Piccole sporche confessioni
Apr. 30th, 2015 08:57 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Piccole sporche confessioni
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 2959 (
fiumidiparole)
Note: Age difference, BDSM, Drunk!sex, Enema, Lemon, Yaoi
Nero affondò di nuovo il viso contro il suo cappotto ma Dante non era disposto a lasciar correre quel vaneggiamento: voleva saperne di più.
Il più grande gli accarezzò i capelli, chinando il capo verso la sua testa per sussurrare: «Ti piacerebbe riprovarci? Stanotte, magari...».
«D'accordo... ehi... ehi, ragazzo! Adesso basta».
Dante afferrò per un polso Nero e lo costrinse ad abbassare il bicchiere pieno dell'ennesimo cocktail colorato a base di rum che ingurgitava.
Era stato lui a chiedere a Dante di andare a prendere un aperitivo prima di passare a prendere della pizza per cena.
Il più grande aveva deciso di rimanere sobrio quella sera, almeno finché non avesse cenato; per questo aveva preso solo drink con bassa gradazione alcolica. Lo stesso non si poteva dire per il suo partner: Nero aveva cominciato sin da subito a tracannare uno dopo l'altro cocktail piuttosto forti, finendo in fretta col prendersi una bella sbronza.
Era giovane ma l'età non serviva a niente per contrastare gli effetti di liquori fortemente alcolici.
Nero gli rivolse un'occhiataccia, anche se questa risultò poco efficace a causa dello sguardo appannato e inebetito dall'alcol e delle guance rubizze.
«Lasciami andare...» bofonchiò con voce strascicata, cercando di divincolarsi dalla stoica presa del più vecchio «Voglio bere ancora».
«Se bevi ancora non riuscirai a tornare a casa sulle tue gambe» lo prese in giro Dante, applicando solo un'ulteriore piccola forza per costringerlo a posare il bicchiere.
Il ragazzo digrignò i denti, avendo probabilmente intuito lo scherno nella sua voce nonostante tutto, e tentò di colpirlo in faccia con il Devil Bringer dovutamente mascherato da un paio di strati di bende.
Anche se non aveva forze, le nocche aguzze di quel braccio facevano male, specialmente se il bersaglio era il viso; tuttavia, Nero fece clamorosamente cilecca e il colpo finì a vuoto oltre la spalla del suo compagno.
Lo slancio fece perdere l'equilibrio al giovane ubriaco, che scivolò dall'alta e stretta sedia priva di schienale diretto verso Dante. Le braccia di quest'ultimo scattarono con riflessi stranamente più rapidi del solito, afferrandolo e trattenendolo saldamente contro il suo petto mentre Nero finiva in piedi.
Quest'ultimo tentò di liberarsi ma debole com'era non ci riuscì e si arrese.
Dante sorrise e, approfittando di quel momento di completa vulnerabilità, calò una mano ad accarezzargli la schiena in prossimità del culo.
Nel bar c'era già confusione a dispetto dell'ora; pertanto nessuno avrebbe badato a loro quando ad attirare l'attenzione c'erano gruppi di ragazzi assai più numerosi e confusionari di loro.
Nero affondò il viso nel cappotto del più grande ed emise un verso che l'altro percepì in tutto e per tutto simile ad un sospiro di piacere.
Intrigato da quel mugolio appassionato, palpò con più forza il sedere del più giovane, il quale si produsse in altri mugolii d'apprezzamento più forti.
Dante si stava eccitando e le sue mani si facevano più audaci, stringendo le natiche di Nero con più forza ancora attraverso i pantaloni. Nel farlo le divaricò anche sensibilmente, per poterle stringere meglio.
Nero portò il viso sulla sua spalla e sorrise mentre borbottava: «Sai che quella volta con... quella siringa... mi è piaciuto un sacco...».
Una risatina concluse quel discorso smorzato e poco sensato uscito all'improvviso dalle sue labbra.
Dante sgranò gli occhi ed un leggero rossore gli colorò le guance mentre dalla memoria riemergeva il ricordo del suo ultimo piccolo esperimento.
Ricordava con piacere come Nero sembrasse gravido di diversi mesi dopo che aveva utilizzato la siringa che teneva nascosta nel comò insieme agli altri giocattolini erotici con cui di tanto in tanto vivacizzavano le loro relazioni.
Dalla sua reazione a posteriori però non avrebbe mai detto che fosse piaciuto anche a lui: non appena ne aveva avute le forze, non aveva esitato a prenderlo a pugni. Ricordava ancora il dolore al naso dopo il clamoroso pugno che Nero gli aveva sferrato con tutta la rabbia e la frustrazione che aveva serbato per tutto il tempo.
Nero affondò di nuovo il viso contro il suo cappotto ma Dante non era disposto a lasciar correre quel vaneggiamento: voleva saperne di più.
Il più grande gli accarezzò i capelli, chinando il capo verso la sua testa per sussurrare: «Ti piacerebbe riprovarci? Stanotte, magari...».
Nero sollevò la testa e Dante glielo permise. Si scambiarono un'occhiata prima che lo sguardo del minore assumesse i connotati di chi stesse pregustando qualcosa di molto piacevole.
«Ihih... stavolta perché non qualcosa di... frizzante?» propose con gli occhi che brillavano di malizia ed eccitazione insieme.
Dante non lo vedeva così eccitato all'idea di fare del sesso in maniera alternativa da tempo e lo trovava decisamente stimolante: era la sua occasione e non poteva certamente lasciarsela sfuggire. Probabilmente non sarebbe più capitato che Nero gli chiedesse esplicitamente di usare di nuovo la siringa su di lui.
Senza perdere tempo, si alzò in piedi e con un gesto della mano attirò l'attenzione del barman.
«Cosa fai?» chiese Nero confuso, piegando la testa di lato e guardandolo mentre pagava i drink.
«Andiamo a casa. Forza!».
Così dicendo lo prese per un braccio e lo trascinò attraverso la folla nella sala e poi oltre la porta. Dovette sostenerlo per tutto il tragitto, poiché l'equilibrio di Nero pareva essere stato compromesso più di quanto sembrava dall'alcol. Più di una volta rischiò di finire a terra inciampando nella fitta foresta di gambe che li separavano dall'uscita dal bar.
Non appena furono fuori, Dante corse subito ai ripari, onde evitare di doverlo aiutare a rimettersi in piedi svariate volte: gli si piazzò di fronte e lo afferrò per i fianchi, sollevandolo di peso da terra senza troppa fatica ed issandoselo su di una spalla.
«Whoa!» esclamò Nero nel venir sollevato «Sembra di essere più in alto quassù!» soggiunse in tono di fanciullesco stupore.
Dante era alto per la media dei maschi umani ma non lo era molto più di Nero, nonostante il grosso divario tra le loro età.
Il più vecchio si incamminò alla volta della Devil May Cry, assicurandosi che il suo compagno non cadesse.
Certamente la sbornia di quest'ultimo non era del tipo che metteva K.O. le persone, poiché pareva più attivo del normale, seppur in maniera infantile.
Durante tutto il tragitto non fece che parlare di tutto quel che gli passava per la testa, compresi commenti piuttosto coloriti riguardo al culo e alle gambe del suo partner - che erano poi tutto ciò che c'era nel suo campo visivo.
Dante si appellò a tutta la sua poca pazienza per impedirsi di lasciarlo a vaneggiare in mezzo alla strada. In quel frangente lo preferiva molto di più quando era sobrio ed assai meno loquace.
Il tragitto verso l'agenzia fu più lungo di quanto Dante ricordasse dal viaggio d'andata, facendogli maledire se stesso per essere uscito con Nero a fare una lunga passeggiata insieme ed avergli poi permesso di scegliere il locale dove andare a bere. Se fossero rimasti nei pressi della Devil May Cry, la parte divertente della serata sarebbe cominciata molto più in fretta.
A mantenerlo carico e pieno d'ardore in attesa di quel momento ci pensarono le mani di Nero, che gli palparono ed accarezzarono il culo con insistenza. Anche attraverso lo spesso tessuto del cappotto Dante percepiva distintamente la sua presa, specialmente quando le aguzze estremità del Bringer affondavano nei suoi abiti.
Gli piaceva da impazzire quando lo toccava in certi punti ed il fatto che fosse completamente ubriaco non costituiva un ostacolo al suo piacere personale.
Una volta arrivati a destinazione, Dante aprì la porta e la varcò a passo di marcia, incamminandosi immediatamente verso le scale che conducevano al piano superiore, costituito unicamente dalla piccola camera da letto che divideva con Nero.
Spalancò l'uscio rimasto socchiuso con un calcio ed entrò nella stanza, andando a posare il fardello sulla sua spalla sopra il copriletto.
Non appena fu seduto, Nero emise un verso incomprensibile e si lasciò cadere disteso supino, occupando tutto il posto a sua disposizione sul piccolo materasso ad una piazza.
«Spogliati» gli ordinò Dante mentre si sfilava il cappotto e lo gettava su una sedia.
Nero si sollevò goffamente, rimettendosi seduto mentre con presa incerta cercava di aprire la zip della felpa. Non pareva in grado neanche di sfilarsi un calzino da solo.
Dante arrivò in ultimo a togliersi i pantaloni e i boxer che Nero era a malapena riuscito a denudarsi il torace.
Lanciando uno sbuffo spazientito il più grande gli si inginocchiò di fianco e lo spinse di nuovo supino per poter raggiungere più agilmente la zip dei suoi pantaloni e sfilarglieli senza costringerlo a muoversi più di tanto.
Non aveva mai fatto tanta fatica a spogliarlo come quella volta: il ragazzo si agitava in continuazione, cambiando leggermente la posizione di volta in volta.
Quando fu finalmente nudo, Dante lo costrinse a mettersi prono sul copriletto e rimanerci grazie ad un paio di manette recuperate dal comodino.
In condizioni normali non sarebbero servite a niente contro la forza sovrumana di Nero; tuttavia, adesso che era ubriaco era molto più debole e quindi facilmente immobilizzabile.
Una volta assicurato il suo partner alla testata del letto, Dante tornò sui suoi passi e ridiscese, andando a prendere dalla dispensa l'unica cosa frizzante che c'era: la cola.
Non tenevano acqua frizzante in casa e l'unico altro tipo di bevande che consumavano era la birra. Se ad uno di loro veniva voglia di bere dell'acqua c'era pur sempre il rubinetto del lavabo.
Prese alcune bottiglie - ne avevano ancora molte, per cui non si diede pena di fare economia - e ritornò al piano di sopra.
Entrando in camera trovò Nero accovacciato sul letto con le gambe ripiegate sotto il corpo ed il sedere in bella mostra, rivolto verso di lui.
Dante percepì distintamente un forte calore invadergli il corpo a quella vista e la tentazione di violare quel bel culetto senza alcun preavviso né specifica preparazione. Era una tentazione veramente forte e Nero sicuramente non ne era neanche consapevole.
Cercò di contenere il suo ardore e di procedere con calma.
«Sarà tutto più divertente» si disse mentre avanzava verso il letto.
Posò le bottiglie e prese la siringa, impugnandola con entrambe le mani a causa delle notevoli dimensioni: quello strumento poteva contenere almeno un litro di liquidi ed aveva le pareti piuttosto spesse per poter meglio sostenere la pressione del contenuto mentre veniva spremuto dallo stantuffo.
Dante la caricò con estremo piacere, mormorando: «Adesso sta' un po' fermo, ragazzo...».
Nero emise un verso simile ad una risata e rimase dov'era, immobile, in attesa.
Il più vecchio non ci mise molto a riempire quella enorme siringa. Una volta portato a compimento tale obiettivo, si inginocchiò per metà sul letto e spinse pian piano il beccuccio all'interno del sedere del più giovane. Un gemito acuto gli sfuggì dalle labbra, un misto tra estasi e dolore che a Dante piacque parecchio.
Penetrò finché poté con la siringa e solo allora cominciò a svuotarla, piano, godendosi a pieno la reazione del suo compagno: Nero si agitò percependo le bollicine della bevanda e cercò di divincolarsi dalle manette senza riuscirci, proprio come Dante aveva previsto.
Nuovi versi dal significato sconosciuto si levarono dalla gola del più piccolo man mano che la coca-cola gli veniva sospinta nel corpo.
In genere era molto più silenzioso e le uniche occasioni in cui apriva bocca oltre a mugolare una volta arrivato all'orgasmo, lo faceva per insultarlo. Ormai ci si era abituato e quasi provava piacere nel sentirsi rivolgere i peggiori insulti, avendo appreso che erano il peculiare modo di comunicare piacere che aveva Nero.
Sentirlo gemere tanto e così forte fu un'esperienza nuova e molto più eccitante.
Il più vecchio finì lentamente la prima somministrazione e subito ricaricò la siringa e passò alla seconda, senza lasciare a Nero molto tempo per una tregua.
Man mano che procedeva con l'iniettare liquido e più che Nero si lanciava in mugolii forti e vagamente striduli mentre cercava di cambiare postura a causa dell'arrotondarsi progressivo del suo ventre.
Ogni tanto Dante si interrompeva per pochi attimi per tastargli l'addome, desideroso di riempirlo completamente al più presto.
Occorsero ancora diverse somministrazioni prima che Nero iniziasse a manifestare aperta insofferenza, segno che aveva ormai raggiunto il limite.
Dante terminò quel poco che restava nella siringa e la tolse, costringendo al tempo stesso l'altro a voltarsi supino.
Quest'ultimo si abbandonò di peso sulla schiena, esibendo il suo addome gonfio e rotondo agli occhi del partner.
Dante lo accarezzò e lo premette leggermente, percependo il liquido interno che opponeva resistenza alla compressione.
Nero sussultò.
«Mi sento... pieno...» gemette con voce lamentosa «Non riesco a... trattenere».
«Tra poco non dovrai più farlo» gli sorrise Dante, afferrandosi il pene ancora ben inturgidito e guidandolo alla ricerca dell'orifizio posteriore del più piccolo.
La cola aveva lasciato un sottile strato di bagnato che contribuì a rendere meno dolorosa l'intrusione, anche se Nero si irrigidì comunque ed emise un sonoro lamento.
Dante si spinse quanto più in profondità gli era possibile prima di fermarsi a contemplare la postura di completa vulnerabilità del suo compagno. Se solo avesse voluto avrebbe potuto schiacciargli lo stomaco con tutto il peso del suo torace, provocandogli un dolore che di certo l'avrebbe fatto gridare fino a perdere la voce.
Si trattenne, preferendo impartirgli un dolore più contenuto accompagnato dal piacere delle sue spinte.
Nero si agitava e gemeva, le guance arrossate e gli occhi socchiusi, l'espressione tipica di una pudica vittima che provava il più gran piacere della sua vita.
Dante si sporse in avanti, continuando a muovere il bacino. Si chinò sull'incavo del collo di Nero e vi posò un lungo bacio al quale ne seguirono molti altri, più piccoli e veloci, disseminati nell'area circostante.
Nero gemette con ardore, un po' per i baci e un po' per la pressione esercitata dal corpo dell'altro sul suo ventre rigonfio.
Strinse le cosce attorno alla vita di Dante di riflesso, gesto che l'altro interpretò come un invito a continuare sulla strada adottata.
Finalmente Dante arrivò a toccare il punto più interno e sensibile del suo corpo con la punta dell'erezione.
I gemiti si fecero più intensi e Nero si inarcò, schiacciando il proprio addome gonfio contro quello piatto e duro del più vecchio.
«C-continua...» esalò in tono di supplica il più giovane, cercando di muoversi per spingere l'erezione di Dante ancora più all'interno.
L'altro non se lo fece ripetere due volte, dato che sentiva l'orgasmo ormai imminente.
«Ragazzo... muoviti a venire, sto aspettando solo te...!» sibilò.
Nero reclinò il capo all'indietro e ansimò pesantemente un attimo prima di raggiungere l'orgasmo.
Venne schizzando sulla pancia di Dante, che sospirò mentre affondava con ritmo incalzante, arrivando all'apice in breve tempo e svuotandosi nel corpo di Nero.
Una volta terminato si risollevò ed uscì dal più giovane, sorridendo soddisfatto e compiaciuto nell'ammirare per l'ennesima volta la sua pancia rotonda.
Stavolta gli premette l'addome con forza e Nero si agitò.
«Ho bisogno del bagno...» disse nervoso «Devo andare in bagno...!» ripeté con più urgenza.
La sua espressione divenne sofferente e Dante notò che stava avendo effettivamente un po' di problemi con lo stringere l'orifizio posteriore.
«A-aspetta! Aspetta un attimo!».
In gran fretta si alzò dal letto e lo prese tra le braccia, correndo giù per le scale ed imboccando la porta del bagno a gran velocità. Del resto, avrebbero anche dovuto farsi un bagno e di certo Nero non era nelle condizioni di farselo da solo.
«Io ti ammazzo!».
Quell'aperta dichiarazione di furia fu la prima cosa che Dante udì al suo risveglio.
Non ebbe neppure il tempo di realizzare cosa stava accadendo che già un paio di mani, una delle quali fredda e dalle estremità aguzze, si erano chiuse come una morsa d'acciaio attorno alla sua gola, stringendo sempre di più la presa.
Dante aprì gli occhi di scatto, trovandosi a puntare lo sguardo nelle iridi di Nero.
«R-ragazz...» esalò mentre cercava di allentare la presa sul suo collo con ambedue le mani.
«Era necessario quello che hai fatto stanotte?!» sbraitò il più giovane, avvicinando il viso a quello del suo compagno come per assicurarsi che lo udisse.
Le sue guance erano di un rosso talmente intenso da sembrare quasi livido.
Dante, già stanco di quel teatrino, trasformò entrambe le braccia attivando parzialmente il suo Devil Trigger. Così facendo per lui fu molto semplice allentare la stretta del più piccolo e scaraventarlo all'indietro oltre il fondo del letto.
Nero fu colto alla sprovvista dalla sua reazione; pertanto si lasciò facilmente disarcionare, finendo a gambe all'aria sul pavimento.
«Guarda che me lo hai chiesto te, ragazzo! Io ti ho solo accontentato!» replicò il più grande con tono abbastanza controllato, massaggiandosi la gola con una mano.
Nero fece capolino da sopra il fondo del letto con solo la parte superiore del viso, esibendo un paio di guance rosse ed un'espressione imbarazzata.
«Ero ubriaco!» protestò indispettito.
«Eppure sembravi convinto quando mi hai confessato di aver gradito l'ultima volta che abbiamo usato la siringa...» puntualizzò Dante sogghignando.
Nero digrignò i denti e balzò di nuovo sul letto con forza tale da farlo cigolare.
«Non avresti dovuto comunque approfittare della mia sbronza!» ringhiò affibbiando un pugno in faccia all'altro «È stato umiliante!».
Dante si strinse il naso dolorante e scosse la testa.
«Abbiamo fatto cose peggiori! Datti una calmata!» cercò di tranquillizzarlo, ma senza successo: Nero gli affibbiò un altro pugno, stavolta in pieno stomaco.
Al più vecchio si spezzò il fiato in gola. Si piegò leggermente in avanti e Nero ne approfittò per afferrarlo per le spalle, raddrizzarlo ed avvicinare il viso al suo.
«Non azzardarti a farlo mai più, chiaro?!» minacciò.
Dante ribatté con una sonora testata sul naso che strappò al suo compagno una colorita imprecazione.
«Non ci penso nemmeno, non finché mi dirai che quel che facciamo ti piace... anche da ubriaco!» dichiarò in tono di sfida Dante, gonfiando il petto e assumendo un'espressione arrogante.
Nero lo guardò in cagnesco per un momento col naso che sanguinava prima di balzargli addosso di nuovo e cominciare una vera e propria rissa, strappando le lenzuola da sotto il materasso e rotolandosi su di esso.
«Dannato pervertito!».
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
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Note: Age difference, BDSM, Drunk!sex, Enema, Lemon, Yaoi
Nero affondò di nuovo il viso contro il suo cappotto ma Dante non era disposto a lasciar correre quel vaneggiamento: voleva saperne di più.
Il più grande gli accarezzò i capelli, chinando il capo verso la sua testa per sussurrare: «Ti piacerebbe riprovarci? Stanotte, magari...».
«D'accordo... ehi... ehi, ragazzo! Adesso basta».
Dante afferrò per un polso Nero e lo costrinse ad abbassare il bicchiere pieno dell'ennesimo cocktail colorato a base di rum che ingurgitava.
Era stato lui a chiedere a Dante di andare a prendere un aperitivo prima di passare a prendere della pizza per cena.
Il più grande aveva deciso di rimanere sobrio quella sera, almeno finché non avesse cenato; per questo aveva preso solo drink con bassa gradazione alcolica. Lo stesso non si poteva dire per il suo partner: Nero aveva cominciato sin da subito a tracannare uno dopo l'altro cocktail piuttosto forti, finendo in fretta col prendersi una bella sbronza.
Era giovane ma l'età non serviva a niente per contrastare gli effetti di liquori fortemente alcolici.
Nero gli rivolse un'occhiataccia, anche se questa risultò poco efficace a causa dello sguardo appannato e inebetito dall'alcol e delle guance rubizze.
«Lasciami andare...» bofonchiò con voce strascicata, cercando di divincolarsi dalla stoica presa del più vecchio «Voglio bere ancora».
«Se bevi ancora non riuscirai a tornare a casa sulle tue gambe» lo prese in giro Dante, applicando solo un'ulteriore piccola forza per costringerlo a posare il bicchiere.
Il ragazzo digrignò i denti, avendo probabilmente intuito lo scherno nella sua voce nonostante tutto, e tentò di colpirlo in faccia con il Devil Bringer dovutamente mascherato da un paio di strati di bende.
Anche se non aveva forze, le nocche aguzze di quel braccio facevano male, specialmente se il bersaglio era il viso; tuttavia, Nero fece clamorosamente cilecca e il colpo finì a vuoto oltre la spalla del suo compagno.
Lo slancio fece perdere l'equilibrio al giovane ubriaco, che scivolò dall'alta e stretta sedia priva di schienale diretto verso Dante. Le braccia di quest'ultimo scattarono con riflessi stranamente più rapidi del solito, afferrandolo e trattenendolo saldamente contro il suo petto mentre Nero finiva in piedi.
Quest'ultimo tentò di liberarsi ma debole com'era non ci riuscì e si arrese.
Dante sorrise e, approfittando di quel momento di completa vulnerabilità, calò una mano ad accarezzargli la schiena in prossimità del culo.
Nel bar c'era già confusione a dispetto dell'ora; pertanto nessuno avrebbe badato a loro quando ad attirare l'attenzione c'erano gruppi di ragazzi assai più numerosi e confusionari di loro.
Nero affondò il viso nel cappotto del più grande ed emise un verso che l'altro percepì in tutto e per tutto simile ad un sospiro di piacere.
Intrigato da quel mugolio appassionato, palpò con più forza il sedere del più giovane, il quale si produsse in altri mugolii d'apprezzamento più forti.
Dante si stava eccitando e le sue mani si facevano più audaci, stringendo le natiche di Nero con più forza ancora attraverso i pantaloni. Nel farlo le divaricò anche sensibilmente, per poterle stringere meglio.
Nero portò il viso sulla sua spalla e sorrise mentre borbottava: «Sai che quella volta con... quella siringa... mi è piaciuto un sacco...».
Una risatina concluse quel discorso smorzato e poco sensato uscito all'improvviso dalle sue labbra.
Dante sgranò gli occhi ed un leggero rossore gli colorò le guance mentre dalla memoria riemergeva il ricordo del suo ultimo piccolo esperimento.
Ricordava con piacere come Nero sembrasse gravido di diversi mesi dopo che aveva utilizzato la siringa che teneva nascosta nel comò insieme agli altri giocattolini erotici con cui di tanto in tanto vivacizzavano le loro relazioni.
Dalla sua reazione a posteriori però non avrebbe mai detto che fosse piaciuto anche a lui: non appena ne aveva avute le forze, non aveva esitato a prenderlo a pugni. Ricordava ancora il dolore al naso dopo il clamoroso pugno che Nero gli aveva sferrato con tutta la rabbia e la frustrazione che aveva serbato per tutto il tempo.
Nero affondò di nuovo il viso contro il suo cappotto ma Dante non era disposto a lasciar correre quel vaneggiamento: voleva saperne di più.
Il più grande gli accarezzò i capelli, chinando il capo verso la sua testa per sussurrare: «Ti piacerebbe riprovarci? Stanotte, magari...».
Nero sollevò la testa e Dante glielo permise. Si scambiarono un'occhiata prima che lo sguardo del minore assumesse i connotati di chi stesse pregustando qualcosa di molto piacevole.
«Ihih... stavolta perché non qualcosa di... frizzante?» propose con gli occhi che brillavano di malizia ed eccitazione insieme.
Dante non lo vedeva così eccitato all'idea di fare del sesso in maniera alternativa da tempo e lo trovava decisamente stimolante: era la sua occasione e non poteva certamente lasciarsela sfuggire. Probabilmente non sarebbe più capitato che Nero gli chiedesse esplicitamente di usare di nuovo la siringa su di lui.
Senza perdere tempo, si alzò in piedi e con un gesto della mano attirò l'attenzione del barman.
«Cosa fai?» chiese Nero confuso, piegando la testa di lato e guardandolo mentre pagava i drink.
«Andiamo a casa. Forza!».
Così dicendo lo prese per un braccio e lo trascinò attraverso la folla nella sala e poi oltre la porta. Dovette sostenerlo per tutto il tragitto, poiché l'equilibrio di Nero pareva essere stato compromesso più di quanto sembrava dall'alcol. Più di una volta rischiò di finire a terra inciampando nella fitta foresta di gambe che li separavano dall'uscita dal bar.
Non appena furono fuori, Dante corse subito ai ripari, onde evitare di doverlo aiutare a rimettersi in piedi svariate volte: gli si piazzò di fronte e lo afferrò per i fianchi, sollevandolo di peso da terra senza troppa fatica ed issandoselo su di una spalla.
«Whoa!» esclamò Nero nel venir sollevato «Sembra di essere più in alto quassù!» soggiunse in tono di fanciullesco stupore.
Dante era alto per la media dei maschi umani ma non lo era molto più di Nero, nonostante il grosso divario tra le loro età.
Il più vecchio si incamminò alla volta della Devil May Cry, assicurandosi che il suo compagno non cadesse.
Certamente la sbornia di quest'ultimo non era del tipo che metteva K.O. le persone, poiché pareva più attivo del normale, seppur in maniera infantile.
Durante tutto il tragitto non fece che parlare di tutto quel che gli passava per la testa, compresi commenti piuttosto coloriti riguardo al culo e alle gambe del suo partner - che erano poi tutto ciò che c'era nel suo campo visivo.
Dante si appellò a tutta la sua poca pazienza per impedirsi di lasciarlo a vaneggiare in mezzo alla strada. In quel frangente lo preferiva molto di più quando era sobrio ed assai meno loquace.
Il tragitto verso l'agenzia fu più lungo di quanto Dante ricordasse dal viaggio d'andata, facendogli maledire se stesso per essere uscito con Nero a fare una lunga passeggiata insieme ed avergli poi permesso di scegliere il locale dove andare a bere. Se fossero rimasti nei pressi della Devil May Cry, la parte divertente della serata sarebbe cominciata molto più in fretta.
A mantenerlo carico e pieno d'ardore in attesa di quel momento ci pensarono le mani di Nero, che gli palparono ed accarezzarono il culo con insistenza. Anche attraverso lo spesso tessuto del cappotto Dante percepiva distintamente la sua presa, specialmente quando le aguzze estremità del Bringer affondavano nei suoi abiti.
Gli piaceva da impazzire quando lo toccava in certi punti ed il fatto che fosse completamente ubriaco non costituiva un ostacolo al suo piacere personale.
Una volta arrivati a destinazione, Dante aprì la porta e la varcò a passo di marcia, incamminandosi immediatamente verso le scale che conducevano al piano superiore, costituito unicamente dalla piccola camera da letto che divideva con Nero.
Spalancò l'uscio rimasto socchiuso con un calcio ed entrò nella stanza, andando a posare il fardello sulla sua spalla sopra il copriletto.
Non appena fu seduto, Nero emise un verso incomprensibile e si lasciò cadere disteso supino, occupando tutto il posto a sua disposizione sul piccolo materasso ad una piazza.
«Spogliati» gli ordinò Dante mentre si sfilava il cappotto e lo gettava su una sedia.
Nero si sollevò goffamente, rimettendosi seduto mentre con presa incerta cercava di aprire la zip della felpa. Non pareva in grado neanche di sfilarsi un calzino da solo.
Dante arrivò in ultimo a togliersi i pantaloni e i boxer che Nero era a malapena riuscito a denudarsi il torace.
Lanciando uno sbuffo spazientito il più grande gli si inginocchiò di fianco e lo spinse di nuovo supino per poter raggiungere più agilmente la zip dei suoi pantaloni e sfilarglieli senza costringerlo a muoversi più di tanto.
Non aveva mai fatto tanta fatica a spogliarlo come quella volta: il ragazzo si agitava in continuazione, cambiando leggermente la posizione di volta in volta.
Quando fu finalmente nudo, Dante lo costrinse a mettersi prono sul copriletto e rimanerci grazie ad un paio di manette recuperate dal comodino.
In condizioni normali non sarebbero servite a niente contro la forza sovrumana di Nero; tuttavia, adesso che era ubriaco era molto più debole e quindi facilmente immobilizzabile.
Una volta assicurato il suo partner alla testata del letto, Dante tornò sui suoi passi e ridiscese, andando a prendere dalla dispensa l'unica cosa frizzante che c'era: la cola.
Non tenevano acqua frizzante in casa e l'unico altro tipo di bevande che consumavano era la birra. Se ad uno di loro veniva voglia di bere dell'acqua c'era pur sempre il rubinetto del lavabo.
Prese alcune bottiglie - ne avevano ancora molte, per cui non si diede pena di fare economia - e ritornò al piano di sopra.
Entrando in camera trovò Nero accovacciato sul letto con le gambe ripiegate sotto il corpo ed il sedere in bella mostra, rivolto verso di lui.
Dante percepì distintamente un forte calore invadergli il corpo a quella vista e la tentazione di violare quel bel culetto senza alcun preavviso né specifica preparazione. Era una tentazione veramente forte e Nero sicuramente non ne era neanche consapevole.
Cercò di contenere il suo ardore e di procedere con calma.
«Sarà tutto più divertente» si disse mentre avanzava verso il letto.
Posò le bottiglie e prese la siringa, impugnandola con entrambe le mani a causa delle notevoli dimensioni: quello strumento poteva contenere almeno un litro di liquidi ed aveva le pareti piuttosto spesse per poter meglio sostenere la pressione del contenuto mentre veniva spremuto dallo stantuffo.
Dante la caricò con estremo piacere, mormorando: «Adesso sta' un po' fermo, ragazzo...».
Nero emise un verso simile ad una risata e rimase dov'era, immobile, in attesa.
Il più vecchio non ci mise molto a riempire quella enorme siringa. Una volta portato a compimento tale obiettivo, si inginocchiò per metà sul letto e spinse pian piano il beccuccio all'interno del sedere del più giovane. Un gemito acuto gli sfuggì dalle labbra, un misto tra estasi e dolore che a Dante piacque parecchio.
Penetrò finché poté con la siringa e solo allora cominciò a svuotarla, piano, godendosi a pieno la reazione del suo compagno: Nero si agitò percependo le bollicine della bevanda e cercò di divincolarsi dalle manette senza riuscirci, proprio come Dante aveva previsto.
Nuovi versi dal significato sconosciuto si levarono dalla gola del più piccolo man mano che la coca-cola gli veniva sospinta nel corpo.
In genere era molto più silenzioso e le uniche occasioni in cui apriva bocca oltre a mugolare una volta arrivato all'orgasmo, lo faceva per insultarlo. Ormai ci si era abituato e quasi provava piacere nel sentirsi rivolgere i peggiori insulti, avendo appreso che erano il peculiare modo di comunicare piacere che aveva Nero.
Sentirlo gemere tanto e così forte fu un'esperienza nuova e molto più eccitante.
Il più vecchio finì lentamente la prima somministrazione e subito ricaricò la siringa e passò alla seconda, senza lasciare a Nero molto tempo per una tregua.
Man mano che procedeva con l'iniettare liquido e più che Nero si lanciava in mugolii forti e vagamente striduli mentre cercava di cambiare postura a causa dell'arrotondarsi progressivo del suo ventre.
Ogni tanto Dante si interrompeva per pochi attimi per tastargli l'addome, desideroso di riempirlo completamente al più presto.
Occorsero ancora diverse somministrazioni prima che Nero iniziasse a manifestare aperta insofferenza, segno che aveva ormai raggiunto il limite.
Dante terminò quel poco che restava nella siringa e la tolse, costringendo al tempo stesso l'altro a voltarsi supino.
Quest'ultimo si abbandonò di peso sulla schiena, esibendo il suo addome gonfio e rotondo agli occhi del partner.
Dante lo accarezzò e lo premette leggermente, percependo il liquido interno che opponeva resistenza alla compressione.
Nero sussultò.
«Mi sento... pieno...» gemette con voce lamentosa «Non riesco a... trattenere».
«Tra poco non dovrai più farlo» gli sorrise Dante, afferrandosi il pene ancora ben inturgidito e guidandolo alla ricerca dell'orifizio posteriore del più piccolo.
La cola aveva lasciato un sottile strato di bagnato che contribuì a rendere meno dolorosa l'intrusione, anche se Nero si irrigidì comunque ed emise un sonoro lamento.
Dante si spinse quanto più in profondità gli era possibile prima di fermarsi a contemplare la postura di completa vulnerabilità del suo compagno. Se solo avesse voluto avrebbe potuto schiacciargli lo stomaco con tutto il peso del suo torace, provocandogli un dolore che di certo l'avrebbe fatto gridare fino a perdere la voce.
Si trattenne, preferendo impartirgli un dolore più contenuto accompagnato dal piacere delle sue spinte.
Nero si agitava e gemeva, le guance arrossate e gli occhi socchiusi, l'espressione tipica di una pudica vittima che provava il più gran piacere della sua vita.
Dante si sporse in avanti, continuando a muovere il bacino. Si chinò sull'incavo del collo di Nero e vi posò un lungo bacio al quale ne seguirono molti altri, più piccoli e veloci, disseminati nell'area circostante.
Nero gemette con ardore, un po' per i baci e un po' per la pressione esercitata dal corpo dell'altro sul suo ventre rigonfio.
Strinse le cosce attorno alla vita di Dante di riflesso, gesto che l'altro interpretò come un invito a continuare sulla strada adottata.
Finalmente Dante arrivò a toccare il punto più interno e sensibile del suo corpo con la punta dell'erezione.
I gemiti si fecero più intensi e Nero si inarcò, schiacciando il proprio addome gonfio contro quello piatto e duro del più vecchio.
«C-continua...» esalò in tono di supplica il più giovane, cercando di muoversi per spingere l'erezione di Dante ancora più all'interno.
L'altro non se lo fece ripetere due volte, dato che sentiva l'orgasmo ormai imminente.
«Ragazzo... muoviti a venire, sto aspettando solo te...!» sibilò.
Nero reclinò il capo all'indietro e ansimò pesantemente un attimo prima di raggiungere l'orgasmo.
Venne schizzando sulla pancia di Dante, che sospirò mentre affondava con ritmo incalzante, arrivando all'apice in breve tempo e svuotandosi nel corpo di Nero.
Una volta terminato si risollevò ed uscì dal più giovane, sorridendo soddisfatto e compiaciuto nell'ammirare per l'ennesima volta la sua pancia rotonda.
Stavolta gli premette l'addome con forza e Nero si agitò.
«Ho bisogno del bagno...» disse nervoso «Devo andare in bagno...!» ripeté con più urgenza.
La sua espressione divenne sofferente e Dante notò che stava avendo effettivamente un po' di problemi con lo stringere l'orifizio posteriore.
«A-aspetta! Aspetta un attimo!».
In gran fretta si alzò dal letto e lo prese tra le braccia, correndo giù per le scale ed imboccando la porta del bagno a gran velocità. Del resto, avrebbero anche dovuto farsi un bagno e di certo Nero non era nelle condizioni di farselo da solo.
«Io ti ammazzo!».
Quell'aperta dichiarazione di furia fu la prima cosa che Dante udì al suo risveglio.
Non ebbe neppure il tempo di realizzare cosa stava accadendo che già un paio di mani, una delle quali fredda e dalle estremità aguzze, si erano chiuse come una morsa d'acciaio attorno alla sua gola, stringendo sempre di più la presa.
Dante aprì gli occhi di scatto, trovandosi a puntare lo sguardo nelle iridi di Nero.
«R-ragazz...» esalò mentre cercava di allentare la presa sul suo collo con ambedue le mani.
«Era necessario quello che hai fatto stanotte?!» sbraitò il più giovane, avvicinando il viso a quello del suo compagno come per assicurarsi che lo udisse.
Le sue guance erano di un rosso talmente intenso da sembrare quasi livido.
Dante, già stanco di quel teatrino, trasformò entrambe le braccia attivando parzialmente il suo Devil Trigger. Così facendo per lui fu molto semplice allentare la stretta del più piccolo e scaraventarlo all'indietro oltre il fondo del letto.
Nero fu colto alla sprovvista dalla sua reazione; pertanto si lasciò facilmente disarcionare, finendo a gambe all'aria sul pavimento.
«Guarda che me lo hai chiesto te, ragazzo! Io ti ho solo accontentato!» replicò il più grande con tono abbastanza controllato, massaggiandosi la gola con una mano.
Nero fece capolino da sopra il fondo del letto con solo la parte superiore del viso, esibendo un paio di guance rosse ed un'espressione imbarazzata.
«Ero ubriaco!» protestò indispettito.
«Eppure sembravi convinto quando mi hai confessato di aver gradito l'ultima volta che abbiamo usato la siringa...» puntualizzò Dante sogghignando.
Nero digrignò i denti e balzò di nuovo sul letto con forza tale da farlo cigolare.
«Non avresti dovuto comunque approfittare della mia sbronza!» ringhiò affibbiando un pugno in faccia all'altro «È stato umiliante!».
Dante si strinse il naso dolorante e scosse la testa.
«Abbiamo fatto cose peggiori! Datti una calmata!» cercò di tranquillizzarlo, ma senza successo: Nero gli affibbiò un altro pugno, stavolta in pieno stomaco.
Al più vecchio si spezzò il fiato in gola. Si piegò leggermente in avanti e Nero ne approfittò per afferrarlo per le spalle, raddrizzarlo ed avvicinare il viso al suo.
«Non azzardarti a farlo mai più, chiaro?!» minacciò.
Dante ribatté con una sonora testata sul naso che strappò al suo compagno una colorita imprecazione.
«Non ci penso nemmeno, non finché mi dirai che quel che facciamo ti piace... anche da ubriaco!» dichiarò in tono di sfida Dante, gonfiando il petto e assumendo un'espressione arrogante.
Nero lo guardò in cagnesco per un momento col naso che sanguinava prima di balzargli addosso di nuovo e cominciare una vera e propria rissa, strappando le lenzuola da sotto il materasso e rotolandosi su di esso.
«Dannato pervertito!».