Differenze dovute all'età
Jun. 21st, 2015 09:33 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Differenze dovute all'età
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 2804 (
fiumidiparole)
Prompt: 50 Pervertibles / 002 - Cintura @
kinks_pervs
Note: Age difference, Bondage, Lemon, Rimming, Yaoi
Snervato dalla piega che stava prendendo la situazione, la reazione di Dante fu piuttosto esplosiva: caricò un calcio e lo affibbiò con forza al jukebox, formando una vera e propria voragine nel corpo centrale dell'oggetto, che addirittura si accartocciò leggermente su se stesso per la depressione che il colpo aveva lasciato.
Dante sollevò il mento con cipiglio altero, soddisfatto di aver appena dato un buon motivo a quell'aggeggio per non funzionare.
Un momento dopo già se ne pentiva, vedendo sfumata anche l'ultima possibilità di trascorrere in maniera piacevole le ore che lo separavano dalla sera, quando la temperatura sarebbe scesa a livelli un po' più sopportabili.
Faceva veramente caldo nella Devil May Cry, come ogni estate.
Il padrone dell'agenzia era sdraiato sul divano coi soli boxer indosso e sonnecchiava mentre dalla finestra sopra lo schienale entrava la luce del sole.
L'albino non sapeva che altro fare per non sudare oltre al rimanere fermo senza far niente, cercando di fare quello che l'afa gli induceva molto facilmente: dormire. Purtroppo però il sole battente lo faceva sudare talmente tanto da rendergli impossibile prendere veramente sonno; così se ne stava disteso con gli occhi chiusi sperando che da un momento all'altro dalla finestra entrasse un fresco soffio di vento.
Dopo un lasso di tempo indefinito che a lui parve durare ore ed ore si stancò di starsene con le mani in mano e decise di allietare almeno un po' quella sofferenza mettendo della musica.
Dopo il crollo dell'agenzia avvenuto poco dopo la prima anonima apertura, oltre ai lavori di ristrutturazione aveva anche fatto riparare il jukebox che aveva distrutto durante la visitina a domicilio di Arkham e dei suoi demoni.
Si mise seduto sul bordo del divano, sbuffando con insofferenza mentre si pettinava all'indietro la frangia di capelli che gli era rimasta appiccicata alla fronte.
Con un grugnito si issò in piedi e andò verso il jukebox, situato dalla parte opposta della stanza.
Con un gesto che esprimeva tutta la sua svogliatezza accese il jukebox mentre si grattava la nuca.
Il silenzio nella stanza rimase tale.
«Ma cosa...?» esclamò Dante, inarcando perplesso un sopracciglio mentre premeva ancora una volta il pulsante d'accensione, mettendoci un po' più di forza stavolta - magari essendo vecchio aveva bisogno di una spintarella in più per partire.
Di nuovo non ottenne niente.
Un tic di rabbia gli mise in vibrazione la palpebra destra mentre cercava di contenere un improvviso accesso d'ira.
«Cos'è, uno scherzo?!» protestò quasi gridando: l'aveva usato l'ultima volta pochi giorni prima ed aveva funzionato come sempre. Perché adesso non voleva saperne di accendersi...?
Per la terza volta la musica non partì.
All'albino mancava la pazienza per poter affrontare la cosa da persona civile, specialmente dopo aver passato buona parte della giornata col sistema nervoso logorato dall'afa estiva; per questo il successivo tentativo fu assestare un pugno sullo strumento - e senza neanche andarci piano. Fargli capire chi era che comandava con le cattive qualche volta era stato d'aiuto; purtroppo però non fu quello il caso.
Snervato dalla piega che stava prendendo la situazione, la reazione di Dante fu piuttosto esplosiva: caricò un calcio e lo affibbiò con forza al jukebox, formando una vera e propria voragine nel corpo centrale dell'oggetto, che addirittura si accartocciò leggermente su se stesso per la depressione che il colpo aveva lasciato.
Dante sollevò il mento con cipiglio altero, soddisfatto di aver appena dato un buon motivo a quell'aggeggio per non funzionare.
Un momento dopo già se ne pentiva, vedendo sfumata anche l'ultima possibilità di trascorrere in maniera piacevole le ore che lo separavano dalla sera, quando la temperatura sarebbe scesa a livelli un po' più sopportabili.
Cacciando uno sbuffo decise di porre rimedio al guaio che aveva combinato; pertanto si diresse verso la scrivania e si chinò a cercare l'elenco telefonico che ricordava di aver riposto in uno dei cassetti - anche se non rammentava quale.
Era una fortuna che Nero avesse deciso di andare a far la spesa quel pomeriggio e che ci stesse mettendo più del solito: l'ultima cosa che gli serviva al momento era di avere quel ragazzino attorno e sentirlo fargli la predica per i suoi modi "da animale" - aggettivo che al suo compagno sembrava piacere molto usare in riferimento a molte delle cose che lui faceva - e per il disordine che regnava perennemente sulla scrivania.
Dante svuotò quasi tutti i cassetti prima di riuscire a trovare ciò che stava cercando. Una volta preso il tomo lo appoggiò senza un briciolo di delicatezza sul piano in legno del mobile. Il rumore riecheggiò contro le pareti dell'ufficio ma all'albino non fece né caldo né freddo, impegnato com'era a cercare nell'elenco il numero di un tecnico che riparasse jukebox.
Scorse un numero spropositato di pagine prima di considerare l'ipotesi di sedersi mentre tentava di raggiungere un qualche risultato.
Nessuno dell'enorme moltitudine di tecnici che era possibile contattare recava scritto nel relativo angolo di pubblicità se fosse in grado o meno di aggiustare un jukebox e Dante non sapeva se l'oggetto rientrasse nella categoria "elettrodomestici", che a quanto leggeva era ciò che quasi tutti assicuravano di saper riparare.
L'albino ponderò per un po' continuando a sfogliare nella speranza di trovare chi facesse al caso suo ma alla fine cedette.
Si avvicinò il telefono e compose l'ultimo numero che gli capitò sotto mano.
Il telefono squillò per qualche momento prima che la voce di un ragazzo rispondesse dall'altro capo.
«Ho bisogno che venga a ripararmi un jukebox!» esclamò Dante, senza lasciare al suo interlocutore il tempo necessario a chiedergli alcunché.
«Cosa?!» domandò quest'ultimo scoppiando a ridere «Un jukebox?! Ne esistono ancora in circolazione?».
Dante si trattenne dallo stritolare la cornetta nella mano. Sarebbe stato un ottimo sfogo ma non sarebbe servito a strangolare quel piccolo insolente e lui ci avrebbe ricavato solo altra roba da dover portare a riparare.
«Sì, ed ho bisogno che venga aggiustato!» ripeté marcando con rabbia le ultime parole.
«Non esistono più pezzi di ricambio per quei cosi!» lo schernì di nuovo il ragazzo «Farebbe meglio a buttare quel ferro vecchio e comprarsi qualcosa di moderno!».
«Ferro vecchio?!» gridò l'albino nella cornetta, fuori di sé dalla rabbia «È evidente che non capisci un cazzo, moccioso!» proseguì urlando prima di alzarsi in piedi con uno scatto e riattaccare con un gesto secco il telefono.
Caso volle che Nero rientrasse proprio in quel momento, riuscendo così a sentire la variopinta serie di imprecazioni che il padrone di casa stava rivolgendo al telefono.
Il ragazzo portava il Bringer avvolto nelle bende e indossava pantaloncini corti blu scuro fermati in vita da una cintura scura ed una canotta rossa. Aveva le braccia cariche di buste stracolme, eppure non mostrava la minima traccia di affaticamento - come era ovvio data la sua natura in parte demoniaca.
Nonostante la calura infernale sembrava molto più tranquillo e a suo agio rispetto al suo compagno più grande.
«Che è successo per farti incazzare così?» esclamò curioso, entrando e andando a posare vicino al divano la spesa.
La sua inconsueta tranquillità era dovuta al lungo periodo che aveva trascorso al supermercato di proposito per potersi godere la frescura procurata dai condizionatori. Aveva fatto tutto quel che doveva con estrema lentezza appositamente per quello: preferiva fare la spesa al fresco piuttosto che stare a far niente a casa e morire di caldo.
A giudicare dall'attuale atteggiamento di Dante, era stata la scelta migliore.
Il più grande gli scoccò un'occhiataccia di sbieco prima di deviare lo sguardo e rispondere: «Si è rotto il jukebox».
Si lasciò cadere di peso sulla sedia, intrecciando le braccia sul petto e accavallando le gambe sulla scrivania, puntando ostinatamente lo sguardo nella direzione opposta a quella in cui si trovava Nero.
Quest'ultimo si volse a guardare innocentemente l'oggetto che gli era stato indicato e la sua espressione si trasformò completamente nel giro di pochi attimi nel vedere in quali pietose condizioni era.
Si avvicinò e si chinò a guardare meglio l'inconfondibile avvallamento che si trovava nel corpo centrale dello strumento.
«Questo aggeggio non si è rotto...» commentò ridendo «Lo hai distrutto!».
Dante tacque ma sulle sue guance apparve un vivo colorito porpora. Lo metteva a disagio essere messo di fronte ai suoi errori in maniera così diretta.
«Be', era anche l'ora. Questo aggeggio avresti dovuto sostituirlo già da un po', ormai cadeva a pezzi da solo...» riprese Nero, raddrizzandosi e andando ad occuparsi della spesa.
«Ti ci metti pure tu adesso?!» ringhiò Dante, fuori di sé, scattando in piedi «Quello è qui da quando ho aperto questo posto!».
Il più giovane, chino sulle buste e intento a smistarne il contenuto, sollevò lo sguardo ed inarcò marcatamente un sopracciglio.
«Oh, e da quanti anni è aperto questo posto, di preciso?» domandò con scherno, raddrizzando la schiena e intrecciando le braccia sul torace.
La domanda colse il più grande in contropiede.
«B-be'... parecchi...».
«Guarda in faccia la realtà, quel jukebox è quasi più vecchio di te! Adesso potremmo sostituirlo con un impianto stereo hi-tech!» esclamò il ragazzo.
«Impianto... cosa?!» Dante lo guardò con espressione vagamente smarrita.
«Non hai neanche idea di cosa sia un impianto stereo?!» Nero sbuffò spazientito, roteando gli occhi al cielo e appuntandosi entrambe le mani sui fianchi «Sei proprio vecchio, eh!».
Dante scavalcò la scrivania con un agile balzo, atterrando dall'altro lato in piedi e senza la minima traccia di fatica.
Nero fu colto alla sprovvista da quel gesto e sobbalzò leggermente.
In un attimo il più grande gli fu accanto, come per magia. Lo afferrò per entrambi i polsi e glieli bloccò dietro la schiena, utilizzandoli poi per fletterlo all'indietro.
Nero dovette adattarsi, dato che in quella posizione non riusciva a liberarsi.
Dante lo obbligò a piegarsi fino a che il suo viso non gli arrivò sotto la faccia. A quel punto gli accarezzò con le labbra la giugulare esposta, strappandogli un roco sospiro di piacere.
«Non mi pare ti dispiaccia così tanto che io sia molto più grande di te quando si tratta di sesso...» gli sussurrò sulla pelle, sogghignando compiaciuto.
Il ragazzo digrignò i denti ma non riuscì a sottrarsi: la presa del suo compagno era troppo stretta e le sue labbra calde gli solleticavano piacevolmente la giugulare. Desiderava perpetrare il contatto e approfondirlo.
Era vero: l'esperienza di Dante in materia sessuale rendeva assai più conciliabile l'enorme differenza di età che c'era tra di loro - o quantomeno più piacevole.
Apprezzava il fatto di poter contare su un compagno che sapeva esattamente cosa fare per farlo godere al massimo.
«N-non... ti fermare...» supplicò con voce arrochita, chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro il petto di Dante.
Quest'ultimo gli slacciò abilmente la cintura con la mano libera e la passò dietro, dove l'avvolse attorno alle sue mani per tenerle bloccate mentre lui lo sollevava di peso.
Se avesse davvero voluto liberarsi Nero non avrebbe dovuto fare il minimo sforzo: gli sarebbe bastato pochissimo per strappare la finta pelle.
«Sei bollente e tutto sudato...» commentò casualmente stringendosi al suo torace.
«E non ho ancora cominciato a darci dentro...!» replicò con arroganza l'altro, posandolo prono sul divano.
Con un po' di fatica a causa del mancato supporto delle mani il ragazzo riuscì a mettersi carponi col viso che faceva perno sul bracciolo, esponendo alle attenzioni del compagno il culo ancora vestito. Dante si sfilò i boxer e si inginocchiò dietro di lui. Si passò la lingua sul labbro superiore pregustandosi il rapporto che avrebbero consumato di lì a poco.
Gli piaceva da impazzire l'idea di marchiare come sua la tenera e giovane carne di Nero. Quel ragazzo non poteva che essere suo, perché nessun altro sapeva dargli quello che lui invece poteva elargirgli con facilità.
Gli abbassò i pantaloni e le mutande, denudandogli le natiche e concedendosi di accarezzarle con estrema calma.
Le perlustrò delicatamente e poi insinuò tra di esse le dita, sondandone gli anfratti nascosti e stuzzicando l'orifizio.
Quando si tuffò tra di esse, affondando ritmicamente la testa in sincrono con i movimenti della lingua, Nero aprì di colpo gli occhi e represse a stento un sonoro gemito. L'umido contatto con il suo orifizio era così bello da indurlo a rilassarsi più che poteva per permettergli di entrare ancora.
Dante lo bagnò a dovere e lo fece rilassare per poi sostituire la lingua con l'indice. Lo inserì lentamente, consentendo così al suo partner di abituarsi alla sua presenza, poi cominciò a muoverlo premendo contro le pareti dello sfintere per allargarle.
Nero gemeva, già accaldato, incapace di reprimere il piacere. Cercava di rilassarsi più che poteva per facilitare e rendere più rapidi i preliminari.
Voleva disperatamente arrivare al sodo della cosa.
«Dante... fa' in fretta...!» sibilò digrignando i denti.
«Vuoi che ti apra il culo?» lo prese in giro l'altro, aggiungendo un altro dito nel suo didietro. Era soddisfatto della sua lubrificazione, dato che Nero non aveva emesso un solo grugnito di protesta quando aveva inserito il medio.
«Non essere ridicolo!» lo sfotté il più giovane «Non ci riusciresti mai!».
«È una sfida...?» domandò in tono allettato il più anziano «Vorrei ricordarti l'ultima volta che abbiamo scopato con poco lubrificante...».
Nero cercò di girarsi a guardarlo da sopra la spalla protestando: «Eravamo entrambi ubriachi!».
Nonostante la sbronza madornale che si era preso, se lo ricordava bene il dolore al culo che gli era rimasto nei giorni successivi a quella notte di baldoria!
«Il mio cazzo rimane comunque grosso abbastanza da sfondarti, se non ti allargo per bene» sogghignò con arroganza l'altro, spingendo bene in profondità le falangi «Magari alla tua età sarei stato della misura giusta» soggiunse col preciso intento di provocarlo.
Al ragazzo iniziava a piacere sentire le sue dita che sgusciavano dentro di lui senza fatica né dolore; eppure, nonostante le ragionate obiezioni del suo partner, continuava ad ambire a qualcosa di più grosso e che lo riempisse meglio.
Per sua fortuna Dante era abbastanza su di giri a causa dei suoi mugolii da non protrarre troppo a lungo quella pratica.
Non appena gli sembrò che la sua muscolatura anale fosse stata allargata a dovere, rimosse le dita. Si masturbò rapidamente con le dita umide per bagnare un po' anche la punta della sua erezione e renderla al tempo stesso più turgida; dopodiché la passò tra le natiche del minore per localizzare l'apertura.
La penetrazione fu lenta e stranamente piacevole. Nero si inarcò e ansimò pesantemente, come se gli mancasse il fiato, mentre avvertiva la sensazione di essere riempito fino in profondità dal pene di Dante e completamente chiuso.
Il più anziano si spinse dentro fino a che poté e poi si fermò un attimo, per permettere all'altro di abituarsi all'ingombrante presenza estranea.
«Avanti, muoviti!» protestò quest'ultimo, agitando il fondoschiena e mimando l'ondeggiare tipico della penetrazione.
«Come sei impaziente...!» esclamò divertito, impartendo il primo ben assestato colpo di bacino.
Nero si sentì perforare dall'apice della sua erezione e nonostante il dolore non indifferente l'atto gli piacque molto.
Le spinte successive non tardarono ad arrivare, e con esse la sensazione di essere aperto in due per permettere al pene teso del suo compagno di arrivare al punto più lontano, che era il più sensibile.
La stanza si riempì di una nuova ondata di gemiti e ad essi si aggiunse l'umido sbattere dello scroto del più grande contro la linea che separava le natiche del più piccolo.
Nero respirava a fatica e mantenere la posizione era divenuto un problema: le cosce gli tremavano a causa delle ritmiche contrazioni muscolari che accompagnavano l'avvicinarsi dell'orgasmo.
Dante respirava rumorosamente, cercando di mantenere il controllo di se stesso fino alla fine nonostante stesse già impazzendo dal desiderio di scoparsi come un forsennato e senza un briciolo di dignità il suo giovane partner, sentendo l'orgasmo imminente.
Venne effettivamente di lì a pochi secondi, spingendosi bene a fondo nel culo di Nero e poi riprendendo a penetrarlo con bruschi e rapidi movimenti dopo la prima fuoriuscita di sperma.
Con quelle spinte poderose, Dante arrivò finalmente a toccare la prostata di Nero.
Quest'ultimo gemette e sgranò gli occhi, inarcandosi vistosamente all'improvviso e premendo il culo contro il suo inguine.
«Spingi di più! O-ohw...!» disse a metà tra l'ordine e la supplica.
Il maggiore affondò con tale forza mentre terminava di eiaculare che Nero avvertì un dolore atroce subito prima del picco massimo di piacere.
Venne schizzando abbondantemente sul divano e la mano dell'altro gli afferrò l'erezione, masturbandolo con foga per aiutarlo a far fuoriuscire tutto lo sperma.
Fortunatamente il divano era fatto di un materiale dal quale le macchie potevano essere pulite facilmente.
Per i successivi minuti rimasero immobili, ansimando rumorosamente entrambi mentre riprendevano fiato.
Il maggiore fu il primo a muoversi. Sfilò il pene in parte flaccido, che uscì col classico rumore di un tappo che veniva fatto saltare da una bottiglia in vetro. Poco dopo dal sedere di Nero uscì un rigagnolo di sperma che lo fece rabbrividire leggermente.
«Quanto sei venuto?!» domandò irritato, lasciandosi cadere su un fianco per potergli rivolgere un'occhiata di sbieco.
L'altro gonfiò orgoglioso il petto mentre si accingeva a slegargli le mani.
«Non male per un vecchietto come me, eh?» esclamò compiaciuto.
Nero gli rivolse un'occhiata di sbieco mentre si metteva lentamente seduto e si massaggiava i polsi intorpiditi.
«Già...» replicò in tono vagamente acido «Quindi visto che non sei poi così vecchio, domani mattina andiamo a cercare qualcosa di moderno per sostituire quel rottame!» decretò sorridendo.
Il sorriso sul viso del suo interlocutore si spense pian piano a quell'inattesa risposta.
Per un momento tacque, poi riconobbe la sconfitta.
«D'accordo...» replicò con una scrollata di spalle rassegnata.
Rating: Rosso
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Personaggi: Dante, Nero
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Note: Age difference, Bondage, Lemon, Rimming, Yaoi
Snervato dalla piega che stava prendendo la situazione, la reazione di Dante fu piuttosto esplosiva: caricò un calcio e lo affibbiò con forza al jukebox, formando una vera e propria voragine nel corpo centrale dell'oggetto, che addirittura si accartocciò leggermente su se stesso per la depressione che il colpo aveva lasciato.
Dante sollevò il mento con cipiglio altero, soddisfatto di aver appena dato un buon motivo a quell'aggeggio per non funzionare.
Un momento dopo già se ne pentiva, vedendo sfumata anche l'ultima possibilità di trascorrere in maniera piacevole le ore che lo separavano dalla sera, quando la temperatura sarebbe scesa a livelli un po' più sopportabili.
Faceva veramente caldo nella Devil May Cry, come ogni estate.
Il padrone dell'agenzia era sdraiato sul divano coi soli boxer indosso e sonnecchiava mentre dalla finestra sopra lo schienale entrava la luce del sole.
L'albino non sapeva che altro fare per non sudare oltre al rimanere fermo senza far niente, cercando di fare quello che l'afa gli induceva molto facilmente: dormire. Purtroppo però il sole battente lo faceva sudare talmente tanto da rendergli impossibile prendere veramente sonno; così se ne stava disteso con gli occhi chiusi sperando che da un momento all'altro dalla finestra entrasse un fresco soffio di vento.
Dopo un lasso di tempo indefinito che a lui parve durare ore ed ore si stancò di starsene con le mani in mano e decise di allietare almeno un po' quella sofferenza mettendo della musica.
Dopo il crollo dell'agenzia avvenuto poco dopo la prima anonima apertura, oltre ai lavori di ristrutturazione aveva anche fatto riparare il jukebox che aveva distrutto durante la visitina a domicilio di Arkham e dei suoi demoni.
Si mise seduto sul bordo del divano, sbuffando con insofferenza mentre si pettinava all'indietro la frangia di capelli che gli era rimasta appiccicata alla fronte.
Con un grugnito si issò in piedi e andò verso il jukebox, situato dalla parte opposta della stanza.
Con un gesto che esprimeva tutta la sua svogliatezza accese il jukebox mentre si grattava la nuca.
Il silenzio nella stanza rimase tale.
«Ma cosa...?» esclamò Dante, inarcando perplesso un sopracciglio mentre premeva ancora una volta il pulsante d'accensione, mettendoci un po' più di forza stavolta - magari essendo vecchio aveva bisogno di una spintarella in più per partire.
Di nuovo non ottenne niente.
Un tic di rabbia gli mise in vibrazione la palpebra destra mentre cercava di contenere un improvviso accesso d'ira.
«Cos'è, uno scherzo?!» protestò quasi gridando: l'aveva usato l'ultima volta pochi giorni prima ed aveva funzionato come sempre. Perché adesso non voleva saperne di accendersi...?
Per la terza volta la musica non partì.
All'albino mancava la pazienza per poter affrontare la cosa da persona civile, specialmente dopo aver passato buona parte della giornata col sistema nervoso logorato dall'afa estiva; per questo il successivo tentativo fu assestare un pugno sullo strumento - e senza neanche andarci piano. Fargli capire chi era che comandava con le cattive qualche volta era stato d'aiuto; purtroppo però non fu quello il caso.
Snervato dalla piega che stava prendendo la situazione, la reazione di Dante fu piuttosto esplosiva: caricò un calcio e lo affibbiò con forza al jukebox, formando una vera e propria voragine nel corpo centrale dell'oggetto, che addirittura si accartocciò leggermente su se stesso per la depressione che il colpo aveva lasciato.
Dante sollevò il mento con cipiglio altero, soddisfatto di aver appena dato un buon motivo a quell'aggeggio per non funzionare.
Un momento dopo già se ne pentiva, vedendo sfumata anche l'ultima possibilità di trascorrere in maniera piacevole le ore che lo separavano dalla sera, quando la temperatura sarebbe scesa a livelli un po' più sopportabili.
Cacciando uno sbuffo decise di porre rimedio al guaio che aveva combinato; pertanto si diresse verso la scrivania e si chinò a cercare l'elenco telefonico che ricordava di aver riposto in uno dei cassetti - anche se non rammentava quale.
Era una fortuna che Nero avesse deciso di andare a far la spesa quel pomeriggio e che ci stesse mettendo più del solito: l'ultima cosa che gli serviva al momento era di avere quel ragazzino attorno e sentirlo fargli la predica per i suoi modi "da animale" - aggettivo che al suo compagno sembrava piacere molto usare in riferimento a molte delle cose che lui faceva - e per il disordine che regnava perennemente sulla scrivania.
Dante svuotò quasi tutti i cassetti prima di riuscire a trovare ciò che stava cercando. Una volta preso il tomo lo appoggiò senza un briciolo di delicatezza sul piano in legno del mobile. Il rumore riecheggiò contro le pareti dell'ufficio ma all'albino non fece né caldo né freddo, impegnato com'era a cercare nell'elenco il numero di un tecnico che riparasse jukebox.
Scorse un numero spropositato di pagine prima di considerare l'ipotesi di sedersi mentre tentava di raggiungere un qualche risultato.
Nessuno dell'enorme moltitudine di tecnici che era possibile contattare recava scritto nel relativo angolo di pubblicità se fosse in grado o meno di aggiustare un jukebox e Dante non sapeva se l'oggetto rientrasse nella categoria "elettrodomestici", che a quanto leggeva era ciò che quasi tutti assicuravano di saper riparare.
L'albino ponderò per un po' continuando a sfogliare nella speranza di trovare chi facesse al caso suo ma alla fine cedette.
Si avvicinò il telefono e compose l'ultimo numero che gli capitò sotto mano.
Il telefono squillò per qualche momento prima che la voce di un ragazzo rispondesse dall'altro capo.
«Ho bisogno che venga a ripararmi un jukebox!» esclamò Dante, senza lasciare al suo interlocutore il tempo necessario a chiedergli alcunché.
«Cosa?!» domandò quest'ultimo scoppiando a ridere «Un jukebox?! Ne esistono ancora in circolazione?».
Dante si trattenne dallo stritolare la cornetta nella mano. Sarebbe stato un ottimo sfogo ma non sarebbe servito a strangolare quel piccolo insolente e lui ci avrebbe ricavato solo altra roba da dover portare a riparare.
«Sì, ed ho bisogno che venga aggiustato!» ripeté marcando con rabbia le ultime parole.
«Non esistono più pezzi di ricambio per quei cosi!» lo schernì di nuovo il ragazzo «Farebbe meglio a buttare quel ferro vecchio e comprarsi qualcosa di moderno!».
«Ferro vecchio?!» gridò l'albino nella cornetta, fuori di sé dalla rabbia «È evidente che non capisci un cazzo, moccioso!» proseguì urlando prima di alzarsi in piedi con uno scatto e riattaccare con un gesto secco il telefono.
Caso volle che Nero rientrasse proprio in quel momento, riuscendo così a sentire la variopinta serie di imprecazioni che il padrone di casa stava rivolgendo al telefono.
Il ragazzo portava il Bringer avvolto nelle bende e indossava pantaloncini corti blu scuro fermati in vita da una cintura scura ed una canotta rossa. Aveva le braccia cariche di buste stracolme, eppure non mostrava la minima traccia di affaticamento - come era ovvio data la sua natura in parte demoniaca.
Nonostante la calura infernale sembrava molto più tranquillo e a suo agio rispetto al suo compagno più grande.
«Che è successo per farti incazzare così?» esclamò curioso, entrando e andando a posare vicino al divano la spesa.
La sua inconsueta tranquillità era dovuta al lungo periodo che aveva trascorso al supermercato di proposito per potersi godere la frescura procurata dai condizionatori. Aveva fatto tutto quel che doveva con estrema lentezza appositamente per quello: preferiva fare la spesa al fresco piuttosto che stare a far niente a casa e morire di caldo.
A giudicare dall'attuale atteggiamento di Dante, era stata la scelta migliore.
Il più grande gli scoccò un'occhiataccia di sbieco prima di deviare lo sguardo e rispondere: «Si è rotto il jukebox».
Si lasciò cadere di peso sulla sedia, intrecciando le braccia sul petto e accavallando le gambe sulla scrivania, puntando ostinatamente lo sguardo nella direzione opposta a quella in cui si trovava Nero.
Quest'ultimo si volse a guardare innocentemente l'oggetto che gli era stato indicato e la sua espressione si trasformò completamente nel giro di pochi attimi nel vedere in quali pietose condizioni era.
Si avvicinò e si chinò a guardare meglio l'inconfondibile avvallamento che si trovava nel corpo centrale dello strumento.
«Questo aggeggio non si è rotto...» commentò ridendo «Lo hai distrutto!».
Dante tacque ma sulle sue guance apparve un vivo colorito porpora. Lo metteva a disagio essere messo di fronte ai suoi errori in maniera così diretta.
«Be', era anche l'ora. Questo aggeggio avresti dovuto sostituirlo già da un po', ormai cadeva a pezzi da solo...» riprese Nero, raddrizzandosi e andando ad occuparsi della spesa.
«Ti ci metti pure tu adesso?!» ringhiò Dante, fuori di sé, scattando in piedi «Quello è qui da quando ho aperto questo posto!».
Il più giovane, chino sulle buste e intento a smistarne il contenuto, sollevò lo sguardo ed inarcò marcatamente un sopracciglio.
«Oh, e da quanti anni è aperto questo posto, di preciso?» domandò con scherno, raddrizzando la schiena e intrecciando le braccia sul torace.
La domanda colse il più grande in contropiede.
«B-be'... parecchi...».
«Guarda in faccia la realtà, quel jukebox è quasi più vecchio di te! Adesso potremmo sostituirlo con un impianto stereo hi-tech!» esclamò il ragazzo.
«Impianto... cosa?!» Dante lo guardò con espressione vagamente smarrita.
«Non hai neanche idea di cosa sia un impianto stereo?!» Nero sbuffò spazientito, roteando gli occhi al cielo e appuntandosi entrambe le mani sui fianchi «Sei proprio vecchio, eh!».
Dante scavalcò la scrivania con un agile balzo, atterrando dall'altro lato in piedi e senza la minima traccia di fatica.
Nero fu colto alla sprovvista da quel gesto e sobbalzò leggermente.
In un attimo il più grande gli fu accanto, come per magia. Lo afferrò per entrambi i polsi e glieli bloccò dietro la schiena, utilizzandoli poi per fletterlo all'indietro.
Nero dovette adattarsi, dato che in quella posizione non riusciva a liberarsi.
Dante lo obbligò a piegarsi fino a che il suo viso non gli arrivò sotto la faccia. A quel punto gli accarezzò con le labbra la giugulare esposta, strappandogli un roco sospiro di piacere.
«Non mi pare ti dispiaccia così tanto che io sia molto più grande di te quando si tratta di sesso...» gli sussurrò sulla pelle, sogghignando compiaciuto.
Il ragazzo digrignò i denti ma non riuscì a sottrarsi: la presa del suo compagno era troppo stretta e le sue labbra calde gli solleticavano piacevolmente la giugulare. Desiderava perpetrare il contatto e approfondirlo.
Era vero: l'esperienza di Dante in materia sessuale rendeva assai più conciliabile l'enorme differenza di età che c'era tra di loro - o quantomeno più piacevole.
Apprezzava il fatto di poter contare su un compagno che sapeva esattamente cosa fare per farlo godere al massimo.
«N-non... ti fermare...» supplicò con voce arrochita, chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro il petto di Dante.
Quest'ultimo gli slacciò abilmente la cintura con la mano libera e la passò dietro, dove l'avvolse attorno alle sue mani per tenerle bloccate mentre lui lo sollevava di peso.
Se avesse davvero voluto liberarsi Nero non avrebbe dovuto fare il minimo sforzo: gli sarebbe bastato pochissimo per strappare la finta pelle.
«Sei bollente e tutto sudato...» commentò casualmente stringendosi al suo torace.
«E non ho ancora cominciato a darci dentro...!» replicò con arroganza l'altro, posandolo prono sul divano.
Con un po' di fatica a causa del mancato supporto delle mani il ragazzo riuscì a mettersi carponi col viso che faceva perno sul bracciolo, esponendo alle attenzioni del compagno il culo ancora vestito. Dante si sfilò i boxer e si inginocchiò dietro di lui. Si passò la lingua sul labbro superiore pregustandosi il rapporto che avrebbero consumato di lì a poco.
Gli piaceva da impazzire l'idea di marchiare come sua la tenera e giovane carne di Nero. Quel ragazzo non poteva che essere suo, perché nessun altro sapeva dargli quello che lui invece poteva elargirgli con facilità.
Gli abbassò i pantaloni e le mutande, denudandogli le natiche e concedendosi di accarezzarle con estrema calma.
Le perlustrò delicatamente e poi insinuò tra di esse le dita, sondandone gli anfratti nascosti e stuzzicando l'orifizio.
Quando si tuffò tra di esse, affondando ritmicamente la testa in sincrono con i movimenti della lingua, Nero aprì di colpo gli occhi e represse a stento un sonoro gemito. L'umido contatto con il suo orifizio era così bello da indurlo a rilassarsi più che poteva per permettergli di entrare ancora.
Dante lo bagnò a dovere e lo fece rilassare per poi sostituire la lingua con l'indice. Lo inserì lentamente, consentendo così al suo partner di abituarsi alla sua presenza, poi cominciò a muoverlo premendo contro le pareti dello sfintere per allargarle.
Nero gemeva, già accaldato, incapace di reprimere il piacere. Cercava di rilassarsi più che poteva per facilitare e rendere più rapidi i preliminari.
Voleva disperatamente arrivare al sodo della cosa.
«Dante... fa' in fretta...!» sibilò digrignando i denti.
«Vuoi che ti apra il culo?» lo prese in giro l'altro, aggiungendo un altro dito nel suo didietro. Era soddisfatto della sua lubrificazione, dato che Nero non aveva emesso un solo grugnito di protesta quando aveva inserito il medio.
«Non essere ridicolo!» lo sfotté il più giovane «Non ci riusciresti mai!».
«È una sfida...?» domandò in tono allettato il più anziano «Vorrei ricordarti l'ultima volta che abbiamo scopato con poco lubrificante...».
Nero cercò di girarsi a guardarlo da sopra la spalla protestando: «Eravamo entrambi ubriachi!».
Nonostante la sbronza madornale che si era preso, se lo ricordava bene il dolore al culo che gli era rimasto nei giorni successivi a quella notte di baldoria!
«Il mio cazzo rimane comunque grosso abbastanza da sfondarti, se non ti allargo per bene» sogghignò con arroganza l'altro, spingendo bene in profondità le falangi «Magari alla tua età sarei stato della misura giusta» soggiunse col preciso intento di provocarlo.
Al ragazzo iniziava a piacere sentire le sue dita che sgusciavano dentro di lui senza fatica né dolore; eppure, nonostante le ragionate obiezioni del suo partner, continuava ad ambire a qualcosa di più grosso e che lo riempisse meglio.
Per sua fortuna Dante era abbastanza su di giri a causa dei suoi mugolii da non protrarre troppo a lungo quella pratica.
Non appena gli sembrò che la sua muscolatura anale fosse stata allargata a dovere, rimosse le dita. Si masturbò rapidamente con le dita umide per bagnare un po' anche la punta della sua erezione e renderla al tempo stesso più turgida; dopodiché la passò tra le natiche del minore per localizzare l'apertura.
La penetrazione fu lenta e stranamente piacevole. Nero si inarcò e ansimò pesantemente, come se gli mancasse il fiato, mentre avvertiva la sensazione di essere riempito fino in profondità dal pene di Dante e completamente chiuso.
Il più anziano si spinse dentro fino a che poté e poi si fermò un attimo, per permettere all'altro di abituarsi all'ingombrante presenza estranea.
«Avanti, muoviti!» protestò quest'ultimo, agitando il fondoschiena e mimando l'ondeggiare tipico della penetrazione.
«Come sei impaziente...!» esclamò divertito, impartendo il primo ben assestato colpo di bacino.
Nero si sentì perforare dall'apice della sua erezione e nonostante il dolore non indifferente l'atto gli piacque molto.
Le spinte successive non tardarono ad arrivare, e con esse la sensazione di essere aperto in due per permettere al pene teso del suo compagno di arrivare al punto più lontano, che era il più sensibile.
La stanza si riempì di una nuova ondata di gemiti e ad essi si aggiunse l'umido sbattere dello scroto del più grande contro la linea che separava le natiche del più piccolo.
Nero respirava a fatica e mantenere la posizione era divenuto un problema: le cosce gli tremavano a causa delle ritmiche contrazioni muscolari che accompagnavano l'avvicinarsi dell'orgasmo.
Dante respirava rumorosamente, cercando di mantenere il controllo di se stesso fino alla fine nonostante stesse già impazzendo dal desiderio di scoparsi come un forsennato e senza un briciolo di dignità il suo giovane partner, sentendo l'orgasmo imminente.
Venne effettivamente di lì a pochi secondi, spingendosi bene a fondo nel culo di Nero e poi riprendendo a penetrarlo con bruschi e rapidi movimenti dopo la prima fuoriuscita di sperma.
Con quelle spinte poderose, Dante arrivò finalmente a toccare la prostata di Nero.
Quest'ultimo gemette e sgranò gli occhi, inarcandosi vistosamente all'improvviso e premendo il culo contro il suo inguine.
«Spingi di più! O-ohw...!» disse a metà tra l'ordine e la supplica.
Il maggiore affondò con tale forza mentre terminava di eiaculare che Nero avvertì un dolore atroce subito prima del picco massimo di piacere.
Venne schizzando abbondantemente sul divano e la mano dell'altro gli afferrò l'erezione, masturbandolo con foga per aiutarlo a far fuoriuscire tutto lo sperma.
Fortunatamente il divano era fatto di un materiale dal quale le macchie potevano essere pulite facilmente.
Per i successivi minuti rimasero immobili, ansimando rumorosamente entrambi mentre riprendevano fiato.
Il maggiore fu il primo a muoversi. Sfilò il pene in parte flaccido, che uscì col classico rumore di un tappo che veniva fatto saltare da una bottiglia in vetro. Poco dopo dal sedere di Nero uscì un rigagnolo di sperma che lo fece rabbrividire leggermente.
«Quanto sei venuto?!» domandò irritato, lasciandosi cadere su un fianco per potergli rivolgere un'occhiata di sbieco.
L'altro gonfiò orgoglioso il petto mentre si accingeva a slegargli le mani.
«Non male per un vecchietto come me, eh?» esclamò compiaciuto.
Nero gli rivolse un'occhiata di sbieco mentre si metteva lentamente seduto e si massaggiava i polsi intorpiditi.
«Già...» replicò in tono vagamente acido «Quindi visto che non sei poi così vecchio, domani mattina andiamo a cercare qualcosa di moderno per sostituire quel rottame!» decretò sorridendo.
Il sorriso sul viso del suo interlocutore si spense pian piano a quell'inattesa risposta.
Per un momento tacque, poi riconobbe la sconfitta.
«D'accordo...» replicò con una scrollata di spalle rassegnata.