Lezioni di ballo
Oct. 17th, 2010 01:39 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Lezioni di ballo
Rating: Verde
Genere: Comico, Sentimentale, Fluff
Personaggi: Gilbert Nightray, Xerxes Break
Note: Yaoi
- Gil-kun, ti insegnerò a ballare ♥! -.
Era stato quell’annuncio a dare il via alla mia tortura.
Forse era genetico, forse era semplice squilibrio mentale, o forse ci provava davvero gusto, fatto stava che ogni possibile complicazione del nostro già di per sé complicato rapporto, lui riusciva a trovarla.
- Gil-kun, ti insegnerò a ballare ♥! -.
Era stato quell’annuncio a dare il via alla mia tortura.
Forse era genetico, forse era semplice squilibrio mentale, o forse ci provava davvero gusto, fatto stava che ogni possibile complicazione del nostro già di per sé complicato rapporto, lui riusciva a trovarla.
Era incredibile, neanche a farlo di proposito uno avrebbe trovato tante cose così strane da infilare in una relazione.
Quando avevo deciso di dichiararmi e di invitarlo a vivere con me non avevo ponderato con sufficiente attenzione le implicazioni di quello che stavo per chiedere, perché altrimenti avrei lasciato perdere immediatamente.
Insomma, Xerxes Break era un elemento da non avvicinare, per nessuna ragione, e purtroppo me ne ero accorto troppo tardi, quando ormai mi aveva costretto ad infilare un paio di pantaloni comodi, una camicia leggera e aveva addossato contro le pareti i mobili del soggiorno.
Se mai ci fosse stata un’ipotetica altra vita, avrei dovuto ricordarmi di ponderare con estrema cura e con molto tempo la scelta della persona con cui passare il resto dei miei giorni.
Per quella vita, però, ormai il danno era fatto, quindi non mi restava altro che rassegnarmi e accontentarmi di quello che mi ero scelto, che tutto sommato aveva anche i suoi lati buoni, anche se in numero esageratamente esiguo rispetto ai cattivi.
Lanciai un’ennesima occhiata ai mobili, preoccupandomi già della fatica che avrei fatto a rimetterli al loro posto, soprattutto il divano, che mi pareva davvero pesante.
- Gil-kun ~! - mi chiamò cantilenando, costringendomi a spostare la mia attenzione su di lui, fermo sull’uscio della nostra camera, sorridente come un bambino.
Un inquietante bambino che macchinava chissà quali strane torture perverse nella sua mente malata: sì, così il paragone rendeva meglio l’idea.
Per l’occasione aveva tolto la giacca bianca che era solito portare in giro per casa, e aveva pure lasciato il suo amato bastone da passeggio: aveva indosso solo la camicia viola e i pantaloni al ginocchio, ovviamente corredati dai suoi soliti stivali.
Mi si avvicinò con il passo svelto di chi è impaziente di fare qualcosa.
In un lampo mi fu dinanzi, l’unico occhio visibile che sfavillava di ricalcitrante eccitazione.
- Cominciamo ~? - mi chiese, sempre con quel tono cantilenante.
Mi limitai a fissarlo: no, non volevo cominciare, ma che dovevo dirgli?
- Splendido! - esclamò e, senza che neppure avessi il tempo di accorgermene, mi circondò i fianchi con un braccio, tenendomi la mano sospesa con l’altro.
- Gil-kun, metti la mano sinistra sulla mia spalla - mi spiegò l’albino, eccitato.
Eseguii, nonostante non ne fossi affatto entusiasta.
Fu a quel punto che iniziò la vera tortura: io e il ballo eravamo assolutamente incompatibili.
Sarebbe stato immensamente più piacevole una pistolettata alle tempie, e certamente meno imbarazzante.
Persi il conto di quante volte gli pestai i piedi già dopo i primi due minuti.
Il tempo pareva scorrere al rallentatore, tanto che non mi sarei meravigliato se avessi iniziato a dare di matto.
Perché all’improvviso mi sembrava che il mondo avesse iniziato a prendersela con me?
Forse ero esagerato, molto probabilmente e stavo diventando paranoico.
- Eee... oplà ♥! - esclamò ad un tratto Break, strappandomi ai miei ragionamenti.
Ripresi coscienza di me nel momento in cui mi fece piroettare per poi lasciarmi cadere tra le sue braccia.
Cercai di mantenere un certo contegno, nonostante fosse palese che mi ero preso una strizza tremenda.
- Non lasciarmi cadere - lo ammonii, serio.
- Ma che cosa vai a pensare, Gil-kun? Non lo farei mai! - esclamò in tono offeso, un broncio che gli increspava le labbra.
Tuttavia, durò solo un istante: mi rimise in piedi, quindi riprese a trascinarmi nel ballo, di nuovo allegro.
Iniziai a sciogliermi dopo quelle che mi parvero ore, quando finalmente iniziai a prendere più confidenza con i passi ed entrai più in sintonia col mio partner, che inevitabilmente mi fissava in modo eccitato fin quasi allo spasimo, dandomi l’impressione che la sua mente malata stesse macchinando azioni perverse, cosa molto probabile, considerato il soggetto.
Il ballo allora non mi parve più così terrificante, ma neppure il miglior sport che potessi praticare.
- E ora... proviamo con la musica? - chiese, ma in modo prettamente retorico, dato che già prima di concludere la domanda aveva le mani al grammofono.
Appena messo il disco, tornò da me e si mise in posizione.
Incredibilmente, mi sembrava teso: i muscoli delle spalle erano rigidi.
Forse era solo una mia illusione: possibile che Break potesse avere dei momenti in cui era effettivamente teso?
Ne avrebbe avuti, se fosse stato un essere propriamente normale.
La musica partì e l’albino mi trascinò istantaneamente nel ballo.
Seguivo i suoi movimenti e i suoi volteggi con molta più pratica di quando avevamo iniziato, e ciò in un certo senso mi rassicurava: almeno non avrei rischiato di inciampare nei suoi piedi e cadere.
Volteggiavamo lievemente nella stanza, lontani da tutti gli ostacoli, avvolti dalla musica che, come una barriera, ci recludeva dal resto.
Era una strana sensazione, eppure bellissima: mi sembrava di essere aria, leggerissima, un corpo che non pesava effettivamente niente.
Al culmine della melodia, mi diedi uno slancio nell’istante in cui Break mi fece volteggiare, e stavolta ricaddi volontariamente tra le sue braccia, sapendo che non mi avrebbe lasciato cadere.
Rimasi a contemplare il suo viso per quelle che mi parvero interminabili ore, disteso sotto di lui, le sue braccia a sorreggermi il bacino e la schiena.
- Break? Come vanno le lezioni? -.
Mi sentii mancare d’un tratto il sostegno.
Sgranai gli occhi, perplesso: ma che...?
La magia svanì e mi ritrovai a precipitare verso il suolo, finché non finii supino a terra, il fiato mozzato dal colpo e un dolore diffuso su tutta la schiena, che aveva ben ragione di protestare.
Sopra di me, sentii la voce sorpresa di Break che esclamava: - Ojou-sama! Che ci fa qui? -.
Solo dopo una frazione di secondo si accorse che gli ero sfuggito, perché mi rivolse uno sguardo contrito.
- Oh... scusami, Gil-kun ~! - disse, cercando di assumere un’espressione triste, ma notai comunque che stava cercando di non ridere.
E in quel momento desiderai ucciderlo: io e il ballo non eravamo fatti per andare d’accordo.
Rating: Verde
Genere: Comico, Sentimentale, Fluff
Personaggi: Gilbert Nightray, Xerxes Break
Note: Yaoi
- Gil-kun, ti insegnerò a ballare ♥! -.
Era stato quell’annuncio a dare il via alla mia tortura.
Forse era genetico, forse era semplice squilibrio mentale, o forse ci provava davvero gusto, fatto stava che ogni possibile complicazione del nostro già di per sé complicato rapporto, lui riusciva a trovarla.
- Gil-kun, ti insegnerò a ballare ♥! -.
Era stato quell’annuncio a dare il via alla mia tortura.
Forse era genetico, forse era semplice squilibrio mentale, o forse ci provava davvero gusto, fatto stava che ogni possibile complicazione del nostro già di per sé complicato rapporto, lui riusciva a trovarla.
Era incredibile, neanche a farlo di proposito uno avrebbe trovato tante cose così strane da infilare in una relazione.
Quando avevo deciso di dichiararmi e di invitarlo a vivere con me non avevo ponderato con sufficiente attenzione le implicazioni di quello che stavo per chiedere, perché altrimenti avrei lasciato perdere immediatamente.
Insomma, Xerxes Break era un elemento da non avvicinare, per nessuna ragione, e purtroppo me ne ero accorto troppo tardi, quando ormai mi aveva costretto ad infilare un paio di pantaloni comodi, una camicia leggera e aveva addossato contro le pareti i mobili del soggiorno.
Se mai ci fosse stata un’ipotetica altra vita, avrei dovuto ricordarmi di ponderare con estrema cura e con molto tempo la scelta della persona con cui passare il resto dei miei giorni.
Per quella vita, però, ormai il danno era fatto, quindi non mi restava altro che rassegnarmi e accontentarmi di quello che mi ero scelto, che tutto sommato aveva anche i suoi lati buoni, anche se in numero esageratamente esiguo rispetto ai cattivi.
Lanciai un’ennesima occhiata ai mobili, preoccupandomi già della fatica che avrei fatto a rimetterli al loro posto, soprattutto il divano, che mi pareva davvero pesante.
- Gil-kun ~! - mi chiamò cantilenando, costringendomi a spostare la mia attenzione su di lui, fermo sull’uscio della nostra camera, sorridente come un bambino.
Un inquietante bambino che macchinava chissà quali strane torture perverse nella sua mente malata: sì, così il paragone rendeva meglio l’idea.
Per l’occasione aveva tolto la giacca bianca che era solito portare in giro per casa, e aveva pure lasciato il suo amato bastone da passeggio: aveva indosso solo la camicia viola e i pantaloni al ginocchio, ovviamente corredati dai suoi soliti stivali.
Mi si avvicinò con il passo svelto di chi è impaziente di fare qualcosa.
In un lampo mi fu dinanzi, l’unico occhio visibile che sfavillava di ricalcitrante eccitazione.
- Cominciamo ~? - mi chiese, sempre con quel tono cantilenante.
Mi limitai a fissarlo: no, non volevo cominciare, ma che dovevo dirgli?
- Splendido! - esclamò e, senza che neppure avessi il tempo di accorgermene, mi circondò i fianchi con un braccio, tenendomi la mano sospesa con l’altro.
- Gil-kun, metti la mano sinistra sulla mia spalla - mi spiegò l’albino, eccitato.
Eseguii, nonostante non ne fossi affatto entusiasta.
Fu a quel punto che iniziò la vera tortura: io e il ballo eravamo assolutamente incompatibili.
Sarebbe stato immensamente più piacevole una pistolettata alle tempie, e certamente meno imbarazzante.
Persi il conto di quante volte gli pestai i piedi già dopo i primi due minuti.
Il tempo pareva scorrere al rallentatore, tanto che non mi sarei meravigliato se avessi iniziato a dare di matto.
Perché all’improvviso mi sembrava che il mondo avesse iniziato a prendersela con me?
Forse ero esagerato, molto probabilmente e stavo diventando paranoico.
- Eee... oplà ♥! - esclamò ad un tratto Break, strappandomi ai miei ragionamenti.
Ripresi coscienza di me nel momento in cui mi fece piroettare per poi lasciarmi cadere tra le sue braccia.
Cercai di mantenere un certo contegno, nonostante fosse palese che mi ero preso una strizza tremenda.
- Non lasciarmi cadere - lo ammonii, serio.
- Ma che cosa vai a pensare, Gil-kun? Non lo farei mai! - esclamò in tono offeso, un broncio che gli increspava le labbra.
Tuttavia, durò solo un istante: mi rimise in piedi, quindi riprese a trascinarmi nel ballo, di nuovo allegro.
Iniziai a sciogliermi dopo quelle che mi parvero ore, quando finalmente iniziai a prendere più confidenza con i passi ed entrai più in sintonia col mio partner, che inevitabilmente mi fissava in modo eccitato fin quasi allo spasimo, dandomi l’impressione che la sua mente malata stesse macchinando azioni perverse, cosa molto probabile, considerato il soggetto.
Il ballo allora non mi parve più così terrificante, ma neppure il miglior sport che potessi praticare.
- E ora... proviamo con la musica? - chiese, ma in modo prettamente retorico, dato che già prima di concludere la domanda aveva le mani al grammofono.
Appena messo il disco, tornò da me e si mise in posizione.
Incredibilmente, mi sembrava teso: i muscoli delle spalle erano rigidi.
Forse era solo una mia illusione: possibile che Break potesse avere dei momenti in cui era effettivamente teso?
Ne avrebbe avuti, se fosse stato un essere propriamente normale.
La musica partì e l’albino mi trascinò istantaneamente nel ballo.
Seguivo i suoi movimenti e i suoi volteggi con molta più pratica di quando avevamo iniziato, e ciò in un certo senso mi rassicurava: almeno non avrei rischiato di inciampare nei suoi piedi e cadere.
Volteggiavamo lievemente nella stanza, lontani da tutti gli ostacoli, avvolti dalla musica che, come una barriera, ci recludeva dal resto.
Era una strana sensazione, eppure bellissima: mi sembrava di essere aria, leggerissima, un corpo che non pesava effettivamente niente.
Al culmine della melodia, mi diedi uno slancio nell’istante in cui Break mi fece volteggiare, e stavolta ricaddi volontariamente tra le sue braccia, sapendo che non mi avrebbe lasciato cadere.
Rimasi a contemplare il suo viso per quelle che mi parvero interminabili ore, disteso sotto di lui, le sue braccia a sorreggermi il bacino e la schiena.
- Break? Come vanno le lezioni? -.
Mi sentii mancare d’un tratto il sostegno.
Sgranai gli occhi, perplesso: ma che...?
La magia svanì e mi ritrovai a precipitare verso il suolo, finché non finii supino a terra, il fiato mozzato dal colpo e un dolore diffuso su tutta la schiena, che aveva ben ragione di protestare.
Sopra di me, sentii la voce sorpresa di Break che esclamava: - Ojou-sama! Che ci fa qui? -.
Solo dopo una frazione di secondo si accorse che gli ero sfuggito, perché mi rivolse uno sguardo contrito.
- Oh... scusami, Gil-kun ~! - disse, cercando di assumere un’espressione triste, ma notai comunque che stava cercando di non ridere.
E in quel momento desiderai ucciderlo: io e il ballo non eravamo fatti per andare d’accordo.