fiamma_drakon (
fiamma_drakon) wrote2012-04-30 10:40 pm
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First time in Venice
Titolo: First time in Venice
Rating: Verde
Genere: Commedia, Fluff, Romantico, Slice of life
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1218 (
fiumidiparole)
Note: Shonen-ai
«Germania! Germaniaaa!!».
Il tedesco, steso supino sul divano nel soggiorno di Veneziano, emise un sospiro ed un mugolio misto di esasperazione e dolore.
«Che cosa c'è Italia...?» domandò. Dalla voce sembrava che avesse appena passato dei momenti veramente brutti.
Feliciano gli corse accanto stringendo trionfante nella mano sinistra un flacone bianco. L'espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso era mitigata in parte dal trionfo che gli illuminava gli occhi ambrati.
Si lasciò cadere seduto sul divano, accanto alle gambe di Germania, guardandolo in volto.
«Germania, ho trovato la crema doposole!» annunciò.
«Germania! Germaniaaa!!».
Il tedesco, steso supino sul divano nel soggiorno di Veneziano, emise un sospiro ed un mugolio misto di esasperazione e dolore. Era senza vestiti eccetto i boxer - quelli rossi che gli aveva gentilmente regalato l’italiano in occasione dell’ultimo Natale - e la pelle - incredibilmente rossa sul viso, le braccia, le spalle ed il petto, dove il rossore aveva preso la forma della canotta nera che aveva indossato fino a due ore prima - era bene esposta all'aria. I capelli biondi erano umidi d'acqua e tirati all'indietro in modo più scomposto rispetto al solito: si era appena fatto la doccia e li aveva pettinati all’indietro perché non gli cadessero sulla fronte, non perché dovesse sistemarsi per uscire di casa.
«Che cosa c'è Italia...?» domandò. Dalla voce sembrava che avesse appena passato dei momenti veramente brutti.
Feliciano gli corse accanto stringendo trionfante nella mano sinistra un flacone bianco. L'espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso era mitigata in parte dal trionfo che gli illuminava gli occhi ambrati.
Si lasciò cadere seduto sul divano, accanto alle gambe di Germania, guardandolo in volto.
«Germania, ho trovato la crema doposole!» annunciò.
Il tedesco non riuscì a reprimere un sospiro di sollievo: la doccia che aveva fatto con acqua rigorosamente fredda non era servita ad alleviare il dolore della sua povera pelle scottata.
Quando Veneziano l'aveva invitato nella sua terra madre - Venezia per la precisione - Ludwig era stato ben felice di accettare: a lui l'Italia piaceva moltissimo per il clima, le architetture e, più in generale, la cultura.
Fare un viaggio in Italia - specialmente se scortato dal più giovane dei due fratelli Vargas, che sapeva tantissime cose sui monumenti e la storia del settentrione del suo paese - per lui era sempre stata un'esperienza bellissima. Peccato che la giornata che avevano scelto per fare un giro per le vie di Venezia fosse fin troppo calda ed il sole un giustiziere senza pietà: anche se Ludwig vantava una resistenza fisica discreta agli sforzi e a condizioni climatiche non sempre troppo buone, un punto debole ce l'aveva anche lui. La pelle.
La stirpe tedesca non era esattamente famosa per avere la pelle scura - anzi, il fatto di essere discretamente pallidi li rendeva eccezionalmente vulnerabili ai raggi del sole.
«Germania, posso mettertela io la crema?» domandò Italia speranzoso, scuotendo il flaconcino della crema.
La pelle delicata del tedesco, stando esposta sotto il cocente sole italiano per tutto il giorno, aveva riportato scottature su qualsiasi parte di corpo che non fosse coperta dai pantaloni e la canotta e adesso il poveretto aveva la pelle mezza rossa e mezza bianca.
«Se proprio vuoi... va bene» acconsentì quest’ultimo, arrossendo leggermente: lui e Feliciano in realtà erano uniti da un vincolo un po' più profondo della semplice amicizia. Erano stati a letto insieme ed avevano fatto anche l'amore già un paio di volte. Erano abituati a vedersi senza vestiti o quasi, per questo l'italiano si era offerto senza problemi di mettergli la crema.
«Sì!!» esclamò Veneziano esultante.
Aprì il flacone del doposole e si versò un po' di crema sulle mani, quindi avvicinò le palme al torace del biondo senza la minima esitazione.
Quando la crema gli sfiorò la pelle, Germania si abbandonò sul divano finalmente rilassato: la crema era fredda al contatto e ciò gli arrecava un sollievo non da poco.
Le mani di Feliciano percorrevano lente il suo corpo, ricoprendo di doposole la sua cute arrossata e calda centimetro dopo centimetro.
«Se sapevi di avere la pelle delicata potevi mettere la protezione...» fece presente Italia con tono quasi assente, mentre saliva ad occuparsi delle sue spalle.
«Ahia!» si lasciò sfuggire Ludwig, mordendosi il labbro inferiore quando il castano iniziò a massaggiargli con una certa forza le spalle «Fai più piano, Italia!».
«Yaaaah!» fece spaventato l'italiano, ritraendo la mano «Scusa Germania, scusaaa!».
Il tedesco spostò una mano lentamente sulla coscia del Vargas con l'intento di impedirgli di alzarsi e allontanarsi.
«N-no... non smettere...» chiese con voce un po' impacciata «Mi... sento meglio...».
«Germania...?» fece l'altro, la bocca aperta nella sua solita espressione svanita. Dopo qualche momento le labbra assunsero i connotati di un sorriso e Germania ne fu felice: non era certo sua intenzione allarmarlo e spaventarlo. Dopotutto, si stava adoperando con solerzia a dir poco ammirevole nel cercare di farlo stare un po’ meglio.
Il castano riprese a spalmargli la crema con gioia, mentre il biondo si prestava alle cure con mansuetudine.
«Comunque non lo sapevo che il sole era così forte qui a Venezia. È la prima volta che vengo qui in visita...» disse Ludwig in tono stanco, riprendendo il discorso iniziato poco prima dal castano.
«Qui quando c'è il sole di solito batte forte» spiegò Veneziano allegro, smettendo di spalmargli la crema «Fatto, ho finito!».
Lentamente Ludwig si mise seduto, girandosi in modo tale da appoggiare la schiena contro la spalliera del divano.
Feliciano lo guardò per qualche momento senza proferir parola, poi gli si avvicinò ed adagiò sulla sua spalla la testa, strofinando pian piano la chioma contro il lato del suo collo.
Voleva essere coccolato oppure consolarlo per la brutta scottatura che aveva preso, Ludwig non sapeva decidere quale delle due motivazioni fosse quella che stava animando Feliciano in quel momento.
«Mi dispiace per quello che è successo, Germania...» asserì sconsolato l'italiano.
Il secondo motivo, decisamente.
Il tedesco portò una mano sul capo dell'altro e gli accarezzò i capelli cercando di essere il più dolce possibile.
«Non è colpa tua» disse per tranquillizzarlo «Dovevo essere io più previdente».
La prossima volta che sarebbe andato in visita in Italia avrebbe portato la crema protettiva - e ad alto grado di protezione anche.
Veneziano si rannicchiò sul divano accanto a lui, simile ad un gatto che faceva le fusa. Gli piaceva farsi accarezzare i capelli da Germania perché quest'ultimo riusciva ad essere molto più delicato che in altri momenti.
Dopo qualche istante sollevò il capo ed accostò il viso a quello del biondo, guardandolo in evidente attesa. Quest'ultimo sapeva bene cosa stava aspettando perché, quando gli faceva le coccole, andava sempre a finire così. Finiva sempre che dopo poco voleva il bacio.
Ludwig, l'espressione che tradiva un certo imbarazzo, protese il collo ed annullò ogni distanza residua - per quanto minuscola fosse - tra la propria bocca e quella di Italia.
Il Vargas gli posò una mano sulla coscia più vicina per rimanere in equilibrio mentre si sporgeva sul suo torace per agevolare il contatto.
Fu l'italiano ad iniziare ad approfondire il bacio, rendendolo sempre meno casto con il trascorrere dei minuti. Germania era in un certo senso succube del ritmo imposto dalle labbra di Italia, ma non se ne faceva un problema: era stanco e accaldato e non aveva il minimo interesse ad accalorarsi ulteriormente nel tentativo di mettere bene in chiaro chi tra loro era il dominante. L'unica cosa che fece fu posare la mano sinistra sui suoi capelli, affondare tra di essi le dita e premergli il capo contro il proprio.
Iniziò ad arricciare i suoi ciuffi castani attorno alle falangi, spostandosi gradualmente verso il suo ricciolo ribelle. Quando arrivò a toccarlo, la sorpresa ed il piacere furono tali che il Vargas sobbalzò e si aggrappò con una mano al braccio di Ludwig, stringendo inavvertitamente la presa.
Il tedesco sgranò gli occhi e si ritrasse d'istinto.
«Italia!» gridò con rabbia, strappando un acuto squittio di terrore al suo compagno.
«C-c-c-che cosa ho fatto?!» esclamò quest’ultimo spaventato, tremando appena.
«Se mi stringi il braccio mi fai male!» protestò vivacemente il tedesco.
«S-scusa, Germania!! V-vuoi che ti metta altra crema...?».
Rating: Verde
Genere: Commedia, Fluff, Romantico, Slice of life
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1218 (
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Shonen-ai
«Germania! Germaniaaa!!».
Il tedesco, steso supino sul divano nel soggiorno di Veneziano, emise un sospiro ed un mugolio misto di esasperazione e dolore.
«Che cosa c'è Italia...?» domandò. Dalla voce sembrava che avesse appena passato dei momenti veramente brutti.
Feliciano gli corse accanto stringendo trionfante nella mano sinistra un flacone bianco. L'espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso era mitigata in parte dal trionfo che gli illuminava gli occhi ambrati.
Si lasciò cadere seduto sul divano, accanto alle gambe di Germania, guardandolo in volto.
«Germania, ho trovato la crema doposole!» annunciò.
«Germania! Germaniaaa!!».
Il tedesco, steso supino sul divano nel soggiorno di Veneziano, emise un sospiro ed un mugolio misto di esasperazione e dolore. Era senza vestiti eccetto i boxer - quelli rossi che gli aveva gentilmente regalato l’italiano in occasione dell’ultimo Natale - e la pelle - incredibilmente rossa sul viso, le braccia, le spalle ed il petto, dove il rossore aveva preso la forma della canotta nera che aveva indossato fino a due ore prima - era bene esposta all'aria. I capelli biondi erano umidi d'acqua e tirati all'indietro in modo più scomposto rispetto al solito: si era appena fatto la doccia e li aveva pettinati all’indietro perché non gli cadessero sulla fronte, non perché dovesse sistemarsi per uscire di casa.
«Che cosa c'è Italia...?» domandò. Dalla voce sembrava che avesse appena passato dei momenti veramente brutti.
Feliciano gli corse accanto stringendo trionfante nella mano sinistra un flacone bianco. L'espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso era mitigata in parte dal trionfo che gli illuminava gli occhi ambrati.
Si lasciò cadere seduto sul divano, accanto alle gambe di Germania, guardandolo in volto.
«Germania, ho trovato la crema doposole!» annunciò.
Il tedesco non riuscì a reprimere un sospiro di sollievo: la doccia che aveva fatto con acqua rigorosamente fredda non era servita ad alleviare il dolore della sua povera pelle scottata.
Quando Veneziano l'aveva invitato nella sua terra madre - Venezia per la precisione - Ludwig era stato ben felice di accettare: a lui l'Italia piaceva moltissimo per il clima, le architetture e, più in generale, la cultura.
Fare un viaggio in Italia - specialmente se scortato dal più giovane dei due fratelli Vargas, che sapeva tantissime cose sui monumenti e la storia del settentrione del suo paese - per lui era sempre stata un'esperienza bellissima. Peccato che la giornata che avevano scelto per fare un giro per le vie di Venezia fosse fin troppo calda ed il sole un giustiziere senza pietà: anche se Ludwig vantava una resistenza fisica discreta agli sforzi e a condizioni climatiche non sempre troppo buone, un punto debole ce l'aveva anche lui. La pelle.
La stirpe tedesca non era esattamente famosa per avere la pelle scura - anzi, il fatto di essere discretamente pallidi li rendeva eccezionalmente vulnerabili ai raggi del sole.
«Germania, posso mettertela io la crema?» domandò Italia speranzoso, scuotendo il flaconcino della crema.
La pelle delicata del tedesco, stando esposta sotto il cocente sole italiano per tutto il giorno, aveva riportato scottature su qualsiasi parte di corpo che non fosse coperta dai pantaloni e la canotta e adesso il poveretto aveva la pelle mezza rossa e mezza bianca.
«Se proprio vuoi... va bene» acconsentì quest’ultimo, arrossendo leggermente: lui e Feliciano in realtà erano uniti da un vincolo un po' più profondo della semplice amicizia. Erano stati a letto insieme ed avevano fatto anche l'amore già un paio di volte. Erano abituati a vedersi senza vestiti o quasi, per questo l'italiano si era offerto senza problemi di mettergli la crema.
«Sì!!» esclamò Veneziano esultante.
Aprì il flacone del doposole e si versò un po' di crema sulle mani, quindi avvicinò le palme al torace del biondo senza la minima esitazione.
Quando la crema gli sfiorò la pelle, Germania si abbandonò sul divano finalmente rilassato: la crema era fredda al contatto e ciò gli arrecava un sollievo non da poco.
Le mani di Feliciano percorrevano lente il suo corpo, ricoprendo di doposole la sua cute arrossata e calda centimetro dopo centimetro.
«Se sapevi di avere la pelle delicata potevi mettere la protezione...» fece presente Italia con tono quasi assente, mentre saliva ad occuparsi delle sue spalle.
«Ahia!» si lasciò sfuggire Ludwig, mordendosi il labbro inferiore quando il castano iniziò a massaggiargli con una certa forza le spalle «Fai più piano, Italia!».
«Yaaaah!» fece spaventato l'italiano, ritraendo la mano «Scusa Germania, scusaaa!».
Il tedesco spostò una mano lentamente sulla coscia del Vargas con l'intento di impedirgli di alzarsi e allontanarsi.
«N-no... non smettere...» chiese con voce un po' impacciata «Mi... sento meglio...».
«Germania...?» fece l'altro, la bocca aperta nella sua solita espressione svanita. Dopo qualche momento le labbra assunsero i connotati di un sorriso e Germania ne fu felice: non era certo sua intenzione allarmarlo e spaventarlo. Dopotutto, si stava adoperando con solerzia a dir poco ammirevole nel cercare di farlo stare un po’ meglio.
Il castano riprese a spalmargli la crema con gioia, mentre il biondo si prestava alle cure con mansuetudine.
«Comunque non lo sapevo che il sole era così forte qui a Venezia. È la prima volta che vengo qui in visita...» disse Ludwig in tono stanco, riprendendo il discorso iniziato poco prima dal castano.
«Qui quando c'è il sole di solito batte forte» spiegò Veneziano allegro, smettendo di spalmargli la crema «Fatto, ho finito!».
Lentamente Ludwig si mise seduto, girandosi in modo tale da appoggiare la schiena contro la spalliera del divano.
Feliciano lo guardò per qualche momento senza proferir parola, poi gli si avvicinò ed adagiò sulla sua spalla la testa, strofinando pian piano la chioma contro il lato del suo collo.
Voleva essere coccolato oppure consolarlo per la brutta scottatura che aveva preso, Ludwig non sapeva decidere quale delle due motivazioni fosse quella che stava animando Feliciano in quel momento.
«Mi dispiace per quello che è successo, Germania...» asserì sconsolato l'italiano.
Il secondo motivo, decisamente.
Il tedesco portò una mano sul capo dell'altro e gli accarezzò i capelli cercando di essere il più dolce possibile.
«Non è colpa tua» disse per tranquillizzarlo «Dovevo essere io più previdente».
La prossima volta che sarebbe andato in visita in Italia avrebbe portato la crema protettiva - e ad alto grado di protezione anche.
Veneziano si rannicchiò sul divano accanto a lui, simile ad un gatto che faceva le fusa. Gli piaceva farsi accarezzare i capelli da Germania perché quest'ultimo riusciva ad essere molto più delicato che in altri momenti.
Dopo qualche istante sollevò il capo ed accostò il viso a quello del biondo, guardandolo in evidente attesa. Quest'ultimo sapeva bene cosa stava aspettando perché, quando gli faceva le coccole, andava sempre a finire così. Finiva sempre che dopo poco voleva il bacio.
Ludwig, l'espressione che tradiva un certo imbarazzo, protese il collo ed annullò ogni distanza residua - per quanto minuscola fosse - tra la propria bocca e quella di Italia.
Il Vargas gli posò una mano sulla coscia più vicina per rimanere in equilibrio mentre si sporgeva sul suo torace per agevolare il contatto.
Fu l'italiano ad iniziare ad approfondire il bacio, rendendolo sempre meno casto con il trascorrere dei minuti. Germania era in un certo senso succube del ritmo imposto dalle labbra di Italia, ma non se ne faceva un problema: era stanco e accaldato e non aveva il minimo interesse ad accalorarsi ulteriormente nel tentativo di mettere bene in chiaro chi tra loro era il dominante. L'unica cosa che fece fu posare la mano sinistra sui suoi capelli, affondare tra di essi le dita e premergli il capo contro il proprio.
Iniziò ad arricciare i suoi ciuffi castani attorno alle falangi, spostandosi gradualmente verso il suo ricciolo ribelle. Quando arrivò a toccarlo, la sorpresa ed il piacere furono tali che il Vargas sobbalzò e si aggrappò con una mano al braccio di Ludwig, stringendo inavvertitamente la presa.
Il tedesco sgranò gli occhi e si ritrasse d'istinto.
«Italia!» gridò con rabbia, strappando un acuto squittio di terrore al suo compagno.
«C-c-c-che cosa ho fatto?!» esclamò quest’ultimo spaventato, tremando appena.
«Se mi stringi il braccio mi fai male!» protestò vivacemente il tedesco.
«S-scusa, Germania!! V-vuoi che ti metta altra crema...?».