fiamma_drakon: (Dante)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Fingendo di non ricordare
Rating: Giallo
Genere: Romantico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1591 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Serata importante per LDF's The Pirates @ [livejournal.com profile] fiumidiparole + "Uscire? Ma se sono già in pigiama!" (bonus: sono le cinque del pomeriggio) di [livejournal.com profile] mapi_littleowl per la Notte Bianca #16 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Age difference, Shonen-ai
«Che hai, ragazzo? È tutto il giorno che ti comporti in modo strano...» esclamò Dante, bloccandosi su un gradino.
Nero neanche lo ascoltò.
«Perché ti sei già cambiato?» indagò con aria minacciosa. Sembrava disapprovare in pieno la cosa per motivi che al più vecchio sfuggivano completamente.


C'erano dei giorni in cui Dante aborriva l'idea stessa di mettere piede fuori della sua agenzia, preferendo di gran lunga rimanere a oziare dietro la scrivania o - meglio ancora - disteso sul divano. 
Quel giorno era uno di quelli: durante l'intera mattina e buona parte del primo pomeriggio sulla città si era abbattuto un temporale come non se ne erano visti da un bel pezzo. La furia degli elementi era stata tale che l'albino aveva temuto per l'integrità strutturale dell'agenzia stessa. 
Per fortuna - benché non avesse mai fatto alcun lavoro di manutenzione extra a quelli di ricostruzione - le vecchie intelaiature delle finestre e la porta avevano resistito. 
Mentre l'uomo trascorreva la giornata piacevolmente intento a poltrire, il suo fidanzatino Nero scalpitava, irritato dal maltempo. 
Il ragazzo non aveva fatto altro che gironzolare per l'ufficio passando dall'osservazione del cielo attraverso una finestra all'altra. Dante lo aveva considerato solo per le prime ore, cercando di capire il perché di tutto quel nervosismo; dopodiché aveva lasciato perdere e si era dedicato ad altro. 
 
Era pieno pomeriggio ed aveva da poco smesso di piovere. 
Dante stava scendendo pigramente le scale terminando di infilare la maglia del pigiama: era appena uscito dalla in camera da letto, dove si era cambiato d'abito. Aveva deciso di indossare il pigiama prima perché ci stava più comodo rispetto ai vestiti per uscire e poiché non contava ormai di usare più questi ultimi. 
Il suo pigiama aveva ormai i suoi anni, eppure continuava a stargli addirittura un po' largo. La maglia aveva le maniche lunghe e l'apertura per il collo piuttosto larga, tant'era che gli lasciava scoperta anche una buona parte delle spalle. I pantaloni erano sorretti sul bacino dall'elastico - che ancora reggeva piuttosto bene - e gli cadevano a definire appena le forme delle cosce per poi nascondere completamente i polpacci e arrivare a coprirgli per buona parte i piedi. 
Entrambe le parti del pigiama erano di un bel rosso scuro che somigliava molto a quello del suo solito cappotto. 
L'uomo era arrivato a metà delle scale quando, sollevando gli occhi dai gradini, si trovò davanti Nero. Il ragazzo lo attendeva in fondo tenendo le braccia incrociate sul petto. Dallo sguardo sul duo viso sembrava arrabbiato. 
«Che hai, ragazzo? È tutto il giorno che ti comporti in modo strano...» esclamò Dante, bloccandosi su un gradino. 
Nero neanche lo ascoltò. 
«Perché ti sei già cambiato?» indagò con aria minacciosa. Sembrava disapprovare in pieno la cosa per motivi che al più vecchio sfuggivano completamente. 
Quest'ultimo allargò le braccia con l'atteggiamento di chi dovesse fornire spiegazioni per un qualcosa di assolutamente stupido e banale. 
«Perché rimanere vestito ancora? Ha piovuto finora e...» 
«Ma stasera noi dobbiamo uscire» lo interruppe il più giovane, gli occhi azzurri che dardeggiavano come fuochi. 
«Uscire? Ma se sono già in pigiama!» esclamò Dante sarcastico. 
«Appunto! Tu non dovevi metterti il pigiama ora!» sbraitò il più giovane come se stesse parlando con un ritardato mentale «Tu... tu...! Ah!». 
Voltò le spalle al suo interlocutore e cominciò a misurare a lunghi passi la stanza, come per cercare di calmarsi o per riflettere. 
Dante rimase dov'era in attesa che la situazione gli venisse spiegata in maniera comprensibile. In genere Nero non era difficile da capire. In verità si somigliavano molto più di quanto fossero disposti ad ammettere ed era quello il motivo per cui si piacevano. 
In quel frangente, però, Nero si stava comportando in maniera assurda e lui non aveva abbastanza pazienza da tollerare oltre quella situazione. Stava per esortare il suo fidanzato a raccontargli quali fossero i suoi problemi; tuttavia, il diretto interessato gli risparmiò la fatica. Girandosi di nuovo verso il più grande, riprese a parlare: «Non metti mai il pigiama prima di cena!». 
Stavolta il tono era più esasperato che rabbioso. 
Dante non ci stava capendo ancora niente. 
«Puoi spiegarmi che problema hai se mi sono messo il pigiama ora?» esclamò incrociando le braccia sul petto «E soprattutto dove avevi intenzione di andare stasera...». 
Le guance di Nero cominciarono ad arrossire in maniera piuttosto vistosa, tanto che a Dante la cosa non sfuggì minimamente. 
Seguirono alcuni secondi di silenzio mentre Nero si preparava a parlare di nuovo. Quando lo fece il suo cipiglio era diventato palesemente imbarazzato. 
«Non sai che giorno è oggi...?» domandò, deviando accuratamente lo sguardo dal viso di Dante. 
Quest'ultimo sbatté per un paio di volte le palpebre, stupito da tutta la vergogna che leggeva sul suo viso; dopodiché sorrise stirando le labbra in un sorrisetto compiaciuto mentre si appoggiava coi gomiti sulla ringhiera sporgendosi leggermente in avanti. I suoi occhi erano fissi sul suo partner e lo osservavano con una certa tenerezza. 
Il più giovane rimase per un po' ad aspettare una risposta da parte del più grande senza guardarlo, ma poiché questa tardava ad arrivare decise di alzare lo sguardo per vedere se lo stava ancora considerando. Vedendo il suo sguardo ed il suo sorriso non poté fare a meno di digrignare i denti infastidito. 
«Perché mi guardi così? Rispondimi!» esclamò. 
L'altro si raddrizzò appuntandosi una mano su un fianco. 
«So perfettamente che giorno è oggi. Mi chiedevo quando ti saresti deciso ad affrontare l'argomento, ragazzo...» replicò. 
«Che vuoi dire?» lo interrogò ancora il minore. 
«Pensavo che ti fossi dimenticato che oggi è il mio compleanno» ammise l'altro iniziando a scendere le scale. 
«Idiota, certo che me lo ricordo!» ribatté infervorato Nero «E doveva piovere proprio oggi! È tutto il giorno che aspetto che smetta!» aggiunse. 
«Ah, ecco perché eri così agitato...» constatò Dante avvicinandoglisi «Quindi suppongo che volessi chiedermi di uscire per festeggiare...». 
Nero esitò un momento prima di annuire. 
«Sì». 
Non era mai stato bravo a fare il romantico. Gli sembrava una cosa da smidollati, specialmente considerando che tipo era il suo fidanzato. Essere intimi andava bene, ma comportarsi in maniera sentimentale con l'altro era un po' fuori dai loro canoni di "coppia". 
«Però... ha smesso solo ora...» riprese a spiegare il più piccolo «... per cui c'era solo la cena come opzione rimasta... ma tu ti sei già messo il pigiama!» soggiunse, mettendo particolare enfasi sull'ultima parte della frase ed aggiungendo anche un tono inquisitorio. 
Adesso Dante capiva la rabbia di poco prima: cambiandosi prima del solito gli aveva mandato in fumo i piani per la serata. 
L'uomo gli pizzicò una guancia, tirandola con forza. 
«Ahio!» protestò Nero. 
«Ma come siamo melensi oggi, ragazzo» disse, lasciandogli la gota di colpo. La pelle gli si era leggermente arrossata nel punto in cui l'aveva presa. 
Nero si massaggiò il punto leso difendendosi: «Non è essere melensi! È il tuo compleanno, non vuoi festeggiare?!». 
«Se non sei melenso allora sei romantico, ragazzo» puntualizzò il più grande sogghignando - al che il suo partner emise un verso stizzito - «E comunque ci sono modi diversi di festeggiare...». 
Così dicendo gli passò un robusto braccio dietro la schiena, attirandolo a sé con un unico gesto piuttosto rapido. 
Nero si ritrovò stretto tra il suo arto da un lato ed il suo torace dall'altro. La sua mano scese ad accarezzargli il sedere attraverso il ruvido tessuto dei pantaloni. 
«Allora... suppongo che tu abbia preparato anche un regalo per me, dico bene?» gli sussurrò a fior di labbra il più vecchio. 
«Io... be'... certo» ammise imbarazzato il più giovane. Non avrebbe avuto motivo di insistere così tanto riguardo al festeggiare se non avesse avuto un regalo. In tal caso avrebbe fatto meglio a fingere di essersi dimenticato della ricorrenza: anche se sembrava non far caso a certe cose, Dante in realtà era ancora un bambinone e se gli veniva negato il suo regalo quando gli spettava la prendeva molto male. 
«Va bene, lo vedrò più tardi...» tagliò corto il maggiore, strusciando leggermente il bassoventre contro la protuberanza dei suoi jeans «Adesso voglio il bacio d'auguri». 
Fissò Nero in attesa che fosse lui a fare la prima mossa. 
Un bacio era e rimaneva un bacio, indipendentemente dalla ragione per cui veniva dato. Non c'era alcuna vergogna per lui in un gesto simile, visto che era ciò che facevano più spesso; pertanto si sollevò colmando la piccolissima differenza in altezza che li separava ed unì le proprie labbra alle sue. 
Il bacio cominciò lentamente e castamente, come sempre. Le labbra si muovevano languidamente le une contro le altre mentre le braccia di Nero salivano a cingere il collo del suo partner. Dante lo strinse a sé con foga mentre estraeva la lingua, infilandola tra le labbra semiaperte del suo compagno in cerca della gemella. 
Quest'ultimo non si peritò minimamente nell'aggiungere la propria lingua al gioco, toccando l'altra e strusciando contro di essa in un contatto sempre maggiore che acuì la passione d'entrambi. 
Dante gli palpò con foga le natiche e l'altro decise di spingere ancor più a fondo la lingua, fino a cercare di raggiungergli la gola. 
Il bacio si protrasse così per diversi minuti, finché non rimasero a corto di fiato e dovettero necessariamente separarsi. 
Si scambiarono un lungo sguardo mentre i loro respiri si placavano. 
«Non serve uscire a festeggiare... Nero» disse Dante senza interrompere il contatto visivo. 
«Cosa...? E perché mai?!» fece l'altro senza capire «Almeno per una volta, visto che è un'occasione speciale...». 
«Preferisco rimanere qui» replicò il più grande «Se andiamo a cena fuori devo tirar fuori i vestiti buoni e sono così scomodi...! Invece a casa posso stare in pigiama!» giustificò «... e possiamo fare cosa vogliamo». 
Nero riuscì ad intendere quelle ultime due parole in una sola maniera e la cosa non gli dispiaceva più di tanto. 
«Quindi hai intenzione di fare un pigiama party?» lo interrogò Nero liberandosi dalla sua presa ormai allentatasi. 
Un sorriso gli addolcì le labbra e l'espressione. 
«Perché no?» propose Dante scrollando le spalle «Però voglio la pizza». 
«Come potrei mai pensare che quella possa mancare...?» lo prese bonariamente in giro il minore «D'accordo, pigiama party sia» acconsentì arretrando. 
«Vado a mettermi i vestiti adatti» soggiunse in tono divertito. 
«Io intanto vedo di ordinare la pizza» replicò Dante, dirigendosi verso la scrivania.

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Benvenuti nel mio journal personale, dove posto tutte le mie fiffi!
Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

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