fiamma_drakon: (Neuro_Nōgami)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Di piccoli incidenti addobbando l'albero
Rating: Giallo
Genere: Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1304 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: #73 - Meno di 2000 parole per la Maritombola #6 e Fare l'albero di Natale insieme per la prima volta di [livejournal.com profile] shariaruna per la Notte Bianca #17 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Age difference, Shonen-ai
«Bene, adesso dobbiamo mettere le palline all'albero!» esclamò il padrone di casa con fare piuttosto euforico.
«D'accordo» fece Nero, perplesso da tanto dirompente entusiasmo.
Dante si inerpicò di nuovo su per la scala dicendo: «A te l'onore di scegliere la prima pallina, ragazzo!».


«Spiegami perché se non hai quattrini com'è che hai un albero così grosso...». 
Nero osservava Dante dal basso mentre quest'ultimo, in piedi su una scala, si allungava a sistemare un puntale dorato sulla cima. 
«Ce l'ho da un sacco di tempo...» rispose il padrone dell'agenzia dove si trovavano «Penso di averlo comprato ad un mercatino di Natale ad un prezzo stracciato...» ricordò portandosi una mano al mento. 
Nero guardò il pavimento intorno a sé: «Anche tutte queste decorazioni le hai comprate al mercato?». 
C'erano diversi scatoloni aperti intorno a lui che gli impedivano di camminare liberamente. 
«No, queste le ha portate Trish il primo Natale che ha passato qui» lo corresse Dante in tono leggero, scendendo dalla scala «Non le ho mai chiesto dove le abbia trovate». 
Dante aveva tolto il cappotto per poter lavorare senza sudare eccessivamente e adesso stava studiando le decorazioni con espressione pensierosa. Pareva quasi stare studiando una qualche misteriosa strategia. 
Nero non avrebbe mai pensato che potesse importargli tanto del Natale e soprattutto delle decorazioni. Gli era sempre sembrato piuttosto egocentrico e poco propenso a badare a cose come le festività. 
«Bene, adesso dobbiamo mettere le palline all'albero!» esclamò il padrone di casa con fare piuttosto euforico. 
«D'accordo» fece Nero, perplesso da tanto dirompente entusiasmo. 
Dante si inerpicò di nuovo su per la scala dicendo: «A te l'onore di scegliere la prima pallina, ragazzo!». 
Il più giovane si piegò a frugare nella scatola più vicina in cerca di una pallina che gli piacesse. Una in particolare attirò subito la sua attenzione: si trattava di una pallina blu piuttosto grossa rispetto alle altre e solcata da riccioli di brillantini blu in rilievo. 
Si allungò a posarla nella mano aperta che Dante aveva proteso in basso; tuttavia, non appena l'uomo l'ebbe introdotta nel suo campo visivo si volse a guardare il suo compagno. 
«Ragazzo ma tu l'hai mai fatto un albero di Natale?» chiese. 
«No» Nero scrollò le spalle «A Fortuna non abbiamo mai festeggiato il Natale». 
La religione seguita da tutti i residenti nella sua città natìa non prevedeva una simile festività; pertanto quella non era solo la prima volta che trascorreva il Natale con il suo fidanzato, bensì la prima volta che lo festeggiava in assoluto. 
Dante sgranò gli occhi, stupefatto dalla notizia, anche se ciò spiegava la completa mancanza di spirito partecipativo nei confronti della decorazione dell'agenzia. 
A lui il Natale era sempre piaciuto, specialmente quando arrivava il momento di mettere le palline all'albero. L'aveva sempre trovata una tradizione molto bella che gli faceva venire nostalgia dell'atmosfera calda e familiare che aveva solamente assaggiato da bambino e mai potuto provare da ragazzo e da adulto. 
Forse quell'anno la presenza di Nero sarebbe riuscita a colmare un po' del vuoto che sentiva sempre in agenzia durante quel periodo. 
«Perché?» chiese Nero. 
«Perché in cima i rami sono piccoli e sottili e una palla così grossa non ci potrà mai stare!» rispose Dante; dopodiché sospirò. 
«Be', ragazzo. Questo significa che dovrò farti passare un Natale bellissimo per mostrarti cosa ti sei perso per tutti questi anni» asserì mentre scendeva di nuovo dalla scala. 
Nero colse una nota particolare insita nel tono di voce che aveva appena usato e che lo fece arrossire. 
Il suo compagno si fermò vicino al fondo della scala e fece cenno all'altro di salire. 
«Vai tu sopra, io ti passo le palline giuste...» asserì Dante. 
«D'accordo...» obbedì Nero, arrampicandosi. 
L'altro ne approfittò per gettare un'occhiata al suo fondoschiena, messo in risalto in maniera del tutto non voluta dalle cinghie marroni che Nero portava ancorate alle cosce. 
«Adesso che devo fare?» volle sapere il ragazzo, distraendo il suo interlocutore dal decisamente apprezzato spettacolo che gli stava involontariamente offrendo. 
«A-ah... sì, le palline» Dante si affrettò a cercarne un paio piccole da poter mettere sulla cima «Tieni, mettile dove vuoi». 
Dopo quel primo momento di distrazione, il più vecchio si mise all'opera, cominciando a riempire gli strati più bassi dell'albero di grosse palline colorate. Allo stesso tempo, si adoperava per passare a Nero le palle più piccole che trovava negli scatoloni. 
Il tempo iniziò a trascorrere abbastanza rapidamente mentre il più giovane cominciava a trovare divertente scovare i buchi dove ancora non si trovavano palline. La sua espressione mostrava un entusiasmo che diveniva via via sempre maggiore e di ciò Dante era felice. 
«Non entrano più palline quassù, Dante» fece notare ad un certo punto Nero, allontanandosi leggermente per inquadrare meglio la cima dell'albero ed assicurarsi che fosse veramente pieno «Dove le metto queste?» aggiunse facendo tintinnare le due palline che aveva in mano. 
«Dalle a me e cominciamo a mettere i festoni...». 
Così dicendo Dante afferrò un lungo boa colorato da una scatola e cominciò a salire la scala trascinandosi dietro il festone, fermandosi proprio alle spalle di Nero. 
«Che fai qui?!» esclamò quest'ultimo nel sentire il suo petto premere contro la sua schiena «La scala non ci reggerà!». 
«Sciocchezze» liquidò la questione il più grande sollevando il festone e portandosi in punta di piedi per oltrepassare le spalle del suo partner «Ti faccio vedere come si mettono quest...». 
Non fece in tempo a finire la frase che perse l'equilibrio: nel salire non si era reso conto di aver calpestato una parte dell'addobbo che portava in mano, per cui tirandolo si era praticamente tolto da sotto i piedi il proprio appoggio. 
Dante lanciò un grido di sorpresa. 
Nero percepì il corpo dell'altro allontanarsi e - ormai allenato ad avere riflessi fulminei - aveva proteso il Devil Bringer appena in tempo perché una enorme mano luminescente dal palmo aperto comparisse sotto il culo di Dante, impedendogli di cadere sbattendolo dolorosamente sul pavimento. 
Ci fu un momento di stasi completa in cui i due rimasero a fissarsi respirando in silenzio. Dante era stato colto completamente di sorpresa ed il fatto di cadere dalla cima di una scala gli aveva momentaneamente fatto prendere un colpo, tant'era che adesso respirava un tantino affannosamente. Anche Nero si era un po' spaventato, però stava reagendo molto meglio - ovviamente, mica era stato lui a rischiare di rompersi qualcosa...! 
Fu il ragazzo a rompere il silenzio dopo qualche attimo e lo fece con un sonoro sbuffo mentre scuoteva la testa con aria di completa disapprovazione. 
Dante ripensò a quel che gli aveva detto un istante prima che perdesse l'equilibrio e le sue guance si tinsero di un lieve rossore. 
«Non guardarmi così...! La scala non ha ceduto!» protestò mentre si metteva seduto sul palmo della fumosa ma solidissima mano blu fluorescente che ancora lo sorreggeva a mezz'aria. 
«Non avrà ceduto ma tu non dovresti portarti appresso roba che ti finisce sotto i piedi, idiota!» lo rimproverò con veemenza Nero, adagiandolo a terra. 
«Avanti, non sei mica mia madre! È stato un incidente...» esclamò ad alta voce, incrociando le braccia sul petto largo. 
Nero sospirò. Non voleva fare davvero la parte della madre apprensiva, specialmente con uno come Dante che era molto più grande di lui. Gli era semplicemente venuto spontaneo di ammonirlo perché in fondo si preoccupava per lui dato che lo amava, anche se non l'avrebbe mai ammesso a voce alta con nessuno. 
D'altro canto Dante si sentiva un po' come un ragazzino imbranato. Avrebbe dovuto prestare un po' più d'attenzione visto che il festone era tanto lungo da arrivare fino al pavimento. Si vergognava per la magra figura fatta, però non avrebbe mai ammesso di aver fatto un errore. 
Cadde un silenzio piuttosto teso che perdurò per qualche minuto prima che venisse spezzato da Dante: «Ci riproviamo? Abbiamo ancora tanti addobbi da mettere». 
Inarcò speranzoso le sopracciglia, strappando una risatina a Nero, che perse un po' della tensione che l'incidente gli aveva fatto accumulare nelle spalle. 
«D'accordo ma sali da solo per mettere quegli addobbi... oppure fai fare a me» si impose. 
Dante storse le labbra in una smorfia, roteò all'intorno lo sguardo; dopodiché disse: «Va bene, allora io li metto nella metà inferiore». 
«Vuoi evitare altre gaffe, mh?» lo sfotté bonariamente Nero. 
Dante sorrise ammiccando. 
«Vorrei preservare il culo intatto per momenti più piacevoli» spiegò «E poi sono certo che ti divertirai a vestire di boa colorati l'albero...» aggiunse. 
«Di certo farò più attenzione di te a dove capitano i festoni» sogghignò mentre tornava ad arrampicarsi sulla scala.

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