Macchie di cioccolato
Jun. 29th, 2014 10:25 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Macchie di cioccolato
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of life
Personaggi: Add (Lunatic Psyker), Ara Haan (Sakra Devanam), Eve (Angelo Nasod)
Wordcount: 1720 (
fiumidiparole)
Prompt: Matrimonio / #03. Abito bianco @
think_fluff
Note: Gen
«Lo dici come se fosse una cosa negativa» commentò «A me piacciono i dolci, è un problema?» soggiunse in tono più brusco, digrignando i denti in un'espressione minacciosa.
Ara non riuscì a prenderlo sul serio per l'alone di zucchero e cioccolato che gli decorava il contorno della bocca e scoppiò a ridere, cosa che fece andare l'albino su tutte le furie.
«Whoa, Add! Devi avere veramente fame...!».
Ara non aveva mai visto nessuno mangiare tanto quanto stava mangiando Add in quel momento, forse neppure Elsword - e in genere quest'ultimo mangiava parecchio, convinto che ciò potesse aiutarlo a crescere più in fretta e diventare così più alto di Aisha.
L'unica differenza tra i due era che al secondo non importava granché di cosa mangiava, purché fosse buono, mentre il primo si stava rifocillando unicamente di dolci: aveva lasciato davanti a sé un'intera scatola di ciambelle glassate completamente vuota e diverse carte argentate di tavolette di cioccolato al latte appallottolate e pronte per essere gettate nell'immondizia. Aveva mangiato biscotti con gocce di cioccolato in gran quantità anche se non tanto da svuotare la confezione e adesso si stava abbuffando di bigné ripieni di crema di vario tipo.
Probabilmente era per quella dieta un po' atipica che il ragazzo aveva sempre tanta energia da spendere contro i demoni. Tutto quello zucchero in circolo doveva dargli un grande sprint.
Il Lunatic Psyker deglutì il boccone e si volse a guardarla, scoccandole un'occhiata infastidita mentre le sue guance si facevano leggermente porpora.
«Lo dici come se fosse una cosa negativa» commentò «A me piacciono i dolci, è un problema?» soggiunse in tono più brusco, digrignando i denti in un'espressione minacciosa.
Ara non riuscì a prenderlo sul serio per l'alone di zucchero e cioccolato che gli decorava il contorno della bocca e scoppiò a ridere, cosa che fece andare l'albino su tutte le furie.
«Che c'è da ridere?! Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta...!» disse, chiudendo il pugno destro e sbattendolo con foga sul tavolo mentre con l'altra mano - sporca di tutto quel che aveva mangiato - faceva per afferrare la Sakra Devanam per il colletto della sua cappa bianca.
Fu questione di un istante e i capelli lunghi e raccolti di Ara si sciolsero e divennero di un bianco immacolato mentre i suoi occhi da ambrati diventavano completamente rossi. La sua mano scattò a bloccare quella dell'albino ed il suo sguardo divenne cupo e minaccioso mentre Add percepiva la stretta divenire sempre più forte fino a rischiare di spezzargli il braccio.
«E-Eun...» disse, cercando di sottrarsi alla stoica presa della ragazza.
Eun era lo spirito che risiedeva nel suo corpo. Normalmente rimaneva silente finché non si arrivava al combattimento; tuttavia era probabile che in quel frangente si fosse manifestato avvertendo chiaramente in lui una minaccia per la sua ospite.
«Ti ho già detto di non fare del male ad Ara in alcun modo» minacciò lo spirito «Devo forse ripetermi?» aggiunse, torcendogli l'arto. Il suo tono era assai eloquente.
Add digrignò i denti.
«Non volevo picchiarla» si affrettò a dire «Davvero!».
Eun sembrò credergli, perché lo lasciò andare dicendo: «Non farmi pentire di non averti punito adesso».
Ara tornò padrona di sé stessa. Il viso le cadde sul petto e per un momento sembrò perdere conoscenza, ma si riprese subito. Si guardò intorno e, notando l'espressione sul viso di Add, assunse un cipiglio imbarazzato e mortificato.
«Mi dispiace... Eun ti ha fatto del male?» domandò con evidente preoccupazione, sporgendosi verso l'albino.
Quest'ultimo fu tentato di dirle che no, non gli aveva fatto del male ma che aveva cercato di spezzargli un braccio, però così avrebbe perso la sua dignità di maschio. Per di più aveva timore che così facendo Eun si manifestasse di nuovo ed era l'ultimo dei suoi desideri.
Non capiva come o perché quello spirito esistesse, perché ciò sfuggiva alle leggi fisiche e meccaniche con cui lui analizzava tutta la realtà che aveva attorno; pertanto non era intenzionato ad inimicarselo esplicitamente fintantoché non avesse carpito le informazioni necessarie per affrontarlo alla pari.
Senza dire niente afferrò un grosso bignè alla nocciola e lo morse. Il ripieno fuoriuscì e andò ad aggiungersi allo strato di cioccolato e zucchero che già ricopriva i polpastrelli del ragazzo.
Ara piegò di lato la testa osservandolo con espressione confusa: non riusciva a capire che razza di risposta fosse quella; ciò non le impedì tuttavia di sorridere radiosa come al solito e importunare Add in un momento in cui era palese che preferisse essere lasciato in pace.
«Che bel broncio...» commentò, punzecchiandolo con l'indice sottile sulla guancia a lei più vicina «Sembri un bambino...».
Pareva divertirsi da matti a guardarlo in quel frangente, soprattutto per l'espressione che recava in viso. Ara era una ragazza semplice e le bastava poco per poter trascorrere piacevolmente il tempo. Del resto era stata allevata per diventare una guerriera in un villaggio lontano da città ricche e fiorenti come Hamel, dove adesso si trovavano con il resto del gruppo di ricerca dell'Eldrit.
Un nervo si contrasse nella tempia del ragazzo, che per un attimo ebbe l'impulso di arrivare a farla piangere, poi subentrò il ricordo di Eun e tutta la voglia che aveva di picchiare quella fastidiosa ragazzina svanì sostituita da una dolorosa rassegnazione al subire in silenzio e senza neanche accennare alcun tipo di reazione.
Eun si preoccupava della salute di Ara solo se venivano palesati intenti aggressivi nei suoi confronti. Finché non faceva niente era in salvo.
Proseguì a mandar giù dolci aggrottando le sopracciglia in un'espressione evidentemente contrariata della quale però Ara non parve neppure accorgersi.
«Vuoi altro cioccolato?» domandò dopo un po' la Sakra Devanam, notando che sempre più Add pareva prediligere i cibi contenenti cioccolato.
«Ne hai?» chiese per contro l'albino, squadrandola con cipiglio scettico: non sembrava per niente il tipo che mangiava cibi calorici - anche se la sua linea perfetta poteva benissimo derivare dalle numerose ore di intenso allenamento.
«Io no» rispose subito «Però so dove Raven nasconde la sua...» proseguì ammiccando con un sorrisetto furbo tipico di chi la sapeva lunga.
Il viso di Add si illuminò nell'apprendere che poteva mangiare altro cioccolato.
«Dammela» ordinò, porgendole la mano.
Eve aveva appena finito di fare il bagno. Era tornata dal circondario di Hamel ricoperta di disgustose sostanze prodotte dai demoni e la sua priorità era stata mettere a lavare il suo bel vestito bianco e affrettarsi a lavarsi.
Adesso indossava il suo vecchio abito da Code Electra - che miracolosamente le stava ancora nonostante un po' fosse cresciuta - e portava i lunghi capelli argentei raccolti sulla testa in un una elaborata acconciatura a chignon per non doversene andare in giro con l'asciugamano avvolto attorno alla chioma.
La cucina era buia e deserta.
Tutti erano andati a dormire o erano in giro come Ara e Aisha, che di solito passeggiavano per la città fino a tarda notte prima di rincasare e andare a dormire. Eve non capiva perché lo facessero ma non aveva nulla in contrario.
Il suo nuovo codice aveva resettato le sue emozioni, per cui c'erano molte cose che prima le sembravano logiche che adesso non riusciva più a comprendere.
L'Angelo Nasod aprì la porta del frigo e sbirciò all'interno, cercando qualcosa di fresco da bere.
Fu mentre era china e intenta nel cercare che udì uno strano rumore. A quello fece seguito un leggero colpo contro la porta del frigorifero.
Eve si rialzò di scatto chiudendo la porta dell'elettrodomestico. I suoi occhi non faticarono minimamente a scorgere la fonte del rumore.
«Che cosa ci fai qui?» domandò in tono brusco rivolta ad Add.
L'albino era piegato in due, una mano posata sulla pancia e l'altra sul lato del frigo, l'espressione dolorante ed implorante assieme fissa su di lei.
«Ho mal di pancia...» bofonchiò, digrignando i denti per il dolore.
A quell'ora lui in genere era a letto, ma il dolore al ventre era talmente forte che non ce l'aveva fatta a resistere e si era alzato. Era andato in cucina sperando di trovarci qualcuno che potesse aiutarlo.
«Mh? Come mai?» chiese Eve senza scomporsi.
«Ho mangiato troppo cioccolato...» spiegò con un filo d'imbarazzo il Lunatic Psyker, pentendosi dell'abbondante merenda che aveva fatto nel pomeriggio «Per favore, aiutami...».
Se qualcuno quella mattina gli avesse detto che avrebbe chiesto l'aiuto di Eve prima dell'indomani ci avrebbe semplicemente fatto una risata. Era una Nasod, lui avrebbe dovuto spegnerla e studiarla, non chiederle aiuto per il suo mal di pancia.
«Non ho idea di cosa sia un "mal di pancia". Non posso aiutarti» rispose l'Angelo Nasod in tono piatto, muovendosi per andarsene.
Intuendo le sue intenzioni e non avendo nessun altro cui appellarsi, Add fece l'unica cosa sensata: cercò di bloccarla.
Peccato che le sue mani fossero ancora sporche - il suo mal di pancia gli aveva fatto perdere ogni interesse in qualsiasi cosa che non fosse cercare di curarlo - e che Eve fosse appena uscita dalla vasca dopo un estenuante pomeriggio in mezzo ai mostri.
Quando la sua mano sporca le toccò il lembo del vestito, i suoi occhi dorati dardeggiarono d'ira verso la macchia di cioccolato che lasciò sul tessuto.
«Aspett...!»
«Lasciami andare!» esclamò in tono imperioso, schiaffeggiandolo con forza tale da scaraventarlo contro il frigo.
Add si accasciò a terra gemendo. In condizioni normali si sarebbe rialzato ed avrebbe reagito in maniera piuttosto veemente; nelle sue condizioni attuali di limitò a rannicchiarsi su se stesso proteggendosi l'addome.
«Mi hai sporcato il vestito di ricambio» l'accusò severa, guardandolo dall'alto in basso senza pietà.
«Non volevo! Ti prego... aiutami» si affrettò a scusarsi, senza slanciarsi verso di lei stavolta, per timore di essere picchiato di nuovo «Sto male...».
Gli stava venendo la nausea ed il mal di pancia aumentava man mano che il tempo passava, divenendo sempre più insostenibile.
Eve non aveva idea di cosa fosse il dolore, pertanto non poteva capire cosa stesse provando; tuttavia voleva essere lasciata in pace - specialmente da lui - pertanto decise di aiutarlo come poteva.
Ricordava di aver visto Rena mentre dava da bere qualcosa a Elsword una volta che quel ragazzo aveva mangiato un po' troppo; per cui forse poteva andare bene anche per Add.
«Vieni» disse apatica, muovendosi verso le credenze.
Add rimase un po' spiazzato da quell'improvviso cambio di atteggiamento nei suoi confronti, però non disse niente per paura che lo picchiasse di nuovo, magari stavolta proprio nella pancia. Non l'avrebbe potuto sopportare.
Eve si allungò a prendere un barattolo da una delle credenze pensili ed un bicchiere pulito dal bancone. Lo riempì d'acqua e poi vi versò dentro una buona dose del contenuto del barattolo.
Add vedeva poco al buio, per cui si limitò ad aspettare che l'Angelo Nasod terminasse di preparare e gli porgesse il risultato.
«Ecco qua, bevi» disse, tornando da lui e cacciandogli in mano - facendo attenzione a non toccare le estremità sporche delle falangi - il bicchiere.
Il Lunatic Psyker mormorò un ringraziamento e tracannò tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere, sperando che in qualche modo fosse miracoloso e cancellasse il suo mal di pancia all'istante.
Quando riabbassò il contenitore commentò con uno schifato: «Bleah, è amaro! Che roba è?».
«Non lo so» ammise Eve stringendosi nelle spalle «Forse un digestivo... come va?».
«Per ora uguale...» constatò Add deluso.
«Be' allora tornatene a letto e aspetta» sentenziò l'Angelo Nasod in tono di comando e ad Add non rimase che obbedire, sperando che il suo stomaco si "riaggiustasse" «E lavati quelle mani!» soggiunse in ultimo, ma Add non l'ascoltava già più.
«Niente più cioccolata da Ara... mai più» si disse tra sé l'albino, arrancando verso la sua stanza con una mano premuta leggermente sull'addome «È un'esagerata...!».
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of life
Personaggi: Add (Lunatic Psyker), Ara Haan (Sakra Devanam), Eve (Angelo Nasod)
Wordcount: 1720 (
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Prompt: Matrimonio / #03. Abito bianco @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Gen
«Lo dici come se fosse una cosa negativa» commentò «A me piacciono i dolci, è un problema?» soggiunse in tono più brusco, digrignando i denti in un'espressione minacciosa.
Ara non riuscì a prenderlo sul serio per l'alone di zucchero e cioccolato che gli decorava il contorno della bocca e scoppiò a ridere, cosa che fece andare l'albino su tutte le furie.
«Whoa, Add! Devi avere veramente fame...!».
Ara non aveva mai visto nessuno mangiare tanto quanto stava mangiando Add in quel momento, forse neppure Elsword - e in genere quest'ultimo mangiava parecchio, convinto che ciò potesse aiutarlo a crescere più in fretta e diventare così più alto di Aisha.
L'unica differenza tra i due era che al secondo non importava granché di cosa mangiava, purché fosse buono, mentre il primo si stava rifocillando unicamente di dolci: aveva lasciato davanti a sé un'intera scatola di ciambelle glassate completamente vuota e diverse carte argentate di tavolette di cioccolato al latte appallottolate e pronte per essere gettate nell'immondizia. Aveva mangiato biscotti con gocce di cioccolato in gran quantità anche se non tanto da svuotare la confezione e adesso si stava abbuffando di bigné ripieni di crema di vario tipo.
Probabilmente era per quella dieta un po' atipica che il ragazzo aveva sempre tanta energia da spendere contro i demoni. Tutto quello zucchero in circolo doveva dargli un grande sprint.
Il Lunatic Psyker deglutì il boccone e si volse a guardarla, scoccandole un'occhiata infastidita mentre le sue guance si facevano leggermente porpora.
«Lo dici come se fosse una cosa negativa» commentò «A me piacciono i dolci, è un problema?» soggiunse in tono più brusco, digrignando i denti in un'espressione minacciosa.
Ara non riuscì a prenderlo sul serio per l'alone di zucchero e cioccolato che gli decorava il contorno della bocca e scoppiò a ridere, cosa che fece andare l'albino su tutte le furie.
«Che c'è da ridere?! Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta...!» disse, chiudendo il pugno destro e sbattendolo con foga sul tavolo mentre con l'altra mano - sporca di tutto quel che aveva mangiato - faceva per afferrare la Sakra Devanam per il colletto della sua cappa bianca.
Fu questione di un istante e i capelli lunghi e raccolti di Ara si sciolsero e divennero di un bianco immacolato mentre i suoi occhi da ambrati diventavano completamente rossi. La sua mano scattò a bloccare quella dell'albino ed il suo sguardo divenne cupo e minaccioso mentre Add percepiva la stretta divenire sempre più forte fino a rischiare di spezzargli il braccio.
«E-Eun...» disse, cercando di sottrarsi alla stoica presa della ragazza.
Eun era lo spirito che risiedeva nel suo corpo. Normalmente rimaneva silente finché non si arrivava al combattimento; tuttavia era probabile che in quel frangente si fosse manifestato avvertendo chiaramente in lui una minaccia per la sua ospite.
«Ti ho già detto di non fare del male ad Ara in alcun modo» minacciò lo spirito «Devo forse ripetermi?» aggiunse, torcendogli l'arto. Il suo tono era assai eloquente.
Add digrignò i denti.
«Non volevo picchiarla» si affrettò a dire «Davvero!».
Eun sembrò credergli, perché lo lasciò andare dicendo: «Non farmi pentire di non averti punito adesso».
Ara tornò padrona di sé stessa. Il viso le cadde sul petto e per un momento sembrò perdere conoscenza, ma si riprese subito. Si guardò intorno e, notando l'espressione sul viso di Add, assunse un cipiglio imbarazzato e mortificato.
«Mi dispiace... Eun ti ha fatto del male?» domandò con evidente preoccupazione, sporgendosi verso l'albino.
Quest'ultimo fu tentato di dirle che no, non gli aveva fatto del male ma che aveva cercato di spezzargli un braccio, però così avrebbe perso la sua dignità di maschio. Per di più aveva timore che così facendo Eun si manifestasse di nuovo ed era l'ultimo dei suoi desideri.
Non capiva come o perché quello spirito esistesse, perché ciò sfuggiva alle leggi fisiche e meccaniche con cui lui analizzava tutta la realtà che aveva attorno; pertanto non era intenzionato ad inimicarselo esplicitamente fintantoché non avesse carpito le informazioni necessarie per affrontarlo alla pari.
Senza dire niente afferrò un grosso bignè alla nocciola e lo morse. Il ripieno fuoriuscì e andò ad aggiungersi allo strato di cioccolato e zucchero che già ricopriva i polpastrelli del ragazzo.
Ara piegò di lato la testa osservandolo con espressione confusa: non riusciva a capire che razza di risposta fosse quella; ciò non le impedì tuttavia di sorridere radiosa come al solito e importunare Add in un momento in cui era palese che preferisse essere lasciato in pace.
«Che bel broncio...» commentò, punzecchiandolo con l'indice sottile sulla guancia a lei più vicina «Sembri un bambino...».
Pareva divertirsi da matti a guardarlo in quel frangente, soprattutto per l'espressione che recava in viso. Ara era una ragazza semplice e le bastava poco per poter trascorrere piacevolmente il tempo. Del resto era stata allevata per diventare una guerriera in un villaggio lontano da città ricche e fiorenti come Hamel, dove adesso si trovavano con il resto del gruppo di ricerca dell'Eldrit.
Un nervo si contrasse nella tempia del ragazzo, che per un attimo ebbe l'impulso di arrivare a farla piangere, poi subentrò il ricordo di Eun e tutta la voglia che aveva di picchiare quella fastidiosa ragazzina svanì sostituita da una dolorosa rassegnazione al subire in silenzio e senza neanche accennare alcun tipo di reazione.
Eun si preoccupava della salute di Ara solo se venivano palesati intenti aggressivi nei suoi confronti. Finché non faceva niente era in salvo.
Proseguì a mandar giù dolci aggrottando le sopracciglia in un'espressione evidentemente contrariata della quale però Ara non parve neppure accorgersi.
«Vuoi altro cioccolato?» domandò dopo un po' la Sakra Devanam, notando che sempre più Add pareva prediligere i cibi contenenti cioccolato.
«Ne hai?» chiese per contro l'albino, squadrandola con cipiglio scettico: non sembrava per niente il tipo che mangiava cibi calorici - anche se la sua linea perfetta poteva benissimo derivare dalle numerose ore di intenso allenamento.
«Io no» rispose subito «Però so dove Raven nasconde la sua...» proseguì ammiccando con un sorrisetto furbo tipico di chi la sapeva lunga.
Il viso di Add si illuminò nell'apprendere che poteva mangiare altro cioccolato.
«Dammela» ordinò, porgendole la mano.
Eve aveva appena finito di fare il bagno. Era tornata dal circondario di Hamel ricoperta di disgustose sostanze prodotte dai demoni e la sua priorità era stata mettere a lavare il suo bel vestito bianco e affrettarsi a lavarsi.
Adesso indossava il suo vecchio abito da Code Electra - che miracolosamente le stava ancora nonostante un po' fosse cresciuta - e portava i lunghi capelli argentei raccolti sulla testa in un una elaborata acconciatura a chignon per non doversene andare in giro con l'asciugamano avvolto attorno alla chioma.
La cucina era buia e deserta.
Tutti erano andati a dormire o erano in giro come Ara e Aisha, che di solito passeggiavano per la città fino a tarda notte prima di rincasare e andare a dormire. Eve non capiva perché lo facessero ma non aveva nulla in contrario.
Il suo nuovo codice aveva resettato le sue emozioni, per cui c'erano molte cose che prima le sembravano logiche che adesso non riusciva più a comprendere.
L'Angelo Nasod aprì la porta del frigo e sbirciò all'interno, cercando qualcosa di fresco da bere.
Fu mentre era china e intenta nel cercare che udì uno strano rumore. A quello fece seguito un leggero colpo contro la porta del frigorifero.
Eve si rialzò di scatto chiudendo la porta dell'elettrodomestico. I suoi occhi non faticarono minimamente a scorgere la fonte del rumore.
«Che cosa ci fai qui?» domandò in tono brusco rivolta ad Add.
L'albino era piegato in due, una mano posata sulla pancia e l'altra sul lato del frigo, l'espressione dolorante ed implorante assieme fissa su di lei.
«Ho mal di pancia...» bofonchiò, digrignando i denti per il dolore.
A quell'ora lui in genere era a letto, ma il dolore al ventre era talmente forte che non ce l'aveva fatta a resistere e si era alzato. Era andato in cucina sperando di trovarci qualcuno che potesse aiutarlo.
«Mh? Come mai?» chiese Eve senza scomporsi.
«Ho mangiato troppo cioccolato...» spiegò con un filo d'imbarazzo il Lunatic Psyker, pentendosi dell'abbondante merenda che aveva fatto nel pomeriggio «Per favore, aiutami...».
Se qualcuno quella mattina gli avesse detto che avrebbe chiesto l'aiuto di Eve prima dell'indomani ci avrebbe semplicemente fatto una risata. Era una Nasod, lui avrebbe dovuto spegnerla e studiarla, non chiederle aiuto per il suo mal di pancia.
«Non ho idea di cosa sia un "mal di pancia". Non posso aiutarti» rispose l'Angelo Nasod in tono piatto, muovendosi per andarsene.
Intuendo le sue intenzioni e non avendo nessun altro cui appellarsi, Add fece l'unica cosa sensata: cercò di bloccarla.
Peccato che le sue mani fossero ancora sporche - il suo mal di pancia gli aveva fatto perdere ogni interesse in qualsiasi cosa che non fosse cercare di curarlo - e che Eve fosse appena uscita dalla vasca dopo un estenuante pomeriggio in mezzo ai mostri.
Quando la sua mano sporca le toccò il lembo del vestito, i suoi occhi dorati dardeggiarono d'ira verso la macchia di cioccolato che lasciò sul tessuto.
«Aspett...!»
«Lasciami andare!» esclamò in tono imperioso, schiaffeggiandolo con forza tale da scaraventarlo contro il frigo.
Add si accasciò a terra gemendo. In condizioni normali si sarebbe rialzato ed avrebbe reagito in maniera piuttosto veemente; nelle sue condizioni attuali di limitò a rannicchiarsi su se stesso proteggendosi l'addome.
«Mi hai sporcato il vestito di ricambio» l'accusò severa, guardandolo dall'alto in basso senza pietà.
«Non volevo! Ti prego... aiutami» si affrettò a scusarsi, senza slanciarsi verso di lei stavolta, per timore di essere picchiato di nuovo «Sto male...».
Gli stava venendo la nausea ed il mal di pancia aumentava man mano che il tempo passava, divenendo sempre più insostenibile.
Eve non aveva idea di cosa fosse il dolore, pertanto non poteva capire cosa stesse provando; tuttavia voleva essere lasciata in pace - specialmente da lui - pertanto decise di aiutarlo come poteva.
Ricordava di aver visto Rena mentre dava da bere qualcosa a Elsword una volta che quel ragazzo aveva mangiato un po' troppo; per cui forse poteva andare bene anche per Add.
«Vieni» disse apatica, muovendosi verso le credenze.
Add rimase un po' spiazzato da quell'improvviso cambio di atteggiamento nei suoi confronti, però non disse niente per paura che lo picchiasse di nuovo, magari stavolta proprio nella pancia. Non l'avrebbe potuto sopportare.
Eve si allungò a prendere un barattolo da una delle credenze pensili ed un bicchiere pulito dal bancone. Lo riempì d'acqua e poi vi versò dentro una buona dose del contenuto del barattolo.
Add vedeva poco al buio, per cui si limitò ad aspettare che l'Angelo Nasod terminasse di preparare e gli porgesse il risultato.
«Ecco qua, bevi» disse, tornando da lui e cacciandogli in mano - facendo attenzione a non toccare le estremità sporche delle falangi - il bicchiere.
Il Lunatic Psyker mormorò un ringraziamento e tracannò tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere, sperando che in qualche modo fosse miracoloso e cancellasse il suo mal di pancia all'istante.
Quando riabbassò il contenitore commentò con uno schifato: «Bleah, è amaro! Che roba è?».
«Non lo so» ammise Eve stringendosi nelle spalle «Forse un digestivo... come va?».
«Per ora uguale...» constatò Add deluso.
«Be' allora tornatene a letto e aspetta» sentenziò l'Angelo Nasod in tono di comando e ad Add non rimase che obbedire, sperando che il suo stomaco si "riaggiustasse" «E lavati quelle mani!» soggiunse in ultimo, ma Add non l'ascoltava già più.
«Niente più cioccolata da Ara... mai più» si disse tra sé l'albino, arrancando verso la sua stanza con una mano premuta leggermente sull'addome «È un'esagerata...!».