fiamma_drakon: (p0rn...?)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Too much sweetness
Rating: Giallo
Genere: Slice of life
Personaggi: Debito, Luca, Pace
Wordcount: 925 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Di carie e filo interdentale @ [livejournal.com profile] piscinadiprompt
Note: Shonen-ai, Threesome
«Pace... fermati!» lo pregò, cercando di bloccargli le gambe.
«No, non voglio! Slegatemiii...!» piagnucolò Pace senza ascoltarlo.
«Pace... sei infantile, sai?» sospirò Debito, seduto sul bordo inferiore del letto con le gambe accavallate e l'aria annoiata.


Gli strattoni di Pace erano tanto forti da far tremare l'intera struttura portante del letto di Luca. Anche se non aveva ancora utilizzato il suo potere Arcana, il proprietario del letto - nonché della stanza - temeva che sarebbe comunque riuscito a sfasciare tutto prima che lui avesse modo di fare qualcosa.
«Pace... fermati!» lo pregò, cercando di bloccargli le gambe.
«No, non voglio! Slegatemiii...!» piagnucolò Pace senza ascoltarlo.
«Pace... sei infantile, sai?» sospirò Debito, seduto sul bordo inferiore del letto con le gambe accavallate e l'aria annoiata.
Era stato lui a portarlo lì dopo che aveva trovato Pace in ginocchio in mezzo al corridoio - era piena notte e non c'era molta gente in giro - con entrambe le mani strette sulle guance e l'espressione a metà tra il dolorante ed il disperato.
Quando gli aveva chiesto che diavolo ci facesse lì - lui era uscito per andare un momento in bagno - Pace gli si era aggrappato ad una gamba e gli aveva piantato in viso due occhi lucenti di dolore.
«Mi fanno male... i denti» si era lamentato, al che Debito aveva intuito subito cosa gli fosse capitato.
L'aveva portato da Luca piuttosto che da Jolly in virtù della migliore relazione che li legava assieme.
Inoltre, aveva anche prestato le sue manette affinché La Temperanza potesse trattenere il paziente alla testata del letto.
«Debito... fai qualcosa!» lo chiamò in causa quest'ultimo, salendo sul letto e cercando di bloccare il castano col peso del proprio corpo, invano: era troppo leggero.
«Ah... okay» si lasciò convincere l'albino, sbadigliando vistosamente.
Salì a propria volta in ginocchio sul materasso, allungandosi verso il castano. Gli accarezzò il torace con le mani risalendo verso l'alto e poi, molto semplicemente, gli prese il mento con una mano e lo tenne ben fermo. Il bacio che posò con totale nonchalance sulle sue labbra pochi momenti dopo lasciò di stucco gli altri due.
Le guance di Luca presero fuoco subito mentre si ritraeva, geloso del trasporto con cui Debito stava baciando il compagno; quest'ultimo, invece, aveva gli occhi sgranati e si era deciso a fermarsi.
Sotto le insistenze delle labbra di Debito, Luca vide le palpebre di Pace cominciare a vibrare ed il suo cipiglio trasformarsi da stupito in beato mentre si abbandonava sul materasso.
La Temperanza iniziava ad infervorarsi notando la passione che animava quei due, benché si sentisse in imbarazzo per la natura degli impulsi che si stavano impossessando di lui.
Erano così legati fin dall'infanzia che avevano finito col diventare compagni di letto.
Luca si costrinse a distogliere l'attenzione da quei pensieri e per sua fortuna gli arrivò in soccorso il grido di dolore di Pace.
«Che diavolo fai?! Fa male...!» protestò La Forza, stringendo le labbra ed affondando la testa nel cuscino su cui posava la testa per prendere le distanze dall'Eremita.
«Che gli hai fatto?» domandò Luca.
«Gli ho leccato la carie» replicò Debito, sorridendo di sghembo al moro e tirando fuori la lingua con fare deliberatamente sexy.
Luca sospirò, scuotendo la testa.
«Mi hai fatto male» sbottò Pace contrariato.
«Se tu mangiassi meno dolci non avresti di questi problemi» lo rimbeccò Debito, sedendoglisi a cavalcioni sull'addome, bloccandolo «E noi saremmo a dormire».
Poi, voltandosi verso il moro, domandò: «È pronta quella medicina o no?».
Luca controllò il pentolino che aveva posizionato sul treppiedi che teneva di scorta in camera sua per ogni evenienza, assieme ad un fornellino da laboratorio.
«Dovrebbe essere pronto» disse.
Versò in una scodella una pasta gialla piuttosto densa ed ancora fumante e si diresse verso il letto.
«Su, Pace... apri la bocca» lo esortò Luca, portando un cucchiaio colmo di pasta verso il suo viso.
Il castano fece una smorfia di disgusto percependo l'odore nauseante dell'impasto e si affrettò a rinserrare le labbra, per niente incline a lasciarsi infilare quella robaccia puzzolente in bocca. Aveva un palato così fine da sentirsi stringere lo stomaco al solo pensiero di farsi somministrare quella pasta.
Notando la sua resistenza, il moro fece un cenno verso l'albino.
«Debito, tienigli la bocca aperta...» disse.
L'altro fu ben felice di obbedire. Con un sorrisetto divertito, gli chiuse il naso e attese finché, senza più fiato, Pace dovette ricorrere alla bocca come ingresso per l'aria. A quel punto gli infilò le dita sotto i denti e tirò in modo che le fauci rimanessero spalancate.
Pace cercò di divincolarsi per l'ennesima volta, ma L'Eremita gli stava facendo male bloccandolo in quella maniera; per cui abbandonò ogni resistenza e fisica.
Mugolò qualcosa, guardando disperato Luca, ma venne bellamente ignorato da quest'ultimo, il quale gli applicò la pasta sul dente cariato.
Il castano venne assalito da una forte nausea nel sentire che razza di saporaccio avesse quella medicina.
«Dovrai tenerla sul dente per qualche giorno» gli fece presente Luca.
«Che cosa?!» protestò Pace, mentre Debito lo lasciava nuovamente libero di muovere la mascella «È disgustosa!».
«Forse imparerai a stare attento con i dolci» s'intromise l'albino, sbadigliando ancora «Adesso possiamo tornare a dormire... o vuoi essere consolato per il dolore al dente, Pace?».
La seconda parte della domanda era chiaramente allusiva a qualcosa di particolare, ma nessuno dei suoi compagni era intenzionato a fare cose simili.
«Tornate a dormire» li congedò senza tante cerimonie Luca «... e tu, Pace, non voglio vederti mangiare dolci per un bel po', chiaro?».
La Forza si limitò a farsi slegare i polsi senza proferir parola.
«Chiaro?» ripeté più eloquentemente La Temperanza, al che riuscì a farsi rispondere positivamente con un cenno del capo.
«Lo riporto io in camera sua» si offrì Debito, alzandosi in piedi e prendendolo per mano.
«D'accordo» acconsentì Luca «Allora... buonanotte».
«'Notte...» borbottò Pace, ancora schifato per l'intruglio che doveva tenersi in bocca.
Ed uscì dalla stanza assieme a Debito, ripromettendosi di lavare meglio i denti dopo i pasti e di usare più spesso il filo interdentale.
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