fiamma_drakon: (Grell_Sutcliffe)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Torture di gruppo
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Dante, Doppelganger (x 3)
Wordcount: 1156 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Handmade / #5. Tutti insieme @ [livejournal.com profile] mmom_italia + Violence per la Badwrong Week #2 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: 4some, Lemon, Selfcest, Self!love, Violence, Yaoi
Sotto sotto era un masochista, dopotutto; di conseguenza per cercare l'appagamento sessuale doveva trovare qualcuno disposto a torturarlo.
E chi meglio di un esercito di sue copie poteva riuscire nell'intento? Del resto, per scalfire la sua alta soglia del dolore c'era voluto uno come Vergil, suo fratello gemello; pertanto altri mezzo demoni avrebbero sortito lo stesso effetto.


A Dante piaceva mescolare due sensazioni opposte come il piacere ed il dolore fisico. Probabilmente questo suo atteggiamento era dovuto al fatto che non poteva mai provare del vero dolore in virtù della sua natura di mezzo demone. 
Ogni volta che veniva colpito o ferito in qualche modo percepiva solo lievissime fitte di dolore che non gli facevano altro che solletico. 
Per di più aveva scoperto sulla sua pelle come una buona dose di dolore fosse per lui stimolo di reazioni sessuali nel suo corpo come la comparsa di un'erezione. 
Sotto sotto era un masochista, dopotutto; di conseguenza per cercare l'appagamento sessuale doveva trovare qualcuno disposto a torturarlo. 
E chi meglio di un esercito di sue copie poteva riuscire nell'intento? Del resto, per scalfire la sua alta soglia del dolore c'era voluto uno come Vergil, suo fratello gemello; pertanto altri mezzo demoni avrebbero sortito lo stesso effetto. 
Il suo potere di evocare copie di se stesso in quantità indefinita aveva così trovato una vera e propria utilità. 
Una sera aveva chiuso l'agenzia a chiave dall'interno - in maniera tale che nessuno potesse disturbarlo - ed aveva evocato ben tre Doppelganger. 
Le ombre si erano materializzate dalla sua - che adesso difatti era sparita - e si erano naturalmente disposte in cerchio attorno a lui, le labbra stirate in sogghigni arroganti e le iridi di brace invece che color del ghiaccio. 
Dante aveva sollevato le spalle ed aveva esclamato: «Da quanto tempo! Spero abbiate voglia di divertirvi». 
Sembrava quasi che stesse parlando con vecchi amici. 
I Doppelganger si scambiarono occhiate piuttosto cattive ed annuirono sorridendo. 
«Bene, perché ne ho anch'io» tagliò corto l'albino «Quindi voglio che mi facciate male. Quanto più male potete!». 
Si tolse il cappotto e lo gettò via, quindi slacciò la cintura che sorreggeva i suoi pantaloni. 
«Sapete dove voglio arrivare». 
A quelle parole fece eco una corale risata maliziosa e maligna: oh, lo sapevano eccome. Non a caso erano stati creati con pezzi della sua anima, in modo da poter agire autonomamente esattamente come avrebbe fatto lui. 
Il primo Doppelganger si mosse verso di lui e gli sfilò la cintura dai passanti dei pantaloni mentre gli altri due andavano a raccogliere altri oggetti dall'ufficio. 
Dante venne legato con le braccia dietro la schiena in una posizione tale da avere il torace leggermente flesso all'indietro; dopodiché la copia che si stava occupando di lui lo sollevò di peso senza il minimo sforzo e lo portò in spalla fino al grosso tavolo da biliardo che Dante aveva ricomprato dopo la prima distruzione completa dell'ufficio. Ce lo sbatté sopra supino con forza sufficiente da fargli sentire appena un po' di dolore alle spalle ma trattenendosi dal farlo così forte da rompere di nuovo il mobile. 
Dante si ritrovò a guardare il soffitto con le braccia immobilizzate sotto di sé in una posizione piuttosto scomoda. 
Gli altri due Doppelganger sopraggiunsero in quel momento. Si erano fatti un giro per la stanza ed avevano raccolto un paio di armi. Uno dei due aveva messo i guanti di Beowulf, l'altro invece impugnava Agni e Rudra; ambedue però sembravano pregustare già il divertimento che sarebbe spettato loro di lì a qualche minuto. 
I due si avvicinarono e salirono con un ginocchio sul tavolo da biliardo, sporgendosi verso il corpo del loro proprietario. 
Dall'alto il terzo calò sul viso di quest'ultimo e lo baciò fervente, mordendogli le labbra di frequente. Dante rispose con mugolii appassionati ed una lingua che incessante ricercava quella che fremeva nella bocca dell'altro. 
Non avrebbe mai creduto possibile di verificare le sue doti di baciatore in una maniera tanto inusuale, però doveva ammettere che non era nient'affatto male - anzi, se la cavava egregiamente. 
I Doppelganger rimasti fuori dal contatto provvidero a sfilargli gli stivali e calargli i pantaloni, gettandoli lontano, dove non potessero intralciarli in alcun modo. 
Le sue gambe muscolose vibravano leggermente in risposta ai brividi suscitati in lui dalla passione del bacio. 
Dante era così concentrato in quel contatto che neppure fece caso alle mani che si stavano avvicinando alle parti basse del suo corpo. Il primo contatto avvenne nel lato interno delle cosce e lo colse completamente di sorpresa. Le mani si mossero delicate, accarezzando la sua pelle calda come se temessero di lasciargli dei lividi. Il tocco risalì fino ai suoi testicoli languido e poi svanì esattamente com'era iniziato, lasciando dentro al cacciatore di demoni un cocente senso di delusione. 
Poi arrivò il dolore: il Doppelganger munito di Beowulf affondò gli artigli nel lato esterno della sua coscia sinistra e seguì il decorso dell'arto fino al ginocchio. 
Il sangue prese a zampillare dalle ferite profonde e Dante esalò un primo gemito avvertendo il calore crescergli nei lombi nella maniera a lui familiare tipica dell'eccitamento sessuale. 
L'altro Doppelganger pensò bene di rincarare la dose accarezzandogli con la punta della lama di Agni il fianco destro, scendendo fino quasi all'inguine. 
Il dolore non era intenso quanto avrebbe voluto; tuttavia era esattamente la sensazione che desiderava ed era convinto che sarebbe diventata più intensa. 
Rudra gli venne brutalmente conficcata nell'avambraccio e mossa per provocare lesioni il più estese possibile. La lama mancò completamente ulna e radio; cosicché la fitta che gli pervenne fu data solamente dal muscolo lacerato. 
Il clone con cui ancora stava limonando ferocemente gli strinse tra le dita i capezzoli e li titillò con perseveranza. 
Dante gemette ancora, agitandosi. 
L'impossibilità a muoversi unita alle ferite multiple fece sì che il suo pene s'inturgidisse rapidamente, ergendosi sul suo inguine come un'asta. 
La sua capacità di rapida guarigione era l'ostacolo più grande al suo piacere personale in quel preciso momento: le ferite alla coscia si stavano già rimarginando. 
Essenzialmente, i Doppelganger si ritrovarono a dover fronteggiare una capacità di rigenerarsi così veloce da indurli a procurargli numerose ferite contemporaneamente. 
Dante godeva letteralmente del male fisico che subiva. I suoi mugolii di piacere riempirono ben presto il silenzio che regnava nella Devil May Cry e che divennero sempre più acuti e frequenti. 
Era in piena erezione, sudava e si contorceva come se stesse cercando seriamente di liberarsi, ma le mani delle sue tre copie continuavano a ricoprirlo d'attenzioni dove a lui non interessava più di tanto. 
Quando riuscì a ritrovare un briciolo di autocontrollo spinse via con una leggera testata il viso del suo amante e ordinò: «Masturbatemi, maledizione...!». 
Aveva appena finito di dirlo che già una mano si era impadronita della sua erezione e lo stava portando verso i più alti picchi del piacere fisico. 
Ansimò ancora di più ed il dolore aumentò sempre di più in quantità e - per forza di cose - anche in intensità, fintantoché non raggiunse l'orgasmo. 
Venne lanciando un grido roco di assoluto piacere, schizzando con il suo seme il suo corpo, soprattutto il ventre - verso il quale la sua erezione era rivolta. 
Quand'ebbe finito Dante esalò un sospiro tremulo di piacere e si rilassò completamente: i muscoli delle braccia gli si erano intorpiditi tant'erano stati piegati. 
Perse ogni residuo di energia e di conseguenza i Doppelganger svanirono, lasciandolo completamente solo. 
«Maledizione...» borbottò roteando il collo per farlo scricchiolare - gli faceva male anche quello - «Avrei dovuto resistere almeno per far loro slacciare la cintura. Adesso mi toccherà spezzarla...».

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