![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Heiss
Rating: Arancione
Genere: Erotico
Personaggi: Gilbert Beilschmidt (Prussia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 785 (
fiumidiparole)
Note: Incest, OOC, Self!love, Yaoi. Scritta per
mmom_italia
Tra Gilbert e Ludwig era difficile stabilire chi fosse il più brillo.
Prussia stava steso bocconi sul tavolo, le palpebre a mezz'asta sulle iridi rosse e brillanti, i capelli scompigliati e una mano saldamente ancorata attorno ad un bicchiere mezzo pieno di birra.
Germania, invece, stava addossato contro lo schienale della sedia, l'espressione poco razionale ed un boccale ricolmo di birra stretto in mano.
Tra Gilbert e Ludwig era difficile stabilire chi fosse il più brillo.
Prussia stava steso bocconi sul tavolo, le palpebre a mezz'asta sulle iridi rosse e brillanti, i capelli scompigliati e una mano saldamente ancorata attorno ad un bicchiere mezzo pieno di birra.
Germania, invece, stava addossato contro lo schienale della sedia, l'espressione poco razionale ed un boccale ricolmo di birra stretto in mano.
Le guance di ambedue erano arrossate, letteralmente in fiamme.
Germania sollevò il boccale e ne tracannò un altro sorso, sbattendolo poi con forza sul tavolo.
«Ovest, non far casino!» biascicò Prussia, alzando la testa.
L'altro si limitò a svuotare il boccale, abbandonandosi esausto contro la sedia.
Gilbert si tirò su, lasciando il bicchiere e guardandosi intorno.
Nonostante la mente annebbiata dalla sbronza, riusciva a rendersi conto che erano da soli: i subordinati del fratellino se n'erano andati già da qualche ora.
Fu il turno di Germania di stendersi sul tavolo, gli occhi chiusi. Era evidentemente sfinito.
«Ovest...» chiamò Gilbert in un sussurro biascicato, concentrando lo sguardo confuso sull'altro.
Gli prese il capo per i capelli e l’alzò, catturando d’istinto le sue labbra in un bacio dal sapore di birra che durò per diversi minuti.
Era ovvio che non fosse più veramente padrone di sé stesso: se lo fosse stato non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere. Era anche vero che qualcosa, in fondo, nutriva nei confronti del fratello, ma era più che ben disposto a tenerlo per sé, in condizioni normali.
Quando si separarono, Ludwig sbatté più volte le palpebre, come se cercasse di schiarirsi la vista, poi si piegò verso il fratello e cominciò a slacciargli la cintura dei pantaloni.
A quanto pareva, quand’erano ubriachi fradici, i loro freni morali erano totalmente inibiti, lasciandoli succubi delle pulsioni che normalmente la razionalità sopprimeva.
Nella mente del tedesco baluginava, simile ad una fioca luce di candela, una sola parola: "toccare".
“Chi” e “cosa” erano questioni cui stava trovando risposta proprio in quel momento.
Gilbert stava con la testa appoggiata alla sua e gli occhi semichiusi, tanto che sembrava sul punto di addormentarsi.
«Ehi, Ovest... che cosa fai?» chiese con tono di voce altalenante.
Germania non rispose: aveva raggiunto il suo obiettivo.
Il fratello non ebbe modo di dir altro se non lasciarsi sfuggire un gridolino osceno: Germania gli aveva infilato una mano nei calzari e lo stava masturbando con forza.
Prussia tremava sotto il passionale tocco del più giovane, le guance ancora più rosse di prima.
Non sembrava molto più in sé di due minuti prima e anche Ludwig non pareva essere tanto più padrone delle proprie azioni rispetto a lui.
Se non fosse stato ubriaco fradicio, di certo ci avrebbe pensato due volte prima di infilare le mani nei suoi pantaloni. Prussia aveva affondato le mani nei capelli di Germania e ci si era come aggrappato, mentre con la bocca ricercava quella del più giovane, che si lasciava baciare e toccare senza alcuna preoccupazione, procedendo indisturbato nella masturbazione.
Gilbert cominciava a contorcersi sulla sedia, senza perciò interrompere il bacio.
Dopo appena pochi minuti venne, bagnando la mano del fratello. Solo allora si separò dalle sue labbra, addossandosi contro la sedia, esausto e senza fiato; poi cadde in avanti, profondamente addormentato.
Germania tentennò qualche momento, rimanendo a guardare il fratello maggiore che russava piano; poi anche lui fu vinto definitivamente dall’azione dell’alcol e crollò steso sul tavolo.
Quando Ludwig si risvegliò il mattino seguente, la testa minacciava di scoppiargli e in corpo sentiva una spossatezza tale da costringerlo a rimanere piegato sul tavolo.
La sera prima aveva decisamente esagerato.
Come se già non bastasse la stanchezza, cominciava ad avere anche un senso di nausea abbastanza pressante che gli stringeva la bocca dello stomaco.
Con uno sforzo di volontà non indifferente, Ludwig si costrinse ad aprire gli occhi, trovandosi a guardare il viso di Gilbert, a meno di cinque centimetri dal suo. Era profondamente assopito e addirittura stava sbavando sul legno del tavolo.
Germania lo guardò, perplesso: aveva passato la notte lì con lui...?
Il suo sguardo cadde in un secondo momento sulla cintura che era adagiata sul pavimento e che riconobbe per quella di Prussia. Facendo appello alle poche forze che aveva, si piegò a raccoglierla e accanto ad essa, poi, notò una macchia di un liquido bianco che pareva abbastanza viscoso. Rialzandosi, notò che il fratello maggiore aveva persino abbassato i pantaloni ad un livello tale da lasciar vedere il bordo dei boxer.
Il tedesco sbatté le palpebre, stupito, rialzandosi, mentre un’idea decisamente oscena e poco nella norma gli balenava nella mente - e lui medesimo aveva la pressante sensazione di esserne in qualche modo coinvolto.
Allontanò il pensiero con una debole scrollata di spalle e tentò di mettersi in piedi: ormai si era rassegnato a rimanere senza una donna.
Farlo con gli uomini non era un’opzione così terrificante, e poi gli era relativamente più facile, visto che ne era circondato perennemente.
Rating: Arancione
Genere: Erotico
Personaggi: Gilbert Beilschmidt (Prussia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 785 (
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Note: Incest, OOC, Self!love, Yaoi. Scritta per
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Tra Gilbert e Ludwig era difficile stabilire chi fosse il più brillo.
Prussia stava steso bocconi sul tavolo, le palpebre a mezz'asta sulle iridi rosse e brillanti, i capelli scompigliati e una mano saldamente ancorata attorno ad un bicchiere mezzo pieno di birra.
Germania, invece, stava addossato contro lo schienale della sedia, l'espressione poco razionale ed un boccale ricolmo di birra stretto in mano.
Tra Gilbert e Ludwig era difficile stabilire chi fosse il più brillo.
Prussia stava steso bocconi sul tavolo, le palpebre a mezz'asta sulle iridi rosse e brillanti, i capelli scompigliati e una mano saldamente ancorata attorno ad un bicchiere mezzo pieno di birra.
Germania, invece, stava addossato contro lo schienale della sedia, l'espressione poco razionale ed un boccale ricolmo di birra stretto in mano.
Le guance di ambedue erano arrossate, letteralmente in fiamme.
Germania sollevò il boccale e ne tracannò un altro sorso, sbattendolo poi con forza sul tavolo.
«Ovest, non far casino!» biascicò Prussia, alzando la testa.
L'altro si limitò a svuotare il boccale, abbandonandosi esausto contro la sedia.
Gilbert si tirò su, lasciando il bicchiere e guardandosi intorno.
Nonostante la mente annebbiata dalla sbronza, riusciva a rendersi conto che erano da soli: i subordinati del fratellino se n'erano andati già da qualche ora.
Fu il turno di Germania di stendersi sul tavolo, gli occhi chiusi. Era evidentemente sfinito.
«Ovest...» chiamò Gilbert in un sussurro biascicato, concentrando lo sguardo confuso sull'altro.
Gli prese il capo per i capelli e l’alzò, catturando d’istinto le sue labbra in un bacio dal sapore di birra che durò per diversi minuti.
Era ovvio che non fosse più veramente padrone di sé stesso: se lo fosse stato non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere. Era anche vero che qualcosa, in fondo, nutriva nei confronti del fratello, ma era più che ben disposto a tenerlo per sé, in condizioni normali.
Quando si separarono, Ludwig sbatté più volte le palpebre, come se cercasse di schiarirsi la vista, poi si piegò verso il fratello e cominciò a slacciargli la cintura dei pantaloni.
A quanto pareva, quand’erano ubriachi fradici, i loro freni morali erano totalmente inibiti, lasciandoli succubi delle pulsioni che normalmente la razionalità sopprimeva.
Nella mente del tedesco baluginava, simile ad una fioca luce di candela, una sola parola: "toccare".
“Chi” e “cosa” erano questioni cui stava trovando risposta proprio in quel momento.
Gilbert stava con la testa appoggiata alla sua e gli occhi semichiusi, tanto che sembrava sul punto di addormentarsi.
«Ehi, Ovest... che cosa fai?» chiese con tono di voce altalenante.
Germania non rispose: aveva raggiunto il suo obiettivo.
Il fratello non ebbe modo di dir altro se non lasciarsi sfuggire un gridolino osceno: Germania gli aveva infilato una mano nei calzari e lo stava masturbando con forza.
Prussia tremava sotto il passionale tocco del più giovane, le guance ancora più rosse di prima.
Non sembrava molto più in sé di due minuti prima e anche Ludwig non pareva essere tanto più padrone delle proprie azioni rispetto a lui.
Se non fosse stato ubriaco fradicio, di certo ci avrebbe pensato due volte prima di infilare le mani nei suoi pantaloni. Prussia aveva affondato le mani nei capelli di Germania e ci si era come aggrappato, mentre con la bocca ricercava quella del più giovane, che si lasciava baciare e toccare senza alcuna preoccupazione, procedendo indisturbato nella masturbazione.
Gilbert cominciava a contorcersi sulla sedia, senza perciò interrompere il bacio.
Dopo appena pochi minuti venne, bagnando la mano del fratello. Solo allora si separò dalle sue labbra, addossandosi contro la sedia, esausto e senza fiato; poi cadde in avanti, profondamente addormentato.
Germania tentennò qualche momento, rimanendo a guardare il fratello maggiore che russava piano; poi anche lui fu vinto definitivamente dall’azione dell’alcol e crollò steso sul tavolo.
Quando Ludwig si risvegliò il mattino seguente, la testa minacciava di scoppiargli e in corpo sentiva una spossatezza tale da costringerlo a rimanere piegato sul tavolo.
La sera prima aveva decisamente esagerato.
Come se già non bastasse la stanchezza, cominciava ad avere anche un senso di nausea abbastanza pressante che gli stringeva la bocca dello stomaco.
Con uno sforzo di volontà non indifferente, Ludwig si costrinse ad aprire gli occhi, trovandosi a guardare il viso di Gilbert, a meno di cinque centimetri dal suo. Era profondamente assopito e addirittura stava sbavando sul legno del tavolo.
Germania lo guardò, perplesso: aveva passato la notte lì con lui...?
Il suo sguardo cadde in un secondo momento sulla cintura che era adagiata sul pavimento e che riconobbe per quella di Prussia. Facendo appello alle poche forze che aveva, si piegò a raccoglierla e accanto ad essa, poi, notò una macchia di un liquido bianco che pareva abbastanza viscoso. Rialzandosi, notò che il fratello maggiore aveva persino abbassato i pantaloni ad un livello tale da lasciar vedere il bordo dei boxer.
Il tedesco sbatté le palpebre, stupito, rialzandosi, mentre un’idea decisamente oscena e poco nella norma gli balenava nella mente - e lui medesimo aveva la pressante sensazione di esserne in qualche modo coinvolto.
Allontanò il pensiero con una debole scrollata di spalle e tentò di mettersi in piedi: ormai si era rassegnato a rimanere senza una donna.
Farlo con gli uomini non era un’opzione così terrificante, e poi gli era relativamente più facile, visto che ne era circondato perennemente.