Stupida gelosia
Mar. 30th, 2015 05:32 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Stupida gelosia
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1484 (
fiumidiparole)
Prompt: Giarrettiera @
piscinadiprompt
Note: Age difference, Crossdressing, Linguaggio, Self!love, Yaoi
Voleva spogliarsi e farsi una bella doccia prima di dedicarsi alla cena.
Arrivò alla porta della camera da letto che condivideva con Dante e l'aprì con nonchalance; tuttavia, si bloccò non appena vide la scena all'interno.
Le sue guance si fecero di colpo paonazze mentre esclamava: «Che cazzo stai facendo?!».
Nero era come al solito stato fuori gran parte della giornata. Quando non c'erano demoni da cacciare preferiva uscire a farsi un giro o andare in palestra, dove almeno la noia era uccisa dal costante assedio da parte di un branco di ragazze che per età spaziavano dalle dodicenni alle trentenni e che lo costringevano puntualmente ad attuare le più impensabili strategie di fuga per riuscire ad evadere le loro attenzioni. D'altro canto, lui si divertiva talmente tanto che ogni occasione era buona per mettersi in bella mostra, tenendole così sempre abbastanza interessate.
La cosa gli era facilitata enormemente dal fatto che Dante non frequentava affatto la palestra, preferendo di gran lunga passare il suo tempo libero a poltrire in agenzia. In quel modo il ragazzo aveva completo campo libero, senza che le sue ammiratrici potessero avere alcun indizio sul suo reale orientamento sessuale.
Quel pomeriggio si era divertito da matti a vedere come le sue fans facessero spudoratamente a gara per riuscire a mettere in mostra la maggior parte del loro seno dalla scollatura delle magliette. Ciononostante lo spettacolo non era stato particolarmente eccitante dati i suoi gusti.
Quando ritornò alla Devil May Cry era ancora sudato e con indosso la tuta che aveva utilizzato per allenarsi.
Posò sul pavimento il borsone che aveva con sé, contenente la sua felpa, delle bottigliette d'acqua ormai vuote e un asciugamano.
Di Dante non c'era traccia nell'ufficio. Era strano, in genere stava sul divano o sulla sedia a dormire o perdere tempo.
Il ragazzo si guardò intorno per bene prima di chiamare: «Dante?».
Non ricevette alcuna risposta, per cui decise di lasciar momentaneamente perdere - magari era uscito per prendere la cena - e si diresse verso le scale per andare al piano superiore.
Voleva spogliarsi e farsi una bella doccia prima di dedicarsi alla cena.
Arrivò alla porta della camera da letto che condivideva con Dante e l'aprì con nonchalance; tuttavia, si bloccò non appena vide la scena all'interno.
Le sue guance si fecero di colpo paonazze mentre esclamava: «Che cazzo stai facendo?!».
Varcò la soglia con gli occhi sgranati rivolti al letto che si trovava al centro della stanza, proprio di fronte alla porta: Dante era seduto sul copriletto, vestito in maniera del tutto anormale e con una enorme erezione che svettava verso l'ombelico.
Era a torso completamente nudo e su di esso si distinguevano chiaramente numerose tracce di sperma; dal bacino in giù invece portava una giarrettiera nera che gli sosteneva un paio di calze a rete a maglie strette.
Sotto la giarrettiera non indossava biancheria, per cui la sua erezione appariva da sotto l'elastico dell'indumento.
Fino ad un momento prima che Nero entrasse, la sua espressione era un connubio di piacere fisico e mentale, segno palese che quello che si stava facendo era di suo gradimento.
Vedendolo arrivare tutto ciò che era riuscito a fare era tentare di raddrizzarsi un po' con la schiena - stava abbandonato contro il cuscino sollevato e poggiato sulla testata del letto - ed esalare un tremulo: «Ragazzo?! Che ci fai qui?».
«Ci abito con te!» replicò, sconcertato da quella domanda assolutamente idiota «Tu piuttosto! Cosa stai facendo?!» aggiunse varcando la soglia.
Dante gemette a mezza voce, masturbandosi velocemente senza rispondere.
Si morse il labbro inferiore mentre sgranava gli occhi e veniva ancora una volta, aggiungendo altro sperma a quello che già gli decorava il petto. Ristette per un momento lì dove si trovava, i muscoli dorsali irrigiditi dalla tensione del piacere massimo, poi si abbandonò contro il suo supporto respirando affannosamente.
Nero era rimasto a guardare l'intera scena, allibito dal fatto che fosse arrivato all'orgasmo senza alcun preavviso né una risposta e allo stesso tempo infastidito dal fatto che fosse venuto senza il suo aiuto.
«Allora? Vuoi spiegarti?» chiese in tono acido, notando che Dante era occupato a riprender fiato piuttosto che a rispondergli.
Il più grande attese qualche momento ancora prima di replicare: «Senza te che vai in giro a combinare guai ci si annoia terribilmente».
«E allora ti fai una sega per sopperire alla mia assenza?!» ribatté in tono vagamente isterico, preferendo tenere per sé un più sarcastico «Da che pulpito viene la predica».
Dante fece spallucce.
«Non avevo altro da fare, quindi... perché no?» si giustificò tranquillo.
Nero lo guardò con rabbia, allargando le braccia per indicarlo.
«E perché questi vestiti da donna?!» chiese come se avesse commesso un qualche grave crimine contro l'umanità.
Dante corrugò le sopracciglia, assumendo un cipiglio leggermente infastidito.
«Da quando hai cominciato a preoccuparti delle mie piccole perversioni? In genere non ti interessa informarti in merito» esclamò.
Nero venne colto un po' in contropiede da quella risposta: si aspettava una qualche motivazione, anche stupida, tipo "mi eccitava di più l'idea di indossare le calze" o "mi piaceva vedere la mia erezione mettere alla prova la giarrettiera".
Il ragazzo sospirò pesantemente.
«Che c'è? Sei contrariato perché mi sono vestito così?» indagò Dante.
Cercò di assumere una posa sexy nonostante l'elastico della giarrettiera gli tirasse un po' le calze.
Nero arrossì e digrignò i denti.
«No, cazzo! Non è quello, è che...» s'interruppe imbarazzato constatando quanto il resto del discorso potesse suonare sdolcinato per le sue corde.
Dante inarcò un sopracciglio, curioso di sapere cosa voleva dirgli.
Nero ci pensò su un momento prima di rispondere: «Uhm... quante volte sei venuto?».
Il più grande assunse uno sguardo vagamente inquisitorio.
«Tante» rispose rimanendo volutamente sul vago «Ma non era questo quel che stavi per dire, giusto?» riprese subito, avvicinandosi carponi al bordo inferiore del letto e sporgendosi nella direzione del suo interlocutore per poterlo fissare dritto negli occhi con più intensità.
Nero si sentì sondato fin nei recessi più reconditi del suo essere e la cosa non gli piacque per niente.
«Non era niente di importante» esclamò cercando di porre fine al discorso.
L'altro abbozzò un sorrisetto sghembo.
«Chissà perché ma non credo proprio che sia così» controbatté pungente.
Nero era con le spalle al muro. Non sapeva che altro tentare per sviare la sua attenzione da quel discorso spinoso.
«Devo costringerti a parlare a modo mio?» domandò Dante in tono quasi perverso, lasciando facilmente intuire al suo compagno la natura delle maniere che aveva intenzione di utilizzare in tal caso.
Non aveva intenzione di subire torture sessuali di qualsivoglia genere per poi essere costretto a rivelare una cosa tanto imbarazzante.
«V-va bene! D'accordo!» sbuffò al limite dell'esasperazione «Non mi piace che godi senza di me e... eccitandoti con qualcos'altro!».
Dante lo fissò per qualche attimo, perplesso, elaborando ciò che gli era appena stato detto; dopodiché se ne uscì con un: «Sei geloso se mi faccio una sega e mi piace indossare intimo femminile?!».
«Non sono geloso!» ringhiò il più giovane, le guance paonazze «Ba', vado a farmi la doccia!».
Voleva starsene un po' da solo e la scusa della doccia, che comunque avrebbe dovuto fare, era la più valida che gli era venuta in mente in così poco tempo.
Fece per andarsene ma l'altro lo afferrò per il polso, bloccandolo.
«Cosa...?» esordì, ma non fece in tempo a rendersene conto che si ritrovò a cadere all'indietro oltre il bordo del letto, disteso supino sul materasso sulle gambe del suo partner.
Dante gli bloccò anche l'altro braccio, chinandosi su di lui per baciarlo.
Nero tentò di divincolarsi con foga, dibattendo anche le gambe ma fu tutto inutile: il suo compagno si trovava in una posizione troppo avvantaggiata rispetto alla sua perché potesse essere lui ad avere la meglio.
Quando percepì la lingua del più grande premere contro le sue arcate dentali per varcarle, d'istinto schiuse la bocca ed accolse la lingua dell'altro, che penetrò a fondo, fin quasi all'ugola.
Nero succhiò il muscolo, godendosi quell'intrusione e gli ansiti di piacere che l'altro esalava nella sua bocca.
Percepì il suo corpo tendersi e il suo pene farsi più duro, manifesto segno della sua eccitazione.
Si stava lasciando trascinare un po' troppo e spezzò il bacio di colpo.
«Che intenzioni hai?!» sbottò digrignando i denti.
«Non vuoi farmi godere un po' tu?» gli disse Dante con perplessità «Possiamo fare la doccia insieme... hai appena detto che dovevi farla, no? E anche io dovrei lavarmi...».
«Non era questo che intendevo!» sbraitò mentre Dante si affrettava ad alzarsi ed aggirare il letto per piazzarsi davanti al suo compagno.
«Eppure quaggiù sembra che sia esattamente ciò che intendevi» fece presente quest'ultimo, accarezzandogli il profilo del pene mezzo indurito.
Il più giovane sobbalzò e gli schiaffeggiò quella mano audace con il Devil Bringer biascicando un'imprecazione a mezza voce.
«Forza, nella doccia!».
Così dicendo Dante lo afferrò per il busto e se lo caricò come un sacco di patate sulla spalla, cogliendolo alla sprovvista.
«Ehi, lasciami! Fammi scendere, Dante!» protestò Nero picchiando coi pugni sulla sua schiena in maniera feroce ma senza ottenere alcun risultato.
«Oh, non lagnarti! Vedrai che ti divertirai...!» rispose Dante battendogli una sonora pacca sul sedere e sogghignando con espressione palesemente carica di lussuria.
Rating: Arancione
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1484 (
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Prompt: Giarrettiera @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Age difference, Crossdressing, Linguaggio, Self!love, Yaoi
Voleva spogliarsi e farsi una bella doccia prima di dedicarsi alla cena.
Arrivò alla porta della camera da letto che condivideva con Dante e l'aprì con nonchalance; tuttavia, si bloccò non appena vide la scena all'interno.
Le sue guance si fecero di colpo paonazze mentre esclamava: «Che cazzo stai facendo?!».
Nero era come al solito stato fuori gran parte della giornata. Quando non c'erano demoni da cacciare preferiva uscire a farsi un giro o andare in palestra, dove almeno la noia era uccisa dal costante assedio da parte di un branco di ragazze che per età spaziavano dalle dodicenni alle trentenni e che lo costringevano puntualmente ad attuare le più impensabili strategie di fuga per riuscire ad evadere le loro attenzioni. D'altro canto, lui si divertiva talmente tanto che ogni occasione era buona per mettersi in bella mostra, tenendole così sempre abbastanza interessate.
La cosa gli era facilitata enormemente dal fatto che Dante non frequentava affatto la palestra, preferendo di gran lunga passare il suo tempo libero a poltrire in agenzia. In quel modo il ragazzo aveva completo campo libero, senza che le sue ammiratrici potessero avere alcun indizio sul suo reale orientamento sessuale.
Quel pomeriggio si era divertito da matti a vedere come le sue fans facessero spudoratamente a gara per riuscire a mettere in mostra la maggior parte del loro seno dalla scollatura delle magliette. Ciononostante lo spettacolo non era stato particolarmente eccitante dati i suoi gusti.
Quando ritornò alla Devil May Cry era ancora sudato e con indosso la tuta che aveva utilizzato per allenarsi.
Posò sul pavimento il borsone che aveva con sé, contenente la sua felpa, delle bottigliette d'acqua ormai vuote e un asciugamano.
Di Dante non c'era traccia nell'ufficio. Era strano, in genere stava sul divano o sulla sedia a dormire o perdere tempo.
Il ragazzo si guardò intorno per bene prima di chiamare: «Dante?».
Non ricevette alcuna risposta, per cui decise di lasciar momentaneamente perdere - magari era uscito per prendere la cena - e si diresse verso le scale per andare al piano superiore.
Voleva spogliarsi e farsi una bella doccia prima di dedicarsi alla cena.
Arrivò alla porta della camera da letto che condivideva con Dante e l'aprì con nonchalance; tuttavia, si bloccò non appena vide la scena all'interno.
Le sue guance si fecero di colpo paonazze mentre esclamava: «Che cazzo stai facendo?!».
Varcò la soglia con gli occhi sgranati rivolti al letto che si trovava al centro della stanza, proprio di fronte alla porta: Dante era seduto sul copriletto, vestito in maniera del tutto anormale e con una enorme erezione che svettava verso l'ombelico.
Era a torso completamente nudo e su di esso si distinguevano chiaramente numerose tracce di sperma; dal bacino in giù invece portava una giarrettiera nera che gli sosteneva un paio di calze a rete a maglie strette.
Sotto la giarrettiera non indossava biancheria, per cui la sua erezione appariva da sotto l'elastico dell'indumento.
Fino ad un momento prima che Nero entrasse, la sua espressione era un connubio di piacere fisico e mentale, segno palese che quello che si stava facendo era di suo gradimento.
Vedendolo arrivare tutto ciò che era riuscito a fare era tentare di raddrizzarsi un po' con la schiena - stava abbandonato contro il cuscino sollevato e poggiato sulla testata del letto - ed esalare un tremulo: «Ragazzo?! Che ci fai qui?».
«Ci abito con te!» replicò, sconcertato da quella domanda assolutamente idiota «Tu piuttosto! Cosa stai facendo?!» aggiunse varcando la soglia.
Dante gemette a mezza voce, masturbandosi velocemente senza rispondere.
Si morse il labbro inferiore mentre sgranava gli occhi e veniva ancora una volta, aggiungendo altro sperma a quello che già gli decorava il petto. Ristette per un momento lì dove si trovava, i muscoli dorsali irrigiditi dalla tensione del piacere massimo, poi si abbandonò contro il suo supporto respirando affannosamente.
Nero era rimasto a guardare l'intera scena, allibito dal fatto che fosse arrivato all'orgasmo senza alcun preavviso né una risposta e allo stesso tempo infastidito dal fatto che fosse venuto senza il suo aiuto.
«Allora? Vuoi spiegarti?» chiese in tono acido, notando che Dante era occupato a riprender fiato piuttosto che a rispondergli.
Il più grande attese qualche momento ancora prima di replicare: «Senza te che vai in giro a combinare guai ci si annoia terribilmente».
«E allora ti fai una sega per sopperire alla mia assenza?!» ribatté in tono vagamente isterico, preferendo tenere per sé un più sarcastico «Da che pulpito viene la predica».
Dante fece spallucce.
«Non avevo altro da fare, quindi... perché no?» si giustificò tranquillo.
Nero lo guardò con rabbia, allargando le braccia per indicarlo.
«E perché questi vestiti da donna?!» chiese come se avesse commesso un qualche grave crimine contro l'umanità.
Dante corrugò le sopracciglia, assumendo un cipiglio leggermente infastidito.
«Da quando hai cominciato a preoccuparti delle mie piccole perversioni? In genere non ti interessa informarti in merito» esclamò.
Nero venne colto un po' in contropiede da quella risposta: si aspettava una qualche motivazione, anche stupida, tipo "mi eccitava di più l'idea di indossare le calze" o "mi piaceva vedere la mia erezione mettere alla prova la giarrettiera".
Il ragazzo sospirò pesantemente.
«Che c'è? Sei contrariato perché mi sono vestito così?» indagò Dante.
Cercò di assumere una posa sexy nonostante l'elastico della giarrettiera gli tirasse un po' le calze.
Nero arrossì e digrignò i denti.
«No, cazzo! Non è quello, è che...» s'interruppe imbarazzato constatando quanto il resto del discorso potesse suonare sdolcinato per le sue corde.
Dante inarcò un sopracciglio, curioso di sapere cosa voleva dirgli.
Nero ci pensò su un momento prima di rispondere: «Uhm... quante volte sei venuto?».
Il più grande assunse uno sguardo vagamente inquisitorio.
«Tante» rispose rimanendo volutamente sul vago «Ma non era questo quel che stavi per dire, giusto?» riprese subito, avvicinandosi carponi al bordo inferiore del letto e sporgendosi nella direzione del suo interlocutore per poterlo fissare dritto negli occhi con più intensità.
Nero si sentì sondato fin nei recessi più reconditi del suo essere e la cosa non gli piacque per niente.
«Non era niente di importante» esclamò cercando di porre fine al discorso.
L'altro abbozzò un sorrisetto sghembo.
«Chissà perché ma non credo proprio che sia così» controbatté pungente.
Nero era con le spalle al muro. Non sapeva che altro tentare per sviare la sua attenzione da quel discorso spinoso.
«Devo costringerti a parlare a modo mio?» domandò Dante in tono quasi perverso, lasciando facilmente intuire al suo compagno la natura delle maniere che aveva intenzione di utilizzare in tal caso.
Non aveva intenzione di subire torture sessuali di qualsivoglia genere per poi essere costretto a rivelare una cosa tanto imbarazzante.
«V-va bene! D'accordo!» sbuffò al limite dell'esasperazione «Non mi piace che godi senza di me e... eccitandoti con qualcos'altro!».
Dante lo fissò per qualche attimo, perplesso, elaborando ciò che gli era appena stato detto; dopodiché se ne uscì con un: «Sei geloso se mi faccio una sega e mi piace indossare intimo femminile?!».
«Non sono geloso!» ringhiò il più giovane, le guance paonazze «Ba', vado a farmi la doccia!».
Voleva starsene un po' da solo e la scusa della doccia, che comunque avrebbe dovuto fare, era la più valida che gli era venuta in mente in così poco tempo.
Fece per andarsene ma l'altro lo afferrò per il polso, bloccandolo.
«Cosa...?» esordì, ma non fece in tempo a rendersene conto che si ritrovò a cadere all'indietro oltre il bordo del letto, disteso supino sul materasso sulle gambe del suo partner.
Dante gli bloccò anche l'altro braccio, chinandosi su di lui per baciarlo.
Nero tentò di divincolarsi con foga, dibattendo anche le gambe ma fu tutto inutile: il suo compagno si trovava in una posizione troppo avvantaggiata rispetto alla sua perché potesse essere lui ad avere la meglio.
Quando percepì la lingua del più grande premere contro le sue arcate dentali per varcarle, d'istinto schiuse la bocca ed accolse la lingua dell'altro, che penetrò a fondo, fin quasi all'ugola.
Nero succhiò il muscolo, godendosi quell'intrusione e gli ansiti di piacere che l'altro esalava nella sua bocca.
Percepì il suo corpo tendersi e il suo pene farsi più duro, manifesto segno della sua eccitazione.
Si stava lasciando trascinare un po' troppo e spezzò il bacio di colpo.
«Che intenzioni hai?!» sbottò digrignando i denti.
«Non vuoi farmi godere un po' tu?» gli disse Dante con perplessità «Possiamo fare la doccia insieme... hai appena detto che dovevi farla, no? E anche io dovrei lavarmi...».
«Non era questo che intendevo!» sbraitò mentre Dante si affrettava ad alzarsi ed aggirare il letto per piazzarsi davanti al suo compagno.
«Eppure quaggiù sembra che sia esattamente ciò che intendevi» fece presente quest'ultimo, accarezzandogli il profilo del pene mezzo indurito.
Il più giovane sobbalzò e gli schiaffeggiò quella mano audace con il Devil Bringer biascicando un'imprecazione a mezza voce.
«Forza, nella doccia!».
Così dicendo Dante lo afferrò per il busto e se lo caricò come un sacco di patate sulla spalla, cogliendolo alla sprovvista.
«Ehi, lasciami! Fammi scendere, Dante!» protestò Nero picchiando coi pugni sulla sua schiena in maniera feroce ma senza ottenere alcun risultato.
«Oh, non lagnarti! Vedrai che ti divertirai...!» rispose Dante battendogli una sonora pacca sul sedere e sogghignando con espressione palesemente carica di lussuria.