fiamma_drakon: (Gilbert_Nightray)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Soverchiato dai doveri
Rating: Giallo
Genere: Fluff, Generale
Personaggi: Male!Daraen, Gaius
Wordcount: 2189 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Colourful Red / #09 - Tramonto @ [livejournal.com profile] diecielode + 209. Moralità colpevole @ [livejournal.com profile] 500themes_ita
Note: Shonen-ai
Non vedeva l'ora di arrivare alla sua tenda e gustarsi il suo dessert.
«Be', magari potrei prima assaggiarne un pezzetto...» ponderò, vinto da un eccesso di golosia.
Sollevò il panno una seconda volta e si accinse a strappare un pezzo dalla crostata; tuttavia, prima di poterci riuscire inciampò in qualcosa di grosso che si trovava a terra e che - preso com'era dal suo spuntino - non aveva ovviamente notato.


Il sole era basso sull'orizzonte. Il cielo aveva i colori dell'arancio e del rosso e questi si mescolavano tra loro in vari modi, donando al paesaggio un che di meraviglioso e sinistro al tempo stesso. Sembrava quasi che la volta celeste fosse macchiata di sangue. 
Era l'ora di cena e l'accampamento era immerso in uno strano silenzio considerato l'ammontare di persone che lo occupavano. 
Solamente una figura passeggiava tranquillamente tra le tende, godendosi la surreale tranquillità. 
Gaius aveva preferito evitare il rancio serale quel giorno: nel pomeriggio aveva sentito dire da Lissa che avrebbe preparato una delle sue squisite crostate con confettura di frutti di bosco e miele per suo fratello e la tentazione di poterla assaggiare era stata più forte di qualsiasi altra cosa. 
Negli occhi di Gaius adesso brillava una chiara scintilla di divertimento ed euforia mentre si passava la lingua sulle labbra. 
«Ihih... Chrom non impara mai...» esclamò divertito, accarezzando il margine del piatto che trasportava in mano come fosse un tesoro dei più preziosi «Continua a lasciare i dolci che gli prepara Lissa in giro». 
Sollevò un lembo del panno ed osservò la crostata che si trovava al di sotto, annusandone con espressione deliziata l'aroma di miele. 
Nonostante ormai avesse abbandonato la sua carriera di ladro, era ancora perfettamente capace di sgattaiolare dentro una tenda e rubare qualcosa senza essere visto da anima viva. Il suo talento per quel genere di lavori si era trasformato in una specie di abilità che gli veniva naturale sfruttare quando se ne presentava il bisogno. 
Non vedeva l'ora di arrivare alla sua tenda e gustarsi il suo dessert. 
«Be', magari potrei prima assaggiarne un pezzetto...» ponderò, vinto da un eccesso di golosia. 
Sollevò il panno una seconda volta e si accinse a strappare un pezzo dalla crostata; tuttavia, prima di poterci riuscire inciampò in qualcosa di grosso che si trovava a terra e che - preso com'era dal suo spuntino - non aveva ovviamente notato. 
Lanciando un'esclamazione di sorpresa cadde in avanti. Il piatto gli volò di mano, ma per fortuna il dolce non subì alcun danno. 
Gaius atterrò nella polvere e la prima cosa a cui pensò non fu verificare se avesse riportato qualche graffio o contusione che necessitava di immediata medicazione, bensì di controllare che il dolce fosse integro. 
Si risollevò subito e andò a verificare. 
Storse la bocca notando che si era un po' rovinata superficialmente, perdendo quell'aspetto così invitante. 
Irritato, si voltò per controllare cosa gli avesse fatto perdere l'equilibrio e poi sarebbe certamente andato a lamentarsi con il proprietario dell'oggetto. Nessuno poteva rovinare una crostata così perfetta e passarla liscia. Doveva dirgliene quattro. 
Quando si girò, tuttavia, tutto il suo spirito combattivo e affamato di giustizia svanì dinanzi alla scena inattesa che si trovò a contemplare. 
«Daraen...?» esclamò stupito. 
Lo stratega era disteso a terra, rannicchiato leggermente su un fianco, rivolto verso di lui. Aveva gli occhi chiusi e sembrava che stesse dormendo. Peccato che avesse scelto un posto un po' insolito e certamente scomodo per schiacciare un pisolino. 
Gaius arrossì leggermente nel guardarlo, ricordando quello che avevano fatto solo la notte prima nella sua tenda. Daraen era veramente un vulcano quando si trattava di rapporti intimi. Gaius non l'avrebbe mai detto per via della sua aria da ragazzo innocente ed il suo comportamento sempre così attento alle regole. 
Dopo aver fatto l'amore per un paio d'ore avevano giaciuto insieme nella stessa branda e si erano coccolati per un po' mentre chiacchieravano del più e del meno tranquillamente. Era in quell'occasione che aveva appreso della giornata impegnativa che avrebbe dovuto affrontare l'indomani il suo partner, divisa tra riunioni strategiche, controlli e allenamenti. 
Ricordando quel discorso a Gaius parve più che normale che si fosse assopito così presto. L'unica cosa che non capiva era perché a terra. Se non ricordava male, la sua tenda non era molto distante da lì. 
L'ex ladro si accostò allo stratega, osservandolo attentamente. 
«Ehi, Daraen...?» chiamò ancora a voce leggermente più alta «Ciccio...?». 
Gli posò una mano sul viso, accarezzandogli la guancia con l'intenzione di pizzicargliela per svegliarlo. In genere quello era un metodo che funzionava. 
Fu in quel frangente che si accorse che la pelle di Daraen al contatto scottava. Si sincerò di non aver preso un abbaglio tastandogli con più forza le guance e poi la fronte, riscontrando sempre la medesima diagnosi: bruciava. 
«Si è ammalato...?» si chiese Gaius pensieroso «Be', con tutto quello che aveva da fare non mi sorprende... e in questi giorni faceva stranamente freddo»
Improvvisamente Gaius si sentì colpevole come se avesse commesso qualche crimine atroce: era inciampato su un Daraen febbricitante e privo di sensi. 
Cominciò a domandarsi se, quanto e dove gli avesse fatto male, conscio del fatto che cadendo aveva impattato coi polpacci su di lui. 
L'avrebbe anche spogliato per controllare di non avergli arrecato danno se solo non fossero stati all'aperto. 
«Devo portarlo in tenda, non può stare qui in queste condizioni» si risolse Gaius, sperando in tal modo di poter compensare almeno in parte il suo incredibile senso di colpa. 
Si chinò a prenderlo, afferrandolo sotto la piega delle ginocchia e dietro le spalle per voltarlo e sollevarlo da terra. 
«Non ricordavo che fosse... così pesante...! Ugh!» esclamò l'ex ladro sorpreso, mandando un gemito di fatica mentre si accingeva a posizionarselo su una spalla. 
Immaginava che il peso extra fosse dovuto all'ingombrante cappa che indossava e che era di qualche taglia più grande della sua, però non osava neanche contemplare l'idea di sfilargliela. Nelle sue condizioni aveva bisogno di qualcosa che lo riscaldasse e non gli permettesse di prender freddo, aggravando ulteriormente la febbre. 
Gaius si chinò malamente a raccogliere il piatto con la crostata, rifiutandosi di lasciarla a terra, e si incamminò verso la tenda del malato. Ringraziò mentalmente gli dei che la sua meta non fosse molto distante da dove si trovava, perché in tal caso non era certo che sarebbe stato in grado di raggiungerla. 
Gaius percorse a passo lento e strascicato i metri che lo separavano dalla tenda di Daraen e fu solo una volta che l'ebbe varcata che si concesse il lusso di fermarsi un momento per riprender fiato, approfittando del tavolo ingombro di grossi libri dall'aspetto antico per posare il piatto e potersi occupare con entrambe le braccia del suo partner. 
Lo tolse dalla spalla e lo adagiò sulla sua branda, coprendolo con la sua coperta. 
Gaius lo guardò per qualche istante nella vana speranza che riaprisse magicamente gli occhi adesso che era al riparo dalle intemperie. Allora si accorse che il suo partner aveva le sopracciglia aggrottate ed un'espressione chiaramente sofferente stampata in viso. 
Probabilmente la febbre gli stava rendendo difficile riposare tranquillamente. 
Nonostante la scarsa preparazione di Gaius come infermiere e dottore, le sue nozioni di base riguardo cosa fare contro la febbre erano sufficienti a permettergli di non starsene con le mani in mano. 
Frugò in giro con una certa fretta in cerca di un qualsivoglia contenitore, esultando nel trovare una piccola bacinella ben nascosta sotto la branda. 
Uscì dalla tenda e andò a procurarsi dell'acqua; dopodiché tornò di corsa da Daraen. 
Entrando constatò che dormiva ancora e adesso il suo sonno sembrava essere ancor più turbolento. 
Gaius posò accanto alla branda il contenitore, si cavò da una tasca un fazzoletto e lo inzuppò d'acqua fresca. Posò la pezza umida sulla fronte bollente di Daraen sperando di riuscire così ad abbassare un po' la febbre. 
«Avanti, ciccio svegliati...!» esclamò preoccupato, sedendosi a gambe incrociate a terra e guardandolo, in attesa di un qualche segnale di miglioramento. 
Daraen continuò ad agitarsi nel sonno e Gaius decise di non muoversi fintantoché non fosse stato un po' meglio. 
Poiché l'attesa pareva dover essere di non poca entità, l'ex ladro ne approfittò per cenare con la sua crostata. 
Un morso dopo l'altro, assaporandone ogni boccone ed ogni briciola, la crostata iniziò a ridursi di dimensioni fino a che non ne rimase circa un quarto. 
Sazio del pasto, mise da parte quel che avanzava e si appoggiò con gli avambracci sul bordo della brandina. Su questi ultimi posò il viso volgendolo verso la testa di Daraen, così da poterlo tenere d'occhio. 
Mentre gli faceva la guardia le palpebre cominciarono a diventargli pesanti e il classico abbiocco post-pasto prese il sopravvento, facendolo addormentare. 
Non seppe esattamente quanto dormì, fu solo conscio di quando venne svegliato, perché a farlo fu la mano di Daraen che gli venne lanciata contro il viso come un vero e proprio schiaffo. 
Si riscosse spaventato dal sonno lanciando un mezzo grido mentre cercava di rimettere a fuoco ciò che aveva intorno. 
Dopo alcuni attimi riuscì ad identificare il fianco e la mano di nuovo ferma di Daraen e ricordò dove fosse e soprattutto perché. 
Scosse la testa per allontanare gli ultimi residui di sonno e si stropicciò gli occhi col dorso della mano. 
«Gaius...?». 
La voce maschile impastata di sonno attirò l'attenzione dell'ex ladro, che si trascinò vicino al suo viso camminando carponi sul pavimento. 
«Daraen...» esclamò «Oh, sai mi hai svegliato tirandomi un bel ceffone...?» l'uomo si massaggiò la guancia lesa come per sottolineare la sua affermazione «Ma dimmi, come stai?». 
Daraen si portò una mano a coprire la pezza sulla fronte e la sollevò dal suo posto per studiarla. 
«Sto un po' meglio...» rispose lo stratega chiudendo di nuovo gli occhi per un momento «Grazie a te, Gaius, che mi hai portato qui...» disse voltandosi a guardare dritto negli occhi il suo compagno. 
Gaius arrossì mentre apriva la bocca per replicare qualcosa e poi la chiudeva; infine riuscì a dire: «Non è stato niente di che, ciccio... davvero. La tenda non era così lontana...». 
Era veramente imbarazzato. Perché Daraen doveva fare così il sentimentale?! Magari era la febbre a farlo comportare così. 
Per cercare di distrarsi dai suoi occhi così intensi e attraenti nonostante la palese lucidità - sintomo di malattia - e la stanchezza che trapelava dallo sguardo decise di cambiare argomento. 
Si alzò in piedi in fretta sottraendo dalla mano del malato la pezza umida. 
«T-te la bagno di nuovo... sembra aver funzionato...» balbettò a disagio, immergendo il tessuto nella bacinella - ormai l'acqua era freddissima - per poi posarlo di nuovo sulla sua fronte. 
«Grazie, Gaius...» gli disse Daraen, accarezzandogli il dorso della mano posata sulla sua testa. 
«O-okay... ma tu riposati, chiaro?» replicò il fuorilegge abbassando gli occhi. In quel momento notò il piatto coperto che aveva posato da parte vicino alla branda e gli si illuminarono gli occhi. 
«Tu non hai cenato, stasera» se ne uscì all'improvviso. 
«C-cosa...?» domandò l'albino perplesso. Non capiva che cosa c'entrasse adesso il fatto che era digiuno. 
«Mi è avanzata della crostata, ciccio» si spiegò meglio Gaius, andando a riprendere il dolce «Mangiala, è buonissima!». 
Daraen scosse leggermente la testa. 
«Non ho fame adesso, Gaius...» borbottò. 
«Insisto» replicò prontamente l'altro «Se non mangi non puoi guarire». 
Per rimarcare le sue intenzioni costrinse il malato a fargli posto sulla branda per permettergli di sedersi. Nel farlo si posò il piatto sulle cosce. 
«Non costringermi... non ho appetito» ribadì Daraen ma l'altro non si fece minimamente scoraggiare. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a mettersi seduto sollevandolo quasi di peso. 
«Avanti, fai un minimo sforzo!» lo esortò Gaius, tirandolo faticosamente a sedere «Guarda che sei pesante». 
Daraen sorrise con fare esausto. Sembrava quasi che non fosse in sé ma il suo compagno attribuì quell'impressione alla sua malattia. 
«Vieni a farmi la predica per il peso proprio tu che non mangi altro che dolci...?» esclamò a mezza voce cercando di assumere un tono sarcastico. 
Gaius fu punto sul vivo dalla sua affermazione ma in fondo non aveva alcuna prova che smentisse quanto aveva appena detto - anzi, semmai era l'esatto contrario. Aveva le prove schiaccianti del fatto che la sua anomala dieta gli aveva fatto metter su qualche chilo e Daraen aveva avuto modo di notarlo in più di un'occasione data la frequenza con cui si incontravano per fare l'amore. 
«Be' ma tu potresti anche cercare di metterti seduto da solo...» obiettò. 
Lo stratega emise un sospiro e scrollò leggermente le spalle. 
«Hai ragione ma sono esausto...» rispose «Probabilmente è la febbre...». 
«Allora mangia prima di crollare di nuovo addormentato» lo incitò l'ex ladro. 
Prese la crostata e la porse a Daraen accostandogliela alla bocca e mimando il gesto di aprire le labbra. 
L'albino lo guardò con cipiglio implorante per qualche istante; dopodiché - appurato che cercare di convincerlo a desistere era inutile anche sfruttando la sua "tecnica segreta" - si decise a lasciar perdere e assecondarlo. 
Mangiare non poteva fargli male, specialmente perché era digiuno dal pranzo. Era la mancanza di appetito e di forze a non invogliarlo a riempirsi lo stomaco, non il fatto di avere nausea od altro. 
Le cose cambiarono quando diede il primo morso alla crostata. Fu come se all'improvviso il suo stomaco si fosse risvegliato e si fosse reso conto della prolungata assenza di materia nutritiva da digerire. 
Non ebbe un istantaneo attacco di fame ma un graduale senso d'apprezzamento per il cibo che fino a poco prima non lo attirava minimamente. 
Il ragazzo prese dalle mani del partner la crostata e la addentò un'altra volta con più foga, masticando con decisi movimenti della mascella. 
A Gaius fece piacere vederlo così affamato, anche se quella che stava divorando era la sua crostata. 
«Mh... quando vedrò Lissa dovrò farle i complimenti... è buonissima» esclamò. 
L'altro lo guardò stranito. 
«Come fai a sapere che...?» 
«Non ci vuole molto...» Daraen inghiottì un altro boccone «Tu rubi sempre i dolci di Chrom... e a lui i dolci li prepara sempre Lissa» spiegò. 
«Ciccio, non dirglielo dai» disse Gaius a disagio «Non voglio essere cacciato dall'esercito...». 
«Ah, d'accordo. Non sarei comunque in grado di farlo...» Daraen finì l'ultimo boccone di crostata e si riadagiò supino sulla branda «A meno che lei non venga a trovarmi, difficilmente potrei andare a cercarla...» aggiunse. 
«Non preoccuparti, ci penso io a te finché non ti rimetterai!» esclamò Gaius alzandosi in piedi «Adesso riposati». 
«Va bene dottore» lo prese bonariamente in giro l'albino «Buonanotte». 
«Verrò a trovarti domani mattina con la colazione» asserì l'ex ladro prima di imboccare l'uscita della tenda. 
Non sarà stato un medico ma di certo sarebbe stato in grado di farlo sentire meglio.

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