fiamma_drakon: (Bayonetta)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Segreti spinosi
Rating: Verde
Genere: Slice of life
Personaggi: Alice Liddell!Nero, Regina di Cuori!Dante
Wordcount: 1481 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Setting Fantasy / #02 - Cavaliere @ [livejournal.com profile] diecielode
Note: Age difference, Alice Madness Returns!AU, Crossdressing, Shonen-ai
Le rose erano appassite molti anni prima, quando ancora Nero lottava per il controllo della sua mente contro Dante, padrone indiscusso di quella parte del Paese delle Meraviglie; ciononostante, il ragazzo era solito vedere l’uomo bazzicare il giardino spesso, in genere in compagnia di grossi mazzi di rose tra le braccia. La cosa curiosa era che quando vi si inoltrava anche lui, mosso dalla voglia di sapere cosa ci facesse con quei fiori, non riusciva mai a trovarlo. Che la Regina di Cuori avesse - tra le altre sue numerose capacità fuori dell’ordinario - anche quella di scomparire nel nulla...?

A volte passeggiare per il labirinto di rose aiutava Nero a rilassarsi, anche se il panorama che aveva intorno era fortemente compromesso da una degradazione generale che rasentava la trivialità: i viticci di rampicanti che un tempo - rigogliosi di foglie lussureggianti intrecciati a piante di rose rosse - formavano lo scheletro del labirinto, adesso erano rinsecchiti rami contorti simili a mani ossute che si allungavano nel vano tentativo di carpire un tiepido raggio di un sole che appariva da dietro le nubi solo di rado.
Le rose erano appassite molti anni prima, quando ancora Nero lottava per il controllo della sua mente contro Dante, padrone indiscusso di quella parte del Paese delle Meraviglie; ciononostante, il ragazzo era solito vedere l’uomo bazzicare il giardino spesso, in genere in compagnia di grossi mazzi di rose tra le braccia. La cosa curiosa era che quando vi si inoltrava anche lui, mosso dalla voglia di sapere cosa ci facesse con quei fiori, non riusciva mai a trovarlo. Che la Regina di Cuori avesse - tra le altre sue numerose capacità fuori dell’ordinario - anche quella di scomparire nel nulla...?
Quel giorno, però, Nero non era uscito in cerca del padrone del castello, bensì soltanto con l’obiettivo di fare una passeggiata e non pensare alla strana atmosfera che si respirava nel castello. Sembrava che tutti quanti - guardie comprese - stessero tenendo gelosamente un segreto che allo stesso tempo non vedevano l’ora di rivelare. Il giovane talvolta si era trovato ad assistere a qualche rimprovero plateale del corpo di guardia da parte di Dante negli ultimi tempi e notava sempre più spesso come le guardie tendessero a bisbigliare al passaggio della Regina.
«Prima nemmeno si azzardavano a fare un fiato in sua presenza...» rifletté Nero, scavalcando un tralcio sopraelevato sul terreno «Che Dante abbia rinunciato al regime di terrore...?».
Lo trovava strano considerato quanta gente aveva decapitato con gioia recidendone personalmente la giugulare con la sua spada. In genere le guardie si guardavano bene dal fare qualsiasi cosa che potesse in qualche maniera urtare la sua sensibilità.
Se si arrischiavano a vociferare di nascosto significa che stava succedendo qualcosa di veramente strano. La cosa più insopportabile è che non ne facevano parola nemmeno con lui dato il legame profondo che lo legava alla Regina di Cuori: era risaputo persino tra gli ultimi dei servi che avevano una relazione amorosa stabile.
Aveva sempre trovato snervante essere tenuto all’oscuro delle cose ed anche quell’occasione non faceva eccezione - anzi, era una di quelle in cui era particolarmente irritato dall’essere tenuto fuori dalla questione.
Nero spostò un tralcio ramificato e si chinò per passarvi sotto borbottando un: «Qualcuno mi dovrà spiegare cosa sta succedendo», quando udì un grido acuto provenire dal giardino.
Si era così assuefatto al silenzio che il rumore improvviso lo fece sobbalzare; tuttavia riconobbe la voce: era quella di Dante. Non era però abituato a sentirlo gridare. In genere non era lui a farlo, ma gli altri - Nero incluso, ma solo qualche volta a letto mentre facevano l’amore.
Istintivamente il ragazzo iniziò a correre, percorrendo lo stretto corridoio tra le siepi rinsecchite a lunghe falcate, aggirando con agilità gli ostacoli costituiti da rami non potati che avevano esteso il loro dominio anche alla parte adibita a passaggio.
Quando arrivò davanti ad un vicolo cieco fece per voltarsi di scatto e tornare indietro per cambiare strada colto da un improvviso senso di urgenza. Voltandosi, scorse attraverso l’intrigo di rami una figura nera e rossa china sul terreno. Non ci voleva certo un genio per riconoscere l’ampia gonna dell’abito di Dante.
Nero allora si parò dinanzi a tale parete, preferendo abbattere quella piuttosto che perdere altro tempo cercando una via alternativa per arrivare dall'altra parte. Era riuscito a far fuori innumerevoli ostacoli nella sua vita, uno più orripilante e letale dell'altro, per cui un innocente arbusto secco non lo spaventava minimamente.
Divaricò le gambe per acquisire una posizione offensiva stabile mentre nella sua mano sinistra appariva dal nulla il Cavalluccio. Alla diffusa luce della giornata appariva di un bianco ancor più acceso, come se brillasse in mezzo al tetro paesaggio. Gli occhi brillavano di una minacciosa luce bianca.
Il ragazzo caricò portandosi l'arma sulla spalla mancina ed affondando dall'alto verso il basso usando il Cavalluccio come un ariete.
La parete cadde sotto l'impatto violento come fosse stata di cartapesta ed il profilo di Dante apparve interamente pochi metri avanti a lui, accucciato sul terreno vicino ad una siepe morta.
Nero corse verso di lui senza esitazioni, chinandosi al suo fianco.
«Dante...!» esclamò, preoccupato «Che è successo?» chiese.
La Regina di Cuori sollevò gli occhi dal terreno innanzi a sé, dove aveva posato un mazzo di rose rosse.
Sollevò la mano destra e la interpose tra di loro, in modo da renderla l'oggetto delle attenzioni di Nero. Il ragazzo fissò con espressione confusa la mano finché non notò che sul polpastrello del medio c'era una chiazza di pelle arrossata al centro della quale si trovava un minuscolo puntino scuro. Gli ci volle un po' per identificarlo per ciò che era, e cioè l'estremità di una spina.
Così afferrò il dito dell'albino e se lo portò vicino al viso in modo da poter vedere bene dove fosse localizzata la spina, quindi si attivò per rimuoverla: iniziò a massaggiare il polpastrello per spingere in superficie il corpo estraneo, quindi - una volta che ne ebbe fatta uscire una piccola parte - l'afferrò con l'estremità delle unghie per toglierla definitivamente. Fu un'operazione che non richiese più di un paio di minuti e che si concluse con un successo: Nero estrasse la spina tenendola poi sul proprio palmo per osservarla.
«Cavolo, è enorme!» commentò «Come ha fatto a entr...!».
«Che cavaliere!» lo interruppe Dante prontamente, gettandogli entrambe le braccia al collo.
Con la coda dell'occhio il ragazzo scorse in lontananza, nella torre del castello dove si trovavano le stanze della Regina, grossi tentacoli sanguinolenti agitarsi fuori delle finestre come in preda al delirio. Dante era intimamente legato al castello, che costituiva una sorta di "appendice accessoria" del suo corpo; tuttavia, il giovane non credeva che fosse in grado anche di risvegliare a distanza quelle disgustose propaggini viscide. Per sua fortuna potevano muoversi solo all'interno del castello, altrimenti lui sarebbe stato spacciato: riusciva a leggere il desiderio di stritolarlo in quella danza forsennata.
«Ehi, vacci piano: era solo una spina...».
Nero si affrettò a ripristinare le distanze iniziali, non comprendendo il perché di quell'improvviso slancio affettivo. Dante si lasciò allontanare, ma era evidente dal suo sguardo che la cosa gli dispiacque parecchio.
«Che stavi combinando?» indagò poi il più giovane, gettando un'ampia occhiata al terreno intorno a loro, notando per la prima volta degli attrezzi per il giardinaggio.
Dante parve dimenticarsi del broncio messo su per essere stato bruscamente allontanato. La sua espressione si fece tenera e allo stesso tempo entusiasta mentre spiegava: «Che domande, volevo piantare delle rose. Solo che non ho idea di come fare...».
Improvvisamente a Nero apparve tutto più chiaro.
«È per questo che ultimamente venivi qui spesso con dei mazzi di rose?» domandò.
L'uomo annuì, raccogliendo i fiori che si erano sparsi sul terreno.
«Ma i fiori da vaso sono stati tagliati, non possono essere ripiantati» obiettò il minore.
«Ho chiesto al giardiniere, ha detto che è possibile» lo contraddisse prontamente la Regina con un atteggiamento di sufficienza che urtò parecchio il suo interlocutore.
«E allora perché non l'hai lasciato fare a lui?! Tu non sei capace!» replicò indignato quest'ultimo.
Dante scosse la testa per allontanare un ciuffo molesto dagli occhi.
«Ma che domande fai? Non mi fido a lasciare i miei bouquet nelle mani di quei bifolchi» esclamò con tono ovvio, come se reputasse la domanda postagli da Nero assolutamente insensata.
Quest'ultimo gli scoccò un'occhiata infastidita, però non obiettò. Semplicemente, si protese a prendere la paletta abbandonata poco distante e si sistemò meglio accanto a Dante.
Allo sguardo incuriosito che gli venne rivolto dalla Regina di Cuori lui rispose soltanto: «Ho piantato più piante io da bambino della tua intera schiera di giardinieri».
Di lui si fidava abbastanza da lasciarlo addirittura girovagare per il labirinto da solo. Di certo gli avrebbe anche fatto piantare qualche rosa. In questo modo avrebbe evitato stupidi incidenti come quello di poco prima.
«Avevi già attitudini femminili al tempo?» lo prese in giro Dante.
«Da che pulpito viene la predica...» bofonchiò Nero offeso e non senza arrossire un po'.
Il commento venne udito fin troppo bene dal diretto interessato, il quale gli affibbiò una stranamente leggera gomitata nelle coste. Data la scarsa energia del gesto il ragazzo lo reputò un'azione scherzosa e non rispose ad essa con niente più che un: «È stata mia madre ad insegnarmi a prendermi cura delle piante. Non gliel'ho chiesto io!».
«Certo...» replicò Dante con un sorrisetto beffardo sulle labbra. Era palese che non credesse affatto a quello che gli aveva appena detto.
«Guarda che è vero» insistette il minore, piccato.
«Okay...» gli concesse senza la minima convinzione l'altro, accostandosi a lui con una spalla «Allora, vuoi darmi una mano, provetto giardiniere...?» aggiunse.
Nero sospirò, realizzando di essersi appena infilato in una situazione da cui difficilmente sarebbe riuscito ad uscire.

Info ♥

Benvenuti nel mio journal personale, dove posto tutte le mie fiffi!
Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

I personaggi di cui scrivo non appartengono a me ma sono dei rispettivi proprietari - salvo gli originali, che sono di mia esclusiva proprietà.

Tags