fiamma_drakon: (Alice Madness Returns)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: In segreto a notte fonda
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Eva, Sparda
Wordcount: 1542 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Autotune / #15. How Can You Do It Alone - The Who @ [livejournal.com profile] mmom_italia + Accudire due gemelli @ [livejournal.com profile] piscinadiprompt
Note: Het, Lemon, Self!love
Sparda rincasava appena in tempo per mettere qualcosa sotto i denti e dare la buonanotte ai figlioletti.
Una volta che Dante e Vergil erano stati sistemati, il cavaliere andava nella sua camera da letto con la voglia di concedersi un po' di intimità con la sua dolce metà ma quest'ultima si addormentava prima ancora che lui potesse iniziare a stuzzicarla e così il demone doveva cercare di contenere i suoi impulsi e dormire.


Dante e Vergil erano dei bambini adorabili. Erano intelligenti ed erano l'orgoglio dei loro genitori; tuttavia, erano anche piuttosto vivaci. 
Sparda passava quasi tutto il tempo fuori di casa ad eliminare demoni di basso rango che minacciavano gli umani che vivevano nella loro stessa città. Trovava ingiusto che degli innocenti dovessero soffrire a causa sua: quei demoni volevano il suo potere e per farlo erano disposti a tutto. Uccidere esseri umani era il minimo. 
Sua moglie Eva invece trascorreva tutta la giornata a casa a badare ai figlioletti, che mettevano a dura prova la sua resistenza fisica e la pazienza. Volevano giocare con lei sempre, in tutti i modi. Avevano un bel giardino grande e curato - d'altro canto, doveva essere proporzionato alla magnificenza della loro dimora - e Dante e Vergil passavano ore assieme a lei giocando a nascondino o simulando le avventure che la donna raccontava loro prima di dormire. 
Eva arrivava alla sera sfiancata e desiderosa di andare a dormire presto. 
Sparda rincasava appena in tempo per mettere qualcosa sotto i denti e dare la buonanotte ai figlioletti. 
Una volta che Dante e Vergil erano stati sistemati, il cavaliere andava nella sua camera da letto con la voglia di concedersi un po' di intimità con la sua dolce metà ma quest'ultima si addormentava prima ancora che lui potesse iniziare a stuzzicarla e così il demone doveva cercare di contenere i suoi impulsi e dormire. 
Farlo un paio di volte o una settimana era un conto - era un demone, mica un animale! - ma dopo quasi un mese che puntualmente non aveva modo di attendere ai suoi "doveri coniugali" per cause di forza maggiore, la cosa diventava frustrante e pesante da sopportare. 
Così una notte decise di dare un taglio a quella serie ininterrotta di astinenza. 
Eva dormiva profondamente al suo fianco e gli dava le spalle. I capelli lunghi e lisci erano sparpagliati sul cuscino e profumavano come un bouquet di fiori primaverili. 
Sparda, che non riusciva a prender sonno, stava strofinando tra due dita una ciocca. Era morbida al tatto come se fosse seta ed emanava un profumo ancora più intenso. 
Il fatto che sua moglie fosse sdraiata proprio a pochi centimetri di distanza e che lui non potesse far niente con lei era quasi doloroso. 
Fisicamente la cosa era ancora peggiore: era un demone anche se adesso era in forma umana e in quanto tale era più propenso che mai a manifestare certi desideri in maniera piuttosto palese. 
Mai come in quel momento avrebbe voluto essere un umano qualsiasi: oltre ad essere fastidioso dover ignorare la sua erezione, era anche decisamente imbarazzante. Si sentiva un vero e proprio pervertito. 
Dopo un paio d'ore di paziente sopportazione durante le quali Eva si rigirò nel letto alcune volte, offrendo al marito validi scuse per eccitarsi ancora di più, la cosa divenne intollerabile. 
Onde evitare di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito per tutta l'eternità, Sparda decise di alzarsi dal letto e andare a cercare di alleviare le sue pene altrove, dove non costituiva un pericolo per Eva. 
Non voleva ridursi ad azioni meschine come lo stupro. 
Sgattaiolò silenziosamente lungo il corridoio fino a raggiungere il bagno, all'interno del quale si chiuse emettendo un lieve sospiro di sollievo. 
Si volse verso l'interno della stanza e andò a posizionarsi sulla tazza chiusa dopo aver calato le mutande - Sparda dormiva con solo quelle indosso. 
Un lieve ansito gli sfuggì nel liberare la propria parziale erezione dalla costrizione della biancheria. 
Un po' - anzi, parecchio - si vergognava di dover ricorrere ad un atto così volgare come la masturbazione, ma non aveva altra scelta. Aveva bisogno di riposo in vista del giorno seguente e voleva dormire con Eva senza essere ossessionato dalle sue dolci curve e dal calore che il suo minuto corpo emanava ogni qualvolta si abbracciavano. 
Certi pensieri acuirono il suo disagio al punto da spingerlo a masturbarsi subito. 
L'albino tese i muscoli della schiena e quelli delle gambe mentre le teneva bene aperte. Non essendo una pratica cui era avvezzo era naturale che non riuscisse a dosarsi in modo da avere il piacere che desiderava, per cui cambiò ritmo e presa diverse volte finché non trovò quella che rendeva i risultati migliori. 
Avrebbe voluto gemere mentre procedeva a ritmo sostenuto verso l'orgasmo che l'avrebbe reso libero - almeno temporaneamente - dai suoi impulsi ma in tal modo era ovvio che qualcuno si sarebbe svegliato. 
Nonostante la sua accortezza, uno dei suoi figlioletti aveva comunque trovato una ragione per svegliarsi ed aggirarsi per la casa nel cuore della notte. 
Dante, stropicciandosi gli occhi, si accinse ad aprire la porta del bagno e andare a fare pipì, quando udì dei rumori strani venire da dentro. 
Anche se sua madre gli aveva insegnato a bussare prima di aprire la porta del bagno, il bambino lo fece comunque. Così facendo gli si parò davanti lo spettacolo di suo padre che muoveva forsennatamente la mano attorno al suo pene - che Dante giurava fosse diventato decisamente più grande. 
Il bambino rimase ad osservarlo qualche istante per cercare di capire cosa stesse facendo, poi però l'impellenza del suo bisogno fisiologico ebbe la meglio; tuttavia, anziché chiedere a suo padre di lasciargli usare il bagno, preferì comunicare a sua madre l'impellenza e lasciare che fosse lei ad allontanare dal bagno suo padre. 
Così corse verso la camera dei suoi genitori e si mise a scuotere vigorosamente sua madre. 
Eva si risvegliò di soprassalto e si mise seduta subito, guardandosi intorno: dal corridoio entrava la luce attraverso il vano aperto della porta. Il posto accanto a lei era vuoto e dall'altro lato del letto c'era Dante in piedi con le mani sul suo grembo. 
Il suo primo pensiero non andò a Sparda, ormai abbastanza grande da potersela cavare da solo in qualsiasi momento, bensì al figlio. 
«Tesoro che c'è?» chiese, accarezzando la chioma bruna del piccolo. 
Quest'ultimo storse le labbra in una smorfia di dolore e disse: «Ho bisogno del bagno ma c'è papà che fa cose strane con le mani quaggiù». 
Si toccò l'inguine, sollevando lo sguardo verso il viso di sua madre. Per un momento poté giurare di aver visto un'ombra cupa nei suoi occhi, ma se c'era stata era durata veramente poco. 
«Okay, tesoro vieni. Facciamo uscire tuo padre...» gli disse sorridendo mentre si alzava dal letto scostando le coperte. 
Prese per mano Dante e lo scortò lungo il corridoio, fermandosi davanti alla porta. 
Tacitamente disse al figlio di aspettarla lì, quindi entrò. 
L'espressione che Sparda le rivolse fu di sorpresa mista a colpevolezza. 
Aveva la mano destra impegnata a masturbarsi e mentre un paio di falangi dell'altra erano strette tra i denti allo scopo di imporsi di tacere. 
«Andiamo, Dante deve fare pipì» esclamò imperiosa la donna «E copriti uscendo». 
«M-ma Eva manca p...» cercò di difendersi Sparda, ma sua moglie era irremovibile: «Fuori!». 
A malincuore il demone dovette ubbidire: si alzò in piedi e coprì le pudenda. La cosa veramente ridicola era il prominente profilo della sua erezione che svettava ancora anche attraverso il tessuto delle mutande. 
L'uomo uscì dietro la moglie e Dante sgattaiolò in fretta nella stanza finalmente libera. 
Nessuno dei coniugi parlò finché non furono giunti nella loro stanza ed Eva ebbe chiuso la porta. 
«Ti sei fatto vedere da tuo figlio!» l'aggredì subito lei, facendolo sobbalzare «Come hai potuto essere tanto imprudente?!». 
«Io non volevo... non pensavo che Dante...» cercò di giustificarsi Sparda, ma venne interrotto dalla sua partner: «Soprattutto, come hai potuto farlo da solo?». 
Questa era una domanda facile. 
«Tu dormivi e non volevo svegliarti per fare l'amore sapendo che domani avresti dovuto badare di nuovo a Dante e Vergil...» si giustificò il demone imbarazzato. 
Eva sospirò. 
«Era così urgente?» domandò. 
«Astinenza» spiegò Sparda stringendosi nelle spalle. Era un modo apparentemente sconclusionato di dire sì. 
Eva gli si accostò, sedendosi al suo fianco. Con la mano destra gli accarezzò il profilo ancora turgido del pene, strappando un lieve gemito di desiderio al marito. 
«Non sei ancora venuto, giusto?» chiese. 
Lui scosse la testa in segno di diniego. 
«Allora ci penso io». 
Eva intrufolò la mano nelle sue mutande e gli strinse l'erezione muovendo poi l'arto ad un ritmo calibrato che fece mugolare Sparda d'estasi. 
Il demone si lasciò cadere disteso all'indietro sul materasso, divaricando meglio che poteva le gambe. 
«Ehw... continua» la supplicò lui, ansimando piano. 
Lei sì che era brava. D'altro canto, quando si trattava di preliminari era lei quella che se ne occupava: lui era più propenso al rapporto vero e proprio. Eva riusciva invece a trovare il giusto ritmo per farlo impazzire di desiderio e farlo venire senza dover neppure sollevare la camicia da notte. 
La donna si allungò per raggiungere la sua bocca e lo baciò appassionatamente mentre con la mano continuava a masturbarlo con foga. 
Sparda inarcò la schiena gemendo nella bocca della moglie e sgranando gli occhi: c'era quasi. Mancava veramente poco. Era quasi all'orgasmo. 
Si mosse e si levò a sedere spostando di lato Eva proprio un attimo prima che venisse, evitandole così di macchiarsi del suo sperma, che schizzò abbondante, macchiando il pavimento. 
«Mi dispiace...» bofonchiò Sparda quand'ebbe ripreso un po' fiato. 
Eva scrollò le spalle. 
«Non importa. Adesso sei più tranquillo?» volle sapere lei. 
Il cavaliere fece un cenno d'assenso col capo, poi le sue mani risalirono lungo i fianchi di sua moglie e con un gesto fulmineo la spinse di nuovo al suo posto, sovrastandola con la sua stazza e tempestandola di baci: adesso che era sveglia non aveva più da temere di fare qualcosa di sbagliato e destarla. Poteva spendere un po' di tempo in coccole.

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