Approfittando di una madornale sbronza
Mar. 22nd, 2015 03:26 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Approfittando di una madornale sbronza
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero, Vergil
Wordcount: 1247 (
fiumidiparole)
Prompt: Vederci triplo @
piscinadiprompt
Note: Age difference, Drunk!sex, Lemon, Rimming, Threesome, Yaoi
«Ti aiutiamo noi a togliere i vestiti».
Così dicendo Nero gli si fece dappresso e lo aiutò ad alzarsi e mettersi seduto sul divano; dopodiché iniziò ad aprirgli la casacca, avendo cura di sciogliere le varie cinture che gliela bloccavano addosso man mano che le raggiungeva.
Vergil si occupò della metà inferiore dei suoi vestiti.
Dante non si oppose, provando piuttosto un gran sollievo nel rimanere finalmente nudo.
«Forse abbiamo un po' esagerato...».
Nero cominciava a sentirsi in colpa per la situazione che lui e Vergil avevano creato.
Quest'ultimo scrollò le spalle con indifferenza.
«E perché mai? Dopotutto, lui non si è mica tirato indietro...» fece presente.
Il ragazzo dovette constatare che quello era assolutamente vero: Dante non si era mai lamentato neppure una volta per i fiumi di drink altamente alcolici che lui e suo fratello gli avevano offerto ripetutamente.
Dante giaceva disteso prono sul divano, una guancia premuta sul bracciolo e l'espressione assente e inebetita tipica di chi era ormai completamente soggiogato dall'effetto dell'alcol, come suggerivano anche le sue guance paonazze.
Ogni tanto mugolava qualcosa di incomprensibile ma per il resto se ne stava lì buono a sorbirsi la sua madornale sbornia senza lamentarsi.
«E adesso che si fa? Lo lasciamo qui a dormire?» chiese Nero. Probabilmente l'indomani mattina si sarebbe svegliato con un'emicrania senza paragoni e lui non voleva essere presente quando si sarebbe svegliato, poiché non aveva alcuna garanzia che la sbornia avesse cancellato i ricordi di quanto accaduto nella serata.
«Oh, nient'affatto...».
Vergil si inginocchiò davanti al suo viso e Dante corrugò le sopracciglia in un buffo cipiglio confuso.
«Avevo... tre fratelli?» biascicò a fatica, protendendo un braccio verso il Vergil illusorio alla sinistra di quello reale, finendo col perdere il suo precario equilibrio e rotolare giù dal divano sbattendo la testa.
In quel momento Nero provava immensa pietà nei suoi confronti.
Borbottando versi di dolore, Dante si mise su un fianco e poi si sollevò mettendosi carponi col culo rivolto ai suoi due compagni e le braccia appoggiate sul divano nel vano tentativo di issarcisi nuovamente sopra.
Vergil, vedendolo in quella posizione allettante, coi pantaloni che gli aderivano talmente tanto alle natiche da metterle in notevole risalto, non riuscì a resistere oltre alla tentazione di approfittare di quel momento di debolezza e vendicarsi per tutte le volte che Dante l'aveva costretto a sottomettersi alle sue voglie. A dargli un'ulteriore motivazione per dare ascolto ai suoi bassi istinti fu proprio Dante, che in quel momento bofonchiò: «Che... caldo...».
Nero sentì smuoversi qualcosa nel profondo del suo essere, come se quelle parole avessero colpito una parte del suo inconscio che non vedeva semplicemente l'ora di potersi manifestare di nuovo. Il suo corpo si tese al raggiungimento di un desiderio che da qualche tempo non era più riuscito a soddisfare.
Era praticamente un invito a farsi scopare.
«Ti aiutiamo noi a togliere i vestiti».
Così dicendo Nero gli si fece dappresso e lo aiutò ad alzarsi e mettersi seduto sul divano; dopodiché iniziò ad aprirgli la casacca, avendo cura di sciogliere le varie cinture che gliela bloccavano addosso man mano che le raggiungeva.
Vergil si occupò della metà inferiore dei suoi vestiti.
Dante non si oppose, provando piuttosto un gran sollievo nel rimanere finalmente nudo.
Non appena ebbero finito di svestirlo i due si affrettarono a spogliarsi a loro volta, quindi Vergil costrinse il fratello a mettersi carponi sul divano.
Nel mentre Nero si stava occupando del suo pene mezzo indurito dalla posizione della loro "vittima": non era cosa comune che Dante si prestasse a fare il sottomesso. In genere lui e Vergil si litigavano il ruolo di dominante assoluto nelle loro relazioni a tre. Nero preferiva essere sottomesso perché in quella posizione godeva moltissimo senza fare quasi niente; ciononostante, non disdegnava affatto l'opportunità di dimostrare che era capace di dominare quanto i suoi compagni.
Vergil si inginocchiò dietro Dante e si piegò verso il suo fondoschiena, inserendovi la lingua e spingendola bene in profondità.
Dante sgranò gli occhi e sollevò la testa con uno scatto mentre liberava un profondo grido di osceno piacere, evidentemente colto alla sprovvista dal suo gesto; dopodiché ripiombò giù sul bracciolo, nel quale affondò la metà inferiore del viso.
Vergil non si risparmiò affatto nel penetrarlo con la lingua né tantomeno Dante si risparmiò nell'emettere mugolii e gemiti di godimento a malapena attutiti dall'imbottitura del divano.
Quei versi osceni erano quanto di meglio Nero potesse chiedere per eccitarsi.
Spinto dal piacere che Dante esternava senza alcun ritegno, il ragazzo lo costrinse a raddrizzare il busto per potersi infilare sotto di lui.
Si distese capovolto, con le gambe che ciondolavano oltre il bracciolo del divano e la sua testa tra le gambe del più grande, proprio sotto la sua erezione.
Nero la prese in bocca e cominciò a succhiare con fervore.
Dante appoggiò il viso sulla sua pancia di colpo, mozzandogli il fiato col mento.
I suoi versi divennero più forti e frequenti fino al punto in cui pareva essere quasi incapace di respirare.
Vergil sostituì la sua lingua con il suo pene duro, cominciando a spingere con foga.
Era veramente eccitato e non vedeva l'ora di arrivare all'orgasmo. Non era molto lontano, lo sentiva.
Nero si masturbava cercando di stare al passo coi colpi impartiti da Vergil e con il ritmo con cui succhiava. Non era molto facile ed in più di una occasione perse la sincronia, anche se con un po' d'impegno riuscì a recuperarla.
Dante era talmente teso che le gambe cominciavano a dolergli. Godeva talmente tanto che gli sembrava di essere sul punto di esplodere.
Gridando e ansimando pesantemente raggiunse per primo l'orgasmo, eiaculando in abbondanza nel cavo orale di Nero, che inghiottì il liquido senza alcun problema senza farne uscire neppure una goccia.
Dante si abbandonò sul suo ventre, esanime, continuando a mugolare a volume ben udibile, anche se non con l'ardore di poco prima.
Vergil continuò a spingere e Nero a succhiare ancora per un paio di minuti, per poi venire più o meno nello stesso momento.
Il più giovane schizzò sul viso di Dante; l'altro invece nel suo fondoschiena.
Il terzo fremette e sospirò un'ultima volta prima di abbandonarsi completamente sul corpo del più piccolo.
Ansimando rumorosamente, Vergil uscì dal suo culo e si appoggiò di lato contro lo schienale.
Nero giacque dove si trovava, riprendendo fiato.
Dante cercò di tirarsi su senza successo. A quel punto preferì rimanere dov'era.
«Ti è piaciuto, eh?» gli chiese Vergil.
Suo fratello assentì con un debole cenno del capo, mugolando qualcosa che somigliava molto ad un: «Siete stati bravi».
La sbronza doveva essere più pesante addirittura di quanto sembrava, perché in condizioni normali non si sarebbe complimentato con loro con tale gratitudine, ma solo in tono sarcastico.
«Vedrai che domani mattina non ci ringrazierai così tanto...» gli sussurrò divertito e compiaciuto insieme.
Di quella frase Dante capì poco, se non addirittura niente, dato che stava iniziando a crollare sotto l'influsso dell'alcol.
Si addormentò nel giro di pochissimi minuti disteso sulla pancia di Nero, mentre ancora quest'ultimo stava riprendendo fiato.
«E-ehi, Dante?» chiamò sentendolo respirare in maniera insolitamente rumorosa «Dante, scendi!».
Per tutta risposta l'interpellato russò sonoramente, inspirando a fondo col naso.
«Dante scendi!» ripeté con più foga, agitandosi per cercare di smuoverlo; tuttavia non riuscì ad ottenere alcun risultato.
Allora Vergil finalmente si decise ad intervenire ed afferrò il gemello tirandolo a sé, togliendolo da sopra Nero.
Quest'ultimo si raddrizzò e si alzò in piedi protendendo le braccia verso l'altro.
«Portiamolo in camera. Quando si sveglierà sarà già abbastanza incazzato per quel che abbiamo fatto senza il suo permesso senza metterci pure il fatto di lasciarlo dormire qui...» esclamò.
L'altro dovette convenire con lui e a ciò si aggiunse anche il fatto che voleva essere presente quando suo fratello, svegliandosi, avrebbe cominciato a lanciare i primi latrati di protesta.
«D'accordo, portiamolo in camera e poi andiamo a lavarci» concordò passandogli Dante tra le braccia.
Rating: Rosso
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Personaggi: Dante, Nero, Vergil
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Prompt: Vederci triplo @
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Note: Age difference, Drunk!sex, Lemon, Rimming, Threesome, Yaoi
«Ti aiutiamo noi a togliere i vestiti».
Così dicendo Nero gli si fece dappresso e lo aiutò ad alzarsi e mettersi seduto sul divano; dopodiché iniziò ad aprirgli la casacca, avendo cura di sciogliere le varie cinture che gliela bloccavano addosso man mano che le raggiungeva.
Vergil si occupò della metà inferiore dei suoi vestiti.
Dante non si oppose, provando piuttosto un gran sollievo nel rimanere finalmente nudo.
«Forse abbiamo un po' esagerato...».
Nero cominciava a sentirsi in colpa per la situazione che lui e Vergil avevano creato.
Quest'ultimo scrollò le spalle con indifferenza.
«E perché mai? Dopotutto, lui non si è mica tirato indietro...» fece presente.
Il ragazzo dovette constatare che quello era assolutamente vero: Dante non si era mai lamentato neppure una volta per i fiumi di drink altamente alcolici che lui e suo fratello gli avevano offerto ripetutamente.
Dante giaceva disteso prono sul divano, una guancia premuta sul bracciolo e l'espressione assente e inebetita tipica di chi era ormai completamente soggiogato dall'effetto dell'alcol, come suggerivano anche le sue guance paonazze.
Ogni tanto mugolava qualcosa di incomprensibile ma per il resto se ne stava lì buono a sorbirsi la sua madornale sbornia senza lamentarsi.
«E adesso che si fa? Lo lasciamo qui a dormire?» chiese Nero. Probabilmente l'indomani mattina si sarebbe svegliato con un'emicrania senza paragoni e lui non voleva essere presente quando si sarebbe svegliato, poiché non aveva alcuna garanzia che la sbornia avesse cancellato i ricordi di quanto accaduto nella serata.
«Oh, nient'affatto...».
Vergil si inginocchiò davanti al suo viso e Dante corrugò le sopracciglia in un buffo cipiglio confuso.
«Avevo... tre fratelli?» biascicò a fatica, protendendo un braccio verso il Vergil illusorio alla sinistra di quello reale, finendo col perdere il suo precario equilibrio e rotolare giù dal divano sbattendo la testa.
In quel momento Nero provava immensa pietà nei suoi confronti.
Borbottando versi di dolore, Dante si mise su un fianco e poi si sollevò mettendosi carponi col culo rivolto ai suoi due compagni e le braccia appoggiate sul divano nel vano tentativo di issarcisi nuovamente sopra.
Vergil, vedendolo in quella posizione allettante, coi pantaloni che gli aderivano talmente tanto alle natiche da metterle in notevole risalto, non riuscì a resistere oltre alla tentazione di approfittare di quel momento di debolezza e vendicarsi per tutte le volte che Dante l'aveva costretto a sottomettersi alle sue voglie. A dargli un'ulteriore motivazione per dare ascolto ai suoi bassi istinti fu proprio Dante, che in quel momento bofonchiò: «Che... caldo...».
Nero sentì smuoversi qualcosa nel profondo del suo essere, come se quelle parole avessero colpito una parte del suo inconscio che non vedeva semplicemente l'ora di potersi manifestare di nuovo. Il suo corpo si tese al raggiungimento di un desiderio che da qualche tempo non era più riuscito a soddisfare.
Era praticamente un invito a farsi scopare.
«Ti aiutiamo noi a togliere i vestiti».
Così dicendo Nero gli si fece dappresso e lo aiutò ad alzarsi e mettersi seduto sul divano; dopodiché iniziò ad aprirgli la casacca, avendo cura di sciogliere le varie cinture che gliela bloccavano addosso man mano che le raggiungeva.
Vergil si occupò della metà inferiore dei suoi vestiti.
Dante non si oppose, provando piuttosto un gran sollievo nel rimanere finalmente nudo.
Non appena ebbero finito di svestirlo i due si affrettarono a spogliarsi a loro volta, quindi Vergil costrinse il fratello a mettersi carponi sul divano.
Nel mentre Nero si stava occupando del suo pene mezzo indurito dalla posizione della loro "vittima": non era cosa comune che Dante si prestasse a fare il sottomesso. In genere lui e Vergil si litigavano il ruolo di dominante assoluto nelle loro relazioni a tre. Nero preferiva essere sottomesso perché in quella posizione godeva moltissimo senza fare quasi niente; ciononostante, non disdegnava affatto l'opportunità di dimostrare che era capace di dominare quanto i suoi compagni.
Vergil si inginocchiò dietro Dante e si piegò verso il suo fondoschiena, inserendovi la lingua e spingendola bene in profondità.
Dante sgranò gli occhi e sollevò la testa con uno scatto mentre liberava un profondo grido di osceno piacere, evidentemente colto alla sprovvista dal suo gesto; dopodiché ripiombò giù sul bracciolo, nel quale affondò la metà inferiore del viso.
Vergil non si risparmiò affatto nel penetrarlo con la lingua né tantomeno Dante si risparmiò nell'emettere mugolii e gemiti di godimento a malapena attutiti dall'imbottitura del divano.
Quei versi osceni erano quanto di meglio Nero potesse chiedere per eccitarsi.
Spinto dal piacere che Dante esternava senza alcun ritegno, il ragazzo lo costrinse a raddrizzare il busto per potersi infilare sotto di lui.
Si distese capovolto, con le gambe che ciondolavano oltre il bracciolo del divano e la sua testa tra le gambe del più grande, proprio sotto la sua erezione.
Nero la prese in bocca e cominciò a succhiare con fervore.
Dante appoggiò il viso sulla sua pancia di colpo, mozzandogli il fiato col mento.
I suoi versi divennero più forti e frequenti fino al punto in cui pareva essere quasi incapace di respirare.
Vergil sostituì la sua lingua con il suo pene duro, cominciando a spingere con foga.
Era veramente eccitato e non vedeva l'ora di arrivare all'orgasmo. Non era molto lontano, lo sentiva.
Nero si masturbava cercando di stare al passo coi colpi impartiti da Vergil e con il ritmo con cui succhiava. Non era molto facile ed in più di una occasione perse la sincronia, anche se con un po' d'impegno riuscì a recuperarla.
Dante era talmente teso che le gambe cominciavano a dolergli. Godeva talmente tanto che gli sembrava di essere sul punto di esplodere.
Gridando e ansimando pesantemente raggiunse per primo l'orgasmo, eiaculando in abbondanza nel cavo orale di Nero, che inghiottì il liquido senza alcun problema senza farne uscire neppure una goccia.
Dante si abbandonò sul suo ventre, esanime, continuando a mugolare a volume ben udibile, anche se non con l'ardore di poco prima.
Vergil continuò a spingere e Nero a succhiare ancora per un paio di minuti, per poi venire più o meno nello stesso momento.
Il più giovane schizzò sul viso di Dante; l'altro invece nel suo fondoschiena.
Il terzo fremette e sospirò un'ultima volta prima di abbandonarsi completamente sul corpo del più piccolo.
Ansimando rumorosamente, Vergil uscì dal suo culo e si appoggiò di lato contro lo schienale.
Nero giacque dove si trovava, riprendendo fiato.
Dante cercò di tirarsi su senza successo. A quel punto preferì rimanere dov'era.
«Ti è piaciuto, eh?» gli chiese Vergil.
Suo fratello assentì con un debole cenno del capo, mugolando qualcosa che somigliava molto ad un: «Siete stati bravi».
La sbronza doveva essere più pesante addirittura di quanto sembrava, perché in condizioni normali non si sarebbe complimentato con loro con tale gratitudine, ma solo in tono sarcastico.
«Vedrai che domani mattina non ci ringrazierai così tanto...» gli sussurrò divertito e compiaciuto insieme.
Di quella frase Dante capì poco, se non addirittura niente, dato che stava iniziando a crollare sotto l'influsso dell'alcol.
Si addormentò nel giro di pochissimi minuti disteso sulla pancia di Nero, mentre ancora quest'ultimo stava riprendendo fiato.
«E-ehi, Dante?» chiamò sentendolo respirare in maniera insolitamente rumorosa «Dante, scendi!».
Per tutta risposta l'interpellato russò sonoramente, inspirando a fondo col naso.
«Dante scendi!» ripeté con più foga, agitandosi per cercare di smuoverlo; tuttavia non riuscì ad ottenere alcun risultato.
Allora Vergil finalmente si decise ad intervenire ed afferrò il gemello tirandolo a sé, togliendolo da sopra Nero.
Quest'ultimo si raddrizzò e si alzò in piedi protendendo le braccia verso l'altro.
«Portiamolo in camera. Quando si sveglierà sarà già abbastanza incazzato per quel che abbiamo fatto senza il suo permesso senza metterci pure il fatto di lasciarlo dormire qui...» esclamò.
L'altro dovette convenire con lui e a ciò si aggiunse anche il fatto che voleva essere presente quando suo fratello, svegliandosi, avrebbe cominciato a lanciare i primi latrati di protesta.
«D'accordo, portiamolo in camera e poi andiamo a lavarci» concordò passandogli Dante tra le braccia.