fiamma_drakon: (America)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Dividersi i compiti
Rating: Giallo
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 1409 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Passare il tempo giocando ai videogiochi di [livejournal.com profile] manubibi per la Sagra del Kink 2.0 @ [livejournal.com profile] kinkmemeita
Note: Linguaggio, Shonen-ai
«America avrà riordinato un po'...?» si domandò Inghilterra, stringendo i denti e sollevando le buste per appoggiarle, finalmente, sul pianerottolo soprastante.
Mancava solo una rampa di scale e sarebbe arrivato.
Respirò profondamente, flettendosi all'indietro. La spina dorsale schioccò dolorosamente, strappandogli un gemito soffocato. Si prese qualche attimo di tregua per riprender fiato.
Mentalmente prese appunto di proporre alla prossima riunione di condominio l'installazione di un bell'ascensore.


Il povero Inghilterra a stento riusciva a reggersi in piedi per le tante buste della spesa di cui era carico. Aveva passato diverse ore impegnato nell'adempiere all'importante commissione che era fare la spesa: il suo convivente, che per dinamiche ancora oscure persino allo stesso britannico coincideva anche con la persona del suo fidanzato, mangiava quantità di cibo tali da richiedere la stesura di una lista della spesa a dir poco chilometrica.
America era un vero e proprio pozzo senza fondo. Faceva piazza pulita del cibo in pochissimo e spesso ad insaputa del compagno, col risultato che quest'ultimo quando cercava qualche cosa di particolare spesso non la trovava o addirittura ritrovava le credenze ed il frigo messe a soqquadro al mattino presto, quando si alzava per prepararsi il thé.
Alfred faceva sempre finta di niente quando Arthur gli faceva notare che mancava qualcosa e questo faceva infuriare ancor di più l'inglese, che a quel punto partiva con gli insulti.
Data la scarsa affidabilità dell'americano e dei suoi discutibili gusti in fatto di cibo, era il Kirkland a farsi carico dell'impegno di rifornire le scorte di vettovaglie e di altri svariati oggetti di uso comune, fatto che gli aveva permesso di sviluppare un po' i muscoli, anche se non bastava ancora. Per trasportare agilmente una tale mole di acquisti serviva - almeno secondo il parere dell'anglosassone - un vero e proprio culturista... o forse sarebbe bastato un tipo come Germania, anche se al Kirkland scocciava ammettere che il tedesco avesse un bel fisico atletico e prestante.
Arthur, invece, doveva faticare a portare la spesa a piedi dal supermercato - situato nel suo stesso quartiere di residenza, grazie al cielo - fino all'appartamento, che si trovava relativamente vicino.
Mentre arrancava su per la seconda rampa di scale del condominio, il poveretto da un lato immaginava il pianerottolo dove si trovava casa sua come un'oasi di salvezza per la sua schiena a pezzi, dall'altro pensava a come organizzare il lavoro che lo attendeva al rientro.
«America avrà riordinato un po'...?» si domandò Inghilterra, stringendo i denti e sollevando le buste per appoggiarle, finalmente, sul pianerottolo soprastante.
Mancava solo una rampa di scale e sarebbe arrivato.
Respirò profondamente, flettendosi all'indietro. La spina dorsale schioccò dolorosamente, strappandogli un gemito soffocato. Si prese qualche attimo di tregua per riprender fiato.
Mentalmente prese appunto di proporre alla prossima riunione di condominio l'installazione di un bell'ascensore.
«Spero che mi abbia dato ascolto...» si augurò il biondo, serrando di nuovo la presa sulle buste e sollevandole, dirigendosi verso la nuova ed ultima rampa.
Prima di uscir di casa aveva caldamente raccomandato e sottolineato ad America di rendersi utile e dare una pulita alla casa, anche rapida.
Quel ragazzo era l'apice dell'inciviltà e tra i propositi di Arthur c'era quello mirabile ed apparentemente irrealizzabile di inculcargli un briciolo di buona educazione, come aveva già tentato di fare a suo tempo quando America altro non era una colonia alle sue dipendenze.
L'aveva lasciato che era tutto concentrato nel giocare ad uno di quei suoi videogiochi di guerra in cui l'obiettivo era quello di sparare ad ogni cosa vivente che attraversava la sua visuale.
«Si sarà staccato da lì in tutto questo tempo...?» si domandò l'inglese mentre accelerava leggermente il passo, sfinito. Voleva arrivare quanto prima a destinazione per riposarsi.
«Oh, finalmente!» esclamò nel raggiungere il pianerottolo successivo. Posò le buste davanti alla porta del suo appartamento con uno sbuffo di sollievo e cacciò una mano nella tasca della giacca. Ne estrasse le chiavi, che inserì nella toppa e girò, facendola scattare, appoggiandosi contro la porta per farla muovere.
«Grazie al cielo sono arrivato» disse tra sé e sé, varcando la soglia «America, sono tornato!» annunciò invece ad alta voce.
Si trovò davanti la stessa scena che aveva lasciato prima di uscire, purtroppo: Alfred seduto a gambe incrociate sul pavimento in t-shirt rossa e jeans blu scuri tutto rigorosamente più largo della sua misura, assorbito totalmente dal videogioco che aveva davanti.
«America hai pulito?» domandò il Kirkland senza la minima traccia di tono inquisitorio, andando a recuperare una per volta le tre buste ancora nell'androne.
«Eh?» fece il Jones per tutta risposta, con la sua più tipica inflessione di confusione, come se cadesse dalle nuvole.
«Hai pulito un po', come ti avevo chiesto?» ripeté il britannico iniziando a perdere la pazienza, posando la spesa sul tavolo della cucina.
Passò qualche minuto di silenzio prima che la risposta di America giungesse, implacabile: «Perché, dovevo farlo?».
Inghilterra impiegò una manciata di secondi a realizzare il significato effettivo della frase. Quando l'ebbe fatto, però, la sua postura divenne improvvisamente così rigida da sfiorare l'eccessivo, quindi si volse verso il coinquilino con gli occhi colmi di un'ira violenta e terribile.
Camminò a passi lunghi e lenti verso di lui e gli afferrò la t-shirt, strattonandolo verso l'alto - una delle poche occasioni di guardarlo dall'alto in basso era, appunto, quando lui era in piedi ed il suo compagno seduto - in modo da poterlo fissare dritto negli occhi azzurri.
«Ehi, che ti prende?!» sbottò Alfred, irritato per l'essere stato distratto dal suo videogioco.
«Ti ho chiesto di dare una pulita prima di uscire, cazzo. Te l'ho semplicemente chiesto e tu mi hai ignorato! Hai passato tutto il tempo appiccicato a quel coso!» l'aggredì Arthur.
«E allora...? Sei tu quello che si occupa della casa, non io» fu la candida risposta fornitagli dall'ex colonia «Un eroe non si occupa di incarichi così umili» soggiunse con aria di sdegno.
A quel punto, ogni buon proposito da perfetto gentleman di risolvere la questione civilmente andò - volgarmente detto - a farsi fottere.
Il viso di Inghilterra si adombrò di colpo e la sua espressione divenne improvvisamente la cosa più sinistra e terrificante che l'americano avesse mai visto. Il ragazzo ricordava ancora bene la paura che aveva da bambino dei mostri che abitavano sotto il suo letto e di tutte le volte che era andato a piangere da Inghilterra perché dormissero assieme.
Adesso, però, la sua ex madrepatria si era trasformata nel mostro cattivo che da bambino lo tormentava ogni notte.
«Ascoltami, razza di scroccone figlio di puttana che non sei altro, o ti ficchi in quel microscopico cervello sottosviluppato che devi muovere il culo e cominciare a fare qualcosa in casa, oppure ti sbatto fuori. Basta passare il tempo giocando ai videogiochi. E non me ne frega un cazzo se non ti riesce, chiaro? È una buona occasione per imparare!» minacciò Arthur.
Lui amava America dal profondo del cuore, ma non poteva tollerare un simile atteggiamento dal momento che sotto quel tetto ci vivevano in due.
Alfred lo fissò, sbattendo le palpebre e tremando leggermente. Non aprì bocca né per assentire né per dissentire.
«Hai capito?» abbaiò l'anglosassone.
«Sì, ho capito! Ho capito!» gridò in tono lievemente isterico Jones, tremando più forte.
Era riuscito a mettergli veramente paura. Il suo intento non voleva essere quello di terrorizzarlo, ma semplicemente fargli capire con le "maniere forti" che non poteva continuare a vivere sulle sue spalle. Adesso, però, guardarlo in quello stato lo faceva sentire schifosamente in colpa.
Arthur si morse un labbro, colto dal rimorso per l'essere stato eccessivamente duro. Senza avere una chiara idea di cosa fare per farsi perdonare, fece l'unica cosa che la posizione in cui si trovavano suggeriva: chinò il viso annullando ogni distanza e baciò America.
Si lasciò cadere in ginocchio a terra e si sporse sul torace dell'ex colonia, spingendolo a sbilanciarsi indietro al punto da farlo cadere sdraiato.
Il bacio si protrasse per alcuni minuti, intenso e languido, e parve sortire l'effetto sperato: l'angoscia e la paura instillate da Arthur in Alfred parvero allentarsi e persino sparire.
Quando si separarono, i due si scambiarono una lunga occhiata senza aprir bocca; poi, Alfred ruppe il silenzio: «Ehm... hai voglia di giocare con me?».
Sollevò in aria il joystick - che per tutto il tempo aveva tenuto in mano - come a sottolineare l'affermazione anche visivamente.
Arthur sbatté perplesso le palpebre, assumendo quella che pareva essere un'espressione pensosa, ma che Alfred erroneamente interpretò come l'avvisaglia di una nuova tempesta.
«O-oppure...» continuò America, arrossendo all'improvviso fino alle orecchie «... posso aiutarti a mettere a posto la spesa...».
In realtà non ne aveva affatto voglia, ma nella situazione attuale temeva un altro drammatico sfogo che non voleva subire, perlomeno non se aveva l'occasione di evitarlo.
Sul volto dell'inglese sbocciò quello che somigliava ad un sorriso, anche se un po' tirato.
«Okay, aiutami» disse, sollevandosi per dar modo a Jones di alzarsi.
«D'accordo, vengo...» acconsentì.
Alfred posò da parte il joystick e spense lo schermo della tv, ma non la console: dopo era sicuro che sarebbe tornato a giocare. Forse addirittura in compagnia, se si fosse comportato bene.
Amava sfottere Inghilterra perché era negato coi videogame.
This account has disabled anonymous posting.
If you don't have an account you can create one now.
HTML doesn't work in the subject.
More info about formatting

Info ♥

Benvenuti nel mio journal personale, dove posto tutte le mie fiffi!
Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

I personaggi di cui scrivo non appartengono a me ma sono dei rispettivi proprietari - salvo gli originali, che sono di mia esclusiva proprietà.

Tags