Di vestiti nuovi e vecchi
Jun. 21st, 2015 09:58 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Di vestiti nuovi e vecchi
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 3727 (
fiumidiparole)
Note: Age difference, Handjob, Lemon, Weapon!kink, Yaoi
"So bene che ti aspettavi ben altro da me ma sono riuscita a sistemare i vecchi abiti di tuo padre e adattarli alla tua corporatura.
Dà loro una chance, magari alla tua giovane fiamma piaceranno! ♥ ~ Trish".
I due albini fissarono il biglietto per alcuni secondi anche dopo aver finito di leggere quelle poche righe.
Dante lo rilesse più e più volte, soffermandosi in particolare sulle ultime parole, imbarazzandosi come se fosse stato lui stesso a scrivere quel biglietto.
Dante si affacciò alla ringhiera delle scale in boxer e coi capelli scarmigliati. In viso recava lo sguardo assonnato tipico di chi si era appena svegliato.
«Ragazzo... chi era alla porta...?».
Si era destato subito sentendo suonare alla porta ma gli ci era voluto un po' per alzarsi e trovare la forza di uscire dal letto.
Nero si girò verso di lui e sorrise.
«Se sapevo che sarebbe bastato suonare il campanello per tirarti giù dal letto l'avrei fatto delle ore fa!» lo prese in giro «Era il postino!».
Il più grande si stropicciò gli occhi e sbatté confuso le palpebre, aggrottando le sopracciglia e sporgendosi un po' di più per guardare meglio il suo interlocutore.
«Che... sono quei vestiti...?» borbottò con aria scettica.
Nero non indossava il solito completo blu e rosso, bensì un paio di jeans grigi aderenti, una camicia blu ed un cappotto viola molto più lungo di quello che utilizzava di solito. Una lunga sciarpa scura appoggiata all'intorno del colletto corto e dritto che gli arrivava a sfiorare il sedere teneva chiuso l'indumento solo per un piccolo tratto in cima, per cui la camicia al di sotto si intravedeva solo nella parte inferiore.
Una fibbia d'argento gli sosteneva i pantaloni un poco più in alto rispetto alla maniera in cui li portava di solito.
Ai piedi calzava un paio di alti stivali marroni muniti di numerose cinghie sul lato esterno con un risvolto appena sotto il ginocchio.
Nero fece una piroetta sul posto ed allargò le braccia per farsi guardare bene.
«Sono nuovi, da parte di Trish!» lo informò con la voce intrisa d'entusiasmo «Li ha appena recapitati il postino» aggiunse.
Dante fece una smorfia mentre a mezza voce commentava: «Credevo che Trish avesse un po' più di gusto...».
Il suo compagno, che ci sentiva decisamente bene, gli rivolse un'occhiataccia.
«Trish ha portato dei vestiti nuovi anche per te...» gli fece presente con un sogghigno «Perché non scendi a provarteli anziché rimanere lassù a criticare?».
Il padrone di casa si raddrizzò e s'incamminò lentamente verso le scale, sbadigliando vistosamente mentre le discendeva.
Una volta arrivato in fondo, si fermò un momento e Nero ne approfittò subito.
«Prendi!» esclamò lanciando al più grande una grossa scatola chiusa da un sottile nastro rosso.
Quest'ultimo nonostante il sonno riuscì comunque ad afferrare l'oggetto prima che lo colpisse in faccia.
«Ehi!» protestò, abbassandolo per poter guardare il suo compagno.
«Volevo vedere se eri davvero sveglio...» si giustificò con una scrollata di spalle il ragazzo.
Adesso che lo vedeva più da vicino doveva ammettere con se stesso che i jeans e la camicia non gli stavano poi così male. Davano un particolare risalto alla sua corporatura atletica e meno robusta rispetto a quella che lui aveva.
Dante gli scoccò un'occhiata poco amichevole mentre si avvicinava al divano per poggiare il pacco.
Nel farlo lo sguardo gli cadde sul tavolinetto situato dirimpetto al divano e sul quale Nero aveva scartato i suoi abiti. Mezze nascoste sotto la carta c'erano le sue pistole.
«Oh, ecco dove erano finite!» asserì sollevandone una.
In genere se le portava in camera da letto e le teneva riposte nella vecchia fondina da schiena appesa alla testata del letto, per ogni evenienza.
«Ce le hai messe ieri sera quando ti sei spogliato...» gli ricordò il più giovane.
«Davvero...? Non mi ricordo...» replicò confuso Dante, piegando di lato la testa per sottolineare anche visivamente la sua perplessità.
«Non eri proprio sobrio ieri sera... infatti ti ho dovuto portare io a letto» ribatté l'altro mentre un sorriso gli affiorava sulle labbra.
A parte lo sforzo fisico per sollevare un Dante più addormentato che sveglio - che era pesante da portare nonostante l'aiuto del Devil Bringer - Nero si era divertito molto la sera avanti: il suo partner quando era ubriaco tendeva a diventare più tenero di quanto non fosse da sobrio anche nei momenti più intimi e a straparlare.
La nota positiva era che il giorno dopo non ricordava niente di quanto accaduto.
Dante non replicò. Posò la pistola dove l'aveva trovata e si sedette sul divano.
Si mise in grembo la scatola e sciolse il fiocchetto che la teneva chiusa.
Sollevò il coperchio e lo mise da parte.
«Cosa...?».
Dante sbatté le palpebre di fronte a ciò che c'era nel contenitore, accarezzando il pizzo che decorava il gilet sistemato sopra a tutti gli altri indumenti. Quella decorazione, insieme all'emblema dorato che ritraeva un teschio munito di corna fissato tra il pizzo ed il tessuto sottostante e al tono aristocratico del capo d'abbigliamento, gli era fin troppo familiare.
Lo estrasse e lo dispiegò ma non gli occorreva veramente per sapere cosa si sarebbe trovato dinanzi.
«Questo non è nuovo!» commentò indignato.
«Wow... che vestito... uhm... elegante...» Nero non riuscì a trovare un altro aggettivo che potesse suonare simile ad un complimento «Non è per niente nel tuo stile!» soggiunse poi prontamente, sedendosi al suo fianco.
Il più grande appoggiò bruscamente il gilet nella scatola mentre rivolgeva al suo interlocutore un'occhiata carica d'irritazione.
Fece per replicare ma venne battuto sul tempo dalla mano del ragazzo che si tuffò a prendere qualcosa dal suo abito nuovo.
«C'è un biglietto...» fece notare, sollevando un piccolo cartoncino nero rettangolare che recava alcune righe scritte in elegante grafia bianca.
Dante lo prese per l'altro lato ed entrambi lo sistemarono in maniera che potessero leggerne il contenuto.
"So bene che ti aspettavi ben altro da me ma sono riuscita a sistemare i vecchi abiti di tuo padre e adattarli alla tua corporatura.
Dà loro una chance, magari alla tua giovane fiamma piaceranno! ♥ ~ Trish".
I due albini fissarono il biglietto per alcuni secondi anche dopo aver finito di leggere quelle poche righe.
Dante lo rilesse più e più volte, soffermandosi in particolare sulle ultime parole, imbarazzandosi come se fosse stato lui stesso a scrivere quel biglietto.
«Giovane fiamma, eh...?» ripeté Nero vicino all'orecchio del più grande.
«I-io non ti ho mai chiamato così!» si difese prontamente l'altro, lasciando cadere il biglietto.
Dallo sguardo che gli scoccò il suo compagno era palese che non si fidasse molto delle sue parole, ma poi cambiò atteggiamento.
Con un sospiro si appoggiò contro lo schienale del divano ed accavallò le gambe.
«In effetti sono curioso di vederti con i vestiti del grande demone Sparda... chissà se Trish ci ha visto giusto» disse.
Dante si sarebbe rifiutato di indossarli se fosse dipeso solo da lui: ricordava che da giovane se li era provati diverse volte, scoprendo che gli donavano un'aria molto matura; adesso che però era già maturo di suo, temeva che lo facessero sembrare ancora più in là con gli anni - anche se Nero non gli aveva mai fatto pesare la grande differenza d'età che li separava.
Ciononostante, se era il suo partner a chiederglielo direttamente per sua curiosità, non poteva certo negargli lo spettacolo.
Sbuffando irritato, si mise in piedi e cominciò a vestirsi.
Era incredibile come a distanza di tanti anni ricordasse ancora nitidamente come mettere tutti quegli strati di abiti.
Nero assistette in silenzio, gustandosi la scena.
A detta di Dante c'era molta somiglianza tra lui e suo padre. Non ne parlava volentieri ed erano capitati in argomento qualche tempo prima in maniera totalmente casuale, però gli era rimasta una certa curiosità. Adesso che aveva l'opportunità di soddisfarla non aveva intenzione di perdersi neppure un momento.
L'abbigliamento di Sparda si componeva di un paio di lunghi e dritti pantaloni viola molto eleganti che gli stavano leggermente larghi, nascondendo alla vista le forme toniche e massicce dei muscoli delle sue gambe, un gilet viola con doppio petto e un lungo cappotto del medesimo colore.
Il petto del gilet era formato da un drappo di tessuto ricamato con un motivo criptico di un colore molto simile a quello del fondo, per cui creava un effetto "vedo non vedo" molto raffinato. Una doppia fila di bottoni d'argento era cucita lungo i lati del drappo.
Nella parte superiore era cucito un collare di pizzo, al centro del quale si trovava un enorme medaglione argentato con una pietra rossa incastonata in esso.
Il cappotto aveva un arabesco viola chiaro a decorare il fondo delle maniche e dell'indumento, il risvolto del bavero - alto, rigido e stretto - e una piccola fascia sistemata all'altezza dei pettorali.
Le scarpe erano nere, lucide e con un piccolo tacco piatto e quadrato. Su di esse erano posizionate due pietre azzurre a fermare un piccolo pezzo dello stesso pizzo che c'era sul gilet.
Attorno al collo indossava una fascia bianca, lo stesso colore dei guanti che gli nascondevano completamente le mani.
Per finire, sull'occhio sinistro sistemò il monocolo dorato che era stato riposto con cura dentro un piccolo pacchetto scuro sul fondo della scatola.
Non appena fu pronto, si diresse verso il bagno. Prese il gel per capelli e lo utilizzò per ravviarsi la chioma albina alla maniera di suo fratello Vergil e di Sparda prima ancora di lui.
Quando si guardò nello specchio così conciato gli parve di vedere tutti i suoi anni impressi sulla sua faccia. Pareva molto più un distinto uomo di mezza età e molto meno un cacciatore di demoni con un sacco di esperienza sulle spalle e la cosa non gli piaceva affatto.
Ignorò quella sensazione di profondo disagio ed uscì dal bagno allargando le braccia per mettersi in mostra agli occhi del suo compagno.
«Come sto...?» chiese.
Nero si chinò in avanti, appoggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia. La sua espressione era piena di stupore.
«Sembri un'altra persona!» esclamò.
Non si era aspettato un cambiamento così radicale e ne era piacevolmente sorpreso.
«Non sei affatto male... anche se ti fa piuttosto vecchio» soggiunse, omettendo tuttavia di dire che quel suo aspetto più maturo lo intrigava in maniera particolare.
Dante fece una smorfia e intrecciò le braccia sul petto.
«Tch... li ho messi solo perché me l'hai chiesto e non avrei dovuto farlo!» sbottò. Dal suo tono di voce era palese che si fosse offeso.
Scosse la testa e si voltò a dargli le spalle mentre si accingeva a togliere il cappotto.
Nero si alzò in gran fretta e gli arrivò alle spalle, posandogli le mani su di esse per bloccarlo.
«Non ho detto che puoi toglierlo» gli sussurrò all'orecchio con voce ferma.
«Mi hai appena detto che sembro più vecchio!» protestò stizzito il maggiore.
«Se avessi voluto un amante della mia età te l'avrei detto molto tempo fa, non credi?» gli disse a mezza voce in tono suadente.
Così dicendo costrinse il suo partner a voltarsi verso di lui e gli rivolse un sorrisetto sghembo.
«Stai dicendo che ti piaccio vestito così?!» replicò Dante scettico.
«Hai un'aria stranamente sexy anche se a te non sembra...» rispose il più giovane arrossendo leggermente prima di sigillare quella confessione con un focoso bacio pieno di desiderio.
Dante aprì gli occhi, stupito da una tale e improvvisa dimostrazione di passione.
Nero si staccò bruscamente dalla sua bocca e lo scaraventò contro il divano sollevandolo da terra con impeto. L'altro volò sul divano, atterrandovi sopra seduto con un rumore che fece preoccupare l'uomo per le condizioni del mobile.
Il suo compagno tornò da lui togliendosi la sciarpa e il cappotto e lasciandoli a terra.
Gli si inginocchiò a cavallo delle cosce e lo costrinse ad addossarsi contro lo schienale mentre tornava a baciarlo con insistenza.
Dante lo lasciò fare fino a che non fu abbastanza eccitato. A quel punto si mise a strusciare il cavallo dei pantaloni contro quello del suo fidanzatino, sfregando il profilo duro del suo pene turgido contro quello di Nero, e cominciò a reagire con più fervore alla lingua che il ragazzo dibatteva con veemenza nella sua bocca.
I grugniti del padrone di casa si mescolarono ai gemiti di piacere di Nero.
Quest'ultimo afferrò l'altro per il bavero del cappotto e lo accompagnò mentre lo distendeva supino sul divano; dopodiché si erse su di lui e si aprì la camicia in tutta fretta.
Dante si leccò le labbra vedendo emergere i suoi capezzoli turgidi e invitanti dalla camicia; purtroppo però non ebbe modo di allungare le mani e stringerglieli perché il suo compagno si alzò in piedi prima che potesse muovere un muscolo.
Si spogliò completamente, mettendo a nudo l'erezione proprio davanti alla sua faccia.
«Stai cercando di provocarmi?» gli chiese il più grande, sorridendo malizioso.
«Dipende... sta funzionando?» domandò Nero inarcando un sopracciglio.
L'altro sogghignò mettendosi seduto ed iniziando a calarsi i pantaloni.
«Oooh sì...!» commentò su di giri.
«Bene... adesso vediamo se ce la faccio a dimostrarti quanto tu sia intrigante così...».
Nero lo aiutò a togliersi solamente il cappotto; dopodiché fece mettere Dante carponi sul divano e gli si accomodò dietro.
«Ragazzo fammi almeno togliere i pantaloni...!» si lamentò Dante.
«Non pensarci nemmeno!» gli negò l'altro «Voglio scoparti così!».
Ciò detto gli sollevò il lembo inferiore del lungo gilet, mettendo in mostra le sue attraenti natiche.
Le accarezzò per qualche momento, spingendosi fino in prossimità del suo orifizio, strappandogli così numerosi sospiri di desiderio.
Dopo adeguata provocazione, si umidificò le dita e le inserì con un gesto brusco nel suo fondoschiena, spingendosi più a fondo che poté.
Dante s'inarcò di colpo ed emise un grugnito di dolore.
«Andiamo, hai sopportato di peggio!» lo sfotté mentre muoveva le dita lubrificate, premendo contro le pareti strette del suo sfintere.
«E rilassati, altrimenti lo sai che è peggio» puntualizzò.
Dante eseguì ma non senza obiettare: «Solitamente questa è la tua posizione, ragazzo! Io non sono abituato!».
Nero ci andò più piano, muovendo lentamente le dita - specialmente quando doveva reinserirle - per aumentare il piacere per il suo compagno.
Quest'ultimo si ritrovò ad apprezzare la sessione di preliminari più di quanto avesse potuto immaginare: percepire le carezze delle falangi del più giovane mentre strusciavano pian piano contro la carne viva e sensibile lo faceva godere e soffrire allo stesso tempo e quella sensazione gli piaceva da impazzire.
Si afferrò il pene e cominciò a masturbarsi a ritmo sostenuto, mugugnando e gemendo mentre inarcava e rilassava ritmicamente la schiena.
Desiderava Nero con ogni parte del suo corpo. Voleva unirsi a lui intimamente e godere insieme fino a che non fossero stati entrambi esausti.
Il ragazzo si stava eccitando udendo i versi di inequivocabile piacere che emetteva. Voleva spingerlo a gridare per il piacere e supplicarlo per essere scopato. Voleva riempirgli il culo col suo sperma e vederlo gocciolare fuori.
Dopo diversi minuti di preparazione finalmente udì Dante battere un colpo col pugno sul bracciolo e sibilare: «Basta...! Non resisto più...! F-fammi venire!».
Nero sorrise soddisfatto e si decise ad accontentarlo.
Dante percepì distintamente la momentanea delusione delle dita che lo abbandonavano e subito dopo la muscolatura del suo sfintere che veniva forzata ad accogliere la turgida erezione del suo compagno. Un gemito sfuggì dalle sue labbra senza che lui potesse in alcun modo reprimerlo.
Avvertì una insolita sensazione di occlusione man mano che Nero si spingeva più a fondo nel suo corpo. Ad essa si accompagnò un forte dolore che gli strappò un gridolino soffocato, musica per le orecchie del ragazzo.
Quest'ultimo non ebbe neanche il tempo di rendersene conto che il suo partner eiaculò schizzando a più riprese sul divano, macchiando in parte anche il bordo inferiore del lungo gilet che gli aderiva abbastanza al corpo.
«Dannazione...!» soffiò chiudendo gli occhi e piegando la testa fino a poggiare il mento contro il petto.
«Che c'è?» chiese Nero «Non pensavi di venire così in fretta...? In effetti hai colto di sorpresa pure me: credevo avessi un po' più di resistenza...» aggiunse subito, senza aspettare che l'altro gli rispondesse.
«No, non è quello!» ringhiò il maggiore - anche se in fondo quell'affermazione l'aveva messo piuttosto a disagio - «Ho sporcato i vestiti...!».
Generalmente non gliene sarebbe importato praticamente niente; tuttavia, in quell'occasione la cosa era diversa dato che gli abiti in questione avevano avuto a malapena il tempo di uscire dalla scatola.
«La lavatrice è stata inventata per ovviare a questo tipo di situazioni, sai...?» commentò sarcastico il minore.
L'altro si limitò a grugnire, irritato da quella puntualizzazione: era perfettamente consapevole dell'esistenza della lavatrice e della possibilità di lavare i vestiti! Non c'era bisogno di farglielo presente!
Il padrone di casa stava per ribattere a tono - e magari mandarlo pure a quel paese! - quando il ragazzo iniziò a spingere con secchi colpi di bacino col preciso intento di affondare nel suo corpo tanto da farlo venire ancora.
Dante inarcò la schiena e sgranò gli occhi, sollevando la testa. Chiuse le palpebre lentamente e si adattò al ritmo imposto dal corpo del suo fidanzato mentre gemeva in maniera a dir poco oscena e digrignava i denti per sopportare quei colpi tra i tanti che gli infliggevano acute fitte di dolore.
Era appena mattina e già Nero era pieno di così tanta energia...!
I loro corpi che si dimenavano in sincrono si riscaldarono. Dante avvertiva la sua pelle bollente a contatto con l'inguine di Nero, più fresco ma allo stesso tempo madido di sudore. Lo scroto del ragazzo sbatteva lungo la linea tra le sue natiche e talvolta vi rimaneva appiccicato.
Il più grande appoggiò la fronte libera dai soliti ciuffi di capelli contro il bracciolo, in cerca di sollievo all'afa improvvisa mentre si consumava i polmoni per sfogare verbalmente il suo godimento.
Nero venne dopo un lasso di tempo piuttosto breve ma indefinito, almeno per il suo partner.
Quest'ultimo gridò nel vero senso della parola avvertendo lo sperma che scivolava nel suo corpo, tiepido e abbondante, colmando il poco spazio che ancora Nero non era riuscito a conquistare con la sua erezione.
Senza fiato, Dante crollò letteralmente contro il divano, abbandonandosi come un peso morto addosso allo schienale.
«Wow... devo esserti... piaciuto davvero tanto... ragazzo...» boccheggiò chiudendo gli occhi per riprendersi un po'.
Il più giovane uscì lentamente da lui ed osservò compiaciuto il sottile rivolo di sperma che cominciò a fuoriuscire una volta rimossa la sua erezione.
Quello spettacolo, seppur all'apparenza insignificante paragonato alla completa incapacità di godere in maniera composta e dignitosa del suo compagno, invogliò il ragazzo a procedere con un altro round ed ignorare completamente l'affaticamento dovuto a quel primo rapporto. Purtroppo però il suo cazzo non era del suo stesso parere: una volta terminata l'eiaculazione, quello si era semplicemente fatto di nuovo flaccido ed era gradualmente tornato alle sue originarie dimensioni - che pur essendo superiori alla media erano comunque insufficienti per intrattenere un rapporto sessuale.
In quello stato non avrebbe combinato molto, a dispetto delle sue voglie.
Caso volle che proprio in quel momento il suo sguardo cadesse sulle pistole abbandonate sul tavolinetto lì vicino. Le canne erano grosse a sufficienza da poter essere tranquillamente utilizzate in sostituzione di un cazzo eretto e - almeno ad occhio - erano anche altrettanto lunghe.
Senza alcuna esitazione si allungò a prenderne una - Ebony - e la sollevò per osservarla bene mentre con l'altra mano accarezzava il culo del suo compagno pregustandosi ciò che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti.
«Non è ancora finita, Dante...» gli comunicò con tono vagamente smaliziato, calando rapidamente il braccio armato.
Il suo partner non ebbe neanche il tempo di voltare la testa che si sentì affondare nel culo con forza qualcosa di freddo, duro e dannatamente grosso.
Sobbalzò e sgranò gli occhi, emettendo un ridicolo stridio di protesta.
«Ragazzo, che cazz...?!» esclamò voltando di scatto la testa «Quella è la mia pistola?!» chiese allarmato, vedendo che Nero stava impugnando un'arma dal calcio scuro.
Il padrone di casa lanciò un grugnito mentre avvertiva la canna scivolare piuttosto in profondità senza incontrare la minima resistenza.
Di ciò incolpò il liquido seminale di cui era stato poco prima riempito.
«Non dirmi che non ti piace...!» esclamò Nero fingendosi offeso «A giudicare dalla tua erezione non sembra proprio».
Dante arrossì e dovette sforzarsi per reprimere il suo imbarazzo: il fatto che dopo l'iniziale dolore acuto della penetrazione avere una canna di pistola che si muoveva nel suo sedere gli piacesse al pari - o forse più - di un'erezione lo metteva piuttosto a disagio. Si sentiva un pervertito.
Nero gli spinse talmente in profondità Ebony da arrivare ad accarezzare con la punta la sua parte sensibile. In risposta a tale contatto, il più grande emise un lungo sospiro ed un roco gemito.
«Vai... lì!» esalò in tono di accorata supplica.
«Lì... dove?» Nero era alquanto perplesso da quell'esortazione.
L'altro emise un verso stizzito.
«Premi con la canna della pistola in fondo...! Ah!» spiegò - e non senza ansimare in maniera indecente.
Nero non se lo fece ripetere due volte. Affondò con tutta la forza di cui era capace al momento l'arma nel suo culo, estraendola e rispingendola dentro con movimenti piuttosto veementi. Ad essi accompagnò una masturbazione a ritmo piuttosto sostenuto nonostante la posizione necessaria per svolgere entrambe le mansioni non fosse delle più comode.
Dante si produsse in una imbarazzante serie di gemiti, ansiti e sospiri alternati a suppliche perché forzasse ancor di più l'arma nel suo didietro che il più giovane fu ben lieto di esaudire.
Quando finalmente il suo fidanzato raggiunse l'orgasmo, il ragazzo abbandonò Ebony nel suo fondoschiena e si concentrò unicamente sul suo cazzo, stimolandolo con insistenza perché eiaculasse abbondantemente anche quell'ultima volta.
Non appena ebbe finito, crollò di nuovo appoggiato col fianco contro lo schienale mentre Nero, finalmente soddisfatto in toto, si sedeva nella metà pulita cacciando un sospiro di sollievo.
«Non ti ho mai sentito far tanto chiasso facendo sesso...» fece presente sorridendo.
«Già, neanch'io... uh...» ansimò il maggiore «Potresti sfilare la pistola?» domandò pochi secondi dopo. Dal suo tono di voce risultava evidente che fosse sfinito.
L'altro obbedì senza protestare, rimuovendola senza un minimo di delicatezza.
Dante sobbalzò e si lasciò sfuggire un'imprecazione a denti stretti mentre con una mano si tastava il sedere.
«Potevi fare un po' più piano!» ringhiò irritato «Non so se mi abbia allargato più il tuo cazzo o la mia pistola...» bofonchiò dolorante.
«È un modo per chiedermi di provare ad infilarci altro?» indagò Nero sogghignando mentre faceva scricchiolare le nocche del Devil Bringer.
«N-no! Affatto!» si affrettò a replicare Dante «È stato bello ma... mi è bastato!».
«Bene, adesso spogliati che mettiamo i tuoi vestiti a lavare...» decretò il ragazzo, muovendosi per alzarsi «Così saranno pronti per la prossima volta».
Dante non seppe se essere contento del gran successo che aveva riscosso nei panni di suo padre oppure no. Il suo culo di certo non lo era.
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 3727 (
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: Age difference, Handjob, Lemon, Weapon!kink, Yaoi
"So bene che ti aspettavi ben altro da me ma sono riuscita a sistemare i vecchi abiti di tuo padre e adattarli alla tua corporatura.
Dà loro una chance, magari alla tua giovane fiamma piaceranno! ♥ ~ Trish".
I due albini fissarono il biglietto per alcuni secondi anche dopo aver finito di leggere quelle poche righe.
Dante lo rilesse più e più volte, soffermandosi in particolare sulle ultime parole, imbarazzandosi come se fosse stato lui stesso a scrivere quel biglietto.
Dante si affacciò alla ringhiera delle scale in boxer e coi capelli scarmigliati. In viso recava lo sguardo assonnato tipico di chi si era appena svegliato.
«Ragazzo... chi era alla porta...?».
Si era destato subito sentendo suonare alla porta ma gli ci era voluto un po' per alzarsi e trovare la forza di uscire dal letto.
Nero si girò verso di lui e sorrise.
«Se sapevo che sarebbe bastato suonare il campanello per tirarti giù dal letto l'avrei fatto delle ore fa!» lo prese in giro «Era il postino!».
Il più grande si stropicciò gli occhi e sbatté confuso le palpebre, aggrottando le sopracciglia e sporgendosi un po' di più per guardare meglio il suo interlocutore.
«Che... sono quei vestiti...?» borbottò con aria scettica.
Nero non indossava il solito completo blu e rosso, bensì un paio di jeans grigi aderenti, una camicia blu ed un cappotto viola molto più lungo di quello che utilizzava di solito. Una lunga sciarpa scura appoggiata all'intorno del colletto corto e dritto che gli arrivava a sfiorare il sedere teneva chiuso l'indumento solo per un piccolo tratto in cima, per cui la camicia al di sotto si intravedeva solo nella parte inferiore.
Una fibbia d'argento gli sosteneva i pantaloni un poco più in alto rispetto alla maniera in cui li portava di solito.
Ai piedi calzava un paio di alti stivali marroni muniti di numerose cinghie sul lato esterno con un risvolto appena sotto il ginocchio.
Nero fece una piroetta sul posto ed allargò le braccia per farsi guardare bene.
«Sono nuovi, da parte di Trish!» lo informò con la voce intrisa d'entusiasmo «Li ha appena recapitati il postino» aggiunse.
Dante fece una smorfia mentre a mezza voce commentava: «Credevo che Trish avesse un po' più di gusto...».
Il suo compagno, che ci sentiva decisamente bene, gli rivolse un'occhiataccia.
«Trish ha portato dei vestiti nuovi anche per te...» gli fece presente con un sogghigno «Perché non scendi a provarteli anziché rimanere lassù a criticare?».
Il padrone di casa si raddrizzò e s'incamminò lentamente verso le scale, sbadigliando vistosamente mentre le discendeva.
Una volta arrivato in fondo, si fermò un momento e Nero ne approfittò subito.
«Prendi!» esclamò lanciando al più grande una grossa scatola chiusa da un sottile nastro rosso.
Quest'ultimo nonostante il sonno riuscì comunque ad afferrare l'oggetto prima che lo colpisse in faccia.
«Ehi!» protestò, abbassandolo per poter guardare il suo compagno.
«Volevo vedere se eri davvero sveglio...» si giustificò con una scrollata di spalle il ragazzo.
Adesso che lo vedeva più da vicino doveva ammettere con se stesso che i jeans e la camicia non gli stavano poi così male. Davano un particolare risalto alla sua corporatura atletica e meno robusta rispetto a quella che lui aveva.
Dante gli scoccò un'occhiata poco amichevole mentre si avvicinava al divano per poggiare il pacco.
Nel farlo lo sguardo gli cadde sul tavolinetto situato dirimpetto al divano e sul quale Nero aveva scartato i suoi abiti. Mezze nascoste sotto la carta c'erano le sue pistole.
«Oh, ecco dove erano finite!» asserì sollevandone una.
In genere se le portava in camera da letto e le teneva riposte nella vecchia fondina da schiena appesa alla testata del letto, per ogni evenienza.
«Ce le hai messe ieri sera quando ti sei spogliato...» gli ricordò il più giovane.
«Davvero...? Non mi ricordo...» replicò confuso Dante, piegando di lato la testa per sottolineare anche visivamente la sua perplessità.
«Non eri proprio sobrio ieri sera... infatti ti ho dovuto portare io a letto» ribatté l'altro mentre un sorriso gli affiorava sulle labbra.
A parte lo sforzo fisico per sollevare un Dante più addormentato che sveglio - che era pesante da portare nonostante l'aiuto del Devil Bringer - Nero si era divertito molto la sera avanti: il suo partner quando era ubriaco tendeva a diventare più tenero di quanto non fosse da sobrio anche nei momenti più intimi e a straparlare.
La nota positiva era che il giorno dopo non ricordava niente di quanto accaduto.
Dante non replicò. Posò la pistola dove l'aveva trovata e si sedette sul divano.
Si mise in grembo la scatola e sciolse il fiocchetto che la teneva chiusa.
Sollevò il coperchio e lo mise da parte.
«Cosa...?».
Dante sbatté le palpebre di fronte a ciò che c'era nel contenitore, accarezzando il pizzo che decorava il gilet sistemato sopra a tutti gli altri indumenti. Quella decorazione, insieme all'emblema dorato che ritraeva un teschio munito di corna fissato tra il pizzo ed il tessuto sottostante e al tono aristocratico del capo d'abbigliamento, gli era fin troppo familiare.
Lo estrasse e lo dispiegò ma non gli occorreva veramente per sapere cosa si sarebbe trovato dinanzi.
«Questo non è nuovo!» commentò indignato.
«Wow... che vestito... uhm... elegante...» Nero non riuscì a trovare un altro aggettivo che potesse suonare simile ad un complimento «Non è per niente nel tuo stile!» soggiunse poi prontamente, sedendosi al suo fianco.
Il più grande appoggiò bruscamente il gilet nella scatola mentre rivolgeva al suo interlocutore un'occhiata carica d'irritazione.
Fece per replicare ma venne battuto sul tempo dalla mano del ragazzo che si tuffò a prendere qualcosa dal suo abito nuovo.
«C'è un biglietto...» fece notare, sollevando un piccolo cartoncino nero rettangolare che recava alcune righe scritte in elegante grafia bianca.
Dante lo prese per l'altro lato ed entrambi lo sistemarono in maniera che potessero leggerne il contenuto.
"So bene che ti aspettavi ben altro da me ma sono riuscita a sistemare i vecchi abiti di tuo padre e adattarli alla tua corporatura.
Dà loro una chance, magari alla tua giovane fiamma piaceranno! ♥ ~ Trish".
I due albini fissarono il biglietto per alcuni secondi anche dopo aver finito di leggere quelle poche righe.
Dante lo rilesse più e più volte, soffermandosi in particolare sulle ultime parole, imbarazzandosi come se fosse stato lui stesso a scrivere quel biglietto.
«Giovane fiamma, eh...?» ripeté Nero vicino all'orecchio del più grande.
«I-io non ti ho mai chiamato così!» si difese prontamente l'altro, lasciando cadere il biglietto.
Dallo sguardo che gli scoccò il suo compagno era palese che non si fidasse molto delle sue parole, ma poi cambiò atteggiamento.
Con un sospiro si appoggiò contro lo schienale del divano ed accavallò le gambe.
«In effetti sono curioso di vederti con i vestiti del grande demone Sparda... chissà se Trish ci ha visto giusto» disse.
Dante si sarebbe rifiutato di indossarli se fosse dipeso solo da lui: ricordava che da giovane se li era provati diverse volte, scoprendo che gli donavano un'aria molto matura; adesso che però era già maturo di suo, temeva che lo facessero sembrare ancora più in là con gli anni - anche se Nero non gli aveva mai fatto pesare la grande differenza d'età che li separava.
Ciononostante, se era il suo partner a chiederglielo direttamente per sua curiosità, non poteva certo negargli lo spettacolo.
Sbuffando irritato, si mise in piedi e cominciò a vestirsi.
Era incredibile come a distanza di tanti anni ricordasse ancora nitidamente come mettere tutti quegli strati di abiti.
Nero assistette in silenzio, gustandosi la scena.
A detta di Dante c'era molta somiglianza tra lui e suo padre. Non ne parlava volentieri ed erano capitati in argomento qualche tempo prima in maniera totalmente casuale, però gli era rimasta una certa curiosità. Adesso che aveva l'opportunità di soddisfarla non aveva intenzione di perdersi neppure un momento.
L'abbigliamento di Sparda si componeva di un paio di lunghi e dritti pantaloni viola molto eleganti che gli stavano leggermente larghi, nascondendo alla vista le forme toniche e massicce dei muscoli delle sue gambe, un gilet viola con doppio petto e un lungo cappotto del medesimo colore.
Il petto del gilet era formato da un drappo di tessuto ricamato con un motivo criptico di un colore molto simile a quello del fondo, per cui creava un effetto "vedo non vedo" molto raffinato. Una doppia fila di bottoni d'argento era cucita lungo i lati del drappo.
Nella parte superiore era cucito un collare di pizzo, al centro del quale si trovava un enorme medaglione argentato con una pietra rossa incastonata in esso.
Il cappotto aveva un arabesco viola chiaro a decorare il fondo delle maniche e dell'indumento, il risvolto del bavero - alto, rigido e stretto - e una piccola fascia sistemata all'altezza dei pettorali.
Le scarpe erano nere, lucide e con un piccolo tacco piatto e quadrato. Su di esse erano posizionate due pietre azzurre a fermare un piccolo pezzo dello stesso pizzo che c'era sul gilet.
Attorno al collo indossava una fascia bianca, lo stesso colore dei guanti che gli nascondevano completamente le mani.
Per finire, sull'occhio sinistro sistemò il monocolo dorato che era stato riposto con cura dentro un piccolo pacchetto scuro sul fondo della scatola.
Non appena fu pronto, si diresse verso il bagno. Prese il gel per capelli e lo utilizzò per ravviarsi la chioma albina alla maniera di suo fratello Vergil e di Sparda prima ancora di lui.
Quando si guardò nello specchio così conciato gli parve di vedere tutti i suoi anni impressi sulla sua faccia. Pareva molto più un distinto uomo di mezza età e molto meno un cacciatore di demoni con un sacco di esperienza sulle spalle e la cosa non gli piaceva affatto.
Ignorò quella sensazione di profondo disagio ed uscì dal bagno allargando le braccia per mettersi in mostra agli occhi del suo compagno.
«Come sto...?» chiese.
Nero si chinò in avanti, appoggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia. La sua espressione era piena di stupore.
«Sembri un'altra persona!» esclamò.
Non si era aspettato un cambiamento così radicale e ne era piacevolmente sorpreso.
«Non sei affatto male... anche se ti fa piuttosto vecchio» soggiunse, omettendo tuttavia di dire che quel suo aspetto più maturo lo intrigava in maniera particolare.
Dante fece una smorfia e intrecciò le braccia sul petto.
«Tch... li ho messi solo perché me l'hai chiesto e non avrei dovuto farlo!» sbottò. Dal suo tono di voce era palese che si fosse offeso.
Scosse la testa e si voltò a dargli le spalle mentre si accingeva a togliere il cappotto.
Nero si alzò in gran fretta e gli arrivò alle spalle, posandogli le mani su di esse per bloccarlo.
«Non ho detto che puoi toglierlo» gli sussurrò all'orecchio con voce ferma.
«Mi hai appena detto che sembro più vecchio!» protestò stizzito il maggiore.
«Se avessi voluto un amante della mia età te l'avrei detto molto tempo fa, non credi?» gli disse a mezza voce in tono suadente.
Così dicendo costrinse il suo partner a voltarsi verso di lui e gli rivolse un sorrisetto sghembo.
«Stai dicendo che ti piaccio vestito così?!» replicò Dante scettico.
«Hai un'aria stranamente sexy anche se a te non sembra...» rispose il più giovane arrossendo leggermente prima di sigillare quella confessione con un focoso bacio pieno di desiderio.
Dante aprì gli occhi, stupito da una tale e improvvisa dimostrazione di passione.
Nero si staccò bruscamente dalla sua bocca e lo scaraventò contro il divano sollevandolo da terra con impeto. L'altro volò sul divano, atterrandovi sopra seduto con un rumore che fece preoccupare l'uomo per le condizioni del mobile.
Il suo compagno tornò da lui togliendosi la sciarpa e il cappotto e lasciandoli a terra.
Gli si inginocchiò a cavallo delle cosce e lo costrinse ad addossarsi contro lo schienale mentre tornava a baciarlo con insistenza.
Dante lo lasciò fare fino a che non fu abbastanza eccitato. A quel punto si mise a strusciare il cavallo dei pantaloni contro quello del suo fidanzatino, sfregando il profilo duro del suo pene turgido contro quello di Nero, e cominciò a reagire con più fervore alla lingua che il ragazzo dibatteva con veemenza nella sua bocca.
I grugniti del padrone di casa si mescolarono ai gemiti di piacere di Nero.
Quest'ultimo afferrò l'altro per il bavero del cappotto e lo accompagnò mentre lo distendeva supino sul divano; dopodiché si erse su di lui e si aprì la camicia in tutta fretta.
Dante si leccò le labbra vedendo emergere i suoi capezzoli turgidi e invitanti dalla camicia; purtroppo però non ebbe modo di allungare le mani e stringerglieli perché il suo compagno si alzò in piedi prima che potesse muovere un muscolo.
Si spogliò completamente, mettendo a nudo l'erezione proprio davanti alla sua faccia.
«Stai cercando di provocarmi?» gli chiese il più grande, sorridendo malizioso.
«Dipende... sta funzionando?» domandò Nero inarcando un sopracciglio.
L'altro sogghignò mettendosi seduto ed iniziando a calarsi i pantaloni.
«Oooh sì...!» commentò su di giri.
«Bene... adesso vediamo se ce la faccio a dimostrarti quanto tu sia intrigante così...».
Nero lo aiutò a togliersi solamente il cappotto; dopodiché fece mettere Dante carponi sul divano e gli si accomodò dietro.
«Ragazzo fammi almeno togliere i pantaloni...!» si lamentò Dante.
«Non pensarci nemmeno!» gli negò l'altro «Voglio scoparti così!».
Ciò detto gli sollevò il lembo inferiore del lungo gilet, mettendo in mostra le sue attraenti natiche.
Le accarezzò per qualche momento, spingendosi fino in prossimità del suo orifizio, strappandogli così numerosi sospiri di desiderio.
Dopo adeguata provocazione, si umidificò le dita e le inserì con un gesto brusco nel suo fondoschiena, spingendosi più a fondo che poté.
Dante s'inarcò di colpo ed emise un grugnito di dolore.
«Andiamo, hai sopportato di peggio!» lo sfotté mentre muoveva le dita lubrificate, premendo contro le pareti strette del suo sfintere.
«E rilassati, altrimenti lo sai che è peggio» puntualizzò.
Dante eseguì ma non senza obiettare: «Solitamente questa è la tua posizione, ragazzo! Io non sono abituato!».
Nero ci andò più piano, muovendo lentamente le dita - specialmente quando doveva reinserirle - per aumentare il piacere per il suo compagno.
Quest'ultimo si ritrovò ad apprezzare la sessione di preliminari più di quanto avesse potuto immaginare: percepire le carezze delle falangi del più giovane mentre strusciavano pian piano contro la carne viva e sensibile lo faceva godere e soffrire allo stesso tempo e quella sensazione gli piaceva da impazzire.
Si afferrò il pene e cominciò a masturbarsi a ritmo sostenuto, mugugnando e gemendo mentre inarcava e rilassava ritmicamente la schiena.
Desiderava Nero con ogni parte del suo corpo. Voleva unirsi a lui intimamente e godere insieme fino a che non fossero stati entrambi esausti.
Il ragazzo si stava eccitando udendo i versi di inequivocabile piacere che emetteva. Voleva spingerlo a gridare per il piacere e supplicarlo per essere scopato. Voleva riempirgli il culo col suo sperma e vederlo gocciolare fuori.
Dopo diversi minuti di preparazione finalmente udì Dante battere un colpo col pugno sul bracciolo e sibilare: «Basta...! Non resisto più...! F-fammi venire!».
Nero sorrise soddisfatto e si decise ad accontentarlo.
Dante percepì distintamente la momentanea delusione delle dita che lo abbandonavano e subito dopo la muscolatura del suo sfintere che veniva forzata ad accogliere la turgida erezione del suo compagno. Un gemito sfuggì dalle sue labbra senza che lui potesse in alcun modo reprimerlo.
Avvertì una insolita sensazione di occlusione man mano che Nero si spingeva più a fondo nel suo corpo. Ad essa si accompagnò un forte dolore che gli strappò un gridolino soffocato, musica per le orecchie del ragazzo.
Quest'ultimo non ebbe neanche il tempo di rendersene conto che il suo partner eiaculò schizzando a più riprese sul divano, macchiando in parte anche il bordo inferiore del lungo gilet che gli aderiva abbastanza al corpo.
«Dannazione...!» soffiò chiudendo gli occhi e piegando la testa fino a poggiare il mento contro il petto.
«Che c'è?» chiese Nero «Non pensavi di venire così in fretta...? In effetti hai colto di sorpresa pure me: credevo avessi un po' più di resistenza...» aggiunse subito, senza aspettare che l'altro gli rispondesse.
«No, non è quello!» ringhiò il maggiore - anche se in fondo quell'affermazione l'aveva messo piuttosto a disagio - «Ho sporcato i vestiti...!».
Generalmente non gliene sarebbe importato praticamente niente; tuttavia, in quell'occasione la cosa era diversa dato che gli abiti in questione avevano avuto a malapena il tempo di uscire dalla scatola.
«La lavatrice è stata inventata per ovviare a questo tipo di situazioni, sai...?» commentò sarcastico il minore.
L'altro si limitò a grugnire, irritato da quella puntualizzazione: era perfettamente consapevole dell'esistenza della lavatrice e della possibilità di lavare i vestiti! Non c'era bisogno di farglielo presente!
Il padrone di casa stava per ribattere a tono - e magari mandarlo pure a quel paese! - quando il ragazzo iniziò a spingere con secchi colpi di bacino col preciso intento di affondare nel suo corpo tanto da farlo venire ancora.
Dante inarcò la schiena e sgranò gli occhi, sollevando la testa. Chiuse le palpebre lentamente e si adattò al ritmo imposto dal corpo del suo fidanzato mentre gemeva in maniera a dir poco oscena e digrignava i denti per sopportare quei colpi tra i tanti che gli infliggevano acute fitte di dolore.
Era appena mattina e già Nero era pieno di così tanta energia...!
I loro corpi che si dimenavano in sincrono si riscaldarono. Dante avvertiva la sua pelle bollente a contatto con l'inguine di Nero, più fresco ma allo stesso tempo madido di sudore. Lo scroto del ragazzo sbatteva lungo la linea tra le sue natiche e talvolta vi rimaneva appiccicato.
Il più grande appoggiò la fronte libera dai soliti ciuffi di capelli contro il bracciolo, in cerca di sollievo all'afa improvvisa mentre si consumava i polmoni per sfogare verbalmente il suo godimento.
Nero venne dopo un lasso di tempo piuttosto breve ma indefinito, almeno per il suo partner.
Quest'ultimo gridò nel vero senso della parola avvertendo lo sperma che scivolava nel suo corpo, tiepido e abbondante, colmando il poco spazio che ancora Nero non era riuscito a conquistare con la sua erezione.
Senza fiato, Dante crollò letteralmente contro il divano, abbandonandosi come un peso morto addosso allo schienale.
«Wow... devo esserti... piaciuto davvero tanto... ragazzo...» boccheggiò chiudendo gli occhi per riprendersi un po'.
Il più giovane uscì lentamente da lui ed osservò compiaciuto il sottile rivolo di sperma che cominciò a fuoriuscire una volta rimossa la sua erezione.
Quello spettacolo, seppur all'apparenza insignificante paragonato alla completa incapacità di godere in maniera composta e dignitosa del suo compagno, invogliò il ragazzo a procedere con un altro round ed ignorare completamente l'affaticamento dovuto a quel primo rapporto. Purtroppo però il suo cazzo non era del suo stesso parere: una volta terminata l'eiaculazione, quello si era semplicemente fatto di nuovo flaccido ed era gradualmente tornato alle sue originarie dimensioni - che pur essendo superiori alla media erano comunque insufficienti per intrattenere un rapporto sessuale.
In quello stato non avrebbe combinato molto, a dispetto delle sue voglie.
Caso volle che proprio in quel momento il suo sguardo cadesse sulle pistole abbandonate sul tavolinetto lì vicino. Le canne erano grosse a sufficienza da poter essere tranquillamente utilizzate in sostituzione di un cazzo eretto e - almeno ad occhio - erano anche altrettanto lunghe.
Senza alcuna esitazione si allungò a prenderne una - Ebony - e la sollevò per osservarla bene mentre con l'altra mano accarezzava il culo del suo compagno pregustandosi ciò che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti.
«Non è ancora finita, Dante...» gli comunicò con tono vagamente smaliziato, calando rapidamente il braccio armato.
Il suo partner non ebbe neanche il tempo di voltare la testa che si sentì affondare nel culo con forza qualcosa di freddo, duro e dannatamente grosso.
Sobbalzò e sgranò gli occhi, emettendo un ridicolo stridio di protesta.
«Ragazzo, che cazz...?!» esclamò voltando di scatto la testa «Quella è la mia pistola?!» chiese allarmato, vedendo che Nero stava impugnando un'arma dal calcio scuro.
Il padrone di casa lanciò un grugnito mentre avvertiva la canna scivolare piuttosto in profondità senza incontrare la minima resistenza.
Di ciò incolpò il liquido seminale di cui era stato poco prima riempito.
«Non dirmi che non ti piace...!» esclamò Nero fingendosi offeso «A giudicare dalla tua erezione non sembra proprio».
Dante arrossì e dovette sforzarsi per reprimere il suo imbarazzo: il fatto che dopo l'iniziale dolore acuto della penetrazione avere una canna di pistola che si muoveva nel suo sedere gli piacesse al pari - o forse più - di un'erezione lo metteva piuttosto a disagio. Si sentiva un pervertito.
Nero gli spinse talmente in profondità Ebony da arrivare ad accarezzare con la punta la sua parte sensibile. In risposta a tale contatto, il più grande emise un lungo sospiro ed un roco gemito.
«Vai... lì!» esalò in tono di accorata supplica.
«Lì... dove?» Nero era alquanto perplesso da quell'esortazione.
L'altro emise un verso stizzito.
«Premi con la canna della pistola in fondo...! Ah!» spiegò - e non senza ansimare in maniera indecente.
Nero non se lo fece ripetere due volte. Affondò con tutta la forza di cui era capace al momento l'arma nel suo culo, estraendola e rispingendola dentro con movimenti piuttosto veementi. Ad essi accompagnò una masturbazione a ritmo piuttosto sostenuto nonostante la posizione necessaria per svolgere entrambe le mansioni non fosse delle più comode.
Dante si produsse in una imbarazzante serie di gemiti, ansiti e sospiri alternati a suppliche perché forzasse ancor di più l'arma nel suo didietro che il più giovane fu ben lieto di esaudire.
Quando finalmente il suo fidanzato raggiunse l'orgasmo, il ragazzo abbandonò Ebony nel suo fondoschiena e si concentrò unicamente sul suo cazzo, stimolandolo con insistenza perché eiaculasse abbondantemente anche quell'ultima volta.
Non appena ebbe finito, crollò di nuovo appoggiato col fianco contro lo schienale mentre Nero, finalmente soddisfatto in toto, si sedeva nella metà pulita cacciando un sospiro di sollievo.
«Non ti ho mai sentito far tanto chiasso facendo sesso...» fece presente sorridendo.
«Già, neanch'io... uh...» ansimò il maggiore «Potresti sfilare la pistola?» domandò pochi secondi dopo. Dal suo tono di voce risultava evidente che fosse sfinito.
L'altro obbedì senza protestare, rimuovendola senza un minimo di delicatezza.
Dante sobbalzò e si lasciò sfuggire un'imprecazione a denti stretti mentre con una mano si tastava il sedere.
«Potevi fare un po' più piano!» ringhiò irritato «Non so se mi abbia allargato più il tuo cazzo o la mia pistola...» bofonchiò dolorante.
«È un modo per chiedermi di provare ad infilarci altro?» indagò Nero sogghignando mentre faceva scricchiolare le nocche del Devil Bringer.
«N-no! Affatto!» si affrettò a replicare Dante «È stato bello ma... mi è bastato!».
«Bene, adesso spogliati che mettiamo i tuoi vestiti a lavare...» decretò il ragazzo, muovendosi per alzarsi «Così saranno pronti per la prossima volta».
Dante non seppe se essere contento del gran successo che aveva riscosso nei panni di suo padre oppure no. Il suo culo di certo non lo era.