Esperimenti giovanili
Feb. 3rd, 2016 09:23 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Esperimenti giovanili
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Generale
Personaggi: Arthas Menethil
Wordcount: 2021 (
fiumidiparole)
Prompt: Weapon - Bastille (almeno 200 parole) per la Lezione Settimanale del team Lunacciaio per il COW-T #6 @
maridichallenge
Note: Anal!sex, First time, Het implied, Lemon, Self!love, Weapon!kink
Ad un tratto arrivò ad accarezzare con l'estremità della falange un punto che lo fece fremere internamente. Fu un piacere che toccò corde profonde e primordiali del suo essere. Fu una sensazione intensa e bellissima che purtroppo durò solo una frazione di secondo.
Quel minuscolo assaggio però non gli era sufficiente.
Come ogni sera, Arthas si era ritirato presso la stanza che gli era stata assegnata per la sua permanenza a Dalaran - una camera rotonda e piuttosto ampia dotata di un bel lettone semicircolare nascosto in parte alla vista da un baldacchino in tessuto semitrasparente - già da qualche ora. Per quel giorno aveva deciso di evitare di sgattaiolare via per vedere Jaina e poterle augurare la buonanotte, complice l'addestramento intensivo che aveva dovuto affrontare quel pomeriggio e che lo aveva prosciugato di quasi tutte le forze.
Ciononostante il suo corpo pareva conservare ancora energie sufficienti per manifestare il proprio apprezzamento nel mentre che il principe finiva di spogliarsi e ripensava al breve incontro che aveva avuto con Jaina in mattinata.
Arthas non riusciva a non riempirsi la testa di ricordi di lei e dei loro incontri ora che era a Dalaran e poteva cercare di incrociarla praticamente dovunque. Era felice di avere la possibilità di vederla così spesso ma era anche vero che quella stessa possibilità aveva reso molto più frequente il palesarsi di certi impulsi che fino a quel momento non erano mai stati così pressanti.
Il biondo si lasciò cadere disteso supino sul materasso cacciando un leggero sbuffo, quindi scese con la mano destra ad accarezzare la sua erezione. Nel farlo chiuse gli occhi ed un tremulo sospiro gli fuoriuscì dalle labbra nel sollevare la pelle esterna parzialmente tesa e strofinarla sul glande.
Nonostante fosse letteralmente a pezzi, l'improvviso piacere che ebbe da quel piccolo gesto lo rinfrancò abbastanza da convincerlo che forse era ancora presto per andare a dormire.
Si mise seduto sul bordo inferiore del materasso, in modo che venendo non potesse macchiare la coperta, divaricò le gambe e si afferrò il pene. Partì piano ma ben presto iniziò ad accelerare il ritmo, percependo il calore tipico dell'eccitazione in aumento che divampava in lui a partire da un unico nucleo rovente sotto l'ombelico.
Era una sensazione che gli piaceva molto anche se non era avvezzo a sperimentarla così di frequente.
Cercò di trattenersi dal gemere quanto avrebbe desiderato. La sua voce mascolina sarebbe stata udita a distanza se l'avesse fatto e non voleva in alcun modo essere interrotto - né tantomeno scoperto. Purtroppo ci riuscì solo in parte: era da qualche giorno che non trovava il tempo per sfogarsi sessualmente, per cui il piacere ed il sollievo erano maggiori rispetto al normale.
S'inarcò leggermente all'indietro con la schiena, reclinando la testa ed esponendo la gola. Così i lunghi capelli biondi gli davano molto meno fastidio. Rimase in quella posizione per un po', poi dovette tornare com'era prima.
Stava godendo in maniera quasi indecente ma non gli importava granché al momento.
Iniziò a sentire uno strano stato di insoddisfazione dentro di sé che stava prendendo il sopravvento sull'estasi che fino ad allora era stata predominante. La sola masturbazione non gli era più sufficiente: il suo corpo bramava qualcosa in più; in particolare, sentiva uno strano formicolio alla porzione bassa della schiena, in prossimità del suo didietro.
Arrossì leggermente nel percepire quel genere di stimolo, perché lo riconosceva esattamente come quello che gli sorgeva in corpo quando sentiva la mancanza fisica di Jaina e delle sue attenzioni. Era il bisogno di fare sesso, anche se non capiva perché ne stesse percependo la necessità al posteriore.
Smise di masturbarsi e rimase per un momento imbambolato a guardare il pavimento mentre rifletteva. Con qualche secondo di scarto gli tornò alla mente un flashback di quando era allievo di Muradin e con il nano si era avventurato in argomenti piuttosto piccanti che esulavano totalmente da quello che era il suo addestramento.
Per una serie di circostanze, Muradin gli aveva rivelato che per godere non c'era solamente una maniera, quella "classica": anche il fondoschiena, se stimolato nei punti giusti, poteva essere un buon punto d'accesso ai piaceri carnali.
L'informazione a suo tempo era stata probabilmente fornita perché lui la sfruttasse in compagnia di qualche giovane fanciulla, per potersi svagare in maniera non convenzionale. Di certo né il nano né tantomeno lui avrebbero mai immaginato che potesse servirsene in quella maniera, ma il biondo aveva già deciso.
Si lasciò scivolare giù, in ginocchio sul pavimento, posizionandosi con le cosce ben divaricate ed il sedere sollevato da terra.
Arthas percepì le sue guance surriscaldarsi mentre portava un dito al didietro, passando in rassegna col polpastrello la linea tra le natiche per poi spingere senza nessuna esitazione l'indice all'interno.
Digrignò i denti per il dolore iniziale e ritrasse il dito bruscamente ma poi tornò a mettercelo. Lo introdusse più piano stavolta e cercò di spingerlo più a fondo possibile. Il dolore era ancora forte ma andava attenuandosi poco a poco nonostante la pelle facesse ancora fastidiosamente attrito.
Ad un tratto arrivò ad accarezzare con l'estremità della falange un punto che lo fece fremere internamente. Fu un piacere che toccò corde profonde e primordiali del suo essere. Fu una sensazione intensa e bellissima che purtroppo durò solo una frazione di secondo.
Quel minuscolo assaggio però non gli era sufficiente. Lui ne voleva ancora, voleva arrivare fini all'orgasmo.
Si guardò intorno con improvvisa apprensione, temendo di esplodere per l'inattesa tensione sessuale che gli si stava accumulando dentro. Sondò i dintorni con lo sguardo in cerca di qualcosa che potesse sopperire alla scarsa lunghezza delle sue dita.
Fu solo quando il suo sguardo si posò sul suo martello da paladino, Vendetta della Luce, appoggiato in un angolo vicino alla parete, che i suoi occhi si illuminarono: il martello aveva un manico tanto lungo che sarebbe tranquillamente potuto arrivare sino al limite massimo del suo dito; inoltre lo spessore era tale da instillare in lui il perverso e brutale desiderio di sperimentare cosa si provasse ad essere riempito da una cosa di quelle dimensioni.
Si alzò e andò a prendere il suo martello, portandolo ai piedi del letto e posizionandolo in modo tale che il manico stesse ben dritto, esattamente perpendicolare al pavimento.
Arthas aveva un po' di timore per quello che si accingeva a sperimentare ma il bisogno di venire a quel punto era superiore a tutto.
Si voltò e si sedette sul fondo del manico, lentamente. L'estremità inferiore era piatta e slargata a sufficienza da rappresentare un bell'ostacolo per l'orifizio stretto del biondo. Di certo non fu un ostacolo impossibile da valicare: Arthas si spinse con un po' più di forza, senza però esagerare, riuscendo a costringere il suo didietro ad allargarsi in parte - anche se ancora non abbastanza.
Il dolore tornò più forte che mai a tormentarlo, spingendolo a cercare di alzarsi di gran fretta.
Purtroppo per lui l'urgenza dello scatto lo rese maldestro: i suoi piedi nudi scivolarono sul liscissimo pavimento di legno e lui ricadde con tutto il peso della sua possente stazza sul manico di Vendetta della Luce.
L'impatto brusco aprì il suo sedere di colpo, l'estremità entrò senza nessun problema e il manico gli si conficcò in profondità.
Arthas raddrizzò la schiena di colpo ed emise un ruggito di dolore che riuscì suo malgrado ad interrompere mordendosi a sangue il labbro inferiore.
Il culo gli faceva dannatamente male, dentro e fuori. Bruciava letteralmente.
Un velo di lacrime fece vacillare la nitidezza della sua visuale e dovette fare un enorme sforzo di volontà per ricacciarle indietro.
Respirò profondamente con la bocca, l'aria che raschiava passando tra i denti serrati.
Cercò di muoversi su e giù in cerca del punto che gli era piaciuto così tanto ma ottenne solo altro dolore.
Un calore liquido improvviso attirò la sua attenzione mentre spingeva più a fondo il manico. Si portò una mano a toccare il retro delle cosce e quando la sollevò per verificare si trovò a vedere l'estremità delle dita imbrattate di sangue.
Rimase leggermente impaurito da quello spettacolo ma non se ne sorprese più di tanto: con tutto il dolore che sentiva gli sembrava quasi il minimo.
«Devo... aver sbagliato qualcosa...» borbottò mentre continuava ad affondarsi il martello dentro in cerca del suo "punto debole". Voleva trovarlo ad ogni costo.
Solo in quel momento parve ricordarsi di come avveniva un normale rapporto sessuale tra uomo e donna e la soluzione più plausibile gli si parò innanzi, semplice e stupida allo stesso tempo.
«Avrei... dovuto lubrificare...» gemette come se ogni lettera gli costasse uno sforzo enorme.
Nel pronunciare quelle parole si sentì un vero idiota. Avrebbe dovuto pensarci o quantomeno intuirlo!
Un verso roco gli sfuggì senza che riuscisse a trattenerlo mentre la sua espressione si trasformava radicalmente, diventando quasi ebete: i margini rotondi della base di Vendetta di Luce stavano premendo contro un punto dannatamente piacevole.
Arthas si portò istintivamente una mano tra le gambe e la strinse attorno alla sua erezione, riprendendo a masturbarsi.
L'unione di quei due piaceri e del dolore che ancora persisteva senza accennare a diminuire fu qualcosa di totalmente nuovo e inebriante.
Grugniti di piacere e soddisfazione sfuggirono dalle sue labbra mentre con rinnovato ardore si avvicinava all'orgasmo.
Era quasi arrivato al dunque quando prese ad agitare lentamente il bacino, avanti e indietro - se si fosse mosso come faceva solitamente con Jaina il dolore sarebbe stato di nuovo tanto atroce da impedirgli di venire e non sarebbe riuscito a tollerarlo - mugugnando versi incoerenti.
Venne tremando violentemente per l'improvviso, immenso piacere, accasciandosi sul suo insolito sostegno mentre con presa solida si assicurava di eiaculare fino all'ultima goccia di sperma - che andò ad imbrattare il legno tra i suoi piedi.
Una volta terminato emise un profondo sospiro e rimase fermo dov'era qualche istante, aspettando di riprendere un po' fiato.
Il fondoschiena gli doleva da morire per cui cercò di togliere il manico della sua arma. Si sollevò piano, cercando di fare leva sulle gambe muscolose; peccato che l'orgasmo l'avesse lasciato momentaneamente privo di forze, facendolo ricadere per la seconda volta sul martello.
La pressione della base piatta dell'arma contro la sua prostata tornò ad eccitarlo come lo era fino a poco prima.
Arthas mugugnò tornando ad occuparsi del suo pene, che nonostante tutto si stava inturgidendo di nuovo. Era così sensibile che solo toccarlo era uno stimolo piuttosto forte.
Tornò a masturbarsi con foga, impiegando meno tempo di prima a venire. Per la seconda volta eiaculò sul pavimento, andando ad aggiungere altro seme agli schizzi che già si erano in parte raggrumati sul legno.
Sospirò pesantemente e stavolta si puntellò con più impeto, facendo affidamento sul sostegno offertogli dal letto al suo fianco.
Stavolta riuscì a sollevarsi e, con uno sforzo di volontà, si allungò ad afferrare alla cieca il martello e lo tirò con tutta la forza che riuscì a raccogliere.
Il dolore fu atroce e più volte fu sul punto di cedere ma l'idea di rimanere in quello stato lo spinse a stringere i denti e proseguire.
All'ultimo, con un terribile suono di risucchio, Vendetta della Luce finalmente uscì.
Arthas cadde in ginocchio per il sollievo improvviso e lasciò il martello a terra dove si trovava, allungando le braccia per aggrapparsi alla coperta e issarsi sul materasso.
Pian piano, esausto e dolente, raggiunse il cuscino e vi affondò la faccia, sospirò e poi si girò a guardare di lato.
«Ahi... che male...!» sibilò a denti stretti, stringendo il cuscino con una mano.
Sperava con tutto il cuore che il suo didietro cessasse di dolere per l'indomani, altrimenti non osava immaginare il dolore quando avesse dovuto affrontare l'addestramento con Uther.
I suoi pensieri poi volarono a Jaina e si sentì mortalmente in imbarazzo: la maga era sveglia, avrebbe capito subito che aveva qualcosa che non andava e la sua curiosità l'avrebbe spinta a domandare e insistere finché non avesse ottenuto una risposta soddisfacente.
Non voleva neppure immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Semplicemente, non avrebbe mai dovuto scoprirlo.
Scosse la testa per allontanare quei pensieri molesti e chiuse gli occhi, cercando di prendere sonno. Per sua fortuna era talmente stanco che non ci mise molto a cadere profondamente addormentato.
Subito prima di prendere sonno non poté fare a meno di pensare al suo martello, a quello che era successo, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Ci avrebbe riprovato correggendo i suoi errori e sarebbe andata bene. Era stato un esperimento troppo interessante per abbandonarlo al primo fallimento.
Rating: Rosso
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Note: Anal!sex, First time, Het implied, Lemon, Self!love, Weapon!kink
Ad un tratto arrivò ad accarezzare con l'estremità della falange un punto che lo fece fremere internamente. Fu un piacere che toccò corde profonde e primordiali del suo essere. Fu una sensazione intensa e bellissima che purtroppo durò solo una frazione di secondo.
Quel minuscolo assaggio però non gli era sufficiente.
Come ogni sera, Arthas si era ritirato presso la stanza che gli era stata assegnata per la sua permanenza a Dalaran - una camera rotonda e piuttosto ampia dotata di un bel lettone semicircolare nascosto in parte alla vista da un baldacchino in tessuto semitrasparente - già da qualche ora. Per quel giorno aveva deciso di evitare di sgattaiolare via per vedere Jaina e poterle augurare la buonanotte, complice l'addestramento intensivo che aveva dovuto affrontare quel pomeriggio e che lo aveva prosciugato di quasi tutte le forze.
Ciononostante il suo corpo pareva conservare ancora energie sufficienti per manifestare il proprio apprezzamento nel mentre che il principe finiva di spogliarsi e ripensava al breve incontro che aveva avuto con Jaina in mattinata.
Arthas non riusciva a non riempirsi la testa di ricordi di lei e dei loro incontri ora che era a Dalaran e poteva cercare di incrociarla praticamente dovunque. Era felice di avere la possibilità di vederla così spesso ma era anche vero che quella stessa possibilità aveva reso molto più frequente il palesarsi di certi impulsi che fino a quel momento non erano mai stati così pressanti.
Il biondo si lasciò cadere disteso supino sul materasso cacciando un leggero sbuffo, quindi scese con la mano destra ad accarezzare la sua erezione. Nel farlo chiuse gli occhi ed un tremulo sospiro gli fuoriuscì dalle labbra nel sollevare la pelle esterna parzialmente tesa e strofinarla sul glande.
Nonostante fosse letteralmente a pezzi, l'improvviso piacere che ebbe da quel piccolo gesto lo rinfrancò abbastanza da convincerlo che forse era ancora presto per andare a dormire.
Si mise seduto sul bordo inferiore del materasso, in modo che venendo non potesse macchiare la coperta, divaricò le gambe e si afferrò il pene. Partì piano ma ben presto iniziò ad accelerare il ritmo, percependo il calore tipico dell'eccitazione in aumento che divampava in lui a partire da un unico nucleo rovente sotto l'ombelico.
Era una sensazione che gli piaceva molto anche se non era avvezzo a sperimentarla così di frequente.
Cercò di trattenersi dal gemere quanto avrebbe desiderato. La sua voce mascolina sarebbe stata udita a distanza se l'avesse fatto e non voleva in alcun modo essere interrotto - né tantomeno scoperto. Purtroppo ci riuscì solo in parte: era da qualche giorno che non trovava il tempo per sfogarsi sessualmente, per cui il piacere ed il sollievo erano maggiori rispetto al normale.
S'inarcò leggermente all'indietro con la schiena, reclinando la testa ed esponendo la gola. Così i lunghi capelli biondi gli davano molto meno fastidio. Rimase in quella posizione per un po', poi dovette tornare com'era prima.
Stava godendo in maniera quasi indecente ma non gli importava granché al momento.
Iniziò a sentire uno strano stato di insoddisfazione dentro di sé che stava prendendo il sopravvento sull'estasi che fino ad allora era stata predominante. La sola masturbazione non gli era più sufficiente: il suo corpo bramava qualcosa in più; in particolare, sentiva uno strano formicolio alla porzione bassa della schiena, in prossimità del suo didietro.
Arrossì leggermente nel percepire quel genere di stimolo, perché lo riconosceva esattamente come quello che gli sorgeva in corpo quando sentiva la mancanza fisica di Jaina e delle sue attenzioni. Era il bisogno di fare sesso, anche se non capiva perché ne stesse percependo la necessità al posteriore.
Smise di masturbarsi e rimase per un momento imbambolato a guardare il pavimento mentre rifletteva. Con qualche secondo di scarto gli tornò alla mente un flashback di quando era allievo di Muradin e con il nano si era avventurato in argomenti piuttosto piccanti che esulavano totalmente da quello che era il suo addestramento.
Per una serie di circostanze, Muradin gli aveva rivelato che per godere non c'era solamente una maniera, quella "classica": anche il fondoschiena, se stimolato nei punti giusti, poteva essere un buon punto d'accesso ai piaceri carnali.
L'informazione a suo tempo era stata probabilmente fornita perché lui la sfruttasse in compagnia di qualche giovane fanciulla, per potersi svagare in maniera non convenzionale. Di certo né il nano né tantomeno lui avrebbero mai immaginato che potesse servirsene in quella maniera, ma il biondo aveva già deciso.
Si lasciò scivolare giù, in ginocchio sul pavimento, posizionandosi con le cosce ben divaricate ed il sedere sollevato da terra.
Arthas percepì le sue guance surriscaldarsi mentre portava un dito al didietro, passando in rassegna col polpastrello la linea tra le natiche per poi spingere senza nessuna esitazione l'indice all'interno.
Digrignò i denti per il dolore iniziale e ritrasse il dito bruscamente ma poi tornò a mettercelo. Lo introdusse più piano stavolta e cercò di spingerlo più a fondo possibile. Il dolore era ancora forte ma andava attenuandosi poco a poco nonostante la pelle facesse ancora fastidiosamente attrito.
Ad un tratto arrivò ad accarezzare con l'estremità della falange un punto che lo fece fremere internamente. Fu un piacere che toccò corde profonde e primordiali del suo essere. Fu una sensazione intensa e bellissima che purtroppo durò solo una frazione di secondo.
Quel minuscolo assaggio però non gli era sufficiente. Lui ne voleva ancora, voleva arrivare fini all'orgasmo.
Si guardò intorno con improvvisa apprensione, temendo di esplodere per l'inattesa tensione sessuale che gli si stava accumulando dentro. Sondò i dintorni con lo sguardo in cerca di qualcosa che potesse sopperire alla scarsa lunghezza delle sue dita.
Fu solo quando il suo sguardo si posò sul suo martello da paladino, Vendetta della Luce, appoggiato in un angolo vicino alla parete, che i suoi occhi si illuminarono: il martello aveva un manico tanto lungo che sarebbe tranquillamente potuto arrivare sino al limite massimo del suo dito; inoltre lo spessore era tale da instillare in lui il perverso e brutale desiderio di sperimentare cosa si provasse ad essere riempito da una cosa di quelle dimensioni.
Si alzò e andò a prendere il suo martello, portandolo ai piedi del letto e posizionandolo in modo tale che il manico stesse ben dritto, esattamente perpendicolare al pavimento.
Arthas aveva un po' di timore per quello che si accingeva a sperimentare ma il bisogno di venire a quel punto era superiore a tutto.
Si voltò e si sedette sul fondo del manico, lentamente. L'estremità inferiore era piatta e slargata a sufficienza da rappresentare un bell'ostacolo per l'orifizio stretto del biondo. Di certo non fu un ostacolo impossibile da valicare: Arthas si spinse con un po' più di forza, senza però esagerare, riuscendo a costringere il suo didietro ad allargarsi in parte - anche se ancora non abbastanza.
Il dolore tornò più forte che mai a tormentarlo, spingendolo a cercare di alzarsi di gran fretta.
Purtroppo per lui l'urgenza dello scatto lo rese maldestro: i suoi piedi nudi scivolarono sul liscissimo pavimento di legno e lui ricadde con tutto il peso della sua possente stazza sul manico di Vendetta della Luce.
L'impatto brusco aprì il suo sedere di colpo, l'estremità entrò senza nessun problema e il manico gli si conficcò in profondità.
Arthas raddrizzò la schiena di colpo ed emise un ruggito di dolore che riuscì suo malgrado ad interrompere mordendosi a sangue il labbro inferiore.
Il culo gli faceva dannatamente male, dentro e fuori. Bruciava letteralmente.
Un velo di lacrime fece vacillare la nitidezza della sua visuale e dovette fare un enorme sforzo di volontà per ricacciarle indietro.
Respirò profondamente con la bocca, l'aria che raschiava passando tra i denti serrati.
Cercò di muoversi su e giù in cerca del punto che gli era piaciuto così tanto ma ottenne solo altro dolore.
Un calore liquido improvviso attirò la sua attenzione mentre spingeva più a fondo il manico. Si portò una mano a toccare il retro delle cosce e quando la sollevò per verificare si trovò a vedere l'estremità delle dita imbrattate di sangue.
Rimase leggermente impaurito da quello spettacolo ma non se ne sorprese più di tanto: con tutto il dolore che sentiva gli sembrava quasi il minimo.
«Devo... aver sbagliato qualcosa...» borbottò mentre continuava ad affondarsi il martello dentro in cerca del suo "punto debole". Voleva trovarlo ad ogni costo.
Solo in quel momento parve ricordarsi di come avveniva un normale rapporto sessuale tra uomo e donna e la soluzione più plausibile gli si parò innanzi, semplice e stupida allo stesso tempo.
«Avrei... dovuto lubrificare...» gemette come se ogni lettera gli costasse uno sforzo enorme.
Nel pronunciare quelle parole si sentì un vero idiota. Avrebbe dovuto pensarci o quantomeno intuirlo!
Un verso roco gli sfuggì senza che riuscisse a trattenerlo mentre la sua espressione si trasformava radicalmente, diventando quasi ebete: i margini rotondi della base di Vendetta di Luce stavano premendo contro un punto dannatamente piacevole.
Arthas si portò istintivamente una mano tra le gambe e la strinse attorno alla sua erezione, riprendendo a masturbarsi.
L'unione di quei due piaceri e del dolore che ancora persisteva senza accennare a diminuire fu qualcosa di totalmente nuovo e inebriante.
Grugniti di piacere e soddisfazione sfuggirono dalle sue labbra mentre con rinnovato ardore si avvicinava all'orgasmo.
Era quasi arrivato al dunque quando prese ad agitare lentamente il bacino, avanti e indietro - se si fosse mosso come faceva solitamente con Jaina il dolore sarebbe stato di nuovo tanto atroce da impedirgli di venire e non sarebbe riuscito a tollerarlo - mugugnando versi incoerenti.
Venne tremando violentemente per l'improvviso, immenso piacere, accasciandosi sul suo insolito sostegno mentre con presa solida si assicurava di eiaculare fino all'ultima goccia di sperma - che andò ad imbrattare il legno tra i suoi piedi.
Una volta terminato emise un profondo sospiro e rimase fermo dov'era qualche istante, aspettando di riprendere un po' fiato.
Il fondoschiena gli doleva da morire per cui cercò di togliere il manico della sua arma. Si sollevò piano, cercando di fare leva sulle gambe muscolose; peccato che l'orgasmo l'avesse lasciato momentaneamente privo di forze, facendolo ricadere per la seconda volta sul martello.
La pressione della base piatta dell'arma contro la sua prostata tornò ad eccitarlo come lo era fino a poco prima.
Arthas mugugnò tornando ad occuparsi del suo pene, che nonostante tutto si stava inturgidendo di nuovo. Era così sensibile che solo toccarlo era uno stimolo piuttosto forte.
Tornò a masturbarsi con foga, impiegando meno tempo di prima a venire. Per la seconda volta eiaculò sul pavimento, andando ad aggiungere altro seme agli schizzi che già si erano in parte raggrumati sul legno.
Sospirò pesantemente e stavolta si puntellò con più impeto, facendo affidamento sul sostegno offertogli dal letto al suo fianco.
Stavolta riuscì a sollevarsi e, con uno sforzo di volontà, si allungò ad afferrare alla cieca il martello e lo tirò con tutta la forza che riuscì a raccogliere.
Il dolore fu atroce e più volte fu sul punto di cedere ma l'idea di rimanere in quello stato lo spinse a stringere i denti e proseguire.
All'ultimo, con un terribile suono di risucchio, Vendetta della Luce finalmente uscì.
Arthas cadde in ginocchio per il sollievo improvviso e lasciò il martello a terra dove si trovava, allungando le braccia per aggrapparsi alla coperta e issarsi sul materasso.
Pian piano, esausto e dolente, raggiunse il cuscino e vi affondò la faccia, sospirò e poi si girò a guardare di lato.
«Ahi... che male...!» sibilò a denti stretti, stringendo il cuscino con una mano.
Sperava con tutto il cuore che il suo didietro cessasse di dolere per l'indomani, altrimenti non osava immaginare il dolore quando avesse dovuto affrontare l'addestramento con Uther.
I suoi pensieri poi volarono a Jaina e si sentì mortalmente in imbarazzo: la maga era sveglia, avrebbe capito subito che aveva qualcosa che non andava e la sua curiosità l'avrebbe spinta a domandare e insistere finché non avesse ottenuto una risposta soddisfacente.
Non voleva neppure immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Semplicemente, non avrebbe mai dovuto scoprirlo.
Scosse la testa per allontanare quei pensieri molesti e chiuse gli occhi, cercando di prendere sonno. Per sua fortuna era talmente stanco che non ci mise molto a cadere profondamente addormentato.
Subito prima di prendere sonno non poté fare a meno di pensare al suo martello, a quello che era successo, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Ci avrebbe riprovato correggendo i suoi errori e sarebbe andata bene. Era stato un esperimento troppo interessante per abbandonarlo al primo fallimento.