fiamma_drakon: (Dante)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Possessività estrema
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Kyrie, Nero
Wordcount: 1584 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Nei bagni dell'università (Università!AU) per il p0rn fest #7 @ [livejournal.com profile] fanfic_italia + I Didn't Just Kiss Her - Jen Foster per la terza settimana del COW-T 4 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Age difference, Het one-sided, Lemon, Università!AU, Yaoi
Afferrando saldamente la sua borsa ormai fatta, uscì come un toro inferocito e raggiunse Nero in corridoio.
«Ragazzo» disse, sbarrandogli la strada. L'avrebbe anche afferrato per una spalla se solo non ci fossero stati così tanti ragazzi nei paraggi.
Com'era prevedibile, molti dei casuali spettatori si voltarono a guardarli e Dante dovette sfoderare tutto il suo autocontrollo per non dirgli esattamente come stavano le cose.
«Devo parlarti a proposito del tuo esame» mentì in maniera decisamente credibile, cogliendo alla sprovvista Nero.


Nero non vedeva l'ora che terminassero le lezioni della mattina per andare a mangiare qualcosa in mensa: quella mattina si era svegliato tardi perché non aveva sentito la sveglia del cellulare e - per non perdere il treno - aveva rinunciato a fare colazione. Aveva una fame da lupi e durante la mattinata non aveva avuto neanche un'ora libera per andare a mangiare qualcosa al bar del polo universitario; per cui il suo stomaco aveva avuto di che ridire per tutto il tempo, con suo gran disappunto. 
Dante, il suo professore preferito - anche se chiamarlo così era un tantino errato dati i trascorsi dell'ultimo mese - era stato il docente che aveva avuto "l'onore" di intrattenerlo con la sua lezione nelle ultime due ore prima della pausa pranzo e Nero aveva faticato non poco per cercare di non far udire ai suoi compagni di corso il brontolio sordo del suo stomaco. Per farlo aveva persino dovuto fingere diversi attacchi di tosse anche se era sano come un pesce. 
Spesso Dante aveva guardato nella sua direzione mentre parlava ed il ragazzo aveva fatto di tutto per mantenere un'espressione seria che non lasciasse trapelare niente di quel che provava ogni volta che vedeva quell'uomo. Si sarebbe dovuto trattenere un po' per ripetergli per l'ennesima volta - aveva perso il conto ormai di quante volte gliel'avesse detto - che avrebbe dovuto smetterla di fissarlo durante tutte le sue lezioni, perché prima o poi qualcuno se ne sarebbe di certo accorto. Se i suoi compagni si fossero sbrigati ad andarsene, forse avrebbe potuto farlo anche allora. 
Quando Dante terminò la lezione congedandoli tutti ed invitandoli a riguardare gli appunti in vista della lezione successiva - insegnava letteratura inglese, però aveva fama di essere esigente a lezione quasi come un insegnante della scuola superiore - tutti si alzarono come in obbedienza ad un tacito comando e si ammucchiarono sulla porta spintonando per andarsene. 
Nero rimase al suo posto a riporre le sue cose nella borsa, ignorando il resto, pure il suo professore che lo osservava con un sorrisetto soddisfatto mentre spegneva il suo computer portatile e metteva via la sua roba. 
Nero stava scendendo dal suo posto lungo i gradini che correvano lungo la parete laterale dell'aula, guardando il pavimento sotto i suoi piedi mentre pensava a cosa avrebbe potuto esserci di buono a mensa quella volta, quando all'improvviso vide comparire all'interno della sua visuale un paio di piccoli piedi che calzavano un paio di scarpe da ginnastica bianche e rosa. 
«Scusami... Nero, giusto?». 
La voce di una ragazza che aveva già sentito lo indusse a sollevare lo sguardo fino ad intercettarne il viso gentile dalla carnagione chiara circondato da ciocche di capelli castani. 
Si bloccò d'istinto per non finirle addosso ed un nome subito si fece largo nella sua mente prima di sbocciare sulle sue labbra: «Kyrie?». 
La ragazza arrossì, evidentemente lieta che ricordasse il suo nome. Sembrava impacciata ed in forte imbarazzo e Nero ne intuì subito il motivo: qualche suo amico gli aveva fatto notare che spesso quella ragazza lo guardava durante le lezioni, addirittura troppo per essere solo una coincidenza. Erano del parere che avesse fatto colpo su di lei e più di una volta gli avevano consigliato di farsi avanti ed invitarla ad uscire, ma lui aveva puntualmente rifiutato adducendo scuse su scuse, badando bene a non far loro intuire che in realtà lui era della cosiddetta "altra sponda". 
«Prima ho... sentito il tuo stomaco brontolare...» rivelò con le guance rosse come pomodori. 
Nero si irrigidì, improvvisamente a disagio come lei. 
«Ah» disse, senza nessun tono particolare. 
Kyrie gli porse una scatola di plastica azzurra decorata in un angolo con una grossa margherita, in uno squisito gusto femminile.  
Nero prese tra le mani l'oggetto prima ancora di realizzare che si trattava di una scatola per il pranzo. Fece per restituirgliela e dire qualcosa ma Kyrie lo precedette: «Ho preparato del pranzo in più, quindi... puoi tenerlo tu!». 
«Oh, ehm... grazie» disse lui, senza sapere che altro dire «Tu mangi qui?» chiese di getto. 
Kyrie annuì. 
«Nel giardino, visto che è una bella giornata» disse «Se vuoi puoi... venire con me» aggiunse, abbozzando un sorriso timido. 
«D'accordo, ti... raggiungo tra poco» le rispose Nero, cercando di sembrare gentile. Aveva optato per il rimanere insieme a lei a mangiare per farle piacere, visto che gli aveva anche gentilmente offerto il pranzo. 
Il volto della ragazza si illuminò all'improvviso di una strana gioia che lui non aveva mai visto in viso a nessuno. Di getto mise le braccia attorno al collo del compagno e gli posò un bacio sulla guancia. 
L'albino sgranò gli occhi azzurri ed avvertì del calore invadergli le guance mentre Kyrie si ritraeva imbarazzatissima e si congedava brevemente. Era evidente che si era fatta prendere un po' troppo dall'entusiasmo. 
Nero rimase fermo dov'era per alcuni secondi, poi si avviò verso la porta dell'aula dimenticandosi del suo proposito di fare una chiacchierata con il suo professore nei riguardi di cosa era e cosa non era tollerato che facesse. Dante però era ancora là dentro - anche se al momento era ignorato - e per di più aveva assistito all'intera scena. 
Afferrando saldamente la sua borsa ormai fatta, uscì come un toro inferocito e raggiunse Nero in corridoio. 
«Ragazzo» disse, sbarrandogli la strada. L'avrebbe anche afferrato per una spalla se solo non ci fossero stati così tanti ragazzi nei paraggi. 
Com'era prevedibile, molti dei casuali spettatori si voltarono a guardarli e Dante dovette sfoderare tutto il suo autocontrollo per non dirgli esattamente come stavano le cose. 
«Devo parlarti a proposito del tuo esame» mentì in maniera decisamente credibile, cogliendo alla sprovvista Nero. 
«Devo andare» disse quest'ultimo, ma il professore continuò a sbarrargli la strada. 
La fiumana di persone era finita, quindi Dante decise di approfittarne per afferrare il più giovane e trascinarlo nel bagno degli uomini, che per loro fortuna era vuoto. 
«Che ti è preso?!» sbottò lo studente, irritato da quell'improvvisa aggressione. 
«Hai baciato quella ragazzina!» l'accusò il professore, visibilmente arrabbiato. 
Nero sgranò gli occhi, colto di sorpresa dall'affermazione. 
«Non l'ho baciata! È lei che mi ha baciato!» si difese indignato «E neanche in bocca!». 
Dante non gli diede affatto ascolto. Gli mise una mano tra le gambe, afferrandogli il leggero rigonfiamento che indicava la presenza dei genitali e strinse. 
«Tu sei solo mio, ragazzo. Non puoi farti toccare dalla prima ragazzina che passa». 
Nero venne afferrato e trascinato dentro un cubicolo, dove venne addossato contro una parete mentre il suo professore chiudeva l'anta e si slacciava i pantaloni. 
«Che vuoi fare qui dentro?» domandò, temendo che avesse da fare qualcosa di inerente al luogo. 
Il docente si voltò verso di lui roteando gli occhi al soffitto e addossandosi contro il minore intimandogli un: «Smettila di chiedere una buona volta». 
Gli tolse di mano tutto ciò che aveva addosso, lo schiacciò contro la parete con il suo grosso torace e lo baciò con fervore, leccando tutto ciò che riusciva a raggiungere all'interno della sua cavità orale. 
Nero all'inizio cercò di toglierselo di dosso afferrandolo per la camicia e tirandola oppure tentando di infilare le mani tra i loro corpi ed allontanarlo, ma dopo qualche minuto di strenua resistenza si arrese al piacere che provava con quel bacio così violento. 
Iniziarono a strusciarsi l'un l'altro, gemendo a voce bassa nella bocca del partner. 
Il corpo di entrambi manifestava l'ardore che li animava in maniera tangibile, rendendoli ansiosi di andare avanti in quello scambio di ardenti effluvi. 
Dante fu il primo a stancarsi. Sbatté il suo partner contro la parete e si allontanò leggermente per poter abbassare di più i pantaloni, mentre il suo studente faceva altrettanto, liberando con un lieve sospiro di sollievo la sua erezione. 
Dante non riuscì a trattenersi per preparare il ragazzo. Lo voltò e lo addossò contro la parete, infilandogli nel sedere la sua erezione senza il minimo garbo, spingendosi dentro mentre affondava i denti nella tenera carne della nuca di Nero. 
Il dolore del morso e della penetrazione si mescolarono ad un piacere che cresceva di momento in momento, spingendolo verso il culmine. 
Avrebbe voluto gridare, ma si impose il silenzio mordendosi un dito perché erano in un bagno pubblico ed erano all'università. Non voleva che qualche studente lo udisse. 
Assecondava disperatamente le spinte dell'uomo alle sue spalle, masturbandosi con la mano libera. Stava sudando con tutti quei vestiti addosso ed aveva alcuni ciuffi di capelli adesi alla fronte, ma in quel momento non gliene importava niente. Era così teso che quasi gli facevano male le gambe ed era così preso dal piacere da essersi persino dimenticato della fame. 
Dante gli ricoprì di baci tutto il collo, fin dove la maglia glielo consentiva, languendo per il piacere del contatto con quella tenera carne giovane e bollente. 
Nero venne per primo. Sentendo l'orgasmo imminente serrò la mano attorno alla sua erezione e si spostò lungo la parete fino a trovarsi dirimpetto alla tazza, dentro la quale eiaculò con un ansito di sollievo. 
Dante continuò a spingere per un altro paio di minuti, mentre Nero si addossava nuovamente alla parete, esausto. 
Quando venne, non si curò minimamente di uscire dal fondoschiena del ragazzo, che imprecò a mezza voce mentre il seme caldo dell'uomo lo riempiva. 
Dante gli si accasciò contro, borbottandogli nell'orecchio: «Tu sei solo mio, chiaro?». 
«A me quella ragazza non piace» gli assicurò ansimando il più giovane. 
«Meglio ribadire la mia posizione prima che tu prenda inutili iniziative» controbatté il professore. 
Il brontolio dello stomaco di Nero si fece sentire di nuovo. 
«Fammi andare a mangiare, stamani non ho fatto colazione» asserì il minore quasi implorante. 
«D'accordo, vai» gli concesse il più vecchio «Muoviti». 
Nero si sistemò e raccolse la borsa ed il pranzo di Kyrie, affrettandosi ad uscire controllando che non ci fosse nessuno. 
Voleva andare a rifocillarsi quanto prima, altrimenti era certo che avrebbe collassato.

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