Rughe d'espressione
Dec. 14th, 2013 07:20 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Rughe d'espressione
Rating: Arancione
Genere: Slice of life
Personaggi: Credo, Dante
Wordcount: 1816 (
fiumidiparole)
Prompt: 237. Sensibilità spezzata @
500themes_ita
Note: What if, Yaoi
«Sei sexy così, sai?» commentò Dante da dietro la scrivania oltre la quale era seduto completamente nudo con le gambe divaricate ed il pene ancora parzialmente irrigidito che svettava sul suo corpo statuario.
Credo si avvicinò alla scrivania stando attento a tenersi a distanza di sicurezza, onde evitare di essere aggredito e costretto a fare l'amore ancora una volta: era esausto, non ce l'avrebbe mai fatta a reggere un altro round.
«Tu invece sei semplicemente volgare» rispose il castano in tono rigido.
Credo uscì dalla doccia con i capelli castani umidi e pettinati all'indietro con cura, tutti i possibili ciuffi che potevano intralciargli la vista tenuti ben lontani dal viso e soprattutto dagli occhi. Il pizzetto era stranamente spettinato rispetto al solito perché aveva lavato pure quello ma non aveva perso tempo a pettinarlo di nuovo.
Attorno ai fianchi aveva avvolto un asciugamano rosso acceso ed il torace pallido e solido mostrava i segni arrossati dei morsi che il suo partner aveva lasciato attorno ai capezzoli nell'ultima ora, mentre facevano sesso.
«Sei sexy così, sai?» commentò Dante da dietro la scrivania oltre la quale era seduto completamente nudo con le gambe divaricate ed il pene ancora parzialmente irrigidito che svettava sul suo corpo statuario.
Credo si avvicinò alla scrivania stando attento a tenersi a distanza di sicurezza, onde evitare di essere aggredito e costretto a fare l'amore ancora una volta: era esausto, non ce l'avrebbe mai fatta a reggere un altro round.
«Tu invece sei semplicemente volgare» rispose il castano in tono rigido.
«Sei così cattivo, io ti ho fatto un complimento» ribatté l'albino, mettendo su quello che aveva tutta l'aria di essere un broncio infantile «Poi fino a poco fa ti piaceva che stessi a gambe aperte» soggiunse, inarcando eloquentemente un sopracciglio in un'espressione che voleva ad ogni costo essere sexy.
L'altro scosse la testa, le guance che stavano acquisendo un discreto colorito porpora mentre il suo cervello gli ripresentava ciò che avevano fatto in quell'ufficio fino a poco prima. Era stato uno dei rapporti più appassionati e violenti e prolungati che avessero avuto negli ultimi tempi e si erano divertiti parecchio entrambi.
«Ho fame. Hai qualcosa in cucina?» se ne uscì all'improvviso Credo, in un disperato tentativo di deviare totalmente l'argomento della conversazione dal tema “sesso”. Non che non fosse in grado di sostenere una discussione in proposito, ma semplicemente perché la schiettezza dell'albino su determinati punti gli dava ancora un po' fastidio nonostante avesse fatto notevoli progressi da quando era ancora vergine e si scandalizzava al solo sentire la parola “sesso”.
Lo stomaco di Dante si fece sentire chiaro e forte, come in risposta all'affermazione del castano.
Credo si produsse in un risolino che non fu né visto né sentito dall'altro, troppo occupato a massaggiarsi stancamente il ventre sospirando: «Per la verità avrei fame anch'io...».
«Allora?» lo esortò a rispondergli Credo con sollecitudine. Nel frattempo si era accostato al divano su cui giacevano i suoi vestiti e quelli del compagno ed aveva iniziato a rivestirsi velocemente: umido com'era, stava cominciando ad avere freddo stando mezzo nudo.
«Dovrebbe essere rimasto qualcosa oltre agli avanzi di pizza di ieri sera...» disse il padrone di casa con una nota riflessiva nella voce, chiudendo gli occhi come per dormire «Prepari qualcosa anche per me, vero?» aggiunse poi mentre l'altro gli passava accanto agganciandosi i bottoni laterali della casacca bianca dell'Ordine.
Credo si era in un certo senso abituato a certe richieste da parte del cacciatore di demoni, che lo sfruttava per via delle sue ottime capacità come cuoco. Aveva fatto molta pratica in cucina assieme a Kyrie; per di più aveva una naturale predisposizione, come Dante aveva avuto modo di constatare vedendo l'estro creativo dei suoi piatti.
«E cosa vorresti?» domandò il castano, inarcando un sopracciglio con fare interrogativo e perplesso insieme «Pizza?» propose poi in tono ovvio con una punta di sarcasmo.
Dante ci ragionò sopra un po' fingendosi indeciso; poi disse: «No, fai qualche altra cosa».
«D'accordo...» gliela diede vinta l'altro.
Così dicendo se ne andò in cucina a preparare, lasciando Dante da solo. Quest'ultimo si alzò dalla sedia e si ritirò in bagno con l'intenzione di darsi una lavata per togliersi di dosso il sudore ed i residui di sperma.
Non appena ebbe varcata la soglia del bagno il suo olfatto finissimo colse chiaro e forte l'odore tipico del suo compagno mischiato a quello del bagnoschiuma che, a giudicare dall'intensità dell'aroma, aveva utilizzato in abbondanza.
Quell'odore risvegliava in lui la voglia del corpo di Credo che pensava di aver placato almeno per diverse ore. Il contatto con il suo corpo e le sue labbra venne rievocato ai suoi sensi con ricchezza di particolari in un attimo. Subito avvertì il suo corpo ribollire di desiderio ed il suo pene tornare parzialmente duro. Si leccò le labbra come per pregustare qualcosa di prelibato, sfiorandosi l'estremità dell'organo riproduttore.
Si infilò nel box doccia prima di commettere qualche stupidaggine come andare a farsi Credo sbattendolo contro il lavello e girò il rubinetto dell'acqua. Il getto lo investì in pieno, tanto caldo da risultare addirittura bollente.
«Credo aveva intenzione di ustionarsi?» si chiese tra sé e sé l'albino, affrettandosi a girare la manopola per regolare la temperatura prima che il vapore bollente lo consumasse. Ovviamente mise l'acqua fredda, in modo da calmare i suoi spiriti selvaggi; quindi si insaponò per bene con il bagnoschiuma.
Il suo stomaco brontolò un'altra volta e lui lo ignorò semplicemente, troppo impegnato a pensare a Credo che si dava da fare in cucina. Immaginarselo mentre armeggiava attorno ai fornelli glielo faceva risultare attraente in una maniera diversa dal solito, molto più dolce ed innocente, anche se il pensiero di lui nudo ricoperto di crema al cioccolato lo assillava continuamente. Per fortuna che l'acqua fredda su di lui funzionava da ottimo deterrente per i suoi istinti sessuali.
Si concesse una doccia relativamente lunga, così da cercare di rilassarsi il più possibile e lasciare al suo partner il tempo per cucinare senza avere la possibilità di andare a disturbarlo. Se l'avesse fatto molto probabilmente avrebbe ritardato di parecchio il pranzo e lui stava letteralmente morendo di fame. Il suo stomaco aveva iniziato a lamentarsi quasi con continuità e anche a dolergli un po'. Sentiva chiaramente di avere un vuoto nella pancia e la cosa lo infastidiva alquanto.
Quando uscì dalla doccia si mise l'accappatoio blu appeso fuori - l'asciugamano rosso che era il suo preferito l'aveva usato Credo - legandolo lento in vita ed asciugandosi un po' i capelli con una manica, quindi uscì dalla stanza e se ne ritornò nell'ufficio, dove si mise seduto di nuovo dietro alla scrivania.
Lì si sdraiò nella sua posizione preferita, intrecciandosi le mani sul ventre e cercando di sopprimere i rumori del suo stomaco, pur con scarsi risultati dato che dalla stanza adiacente sentì venire un: «Ho capito che hai fame, eh...!».
«Mica lo faccio di proposito» replicò in tono lamentoso l'albino.
Trascorse quella che al padrone di casa parve un'eternità prima che udisse i passi del compagno che si avvicinavano a lui.
«Finalmente, Credo! Ho una fame da lupi!» esclamò raddrizzandosi sulla sedia senza minimamente considerare il fatto che addosso aveva solo un accappatoio con la cintura legata lente - infatti non appena si mosse l'indumento si aprì a rivelare una cospicua parte di torace.
Si volse a guardare la soglia della cucina, sulla quale il castano era appena comparso con l'aria del cameriere, impettito e con sguardo serio, il portamento fiero e due piatti, uno per mano.
Si avvicinò alla scrivania e vi posò sopra una delle stoviglie, prima di allontanarsi per andare a sedersi sul divano e posarsi il suo piatto sopra le cosce.
Dante guardò il proprio piatto e storse le labbra in una smorfia di disapprovazione.
«Be', che roba è questa?» fece, alzando uno sguardo interrogativo ed inquisitorio insieme sul compare, che invece aveva già cominciato a mangiare con gusto.
«Insalata e pollo, perché?» replicò tagliente Credo «È quello che ho trovato in frigorifero...».
Dall'espressione sembrava contrariato dalla protesta mossagli dal partner.
«Io non posso certo fare i miracoli se qualcuno non ha voglia di fare la spesa» aggiunse in tono inquisitorio.
Dante infilzò una foglia verde ed una rotellina di carota, agitando poi la forchetta in aria.
«Ma io mica sono un coniglio!» continuò a perorare la sua causa l'uomo.
«Davvero? Dalla voglia di fare sesso non l'avrei detto» ribatté causticamente l'altro, portandosi alla bocca una forchettata di lattuga.
Dante inarcò sorpreso le sopracciglia, meravigliato dal fatto che fosse riuscito senza imbarazzo a fare un commento sarcastico a tema sessuale. Tuttavia, non poteva rimanersene con la bocca chiusa, non era nella sua natura.
«Ma io non ti dico mica niente a riguardo di quelle rughe che ti sono venute in fronte a furia di guardare truce tutti» rispose toccandosi con indice e medio lo spazio tra le sopracciglia, un sorrisetto divertito ad increspargli gli angoli della bocca.
Credo aprì e chiuse un paio di volte la bocca senza riuscire ad articolare alcun suono intelligibile, apparentemente sconvolto dalla rivelazione.
Dante fu contento di essere riuscito a suscitare una qualche reazione nell'altro. Essere ignorato lo infastidiva.
Quest'ultimo si portò l'indice della mancina sulla fronte per cercare di capire se quel che gli era stato appena detto era vero o meno.
«Seriamente, dovresti essere un po' meno serio, almeno ogni tanto» insistette Dante, girando il coltello nella piaga per vedere che tipo di reazione avrebbe avuto il suo partner.
Credo lo guardò di sbieco, irritato per il commento. Anche se lo nascondeva - o provava a farlo - era molto suscettibile. La sua espressione non fece altro che attizzare ulteriormente l'albino.
«Ecco, è proprio quella l'espressione che dovresti evitare!» disse, indicandolo come se stesse giocando a “indovina chi”.
«Ho capito, non importa continuare!» sbottò indignato Credo, le guance che stavano riacquisendo colore.
«Tanto non smetterai di fare quell'espressione e le rughe si approfondiranno. Sai che sembri più vecchio della tua età?».
Si stava divertendo a sue spese e a Credo non stava piacendo per niente. La cosa più frustrante, però, era che non aveva nessun valido argomento per ribattere.
Lui non trovava niente di particolare nell'aspetto dell'albino, che - a dispetto di quel che poteva sembrare dall'atteggiamento - sembrava tenere in modo particolare alla cura del suo aspetto. A ciò si aggiungeva il suo disinteresse totale o quasi per le opinioni che gli altri avevano di lui.
In sostanza, era praticamente invulnerabile.
«Lo sai vero, che fare l'amore rilassa? Dovremmo farlo più spesso...» continuò imperterrito, al che il castano posò da parte il piatto e si alzò in piedi.
Fu questione di un attimo e dalla forma umana passò a quella angelo-demoniaca, le ali bianche dispiegate e gli occhi brillanti iniettati d'odio.
Dante si rilassò contro lo schienale, stirando le labbra in un sogghigno di aperta sfida.
«Che vuoi fare, picchiarmi? Tremo di paura» lo provocò apertamente l'albino.
Credo gli balzò addosso protendendo le dita munite d'artigli in avanti, mirando alla gola dell'uomo.
Era un mezzo demone, non sarebbe certamente morto dissanguato per qualche graffietto sulla giugulare.
Dante rimase immobile ad aspettare che il castano si avvicinasse, poi si trasformò a sua volta, aprendo le braccia.
Credo finì per essere ghermito da quelle braccia forti e stretto in una morsa da cui non riuscì ad evadere.
«Ohoh, come siamo focosi...» gli sussurrò Dante con voce più profonda, quasi cavernosa.
«Lasciami andare...!» disse Credo, cercando di svincolarsi. Ci riuscì affibbiando una gomitata nelle costole dell'albino, ma la libertà durò poco, perché Dante si alzò e lo atterrò con tutto il peso del corpo sulla scrivania.
«Adesso ti calmo io» minacciò con voce suadente «Così togliamo queste brutte rughe» continuò.
«Sei un pervertito» ringhiò Credo.
«No, mi piace solo divertirmi» rispose Dante con semplicità, iniziando a strusciarsi contro il suo fondoschiena con ardore.
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Genere: Slice of life
Personaggi: Credo, Dante
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Prompt: 237. Sensibilità spezzata @
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Note: What if, Yaoi
«Sei sexy così, sai?» commentò Dante da dietro la scrivania oltre la quale era seduto completamente nudo con le gambe divaricate ed il pene ancora parzialmente irrigidito che svettava sul suo corpo statuario.
Credo si avvicinò alla scrivania stando attento a tenersi a distanza di sicurezza, onde evitare di essere aggredito e costretto a fare l'amore ancora una volta: era esausto, non ce l'avrebbe mai fatta a reggere un altro round.
«Tu invece sei semplicemente volgare» rispose il castano in tono rigido.
Credo uscì dalla doccia con i capelli castani umidi e pettinati all'indietro con cura, tutti i possibili ciuffi che potevano intralciargli la vista tenuti ben lontani dal viso e soprattutto dagli occhi. Il pizzetto era stranamente spettinato rispetto al solito perché aveva lavato pure quello ma non aveva perso tempo a pettinarlo di nuovo.
Attorno ai fianchi aveva avvolto un asciugamano rosso acceso ed il torace pallido e solido mostrava i segni arrossati dei morsi che il suo partner aveva lasciato attorno ai capezzoli nell'ultima ora, mentre facevano sesso.
«Sei sexy così, sai?» commentò Dante da dietro la scrivania oltre la quale era seduto completamente nudo con le gambe divaricate ed il pene ancora parzialmente irrigidito che svettava sul suo corpo statuario.
Credo si avvicinò alla scrivania stando attento a tenersi a distanza di sicurezza, onde evitare di essere aggredito e costretto a fare l'amore ancora una volta: era esausto, non ce l'avrebbe mai fatta a reggere un altro round.
«Tu invece sei semplicemente volgare» rispose il castano in tono rigido.
«Sei così cattivo, io ti ho fatto un complimento» ribatté l'albino, mettendo su quello che aveva tutta l'aria di essere un broncio infantile «Poi fino a poco fa ti piaceva che stessi a gambe aperte» soggiunse, inarcando eloquentemente un sopracciglio in un'espressione che voleva ad ogni costo essere sexy.
L'altro scosse la testa, le guance che stavano acquisendo un discreto colorito porpora mentre il suo cervello gli ripresentava ciò che avevano fatto in quell'ufficio fino a poco prima. Era stato uno dei rapporti più appassionati e violenti e prolungati che avessero avuto negli ultimi tempi e si erano divertiti parecchio entrambi.
«Ho fame. Hai qualcosa in cucina?» se ne uscì all'improvviso Credo, in un disperato tentativo di deviare totalmente l'argomento della conversazione dal tema “sesso”. Non che non fosse in grado di sostenere una discussione in proposito, ma semplicemente perché la schiettezza dell'albino su determinati punti gli dava ancora un po' fastidio nonostante avesse fatto notevoli progressi da quando era ancora vergine e si scandalizzava al solo sentire la parola “sesso”.
Lo stomaco di Dante si fece sentire chiaro e forte, come in risposta all'affermazione del castano.
Credo si produsse in un risolino che non fu né visto né sentito dall'altro, troppo occupato a massaggiarsi stancamente il ventre sospirando: «Per la verità avrei fame anch'io...».
«Allora?» lo esortò a rispondergli Credo con sollecitudine. Nel frattempo si era accostato al divano su cui giacevano i suoi vestiti e quelli del compagno ed aveva iniziato a rivestirsi velocemente: umido com'era, stava cominciando ad avere freddo stando mezzo nudo.
«Dovrebbe essere rimasto qualcosa oltre agli avanzi di pizza di ieri sera...» disse il padrone di casa con una nota riflessiva nella voce, chiudendo gli occhi come per dormire «Prepari qualcosa anche per me, vero?» aggiunse poi mentre l'altro gli passava accanto agganciandosi i bottoni laterali della casacca bianca dell'Ordine.
Credo si era in un certo senso abituato a certe richieste da parte del cacciatore di demoni, che lo sfruttava per via delle sue ottime capacità come cuoco. Aveva fatto molta pratica in cucina assieme a Kyrie; per di più aveva una naturale predisposizione, come Dante aveva avuto modo di constatare vedendo l'estro creativo dei suoi piatti.
«E cosa vorresti?» domandò il castano, inarcando un sopracciglio con fare interrogativo e perplesso insieme «Pizza?» propose poi in tono ovvio con una punta di sarcasmo.
Dante ci ragionò sopra un po' fingendosi indeciso; poi disse: «No, fai qualche altra cosa».
«D'accordo...» gliela diede vinta l'altro.
Così dicendo se ne andò in cucina a preparare, lasciando Dante da solo. Quest'ultimo si alzò dalla sedia e si ritirò in bagno con l'intenzione di darsi una lavata per togliersi di dosso il sudore ed i residui di sperma.
Non appena ebbe varcata la soglia del bagno il suo olfatto finissimo colse chiaro e forte l'odore tipico del suo compagno mischiato a quello del bagnoschiuma che, a giudicare dall'intensità dell'aroma, aveva utilizzato in abbondanza.
Quell'odore risvegliava in lui la voglia del corpo di Credo che pensava di aver placato almeno per diverse ore. Il contatto con il suo corpo e le sue labbra venne rievocato ai suoi sensi con ricchezza di particolari in un attimo. Subito avvertì il suo corpo ribollire di desiderio ed il suo pene tornare parzialmente duro. Si leccò le labbra come per pregustare qualcosa di prelibato, sfiorandosi l'estremità dell'organo riproduttore.
Si infilò nel box doccia prima di commettere qualche stupidaggine come andare a farsi Credo sbattendolo contro il lavello e girò il rubinetto dell'acqua. Il getto lo investì in pieno, tanto caldo da risultare addirittura bollente.
«Credo aveva intenzione di ustionarsi?» si chiese tra sé e sé l'albino, affrettandosi a girare la manopola per regolare la temperatura prima che il vapore bollente lo consumasse. Ovviamente mise l'acqua fredda, in modo da calmare i suoi spiriti selvaggi; quindi si insaponò per bene con il bagnoschiuma.
Il suo stomaco brontolò un'altra volta e lui lo ignorò semplicemente, troppo impegnato a pensare a Credo che si dava da fare in cucina. Immaginarselo mentre armeggiava attorno ai fornelli glielo faceva risultare attraente in una maniera diversa dal solito, molto più dolce ed innocente, anche se il pensiero di lui nudo ricoperto di crema al cioccolato lo assillava continuamente. Per fortuna che l'acqua fredda su di lui funzionava da ottimo deterrente per i suoi istinti sessuali.
Si concesse una doccia relativamente lunga, così da cercare di rilassarsi il più possibile e lasciare al suo partner il tempo per cucinare senza avere la possibilità di andare a disturbarlo. Se l'avesse fatto molto probabilmente avrebbe ritardato di parecchio il pranzo e lui stava letteralmente morendo di fame. Il suo stomaco aveva iniziato a lamentarsi quasi con continuità e anche a dolergli un po'. Sentiva chiaramente di avere un vuoto nella pancia e la cosa lo infastidiva alquanto.
Quando uscì dalla doccia si mise l'accappatoio blu appeso fuori - l'asciugamano rosso che era il suo preferito l'aveva usato Credo - legandolo lento in vita ed asciugandosi un po' i capelli con una manica, quindi uscì dalla stanza e se ne ritornò nell'ufficio, dove si mise seduto di nuovo dietro alla scrivania.
Lì si sdraiò nella sua posizione preferita, intrecciandosi le mani sul ventre e cercando di sopprimere i rumori del suo stomaco, pur con scarsi risultati dato che dalla stanza adiacente sentì venire un: «Ho capito che hai fame, eh...!».
«Mica lo faccio di proposito» replicò in tono lamentoso l'albino.
Trascorse quella che al padrone di casa parve un'eternità prima che udisse i passi del compagno che si avvicinavano a lui.
«Finalmente, Credo! Ho una fame da lupi!» esclamò raddrizzandosi sulla sedia senza minimamente considerare il fatto che addosso aveva solo un accappatoio con la cintura legata lente - infatti non appena si mosse l'indumento si aprì a rivelare una cospicua parte di torace.
Si volse a guardare la soglia della cucina, sulla quale il castano era appena comparso con l'aria del cameriere, impettito e con sguardo serio, il portamento fiero e due piatti, uno per mano.
Si avvicinò alla scrivania e vi posò sopra una delle stoviglie, prima di allontanarsi per andare a sedersi sul divano e posarsi il suo piatto sopra le cosce.
Dante guardò il proprio piatto e storse le labbra in una smorfia di disapprovazione.
«Be', che roba è questa?» fece, alzando uno sguardo interrogativo ed inquisitorio insieme sul compare, che invece aveva già cominciato a mangiare con gusto.
«Insalata e pollo, perché?» replicò tagliente Credo «È quello che ho trovato in frigorifero...».
Dall'espressione sembrava contrariato dalla protesta mossagli dal partner.
«Io non posso certo fare i miracoli se qualcuno non ha voglia di fare la spesa» aggiunse in tono inquisitorio.
Dante infilzò una foglia verde ed una rotellina di carota, agitando poi la forchetta in aria.
«Ma io mica sono un coniglio!» continuò a perorare la sua causa l'uomo.
«Davvero? Dalla voglia di fare sesso non l'avrei detto» ribatté causticamente l'altro, portandosi alla bocca una forchettata di lattuga.
Dante inarcò sorpreso le sopracciglia, meravigliato dal fatto che fosse riuscito senza imbarazzo a fare un commento sarcastico a tema sessuale. Tuttavia, non poteva rimanersene con la bocca chiusa, non era nella sua natura.
«Ma io non ti dico mica niente a riguardo di quelle rughe che ti sono venute in fronte a furia di guardare truce tutti» rispose toccandosi con indice e medio lo spazio tra le sopracciglia, un sorrisetto divertito ad increspargli gli angoli della bocca.
Credo aprì e chiuse un paio di volte la bocca senza riuscire ad articolare alcun suono intelligibile, apparentemente sconvolto dalla rivelazione.
Dante fu contento di essere riuscito a suscitare una qualche reazione nell'altro. Essere ignorato lo infastidiva.
Quest'ultimo si portò l'indice della mancina sulla fronte per cercare di capire se quel che gli era stato appena detto era vero o meno.
«Seriamente, dovresti essere un po' meno serio, almeno ogni tanto» insistette Dante, girando il coltello nella piaga per vedere che tipo di reazione avrebbe avuto il suo partner.
Credo lo guardò di sbieco, irritato per il commento. Anche se lo nascondeva - o provava a farlo - era molto suscettibile. La sua espressione non fece altro che attizzare ulteriormente l'albino.
«Ecco, è proprio quella l'espressione che dovresti evitare!» disse, indicandolo come se stesse giocando a “indovina chi”.
«Ho capito, non importa continuare!» sbottò indignato Credo, le guance che stavano riacquisendo colore.
«Tanto non smetterai di fare quell'espressione e le rughe si approfondiranno. Sai che sembri più vecchio della tua età?».
Si stava divertendo a sue spese e a Credo non stava piacendo per niente. La cosa più frustrante, però, era che non aveva nessun valido argomento per ribattere.
Lui non trovava niente di particolare nell'aspetto dell'albino, che - a dispetto di quel che poteva sembrare dall'atteggiamento - sembrava tenere in modo particolare alla cura del suo aspetto. A ciò si aggiungeva il suo disinteresse totale o quasi per le opinioni che gli altri avevano di lui.
In sostanza, era praticamente invulnerabile.
«Lo sai vero, che fare l'amore rilassa? Dovremmo farlo più spesso...» continuò imperterrito, al che il castano posò da parte il piatto e si alzò in piedi.
Fu questione di un attimo e dalla forma umana passò a quella angelo-demoniaca, le ali bianche dispiegate e gli occhi brillanti iniettati d'odio.
Dante si rilassò contro lo schienale, stirando le labbra in un sogghigno di aperta sfida.
«Che vuoi fare, picchiarmi? Tremo di paura» lo provocò apertamente l'albino.
Credo gli balzò addosso protendendo le dita munite d'artigli in avanti, mirando alla gola dell'uomo.
Era un mezzo demone, non sarebbe certamente morto dissanguato per qualche graffietto sulla giugulare.
Dante rimase immobile ad aspettare che il castano si avvicinasse, poi si trasformò a sua volta, aprendo le braccia.
Credo finì per essere ghermito da quelle braccia forti e stretto in una morsa da cui non riuscì ad evadere.
«Ohoh, come siamo focosi...» gli sussurrò Dante con voce più profonda, quasi cavernosa.
«Lasciami andare...!» disse Credo, cercando di svincolarsi. Ci riuscì affibbiando una gomitata nelle costole dell'albino, ma la libertà durò poco, perché Dante si alzò e lo atterrò con tutto il peso del corpo sulla scrivania.
«Adesso ti calmo io» minacciò con voce suadente «Così togliamo queste brutte rughe» continuò.
«Sei un pervertito» ringhiò Credo.
«No, mi piace solo divertirmi» rispose Dante con semplicità, iniziando a strusciarsi contro il suo fondoschiena con ardore.