fiamma_drakon: (America)
fiamma_drakon ([personal profile] fiamma_drakon) wrote2013-03-30 09:38 am

Qualcosa in cambio

Titolo: Qualcosa in cambio
Rating: Verde
Genere: Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Belgio, Olanda
Wordcount: 932 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Nomi: Belgio per nomicosecittà @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Timeline: Ambientata durante l'infanzia di Belgio e Olanda.
Note: Gen
Da lontano, oltre la staccionata, Belgio era come al solito appostata in osservazione, il paniere contenente frutta fresca, pane e carne - trattata in modo da poter essere conservata a lungo - coperto con una tovaglietta a quadretti bianchi e rossi poggiato vicino alla gonna lunga del suo abitino.
Spiava da una fenditura tra il legno che componeva la recinzione ed era in pena per il bambino.
«Oh, fratellone...!».


Era un periodo terribile per il piccolo Olanda: era costretto a lavorare la terra da mattina a sera per guadagnare a malapena quanto bastava per mettere il pane in tavola per un giorno: il raccolto era sufficiente solo a guadagnare pochi soldi.
Ogni giorno sua sorella Belgio andava a spiarlo da dietro la recinzione del suo orto facendo sì che non la vedesse. Non era una cosa particolarmente difficile per lei: Belgio era di corporatura molto esile e di bassa statura, per cui nascondersi le riusciva molto facile.
La ragazza soffriva nel vedere l'amato fratello più grande faticare tanto per ottenere lo stretto indispensabile a sopravvivere quando lei non aveva alcun problema grazie al periodo di prosperità economica che stava attraversando.
Spesso lo invitava a casa propria per cena o per colazione, però vedeva chiaramente che Olanda non si sentiva a proprio agio in casa sua per lo sfarzo - o, per dir meglio, l'agiatezza - in cui viveva. Per questo motivo con il passare del tempo aveva smesso di invitarlo e aveva iniziato a spiarlo e ad aiutarlo di nascosto. Difatti, Belgio aspettava che cessasse di lavorare e rientrasse in casa per avvicinarsi alla casupola e lasciare un paniere pieno di cibo fresco davanti l'uscio. Infine, bussava e si allontanava, in modo che l'olandese trovasse subito il cestino e non venisse a sapere che era lei a portarglielo.
E così si occupava del suo fratellone come se fosse lei la maggiore.

Il sole del tramonto picchiava sulla schiena sudata di Olanda, chino con la zappa in mano sul suo orticello, intento a smuovere le zolle di terra rimasta arida. Sperava veramente tanto che quel periodo di siccità terminasse al più presto, perché non aveva quasi più acqua per sé da condividere con il suo povero appezzamento di terra.
Mentre sollevava la zappa udì il suo stomaco brontolare a volume alto, ma lo ignorò totalmente: non c'era nessuno che lo potesse sentire eccetto lui. La sua pancia brontolava in quel modo fin dall'ora di pranzo, probabilmente insoddisfatta del povero pasto a base di frumento.
Sarebbe tornato in casa a mangiare solo una volta che il sole fosse calato oltre l'orizzonte.
Da lontano, oltre la staccionata, Belgio era come al solito appostata in osservazione, il paniere contenente frutta fresca, pane e carne - trattata in modo da poter essere conservata a lungo - coperto con una tovaglietta a quadretti bianchi e rossi poggiato vicino alla gonna lunga del suo abitino.
Spiava da una fenditura tra il legno che componeva la recinzione ed era in pena per il bambino.
«Oh, fratellone...!» sussurrò la belga con un fil di voce.
Avrebbe tanto voluto andare ad aiutarlo, ma Olanda era così orgoglioso che non avrebbe mai accettato esplicitamente il suo aiuto.
Il sole pian piano si eclissò oltre l'orizzonte, lasciando lo spazio nel cielo all'avanzare delle tenebre e alle stelle.
Olanda abbassò la zappa e si terse con un braccio la fronte, quindi fece per avviarsi verso la casa, ma si bloccò.
La sua sorellina rimase in attesa della sua prossima mossa senza muovere un muscolo.
«Belgio, esci fuori» esclamò a voce alta e ben udibile l'olandese, lasciando la bambina di stucco: si era accorto di lei?
«Su, non farmi perdere tempo...!» soggiunse, al che la ragazza uscì allo scoperto, il manico del suo cestino ben stretto tra le mani.
«Fratellone... sapevi che ero io?» esclamò Belgio, delusa: era convinta che il suo fosse un nascondiglio perfetto.
«Vieni dentro, sta per diventare freddo qui fuori» rispose l'olandese in tono brusco, anche se la belga percepì dell'affetto in quelle parole.
Gli si avvicinò e lo seguì all'interno della casupola: dentro era un bilocale con un'ampia stanza che fungeva da cucina e sala da pranzo ed una stanzetta separata da una tenda pesante e logora all'interno della quale si trovava il letto. Nella cucina c'era anche un grosso camino con un pentolone sul fuoco e i mattoni anneriti.
«Fratellone?» domandò Belgio, curiosa: suo fratello stava tirando fuori le stoviglie e, da quel che lei poteva vedere, non erano per una sola persona.
«Siediti a tavola, sorellina» disse il bambino deciso, mettendo sul tavolo due scodelle.
«N-no!» si rifiutò Belgio: già Olanda mangiava poco. Se poi anche lei gli toglieva il cibo...
«Invece sì» la contraddisse l'olandese, cocciuto «Stasera mangiamo assieme».
Così dicendo tirò fuori da una credenza stranamente in buone condizioni un piccolo vassoio che posò al centro del tavolo, cosicché la sorella lo potesse vedere: su di esso c'era un mucchietto di quella che aveva tutta l'aria di essere crema semisolida sopra la quale c'erano diversi frutti di bosco. Sembrava buono, nonostante l'apparenza insolita.
«Wow!» esclamò Belgio «Cos'è?».
«Un dolce» rispose Olanda semplicemente «Avrebbe dovuto avere un aspetto migliore...» ammise in secondo luogo. Pareva imbarazzato per il fallimento, ma non fino ad esserne mortificato o depresso.
«Non è brutto» cercò di consolarlo lei «Però chissà quanto ti è costato comprare gli ingredienti...».
«Non importa» si affrettò a minimizzare il padrone di casa «Dovevo pur darti qualcosa in cambio di tutto il cibo che mi hai lasciato davanti casa...».
Belgio arrossì fin quasi a somigliare ad un pomodoro.
«L'hai sempre saputo?» domandò, affranta: si era sempre illusa di essere brava ad aiutarlo di nascosto.
Lui si strinse nelle spalle.
«Le tovagliette a quadri che lasci sui cestini sono state un buon indizio» disse, sedendosi a tavola «Su, siediti» esortò poi Belgio.
«... l-l'hai preparato davvero per me?» chiese quest'ultima, non riuscendo ancora a crederci.
«Sì, te l'ho detto. Per ringr...!».
Olanda non riuscì a finire la frase che venne stretto tra le braccia della sua sorellina.
«Fratellone, non dovevi...!» esclamò questa commossa, posandogli un grosso bacio sulla fronte.
«Anche tu non dovevi lasciarmi tutto quel cibo...» disse lui emulando il suo tono di voce, anche se un po' meno melodrammaticamente, posandole una mano sulla schiena.