Vodoo Doll

Jan. 29th, 2011 07:23 pm
fiamma_drakon: (Neuro_Nōgami)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Vodoo Doll
Rating: Verde
Genere: Slice of life
Personaggi: Neuro Nōgami, Yako Katsuragi
Wordcount: 743 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Vodoo Doll by [livejournal.com profile] xshade_shinra
«Infilati in quel condotto d'aerazione, Yako».
Il tono di Neuro, oltre all'ormai consueta nota di comando, lasciava trapelare anche un sottile velo di ovvietà: evidentemente aveva la certezza pressoché assoluta che lei si sarebbe infilata là dentro soltanto perch gliel'aveva ordinato lui.
Il demone, appoggiato contro la parete dell'ufficio, stava con le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi, in tranquilla attesa che la Katsuragi si prestasse al servizio. Aprì gli occhi solo pochi momenti dopo, quando la sentì esclamare un deciso: «Non voglio entrare lì dentro!».



«Infilati in quel condotto d’aerazione, Yako».
Il tono di Neuro, oltre all’ormai consueta nota di comando, lasciava trapelare anche un sottile velo di ovvietà: evidentemente aveva la certezza pressoché assoluta che lei si sarebbe infilata là dentro soltanto perché gliel’aveva ordinato lui.
Il demone, appoggiato contro la parete dell’ufficio, stava con le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi, in tranquilla attesa che la Katsuragi si prestasse al servizio. Aprì gli occhi solo pochi momenti dopo, quando la sentì esclamare un deciso: «Non voglio entrare lì dentro!».
Yako lo fissava con una determinazione nello sguardo che non gli aveva mai visto quando cercava di opporglisi e che, sinceramente, lo lasciò un attimo interdetto.
Ma durò, appunto, solo un attimo.
«Sei l’unica della misura giusta per entrarci» sentenziò, afferrandola per i capelli, sollevandola da terra come fosse stata un fuscello ed avvicinandosela al viso, così da poter utilizzare al meglio anche il suo minaccioso sguardo ultraterreno per raggiungere il suo scopo.
«Ma è stato Godai a rompere la ventola... perché devo andarci io?» si lamentò lei.
A quanto sembrava, la sua irriverenza era stata addomesticata, anche se non era ancora disposta ad obbedirgli.
«Perché lui non c’entra» ripeté Neuro, strattonandola un po’ più su, facendola sibilare di dolore per i capelli tirati «E adesso entra. O vuoi rimanere qui con quest’afa? Per me è assolutamente indifferente...».
La lasciò cadere fissandola intensamente, certo di essere ormai riuscito a persuaderla: conosceva abbastanza gli umani da sapere che il disagio li spingeva a superare gli obblighi che si imponevano per motivi personali.
E invece...
«Lo so... ma non voglio entrare: è stretto... e fa caldo...» continuò a resistere lei, abbassando gli occhi come se fosse a disagio.
Neuro non poteva capirla: dopotutto, lui era un demone che veniva dall’Inferno.
Quei trentaquattro gradi che c’erano là dentro - dov’erano all’ombra, oltretutto - a lui dovevano sembrare una leggera brezza primaverile, se paragonati al caldo che poteva soltanto immaginare facesse all’Inferno.
Vide i suoi occhi assumere un cipiglio malefico che non le ispirava niente di buono.
«777 Strumenti del Mondo Demoniaco...» esclamò Neuro, sogghignando mentre infilava una mano in tasca.
Yako fece un passo: quella dannata ventola era una cosa così importante da spingerlo fino a quella stregua?!
«... Evil Doll» concluse lui, mentre estraeva quella che aveva tutta l’apparenza di una bambolina di pezza.
Una piccola, semplice, innocua bambola di pezza.
Il suo primo istinto fu di ridergli in faccia, se non fosse stata già ampiamente a conoscenza di quali sarebbero state le conseguenze se l’avesse fatto.
Perciò, inarcando le sopracciglia con perplessità, si limitò a chiedere: «... una bambola?».
Di solito tutti i suoi “giocattoli” - come amava definirli lui - non avevano un aspetto così ordinario, ma si riconoscevano a prima vista. Che si trattasse di uno scherzo...?
Conoscendo Neuro, era altamente probabile.
Quest’ultimo dischiuse le labbra sui denti aguzzi, mentre poneva la mano sinistra sulla bambola come se vi stesse poggiando sopra qualcosa, un qualcosa che lei non riuscì a vedere, ma che la convinse ulteriormente che quanto stava facendo, tutto sommato, poteva essere solamente uno scherzo.
Quando le mostrò di nuovo l’oggetto, Yako poté constatare - e non senza mostrare un minimo di sbigottimento - che aveva assunto le sue sembianze: i fili di lana che fungevano da capigliatura erano acconciati come i suoi ed avevano lo stesso colore, i bottoni che rappresentavano gli occhi erano diventati marroni e adesso indossava una versione più rozza e miniaturizzata della sua divisa scolastica.
La mano sinistra di Neuro - quella che non stava sorreggendo la bambolina - era stata privata del guanto scuro che ne mascherava agli occhi umani la vera forma.
«Un vero servo obbedisce al suo padrone...» sentenziò il demone all’improvviso, affondando la lama affilata che era il suo indice nel fondoschiena della bambola.
Yako sobbalzò nell’avvertire un dolore acuto saettarle dentro più o meno in corrispondenza del coccige.
«Sempre» aggiunse Neuro con voce melliflua minata debolmente di cattiveria, premendo il dito in mezzo alla schiena del pupazzo.
Un’altra fitta lancinante attraversò la Katsuragi, proprio nello stesso punto da lui toccato.
«È... una bambolina vodoo?!» si domandò tra sé lei, guardando l’oggetto con odio.
«Allora...? Ti rifiuti ancora...?» chiese il demone, accingendosi a ripetere un’altra volta il trattamento.
«No! Va bene, vado!» cedette Yako a malincuore, fermandolo appena prima che le facesse ancora male.
Un’espressione di mefistofelica soddisfazione balenò sul viso di Neuro mentre Yako si apprestava ad inerpicarsi sulla scrivania di Akane per raggiungere il pertugio che dava sul condotto d’aerazione: non poteva permettere che una serva calpestasse la sua autorità.
«I cattivi servi devono essere messi in riga... con le buone o le cattive...».
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