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Titolo: Love Game
Rating: Verde
Genere: Sentimentale
Personaggi: Hikaru Hitachiin, Kaoru Hitachiin, Tamaki Suou
Wordcount: 1399 (
fiumidiparole)
Note: Incest, OOC, Yaoi
Nell'aula di musica n°3 - la sede corrente del famoso Ouran Host Club - non c'era rimasto quasi più nessuno: le clienti se n'erano andate già da più di un'ora e quattro dei sette membri erano anch'essi già andati a casa.
Nell’aula di musica n°3 - la sede corrente del famoso Ouran Host Club - non c’era rimasto quasi più nessuno: le clienti se n’erano andate già da più di un’ora e quattro dei sette membri del club erano anch’essi già andati a casa.
Gli ultimi tre rimasti erano seduti ad uno dei tanti tavoli, rischiarato da una lampada posta al centro che proiettava una tremula e malinconica luce giallo-arancio che riusciva ad illuminarne solamente una porzione del piano.
Su quest’ultimo erano sparse alla rinfusa due, tre bottiglie vuote, una anche sdraiata e nella penombra al margine del cono di luce si distinguevano i profili dei tre ragazzi.
«Dai, ancora uno Lord!» esclamarono due voci gemelle in stereo, mentre i loro proprietari fissavano entusiasti e divertiti il biondo seduto tra di loro, che non sembrava più molto in sé.
Quest’ultimo stringeva in mano un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato che emanava un forte odore d’alcol; le palpebre erano calate a mezz’asta sugli occhi viola-blu - contribuendo in modo determinante nel dargli un’aria davvero poco sobria - e le guance erano fortemente arrossate.
La testa dondolava impercettibilmente avanti e indietro, come se da un momento all’altro dovesse crollare sul piano davanti a lui - ed effettivamente pareva talmente esausto da potersi tranquillamente addormentare ovunque.
Hikaru e Kaoru si scambiarono un’occhiata ilare.
Convincerlo a bere era stato davvero facile, tanto da essere quasi noioso: era bastato semplicemente metter di mezzo Haruhi, far finta che quel liquore fosse un regalo per lui... e c’era cascato.
Talvolta si chiedevano fino a che punto potesse essere arrivata la sua idiozia a loro completa insaputa.
«Forza, Lord!» lo incitarono un’altra volta.
Tamaki rimase nella stessa posizione ancora per un po’, poi si decise a tracannare anche quell’ultimo bicchiere, che poggiò poi sul tavolo con una certa foga, quasi volesse inavvertitamente distruggerlo.
I due fratelli se la ridevano in silenzio: vederlo in quelle condizioni era qualcosa di davvero soddisfacente.
Se poi pensavano a cosa ne sarebbe conseguito...
«Ehi, Lord...» esordì Kaoru, corrugando gli occhi in uno sguardo pieno di malizia.
«... chi preferisci tra di noi?» terminò Hikaru, assumendo la medesima espressione del gemello.
Tamaki scoppiò a ridere all’improvviso, gettando all’indietro la testa, i capelli che svolazzavano nell’aria.
Non era una delle risate tipiche di lui, cristalline e un po’ infantili, bensì un riso forzato fino all’inverosimile, quasi isterico.
In verità faceva un po’ paura: sembrava sul punto di commettere qualche sciocchezza.
Rimase così per dei minuti, tanto che i gemelli iniziarono a dubitare persino di poter riuscire a ricevere una risposta di qualsiasi tipo - oltre che, ovviamente, sospettare circa la sua apparentemente perduta sanità mentale.
Alla fine ritornò nella sua posizione originaria assumendo un’espressione seria, troppo seria, soprattutto per lui.
«Nessuno» borbottò, gli occhi che scintillavano per lo stato d’ebbrezza.
«Perché...?»
«Non siamo carini?».
Sembrava che si fossero offesi per la sua mancanza di una preferenza.
Il Re a quel punto socchiuse gli occhi e stirò le labbra.
«Ovviamente sì» rispose.
«E allora perch...?!» cominciò Kaoru, ma il suo discorso fu subito interrotto dalle labbra di Tamaki, le quali si erano posate all’improvviso sulla sua bocca.
Lo baciò con una passione ed una forza tali che Kaoru arrossì vistosamente, sottomettendosi completamente alla dirompenza del suo gesto, non riuscendo a trovare la forza né la volontà necessarie a sottrarsi.
Avrebbe potuto dire tante cose di Tamaki, ma non poteva certo negare che fosse un baciatore eccezionale.
«Kaoru!» lo chiamò l’altro gemello, strabiliato dal gesto del biondo e pieno di gelosia: quello era suo fratello!
Era il suo amore segreto e non riusciva a concepire neppure lontanamente l’ipotesi - figurarsi la realtà - d’avere un concorrente.
Kaoru era solamente suo!
Tamaki si separò da quest’ultimo e, voltatosi, catturò con un gesto rapido ed elegante a un tempo il viso di Hikaru, attirandolo a sé lentamente, per poi posare anche sulle sue labbra un bacio appassionato.
Il Re sembrava essersi improvvisamente trasformato in un uomo deciso ad ottenere ciò che voleva. Nel suo caso specifico si trattava dei due gemelli, come confermò ulteriormente, a scanso di equivoci, il suo commento successivo: «Vi voglio entrambi».
Pareva proprio che la sbronza l’avesse reso più uomo e anche dannatamente più figo: se fosse stato veramente padrone di sé stesso non avrebbe mai neppure osato pensare un’affermazione del genere. Era ancora troppo bambino per concepire pensieri simili.
La sua voce ed il suo sguardo erano pregni di un’audacia ed una sensualità che ai gemelli risultava completamente estranea, ma che non potevano negare di apprezzare: dopotutto, quella sera il loro principale obiettivo era divertirsi un po’ con il loro Lord - e “divertirsi” non era inteso unicamente nel senso più casto del termine.
Gli occhi di Tamaki scintillavano di una strana luce liquida nella quale era mischiata anche quella traballante della lampada. In quei pozzi violacei, i gemelli colsero, nella loro ormai spinta e disperata perversione, un’anormale bramosia di lussuria che li fece andare su di giri.
«Ehi, Lord...» esordì uno.
«... vuoi giocare con noi?» concluse l’altro.
Le loro voci sarebbero suonate smaliziate persino all’orecchio del più innocente e puro dei santi.
«Certamente... se è un gioco a tre».
La spudorata malizia dietro quell’affermazione colpì i due fratelli inaspettatamente e con veemenza. Fu come un fulmine a ciel sereno: era stato un qualcosa di assolutamente imprevisto; tuttavia, la sua disponibilità verso i loro “giochi” non era cosa che disprezzassero - anzi, tutt’altro.
Sia Hikaru che Kaoru erano interessati a Takami, come palesavano con i loro continui scherzi ai suoi danni, il loro personalissimo modo di dimostrare il loro interesse.
Con un unico, fluido movimento, i due si alzarono e costrinsero il loro giocattolo a far lo stesso, spingendolo poi sul tavolo, a sedere sul bordo.
Le loro mani strisciarono esperte sul torace del biondo, spogliandolo della giacca e della camicia dell’uniforme, per poi spingerlo disteso, spostando da parte la lampada e le bottiglie, che intralciavano il loro “lavoro”.
I loro occhi scrutavano bramosi il suo petto liscio e piatto.
«Giochiamo, Lord...».
Al suo risveglio, la prima sensazione che colse Tamaki fu un senso di stordimento accompagnato da una non indifferente nausea che gli stringeva la bocca dello stomaco.
Non aprì subito gli occhi, sperando di riaddormentarsi, così da cancellare quelle orribili sensazioni.
Al di sotto della sua schiena avvertiva un qualcosa di rigido, freddo e scomodo che lo spinse a voltarsi su un fianco, cercando una posizione migliore.
Si sentì mancare il supporto che aveva fino a poco prima e precipitare da un’altezza relativamente significativa. La paura gli strinse il petto in una morsa d’acciaio per un momento, svegliandolo all’istante. Tutto cessò nell’attimo in cui rovinò dolorosamente su quello che, a giudicare dal tipo di superficie, sembrava essere un gelido pavimento.
Il biondo aprì gli occhi di scatto a contatto con quel gelo, trovandosi a guardare l’innocente, perplessa espressione di Mitsukuni.
«Tamaki...?» chiamò quest’ultimo, fissandolo «Perché stavi dormendo su un tavolo...? Non sei andato a casa?» continuò con la sua voce colma di beata innocenza.
«Oltretutto sei senza camicia...» fece notare Kyouya, pacato.
«C-come...?» biascicò il biondo, esterrefatto, abbassando gli occhi sul proprio corpo: effettivamente era a torso nudo.
Ad una seconda analisi - un po’ più attenta della precedente e che contemplava anche i dintorni - notò che camicia e giacca erano abbandonate qualche metro più in là e che si trovava nel bel mezzo dell’Host Club, sotto gli sguardi decisamente sorpresi - per non dire allibiti - dei restanti membri, tutti radunati a capanna intorno a lui.
«Perché hai dormito qui, Lord?» domandarono i gemelli, perplessi e divertiti, piegandosi sulle ginocchia per osservarlo più da vicino.
Tamaki ci rifletté su alcuni attimi, cercando una risposta nei suoi ricordi, ma la testa gli pulsava dolorosamente, tanto da impedirgli di ragionare con lucidità; oltretutto, non riusciva proprio a ricordare cos’avesse fatto la sera prima: la sua memoria si fermava all’ultima ora di lavoro nel club.
Oltre quella era solo un inutile ricerca all’interno di uno spazio buio.
«Io... non ne ho la più pallida idea...» ammise, sbattendo confuso le palpebre «... però sono stanco...» aggiunse, socchiudendo gli occhi «... e mi fa male la testa...».
I gemelli si scambiarono un’occhiata assai eloquente: quella notte si erano divertiti fino a tardi, perciò era naturale che fosse stanco, considerati anche i postumi della sbornia - e poi per lui era la prima volta che facevano certi tipi di giochi, per cui era anche naturale che si fosse stancato tanto. Loro ormai ci si erano un po’ abituati.
Dopo quell’esaltante esperienza, Hikaru e Kaoru erano assolutamente certi che non sarebbe stata l’ultima volta che riuscivano ad ubriacare Tamaki: quand’era fuori controllo sapeva essere dannatamente uomo.
Inoltre, i loro “giochi a tre” erano protetti dall’amnesia post-sbornia del biondo per cui... perché non riprovarci?
Rating: Verde
Genere: Sentimentale
Personaggi: Hikaru Hitachiin, Kaoru Hitachiin, Tamaki Suou
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Note: Incest, OOC, Yaoi
Nell'aula di musica n°3 - la sede corrente del famoso Ouran Host Club - non c'era rimasto quasi più nessuno: le clienti se n'erano andate già da più di un'ora e quattro dei sette membri erano anch'essi già andati a casa.
Nell’aula di musica n°3 - la sede corrente del famoso Ouran Host Club - non c’era rimasto quasi più nessuno: le clienti se n’erano andate già da più di un’ora e quattro dei sette membri del club erano anch’essi già andati a casa.
Gli ultimi tre rimasti erano seduti ad uno dei tanti tavoli, rischiarato da una lampada posta al centro che proiettava una tremula e malinconica luce giallo-arancio che riusciva ad illuminarne solamente una porzione del piano.
Su quest’ultimo erano sparse alla rinfusa due, tre bottiglie vuote, una anche sdraiata e nella penombra al margine del cono di luce si distinguevano i profili dei tre ragazzi.
«Dai, ancora uno Lord!» esclamarono due voci gemelle in stereo, mentre i loro proprietari fissavano entusiasti e divertiti il biondo seduto tra di loro, che non sembrava più molto in sé.
Quest’ultimo stringeva in mano un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato che emanava un forte odore d’alcol; le palpebre erano calate a mezz’asta sugli occhi viola-blu - contribuendo in modo determinante nel dargli un’aria davvero poco sobria - e le guance erano fortemente arrossate.
La testa dondolava impercettibilmente avanti e indietro, come se da un momento all’altro dovesse crollare sul piano davanti a lui - ed effettivamente pareva talmente esausto da potersi tranquillamente addormentare ovunque.
Hikaru e Kaoru si scambiarono un’occhiata ilare.
Convincerlo a bere era stato davvero facile, tanto da essere quasi noioso: era bastato semplicemente metter di mezzo Haruhi, far finta che quel liquore fosse un regalo per lui... e c’era cascato.
Talvolta si chiedevano fino a che punto potesse essere arrivata la sua idiozia a loro completa insaputa.
«Forza, Lord!» lo incitarono un’altra volta.
Tamaki rimase nella stessa posizione ancora per un po’, poi si decise a tracannare anche quell’ultimo bicchiere, che poggiò poi sul tavolo con una certa foga, quasi volesse inavvertitamente distruggerlo.
I due fratelli se la ridevano in silenzio: vederlo in quelle condizioni era qualcosa di davvero soddisfacente.
Se poi pensavano a cosa ne sarebbe conseguito...
«Ehi, Lord...» esordì Kaoru, corrugando gli occhi in uno sguardo pieno di malizia.
«... chi preferisci tra di noi?» terminò Hikaru, assumendo la medesima espressione del gemello.
Tamaki scoppiò a ridere all’improvviso, gettando all’indietro la testa, i capelli che svolazzavano nell’aria.
Non era una delle risate tipiche di lui, cristalline e un po’ infantili, bensì un riso forzato fino all’inverosimile, quasi isterico.
In verità faceva un po’ paura: sembrava sul punto di commettere qualche sciocchezza.
Rimase così per dei minuti, tanto che i gemelli iniziarono a dubitare persino di poter riuscire a ricevere una risposta di qualsiasi tipo - oltre che, ovviamente, sospettare circa la sua apparentemente perduta sanità mentale.
Alla fine ritornò nella sua posizione originaria assumendo un’espressione seria, troppo seria, soprattutto per lui.
«Nessuno» borbottò, gli occhi che scintillavano per lo stato d’ebbrezza.
«Perché...?»
«Non siamo carini?».
Sembrava che si fossero offesi per la sua mancanza di una preferenza.
Il Re a quel punto socchiuse gli occhi e stirò le labbra.
«Ovviamente sì» rispose.
«E allora perch...?!» cominciò Kaoru, ma il suo discorso fu subito interrotto dalle labbra di Tamaki, le quali si erano posate all’improvviso sulla sua bocca.
Lo baciò con una passione ed una forza tali che Kaoru arrossì vistosamente, sottomettendosi completamente alla dirompenza del suo gesto, non riuscendo a trovare la forza né la volontà necessarie a sottrarsi.
Avrebbe potuto dire tante cose di Tamaki, ma non poteva certo negare che fosse un baciatore eccezionale.
«Kaoru!» lo chiamò l’altro gemello, strabiliato dal gesto del biondo e pieno di gelosia: quello era suo fratello!
Era il suo amore segreto e non riusciva a concepire neppure lontanamente l’ipotesi - figurarsi la realtà - d’avere un concorrente.
Kaoru era solamente suo!
Tamaki si separò da quest’ultimo e, voltatosi, catturò con un gesto rapido ed elegante a un tempo il viso di Hikaru, attirandolo a sé lentamente, per poi posare anche sulle sue labbra un bacio appassionato.
Il Re sembrava essersi improvvisamente trasformato in un uomo deciso ad ottenere ciò che voleva. Nel suo caso specifico si trattava dei due gemelli, come confermò ulteriormente, a scanso di equivoci, il suo commento successivo: «Vi voglio entrambi».
Pareva proprio che la sbronza l’avesse reso più uomo e anche dannatamente più figo: se fosse stato veramente padrone di sé stesso non avrebbe mai neppure osato pensare un’affermazione del genere. Era ancora troppo bambino per concepire pensieri simili.
La sua voce ed il suo sguardo erano pregni di un’audacia ed una sensualità che ai gemelli risultava completamente estranea, ma che non potevano negare di apprezzare: dopotutto, quella sera il loro principale obiettivo era divertirsi un po’ con il loro Lord - e “divertirsi” non era inteso unicamente nel senso più casto del termine.
Gli occhi di Tamaki scintillavano di una strana luce liquida nella quale era mischiata anche quella traballante della lampada. In quei pozzi violacei, i gemelli colsero, nella loro ormai spinta e disperata perversione, un’anormale bramosia di lussuria che li fece andare su di giri.
«Ehi, Lord...» esordì uno.
«... vuoi giocare con noi?» concluse l’altro.
Le loro voci sarebbero suonate smaliziate persino all’orecchio del più innocente e puro dei santi.
«Certamente... se è un gioco a tre».
La spudorata malizia dietro quell’affermazione colpì i due fratelli inaspettatamente e con veemenza. Fu come un fulmine a ciel sereno: era stato un qualcosa di assolutamente imprevisto; tuttavia, la sua disponibilità verso i loro “giochi” non era cosa che disprezzassero - anzi, tutt’altro.
Sia Hikaru che Kaoru erano interessati a Takami, come palesavano con i loro continui scherzi ai suoi danni, il loro personalissimo modo di dimostrare il loro interesse.
Con un unico, fluido movimento, i due si alzarono e costrinsero il loro giocattolo a far lo stesso, spingendolo poi sul tavolo, a sedere sul bordo.
Le loro mani strisciarono esperte sul torace del biondo, spogliandolo della giacca e della camicia dell’uniforme, per poi spingerlo disteso, spostando da parte la lampada e le bottiglie, che intralciavano il loro “lavoro”.
I loro occhi scrutavano bramosi il suo petto liscio e piatto.
«Giochiamo, Lord...».
Al suo risveglio, la prima sensazione che colse Tamaki fu un senso di stordimento accompagnato da una non indifferente nausea che gli stringeva la bocca dello stomaco.
Non aprì subito gli occhi, sperando di riaddormentarsi, così da cancellare quelle orribili sensazioni.
Al di sotto della sua schiena avvertiva un qualcosa di rigido, freddo e scomodo che lo spinse a voltarsi su un fianco, cercando una posizione migliore.
Si sentì mancare il supporto che aveva fino a poco prima e precipitare da un’altezza relativamente significativa. La paura gli strinse il petto in una morsa d’acciaio per un momento, svegliandolo all’istante. Tutto cessò nell’attimo in cui rovinò dolorosamente su quello che, a giudicare dal tipo di superficie, sembrava essere un gelido pavimento.
Il biondo aprì gli occhi di scatto a contatto con quel gelo, trovandosi a guardare l’innocente, perplessa espressione di Mitsukuni.
«Tamaki...?» chiamò quest’ultimo, fissandolo «Perché stavi dormendo su un tavolo...? Non sei andato a casa?» continuò con la sua voce colma di beata innocenza.
«Oltretutto sei senza camicia...» fece notare Kyouya, pacato.
«C-come...?» biascicò il biondo, esterrefatto, abbassando gli occhi sul proprio corpo: effettivamente era a torso nudo.
Ad una seconda analisi - un po’ più attenta della precedente e che contemplava anche i dintorni - notò che camicia e giacca erano abbandonate qualche metro più in là e che si trovava nel bel mezzo dell’Host Club, sotto gli sguardi decisamente sorpresi - per non dire allibiti - dei restanti membri, tutti radunati a capanna intorno a lui.
«Perché hai dormito qui, Lord?» domandarono i gemelli, perplessi e divertiti, piegandosi sulle ginocchia per osservarlo più da vicino.
Tamaki ci rifletté su alcuni attimi, cercando una risposta nei suoi ricordi, ma la testa gli pulsava dolorosamente, tanto da impedirgli di ragionare con lucidità; oltretutto, non riusciva proprio a ricordare cos’avesse fatto la sera prima: la sua memoria si fermava all’ultima ora di lavoro nel club.
Oltre quella era solo un inutile ricerca all’interno di uno spazio buio.
«Io... non ne ho la più pallida idea...» ammise, sbattendo confuso le palpebre «... però sono stanco...» aggiunse, socchiudendo gli occhi «... e mi fa male la testa...».
I gemelli si scambiarono un’occhiata assai eloquente: quella notte si erano divertiti fino a tardi, perciò era naturale che fosse stanco, considerati anche i postumi della sbornia - e poi per lui era la prima volta che facevano certi tipi di giochi, per cui era anche naturale che si fosse stancato tanto. Loro ormai ci si erano un po’ abituati.
Dopo quell’esaltante esperienza, Hikaru e Kaoru erano assolutamente certi che non sarebbe stata l’ultima volta che riuscivano ad ubriacare Tamaki: quand’era fuori controllo sapeva essere dannatamente uomo.
Inoltre, i loro “giochi a tre” erano protetti dall’amnesia post-sbornia del biondo per cui... perché non riprovarci?