorarla - ah, la mentalità dei demoni...! - e, anche se in un modo strano e soffuso, ci riuscì.
«O-okay...» acconsentì a quel punto la Katsuragi, rimettendo al suo posto il cuscino e mettendosi sotto le coperte.
Si distese su un fianco, dando volutamente le spalle a Neuro, il quale si era coricato a sua volta, ma supino.
«Buonanotte» augurò lei, chiudendo le palpebre.
«’Notte...» le rispose l’altro in tono quasi lugubre.
Yako s’addormentò rapidamente nonostante la compagnia poco raccomandabile che aveva al fianco, anche se il suo sonno fu interrotto - dopo un lasso di tempo imprecisato - da una manata abbastanza violenta in pieno viso.
Si mise seduta di scatto massaggiandosi la guancia dolente, voltandosi allo stesso tempo verso il lato sinistro del letto: Neuro giaceva addormentato accanto a lei, l’espressione più innocente e normale di questo mondo dipinta sul volto. Stava steso su un fianco, i capelli sparsi sul cuscino ed una mano allungata sull’altra metà del letto, la sua.
Era stata quella mano ad aver interrotto involontariamente - e senza alcun garbo - il suo sonno.
Yako stirò le labbra dolcemente nell’osservare la sua espressione: anche i demoni, talvolta, riuscivano ad essere almeno in apparenza umani - specie quando dormivano, come le stava ampiamente dimostrando Neuro.
Tuttavia, anche lei voleva dormire.
Gli prese dolcemente il polso e scansò la mano, quindi si sdraiò di nuovo nella stessa posizione di quando s’era assopita la prima volta e richiuse le palpebre.
Dietro di sé sentì un debole fruscio di coperte smosse, poi un braccio le si avventò sul fianco, mozzandole il fiato di netto, per poi trascinarla lentamente verso il detentore dell’arto, ancora beatamente addormentato.
«N-Neuro...!» esclamò in un soffio Yako, cercando di liberarsi da quella presa micidiale.
Dopo pochi minuti questa si allentò e lei fu libera di tornare al suo posto, girandosi a lanciare un’occhiata di sbieco al demone: riusciva ad essere pericoloso - o quantomeno violento - anche durante il sonno, inconsciamente.
Stavolta si distese curandosi di voltarsi dalla parte di Neuro, così da tenerlo sott’occhio e poter evitare di finire di nuovo nella sua morsa d’acciaio - o almeno, era quel che sperava.
Rimase a fissarlo, guardinga, per alcuni minuti.
«La sua espressione è così rilassata e... bella...» riprese a commentare mentalmente, addolcendo lo sguardo.
In quel momento un basso crepitio, come di qualcosa che bolliva e si corrodeva, le giunse alle orecchie, nonostante le sfuggisse alla vista cosa fosse a produrre quel rumore.
«Sarà la stanchezza... devo dormire...» rifletté, socchiudendo gli occhi.
Fu a quel punto che vide cos’era la fonte di quel gorgoglio inquietante: il cuscino sotto il viso di Neuro si stava... corrodendo?
Sgranò gli occhi, incredula: nel guanciale sotto la guancia del demone si era effettivamente aperto un buco vero e proprio, bordato da una gora di tessuto inscurito, come se fosse stato bagnato da qualcosa. Pareva inoltre che non si limitasse ad essere solamente uno “squarcio” superficiale, ma che attraversasse anche l’imbottitura.
«Ma che diamine...?!» esclamò tra sé la ragazza, ma la risposta le arrivò, sconcertante, ancor prima di quanto si aspettasse: Neuro si mosse, mettendosi bocconi col viso in parte affondato nel cuscino, lasciando così bene in vista il rivoletto sottile di bava che gli scivolava lungo il mento.
Un altro buco si aprì, sfrigolando, nel guanciale, sotto lo sguardo allibito di Yako, che si ritrasse verso il bordo del materasso: adesso aveva tutte le prove del fatto che, anche non volendo, Neuro era pericoloso.
«Che ha nella saliva, acido?!» si chiese, terrorizzata, affrettandosi a rimettersi seduta.
Lo contemplò per un po’, indecisa se andarsene e lasciarlo da solo a distruggere il letto o salvare il suddetto svegliandolo.
Riflettendoci su qualche istante e concludendo infine che quella in teoria era anche la sua stanza, optò per la seconda scelta.
«Ehi, Neuro...!» sussurrò.
Niente.
Si sporse verso di lui, scuotendolo per una spalla.
«Neuro, svegliati!» ripeté a voce più alta.
«Neuro!!».
La mano del demone le saettò alla bocca, tappandogliela con un gesto irritato mentre alzava lentamente la testa, gli occhi aperti e lo sguardo arrabbiato.
«Cos’hai da urlare, serva numero uno?» domandò, la voce piena d’algida ira.
Le tolse la mano dalla bocca, così da poterle lasciare la piena facoltà d’esprimersi.
Gli occhi di lei assunsero un cipiglio deciso, mentre diceva: «Neuro, sai che sbavi nel sonno?».
Si trattenne dall’aggiungere “e che la tua bava è corrosiva?”, perché sapeva perfettamente che le avrebbe fatto pagare ogni lettera di quel commento di troppo.
Lo sguardo del demone cadde sul cuscino bucato che aveva sotto di sé e che esaminò con assoluta noncuranza.
Le sue labbra si incurvarono lievemente in un sorriso cattivo.
«Anche il mio cuscino se n’era accorto» commentò ironico, lasciando Yako completamente di stucco: ma che razza di risposta era?!
«E adesso... dormi» le ordinò, abbassando nuovamente il capo.
La ragazza aveva la netta impressione che, se si fosse azzardata a muovere un passo da lì, Neuro ce l’avrebbe trattenuta con le maniere forti: dopotutto, non era avvezzo a lasciare molta libertà di scelta circa un suo ordine a chi considerava “schiavo”.
Fu principalmente per quello che si fece coraggio e si ridistese, chiudendo gli occhi, cercando di non pensare a quella saliva acida che avrebbe potuto consumarle un dito o una mano fino a non lasciarne niente con una facilità assurda.
«Dovevo scegliere di andare a dormire di là con Godai, quando ne ho avuto l’opportunità...!» si rimproverò in silenzio.
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